Carabinieri terroni a Piacenza: due napoletani, due siciliani e due pugliesiCarabinieri Piacenza, le lacrime dopo l'arresto: "Non immaginavamo di arrivare a questo punto"Gli inquirenti si aspettano che almeno alcuni dei carabinieri arrestati possano collaborare con le indagini. Agli atti migliaia di pagine tra intercettazioni telefoniche, fotografie e captazioni ambientali
GIULIANO FOSCHINI
24 luglio 2020
https://www.repubblica.it/cronaca/2020/ ... 262767040/ PIACENZA – “Vieni con noi”. “Dove?”. “In galera”. “Ma come in galera?”. Hanno pianto i carabinieri della Levante quando all’alba di mercoledì i finanzieri di Piacenza li hanno buttati giù dal letto, con in mano l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Luca Milani, per portarli in prigione a Cremona. Hanno pianto perché “non immaginavamo di arrivare a questo punto”, noi “non abbiamo mai intascato un euro”. Hanno pianto, probabilmente, perché per la prima volta era chiaro come un’altra storia, tremenda, fosse appena cominciata nella loro vita.
Per questo oggi gli inquirenti si aspettano che almeno alcuni dei carabinieri arrestati – Angelo Esposito, Salvatore Cappellano, Daniele Spagnolo, Giacomo Falanga – possano negli interrogatori di garanzia decidere di collaborare con le indagini. E raccontare tutto quello che sanno sulla caserma Levante. “Non hanno molte alternative”, fa notare un investigatore. L’inchiesta è solidissima, agli atti ci sono migliaia di pagine tra intercettazioni telefoniche, fotografie e captazioni ambientali. La collaborazione è poi l’unica strada tracciata dal comando generale che ha fatto partire anche un’inchiesta interna, parallela a quella della procura di Piacenza e dei magistrati militari.
Tra gli arrestati l’unico che ha continuato ad avere un atteggiamento sereno è stato Giuseppe Montella, l’appuntato attorno al quale gira tutta la storia della Levante. Il suo avvocato, Emanuele Solari, lo ha incontrato. Ma aspetta domani, quando si terrà l’interrogatorio di garanzia, per decidere che passi muovere. Importante sarà capire anche se gli altri arrestati – i tre fratelli Giardino, soprattutto, in affari con Montella per lo spaccio della droga – abbiano voglia di fornire elementi utili alle indagini. Obiettivo del procuratore Grazia Pradella è anche capire se ci sono stati altri episodi, come quelli ricostruiti dalle indagini, in cui i carabinieri abbiano commesso abusi di potere e arrestato ingiustamente uomini e donne. “Dobbiamo sapere se ci sono degli innocenti in carcere”. Gli interrogatori delle prossime 24 ore aiuteranno a scrivere, forse, altri pezzi di questa storia.
Carabinieri Piacenza, chi è l'appuntato Peppe Montella: dalle auto di lusso alle frasi razziste24 luglio 2020
https://www.ilmessaggero.it/italia/cara ... 65425.html Si chiama Giuseppe Montella uno dei carabinieri arrestati a Piacenza, nell'ambito dell'inchiesta Odysseus, accusato di essere a capo della «piramide» di spaccio della caserma Levante. Nato a Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli, il 37enne è stato spedito in cella, accusato di pestaggi, estorsioni, spaccio e tortura, con oltre 50 capi d'imputazione. Dalle intercettazioni emerge il profilo di una persona che «vive al di sopra della legge», come riferisce il gip di Piacenza, Luca Milani. Nel suo garage, dal 2005 al 2020, ha messo insieme 11 auto e 16 moto, tra cui una Porsche Cayenne, quattro Bmw e due Mercedes. Un tenore di vita «decisamente sproporzionato» a fronte dei suoi 31.500 euro lordi di stipendio annuo.
Giuseppe Montella, detto Peppe, «non mostra paura di nulla ed è dotato di un carattere particolarmente incline a prendere parte ad azioni pericolose e violente». Dalle foto su Facebook, a bordo piscina della sua villa, sembra un padre affettuoso, sempre sorridente, amante della famiglia. E infatti alla famiglia raccontava le sue gesta - lui che definiva il suo gruppo «una associazione a delinquere» e diceva di essere a capo della «piramide» - senza tralasciare i particolari più cruenti. Accennando alla moglie di una operazione di servizio appena conclusa, dopo aver sottolineato di essersi stirato un muscolo correndo dietro a uno spacciatore le dice senza problemi: «Amore, però lo abbiamo massacrato». L'essersi fatto male, «perché ho corso dietro a un negro», diventa anche un racconto per il figlio undicenne, che incuriosito lo incalza: «L'hai preso poi?, Gliele avete date? Chi eravate? Chi l'ha picchiato?». «Eh, un po' tutti», è la risposta dell'appuntato che, come per vantarsi, precisa che anche i suoi colleghi avevano picchiato lo straniero.
E ancora, sempre parlando con la moglie, raccontando le fasi dell'arresto di un maghrebino, si vanta così: «Questo c'ha fatto penare... Mamma quante mazzate ha pigliato... Abbiamo aspettato là dieci minuti, siamo riusciti a bloccarlo, non parlava, e ha preso subito due-tre schiaffi. Ne ha prese amore... in Caserma, amore! Colava il sangue, sfasciato da tutte le parti. Un ragazzino del '96. Non ha detto "a"». Il suo scopo era eseguire arresti ad ogni costo, così gli ufficiali di grado superiore erano disposti a chiudere un occhio sulle intemperanze e sulle irregolarità che commetteva insieme agli altri militari.
