IL PENSIERO RAZIONALE E QUELLO IRRAZIONALEIL PROGRESSO, LA REAZIONE E LA GRANDE TRUFFA
Riccardo Riva
19 dicembre 2020
https://www.facebook.com/groups/2097364 ... 4552497254Il pensiero razionale nasce dal principio di non contraddizione, dalla ricerca scientifica che si nutre di dubbi, dall'amore per la libertà, dalla convinzione che, pur nella pari dignità dei singoli soggetti, il progresso è determinato dal valore degli individui, dal libero pensiero e dalla libera ricerca, dalla concorrenza, dall'impegno, dalla competizione, dalla meritocrazia e dalla libera iniziativa.
Da tutto quanto ciò è scaturita la società occidentale liberal-democratica, l'unica che possa oggettivamente definirsi progressista perché grazie ad essa il progresso si è davvero realizzato.
Il pensiero irrazionale si sviluppa invece sulla base di dogmi e di modelli di società di stampo illiberale basate sulle utopie (o meglio sulle distopie). Questo tipo di pensiero progetta società ideali modellate su schemi di gerarchie predefinite (Platone), di onnipotenza dello stato (Hegel), sul mito del buon selvaggio e del contratto sociale (Rousseau), sull'illusione della sostanziale uguaglianza fra ineguali e sulla messa in comunione dei beni (Marx).
Nella realtà i sogni di costoro si sono regolarmente trasformati in incubi e schiavitù, ma il pensiero zoppo, irrazionale e autoritario ha avuto molta presa sulle quelle che il grande liberale Kenneth Minogue definiva menti servili. Il bello è che codesto insieme di reazionari pecorili, che più di tutto temono la libertà, e particolarmente quella delle menti non servili, si definiscono progressisti.
Sino a qualche anno fa, prima che il socialismo reale gli rovinasse addosso, costoro si identificavano nel comunismo.
Oggi che l'illusione del comunismo è tramontata, si camuffano da liberal (senza la vocale finale), continuando a diffondere il loro pernicioso pensiero ammantato di egualitarismo e di buonismo tra le menti gregarie che purtroppo abbondano.
I pericoli più grandi che corre la civiltà occidentale sono oggi rappresentati dall'Occidente che odia se stesso e dal politically correct, la cui avanguardia è costituita dagli intellò dal pensiero radical chic (che forse sarebbe meglio definire radical shit). I peggiori reazionari attualmente in circolazione.
È vero che nel corso della storia l'irrazionalità è quasi sempre riuscita a prevalere sulla razionalità, ma mai come oggi era accaduto che l'egemonia della superstizione politica si sommasse a quella della superstizione religiosa dei preti e degli imam, illudendo le anime belle che il paradiso è possibile sia in cielo che in terra. E convincendo queste medesime anime belle dalla mente fortemente meschina che i principali ostacoli per raggiungere l'Eden siano rappresentati dall'egoismo delle persone capaci e da coloro che si ostinano a pensare su basi razionali.
Nella vecchia Europa la cosiddetta intellighenzia da un secolo e mezzo in qua ha marciato allineata e coperta dietro le insegne del socialismo; negli Stati Uniti invece la sinistra degli intellò ha cercato nuove vie. In primo luogo quelle dell'anticonformismo. Fu così che il bianco diventò brutto e il nero bello, che la cultura divenne imprescindibilmente esotica, alternativa e underground, esaltando le droghe, il comunitarismo hippy e tutte le stronzate che gli son venute dopo, dal black power al femminismo, dall'ecologggismo al veganesimo e all'esotismo, per arrivare sino all'esaltazione dell'LGBT e del suprematismo LM, alle quote rosa e a pois, alla favola del'antropic global warming. La cosa grave è che codesto culturame mmerricano ha contribuito a tenere in vita le cariatidi del veterocomunismo, dando loro nuova linfa, e che si sia verificata anche una saldatura tra l'oscurantismo marxistoide e quello papista bergoglista che, in odio alla liberaldemocrazia, riesce a predicare l'accoglienza finanche nei confronti dell'integralismo islamista.
La cosa un po' ripugnante e un po' comica è che questa orribile mescolanza di dottrine fondate sulla superstizione e sull'idiotismo sociale abbia dato vita a un pensiero politico imbecille che si autoproclama progressista, mentre, al contrario, rappresenta quanto di più reazionario c'è in circolazione.
LAKATOS, RAZIONALITÀ E IRRAZIONALITÀ
https://www.filosofico.net/Antologia_fi ... AZIONA.htmImre Lakatos (1922-1974) propone in questa pagina un confronto fra la concezione dello sviluppo della scienza sostenuta da K. R. Popper e quella di Th. S. Kuhn: per il primo la scienza è caratterizzata da una crescita razionale; per il secondo la razionalità funziona solo nell’ambito della ricerca “normale”, mentre il progresso scientifico costituisce una fatto “straordinario” e quindi ad esso contriubuiscono fattori non razionali. Lakatos prende le distanze dalla posizione di Kuhn che gli appare affetta da misticismo.
