Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio lug 05, 2018 3:50 pm

Migranti, negli Stati Uniti i vescovi al confine col Messico
2018/07/02

http://www.lastampa.it/2018/07/02/vatic ... agina.html

Mentre manifestazioni e cortei di protesta si susseguono in tutto il paese, una delegazione di vescovi statunitensi, guidata dal presidente della Conferenza episcopale, il cardinale arcivescovo di Galveston-Houston Daniel N. DiNardo, è attesa oggi al confine con il Messico, nella diocesi di Brownsville, all’estremità meridionale del Texas, per testimoniare solidarietà agli immigrati e ribadire la contrarietà della comunità cattolica alla politica della «tolleranza zero». L’idea della visita - ricorda L’Osservatore Romano - era stata lanciata dal cardinale arcivescovo di Newark, Joseph William Tobin, durante la recente sessione di primavera della Conferenza episcopale, lo scorso 14 giugno in Florida, ed era stata caldamente appoggiata da numerosi presuli.

In quell’occasione il cardinale Tobin aveva parlato di «cardiosclerosi e indurimento del cuore», riferendosi alla politica di tolleranza zero che in poche settimane aveva portato all’allontanamento e alla dispersione in strutture di accoglienza di oltre 2300 bambini, i cui genitori sono accusati di aver varcato illegalmente la frontiera degli Stati Uniti.

In questo contesto, centinaia di chiamate da parte di famiglie e anche di singole persone stanno subissando il centralino della Conferenza episcopale statunitense per offrire assistenza proprio ai bambini latinoamericani separati forzatamente dai genitori al confine tra Stati Uniti e Messico.

Ne dà conto il Catholic New Service, che riporta come soltanto il 20 giugno scorso siano arrivate più di 300 telefonate alla commissione per i rifugiati e per i migranti, probabilmente sollecitate dalle immagini drammatiche dei bambini in lacrime, dei genitori straziati e anche forse dalla notizia che il Pentagono aveva chiesto 20mila materassi da inviare al confine, poiché le basi militari sono diventate rifugi per gli adulti in attesa di un processo che deciderà del loro status di rifugiati o di espulsi.


Alberto Pento
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer lug 11, 2018 10:48 pm

Nato, Trump attacca: "Alleati versino 4% Pil alla Difesa. Delinquente chi non lo fa. Germania? Prigioniera della Russia"
Roberto Festa
11 luglio 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ia/4486068

La Germania è “totalmente controllata e prigioniera della Russia”, per la sua dipendenza energetica. E gli alleati sono dei “delinquenti” perché non spendono abbastanza per la difesa comune. Donald Trump è arrivato a Bruxelles per il vertice NATO e le sue dichiarazioni hanno sollevato nuove discussioni e polemiche. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha risposto spiegando che la Germania di oggi è “un Paese unito nella libertà”. Le dichiarazioni di Trump, all’inizio di un viaggio di sette giorni in Europa che toccherà tre Paesi, sono comunque il segno di come il presidente USA abbia ampiamente picconato il vecchio sistema di alleanze atlantiche. Il presidente, nelle ultime ore, ha chiesto che i membri della Nato destinino il 4 per cento del loro Pil alla difesa comune. Un obiettivo di difficile realizzazione.

“Molti Paesi non stanno pagando ciò che essi dovrebbero e, francamente, molti Paesi ci devono un’incredibile somma di denaro – ha detto Trump al segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, invitato a colazione nella residenza dell’ambasciatore statunitense a Bruxelles. “Per quanto mi riguarda, sono dei delinquenti (la parola usata è delinquent, versione poco elegante di non-compliant) perché gli Stati Uniti devono pagare per loro”. Particolarmente duro Trump è apparso nei confronti della Germania. “E’ totalmente controllata dalla Russia – ha spiegato – a causa della sua dipendenza dal gas naturale russo. Gli Stati Uniti spendono in modo pesante per difendere la Germania dalla Russia e la Germania finisce per pagare miliardi e miliardi di dollari ogni anno alla Russia”. In particolare, il presidente USA ha criticato Berlino per aver dato il via libera e offerto la propria costa per il progetto Gazprom di costruzione dell’oleodotto Nord Stream 2.

La risposta della Cancelliera tedesca è stata immediata. Arrivando al quartier generale della Nato, Merkel ha detto: “Ho fatto personalmente l’esperienza di quando una parte della Germania era controllata dall’Unione Sovietica. Oggi sono molto felice di dire che noi siamo uniti nella libertà, come Repubblica Federale di Germania. Oggi siamo in grado di assumere scelte politiche indipendenti e prendere decisioni autonome. Questa è una buona cosa, soprattutto per la gente della Germania est”. Merkel ha anche ribattuto alle critiche di Trump, secondo cui Berlino farebbe troppo poco per la difesa comune. “La Germania fa molto per la Nato – ha detto – la Germania è al secondo posto per quanto riguarda la fornitura di truppe, la gran parte della nostra capacità militare è offerta alla Nato e oggi noi abbiamo un forte coinvolgimento in Afghanistan. In questo modo, difendiamo anche gli interessi degli Stati Uniti”.

Che questo di Bruxelles non sarebbe stato un meeting tra i più tranquilli, nei 69 anni di storia della Nato, lo si sapeva. Le dichiarazioni di Trump, prima ancora dell’inizio, hanno confermato attese e timori. Il presidente USA ha d’altra parte, e da tempo, reso molto chiaro il suo pensiero. Negli ultimi giorni, nelle sue frequenti esternazioni su Twitter, ha definito la Nato come “molto ingiusta”. Il tycoon chiede che i membri della Nato spendano di più per la difesa, come richiesto dalle linee guida dell’alleanza transatlantica. L’anno passato gli Stati Uniti hanno devoluto il 3,5 per cento del proprio PIL nelle spese per la difesa – molto di più negli anni precedenti – mentre solo tre Paesi (Gran Bretagna, Grecia ed Estonia) hanno superato la barriera del 2 per cento (con uno Stato, la Polonia, che è sceso sotto la barriera del 2). “Penso che questi Paesi debbano farsi carico della cosa, non in un periodo di dieci anni, ma immediatamente, ha detto Trump a Bruxelles.

Se le esternazioni di Trump erano previste, il segretario generale Stoltenberg è apparso comunque sorpreso dalla virulenza con cui sono state espresse. Dopo aver riconosciuto che il linguaggio di Trump è stato “franco e diretto”, Stoltenberg ha voluto comunque ricordare che “persino durante gli anni della Guerra Fredda, gli alleati Nato commerciavano con la Russia”. Merkel e Trump si incontreranno comunque nella serata di mercoledì. Secondo diverse fonti e quotidiani statunitensi, Trump vedrebbe con favore la sostituzione di Merkel e per questo attacca, in un momento in cui la cancelliera tedesca appare in difficoltà all’interno. Merkel è stata del resto una delle critiche più aspre del presidente americano e i due si sono scontrati al G7 in Canada del mese scorso. Il risentimento di Trump nei confronti della Cancelliera ha ragioni personali – Merkel, negli incontri privati, non ha mai nascosto la sua scarsa considerazione politica e umana per Trump – sia motivazioni politiche. Il presidente USA pensa che la resistenza tedesca a pagare di più per la difesa comune rafforzi la Germania all’interno, il suo welfare, gli investimenti nell’industria, consentendo al Paese di mantenere anche una maggiore capacità di esportazione, proprio a danno dei prodotti americani.