È sempre lui a coltivare i rapporti con gli spacciatori, a spostare "fumo" e marijuana organizzando servizi di scorta lungo la strada. Voleva sempre di più e infatti il suo vero obiettivo, scrive ancora il Gip, era quello di riuscire a trafficare cocaina. «A me quello che mi interessa - dice parlando con un altro degli arrestati - è la coca. Se riusciamo... dopo che abbiamo preso due volte, tre volte, quattro volte... se riusciamo ad abbassà un po' il prezzo... sarebbe top».
Blitz antidroga a Piacenza, arrestati sei agenti della Questura Gianmarco Aimi
15 aprile 2020
https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/0 ... ra/562735/ Nell'indagine, coordinata dalla Procura, i Carabinieri hanno sgominato un radicato traffico di cocaina e prostituzione, fermando due 'colleghi' della narcotici, uno della Digos e uno dell'Immigrazione
Colpo durissimo per la polizia di Stato. Sono sei gli agenti della Questura di Piacenza – quattro in servizio da anni alla sezione narcotici della Squadra mobile, uno alla Digos e uno all’Immigrazione – che sono stati arrestati dai carabinieri del Comando provinciale di Piacenza nell’ambito di una maxioperazione antidroga. Oltre a loro sono finite in manette altre sette persone: un pensionato piacentino, un agente della polizia penitenziaria e stranieri di nazionalità sudamericana. Mentre altri cinque agenti sono indagati a piede libero.
Alle prime luci dell’alba si sono svolti gli arresti e le relative perquisizioni nelle abitazioni e nei loro uffici all’interno della Questura. Sono stati tutti arrestati su ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla Procura della Repubblica di Piacenza, che ha supportato le indagini dell’Arma, e firmata dal Gip. L’indagine riguarda un radicato traffico di droga, prevalentemente cocaina, ma anche l’ambito dello sfruttamento della prostituzione.
Nell’indagine, coordinata dai sostituti procuratori Michela Versini e Antonio Colonna, sono finiti in manette un ispettore superiore e tre assistenti capo in servizio nella Squadra mobile della polizia, un assistente capo della Digos, un ispettore dell’ufficio Immigrazione della Questura e un ispettore della polizia penitenziaria del Nucleo investigativo centrale del dipartimento dell’amministrazione giudiziaria.
Numerosissimi i reati contestati, che riguardano: episodi di acquisto di cocaina destinata al commercio, per quantitativi variabili da 70 grammi a 1 chilogrammo. Falsificazione di atti d’ufficio da parte di pubblici ufficiali al fine di garantire l’impunità a coindagati per determinare l’archiviazione di procedimenti penali (laddove invece erano emersi elementi di responsabilità a carico di congiunti di un coindagato).
Attività di contraffazione di documenti e conseguente illecito rilascio, mediante induzione di errore del funzionario preposto, di permessi di soggiorno, anche al fine di favorire la permanenza sul territorio di persone dedite all’esercizio della prostituzione, la cui attività perciò veniva favorita in violazione della legge 75/1958 (legge Merlin).
Attività di procacciamento, da parte di pubblici ufficiali indagati, di alloggi destinati all’esercizio dell’attività di prostituzione e di intervento in caso di controlli di polizia per impedire l’identificazione e la conseguente espulsione, impedendo con l’esecuzione di relativi ordini emessi dal questore. Inoltre compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio in cambio di utilità economica e di sollecitazione al privato di dazione di denaro in cambio del compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio.
In sostanza, i poliziotti in collaborazione con una banda di spacciatori, organizzavano l’acquisto di cocaina e la successiva commercializzazione. Solo in seguito, per coprire il sistema messo in piedi, “sacrificavano” un corriere di secondo piano arrestandolo. In questo modo, ha spiegato il procuratore durante la conferenza stampa, “cercavano di coprire l’intera attività illecita”. Uno degli episodi, il più grave, risale al 2010: dal punto di vista quantitativo erano avvenuta la compravendita e lo smercio di due chilogrammi di cocaina.
L’indagine è iniziata nell’ottobre 2012, ed è stata interamente basata su attività investigativa del Nucleo dei carabinieri di Piacenza. Non è stata contestata l’associazione a delinquere, ma il concorso, in particolare per i capi di imputazione per reati contro il traffico di stupefacenti. Sono 12 le persone in carcere – sei agenti – uno straniero che non si è reso reperibile. Oltre a loro sono indagati a piede libero altri 5 agenti della Questura. Gli arrestati sono stati condotti nel carcere di Opera (Milano), che dispone della sezione militare.
“Si tratta di una articolazione di condotte – ha chiarito il procuratore capo Salvatore Cappelleri -. Si organizzavano rifornimenti di stupefacenti, con terminale una persone conosciuta nel giro della droga (lo straniero irreperibile). Dopo una serie di acquisti andati a buon fine, si procedeva l’arresto di un corriere”.
In pratica erano operazioni preordinate, di copertura, che prevedevano più episodi di acquisto vero e proprio, con relativo smercio di stupefacente. I poliziotti non acquistavano in proprio, era il gruppo di sudamericani che operava sotto l’egida degli uomini di Stato. “E’ un commercio, quindi qualcosa ci guadagnavano” ha sottolineato più volte il procuratore capo Cappelleri, unico a rilasciare commenti alla stampa.
