I falsi buoni che fanno del male - falsi salvatori del mondo

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Messaggioda Berto » ven giu 21, 2019 9:19 pm

Tikkunismo: il pericolo di una nuova religione politica
Ugo Volli
21 Giugno 2019

https://www.progettodreyfus.com/tikkuni ... Ipoebwnfy0

C’è una nuova religione nata nel seno, e forse sarebbe meglio dire al posto, dell’ebraismo americano. Possiamo chiamarla con Vic Rosenthal “Tikkunismo”. Il nome viene dall’idea di “tikkun ‘olam”, che nel lessico della Kabbalah significa “riparazione” o redenzione del mondo, quel lavoro che il mistico compie con la preghiera e altri mezzi rituali per recuperare le scintille di santità disperse nel mondo, anche nei suoi luoghi più impuri e malvagi, in seguito all’esplosione primordiale che nel linguaggio kabbalistico si chiama “shevirat hakelim”, “rottura dei vasi” della materia, incapaci di contenere la luce divina. Tutta questa connotazione mistica, con la ricca narrativa e le immagini che la circondano nella Kabbalah, è però del tutto perduta nel tikkunismo. Qui “tikkun ‘olam” significa letteralmente occuparsi dei mali del nostro mondo, l’ingiustizia, l’inquinamento, la violenza, la fame, la fuga di persone perseguitate e cercare di porvi rimedio.

Naturalmente non vi è nulla di male, anzi molto è lodevole in questa esigenza, sempre che sia compresa in maniera politica, cioè come una certa posizione ideale che deve confrontarsi con altre posizioni concorrenti, con interessi legittimi e anche semplicemente con i vincoli di compatibilità che limitano ogni progetto umano. Per esempio è chiaro che è bene, anche secondo l’etica delle Scritture ebraiche, combattere la fame e la miseria, cercare la giustizia sociale e la possibilità per ciascuno di vivere una vita dignitosa e promettente, liberare i popoli oppressi. Ma quando questo obiettivo viene posto come unico e assoluto, come nell’ideologia comunista, ne segue inevitabilmente un regime dirigista e totalitario che non solo comprime la libertà economica, sociale e ben presto anche quella di pensiero, ma fallisce il suo stesso obiettivo portando tutta la società (salvo i pochi privilegiati che la governano) alla miseria e all’ingiustizia che ne consegue. Così è accaduto sempre, in Russia e in Cina, a Cuba e in Venezuela.

Oppure è giusto (ed è ancora prescritto nell’ebraismo) aiutare e rispettare gli stranieri. Ma devono essere casi di emergenza limitati nel tempo e dovuti a problemi gravissimi; oppure deve trattarsi di una forma di integrazione economica che ha senso purché gli stranieri ospiti rispettino le leggi e la cultura che li accoglie e non cerchino di sovvertirla o rovesciarla; e anche nei limiti della possibilità economica e sociale della società accogliente di integrare davvero questi immigrati, di inserirli nella vita sociale ed economica. Se questi limiti sono superati lo straniero (che le Scritture ebraiche chiamano per lo più in questo contesto “gher”, cioè ospite, straniero residente) diventa un invasore o un parassita e la società che lo subisce si decompone. Non c’è certamente nella tradizione ebraica l’obbligo di amare i banditi come ‘Amalek, o i nemici come i Filistei, o gli oppressori come i Romani. L’obbligo di tutelare se stessi e la propria società precede quello di aiutare gli altri. Voglio richiamare qui il titolo della più lucida e obiettiva analisi del problema dell’immigrazione uscita in Italiano, ad opera di uno scienziato di sinistra, ma boicottata da tutti i media: “L’ospite e il nemico” di Raffaele Simone, pubblicata da Garzanti, cui penso di dedicare presto un articolo.

Ma nel tikkunismo queste esigenze non sono pensate col buon senso con cui si dovrebbero considerare le posizioni politiche, bensì con l’assolutezza del dovere religioso. La politica viene deificata. Essere ebrei non significa comportarsi secondo le regole millenarie basate sulla Torah e neppure credere in qualche cosa (anche Dio è opzionale per i tikkunisti), ma avere posizioni politiche intenzionate a “riparare il mondo”, naturalmente cioè di sinistra (che poi ci riescano è tutta un’altra questione, la storia mostra che le società più intolleranti, inquinanti, violente sono sempre state quelle totalitarie, di destra e di sinistra allo stesso modo). Per i tikkunisti, chi non è di sinistra, perché crede al mercato, alla libertà individuale, all’importanza delle culture nazionale, non è semplicemente uno che la pensa in maniera diversa, o magari un avversario politico. E’ il “fascista” la personificazione del male, che dev’essere demonizzato, esorcizzato e distrutto, soprattutto se ha raggiunto qualche influenza. E’ una posizione che influenza profondamente in questo momento non solo il mondo ebraico, ma in generale i media, la politica e gli intellettuali “autorevoli”, perfino la Chiesa con la figura di papa Bergoglio. Il fatto che questo travestimento e traviamento della politica in religione sia spesso in buona fede non rende più lieve il problema, ma lo aggrava: come discutere, come negoziare con chi ti considera il male assoluto?

C’è dunque un fatto generale, ma c’è soprattutto un problema specificamente ebraico del tikkunismo. Ed è il fatto che esso si sviluppa molto spesso in antisionismo, in disapprovazione, se non proprio odio, per l’esistenza dello Stato di Israele, magari sotto la foglia di fico del dissenso per il suo governo di centrodestra, regolarmente scelto alle elezioni negli ultimi quindici anni dal popolo israeliano. Le ragioni sono ovvie. Israele è lo stato nazione del popolo ebraico, e i tikkunisti sono contro gli stati e ancor più le nazioni, perché pensano che siano trappole contro gli oppressi. Israele è oggetto di una guerra ininterrotta da parte dei musulmani e degli arabi da oltre un secolo, da prima della sua fondazione. Ma musulmana è la maggior parte degli emigranti e gli arabi sono poveri (benché seduti sui depositi di materie prime più ricche del mondo). Dunque hanno ragione loro, a prescindere.

Di più, i tikkunisti non nutrono dubbi rispetto alla miracolosa nascita di un nuovo popolo, i “palestinesi”, generato dai servizi segreti sovietici poco meno di sessant’anni fa. E dato che questo “popolo” afferma di essere stato spossessato del loro stato, non importa che questo stato non sia mai esistito e che gli ebrei abbiano comprato a caro prezzo le terre che hanno risanato ed abitato, che i loro avi siano gli indigeni di quelle terre, che ci sia stata un’approvazione legale internazionale per la fondazione del loro stato. Quel che conta è che gli altri pretendano di essere delle vittime espropriate, e questo impone di appoggiarle, anche nel terrorismo. Infine Israele è alleato dell’America, ha abbandonato il socialismo diventando prospero, è un regime democratico pluripartitico senza un dittatore rassicurante con la faccia di Castro, di Maduro o di Mao – il che ai tikkunisti proprio non va giù.

Dunque il tikkunismo, che con altro nome (“progressismo”) è diffuso un po’ dappertutto nella “migliore intelligenza” occidentale, nel mondo ebraico costituisce una scissione particolarmente grave, anche perché gli antisemiti (che si presentano come “solo” antisionisti) hanno gran vantaggio e gusto a potersi appoggiare su esponenti dei loro nemici ebrei che dicono a voce alta di condividere il loro odio per Israele. E’ un pericolo, abbastanza secondario in Europa, più rumoroso e paradossale in Israele, ma veramente grave negli Stati Uniti. Esserne coscienti è essenziale per non cadere in questa trappola politica travestita da religione.


I peggiori sono quelli che si servono degli ultimi o dei presunti ultimi per derubare e opprimere tutti gli altri, tra cui la loro stessa gente.
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Utopie demenziali e criminali - falsi salvatori del mondo e dell'umanità
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Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste
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Messaggioda Berto » sab ago 17, 2019 8:14 am

La "banca" Lucano di Riace. Prestiti coi soldi per i migranti
Michel Dessì - Gio, 25/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... p8CL6sbKzs

Soldi pubblici destinati ai migranti dati in prestito ad amici e conoscenti in cambio di voti e favoritismi

Mimmo Lucano, la banca di Riace. Viene descritto così l’ex sindaco dell’accoglienza nelle carte della procura di Locri.

Soldi pubblici destinati ai migranti dati in prestito ad amici e conoscenti in cambio di voti e favoritismi. È questa l’accusa scritta nera su bianco tra le 983 pagine dell’inchiesta “Xenia”. “Mimì” ordinava alla sua fida collaboratrice Cosimina Ierinò di pagare “il fornitore Gervasi Alberto, titolare di un alimentari in Riace, senza che ci fosse una reale operazione commerciale.” Il bottegaio in questione è il padre dell’ex Vicesindaco di Riace, Giuseppe Gervasi. È a lui che Mimmo Lucano consegna un libretto degli assegni in bianco. Libretto intestato all’associazione Città Futura, diretta da Antonio Capone ma, di fatto, gestita da Mimmo Lucano. Era lui il presidente. Era lui a gestire tutto. Capone era solo un prestanome. Bisognava mantenere gli equilibri politici se si voleva continuare a regnare a Riace per i prossimi anni.

L’accoglienza fruttava e anche tanto e, una nuova amministrazione, magari leghista, avrebbe creato non pochi problemi a Mimmo Lucano e a tutte le associazioni di Riace. Avrebbe potuto interrompere il business messo in piedi nella città dei Bronzi. Mettere fine a tutto. I migranti erano tanti, come si soldi che, nel piccolo paese della Calabria, arrivavano in grande quantità. Milioni di euro l’anno. Milioni che, secondo l’accusa, venivano spesi con leggerezza. Spesi non per le esigenze degli ospiti degli Sprar e dei Cas, ma per meri scopi personali. Giuseppe Gervasi, ai tempi vicesindaco di Riace, mette pressioni a “Mimì U’Curdu”.