La richiesta che i membri Nato destinino il 4 per cento del Pil alla difesa, fatta da Trump nelle ultime ore a Bruxelles, verrà probabilmente accolta con riserve e distinguo, rendendo ancora più aspro il confronto all’interno dell’Alleanza.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » lun lug 16, 2018 8:11 pm

Il summit di Helsinki. Putin: 'Nessuna russa nel voto Usa". Trump: 'Russiagate una farsa'
2018/07/16

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca ... e8cc3.html

Faccia a faccia di oltre due ore a Helsinki fra Trump e Putin, con i due leader impegnati a smontare le teorie sull'intereferenza nel voto Usa. "Ripeto ciò che ho già detto in molte occasioni: la Russia non ha mai interferito né mai interferirà negli affari interni americani", incluse le elezioni, ha affermato il capo del Cremliono, in conferenza stampa con il presidente Usa, aggiungendo che "qualsiasi materiale dovesse venire alla luce, lo potremmo analizzare insieme, attraverso i gruppi sulla sicurezza informatica".

"Dobbiamo ricostruire le fondamenta dei rapporti tra i nostri paesi e trovare il modo di metterli sui binari della crescita - ha aggiunto Putin - . Comunque siamo molto contenti di questo incontro, di solito i nostri colloqui in contesti internazionali erano stati molto più brevi. Ho la sensazione che io e Trump iniziamo a capirci molto meglio adesso".

Per la Russia - sostiene ancora Putin - la questione della Crimea è "chiusa" perché l'annessione è avvenuta in seguito ad "un referendum conforme alla legge". Lo ha detto il presidente Vladimir Putin nella conferenza stampa congiunta con Donald Trump. Quest'ultimo, ha aggiunto il capo del Cremlino, ha invece ribadito che per lui l'annessione è "illegale".

"L'inchiesta sul Russiagate - secondo Trump - è stata un disastro, ci ha tenuto separati, è una farsa. Ancora dobbiamo trovare le prove. E' stata una campagna elettorale onesta. Ho battuto correttamente Hillary. Il Russiagate ha messo in difficoltà le relazioni delle due più importanti potenze nucleari".

Nel corso della conferenza stampa, Putin ha regalato a Trump il pallone dei Mondiali: "Gli do la palla in modo che sia nel suo campo...".

Il vertice si era aperto con dichirazioni distensive da parte di entrambi i leader: "Non siamo andati molto d'accordo negli ultimi anni, ma credo che avremo un buon rapporto in futuro: andare d'accordo con la Russia è una cosa positiva, non negativa", ha detto Trump, aggiungendo: "Il mondo ci sta osservando". E rivolto a Putin: "E' bello essere qui con te". Quindi, la stretta di mano.

E Putin: "I nostri contatti continuano costantemente, abbiamo parlato al telefono, ci siamo visti a margine di diversi eventi internazionali. Ma certamente è arrivata l'ora di parlare in maniera particolareggiata dei nostri rapporti bilaterali e dei punti nevralgici internazionali, ce ne sono parecchi".

Dello stesso tenore le dichiarazioni subito dopo il faccia a faccia durato oltre due ore: "Credo sia un buon inizio, un inizio molto buono", ha affermato il presidente degli Stati Uniti.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio lug 19, 2018 7:56 am

Trump ammette l'errore, mena su europa e nato - e quel siluro di putin che nessuno…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
18.07.2018

http://m.dagospia.com/maglie-trump-amme ... uno-178874

“Ho sbagliato a parlare mentre pronunciavo una frase chiave, succede”’. Servivano delle scuse e persino una ammissione di incapacità linguistica se necessario, perlomeno di incapacità linguistica momentanea dovuta a un certo nervosismo, per placare il muro di critiche e accuse di tradimento, che dai democratici e dai servizi stavano toccando anche i vertici più per bene del partito repubblicano?

Serviva di ribadire che mai e poi mai davanti a un russo si può ripetere quel che pure a Washington si va dicendo da un paio d'anni almeno, ovvero che un pezzo di Stato complotta contro il presidente eletto?


Eccoli serviti, tanto per fare un altro po' di confusione, Donald Trump ieri sera ha detto che si è sbagliato, questione di un not, un non, può succedere parlando in inglese, una sorta di doppio negativo, ha spiegato. Voleva dire “Why Russia would not", non “why Russia would", voleva dire “perché non avrebbe dovuto” e non “perché avrebbe dovuto” la Russia interferire nelle elezioni presidenziali americane del 2016, come è risuonato nella sala della conferenza del Palazzo del Presidente a Helsinki.

Quanto alle azioni e all'indagine delle agenzie di intelligence americane, il presidente ha aggiunto, sempre martedì sera nello Studio Ovale, che accetta le loro conclusioni sul fatto che ci siano state delle intrusioni russe, purché sia chiaro, come già è stato ribadito finora, ha aggiunto Trump, che lui e i suoi non c'entrano niente, e che le interferenze e le intromissioni non hanno inciso sull’esito del voto.

Ci credono loro, ci credete voi? No, ma era necessario farlo, anzi doveroso, e probabilmente era tutto già pianificato. Donald Trump ha fatto le due parti in commedia, il socio buono e socio cattivo, uno a Helsinki e l'altro tornato a casa, a Washington. Ha fatto una brutta figura? Certamente si. Gli importa? Certamente no.

Che fosse doveroso farlo lo hanno dimostrato le dichiarazioni di lunedì di molti esponenti repubblicani, fino a quel Newt Gingrich, autorevolissimo esponente repubblicano, ex speaker alla Camera e presidente del Partito presidente, sostenitore di Donald Trump fin dall'inizio contro il partito, oggi giornalista e opinionista ,nonché accompagnatore a Roma dell'ambasciatore in Vaticano e sua diletta consorte, Calista.

Gingrich non ha esitato in un tweet durissimo e significativo a dire che si aspettava spiegazioni e scuse da parte del presidente.

Diverso e meno conformista quello del libertario Rand Paul,senatore del Kentucky, che di solito è meno tenero con Trump ma stavolta si è schierato col presidente senza timore.

“ il presidente è diverso da molti altri leader che abbiamo avuto che si occupano di cose invece che di persone Penso che Trump sia diverso in questo, vuole incontrare leader stranieri. E alla fine risultati importanti si ottengono in questo modo”. E per essere ancora più esplicito in un tweet: “ Il presidente è passato attraverso un anno e mezzo di indagini totalmente di parte, che cosa dovrebbe pensare?”. Più chiaro di così, tanto che Trump lo ha ringraziato pubblicamente con un tweet di risposta.


Fatta la smentita, basterà a tenere calmi gli avversari e i nemici? Certo che no, ma non erano mica calmi prima, non erano certamente calmi quando due giorni prima di un Summit storico e dovuto da tempo con la Russia, il numero 2 del dipartimento di Giustizia ha pensato bene di annunciare l'incriminazione di 12 funzionari russi dei quali non ha fatto i nomi, e che non sono più negli Stati Uniti, per una indagine che andava avanti da più di un anno.

Lo scopo era palese, intendevano far fallire il summit, esporre il presidente degli Stati Uniti a una figuraccia internazionale, incuranti di eventuali conseguenze perfino sulla pace mondiale.

Naturale a questo punto domandarsi che cosa ne sarà dei dossier importanti dell'incontro, se argomenti accennati o in attesa di ulteriori incontri e tavoli di trattativa, andranno avanti, oppure se la nuova guerra fredda e i rapporti bilaterali fondamentali tra due potenze così importanti sono destinati a essere congelati finché non finisce questa storia tutta americana del Russiagate. Ammesso che finisca mai.

Vi dicevo nell'articolo di ieri che I contatti più importanti e stretti sono tenuti da due Generali capi di Stato Maggiore, i generali Joseph Dunford e Valerj Gerasimov, che si incontrano regolarmente da un anno e mezzo, parlano di sicurezza e rispettive forze e movimenti militari, collaborano sul terrorismo internazionale e anche sulla intelligence sotto accusa, consuetudine che non può che tranquillizzare. Tranquillizzò per esempio chi sapeva, o avevo immaginato, nel caso del raid americano sulla Siria che tanto allarmava l'Europa.