Come detto, parallelamente allo spaccio di stupefacenti, rientrava anche l’attività di favoreggiamento della prostituzione. Utilizzando il loro status di poliziotti, fabbricavano false informative, così da consentire l’archiviazione dei procedimenti a carico dei loro sodali finiti nei guai. I protagonisti del giro di prostituzione sono numerosi transessuali e donne, ai quali venivano consegnati falsi permessi di soggiorno, per evitare la loro espulsione dall’Italia.
Il procuratore Cappelleri, visibilmente scosso per gli accertamenti, ha rilasciato un laconico commento: “Ci rendiamo conto della gravità della situazione. Posso dire che la polizia ha collaborato agli arresti e alle perquisizioni. Comunque per le istituzioni non è un momento di vanto”. E ha concluso: “Contiamo di chiudere nel breve le indagini e dare la possibilità di valutazione complessiva al giudice”. Il Questore di Piacenza Calogero Germanà, in mattinata in procura per collaborare all’inchiesta, si è invece detto “fiducioso nell’operato della magistratura”.
Carabinieri arrestati a Piacenza, il maresciallo Orlando in silenzio davanti al giudice. Ai giornalisti: "In 30 anni mai una sanzione" Nei prossimi giorni sono previsti dei sopralluoghi degli uomini del Ris, per individuare eventuali tracce delle violenze. L'appuntato Montella al giudice ha detto che il comandante era a conoscenza delle modalità degli arresti
27 luglio 2020
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/0 ... o/5881539/ A cinque giorni dagli arresti di Piacenza gli inquirenti continuano a indagare, mentre il comandante della stazione, Marco Orlando, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip. “È un momento investigativo importante, non posso rilasciare dichiarazioni” si è limitata a dire lasciando la struttura, insieme al sostituto procuratore Antonio Colonna, Grazia Pradella titolare delle indagini dell’operazione Odysseus, che ha svelato come un gruppo di carabinieri infrangessero le legge con “reati impressionanti”: dagli arresti illegali, allo spaccio di droga, dalla tortura ai falsi. La stazione è sequestrata per ordine del giudice per le indagini preliminari, Luca Milani, su richiesta della procura e nei giorni scorsi la Guardia di finanza ha cominciato ad analizzate ordini di servizio, verbali e documenti relativi agli arresti effettuati dai militari per individuare eventuali ulteriori episodi illeciti oltre a quelli già indicati nell’ordinanza nonché per ricostruire le eventuali responsabilità nella catena di comando.
Nei prossimi giorni, inoltre, sono previsti dei sopralluoghi degli uomini del Ris, per individuare eventuali tracce delle violenze che sarebbero state compiute all’interno della caserma. La caserma resterà sotto sequestro almeno per altri dieci giorni: l’avvocato di uno degli indagati, l’appuntato scelto Angelo Esposito, ha infatti fatto richiesta di incidente probatorio. “Avevamo previsto per oggi l’acquisizione documentale e per domani il sopralluogo dei Ris, per noi la caserma poteva essere dissequestrata già mercoledì – ha spiegato il procuratore Grazia Pradella – l’avvocato ha però fatto riserva di incidente probatorio e questo allunga i tempi”. Secondo il legale, Pierpaolo Rivello, la procura aveva chiesto di poter procedere con un accertamento tecnico urgente per poter accertare la presenza di tracce e dna che poi potessero essere comparate con quelle degli indagati. “Ma i fatti contestati – ha sottolineato l’avvocato – risalgono a diversi mesi fa e dunque non c’è l’urgenza necessaria per procedere con l’accertamento tecnico urgente. L’incidente probatorio consentirà a tutti di essere più garantiti e di formulare con più ampiezza i quesiti peritali”. Ormai, ha aggiunto, “nei processi la prova scientifica è fondamentale e dunque è nell’interesse di tutti fare le cose al meglio”.
“In 30 anni no ho mai avuto una sanzione disciplinare, come pensate si possa stare?” ha detto il maresciallo Marco Orlando, comandante della stazione Levante di Piacenza, rispondendo ai giornalisti all’uscita del Tribunale. Il maresciallo, ha spiegato il suo avvocato Antonio Nicoli, si è avvalso della facoltà di non rispondere: “In questa fase abbiamo preferito non rispondere, valuteremo se essere sentiti più avanti”. Orlando, occhiali da sole e una valigetta in mano, è apparso provato. “Non mi sento di dire nulla, potete immaginare umanamente come ci senta – ha detto – Dopo 30 anni di onorata carriera secondo voi come si può stare? Non ho mai avuto una sanzione disciplinare in 30 anni, le mie note caratteristiche sono eccellenti quindi sapete come posso stare”. Il sottufficiale, che è ai domiciliari, è accusato di falso, arresto e perquisizione illegale, abuso d’ufficio, tutti reati commessi in concorso con gli altri carabinieri. Ma Orlando dovrà anche difendersi da quanto affermato da Montella e dagli altri carabinieri durante gli interrogati di garanzia: secondo la loro versione era a conoscenza delle modalità con cui avvenivano gli arresti ed era sempre informato di quello che avveniva nella caserma. Dopo il comandante della stazione sarà sentita la compagna di Montella, Maria Luisa Cattaneo, anche lei agli arresti domiciliari.