A suo padre servono soldi e Lucano ne parla con l’ex assessore Maria Spanò. “...pure Giuseppe, (il vicesindaco ndr) non credere, il padre vuole anticipato i soldi sui bonus ...ma ti rendi conto che qua noi non sappiamo se andiamo avanti, ti diamo tutti questi soldi poi come ce li restituisci...” dice Lucano in una intercettazione registrata l’otto settembre del 2017 che ammette di essere sotto scacco della politica. “Ovviamente io devo cedere perché sono con le spalle al muro sistematicamente o per la politica o per un cazzo o per un altro e praticamente noi dobbiamo anticipargli i bonus... non li raccoglie mai perché non vende nulla, non vende nulla".

E così i soldi dei migranti finivano nelle tasche dei compagni di partito di Mimmo Lucano. Soldi destinati ai profughi. “Abbiamo dovuto darglieli - ammette Mimmo Lucano - con una gravissima incertezza... il figlio chiama a Tonino Capone e gli dice "mio padre non dovete abbandonarlo", nei confronti di Alberto noi siamo come la banca.” Una banca che presta denaro pubblico anche senza un minimo di garanzia, una baca generosa. D’altronde Lucano era così. È stato lui stesso ad ammetterlo. “Per raccogliere 4.000 euro che gli abbiamo dato prima è trascorso un anno, praticamente... però ora c'è incertezza, tu non puoi pensare che ti paghiamo prima del tempo i prodotti che hai nella bottega... è come se tu mi dicessi al panificio "senti pagami 3.000 euro che poi il pane piano piano te lo compri", è una cosa corretta questa?” chiede all’ex assessore Spanò. Mimmo Lucano pensava che non fosse giusto, però, nonostante tutto lo faceva. Elargiva soldi, come se fossero i suoi. “...ho detto a Cosimina Ierinò "dagli un blocchetto d'assegni in bianco, gli ho detto portatelo tu Alberto, ormai, scrivi quello che vuoi". Ecco come agiva Lucano. Tutto in cambio di appoggi. L’accusa sottolinea come a quella conversazione ci siano tuti i riscontri. Riscontri "trovati dall’esame della documentazione allegata alla Rendicontazione Sprar 2016 e dall’esame degli accertamenti bancari". Riace, un pozzo senza fondo. Un abbeveratoio pubblico, dove tutti erano liberi di attingere e dissetarsi a spese dello Stato.
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Messaggioda Berto » mar feb 18, 2020 8:01 am

Corso intensivo sul politicamente corretto
Marcello Veneziani
MV, La Verità 16 febbraio 2020

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... PqWyL8aERQ

Ma cos’è esattamente il politically correct? Lo citiamo ogni giorno senza magari coglierne tutto il significato. Provo a offrire una breve guida, un sunto critico e un succo concentrato.

Per cominciare, il politicamente corretto è un canone ideologico e un codice etico che monopolizza la memoria storica, il racconto globale del presente e prescrive come comportarsi. Nasce dalle ceneri del ’68, cresce negli Usa e nel nord Europa, si sviluppa sostituendo il comunismo con lo spirito radical (o radical chic secondo Tom Wolfe) e sostituendo l’egemonia marxista e gramsciana col “bigottismo progressista” (come lo definisce Robert Hughes). Rompe i ponti col sentire popolare, non rappresenta più il proletariato, almeno quello delle nostre società; separa i diritti dai doveri e li lega ai desideri, rigetta i limiti e i confini personali, sociali, sessuali e territoriali, nel nome di una libertà sconfinata, sostituisce la natura col volere dei soggetti.

E sostituisce l’anticapitalismo con l’antifascismo, aderendo all’establishment tecno-finanziario di cui intende accreditarsi come il precettore.

Il politically correct è una forma di riduzionismo ideologico che produce le seguenti fratture: a) riduce la storia, l’arte, il pensiero e la letteratura al presente, nel senso che tutto quel che è avvenuto va letto, riscritto e giudicato alla luce del presente, in base ai canoni corretti e ai generi; b) riduce la realtà al moralismo, nel senso che rifiuta le cose come sono e le riscrive come dovrebbero essere in base al suo codice etico e gender; c) riduce la rivoluzione vanamente sognata nel Novecento e nel ’68 alla mutazione lessicale, nel senso che non potendo cambiare la realtà delle cose e l’imperfezione del mondo si cambiano le parole per indicarle, adottando un linguaggio ipocrita e rococò; d) riduce le differenze ideologiche a una superideologia globale o pensiero unico, che se si nega come tale ... (? frase da completare o mal composta).

Alle quattro riduzioni di cui sopra, il politically correct aggiunge una serie di sostituzioni: 1) sostituisce il sentire comune, l’interesse popolare, il legame famigliare e comunitario con la priorità assegnata ad alcune diversità e minoranze, ritenute discriminate o emarginate. E adotta uno schema vittimistico: non sono i grandi, gli eroi, i geni a meritare onori, strade, elogi unanimi ma le vittime (retaggio cristiano, notava René Girard). 2) sostituisce la preferenza per ciò che è nostrano – la nostra identità, le nostre tradizioni, il nostro modo di vedere, la nostra civiltà e religione, i nostri legami e le nostre appartenenze – con la preferenza per tutto ciò che è remoto – le culture e i costumi altrui, i migranti, i mondi lontani, le ragioni di chi viene da fuori (quella che Roger Scruton chiamava oicofobia); 3) sostituisce l’antica dicotomia tra il compatriota e lo straniero, o quella politico-militare tra l’amico e il nemico con la dicotomia tra il Bene e il Male, per cui chi non è allineato al canone non è uno che la pensa differentemente né un avversario da combattere ma è il male assoluto da sradicare e annientare. Col nemico si può arrivare a patti, lo puoi sconfiggere e sottomettere; il Male no, va cancellato e dannato nella memoria. 4) sostituisce l’oppositore, il dissidente, l’antagonista col razzista, nemico dell’umanità, del progresso e della ragione. E gli riserva un trattamento a metà strada fra la patologia e la criminologia, accusandolo di fobie: è omofobo, sessuofobo, islamofobo, xenofobo, e via dicendo. Di conseguenza non c’è contesa con lui, ma lo si isola tramite cordone sanitario, lo si affida alla profilassi medica e prevenzione nelle scuole, università, media; o quando il caso è conclamato, lo si affida ai tribunali e alla condanna. Il pregiudizio ideologico riduce i dissidenti al rango di pregiudicati, ovvero di condannati dalla storia, dal progresso, dalla ragione. Non conflitti ma bombe umanitarie, operazioni di polizia culturale o internazionale.

Per il politically correct la realtà, la natura, la famiglia, la civiltà finora conosciute, vissute e denominate, sono sbagliate. Il politicamente corretto è il moralismo in assenza di morale, il razzismo etico in assenza di etica, il bigottismo in assenza di religione. Ecco, in breve il politically correct.

Postilla finale dedicata a come si reagisce. Chi rifiuta l’imposizione del politicamente corretto e reagisce con l’insulto contro i suoi totem e i tabù, entra a pieno titolo nel suo gioco e ne conferma l’assunto e l’assetto: visto che avevamo ragione a dire che il razzismo, l’odio, l’intolleranza albergano nei nostri nemici? È una forma stupida e istintiva di risposta che rafforza il politically correct. Non migliore sul piano dell’efficacia è la risposta opposta, mimetica, di chi sta al gioco, asseconda, tace o compiace, rispondendo con ipocrisia all’ipocrisia parruccona del politicamente corretto. Anche in questo caso si resta sul suo terreno, si fa il suo gioco, si mira a una sopravvivenza immediata e individuale pregiudicando in prospettiva una visione alternativa più ampia.

Spesso ci si limita a opporre all’ideologia la realtà, alla sua narrazione la vita pratica. Invece, partendo da quella, si dovrebbe tentare lo sforzo opposto: smontare i loro tic, totem e tabù, usando l’arma dell’intelligenza, del paragone culturale, del senso critico e ironico. E indicando percorsi alternativi, letture diverse, altre priorità. Qui, purtroppo, l’intolleranza degli uni s’imbatte nell’insipienza degli altri, frutto di ignoranza, ignavia e indifferenza.

Se il politically correct domina, è anche perché non trova adeguate risposte. Solo imprecazioni e silenzi. La città è nelle mani degli stolti, dissero al sovrano i messi di una città in rivolta; ma i “savi” nel frangente che facevano, chiese loro il Re Carlo d’Angiò? Domandiamocelo pure noi.
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Messaggioda Berto » sab feb 13, 2021 10:49 am

Difende due adolescenti da un migrante violento. Passante la attacca: "Fascista"
Federico Garau
Dom, 23/02/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... l9axCVJvGo

La signora non ha esitato un attimo a difendere i due adolescenti assaliti dall'energumeno, mettendo a rischio la sua stessa incolumità: un secondo testimone, giunto nelle fasi conclusive dell'attacco, accusa i tre aggrediti di essere "fascisti"

Interviene senza indugi per difendere una coppia di fidanzatini minorenni, paralizzati dalla paura, dall'aggressione di un uomo adulto di origini africane, mettendo a rischio la sua stessa incolumità, ma a causa di questo una donna di Trento viene accusata di razzismo dal buonista di passaggio che assiste esclusivamente alle fasi finali dell'episodio.

È quanto accaduto nel corso della mattinata di ieri, sabato 22 febbraio, al parco di Santa Chiara di Trento, un episodio che fa discutere ed allo stesso tempo allarma in quanto accaduto in pieno giorno. Le due giovani vittime, vale a dire una coppietta di 15 e di 14 anni, erano tranquillamente sedute in compagnia l'uno dell'altra quando, come riportato dalla stampa locale che ha riferito alcuni dettagli della vicenda, sono stati raggiunti da un uomo africano sulla quarantina.