In discussione per quanto riguarda il nucleare è l'estensione del trattato Nuovo Start che ha ridotto gli arsenali a 1.550 testate per parte e che può essere prorogato di cinque anni.

Ma il nucleare senza controllo, il nucleare sporco, ce l'hanno in mano altri Stati, assai meno controllabili. Così si arriva al dossier Iran, alleati di Mosca a fianco di Damasco, un dossier scottante e difficilmente conciliabile per intero.

Però c'è qualche novità. Gli Stati Uniti vogliono bloccare l'ingerenza iraniana e avere mano libera sulle sanzioni, la trattativa con la Russia potrebbe chiudersi positivamente se Mosca potrà avere maggior margine di azione in Siria, e soprattutto alla Russia come all'Arabia Saudita conviene il petrolio in più che venderebbe se il commercio iraniano fosse bloccato dalle sanzioni.

Inoltre Putin ha parlato con toni diversi con il premier israeliano Benjamin Netanyahu e sembra possibile una cooperazione al sud ovest della Siria dove ci sono le alture del Golan israeliane. All'Iran verrebbe impedito di violare i confini di Israele.

In una combattiva intervista rilasciata a Fox News subito dopo la fine dei colloqui e della conferenza stampa a helsinki, Vladimir Putin, oltre a respingere sdegnosamente le accuse di interferenze e collusione nelle elezioni del 2016, ha sottolineato che le sanzioni degli Stati Uniti contro la Russia danneggiano e colpiscono prevalentemente gli Stati Uniti. Ha fatto anche un po' di numeri. A 150 miliardi di dollari l'anno tra merci e servizi di esportazioni europee corrispondono in tutto 17 miliardi di esportazioni americane.

Ma Putin sa bene che per ora le sanzioni non si toccano e che il massimo ottenuto negli incontri bilaterali di Helsinki è la decisione di costituire gruppi di lavoro a cui parteciperanno imprenditori e capitani d'industria.

Tutti infine hanno giudicato come un ammorbidimento del presidente americano la frase sul gasdotto Nord stream 2 , proposito del quale Trump ha detto “ci faremo concorrenza”. Ma è una frase che può anche non preludere a nulla di buono.

Dossier complicati, tavoli di trattativa solo all'inizio, difficile però sostenere come tentano di fare un po' tutti, e qui in Italia il corrispondente unico collettivo con grande agitazione ripete, ovvero che il summit non sia servito a niente, che anzi sarebbe stato meglio non farlo quell'incontro.

Pur sotto accusa e costretto a parziali scuse, Donald Trump infatti lo ha ribadito a chiudere l'intero viaggio.

“While I had a great meeting with NATO, raising vast amounts of money, I had an even better meeting with Vladimir Putin of Russia. Sadly, it is not being reported that way - the Fake News is going Crazy!”

Ho avuto un grande incontro alla Nato e raccolto un sacco di denaro, ma anche meglio è stato l'incontro con Vladimir Putin. Purtroppo non l'hanno raccontato in questo modo, le fake news stanno impazzendo.

Le news che ieri sera ha raccontato lui nell'intervista del "Tucker Carlson Tonight" erano state registrate a Helsinki subito dopo la conferenza stampa di lunedì sera, quindi questa notte ora italiana, le due, sono apparse un po' vecchie, tre scuse e marcia indietro sull'interferenza russa.

Ma sull'Europa e sull'immigrazione, Donald Trump si è espresso e nessuno può avere dubbi su quali azioni di quali governi europei gli piacciono oggi.

Alla domanda se gli sbarchi abbiano portato vantaggi a qualcuno, risponde seccamente “No, a nessuno”.

“ Le politiche di immigrazione in Europa sono un disastro. Stanno distruggendo l'Europa, stanno distruggendo la cultura dell'Europa il crimine e’ aumentato in quelle aree e sarà meglio che facciano qualcosa”’

“Angela era una superstar finché non ha deciso di lasciar entrare milioni di persone e in Germania e questo l'ha danneggiata malamente.”

Dall'Europa alla politica di immigrazione americana il passaggio è stato rapido, come l'attacco ai democratici al Congresso perché cercano di impedirne la riforma.

“ i democratici vogliono i confini aperti che è come dire che vogliono il crimine. Forse la filosofia politica con cui li hanno cresciuti, forse l'hanno imparata a scuola, forse sono pazzi. Non lo so, so che abbiamo le peggiori leggi di immigrazione del mondo, anzi non abbiamo nessuna legge. È una vera disgrazia che i democratici non vogliono fare niente perché abbiamo bisogno dei loro voti e loro sono capaci solo di fare resistenza e ostruzionismo, ma riusciremo lo stesso a cambiare le leggi sull'immigrazione”.

Durissimo anche se non nuovo il giudizio sulla Nato e i mancati contributi.

“ Non abbiamo nessuna intenzione di pagare cifre folli tra il 70 è il 90% per difendere dei Paesi abitualmente non pagatori, anche perché sono gli stessi che ci impongono dei dazi iniqui mentre comprano a condizioni vantaggiose da noi. Tutto questo deve finire”

Su Nato ed Europa, insomma, nessuna marcia indietro.

Ps. Durante la conferenza stampa, Vladimir Putin ha lanciato un silurone che quasi nessuno ha ritenuto di prendere in considerazione e che merita di essere analizzato per evitare di dire sciocchezze, ma anche per capire se c'è qualcuno tra i democratici e tra le sdegnate agenzie di servizi, magari John Brennan, che debba tremare per possibili rivelazioni.

Ha detto: sospettiamo che uomini dell'intelligence americana siano coinvolti nella consegna di 400 milioni di dollari a Hillary Clinton da parte dell'uomo d'affari Bill Browder durante la campagna elettorale. Browder è vicino a Soros, grande amico di Bill Clinton, deve alcuni miliardi di tasse non pagate , ora è cittadino britannico.



DALLA RUSSIA CON AMORE
Niram Ferretti
18 luglio 2018

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

L'incontro a Helsinki tra Donald Trump e Vladimir Putin è andato bene relativamente a Israele. Putin ha affermato che sulle alture del Golan devono valere le intese prese tra Siria e Israele nel 1974, il che è un esplicito avviso all'Iran e alle sue mire di volersi insediare ai confini tra Siria e Israele. Tuttavia la questione è complessa ed è tutto da vedere se Teheran accetterà di ritirarsi. La partita è aperta.

Per quanto riguarda invece Trump e Putin, è ormai chiaro che il presidente americano ha nei confronti dell'autocrate russo una certa debolezza. Le dichiarazioni di Trump sul fatto che la Russia non avrebbe interferito nelle elezioni americane, poi ritrattate in modo farsesco a seguito della levata di scudi di buona parte del partito Repubblicano, sono state imbarazzanti. Mike Pence e Mike Pompeo hanno chiesto a Trump di chiarire meglio il suo pensiero. Lo ha fatto arrampicandosi sugli specchi.

Fortunatamente, al di là delle intemerate trumpiane, la politica americana attuale è vigile e dura nei confronti della Russia. Alla cedevolezza psicologica trumpiana non corrisponde una cedevolezza concreta.

Gli Stati Uniti stanno vendendo armi all'Ucraina, hanno, quando è stato neccessario, eliminato soldati russi in Siria, sono estremamente risoluti contro uno dei principali clienti russi, l'Iran, non hanno allentato alcuna delle sanzioni poste in essere.