Proprio contro Orlando ha puntato il dito una trans che stando al suo racconto veniva minacciata: “Se non collaborati ti fotto”, “Se non collabori ti rispedisco in Brasile”. “Se non collabori in un modo o nell’altro ti frego”,”Se non collabori ti faccio cacciare dall’Italia, tanto non hai neanche il passaporto” le frasi riportate dalla cittadina brasiliana. Dichiarazioni che oggi il carabiniere potrà confutare. Il maresciallo “diceva che dovevamo dargli lavoro, dovevamo collaborare con lui se volevamo vivere sereni a Piacenza” racconta Francesca. Ma non era solo, Orlando. La trans prende il telefonino e mostra la foto in cui ci sono Montella e Falanga con i due spacciatori e le mazzette con i soldi. Li indica come “gli altri due”. Poi prosegue la sua storia. “Quando venivano a casa di Nikita facevamo i festini. Orlando pagava le prestazioni sessuali con la cocaina. Un altro carabiniere piccolino è venuto a casa mia con il mio fascicolo in mano e mi ha chiesto sesso gratis”. I festini c’erano anche nella caserma Levante, almeno quattro secondo Francesca. I carabinieri chiamavano Nikita e lei chiamava le altre transessuali. “Lo sai dove dobbiamo andare”. Una volta nella stazione la scena era sempre la stessa: “c’era droga a go go, eravamo obbligate a fare sesso con il maresciallo e gli altri”. Una notte l’avrebbero anche picchiata. Erano in due. “Una sera – dice – mi hanno beccato in strada, volevano rompermi le scatole. Mi hanno portato ore in giro per i campi a cercare gli spacciatori e poi siamo finiti in caserma”. E che è successo? “Mi hanno chiusa dentro – risponde Francesca – io ad un certo punto ho risposto in maniera aggressiva perché non avevo fatto nulla e mi tenevano là. Allora uno di loro mi ha dato una spinta e mi ha fatto cadere per terra“. Botte che anche altre hanno dovuto subire. “C’è un’altra trans, una mia amica che ora è a Roma, si chiama Flavia, anche lei è stata picchiata dai carabinieri. Molte trans sono state minacciate se non facevano quel che dicevano loro”.
Ma non solo: Giuseppe Montella, l’appuntato considerato figura di spicco del gruppo, nel suo interogatorio ha anche confermato al gip che non ha mai tenuto all’oscuro il suo comandante degli arresti. Orlando, stando a Montella, conosceva dunque le modalità con le quali agiva la ‘squadra’? Sapeva di quegli “atteggiamenti anomali“, come li ha definiti davanti al gip uno dei carabinieri arrestati, del suo appuntato e li ha appoggiati?
???
Tutti questi figli del Sud che scelgonola divisaAntonio Polito
Mezzogiorno, 29 luglio 2019
https://corrieredelmezzogiorno.corriere ... c9ec.shtml Forse non sapremo mai quale forza oscura abbia condotto il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega al suo tragico appuntamento con la morte; se un fato balordo, se una ferocia senza limiti, se una trama da quattro soldi, anzi da cento euro e un grammo di cocaina. Quello che sappiamo è che un altro giovane del Sud è caduto mentre svolgeva il suo servizio nell’Arma. Mario è infatti solo l’ultimo di una lunga serie di vittime del dovere che conosciamo bene, perché sono nati dalle nostre parti, in famiglie come le nostre. Solo negli ultimi mesi era accaduto anche a Mario Palleschi, un napoletano di 55 anni, appuntato scelto dei Carabinieri di Terni, ferito il 20 luglio da due proiettili esplosi da un 33enne sudamericano.
E a Vincenzo Carlo di Gennaro, originario di San Severo in provincia di Foggia, vicecomandante della stazione dei Carabinieri di Cagnano Varano nel Gargano, ucciso a 46 anni da un balordo mentre stava effettuando un normale controllo di routine.
Il giorno dopo, raccontati dai giornali, questi figli del Mezzogiorno sembrano avere tutti la stessa biografia. Una vita di responsabilità e di lavoro cominciata presto, dedizione e impegno nel servizio, doti di umanità e di amore per gli altri, che hanno lasciato dietro di loro una scia di affetti familiari e di stima e rispetto della comunità.
Del resto, è un fatto statistico. I meridionali sono in maggioranza tra i carabinieri, ed è dunque inevitabile che a loro tocchi anche il peso maggiore del sacrificio. Anzi, la preponderanza dei ragazzi del Sud nell’accesso all’Arma è ormai un fenomeno all’attenzione dei vertici dei Carabinieri. Nell’ultimo concorso per diventare Vfp1, Volontario in forma prefissata per un anno, primo atto di un percorso non facile per la ferma permanente, il 66,7% delle domande proveniva dal Sud e dalle isole. Il fenomeno, dovuto anche a uno scarso interesse per la vita militare tra i giovani del Nord (nell’esercito meno del 10% sono settentrionali) è preoccupante perché rischia di squilibrare la composizione di un corpo così cruciale per l’unità nazionale, fin dai tempi del Regno d’Italia.
Quando ci si interroga sul perché i giovani meridionali siano più propensi a scegliere la vita nell’Arma rispetto ai loro coetanei di altre parti d’Italia, in genere ci si risponde, pigramente, che questo deriva dalle condizioni sociali delle nostre terre, dove è più difficile trovare lavoro: partono volontari per non restare disoccupati. I ragazzi per bene, che hanno bisogno di portare presto un reddito in famiglia e che non hanno intenzione di vivere di espedienti o peggio, troverebbero dunque nell’Arma, ma anche in altre forze di polizia, lo sbocco ideale e rapido per le loro ambizioni. Non dubito che tutto questo abbia un peso. Anche nella biografia di Mario Cerciello Rega c’era un padre morto quando lui era ancora giovane, la necessità di diventare presto il capofamiglia, la scelta dell’arruolamento prima ancora del matrimonio.