Sono all'incirca le 11:00, quando, senza alcuna motivazione che potesse giustificare un astio del genere, l'extracomunitario ha iniziato a prenderli di mira ed insultarli pesantemente. Quest'ultimo, descritto dai testimoni come individuo di grossa taglia, ha proseguito col suo sproloquio, arrivando anche a minacciare esplicitamente i ragazzini, ovviamente in preda al panico. Non pago, inoltre, l'africano ha prima iniziato a sputare con spregio in loro direzione, e quindi raccattato da terra una lattina ed una bottiglia di vetro, scagliandole con forza contro i suoi due giovani obiettivi, letteralmente paralizzati e sotto choc.

Per loro fortuna ad assistere alla violenta scena c'era anche una donna coraggiosa la quale, senza preoccuparsi di eventuali ritorsioni nei suoi confronti da parte dello straniero, si è subito precipitata a difenderli. L'energumeno ovviamente non ha gradito la sua intromissione, facendo bersaglio di sputi anche la stessa donna, ma è bastata una telefonata alle forze dell'ordine a persuaderlo ad allontanarsi.

"Era un africano alto e grosso. Parlava un italiano perfetto e mentre insultava i due usava anche dei vocaboli molto forbiti, segno di una cultura superiore.", racconta la signora a "La Voce del Trentino". "L’uomo si è scagliato contro i due ragazzini senza nessun motivo. I due sono rimasti scioccati e continuavano a ripetere che non era razzisti e che non avevano fatto nulla di male", prosegue la donna, la quale poi aggiunge un ulteriore dettaglio alla vicenda che lascia un profondo amaro in bocca.

Un secondo passante, completamente ignaro di quanto accaduto perché sopraggiunto nelle fasi conclusive della vicenda, se la prende contro la donna ed i due adolescenti, tacciati di essere dei fascisti. Oltre il danno la beffa, a parte l'aggressione fisica dell'africano quella verbale del buonista di turno. "Non so più cosa pensare. Siamo aggrediti e un imbecille che nemmeno sa quello che è successo ci da anche dei fascisti", lamenta la donna. "Ormai non c’è da stupirsi più di nulla. Questo è il clima che si respira a Trento", conclude.
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Messaggioda Berto » sab feb 13, 2021 10:50 am

Gariwo, calderone umanitario
Davide Cavaliere
12 Febbraio 2021

http://www.linformale.eu/calderone-umanitario/

Nell’immenso mare virtuale di Internet è possibile incappare nel sito della fondazione “Gariwo – La foresta dei Giusti”, presieduta da Gabriele Nissim.

Si tratta di un sito-calderone nel quale sono reperibili innumerevoli scritti e video su svariati argomenti: Shoah, immigrazione, Foibe, crimini contro l’umanità, politica estera, diritti umani, ambiente, sanità. Il tutto, ovviamente, interpretato con le lenti rosa della correttezza politica e alla luce di un umanitarismo astratto. La sua principale attività consiste nella canonizzazione laica di coloro che, a detta dei suoi membri, si sono battuti per una qualsivoglia “buona” causa.

“Chi dice umanità cerca di ingannarti” ammoniva Pierre-Joseph Proudhon, e lo scopo di Gariwo sembra proprio quello: confondere e, dunque, ingannare. I tanti temi trattati sono affastellati in modo caotico, privo di senso della storia, della realtà e senza nessuna sensibilità per la specificità delle vicende. Tutto viene immerso e soffocato in una melassa informe chiamata “umanità”.

Gariwo fa ampio uso del termine “Giusto”. Quest’ultima definizione ha una connotazione peculiarmente ebraica e viene attribuita a quanti, non ebrei, si sono prodigati, durante la Seconda Guerra Mondiale, per salvare gli israeliti dallo sterminio. Mediante un’arbitraria estensione, il concetto poc’anzi definito viene affibbiato a chicchessia: dissidenti sovietici, vittime della mafia, funzionari delle Nazioni Unite, attivisti anti-apartheid, ambientalisti e via dicendo.

Agendo in questo modo, il significato della definizione di “Giusto” e il fenomeno a cui è connesso, la Shoah, vengono relativizzati e dissolti all’interno della generica categoria di “Umanità”. Se esistono dei “Giusti” per la lotta ai cambiamenti climatici, allora il riscaldamento climatico diventa, implicitamente, un fenomeno simile alla Shoah.

La fondazione Gariwo assume i connotati di un nucleo di adepti dediti al culto dell’Umanità, impegnati in un processo di santificazione di quelli che considerano i loro eroi secolari. Attività che non rende un buon servizio alla storia e al corretto discernimento dei fatti.

Inoltre, diversi dubbi possono suscitare alcuni individui divenuti, a loro insaputa, “Giusti”. È il caso della giudice della Corte Suprema statunitense, Ruth Bader Ginsburg. Essa è stata canonizzata in quanto “pioniera della parità di genere”. È sensato attribuire alla Ginsburg la stessa definizione che viene data a Oskar Schindler? Riteniamo che no, non sia corretto.

Il retropensiero che anima la fondazione Gariwo consiste nell’idea che una vittima è tale a prescindere dal contesto. La vittima della Shoah e quella di mafia sono, egualmente, vittime. Questo modo di procedere, all’apparenza molto “umano”, non permette di soppesare l’entità dei crimini. Se non c’è differenza tra la vittima del nazismo e quella della desertificazione causata dai cambiamenti climatici, allora i nazisti e i critici dell’ambientalismo diventano simili.

Tra i santificati di Gariwo ci sono anche coloro che hanno soccorso e aiutato gli immigrati diretti in Europa. Dunque, se i migranti sono i nuovi ebrei coi loro “Giusti”, chi sono i nuovi nazisti? Ma ovviamente coloro che si oppongono all’immigrazione. L’altra faccia del “tutti Giusti” è il “tutti nazisti”.

L’operazione messa in atto dalla suddetta fondazione e dal suo presidente è fortemente confusionaria. Tesa a fare della storia un fumetto manicheo di vittime e carnefici. Talvolta, assume i tratti di una lotta politica. La celebrazione di alcune figure ha un messaggio politico esplicito: ecologista, pro-immigrazione, anti-israeliano e anti-Trump. Ideologia e disorientamento storico tenuti insieme da un appiccicoso collante umanitario.




L'indistinto come metà, appunto su una religione laica
Niram Ferretti
13 febbraio 2021

http://www.linformale.eu/lindistinto-co ... one-laica/


Il Bene avanza come un rullo compressore e non conosce distinzioni, discernimenti, e con lui avanzano, anzi marciano i Giusti, coloro che lo hanno promosso. Il Bene, come la notte delle vacche tutte nere, sopprime le differenze, le specificità, accorpa tutto in un’unica realtà. A Pistoia, nel 2103, Gariwo, iniziativa promossa da Gabriele Nissim, suo presidente e fondatore, inaugura un giardino in cui vengono commemorati nuovi Giusti.

A guardare i nomi incisi nelle pietre collocate nello spazio erboso del giardino, si resta un po’ perplessi per l’eterogeneità degli accostamenti Giovanni XXIII, Antonino Caponnetto, Giorgio La Pira, Pino Puglisi, Lorenzo Milani, Pio La Torre, Vittorio Bachelet, Giuseppe Dossetti, Vittorio Arrigoni, Liana Millu.

Cosa accomuna un pontefice passato alla storia per avere aperto i lavori di un Concilio che avrebbe cambiato il volto del cattolicesimo con un sindacalista ucciso dalla Mafia e un giurista democristiano ucciso a sua volta dalle Brigate Rosse? Quale filo rosso intreccia un sacerdote riformatore con un magistrato italiano in prima linea nella lotta alla Mafia? E, in che senso fu operatore di Bene l’attivista filopalestinese Arrigoni per il quale Israele era uno Stato canaglia e che fu ucciso da coloro che riteneva oppressi dallo Stato ebraico, per non dire di Dossetti il quale accusava sempre Israele di “grossolani errori, di smisurate violenze e ingiustizie, e adesso di sacrilegi sanguinosi”?

“Giusto tra le nazioni” è un concetto che nasce in ambito ebraico per commemorare quei non ebrei che durante la Seconda guerra mondiale diedero un contributo fondamentale per salvare la vita degli ebrei. Così li celebra la massima istituzione sulla Shoah, ovvero il Memoriale di Yad Vashem, a Gerusalemme. Allargare questo concetto a chiunque si ritenga abbia dato il proprio contributo al Bene, è già un’operazione indebita, ma addirittura applicare il qualificativo a chi, come Arrigoni e Dossetti, con diverse sfumature, riversava su Israele il proprio odio, è piuttosto esorbitante, ma essendo una iniziativa di Gariwo, non meraviglia più di tanto.

Su questo sito abbiamo già dato conto dell’ideologia di cui è impregnato Gariwo. http://www.linformale.eu/la-tendenziosita-e-il-rischio/ Come tutte le ideologie, si tratta di una religione laica, con il suo calendario di santi, i suoi dogmi, e inevitabilmente, la propria teologia. L’assunto principale di questa teologia che si interroga sul Bene e la sua natura, è che il Bene, come il Male, non possa avere gerarchie e distinzioni, che tautologicamente, ogni bene è bene e ogni male è male.

La Shoah è un male come è un male un maremoto o il Covid 19, il genocidio degli armeni è un male come lo è il cambiamento climatico, ecc. In questo senso, chi ha messo a rischio la propria vita per salvare degli ebrei (nessuno dei commemorati nel Giardino dei Giusti di Pistoia), è sullo stesso piano di un giudice che si è impegnato nella lotta alla Mafia, di una testimone ebrea della deportazione, di un papa canonizzato dalla Chiesa.