Putin è assai scaltro. Trump meno. Speriamo che lungo il suo percorso presidenzilale faccia più attenzione. Gli interessi americani non sono quelli russi, non lo sono stati mai, in nessuna circostanza.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » lun lug 23, 2018 8:36 pm

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https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8159267512

L’avvertimento - Alta tensione Usa-Iran, Trump: «Non minacciate mai più gli Usa». Teheran: «Stupido e incapace
23 luglio 2018
giordano stabile

http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2018/ ... ente.shtml

Passa poco tempo dal duro messaggio del presidente Usa che avverte l’Iran con un messaggio su Twitter: «Non minacciare mai più gli Stati Uniti - scrive Trump - o ne pagherete le conseguenze, come pochi nella storia ne hanno sofferte prima. Non siamo un Paese che tollererà più le vostre stupide parole di violenza e morte. Fate attenzione».

Rapida da Teheran arriva la replica: «Ogni mossa illogica e poco saggia degli Usa porterà a una risposta indimenticabile dell’Iran che rimarrà nella storia» risponde il capo della Giustizia iraniana, Sadegh Amoli Larijani che aggiunge: «Le affermazioni di Donald Trump sono state fatte da una persona incapace e stupida come lui, ma deve sapere che nella storia tutti i Faraoni hanno avuto questo illogico orgoglio, aspettandosi di essere idolatrati da tutti», ha aggiunto Larijani.

Il messaggio dell’inquilino della Casa Bianca, scritto tutto in maiuscolo su Twitter, era arrivato come risposta al presidente iraniano Hassan Rouhani che ieri si era rivolto agli Stati Uniti dicendo di non «non giocare con la coda del leone» e che «la guerra con l’Iran sarebbe stata la madre di tutte le guerre». Trump ha avvertito la leadership di Teheran di non minacciare mai più gli Stati Uniti perché «adesso non siamo più disposti a sopportare le vostre folli aggressioni».

Lo scambio di battute infiamma ancora di più lo scontro tra gli Usa e la Repubblica islamica dopo il ritiro di Washington dall’accordo nucleare e la minaccia delle guardie della rivoluzione di chiudere lo stretto di Hormuz in caso di blocco dell’esportazioni di petrolio dall’Iran. Gli Stati Unti vogliono imporre sanzioni durissime per mettere in crisi l’economica iraniana e favorire un cambio di regime.



Usa-Iran, Trump a Rohani: "Non ci minacciate o conseguenze mai viste". Teheran replica: "Stupido e incapace"
di F. Q. | 23 luglio 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... za/4510043

Donald Trump avverte Hassan Rohani di stare “attento” a minacciare gli Stati Uniti. Mike Pompeo definisce la leadership iraniana “una mafia“. Arriva il duplice affondo dell’amministrazione americana contro Teheran, dopo che il presidente iraniano aveva definito un eventuale conflitto degli Usa contro la Repubblica islamica “la madre di tutte le guerre“.

Il capo della Casa Bianca ha avvertito l’Iran delle conseguenze “come pochi nella storia ne hanno avute prima” se minaccerà Washington. “Non minacciate mai più gli Stati Uniti – ha scritto Trump su Twitter, tutto in maiuscolo, rivolgendosi al presidente Rohani – o subirete conseguenze come pochi nella storia ne hanno sofferte”. “Non siamo più un Paese – aggiunge – che sopporterà le vostre stupide parole di violenza e morte. Fate attenzione”.

Il segretario di Stato: “Iran come la mafia” – In un discorso in California, davanti alla diaspora iraniana, il segretario di Stato Mike Pompeo ha invece accusato i leader iraniani di assomigliare “alla mafia più che a un governo”. “Il livello di corruzione e ricchezza tra i leader del regime dimostra che l’Iran è guidato da qualcosa che assomiglia alla mafia più che a un governo – ha scandito il capo della diplomazia americana in un discorso al Ronald Reagan Presidential Library and Museum – Qualche volta sembra che il mondo sia diventato insensibile davanti all’autoritarismo del regime in casa ed alle sue campagne di violenza all’estero, ma l’orgoglioso popolo iraniano non resta in silenzio sui molti abusi del suo governo”.

Quindi, Pompeo ha affermato che gli Stati Uniti non “hanno paura” di sanzionare “al più alto livello” il regime di Teheran, che rappresenta “un incubo per il popolo iraniano”. E per questo, il segretario di Stato chiede agli altri Paesi di cooperare per ridurre “il più possibile vicino allo zero le importazioni” di petrolio iraniano da qui al novembre prossimo, quando entreranno in vigore le sanzioni americane, decise dopo il ritiro dall’accordo sul nucleare annunciato a maggio.

“Chiediamo a tutti i Paesi che sono stanchi del comportamento distruttivo della Repubblica islamica – ha concluso – di unirsi alla nostra campagna di pressione, e questo riguarda in particolare i nostri alleati in Medio Oriente ed in Europa, dove ci sono persone che sono state terrorizzate per decenni dall’attività violenta del regime”. E, secondo quanto riporta la Cnn online, il segretario di Stato avrebbe anche sostenuto che la guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha un fondo speculativo segreto personale da 95 miliardi di dollari non tassato e utilizzato dalle Guardie islamiche rivoluzionarie.

La risposta iraniana – Ogni mossa illogica e poco saggia degli Usa “porterà a una risposta indimenticabile dell’Iran che rimarrà nella storia”. Così il capo della Giustizia iraniana, Sadegh Amoli Larijani risponde alla raffica di minacce targate Usa. Le affermazioni di Donald Trump “sono state fatte da una persona incapace e stupida come lui, ma deve sapere che nella storia tutti i Faraoni hanno avuto questo illogico orgoglio, aspettandosi di essere idolatrati da tutti”, ha aggiunto Larijani.




Alta tensione Usa-Iran. Trump: attenti o pagherete. La replica: è uno stupido
2018/07/23

http://www.repubblica.it/esteri/2018/07 ... -202453580

Alta tensione Usa-Iran. In una preoccupante escalation di minacce che rimbalzano da una capitale all'altra. Dal presidente Donald Trump è arrivato così un nuovo avvertimento dopo che nelle ultime ore si era espresso duramente anche il segretario di Stato Mike Pompeo. "Fate attenzione".
Si chiude così un duro messaggio rivolto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, al suo omologo iraniano, Hassan Rouhani. "Non minacciare mai più gli Stati Uniti - scrive Trump su Twitter - o ne pagherete le conseguenze, come pochi nella storia ne hanno sofferte prima. Non siamo un Paese che tollererà più le vostre stupide parole di violenza e morte. Fate attenzione". Il minaccioso tweet dell'inquilino della Casa Bianca è arrivato dopo dopo che il presidente iraniano aveva definito un eventuale conflitto degli Stati Uniti contro la Repubblica islamica "la madre di tutte le guerre".
E poche ore dopo, il Consigliere per la Sicurezza nazionale, John Bolton, ha dichiarato: "Il presidente Trump mi ha detto che se l'Iran farà qualcosa di negativo pagherà un prezzo che solo pochi Paesi hanno pagato finora".

Passa poco tempo e da Teheran arriva la replica. Ogni mossa illogica e poco saggia degli Usa "porterà a una risposta indimenticabile dell'Iran che rimarrà nella storia". Parole del capo della Giustizia iraniana, Sadegh Amoli Larijani. Che ha aggiunto: le affermazioni di Donald Trump "sono state fatte da una persona incapace e stupida come lui, ma deve sapere che nella storia tutti i Faraoni hanno avuto questo illogico orgoglio, aspettandosi di essere idolatrati da tutti".