Ma sappiamo tutti che la fame di lavoro non può bastare a spiegare una carriera così impegnativa, e anche rischiosa, come quella di Carabiniere. Ci sono decine di migliaia di disoccupati meridionali che infatti non la contemplano nemmeno. Dietro questa vera e propria scelta di vita, che fai solo se te la senti, c’è di più: c’è il fascino di un lavoro al servizio degli altri, l’attrazione per la divisa, l’interesse per il lavoro in una grande organizzazione, una delle eccellenze italiane, un corpo che in tutto il mondo è diventato un simbolo di efficienza militare e insieme di umanità e solidarietà.
Voglio dire che non può essere solo il bisogno di lavoro a spingere tanti meridionali verso l’Arma. Si vede che al Mezzogiorno si è verificato un paradosso storico: e cioè è qui che più che altrove è rimasto vivo un senso della patria, delle istituzioni, un attaccamento alla divisa, ai pochi simboli rimasti di un’unità nazionale continuamente e superficialmente messa in discussione sul piano politico e sociale. A dispetto dei neo-borbonici, nel Meridione ci sono tanti giovani che ambiscono a vestire la divisa di un corpo militare che una pessima storiografia ha tentato in questi anni di rappresentare come il braccio armato della conquista coloniale del Sud a opera del Piemonte savoiardo (dimenticando, tra le altre cose, che i meridionali votarono massicciamente per i Savoia nel referendum sulla Repubblica).
Saranno stati meridionali anche molti degli agenti di polizia, che a Roma come a Napoli hanno ieri suonato a distesa le sirene delle loro volanti in un atto di estremo omaggio alla vittima e ai loro colleghi Carabinieri, smentendo nel migliore dei modi la vulgata giornalistica che li vuole animati da rivalità tra corpi di polizia.
Nell’ennesimo Carabiniere ucciso, dunque, dobbiamo salutare non solo il rappresentante dello Stato, ma anche un Mezzogiorno che non ha mai smesso di credere e di sperare nella Repubblica, che la interpreta e la onora con il suo lavoro, e che non fosse altro che per questo meriterebbe più rispetto di quanto la Repubblica talvolta gli riservi.
E le bande dei finanzieri meridionali che per hanno taglieggiato il lavoratori autonomi e le imprese del nord, come una vera e propria mafia sviluppatasi all'ombra dello stato?"Trentamila euro al mese e gite con i calciatori"
12 giugno 2014
https://www.huffingtonpost.it/2014/06/1 ... 86918.html Arrestato un colonnello, indagati il comandante in seconda, generale Bardi, e il suo predecessore in questo incarico, il generale in pensione Spaziante, già coinvolto nell'inchiesta Mose: è ancora bufera sulla Guardia di Finanza. L'inchiesta, delegata alla Digos, è quella dei pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, con il coordinamento dell'aggiunto Alfonso D'Avino, su presunte anomalie nelle verifiche fiscali. Il colonnello Fabio Massimo Mendella, dal luglio scorso comandante provinciale di Livorno, quando era in servizio a Napoli avrebbe omesso di compiere controlli sulle società di alcuni imprenditori in cambio di un appannaggio mensile di 15mila, 20mila o 30mila euro.
La nuova inchiesta si basa sulla denuncia di due imprenditori, i fratelli Giovanni e Francesco Pizzicato, noti a Napoli perché anche gestori di noti locali. Nella prima metà degli anni Duemila, Mendella, all'epoca maggiore, li avrebbe contattati tramite De Riu offrendo "protezione" in cambio di soldi e vacanze.
Soldi ma non solo perché come racconta Fiorenza Sarzanini su il Corriere racconta come Mandella si facesse pagare le vacanze in Sardegna, oppure le gite in barca a Capri con i calciatori del Napoli. Pizzicato ha poi confessato di aver pagato al Colonnello nel 2007 una settimana di soggiorno al residence Smeraldina di Porto Rotondo e di aver organizzato nel 2006 una gita a Capri con il presidente degli industriali Paolo Graziano. A bordo della barca (di proprietà di Graziano) spuntarono anche l'ex calciatore di Napoli e Juventus Ciro Ferrara con la famiglia di un altro calciatore famoso: Fabio Cannavaro, quest'ultimo a bordo della sua barca.
Dopo il suo trasferimento a Roma Mendella avrebbe suggerito di spostare proprio nella capitale la società Gotha, attiva nel settore dei materiali ferrosi, per continuare a "seguirli". Due giorni dopo il trasferimento della società, l'ufficiale chiese e ottenne in tempi rapidissimi l'inconsueta autorizzazione ad avviare una verifica fiscale in deroga alla regola sulla competenza territoriale, circostanza che, secondo l'accusa, preludeva a nuove richieste di denaro.
Finanzieri corrotti "agenti" del narcotraffico, maxi condanna a FiumicinoIl Faro Online
di ANGELO PERFETTI - 19 Ottobre 2018
https://www.ilfaroonline.it/2018/10/19/ ... no/242724/ Fiumicino – Volevano agevolare il traffico internazionale di droga, e per farlo erano disposti a corrompere altri ufficiali di polizia giudiziaria dentro l’aeroporto “Leonardo Da Vinci” di Fiumicino. Sotto accusa son finiti due finanzieri, che adesso dovranno risarcire allo Stato, per il danno d’immagine fatto al corpo dei Baschi verdi, ben 180.000 euro.