A volere tastare nella notte buia in cui le vacche sono indistinguibili le forme sono pressappoco uguali, ma basterebbe la luce del giorno, o quella della ratio, per verificare che le differenze sono evidenti, gli accostamenti stridenti, alcuni addirittura improponibili.

Dal 2013, Gariwo e il suo gran sacerdote Gabriel Nissim, ha aggiunto altri Giusti, e altri non mancherà di aggiungerne in futuro fino a quando non si fonderanno tutti insieme in un unico indistinto.



Gabriele Nissim
https://it.wikipedia.org/wiki/Gabriele_Nissim
Gabriele Nissim (Milano, 1950) è un giornalista, saggista e storico italiano.


Gino Quarelo

Ottima critica, io aggiungo una domanda: ma come può essere considerato genericamente giusto uno come Vittorio Arrigoni che era un antisemita nella sua versione antisraeliana che considerava gli ebrei di Israele dei malvagissimi carnefici e i terroristi nazi maomettani impropriamente detti "palestinesi" le loro buonissime vittime innocenti?

Vittorio Arrigoni detto Vik (Besana in Brianza, 4 febbraio 1975– Gaza, 15 aprile 2011) è stato un attivista, giornalista e scrittore italiano.
https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Arrigoni
Sostenitore della soluzione binazionale come strumento di risoluzione del conflitto israeliano-palestinese, nonché pacifista[4][5], si era trasferito nella Striscia di Gaza per agire contro quella che definiva pulizia etnica dello Stato di Israele nei confronti della popolazione araba palestinese.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I falsi buoni che fanno del male - falsi salvatori del mondo

Messaggioda Berto » ven lug 09, 2021 3:44 am

L'identità sessuale non dipende dalla volontà individuale
viewtopic.php?f=141&t=2960

L'dentità sessuale o di genere non dipende dalla volontà individuale, essa è una determinazione naturale che dipende esclusivamente dalla volontà della specie che si esprime/estrinseca attraverso la determinazione genetica.
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts/914172452492859

La mutilazione fisica e l'avvelenamento ormonale non sono un bene e un diritto ma un male e un crimine violento contro l'umanità!



DDL Zan, Ricolfi: "La comunità LGBT vuole imporre a tutti la propria, specifica e minoritaria, visione del mondo: un atto di pura prepotenza culturale".
Sabino Paciolla
6/7 luglio 2021

https://www.sabinopaciolla.com/ddl-zan- ... culturale/

Luca Ricolfi, sociologo progressista, è lucido, diretto, spesso tranchant nei confronti dei progressisti e della sua cultura, e per questo non piace all’establishment progressista, che gli fa terra bruciata ignorandolo, non invitandolo in TV, non concedendogli alcuna intervista. Sopperiamo noi che rilanciamo qualunque intervista o scritto che sia intelligente, non importa a quale fronte, partito o movimento colui che parla appartenga.

Rilanciamo dunque ampi stralci di una intervista concessa da Ricolfi a Martina Piumatti, pubblicata su Il Giornale.
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 60030.html

L’intervista si apre con una risposta alla prima domanda che è già una un quadro completo:

“con il ddl Zan – dice il sociologo – la cosiddetta comunità LGBT ha visto una ghiotta occasione di imporre a tutti la propria, specifica e minoritaria, visione del mondo: un atto di pura prepotenza culturale”.

Quale tra gli “effetti aberranti” del disegno di legge teme di più?

“L’articolo 1, il più temuto anche dal mondo femminista, perché scatenerebbe un uso opportunistico della scelta soggettiva del genere, con i carcerati che chiedono il trasferimento nei reparti femminili, gli atleti ‘ex maschi’ che gareggiano con le atlete, e più in generale l’assalto ai benefici di genere, ossia riservati a uno dei due sessi. E poi l’articolo 7, che apre le porte all’indottrinamento degli scolari e – nella misura in cui sancisce per legge che il genere è una questione di scelte soggettive – rischia pure di suscitare dubbi, e innescare crisi esistenziali, in un periodo della vita molto delicato per qualsiasi ragazzo o ragazza”.

Alla domanda del giornalista se ci sia proprio bisogno di una legge ad hoc contro l’omotransfobia o in fondo basterebbe l’impianto vigente, il sociologo spiega come il problema sia proprio la legge Mancino che la proposta Zan va a integrare. Egli infatti dice:

“Prima di rispondere alla domanda, mi consenta una riflessione linguistica. Le parole con il suffisso ‘fobia’ (paura), tipo omofobia, transfobia, ma anche xenofobia, andrebbero completamente bandite dalla legge penale, e sostituite con parole che utilizzano suffissi derivati dal greco ‘misein’, odiare, come correttamente già avviene quando si parla di misoginia (odio verso la donna), o di misantropia (odio contro gli esseri umani). Già è assurdo e illiberale sindacare sui sentimenti, ma è ridicolo demonizzare la paura. In una società libera ognuno ha il diritto di provare i sentimenti che vuole, e stigmatizzare la paura è semplicemente un non senso”.

Ma non è che per essere sempre ‘più civili’ diventeremo sempre meno liberi? Penso anche alla polemica sull’inginocchiarsi o meno. Chi non lo fa viene considerato automaticamente razzista…

“Siamo già molto meno liberi anche di solo 20 anni fa. Io noto questa differenza: nell’ultima parte del secolo scorso il politicamente corretto era un modo di affermare la propria superiorità morale, nel XXI secolo sta assumendo tratti intimidatori. È un passaggio sociologicamente molto importante, perché segnala una pericolosa mutazione dell’establishment progressista. Ieri si accontentavano dell’egemonia culturale, oggi aspirano al dominio. Dalla ‘maestrina dalla penna rossa’, al prepotente che umilia chi non si sottomette. Dal pavone al bullo. È per questo che, oggi, io non parlo più di ‘razzismo etico’ (una espressione coniata vent’anni fa da Marcello Veneziani), ma mi sento costretto a parlare di ‘bullismo etico'”.

Non è un po’ il solito “complesso dei migliori” in cui cade la sinistra: “Solo noi sappiamo cosa è giusto e ve lo imponiamo, democraticamente”?

“In realtà, come accennavo prima, al complesso dei migliori è subentrata la prepotenza dei paladini del bene. Ma non è strano, se si evidenziano tutti i passaggi. Dopo il 1989 c’è stata una saldatura fra l’establishment politico-finanziario, che vuole solo globalizzazione e frontiere aperte, l’establishment mediatico, che vuole solo intrattenimento, internet e buone cause (dal riscaldamento globale al Black Lives Matter), e l’establishment politico progressista, che vuole solo espandere il proprio potere per guidare il cambiamento sociale. Avendo quasi tutti i poteri forti dalla propria parte, l’establishment progressista si è fatto più aggressivo: non gli basta dire ‘noi siamo moralmente superiori’, ora pretende di stabilire come dobbiamo parlare, come dobbiamo comportarci, a quali valori dobbiamo inchinarci”.

Dalle favole riscritte al linguaggio declinato in chiave inclusiva: l’attenzione, a volte ridicola, nel proteggere queste categorie per non urtarne la sensibilità le protegge davvero?

“È difficile valutare quale sia il saldo fra gli effetti di protezione e quelli di umiliazione. Quel che però mi sembra indubbio è che ci sono anche effetti negativi sui non protetti: la protezione speciale accordata a determinate categorie, inevitabilmente suscita il risentimento delle categorie escluse. E poi c’è l’effetto perverso del linguaggio politicamente corretto: a forza di proclamare che non devi dire negro ma nero, non devi dire handicappato ma diversamente abile, non devi dire cieco ma ipovedente, automaticamente metti in mano ai portatori di cattivi sentimenti un armamentario di parole contundenti che prima – quando Cesare Pavese parlava tranquillamente di negri, e Edoardo Vianello esaltava i Watussi ‘altissimi negri’ – semplicemente non c’erano, perché quelle parole erano neutre, puramente descrittive. È come se, a un certo punto, qualcuno avesse deciso che per ogni cosa che nominiamo, debbano esistere due termini, uno rispettoso e l’altro irrispettoso, anziché un solo termine neutro: come si fa a pensare che sia una buona idea?”.

Lei ha dichiarato di essere stato abituato a pensare che la censura fosse “una cosa di destra” e che la difesa delle libertà di opinione, di pensiero e di espressione fossero “ben incise nelle tavole dei valori del mondo progressista”. Ora ha cambiato idea?

“Il trionfo del politicamente corretto, ma soprattutto l’autocensura in atto da anni fra scrittori, giornalisti, artisti, intellettuali, mi hanno costretto a prendere atto che sinistra e libertà di espressione sono diventate due cose incompatibili”.

Il ddl contro l’omotransfobia del centrodestra, con Licia Ronzulli come prima firmataria, tutelerebbe meglio la libertà di espressione?

“Ovviamente sì, ma non abbastanza. Finché non si riscrive la legge Mancino la libertà di espressione è in pericolo, perché quella legge lascia in mano ai giudici la facoltà di stabilire se una certa idea determina oppure no il ‘concreto pericolo’ di azioni violente o discriminatorie”.

Lei che è dichiaratamente di sinistra viene citato spesso dalla destra. Come vive la cosa?

“Potrei dirle, citando una frase di Alfonso Berardinelli del 2005: ‘non credo che la sinistra sia di sinistra’. Ma c’è una risposta più radicale, che mi trovo costretto a darle: la realtà è che alcune, fondamentali, bandiere della sinistra sono passate a destra”.

Quali?