I. Lakatos, La falsificazione e la metodologia dei programmi di ricerca scientifici, § 1
Per secoli conoscenza ha significato conoscenza dimostrata: dimostrata mediante la ragione o mediante l’evidenza sensibile. L’onestà intellettuale esigeva che ci si astenesse da formulare asserti non dimostrati e si minimizzasse, anche nel pensiero, la lacuna fra speculazione e conoscenza stabilita. Le facoltà probanti della ragione o dei sensi erano state messe in questione dagli scettici più di 2000 anni fa; ma costoro furono sbaragliati dal trionfo della fisica newtoniana. I risultati di Einstein ribaltarono nuovamente la situazione; oggi pochissimi filosofi o scienziati pensano ancora che la conoscenza scientifica sia, o possa essere, conoscenza dimostrata. Ma non molti realizzano che in questo modo l’intera struttura classica dei valori intellettuali crolla e dev’essere sostituita: non si può semplicemente ridurre l’ideale della verità dimostrata a quella della “verità probabile”, come fanno alcuni empiristi logici, o quello della “verità per consenso (che muta)”, come fanno alcuni sociologi della conoscenza.
Ciò che distingue l’approccio di Popper consiste principalmente nell’aver afferrato tutte le implicazioni del crollo della teoria scientifica meglio corroborata di tutti i tempi: la meccanica newtoniana e la teoria della gravitazione di Newton.
Dal suo punto di vista, l’atteggiamento corretto non sta nella cautela nell’evitare gli errori, ma nella spietatezza nell’eliminarli. Audacia nelle congetture da un lato e severità nelle confutazioni dall’altro: questa è la ricetta di Popper. L’onestà intellettuale non consiste nel cercare di considerare o stabilire la propria posizione dimostrandola (o “probabilificandola”) – consiste piuttosto nello specificare con precisione le condizioni alle quali si accetta di rinunciare alla propria posizione. I dogmatici e ripeto i dogmatici marxisti o freudiani rifiutano di specificare queste condizioni: questo è il marchio della loro disonestà intellettuale. La convinzione (belief) può essere una debolezza biologica disgraziatamente inevitabile da tenere sotto il controllo della critica: ma la fede dogmatica (commitment) è, per Popper, un delitto vero e proprio.
Kuhn la pensa diversamente. Anch’egli respinge l’idea che la scienza cresca per accumulazioni di verità eterne. Anch’egli deriva la sua aspirazione principale dal rovesciamento della fisica di Newton da parte di Einstein. Anche per lui il problema principale è quello della rivoluzione scientifica. Ma mentre per Popper la scienza è “rivoluzione permanente” e l’atteggiamento critico è il cuore dell’impresa scientifica, per Kuhn la rivoluzione è eccezionale e, anzi, extrascientifica, e la critica, in tempi normali, è anatema. Anzi, per Kuhn il passaggio dall’atteggiamento critico al dogmatismo segna l’inizio del progresso – e della scienza “normale”. Secondo lui l’idea che con la “confutazione” si possa chiedere il rifiuto e l’eliminazione di una teoria, è “falsificazionismo ingenuo”. La critica della teoria dominante e la proposta di teorie nuove è permessa soltanto nei rari momenti di “crisi”. Quest’ultima tesi kuhniana è stata ampiamente criticata e non la discuterò qui. La mia preoccupazione è piuttosto che Khun, dopo aver riconosciuto il fallimento sia del giustificazionismo che del falsificazionismo nel fornire spiegazioni razionali della crescita scientifica, sembra ricadere ora nell’irrazionalismo.
Per Popper il mutamento scientifico è razionale o perlomeno razionalmente ricostruibile e ricade nell’ambito della logica della scioperta. Per Kuhn il mutamento scientifico – da un “paradigma” a un altro – è una conversione mistica che non è, e non può essere, governata da regole razionali e che icade totalmente nell’ambito della psicologia (sociale) della scoperta. Il mutamento scientifico è una specie di conversione religiosa.
Il conflitto tra Popper e Kuhn non concerne un punto puramente tecnico dell’epistemologia. Concerne valori intellettuali di fondo, e ha implicazioni non solo per la fisica teorica, ma anche per le scienze sociali che sono ancora a livello inferiore di sviluppo e perfino per la filosofia morale e politica. Se nemmeno nella scienza c’è un altro modo per giudicare una teoria oltre che il tener conto del numero, della fede e degli strilli dei suoi sostenitori, ciò vale ancora di piú per le scienze sociali: la verità si fonda sul potere. In questo modo la posizione di Kuhn giustificherebbe, senza dubbio non volutamente, il credo politico di base dei fanatici religiosi contemporanei (“studenti rivoluzionari”).
(AA. VV., Critica e crescita della conoscenza, Feltrinelli, Milano, 1980, pagg. 164-166)