La vicenda
Dalla disamina degli atti del giudizio penale, è emerso che nel periodo compreso tra il 3 settembre e il 28 ottobre 2011, contattando ed incontrando, in più occasioni, un Ispettore in servizio presso il Gruppo di Fiumicino – Reparto a cui è demandata la sicurezza dell’aeroporto «Leonardo da Vinci» di Roma – con la promessa di un’offerta di denaro, ha intrapreso, in concorso con un appuntato della Finanza, un’attività di persuasione e di induzione alla corruzione nei confronti del funzionario.
A quest’ultimo, infatti, è stato richiesto di riferire notizie riservate e sensibili sullo svolgimento dei controlli di polizia, presso lo scalo aeroportuale, relativi a determinati voli ovvero sull’avvenuto scarico delle merci dal momento del loro arrivo sino all’ingresso nei magazzini, al fine di agevolare il transito di carichi di droga da parte di un’organizzazione criminale dedita a tali traffici illeciti.
La corruzione
In particolare, è emerso che in finanziere corrotto ha ricevuto ventimila euro per evitare di denunciare fatti penalmente rilevanti ai propri superiori nonché all’Autorità Giudiziaria competente, e si è adoperato per ricercare e contattare altri appartenenti alla Guardia di Finanza disposti, dietro pagamento di somme di denaro, ad effettuare controlli superficiali sui bagagli presenti all’interno di un aereo proveniente dal Sud America.
Un lavoro che non ha sortito l’effetto sperato. I colleghi non si sono fatti corrompere, e nell’ambito dell’attività di Polizia giudiziaria si è anche pervenuti – il 17 giugno 2012 – al sequestro di una ingente quantità di cocaina (101 panetti per un peso complessivo pari a Kg. 109,610) introdotta illegalmente attraverso l’aeroporto di Fiumicino a bordo di un aeromobile proveniente dalla Repubblica Dominicana.
La condanna penale
Emerge, in maniera chiara e inequivocabile- scrivono i giudici della Corte dei Conti – che i due militari, anche se con contributo diverso nella realizzazione dei reati loro ascritti, sono responsabili dell’attività delittuosa contestata, al fine di agevolare l’importazione organizzata e sistematica di ingenti quantità di sostanze stupefacenti e psicotrope.
Nella sostanza i due ex militari convenuti hanno svolto il ruolo di intermediari tra il gruppo che organizzava il trasporto della sostanza stupefacente e coloro che avrebbero dovuto riceverla e farne oggetto di spaccio all’interno dei confini nazionali (sentenza della Corte di appello di Roma, II^ Sezione penale, n. 4184 del 16.9.2014). La condanna loro inflitta dai giudici di merito ha poi trovato conferma anche presso il giudice di legittimità.
La sentenza contabile
La Corte dei Conti – Sezione giurisdizionale per la Regione Lazio, ha ritenuto che oltre alla condanna penale, i due fossero responsabili di un grave danno d’immagine al Corpo della Guardia di Finanza, e per questo li ha condannati al pagamento in favore del Ministero dell’Economia e delle Finanze della somma di 141.507,60 uno e 39.314,90 euro l’altro.
Come dire: la Giustizia a volte è lenta, ma quando arriva sa farsi valere. Per i due ex militari dunque oltre ai guai penali, con la sentenza n. 529 pubblicata il 16 ottobre 2018, si apre il percorso oneroso di risarcimento economico.
E – va sottolineato – a fronte di due mele marce, si staglia la figura di tutti i colleghi che non solo non si sono fatti corrompere, ma anzi hanno denunciato i fatti. Il che rende merito a tutte le divise che ogni giorno lavorano per la nostra sicurezza con la Patria nel cuore.
Finanzieri corrotti, 4mila euro per alterare verbali: 4 arresti a Napoli26 Settembre 2019
https://www.vocedinapoli.it/2019/09/26/ ... -a-napoli/ Due divise “sporche“, corrotte con 4mila euro da un imprenditore e un commercialista per chiudere un occhio e alterare il contenuto di un verbale, evitando così la configurazione di reati tributari realizzati che fatture per operazioni inesistenti. Nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli, militari del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, con la quale sono stati disposti la custodia in carcere per un appartenente al Corpo della Guardia di Finanza e gli arresti domiciliari nei confronti di un commercialista, di un imprenditore e di un altro finanziere, perché ritenuti tutti coinvolti in un episodio di corruzione.
Al centro dell’attività criminosa, secondo l’ipotesi accusatoria, avvalorata dall’ordinanza emessa, risultano il noto professionista napoletano Alessandro Gelormini, consulente fiscale anche di importanti società di trasporti marittimi operanti sul territorio nazionale, e i due appartenenti al Corpo in servizio a Napoli, i quali nel corso di un controllo presso una delle società clienti dello studio professionale, operante nell’ambito dei servizi ambientali e gestita di fatto dall’imprenditore Francesco Truda, sono stati remunerati per alterare il contenuto di un verbale, con il preciso scopo di evitare la denuncia penale nei confronti degli amministratori della società verificata.
Nel corso dell’attività d’indagine è emersa la figura del commercialista, pronto a intervenire allo scopo di sanare la situazione che avrebbe potuto condurre alla configurazione di reati tributari, anche procedendo a corrompere i due finanzieri. Questi ultimi, nel corso di un controllo incrociato nei confronti della società del Truda presso lo studio del professionista, hanno accettato la dazione complessiva di 4.000 euro al fine di non far emergere condotte di rilievo penale (utilizzo di fatture per operazioni inesistenti) concordando con il commercialista la strategia per dare un’apparente regolarità ai verbali redatti.