“Almeno tre: la libertà di espressione, chiaramente insidiata dal politicamente corretto; la difesa dei veri deboli, che oggi sono innanzitutto i membri della ‘società del rischio’, ossia le partite Iva e i loro dipendenti, esposti alle turbolenze del mercato ed ora decimati dal Covid; e poi la parità uomo-donna in politica, un tema su cui la sinistra è addirittura retrograda. Le sembra possibile che, in tanti decenni, non sia mai emersa una leadership femminile a sinistra né in Italia né in Europa? È mai possibile che un elettore che auspicasse un premier donna sia costretto, oggi come in passato, a guardare a destra? In Europa tutti i leader-donna importanti degli ultimi 50 anni sono di destra: Margareth Thatcher, Angela Merkel, Marine Le Pen, Marion Le Pen, Theresa May, Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni. Come possiamo credere in una sinistra in cui tutti i posti chiave sono occupati da maschi?“.


Crimini contro l'umanità ossia violazioni gravi dei diritti umani, civili e politici degli esseri umani cittadini dei vari paesi del mondo
viewtopic.php?f=205&t=2957
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5524575934
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I falsi buoni che fanno del male - falsi salvatori del mondo

Messaggioda Berto » dom ago 15, 2021 6:21 am

È morto il comunista antiamericano, antisraeliano e filo nazi maomettano Gino Strada, non provo alcun dispiacere per la sua morte e mai ho avuto alcuna simpatia per questo individuo.


È passato ad “altra” vita. E va bene così. Non piango conoscendo troppe cose su di lui; ma leggete ciò che ha pubblicato il mio amico Marco Urago su di lui e pensate che lo ha conosciuto personalmente per aver fatto parte (credo per almeno 3 anni) della sua equipe.
Emanuel Segre Amar
13 agosto 2021

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 3447079741

E va bene, visto che siete in tanti curiosi per ll mio post su g.s., vi accontento. correva l'anno.....in cui mi sbattevo in Afghanistan cercando con amici e collaboratori di costruire un futuro per quel Paese. cercavamo di costruire due ospedali.la logica della Cooperazione è sempre stata quella di costruire posti e formare il personale sì da non dare del pesce ma imnsegnare a pescare.li c'erano due ospedali di emergency a laskar g. e kabul. ottimo lavoro in entrambi i posti ma con nessun personale afghano nelle posizioni funzionali, solo francesi,italiani, danesi...... dall'italia, e sottolineo dall'Italia, GS sparava a zero sul presidente afgano: ladro, terrorista, narcotrafficante....... e dall e dall e dall che un giorno gli afgani gli fanno un biscotto. vengono trovate armi nell'ospedale e arrestati medici e infermieri italiani.parte un duro e dico duro confronto con americani tra la ns ambasciata i ns servizi e quelli americani afgani...... e quando dico dura dico davvero dura ero a kabul, sentivo urla,e ...... vari. nel frattempo il ns. ...dall'italia...e sottolineo dall'Italia...continuava a sparare a zero con dichiarazioni di fuoco mettendo in imbarazzo la ns. delegazione che necessitava di silenzio per lavorare sotto traccia..... lui , il solito pieno di sè, integralista,aggiungerei antisemita....picchiava duro.viene rintracciato e gli si chiede silenzio stampa.....ma de che comincia a picchiare duro anche contro i ns servizi, pagati conniventi..... su militari e diplomatici meglio tacere...torno ad herat...mi convoca il governatore e mi dice.....dr. urago lo sa che voci mi dicono che ci potrebbe essere droga nei vs ospedali?...lo guardo, sorrido....e gli faccio ...come all'ospedale di laskar gar?.... lui sorride e mi dice. so di che pasta lei è fatto non si preoccupi continui a lavorare tranquillo, ma s potesse dire a quello...di stare un po' zitto.... lo comunico a chi di competenza. passa qualche settimana e liberano finalmente i ns concittadini. l'ambasciata chiede al ns. se vogliono tornare con aereo di stato...ok va bene si organizza il transfer in gran silenzio.d'un tratto arriva il niet dall'italia e se ne vanno via terra per i cazzi loro. figura di m... galattica con gli afgani..e gli americani.dichiarazioni al veleno dall'italia....salvati gli italiani grazie al ns coraggio si sono tutti messi paura... siamo forti e non abbiamo bisogno di nessuno.....pezzo di merda...... e tutti quelli che si sono spaccati il culo...in silenzio con grande professionalità?....ma vaffanculo ..sommessamente...oggi è una giornata particolare




È MORTO GINO STRADA: il katanghese con la chiave inglese.
Gigi Moncalvo


https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7099575708

Il pacifista, la colomba, l'uomo che ama il bene e fa del bene, il missionario laico che va in soccorso degli oppressi, colui che predica col ramoscello d'ulivo in bocca, è lo stesso che faceva da "luogotenente", insieme al futuro odontoiatra Leghissa, a Luca Cafiero il famigerato capo del servizio d'ordine del famigerato Movimento Studentesco del l'Università Statale di Milano, quello dei terribili e mai dimenticati "katanghesi".
Sì, è proprio lui: il "pacifista" Gino Strada, colui che oggi dà dei "delinquenti politici" agli esponenti della casa della Libertà e dei DS che non vogliono soggiacere ai suoi diktat di aspirante leader politico che sogna un seggio in Parlamento. Per l'esattezza Strada, insieme a Leghissa, era il capo del servizio d'ordine di Medicina e Scienze e il suo gruppo o squadra aveva questo inequivocabile nome: "Lenin".
Rispetto ai capi degli altri servizi d'ordine, ad esempio Mario Martucci per la Bocconi e il suo gruppo "Stalin", o Franco Origoni per la squadra di Architettura, o Roberto Tuminelli, l'erede delle famose scuole private per il recupero anni, alla guida del gruppo "Dimitroff", il bulgaro segretario della Terza Internazionale accusato da Hitler di aver incendiato il Reichstag, il gruppo guidato da Strada si distingueva per la più cieca obbedienza e fedeltà a quel fior di democratico e di amante dei diritti civili che rispondeva al nome di Luca Cafiero, capo supremo di tutti i Servizi d'Ordine e poi divenuto deputato del PCI, candidato a Napoli, dove superò addirittura in fatto di preferenze l'on. Giorgio Napolitano.
Ora Cafiero è ritornato a fare il docente universitario alla facoltà di Filosofia della Statale. Al comando generale e assoluto di Cafiero c'erano i gruppi "Stalin", "Dimitroff" e tanti altri, ciascuno dei quali aveva uno o più, sotto-capi, ma era il "Lenin" di Gino Strada che si distingueva per la prontezza e la capacità di intervento laddove ce ne fosse stato bisogno.
In sostanza, ancora ben lontano dallo scoprire il suo attuale animo pacifista, Gino Strada era uno degli uomini di punta di quel Movimento dichiaratamente marxista-leninista-stalinista-maoista che aveva i suoi uomini guida in Mario Capanna, Salvatore "Turi" Toscano e Luca Cafiero. I milanesi, e non solo loro, ricordano benissimo quegli anni, e soprattutto quei sabati di violenza, di scontri, di disordini. Ma ora nessuno dice loro che ad accendere quelle scintille c'era anche l'odierno "predicatore" Gino Strada.
Solo che allora non aveva dimestichezza con le colombe bianche, le bandiere multicolori, il rispetto altrui, il ramoscello d'ulivo.
Ma era molto di più avvezzo ai seguenti segni identificativi: l'eskimo, il casco da combattimento, e l'obbligo di portare con sé, 24 ore su 24, le "caramelle": cioè due sassi nelle tasche e soprattutto "la penna", cioè la famosa Hazet 36 cromata, una chiave inglese d'acciaio lunga quasi mezzo metro nascosta sotto l'eskimo o nelle tasche del loden.
Alla "penna", si usava tale termine durante le telefonate per evitare problemi con le intercettazioni, si era arrivati partendo dalla "stagetta" (i manici di piccone che avevano il difetto di spezzarsi al contatto col cranio da colpire), dalle mazze con avvitato un bullone sulla sommità per fare più male, e dai tondini di ferro usati per armare il cemento, ma anch'essi non adatti poiché si piegavano.
I katanghesi e il loro servizio d'ordine, Gino Strada in testa, erano arrivati a questa scelta finale in fatto di armamentario, su esplicita indicazione del loro collegio di difesa che allineava nomi oggi famosissimi come quello di Gaetano Pecorella, Marco Janni, Gigi Mariani, insieme ad altre decine di futuri principi del foro, mentre sul fronte dei "Magistrati Democratici" spiccava la figura di Edmondo Bruti Liberati.
Il "collegio di difesa" aveva dato istruzioni ben precise in caso di arresti e processi: "Negare sempre l'evidenza", anche in caso di fotografie o filmati inequivocabili, definire come "strumento di lavoro" la scoperta eventuale della chiave inglese. Sarebbe stato difficile giustificare come tale un manico da piccone o un tondino di ferro, facilmente considerabili e catalogabili come "arma impropria", mentre diventata più facile con la chiave inglese.
"Dite che stavate andando a riparare il bagno della nonna o che vi serviva per sistemare l'auto di vostro padre", poteva essere una delle indicazioni difensive consigliate in caso di bisogno.
"Pacifici ma mai pacifisti" era uno degli slogan ideati da Mario Capanna, ed è strano dunque che oggi Gino Strada si definisca proprio "pacifista". Comunque, a parte la canzoncina ritmata con cui si caricavano prima degli scontri (kata-kata-katanga), essi pronunciavano ad alta voce ben altri slogan di quelli di oggi e perseguivano ben altri obiettivi.
E i loro avversari non erano solo i Tommaso Staiti sul fronte della destra, ma anche i "compagni" di Avanguardia Operaia (molti dei quali oggi sono esponenti dei Verdi), Lotta Continua (dei Sofri, Mario Deaglio, Gad Lerner, apprezzato radiocronista dai microfoni di Radio Popolare incaricato di dare le istruzioni in diretta sulle vie da evitare e sulle strade di fuga in cui fuggire) e Lotta Comunista (memorabile e indimenticabile uno scontro di inaudita violenza) e perfino coi primi gruppi di Comunione & Liberazione.
Anche quelli di sinistra erano i "nemici" di Strada al pari di Tom Staiti e dei suoi. Non c'è bisogno di scomodare la memoria del prefetto Mazza e del suo famoso rapporto, la cui rispondenza alla verità venne riconosciuta solo molti anni dopo, per affermare che il servizio d'ordine del Movimento Studentesco era uno dei corpi più militarizzati, una autentica banda armata che incuteva terrore e seminava odio in quegli anni.
Si trattava di una autentica falange macedone di 300-500 persone, (Strada e Leghissa ne guidavano una cinquantina), che non arretravano di un millimetro nemmeno di fronte agli scudi della polizia in assetto da combattimento. Semmai, purtroppo avveniva talvolta il contrario. Unico aspetto positivo è che, a differenza di Lotta Continua, l'MS non ha prodotto successivi passaggi al terrorismo. Anche se bisognerebbe riaprire le pagine del delitto Franceschi alla Bocconi e sarebbe ora che la coscienza di qualcuno che conosce la verità finalmente si aprisse.
Che si trattasse di un corpo militarizzato, in tutti i sensi, strumenti di violenza compresi, è fuor di dubbio. Così come è indubitabile la autentica ed elevata ferocia che caratterizzava quei gruppi che attaccavano deliberatamente la polizia come quando si trattò di arrivare alla Bocconi per conquistare il diritto dei lavoratori
ad avere le aule per i loro corsi serali.
E non possono certo essere le attuali conversioni dei Sergio Cusani, degli Alessandro Dalai, dei Gino Strada, degli Ugo Volli (considerato, senza ritengno alcuno, "l'erede di Umberto Eco") o degli Ugo Vallardi (al vertice del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera) a far dimenticare quegli anni, quelle violenze, e quelle "squadre di
propaganda" di cui faceva parte anche un certo Sergio Cofferati, in qualità di studente-lavoratore della Pirelli.
Qualcuno, quando incrocia il dottor Gino Strada in qualche talk-show televisivo, vuole provare a ricordargli se ha qualche ricordo di quei giorni, di quegli scontri, di quelle spranghe, di quei ragazzi (poliziotti o studenti) rimasti sul selciato? Che bello sarebbe poterglielo chiedere al dottor Gino Strada se rinnega il suo passato e come si concilia col suo presente.
E poi, soprattutto: quale titolo ha costui per poter definire "delinquenti politici" gli altri?