Dal canto suo, in un discorso in California, davanti alla diaspora iraniana, il segretario di Stato ha accusato i leader iraniani di assomigliare "alla mafia più che a un governo". E ancora: "Il livello di corruzione e ricchezza tra i leader del regime dimostra che l'Iran è guidato da qualcosa che assomiglia alla mafia più che a un governo - ha scandito il capo della diplomazia americana in un discorso al Ronald Reagan Presidential Library e Museum - Qualche volta sembra che il mondo sia diventato insensibile davanti all'autoritarismo del regime in casa ed alle sue campagne di violenza all'estero, ma l'orgoglioso popolo iraniano non resta in silenzio sui molti abusi del suo governo".

Quindi, Pompeo ha affermato che gli Stati Uniti non "hanno paura" di sanzionare "al più alto livello" il regime di Teheran, che rappresenta "un incubo per il popolo iraniano". Pertanto il segretario di Stato chiede agli altri Paesi di cooperare per ridurre "il più possibile vicino allo zero le importazioni" di petrolio iraniano da qui al novembre prossimo, quando entreranno in vigore le sanzioni americane, decise dopo il ritiro dall'accordo sul nucleare annunciato a maggio. "Chiediamo a tutti i Paesi che sono stanchi del comportamento distruttivo della Repubblica islamica di unirsi alla nostra campagna di pressione, e questo riguarda in particolare i nostri alleati in Medio Oriente ed in Europea, dove ci sono persone che sono state terrorizzate per decenni dall'attività violenta del regime", ha concluso Pompeo.



L'Iran minaccia di chiudere Hormuz. Ecco cosa potrebbe succedere
Lorenzo Vita
Lug 23, 2018

http://www.occhidellaguerra.it/iran-hormuz

L’Iran torna a minacciare la chiusura dello stretto di Hormuz come riposta alle ultime scelte degli Stati Uniti sulle sanzioni. Il governo iraniano è infatti tornato a paventare uno degli scenari più inquietanti per tutto il mercato petrolifero mondiale, la chiusura di quello stretto che permette l’esportazione non solo degli idrocarburi iraniani ma anche di tutti quelli del Golfo Persico. Una minaccia che ritorna ciclicamente e che è destinata a pesare (e molto) sulle prossime decisioni dei governi regionali e delle superpotenze impegnate in Medio Oriente.

“Non giocate con la coda del leone”

La possibilità di questo blocco è arrivata per bocca delle due figure più importanti del panorama politico iraniano: la guida suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, e il presidente, Hassan Rouhani. Il leader supremo ha dichiarato che, in caso di blocco alle esportazioni di petrolio iraniano, Teheran avrebbe fatto in modo di rendere impossibile le esportazioni di oro nero per qualsiasi altro Paese del Golfo. Non è stato specificato il mezzo usato: ma è chiaro che l’unica soluzione sarebbe chiudere quello spazio di mare che separa le terre iraniane dall’Oman.

Toni durissimi anche da parte del presidente Rouhani.”Non si può provocare il popolo iraniano contro la propria stessa sicurezza e interessi”, ha avvertito in un discorso trasmesso in televisione. “Abbiamo sempre garantito la sicurezza di questo stretto” ha detto il presidente, ricordano l’assoluta libertà di transito assicurata dal governo iraniano, ma “non giocate con la coda del leone, o lo rimpiangerete per sempre”, ha sottolineato il capo di Stato. E ha definito un possibile conflitto con l’Iran come “la madre di tutte le guerre”.
L’importanza di Hormuz

Lo stretto di Hormuz è uno dei choke-point fondamentali del mercato petrolifero mondiale, i cosiddetti “colli di bottiglia”. Per uscire dal Golfo Persico e giungere ai mercato asiatici ed europei, le petroliere devono per forza transitare attraverso quello stretto. Di fatto, l’Iran ha le chiavi per il controllo del traffico petrolifero mondiale. Le stime del 2012 dello Us Energy Information Administration (Eia) parlavano di un traffico nello stretto che rappresentava il 35% del commercio via mare di petrolio a livello mondiale. Il 20% del traffico petrolifero totale, incluso quello terrestre.

Il fatto che nel Golfo Persico siano presenti gli Stati che da soli posseggono circa la metà delle riserve mondiali di petrolio, fa capire meglio di ogni altro punto e dato il motivo per cui la chiusura di Hormuz è da considerare di fondamentale importanza. Se già le tensioni fra Paesi del Golfo ed Iran sono altissime, la chiusura di un porto da cui dipende un terzo del mercato mondiale di petrolio e soprattutto la sopravvivenza economica di tutti i Paesi della regione che esportano gas e oro nero,inciderebbe in maniera sensibile sulla fragile stabilità del Medio Oriente.

Non a caso, gli Stati Uniti non solo hanno sempre temuto la possibilità che Teheran decidesse questa soluzione drastica. Ma hanno basi in tutta la costa arabica del Golfo proprio per fare in modo che quel passaggio, anche in caso di escalation militare, sia sempre garantito. E infatti, in queste ultime settimane, il Pentagono è tornato a parlare di invio di navi da guerra vicino a Hormuz.

Uno scenario plausibile?

È difficile prevedere le scelte dell’Iran in questo delicato periodo di transizione geopolitica.Tendenzialmente, i governi iraniani hanno sempre minacciato la chiusura di Hormuz nei momenti di maggiore tensione con il mondo occidentale. Ma si sono spesso (e fortunatamente per tutti) fermati alle minacce senza azioni reali.

Come ricorda Ispi, “già nel2012 Teheran minacciò di chiudere lo Stretto in risposta al nuovo round di sanzioni Usa e Ue relative al programma nucleare iraniano. Tuttavia, anche dopo l’entrata in vigore nel luglio di quell’anno dell’embargo Ue sul petrolio, Teheran non dette seguito alla minaccia”.

Gli interessi iraniani, di fatto, impediscono allo stesso governo di chiudere lo Stretto. Farlo andrebbe contro la sua stessa possibilità di esportare petrolio e gas. Ma soprattutto andrebbe incidere sulla stabilità regionale, sulla credibilità politica ottenuta in questi anni e sull’economia di un alleato utilissimo come la Cina, che vive anche delle importazioni di energia del Golfo Persico.

Ma se tutto sembra andare verso una definizione del problema senza mosse rivoluzionarie di Rouhani, è anche vero che oggi viviamo in un’epoca diversa rispetto a qualche anno fa. La guerra all’Iran esiste, anche se per ora essa è fatta sotto forma di conflitti esterni (Siria e Yemen) e a livello economico. Ma l’Iran sta già subendo i risultati delle azioni di altri Paesi, Israele e Stati Uniti in testa.

La differenza di approccio fra l’attuale amministrazione di Donald Trump e del governo di Benjamin Netanyahu rispetto ai loro predecessori, così come la poca capacità politica dei leader europei, consegnano un quadro molto diverso del Medio Oriente. La speranza, ancora una volta, poggia sulla strategia iraniana di evitare azioni che facciano scattare l’offensiva israeliana e statunitense, con l’appoggio dei sauditi, ma anche che evitino di indispettire chi vive grazie a quel petrolio e che per Teheran sono partner fondamentali: Cina, India ed Unione europea.



Iran, Islam scita e ebrei
viewtopic.php?f=188&t=2221

Iran, ebrei in Iran, persecuzione, guerra a Israele
viewtopic.php?f=197&t=2237


“Il regime sionista verrà sradicato Il piano Usa è satanico e malvagio”
18 luglio 2018

Khamenei: “Il piano americano è un complotto satanico e malvagio, il fasullo regime sionista verrà sradicato”. La Guida Suprema del regime teocratico iraniano, ayatollah Ali Khamenei, ha denunciato su Twitter l’atteso piano di pace dell’amministrazione Trump definendolo un “complotto satanico e malvagio”, e ha garantito che il “fasullo regime sionista verrà sradicato”.

http://www.italiaisraeletoday.it/il-reg ... e-malvagio

“Tutti devono sapere – ha scritto Khamenei in una serie di cinque post su Twitter – che il complotto satanico e malvagio che gli Stati Uniti hanno in serbo per la Palestina non si avvererà mai. Con grande dispiacere dei politici americani, la Palestina non sarà mai dimenticata e Al-Quds (Gerusalemme) rimarrà la capitale della Palestina e la prima Qibla (direzione della preghiera) dei musulmani”.