Nell’illecita trattativa il Gelormini, inoltre, tratteneva per sé una somma pari a 2.000 euro, in realtà indirizzata agli stessi finanzieri come parte della dazione corruttiva, ma in effetti terminata nelle sue tasche. Nella giornata odierna, quindi, sono state eseguite le misure cautelari nei confronti dei quattro protagonisti dell’attività illecita accusati di corruzione in concorso. Uno dei finanzieri è stato attinto dalla misura della custodia cautelare in carcere. Gelormini, Truda e l’altro appartenente al Corpo sono stati, invece, sottoposti agli arresti domiciliari.
LIFE corruzione italianahttps://www.life.it/1/tag/corruzione/viewtopic.php?f=22&t=924 L’Iceberg dei Saraceni20 febbraio 2014 | Da daniele
http://www.life.it/liceberg-dei-saraceni/#more-4533 L’elenco qui sotto, che si riferisce a Pubblici Ufficiali arrestati per corruzione e concussione, fa riferimento ai primi 50 giorni del 2014 ed è stato redatto con l’intento di offrire l’idea di come funziona gran parte questo Paese. C’è da tenere in debito conto che questo fenomeno è la sola punta dell’Iceberg saraceno: quello che sta sommerso e mai verrà a galla è solo da immaginare perché è impossibile quantificare.
Le orde italo-saracene si abbattono sull’economia e sui cittadini con il solo intento di predare e fare quanto più bottino, stipate nel ventre della nave Italia attendono l’occasione propizia per l’abbordaggio affamate da un’avidità irrefrenabile.
Si trova di tutto fra questi pirati saraceni: Giudici, ufficiali dell’Esercito, della Marina, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, Ispettori di Polizia, generali, colonnelli, ufficiali, sott’ufficiali e non graduati, Vigili urbani, Ispettori e funzionari delle Agenzie delle Entrate o delle ASL, funzionari di ogni tipo, Onorevoli, Ministri, Presidenti di Regione, di Provincia, sindaci, vice sindaci, assessori, consiglieri e persino il più insospettabile impiegato dell’ufficio anagrafe.
Vedere per credere! Una rappresentanza completa della Pubblica Amministrazione, senza distinzione o preferenza geografica, da Nord a Sud, da Est ad Ovest, dal mare ai monti saraceni sempre pronti all’assalto, pronti a non farsi scappare una buona mazzetta offerta, in corruzione, dall’imprenditore di turno o, i più temerari, pronti a richiedere esplicite tangenti, in concussione. Tanto a pagare siamo sempre noi.
Sadicamente, buon divertimento.
Daniele Quaglia
19 febbraio 2014 Raffaele Lombardo ex Governatore della Sicilia è condannato a 6 anni e 8 mesi per concorso esterno a Cosa Nostra http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/02/ ... vo/266742/19 febbraio 2014 maresciallo della GdiF di Cattolica(Rimini) arrestato per concussione http://www.romagnaoggi.it/cronaca/catto ... ziere.html19 febbraio 2014 Antonio Ragusa, generale dei Carabinieri viene arrestato con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... -72164.htm18 febbraio 2014, Raffaele Cantalupo vice sindaco e Maurizio Diaco, assessore all’edilizia amministratori entrambi del comune di Cologno Monzese sono stati arrestati per tangenti inerenti l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02 ... re/884912/17 febbraio 2014 la Procura di Roma chiede per Maurizio Gasparri il rinvio a giudizio per peculato avendo contratto una polizza vita con 600.000 € destinati al suo partito
http://www.repubblica.it/politica/2014/ ... -78838895/17 febbraio 2014 Vito Giacino vicesindaco di Verona dimessosi a novembre 2013 viene arrestato con l’accusa di corruzione ed abuso d’ufficio
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 93175.html14 febbraio 2014 Matteo Visani vice sindaco di Fontanelice (BO) arrestato per concussione mentre intasca una mazzetta da 50.000€
http://www.romagnanoi.it/news/imola/120 ... i-per.html14 febbraio 2014 Giancarlo Giusti ex Gip del Tribunale di Palmi arrestato per corruzione in atti giudiziari a favore della ‘ndrangheta. Era già sospeso dall’attività di Giudice dal 2011 con simile accusa
http://www.affaritaliani.it/cronache/nd ... 40214.html10 febbraio 2014 Salvatore Cirignotta ex magistrato nominato ai vertici de3ll’azienda sanitaria di Palermo è arrestato per turbativa d’asta
http://bastacasta.altervista.org/p9844/6 febbraio 2014 Ferdinando Zara sindaco di Battipaglia (SA) arrestato per concussione ..