E TALI RIMASERO
Niram Ferretti
13 agosto 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Santo laico, lui che non credeva in Dio, ma che senz'altro, e chi lo nega? fece del bene dedicandosi a vittime selezionate, (non si può, ovviamente aiutare tutti), Gino Strada, antiamerikano al cubo che vantava una amicizia con Noam Chomsky, se ne è andato.
Odiava la guerra, ma soprattutto, ancora selettivamente, odiava alcuni "guerrafondai" in particolare, gli USA.
Nel 2003, intervistato sull'Unità da Piero Sansonetti, il fondatore di Emergency dichiarava senza alcun problema che in quel momento, i più pericolosi paesi al mondo erano tre: Corea del Nord, Siria, Iraq? no, "Stati Uniti, Israele, Russia". Ah ecco, ci sembrava, soprattutto i primi due.
"Noi di Emergency mettiamo sullo stesso piano il terrorismo di frange palestinesi e quello del governo israeliano". Plurale majestatis? Forse.
L'importante è sapere come la pensava. Non risulta abbia cambiato idea con il passare del tempo.
Certo, si possono salvare delle vite, e mettere sullo stesso piano Israele e il terrorismo jihadista, o reputare George W. Bush peggio di Saddam Hussein, ma la prima cosa non emenda dalle storture della mente e dalle aberrazioni ideologiche.
Figliato dall'estremismo di sinistra, l'ex katanghista Gino Strada, all'epoca della lotta studentesca a capo del gruppo "Lenin", non si è mai tolto l'eskimo nemmeno quando indossava il camice verde da chirurgo.

Pasquale Mammoliti
Fratelli e sorelle, Ginetto usava la medicina e il suo presunto "umanitarismo" per fini politici. In vecchiaia aveva imparato a riconoscere qualche "grigio", dopo aver vissuto per decenni vedendo solo "bianco o nero". Ma e' fondamentalmente rimasto un "pacifista selettivo", la specie peggiore e piu' pericolosa. Il Signore lo giudichera'. Preghiamo


Daniele Coppin
In realtà l'antisemita è la figlia. Gino Strada, qualche anno fa denunciò il fatto che gli aiuti economici dati ai Palestinesi fossero soldi mal spesi. Ciò detto, ho sempre trovato sbagliato la sua difesa del "macellaio di Karthoum" e il fatto che si accordasse con i talebani per fare i suoi ospedali.

Genserico Vandalorum
Daniele Coppin chi sarebbe il macellaio di Karthum?

Daniele Coppin
Omar Al Bashir


Niram Ferretti
Daniele Coppin, Strada non denunciò nulla, si limitò a dire che l'Autorità Palestinese è una realtà corrotta, cosa che sanno anche i sassi, ma questo non fa certo di lui un amico di Israele, che Strada, in ossequio alla sua ortodossia di estrema sinistra, considerava uno stato guerrafondaio che non poteva essere in alcun modo preferito al terrorismo palestinese. Era un ideologo prestato alla medicina e lo è rimasto fino alla fine.



Alberto Pento
Non riesco a provare alcun dispiacere e alcuna simpatia per costui. Sarò anche senza cuore ma non certo ipocrita.
Gran parte della violenza e del male che vi è al mondo è causata da gente dello stesso schieramento ideologico politico di Gino Strada che demenzialmente si credono i salvatori del mondo.

Andrea Contini
Fascistelli

Alberto Pento
Chi è più fascistello di un arrogante e demenziale internazicomunista antisemita/antisraeliano, antiamericano, filo nazi maomettano, filo cubano, filo cinese, filo Corea del Nord, ... filo suprematismo razzista nero, ferocemente contrario al libero esercizio dei diritti umani naturali e universali, civili e politici dei nativi e indigeni europei specialmente se bianchi e cristiani, pro invasione dei clandestini, e la lista potrebbe continuare, ... ? Un individuo così è meglio perderlo che trovarlo.




Gino Strada, chi è la figlia Cecilia (e perché non era accanto a lui nelle ultime ore)
13 agosto 2021

https://www.ilmessaggero.it/persone/cec ... 36858.html

Toccante annuncio di Cecilia Strada, la figlia del fondatore di Emergency, su Twitter. «Amici, il mio papà Gino Strada non c'è più. Io vi abbraccio ma non posso rispondere ai vostri tanti messaggi (grazie), perché sono qui: dove abbiamo appena fatto un soccorso e salvato vite. È quello che mi hanno insegnato lui e la mia mamma».

Gino Strada morto mentre il "suo" Afghanistan esplode. «Qui curiamo tutti, civili e talebani»

Amici, il mio papà #GinoStrada non c'è più. Io vi abbraccio ma non posso rispondere ai vostri tanti messaggi (grazie), perché sono qui: dove abbiamo appena fatto un soccorso e salvato vite.

È quello che mi hanno insegnato lui e la mia mamma.

Abbracci forti a tutte e tutti. https://t.co/956bU9qZE8
— Cecilia Strada (@cecilia_strada) August 13, 2021

Gino Strada è morto a 73 anni. Ecco il suo augurio per il 25 aprile 2020
Una sola missione: salvare vite

La figlia di Strada non ha potuto essere accanto al padre mentre moriva proprio per questo: perché stava salvando vite. La donna è infatti nell'equipaggio di ResQ People - della ong "ResQ - People saving people", il cui presidente onorario è l'ex pm del pool di Mani Pulite Gherardo Colombo, che ha soccorso circa 85 persone in zona sar libica che si trovavano su una piccola barca di legno.

Luciano Scalettari, presidente di ResQ, ha ricordato Strada, «una grande figura nell'ambito dell'aiuto umanitario e ha fatto cambiare molte cose grazie ad Emergency e tutto quello che ha fatto. Ha sempre sostenuto concretamente che non c'è essere umano preferito ad un altro, e l'ha dimostrato con i fatti; è stato un grande pacifista, ha sempre curato i feriti e condannato le guerre. Noi di ResQ abbiamo l'onore di avere tra di noi la figlia Cecilia Strada, che in questo momento non può essere al suo fianco perché si trova in mezzo al mare a salvare le persone come suo padre e sua madre hanno sempre fatto».

Il premio per la pace

Ex presidente di Emergency, classe 1979, Cecilia è figlia di Gino Strada e di Teresa Sarti. Tre anni fa ha ricevuto il Premio Nazionale Cultura della Pace «per le molteplici attività svolte, per la sua opera sociale all’interno di un'associazione, così come per il lavoro di informazione, controinformazione e testimonianza riguardo ai teatri di guerra e alle possibili soluzioni da adottare. Tutto ciò ha permesso e permette a molti di conoscere realtà complesse, di aprire orizzonti diversi e di creare spazi di impegno decisivi per il progresso della società.».



Gino Strada, l'ultimo articolo prima della scomparsa: "Così ho visto morire Kabul"
13 agosto 2021

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca ... 102k.shtml

Il contributo sulla guerra in Afghanistan firmato del fondatore di Emergency era stato pubblicato da La Stampa proprio questa mattina

La rapida avanzata dei talebani, sottolinea Strada, "non dovrebbe sorprendere nessuno che abbia una discreta conoscenza dell'Afghanistan o almeno buona memoria. Mi sembra che manchino - meglio: che siano sempre mancate - entrambe".

"Totale illegalità internazionale" dell'operazione Usa - Il fondatore di Emergency ribadisce la "totale illegalità internazionale" dell'operazione statunitense in terra afghana, poiché è il Consiglio di Sicurezza Onu l'unico organismo internazionale "che ha il diritto di ricorrere all'uso della forza". La decisione "di attaccare militarmente e di occupare l’Afghanistan era stata presa nell’autunno del 2000 già dall’Amministrazione Clinton, come si leggeva all’epoca sui giornali pakistani e come suggerisce la tempistica dell’intervento".

Da "guerra al terrorismo" a "guerra contro i talebani" - Per Gino Strada, all'indomani dell'11 settembre l'Afghanistan veniva attaccato "ufficialmente perché forniva ospitalità e supporto alla 'guerra santa' anti-Usa di Osama bin Laden. Così la 'guerra al terrorismo' diventò di fatto la guerra per l'eliminazione del regime talebano al potere dal settembre 1996, dopo che per almeno due anni gli Stati Uniti avevano 'trattato' per trovare un accordo con i talebani stessi".

L'Italia e la tragedia umana della guerra - Nel suo excursus, il medico milanese non manca di sottolineare anche il coinvolgimento dell'Italia, che il 7 novembre 2001 approva una risoluzione a favore della guerra. "Chi allora si opponeva alla partecipazione dell’Italia alla missione militare, contraria alla Costituzione oltre che a qualunque logica, veniva accusato pubblicamente di essere un traditore dell'Occidente, un amico dei terroristi, un'anima bella nel migliore dei casi". I costi umani apparvero subito terrificanti: l'intervento della coalizione internazionale che ne conseguì "si tradusse, nei primi tre mesi del 2001, solo a Kabul e dintorni, in un numero vittime civili superiore agli attentati di New York".

Un "Paese distrutto" - Gino Strada ricorda poi di aver vissuto in Afghanistan complessivamente sette anni e di aver fatto esperienza diretta della tragedia della guerra: oltre alle 241mila vittime e ai 5 milioni di sfollati, tra interni e richiedenti asilo, "l'Afghanistan oggi è un Paese che sta per precipitare di nuovo in una guerra civile, i talebani sono più forti di prima, le truppe internazionali sono state sconfitte e la loro presenza e autorevolezza nell’area è ancora più debole che nel 2001. E soprattutto è un Paese distrutto, da cui chi può cerca di scappare anche se sa che dovrà patire l’inferno per arrivare in Europa".



Migranti, Gino Strada adesso insulta "Un governo di fascisti e coglioni"
Luca Romano
21 gennaio 2019

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 32041.html

Gino Strada torna ad attaccare il governo. Il fondatore di Emergency commenta l'emergenza immigrazione delle ultime ore con un anufragio nel Mediterraneo e il salvataggio da parte della Libia di 100 migranti su un barcone in avaria: "Gli esseri umani non sono sacchi di patate, che vengono dirottati, tu ne prendi 10, io 15. Ma dico siamo impazziti? Questo è un mondo di barbari. Qui stiamo tornando con le stesse logiche di tempi che speravamo non dovessero più ripresentarsi. Questa idea di un europa che si chiude con muri è un'idea che ha un nome molto chiaro: l'idea della fortezza europa è un'idea hitleriana", ha affermato ai microfoni di Radio Capital a "Circo Massimo".

A questo punto arriva l'affondo: "Quando alla fine si è governati da una banda dove una metà sono fascisti e l'altra metà sono coglioni non c'è una grande prospettiva per il paese". Ma Strada ha un bersaglio preferito: Matteo Salvini. L'attacco al ministro degli Interni è durissimo: "Mi stupisce la completa disumanità di questo signore. È un atteggiamento che non è soltanto non solidale o indifferente, ma è gretto, ignorante. È un atteggiamento criminale, questi sono dei criminali, dobbiamo svegliarci ci stanno ammazzando la gente sotto i nostri occhi e li sta ammazzando un governo che, purtroppo, molti italiani hanno anche assecondato e votato. È il nuovo fascistello, che indossa tutte le divise possibili eccetto quella dei carcerati, non ha preso il 90 per cento dei voti". Infine lancia un appello: "I cittadini devono organizzare una resistenza di fronte a questa nuova barbarie, a questo nuovo fascismo misto a incompetenza e a bullismo che sta dilagando".



Il "pacifismo" di Gino Strada
Hitler come Bush e Israele peggio di Irak o Corea del nord: ecco il finto pacifismo di Gino Strada
10.01.2003
Testata:Informazione Corretta
Autore: Giorgia Greco

https://www.informazionecorretta.com/ma ... 20&id=8506

L'Unità del 9 gennaio pubblica un’intervista a Gino Strada di Piero Sansonetti.
Il capo di Emergency risponde alle domande del giornalista sulla pace e sul significato di pacifismo, esprimendo concetti, probabilmente, condivisi da molti nel mondo occidentale.

Contrariamente a quanto Strada afferma, nessuno auspica la guerra per il solo gusto di farla, nessuna madre americana o europea vorrebbe vedere suo figlio partire per il fronte ma troppo spesso la guerra rimane l’unico mezzo per fermare dittatori sanguinari e Saddam Hussein – Gino Strada dovrebbe saperlo – lo è.

Quello che lascia sgomenti nelle affermazioni del capo di Emergency è l’attacco durissimo rivolto all’America e immediatamente dopo ad Israele.

Riportiamo gli stralci dell’intervista nei quali il suo pensiero si esprime compiutamente.
Lei non fa nessuna distinzione tra uso della forza e terrorismo?

Il terrorismo è la forma moderna della guerra. E’ stato terrorismo l’uso dei gas in Russia, che ha ucciso gente inerme in un teatro
Ma anche tutti i terroristi "veri"
Lo è stato l’uso del napalm, le bombe a Tel Aviv dei palestinesi e le rappresaglie israeliane.
Le bombe dei palestinesi avevano lo scopo di sterminare, facendo a brandelli, il numero più alto possibile di civili israeliani, le risposte israeliane non ci sarebbero nemmeno senza le bombe.

E’ troppo facile oltre che spregevole mettere sempre sullo stesso piano vittime e carnefici!
Dunque se Saddam è come Hitler prima si interviene per fermarlo e meglio è. Saddam Hussein è come Hitler?

Guarda, se si facesse un referendum mondiale, e si chiedesse ai sei miliardi di cittadini che popolano il mondo in chi vedono il pericolo di un nuovo Hitler, so con certezza chi vincerebbe il referendum: lo vincerebbe Gorge Bush. Del resto chi è che oggi più di chiunque altro al mondo mette a rischio la sicurezza internazionale?

Se qualche lettore di I.C. pensa a Saddam Hussein , dittatore sanguinario che ha sterminato migliaia di curdi, che opprime con un regime crudele il suo popolo, che ha nei giorni scorsi acclamato l’operato dei kamikaze palestinesi di Tel Aviv, che elargisce somme ingentissime alle famiglie dei terroristi, ebbene si sbaglia di grosso perché il signor Strada ha la risposta "certa".
Quel guerrafondaio, petroliere, figlio di petroliere guerrafondaio, che è George Bush.

I paesi più pericolosi per il mondo, in questo momento sono tre.
Corea del Nord, Siria, Iraq? NO!
Al primo posto gli Stati Uniti
Come sempre si guadagnano la medaglia d’oro
Al secondo Israele
Si deve accontentare della medaglia d’argento, ma poteva andargli peggio!
Al terzo la Russia.

Strada, perché il pacifismo è filopalestinese? Non sarebbe giusto mettere sullo stesso piano il terrorismo palestinese e le rappresaglie di Sharon?

Noi di Emergency mettiamo sullo stesso piano il terrorismo di frange palestinesi e quello del governo israeliano.
Israele è l’unico stato democratico del Medio Oriente circondato da regimi dittatoriali, l’unico stato nel quale anche gli arabi e tutte le minoranze possono esprimere le proprie opinioni, l’unico stato dove vige un sistema giudiziario con tribunali e avvocati, l’unico stato dove la democrazia non è solo una parola in bocca a dittatori ma viene realmente agita.

Per il signor Strada invece Israele è uno stato "pericoloso", "guerrafondaio" e "terrorista":
Gino Strada ha finalmente detto come la pensa. Ed è a uomo così che viene concesso il credito di cui gode.





"Quello che stiamo vivendo a Gaza è terrificante": le voci di medici e bambini
Le ong presenti nella Striscia, da Medici Senza Frontiere a Save The Children, affidano alla rete le parole di medici, operatori e bambini: un vero e proprio diario quotidiano. L'appello di Emergency.
Daniele Nalbone 20 Maggio 2021

https://www.micromega.net/gaza-racconto-guerra/

“Ho vissuto le offensive israeliane del 2008 e del 2014, ma l’operazione militare che stiamo vivendo oggi è molto più dura e più terrificante di qualsiasi altra avvenuta in precedenza”. Inizia così il racconto di Aymen al-Djaroucha, coordinatore di Medici Senza Frontiere a Gaza. Un racconto affidato al sito di Msf e postato sui social che punta a spiegare cosa sta accadendo nell’inferno della Striscia. Nessuna analisi geopolitica, ma un semplice “diario” volto ad accendere i riflettori sulla situazione e a mostrare gli effetti del conflitto in corso. Di fatto, le ong stanno riuscendo dove i giornalisti non possono arrivare, sopperendo a un vuoto informativo dovuto all’assenza di cronisti internazionali nei luoghi del bombardamento.

“I bombardamenti sono costanti, notte e giorno, non si fermano mai. Tutto è preso di mira: strade, case, palazzi. Gaza è lunga solo 40 chilometri, e ovunque cadano le bombe, l’esplosione si sente sempre” racconta. “Il condominio di Gaza City in cui vivevo con mia moglie, mia madre e i miei figli è stato danneggiato da un attacco aereo venerdì scorso. Il custode dell’edificio ha ricevuto una chiamata dagli israeliani che gli dicevano che tutti i residenti dell’edificio dovevano evacuare il palazzo perché sarebbe stato colpito. Sappiamo che questa chiamata arriva a pochi minuti o a un’ora prima dell’arrivo delle bombe. Siamo scesi dall’ottavo piano lungo le scale in meno di un minuto. Ho cercato di portare tutti in un posto sicuro il più lontano possibile”.

Il racconto del bombardamento

“Ricordo che mia moglie mi ha detto di non voler vedere il posto dove era cresciuta, un posto pieno di suoi ricordi, andare distrutto. Subito dopo ho sentito l’esplosione e ho visto la polvere, era tutto in fiamme. L’edificio è danneggiato, molti appartamenti sono stati distrutti e non so cosa sia rimasto del nostro. Non so nemmeno se potremo tornare a vivere lì. Da quel giorno la mia famiglia vive con mia suocera e io dormo in ufficio. Lavoro quasi tutto il tempo. Sembra un incubo a occhi aperti”.

Molte famiglie che abitano nella parte est di Gaza sono scappate verso quella occidentale perché temono un’invasione di Israele via terra. Stanno cercando rifugio vicino ad Al-Shifa, l’ospedale più grande di Gaza, e nelle scuole gestite dall’UNRWA. Ma anche quella zona, come mostrato dalla foto qui sotto, non è stata risparmiata dai bombardamenti.
16 maggio 2021, Gaza City nei pressi dell’ospedale Al-Shifa. Foto Mohammed Talatene / dpa

Danneggiata anche la clinica di Medici Senza Frontiere

Tra il 15 e il 16 maggio i bombardamenti hanno interessato la zona dove sorgono gli uffici e la clinica della ong: “Ricordo le urla degli uomini e delle donne nel cuore della notte, è stato terrificante” racconta Aymen al-Djaroucha. I feriti hanno fratture e lesioni causate da schegge di bombe e proiettili. “I bisogni sono molti, soprattutto in chirurgia e terapia intensiva. I pazienti sono donne, uomini, bambini: nessuno viene risparmiato. È il destino degli abitanti di Gaza. In pochi anni abbiamo vissuto diverse guerre e non sappiamo quando finirà, quando finalmente potremo vivere una vita normale”.

“La situazione è orribile da una settimana, il numero di vittime civili aumenta ogni giorno. Quando ho visto i danni nell’area e alla nostra clinica la mattina dopo l’attacco, sono rimasto senza parole. Ogni cosa è stata colpita: case, strade, alberi. Nella clinica, dove vediamo oltre mille bambini all’anno con ustioni e ferite da trauma, mancava un muro e i detriti erano ovunque. La clinica ora è chiusa non solo per i danni subiti, ma anche perché la strada per accedervi è stata totalmente distrutta e la zona è ancora pericolosa” racconta Mohammed Abu Mughaiseeb, vicecoordinatore medico di Medici Senza Frontiere a Gaza.

“La situazione è critica” denuncia Ely Sok, capomissione della ong nei Territori palestinesi: “I feriti aumentano e personale e forniture non possono entrare. In 24 ore si esaurirà la disponibilità di sacche di sangue e non si potranno più effettuare trasfusioni. Abbiamo urgente bisogno di predisporre un accesso sicuro per lo staff e per le forniture mediche”. Nel mirino, ovviamente, il blocco imposto da Israele con la chiusura dei confini della Striscia.

Le voci dei bambini di Gaza

Ed è proprio contro il blocco della Striscia che si scaglia un’altra ong, Save The Children, “a Gaza i servizi elettrici sono stati gravemente danneggiati dalle bombe e i servizi salvavita non ci sono più. I rifornimenti di carburante verso la striscia di Gaza sono bloccati perché Israele ha chiuso i confini che ne permetterebbero l’entrata. La situazione è drammatica perché molti dei servizi erano già sull’orlo del baratro a causa del COVID-19 e con scorte mediche limitate per via del blocco in vigore. Chiediamo quindi che il blocco su Gaza venga revocato urgentemente perché le vite dei bambini sono in serio pericolo. Il governo di Israele e tutte le parti devono consentire agli operatori umanitari di raggiungere i minori con aiuti salvavita e l’ingresso senza ostacoli di rifornimenti essenziali e carburante”.

Ma è ai bambini che Save The Children ha consegnato il racconto di Gaza sotto le bombe: “Ogni volta che c’è un attacco aereo ci spaventiamo, ogni volta che proviamo a scappare quando arriviamo alla porta c’è un altro attacco”.

“La situazione è terrificante. I bambini stanno morendo, siamo bombardati da ogni parte” denuncia Yasmine, una bambina di 11 anni.

L’appello di Emergency: “Cessate il fuoco”

“Cambiano i pretesti della guerra, ma non cambia mai la sostanza: i bombardamenti aerei sulla Striscia di Gaza, i razzi sparati su Israele si traducono in paura, vite perse, persone ferite” denuncia Emergency con una nota pubblicata sui social il 18 maggio. “Il conflitto israelo-palestinese è ormai la storia angosciante di un circolo vizioso di violenza e negazione di diritti: l’embargo e la segregazione in cui vivono da anni i palestinesi e la militarizzazione estrema di Israele si autoalimentano a vicenda senza fine. È un circolo che produce morti, sfollati, feriti, persone che non vedono futuro fuori dalla violenza. La popolazione civile è sempre la prima vittima: inerme, inascoltata, impotente, a volte strumentalizzata. Vediamo accadere lo stesso in altre parti del mondo: neanche questa crisi sanitaria mondiale è riuscita a fermare la violenza delle armi e invertire la rotta”. Per questo Emergency “si unisce agli appelli internazionali per il cessate il fuoco e l’avvio di un processo di pace per il rispetto dei diritti umani e della vita dei civili”.

Aggiornamento ore 15 del 20 maggio: negato ancora l’ingresso a un team MSF

È stato di nuovo impedito l’ingresso nella Striscia di Gaza ad un team di Medici Senza Frontiere, nonostante i crescenti bisogni umanitari causati dal conflitto. Intanto gli ospedali sono carenti di molti materiali per curare i feriti, a cominciare dalle sacche di sangue.

“Sono trascorsi ormai più di dieci giorni dall’inizio dei bombardamenti israeliani sulla Striscia e stanno aumentando i bisogni umanitari, con oltre 1.400 feriti e decine di migliaia di sfollati” denuncia Ely Sok, capomissione di MSF nei Territori palestinesi. “Il sistema sanitario, che già deve fronteggiare numerose carenze anche quando non ci sono bombardamenti, non dispone dei materiali fondamentali per curare i feriti, a cominciare dalle sacche di sangue. Non sappiamo ancora quando l’équipe di MSF sarà in grado di entrare a Gaza per unirsi ai nostri colleghi già sul posto. Chiediamo che siano riaperti immediatamente i valichi di frontiera e che sia garantita una circolazione sicura di personale e forniture umanitarie per scongiurare una catastrofe ancora più grave”.


Alberto Pento

Trattasi di un arrogante e demenziale internazicomunista antisemita/antisraeliano, antiamericano, filo nazi maomettano, filo cubano, filo cinese, filo Corea del Nord, ... filo suprematismo razzista nero, ferocemente contrario al libero esercizio dei diritti umani naturali e universali, civili e politici dei nativi e indigeni europei specialmente se bianchi e cristiani, pro invasione dei clandestini, e la lista potrebbe continuare, ... ? Un individuo così è meglio perderlo che trovarlo.

La coscienza della realtà e il senso del bene e del male di questo individuo fa acqua da tutte le parti. Questi presuntuosi, arroganti, demenziali e fallimentari salvatori del mondo (con l'ossessione dei deboli e degli ultimi e l'avversione per tutti gli altri) fanno più male che bene, il loro giudizio è pieno di pregiudizi e di irresponsabilità oltre che essere dei vergognosi calunniatori
.



IL VOLTO, GLI OCCHI
Niram Ferretti
14 luglio 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Non bisogna essere lombrosiani si dice, malgrado la fisiognomica abbia spesso molto da dire sull'interiorità di una persona, e basta guadare molti capolavori ritrattistici della pittura occidentale, da Tiziano a Tintoretto, da Rembandt a Velazquez a Lucien Freud per riconoscere la precisione di quanto Schopenhauer scrive nel capitolo ventinovesimo dei Parerga e Paralipomena:
"Ogni volto umano è un geroglifico, che, per la verità, si lascia decifrare, e l'alfabeto del quale ognuno porta in sè già pronto. Anzi, il viso di un essere umano, di regola, dice cose più interessanti di quelle che dice la sua bocca: poiché il viso è il compendio di tutto ciò che la bocca possa mai dire".
Del volto, nel volto, lo sguardo ha una eloquenza formidabile e si è sempre detto che esso fosse lo specchio dell'anima (e di nuovo basta guardare i sommi esempi che ci hanno lasciato i maestri sopracitati).
Il bene che Gino Strada ha fatto, salvando, dicono, molte vite seppure con parzialità ideologica, nulla toglie alla cupezza torva di uno sguardo che sembrava originato dalla rabbia, da una furia repressa a stento.
Non era lo sguardo di un uomo di pace.

Alberto Pento
Non era lo sguardo non solo di un uomo di pace ma nemmeno di un uomo buono e giusto.
È lo sguardo di un suprematista internazi comunista pieno di odio e di discriminazione ideologica e sociale che richiama per analogia l'odio e la discriminazione razziale del suprematismo razziale o razzismo.



Fascisti e antifascisti, nazisti, comunisti, maomettisti e zingari, la loro disumanità e inciviltà
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2731
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3975893749
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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