Khamenei prosegue affermando che “il sogno bellicoso che Al-Quds venga data ai sionisti non si avvererà mai: la nazione palestinese si opporrà e le nazioni musulmane sosterranno la nazione palestinese, senza mai permettere che ciò accada”. E conclude: “Per grazia di Dio, la nazione palestinese conseguirà certamente la vittoria sui nemici e sarà testimone del giorno in cui il fasullo regime sionista verrà sradicato”.
Gli inviati del presidente Usa in Medio Oriente Jason Greenblatt e Jared Kushner con Abu Mazen

Gli inviati del presidente Usa in Medio Oriente Jason Greenblatt e Jared Kushner con Abu Mazen

L’amministrazione Trump sta lavorando a un piano di pace, che i palestinesi hanno già respinto prima che venga completato e pubblicato.

(Times of Israel, Israelenet)
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mar lug 24, 2018 6:38 am

Come mai nonostante tutto Trump è al 45 per cento di popolarità?
Maria Giovanna Maglie per "Dagospia"
23 luglio 2018


http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 179345.htm

I rapporti incestuosi con la Russia? La guerra suicida delle tariffe? La vittoria del 2016 rubata grazie alle interferenze? L'inchiesta sul Russia Gate che non si ferma? Le polemiche furibonde sui confini e l'immigrazione? La sfida con l'Iran? L'ex capo della CIA e quello dell' FBI che lo chiamano traditore? I democratici che chiedono pubblicamente e quotidianamente l'impeachment?

Com'è possibile una popolarità al 45%, secondo il sondaggio del Wall Street Journal insieme alla NBC, fatto proprio tra il 16 e il 18 luglio, a ridosso del controverso faccia a faccia con Vladimir Putin a Helsinki?

Di più, tra i repubblicani la popolarità è all'88%, un record superato solo dopo un anno e mezzo di presidenza da W Bush, ma eravamo in pieno dopo 11 Settembre, per capirci, a Ronald Reagan era al 79 e Barack Obama all'81.

Il messaggio è chiaro per il partito repubblicano nella sua parte scalpitante contro i metodi di Donald Trump. Solo l'odio sistematico dei democratici scatenati, soprattutto sulle due coste, in iniziative di richiesta di impeachment per le strade nei salotti e nei teatri, assieme alla costante messa in discussione della sua legittimità e dei suoi poteri attuata a Washington, mantengono tutto sommato modesto il livello totale di popolarità del presidente.

Sarà che, come dice Gay Talese, newyorkese inventore con Tom Wolfe del New Journalism e certamente non un trumpiano, l'America attraversa il periodo di maggiore ipocrisia della sua storia e le élites non capiscono l’essenza dell'America, che invece Trump rappresenta.

Deve essere per l'ipocrisia che quando si arriva a giudicare la gestione dell'economia dell'ultimo anno e mezzo, l'indice di approvazione sale miracolosamente, 50% secco e solo un 34% di disapprovazione.

Sempre per citare Gay Talese, quelli che già erano ricchi fanno ancora più soldi e parlano male di chi glieli fa fare, ma all'interno della nazione la classe media e quella operaia respirano dopo anni di sofferenza.

Mai stata così bassa la disoccupazione tra i neri, mai così bassa tra gli ispanici, mai tra le donne. Gli estensori del sondaggio la spiega in maniera semplice è tutta legata all'economia.

Trump riesce a resistere a una pressione mai vista, un po' come Bill Clinton nel 1998 riuscì a resistere allo scandalo di Monica Lewinsky alle sue pubbliche bugie e al procedimento di impeachment che in quel caso fu avviato, perché l'economia andava molto bene allora come adesso.

Una differenza però c'è, ed è l'atteggiamento della stampa e dei poteri forti di Washington, che restarono neutrali all'epoca, ed ora sono scatenati contro la presidenza

La quale presidenza paura certo non se ne mette, anzi, l'atteggiamento da newyorkese rapace e sprezzante del pericolo sta tutta nella risposta via Twitter di Donald Trump al presidente iraniano Rouhani.

Ancora una volta funziona il metodo ossessivo dei messaggi via Twitter del presidente, che salta i corpi intermedi sapendoli nemici se non quando strettamente necessario. Chiunque scriva che sarebbero da evitare I Tweet non capisce l'eccezionalità della presidenza Trump, questi fastidioso uso dei social ne costituisce il nocciolo duro

Succede così che il presidente avverte l'iraniano di stare attento a quel che gli può succedere se minaccia gli Stati Uniti preceduto da un intervento del segretario di stato Mike Pompeo che definisce la leadership iraniana una mafia. L’Informazione per essere completa deve ricordare però che il primo a parlare era stato Rouhani minacciando gli Stati Uniti di evitare qualsiasi conflitto che sarebbe la madre di tutte le guerre.

La risposta è un Tweet tutto maiuscolo, quindi gridato nel linguaggio social.

"Non minacciate mai più gli Stati Uniti – scrive su Twitter, o subirete conseguenze come pochi nella storia ne hanno sofferte". "Non siamo più un Paese – aggiunge Trump– che sopporterà le vostre stupide parole di violenza e morte. Fate attenzione".

Altrettanto serio l'attacco del segretario di Stato durante un discorso in California alla Library di Ronald Reagan: "Il livello di corruzione e ricchezza tra i leader del regime dimostra che l'Iran è guidato da qualcosa che assomiglia alla mafia più che a un governo.

Qualche svolta sembra che il mondo sia diventato insensibile davanti all'autoritarismo del regime in casa ed alle sue campagne di violenza all'estero, ma l'orgoglioso popolo iraniano non resta in silenzio sui molti abusi del suo governo".

È urgente allora ridurre "il più possibile vicino allo zero le importazioni" di petrolio iraniano da qui a novembre, quando entreranno in vigore le sanzioni americane, decise dopo il ritiro dall'accordo sul nucleare voluto da Barack Obama.

Segue messaggio per noi europei, rimasti nell'accordo "Chiediamo a tutti i Paesi che sono stanchi del comportamento distruttivo della Repubblica islamica di unirsi alla nostra campagna di pressione, e questo riguarda in particolare i nostri alleati in Medio Oriente ed in Europa, dove ci sono persone che sono state terrorizzate per decenni dall'attività violenta del regime".

Non sono impazziti né Trump Né la “colomba” Pompeo, hanno solo fatto un accordo con la Russia e con Putin che prevede che quest'ultimo molli l'Iran gradualmente e collabori con gli Stati Uniti e con Israele nella exit strategy della guerra in Siria e nella ricostruzione dai profitti miliardari che seguirà.

Per intanto gli Stati Uniti incoraggiano e appoggiano, e forse non lo fanno da soli, rivolte popolari in Iran dove si annuncia una guerra dell'acqua molto agguerrita

Se il dossier Medio Oriente e avviato e probabilmente passerà da un accordo con Mosca e con i sauditi, il dossier Europa è completamente aperto, tanto che il super democratico Los Angeles Times titola in prima pagina che è finita un'alleanza storica tra Stati Uniti ed Europa.

Sarà così? Molte chiacchiere circolano intorno all'imminente viaggio di Jean Claude Juncker a Washington. Larry Kudlow, consigliere economico di Trump, dice esplicitamente che si aspetta un'offerta precisa per trovare un accordo sulla questione dei dazi e delle tariffe, segnatamente quelli delle automobili, e ricorda che il presidente una proposta rivoluzionaria che metterebbe tutti d'accordo l'ha già fatta, quella di azzerare tutti i dazi.

Da Bruxelles frenano, precisano che si tratta di un viaggio molto importante per ammorbidire le tensioni nelle relazioni, tanto più necessario dopo il vertice di Helsinki, ma che Jean Claude Juncker non è autorizzato a portare nessuna offerta.

Bisogna vedere chi, e da parte di chi. Certamente Angela Merkel è in una grande urgenza di trovare una soluzione al problema delle esportazioni di automobili tedesche, perché già è commissariata in casa dalla destra del suo partito e dai riottosi alleati socialdemocratici.

Juncker viaggia accompagnato dal commissario al commercio Cecilia Malmstrom, e soprattutto dal suo segretario generale, Martin Selmayr, tedesco e potentissimo, in realtà comanda lui, naturalmente un funzionario non eletto da nessuno.

Avvocato, 47 anni, detto Rasputin per i modi autoritari e dispotici, è l'esempio tipico di come agiscono i tedeschi dell'Unione Europea per gestire il potere, prediligendo incarichi apparentemente oscuri ma dal quali si manovrano personale, soldi, si gestiscono dossier, si bloccano decisioni.

Selmayr è vicinissimo alla Merkel. Un osso duro che si scontrerà direttamente con Donald Trump, che ha cominciato senza timore la guerra sui dazi ma che la devi chiudere anche rapidamente con una vittoria per rassicurare gli americani sui prezzi da pagare .
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio ago 09, 2018 7:17 am

Il piano di Trump per negare la cittadinanza agli immigrati
Gerry Freda - Mer, 08/08/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/nie ... 63215.html

Le associazioni a difesa dei migranti hanno annunciato di essere pronte a “impugnare davanti a ogni corte federale” le modifiche proposte da Trump alla normativa sulla cittadinanza

Amministrazione Trump intenzionata a rendere più difficile per gli stranieri ottenere la cittadinanza americana.

In base alle ultime indiscrezioni riportate dai media Usa, il presidente mirerebbe a penalizzare i migranti che beneficiano di una ampia gamma di servizi federali. I provvedimenti auspicati da Trump dovrebbero incidere sui diritti di milioni di immigrati attualmente residenti negli Stati Uniti.

Secondo la Nbc e Fox News, Stephen Miller, consigliere politico della Casa Bianca, avrebbe presentato al presidente un piano inteso a modificare la normativa statunitense sulla concessione del permesso di soggiorno e della cittadinanza. Le leggi oggi in vigore stabiliscono che le istanze di naturalizzazione presentate da stranieri possono essere respinte se questi ultimi costituiscono un “peso per le casse pubbliche”, ossia se sono malati terminali, individui affetti da dipendenze o disoccupati di lungo corso. I media sostengono che la proposta di Miller mirerebbe ad ampliare il significato di “peso per le casse pubbliche”, al fine di penalizzare gli immigrati che beneficiano dell’Obamacare, dell’assistenza sanitaria per i minori e dei buoni-pasto federali. Trump avrebbe già dato il proprio parere favorevole alla riforma caldeggiata dal consigliere. Una volta approvata tale modifica normativa, il numero di migranti candidati a ottenere la residenza permanente negli Usa si ridurrebbe enormemente. Il provvedimento dovrebbe infatti risultare sfavorevole per più di venti milioni di stranieri.

La Casa Bianca non ha ancora rilasciato commenti ufficiali sulle indiscrezioni veicolate dai media, mentre il Dipartimento della Sicurezza Interna si è affrettato a smentire le ricostruzioni della Nbc e di Fox News. In una nota, il dicastero ha precisato: “Obiettivo dell’Amministrazione Trump è la rigorosa attuazione delle leggi vigenti in materia di immigrazione e di cittadinanza. Queste ultime forniscono già una protezione adeguata ai contribuenti americani, in quanto riservano la concessione della cittadinanza agli stranieri economicamente autosufficienti.”

Nonostante la precisazione fornita dal Dipartimento, le associazioni per i diritti dei migranti hanno immediatamente accusato la Casa Bianca di volere varare una “riforma discriminatoria e abominevole”. L’NGO Committee on Migration ha criticato la proposta di Stephen Miller: “La Casa Bianca considererà come un pericolo per il bilancio pubblico sia i soggetti che beneficiano dell’assistenza federale diretta sia quelli che ricorrono all’Obamacare, un servizio governativo indiretto. Se verrà approvata la riforma voluta da Miller, a essere penalizzati saranno anche coloro che una volta hanno ottenuto un biglietto-omaggio per l’autobus o gli individui che hanno ricevuto sussidi federali dopo una catastrofe naturale”. L’U.S. Committee for Refugees and Immigrants ha lanciato un avvertimento all’Amministrazione Trump: “Siamo pronti a impugnare i provvedimenti del Governo in materia di cittadinanza davanti a ogni corte federale. Trump non è riuscito ad abolire il programma Daca. Non riuscirà neanche a togliere a milioni di immigrati il sogno di divenire cittadini americani.”
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio ago 09, 2018 8:49 pm

Trump e i neri negli USA

https://www.facebook.com/whitehousebrie ... 5541621251

Commento di Giovanni Dalla Valle :

"Trump riceve l’endorsement dei rappresentanti piu’ autorevoli della comunità Cristiana nera in USA. Il reverendo che parla ha 60 anni (tenuti benissimo) e ricorda di aver supportato molti esponenti democratici in passato, tra cui persino Ted Kennedy ma si dice convinto di non aver mai visto un presidente così favorevole alle istanze dei neri come Donald Trump in tutta la sua vita. Cade dunque un altro alibi dei radical chic che hanno sempre tentato di dipingere Trump come un pericoloso razzista, ben supportati dalla maggioranza dei media. Siamo davanti a una svolta epocale? Io credo di sì. Ma non in senso propriamente politico bensì direi mediatico. Gran parte della comunità afro-americana è sempre stata molto legata ai valori della famiglia e delle proprie radici culturali e spesso cristiane, non è una novità. Trump (come Salvini in Italia o Orban in Ungheria per citare solo degli esempi) non fa altro che rispettare i valori identitari di una cospicua parte di cittadini americani ormai perfettamente integrati da decine di generazioni nella storia d’America. E li sta aiutando moltissimo, persino più del suo predecessore che era addirittura di origini africane. Dunque non è tanto l’opinione del cittadino medio che sta cambiando. Piuttosto sta crollando quell’immenso castello di carta e celluloide mediatica che per decenni ha mentito, presentando come maggioritarie opinioni che non lo sono mai state. È il crepuscolo del mondo mediatico tradizionale quello a cui stiamo assistendo. La fine di un mondo falso. E gli Dei che stanno scomparendo sono appunto i radical chic, i suoi principali demiurghi. Ma non sarà un’implosione pacifica. Questi non sono come le classi di burocrati comunisti che hanno dominato l’Europa dell’Est fino al 1989. Questi hanno ancora lobby e finanziatori potentissimi alle spalle che hanno tutto l’interesse a costruire una società di consumatori privi di senso d’identità. E useranno tutte le loro armi “atomiche” fino all’ultima rimasta. Come scrivo spesso, questa è la vera Terza Guerra Mondiale ed è appena iniziata. Una guerra tra persone per bene e i demoni del totalitarismo anti-identitario. Non era scontato che la comunità nera stesse dalla nostra parte. Accogliamoli dunque come alleati a braccia aperte. E ringraziamo anche loro per il loro coraggio. Questi sono i figli di Martin Luther King. Non è meraviglioso vederli combattere al nostro fianco?"
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer ago 22, 2018 6:49 pm

Trump purtroppo non può licenziare putin con un tweet
Maria Giovanna Maglie per Dagospia

http://m.dagospia.com/america-fatta-a-m ... eet-169530

“A classic bully", un vero prepotente, così un Trump esasperato avrebbe bollato Vladimir Putin e i suoi comportamenti. Purtroppo non può licenziarlo con un Tweet, e lo strapotere della Russia, anche se i Liberal progressisti anime belle non lo ammetteranno mai in nessuna parte del mondo, è la diretta tragica conseguenza di 8 anni di inerzia e comportamenti deboli del presidente Barack Obama. Nobel per la pace o Nobel per la seconda guerra fredda?

È tutto qui il problema che oggi si affronta, ovvero un nuovo squilibrio mondiale che già ha portato guai tremendi ed è ora foriero di chissà quali disgrazie, di fronte al quale un’America non più egemone si ritrova da sola, e stendiamo un velo di pietoso silenzio sulle miserie dell'Europa.

Chissà se il deep state che vede come unico nemico Donald Trump, e oggi agisce nella persona del procuratore speciale Robert Mueller tirando per i capelli una inchiesta che avrebbe dovuto essere conclusa da tempo con un nulla di fatto, si rende conto che siamo davvero sull'orlo della cold war numero 2, i cui effetti potrebbero essere non solo pesanti per l'economia e la politica di tutto il mondo, perfino catastrofici?

Chissà se i giornali e media americani e i loro imitatori italiani si rendono conto che c'è ben altro da andare a investigare e su cui fare titoloni che non un possibile e mai provato ruolo della Russia nella campagna elettorale presidenziale del 2016, o di strologare sui cambiamenti di ministri, visto che qui si tratta eventualmente di attentati alla democrazia, agli Stati, di regolamenti di conti mafiosi in territori di sovranità altrui che, se provati, fanno impallidire il più rocambolesco film di spionaggio?

Gli Stati Uniti hanno deciso di applicare sanzioni su Individui ed entità russe come mai erano stati decise in precedenza, anche se ancora non vengono toccati ufficiali di governo ed oligarchi legati a Vladimir Putin.

Si tratta comunque da parte del Dipartimento del Tesoro della iniziativa più forte dell'ultimo anno, che colpisce 19 Individui e 5 strutture, compresi i servizi di intelligence russi, la maggior parte dei quali emersi proprio dall'inchiesta del procuratore speciale. L’accusa è quella di boicottaggio di impianti energetici americani compresi siti nucleari.

Gli Stati Uniti hanno anche concordato con Inghilterra Germania e Francia nel domandare che la Russia spieghi l'avvelenamento di due ex spie russe, nella convinzione se non nella certezza, come lo stesso Trump ha detto, che dietro quegli avvelenamenti ci sia la Russia.

Naturalmente i democratici non sono contenti e sostengono che manca la giusta sanzione per il tentativo di intromettersi nelle elezioni americane del 2016, riferendosi a fatti certi come la violazione della mail del Comitato Democratico da parte di hacker pagati dalla Russia.

Tutti pronti alla rottura? Tutti abbastanza incoscienti da farlo? A parole sembrerebbe di sì, a sentire la dichiarazione di Adam Schiff, capo dei democratici alla commissione Intelligence della Camera. Ma anche il presidente della commissione Esteri che è un repubblicano, Ed Royce, chiede misure più dure per quel che è avvenuto in Inghilterra.

Non c'è dubbio che la reazione non sia finora proporzionata a quel che ha deciso il governo inglese.

Intervenendo lunedì pomeriggio alla House of Commons, Theresa May aveva usato toni di condanna inusitati e mercoledì è passata dalle parole ai fatti: 23 diplomatici russi, individuati come agenti segreti sul suolo britannico, hanno una settimana di tempo per lasciare l’isola o saranno espulsi.

È una delle risposte pratiche alla guerra diplomatica esplosa tra Londra e Mosca dopo l’avvelenamento dell’ex spia e dissidente russo Sergei Skripal e di sua figlia Yulia. I due poveretti sono stati colpiti una settimana fa avvenuto a Salisbury, cittadina del Wiltshire, con una sostanza tossica, il Novichok, che sarebbe compatibile con un genere sviluppato in Russia negli ambienti militari.

La May aveva chiesto urgentemente spiegazioni al governo Russo definendo l'azione un uso illegale della forza contro il Regno Unito e quando l'ultimatum è scaduto, ha dichiarato che “non esiste altra alternativa al fatto che lo Stato russo sia responsabile di tentato omicidio”.

A onor del vero non solo da Mosca non è arrivata alcuna spiegazione alle richieste avanzate dal governo londinese, ma al contrario ad aggravare le cose sono state fatte dichiarazioni minacciose sui rischi legati a mettersi contro una potenza nucleare, un gesto definito di completo disprezzo di un altro Stato sovrano.

Oggi i rapporti diplomatici sono interrotti, non ci saranno rappresentanti ufficiali inglesi ai prossimi mondiali di calcio, c’e’ la minaccia di congelare tutti gli asset russi “se dovesse esserci la prova che possano essere usati per minacciare la vita e la proprietà dei cittadini britannici”.

Che cosa pensa di fare l'amministrazione Trump in tutto ciò? Si sta lavorando sull'ipotesi dell'articolo 5 del trattato Atlantico che prevede che un attacco un membro dell'Alleanza in Europa o Nord America sia a tutti gli effetti un attacco a tutti i componenti, compiuto inoltre utilizzando un gas di uso militare, e tenendo in conto che è stato contagiato anche un agente di polizia britannico.

L’Articolo 5 fino ad oggi è stato invocato solo in un’occasione, da parte degli Stati Uniti: l’11 Settembre del 2001.

Gli estremi ci sarebbero già e vengono individuati proprio nelle parole del presidente americano Donald Trump, che ieri ha attraverso l'ambasciatore alle Nazioni Unite Nikki Haley ha fatto sapere che sulla base delle informazioni in possesso agli Stati Uniti, dietro l’attacco ci sarebbe lo Stato russo.
Si dovrà nelle prossime ore capire che fare con il comunicato della NATO nel quale l’Alleanza chiede a Mosca di “rispondere alle richieste” della Gran Bretagna, di “fornire una spiegazione piena e completa sul programma Novichok, nel quale si ravvisa “una chiara violazione delle norme e degli accordi internazionali”.

Non è un gran fine settimana.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio ago 23, 2018 7:55 pm

Trump nomina l’ebrea Ravich nella cabina di regia dell’intelligence degli Stati Uniti
23 agosto 2018
Amanda Gross

http://www.italiaisraeletoday.it/trump- ... tati-uniti

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scelto come vicepresidente del comitato consultivo dell’intelligence Samantha Ravich, un esperto di sicurezza nazionale ebraica che è ben noto nella comunità di sicurezza nazionale pro-Israele.

Ravich, ex vice consigliere per la sicurezza nazionale del vicepresidente Dick Cheney, è una consulente senior della Fondazione per la difesa delle democrazie, un autorevole gruppo di esperti filo-israeliani.

È anche consulente senior del Chertoff Group, fondato da Michael Chertoff, segretario della sicurezza nazionale nell’amministrazione di George W. Bush, ed ha lavorato con il Washington Institute for Near East Policy. Una delle sue specialità è la lotta contro il terrorismo.

La Ravich ha anche lavorato con la comunità pro-Israele contribuendo a raccogliere fondi. Il suo libro, “Marketization and Democracy: East Asian Experiences” (edito dall’università di Cambridge) è usato come libro di testo di base in economia internazionale, scienze politiche e corsi universitari di studi asiatici.
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