http://www.titolidigiornali.com/e-di-al ... ncussione/6 febbraio 2014 Nicolò Ferrara sindaco do Calatafimi-Segesta presidente del Consorzio Trapanese “Legalità e sviluppo” è arrestato per tangenti per l’aggiudicazione di un’asta pubblica
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 17491.html4 febbraio 2014 Federico Scarcella funzionario Agenzia delle Entrate di Pagani (SA) arrestato per concussione
http://www.ilmattino.it/salerno/concuss ... 7947.shtml4 febbraio 2014 Pietro Volpe magistrato onorario coordinatore dei giudici di Pace di Udine arrestato con l’accusa di corruzione, in atti giudiziari, falsità…abuso…
http://messaggeroveneto.gelocal.it/cron ... -1.86068143 febbraio 2014 Antonio Parrotta ispettore del lavoro della ASL di Cosenza arrestato per concussione perché chiedeva somme di denaro
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 06413.html29 gennaio 2014 Francesco del Gaudio funzionario del comune di Castellamare arrestato per concussione
http://www.metropolisweb.it/Notizie/Sta ... omune.aspx25 gennaio 2014 un’impiegata comunale di Sant’Angelo dei Lombardi (AV) arrestata per concussione e truffa
http://www.retesei.com/2014/52064.html24 gennaio 2014 un alto funzionario della Marina Militare di Augusta arrestato in flagranza di reato di concussione. Chiedeva il 10% sugli appalti
http://www.informaresicilia.it/11187/au ... militare/#22 gennaio 2014 Luigi Pelaggi, funzionario del ministero dell’ambiente arrestato a Milano per truffa, corruzione …
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 41547.html17 gennaio 2014 Antonio Pacilletti maresciallo della Guardia di Finanza di Schio (VI) arrestato per concussione
http://www.vicenzatoday.it/cronaca/schi ... sione.html16 gennaio 2014 il comandante della Polizia Locale del comune di Pieve Emanuele (MI) arrestato perché si intratteneva i soldi delle multe
http://www.grnet.it/sicurezza/forze-del ... dei-vigili15 gennaio 2014 Rosario Puglisi funzionario Ag.Entrate arrestato per concussione avendo chiesto 10.000 € ad un’azienda per evitare controlli fiscali
http://www.riviera24.it/articoli/2014/0 ... o-dimperia10 gennaio 2014 Giancarlo Pellegrino e Alessandro Del Vecchio marescialli della Guardia di Finanza umbra condannati per concussione http://www.umbria24.it/mazzette-per-con ... 52077.html8 gennaio 2014 Rosario Lo Conte funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Erba arrestato perché in cambio di tangenti avrebbe ridotto sanzioni
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/C ... 0088.shtml8 gennaio 2014 Roberto Riga attuale vicesindaco de l’Aquila arrestato per tangenti su appalti del post terremoto del2009
http://it.euronews.com/2014/01/08/mazze ... cesindaco/3 gennaio 2014 Angelo Balsamo sindaco di Licata (AG) arrestato con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, truffa e falsa testimonianza
http://www.siciliainformazioni.com/6677 ... co-balsamoEcco chi è l'ufficiale friulano che ha denunciato i carabinieri arrestati a Piacenza
Secondo il Gip, il maggiore Rocco Papaleo, nato a Udine e cresciuto a Cividale, ha dato il via all’indagine
Anna Rosso 24 Luglio 2020
https://messaggeroveneto.gelocal.it/udi ... 1.39120094 Carabinieri infedeli, chi è l’ufficiale di origini lucane che ha fatto avviare le indagini a Piacenza
GIANFRANCO AURILIO
25 luglio 2020
https://www.quotidianodelsud.it/basilic ... -piacenza/ LAURIA (POTENZA) – È partito da un ufficiale di origini lucane il primo caso in Italia di sequestro di un’intera caserma dei carabinieri, disposto dalla Procura di Piacenza. È stato il maggiore Rocco Papaleo – nato a Cividale del Friuli e figlio di Giacomo, un emigrante di Lauria – attuale comandante della compagnia carabinieri di Cremona, che con una segnalazione ha permesso fossero avviate le indagini. L’attività ispettiva è partita dopo che il maggiore, già in servizio a Piacenza, ne aveva parlato con la Polizia Municipale. Tuttavia, quella che sembra un’azione meritoria compiuta da chi indossa la divisa, rischia di provocargli conseguenze di carattere disciplinare poiché, come scritto ieri dal Corriere delle Sera, avrebbe dovuto informare anzitutto i suoi superiori per consentire all’Arma di intervenire tempestivamente.
Per questa ragione l’inchiesta «sommaria», avviata dal Comando Generale e condotta dal Comando interregionale di Padova, riguarderà anche il comportamento tenuto da Papaleo – che abbiamo provato a raggiungere, ma che via whatsapp ci ha risposto di non voler rilasciare dichiarazioni – noto, tra l’altro, per il suo intuito giornalistico ammesso proprio quando si trovava a Piacenza. Non a caso, anche in questa circostanza, tutto sarebbe partito dal suo particolare fiuto per la notizia, che gli avrebbe fatto ritenere attendibile quanto gli sarebbe stato riferito da un uomo di nazionalità marocchina, che sosteneva di essere un informatore dei Carabinieri.
Informazioni dalle quali avrebbe quindi tratto origine l’operazione “Odysseus” della Guardia di Finanza, con cui è stata data esecuzione a 22 ordinanze di applicazione di misure cautelari che hanno interessato anche i militari di via Caccialupo. Sul fronte penale inizieranno oggi gli interrogatori di garanzia per i militari coinvolti, 6 sono stati arrestati mentre per 4 è scattato l’obbligo di firma. «Arresti illegali, torture, lesioni, estorsioni, spaccio di droga»: sono queste le fattispecie di reato ipotizzate per fatti risalenti a partire dal 2017. Cui aggiungere anche l’accusa di «certificazioni fornite a un pusher affinché raggiungesse Milano per rifornirsi di droga durante il lockdown». Ma si parla anche di un festino a luci rosse con due escort, che sarebbe stato organizzato all’interno della caserma.
Eppure, incredibile ma vero, come è emerso nelle scorse ore, nel 2018 la stessa Stazione Levante fu premiata per «meriti speciali», con particolare riferimento «all’attività di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti».