Donald Trump Teases a President Bid During a 1988 Oprah Show | The Oprah Winfrey Show | OWN
25 giu 2015
https://www.youtube.com/watch?v=SEPs17_ ... ture=share
Storia:
Roscio è famoso ed è nelle cronache da anni.
In tutta la sua vita Newyorkese è stato famoso e celebrato per le sue amicizie ed anche connessioni professionali con moltissimi afro.
Molti dei suoi o sue collaboratrici più importanti erano afro, così come anche moltissimi ispanici e pure donne.
Ciò si riflette anche, in buona parte, nel suo "gabinetto" e tra i suoi consiglieri.
È un fatto storico facilmente verificabile da tutti.
Nota è la sua stretta amicizia con Oprah Winfrey ad esempio, poi cambiata date le differenze "politiche" che con il "razzismo" o la "misogenia" non hanno nulla a che fare.
Questa intervista è l'essenza del suo Patriottismo e del perchè alla fine ha deciso, contro i suoi interessi personali, di entrare in politica.
Candido, trasparente e super diretto come sempre.
Ma molti non lo sanno e quindi non possono capirlo.
Io sì ed è proprio per questo che ha avuto il mio voto e lo riavrà.
Avercene come lui...magari.
Eccoli gli antitrumpiani!
USA 2020: TRUMP È FOTTUTO?
Da una slavina sta diventando una valanga, Trump crolla in popolarità, soprattutto con gli anziani poco istruiti, quello che era stato il suo “zoccolo duro”.
Massimo Gaggi – Corriere della Sera
L’economia sta attraversando una crisi senza precedenti dai tempi della Grande depressione, ci vorranno anni per riprendersi. Impensabile una ripresa in cinque mesi, soprattutto perché Trump è ondivago ed imprevedibile, oltre che un inetto, narcisista e incompetente. Nessuna impresa investirebbe ed assumerebbe in un clima simile. I tre colpi del Codid-19, dell’impennata della disoccupazione e della rivolta nelle piazze sembra condannare il presidente ad una sconfitta umiliante a novembre. Anche il Senato repubblicano a novembre sarà probabilmente un ricordo.
Massimo Gaggi, il corrispondente a Washington del Corriere, illustra bene la situazione.
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NON SOLO I NUMERI NAZIONALI (CHE SIGNIFICANO POCO): ANCHE NEGLI STATI CHIAVE IL PRESIDENTE CONTINUA A PERDERE TERRENO RISPETTO A JOE BIDEN
La campagna di Donald Trump sta spendendo molto per sostenere la candidatura del presidente in Ohio, uno Stato vinto nel 2016 da Trump su Hillary Clinton con un margine ampio, l’8 per cento. E anche in Arizona, un altro Stato conservatore la cui conquista fino a qualche tempo fa era data per scontata dagli strateghi del Grand Old Party. Giorno dopo giorno i sondaggi nazionali proiettano un’immagine di crescente impopolarità di The Donald: quello di Real Clear Politics dà Biden avanti del 7,8%, mentre la rilevazione della Monmouth University fotografa un distacco di ben 11 punti.
Numeri nazionali che, come abbiamo imparato nel 2016, significano poco: mancano ancora cinque mesi al voto e Trump ha indubbie capacità mediatiche mentre, per come è costruito il sistema americano del collegio elettorale, il presidente può essere riconfermato anche perdendo il voto popolare: gli basta prevalere nei collegi rurali e nel Sud. Nel 2016 vinse pur avendo avuto tre milioni di voti meno di Hillary Clinton. Potrebbe accadere di nuovo: è stato calcolato che potrebbe farcela anche con 6-7 milioni di voti meno di Biden.
Eppure negli ultimi giorni i timori dei repubblicani sono diventati terrore: non si tratta più solo di poll nazionali più o meno attendibili. Arrivano segnali molto negativi anche dagli Stati-chiave per l’esito delle presidenziali — Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Florida — mentre ora appaiono in bilico anche Stati che dovrebbero essere nella colonna di quelli sicuri per i repubblicani: i sondaggi della Fox, la rete conservatrice, danno Trump e Biden alla pari in Texas e in Ohio, mentre il presidente è indietro in Arizona, oltre che in Wisconsin. E i frequenti viaggi del vicepresidente Mike Pence in Georgia indicano che anche il controllo di questo Stato del Sud sta diventando, per Trump, problematico.
Non sono sole le presidenziali ad allarmare il fronte conservatore: a preoccuparlo, forse ancora di più, è la prospettiva di perdere il controllo del Senato dopo aver ceduto due anni fa ai democratici quello della Camera. Fino a qualche settimana fa questa sembrava una prospettiva remota: per farcela i democratici dovrebbero mantenere tutti i loro senatori in scadenza e strapparne quattro o cinque ai repubblicani. Ma ora diversi collegi senatoriali dei conservatori sono traballanti: tra essi proprio quello della Georgia dove Kelly Loeffler è stata indagata per aver liquidato poco prima della crisi del coronavirus i titoli azionari in suo possesso appena ricevuto dai servizi segreti un rapporto riservato sui gravi danni economici che la pandemia stava per produrre.
[omissis] Mancano ancora 150 giorni al voto e con la riapertura dell’America l’economia comincerà a riprendersi, ma il processo sarà molto lento: arriveremo alle urne con una disoccupazione ancora nettamente superiore al 10%. Nessuno ce l’ha mai fatta con numeri simili [omissis].
Trump torna ai suoi istinti: dividere, alimentare conflitti, giocare sulla paura. Blinda il suo elettorato tradizionale, minoritario ma compatto, sperando che la sinistra, oggi maggioranza, si disperda tra le sue diverse anime.
«“Legge e ordine” è una linea che può funzionare anche oggi, come con Nixon mezzo secolo fa» sostiene il politologo Larry Sabato. «No, nel 1968 Nixon era rassicurante, il moderato tra il progressista Humphrey e il razzista Wallace: somigliava a Biden, non a Trump», replica David Frum che è stato consigliere e speechwriter di George Bush alla Casa Bianca.
Trump, secondo le rilevazioni, sta perdendo terreno in tutte le fasce sociali: dai bianchi laureati alle donne, ai pensionati (fan del trumpismo, ma ora spaventati dalla sua linea dura sul coronavirus) [omissis].
Eccoli gli antitrumpiani!
Elezioni Usa, da Bush a Romney: anche parte dei Repubblicani scarica Trump. Powell: "Voterò Biden, il tycoon è un pericolo" - Il Fatto Quotidiano
7 giugno 2020
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/0 ... o/5827298/
Anche da dentro il Partito Repubblicano arrivano attacchi a Donald Trump che, il 3 novembre, sarà chiamato alla sfida elettorale con il candidato democratico, Joe Biden, per agguantare la riconferma alla Casa Bianca. Sono in diversi, nel Grand Old Party, a credere che il tycoon, secondo gli ultimi sondaggi in svantaggio di 10 punti rispetto all’avversario, non potrà sopravvivere politicamente alla pandemia di coronavirus e alle proteste che si sono scatenate dopo l’uccisione di George Floyd. Così aumentano i nomi tra coloro che, tra i conservatori, lo scaricano annunciando che non voteranno per lui o, addirittura, che sosterranno il candidato Dem.
Uno dei nomi più influenti apparsi sui media americani è certamente quello dell’ex presidente repubblicano, George W. Bush, che, scrive il New York Times, come nel 2016 ha fatto sapere alla sua cerchia di collaboratori di non avere alcuna intenzione di sostenere The Donald alle prossime elezioni. Una bocciatura che pesa ma che, quattro anni fa, non ha impedito al tycoon di diventare prima il candidato repubblicano alla Casa Bianca, nonostante la forte opposizione interna al partito, e poi di prendere il suo posto all’interno dello Studio Ovale vincendo il testa a testa con Hillary Clinton.
Simile al rifiuto di Bush è quello di Mitt Romney, senatore ed ex candidato alla presidenza da sempre volto degli oppositori al magnate statunitense tra i conservatori. Anche lui, come l’ex presidente, non metterà la croce sul nome di Trump il 3 novembre. Mentre la vedova del senatore John McCain, Cindy, ha addirittura deciso di sostenere Joe Biden, preferendo quindi dare il proprio sostegno ai Democratici.
E tra i nomi che potrebbero decidere di abbandonare la barca del tycoon, che adesso è riuscito a inimicarsi anche i militari, contrari all’intervento contro i manifestanti più volte minacciato dal presidente, ci sono anche Lisa Murkowski, una senatrice moderata dell’Alaska, e gli ex speaker della Camera John Boehner e Paul Ryan, anche se quest’ultimi non hanno ancora preso una decisione definitiva.
Ma chi si è espresso con maggiore durezza nei confronti di Donald Trump, anche lui annunciando il proprio sostegno a Joe Biden, è l’ex segretario di stato americano sotto la presidenza Bush, Colin Powell. Il generale, da sempre sostenitore del Gop, è stato il primo afroamericano a diventare capo della diplomazia Usa e in un’intervista alla Cnn ha dichiarato: “La gente sta realizzando che Donald Trump è un pericolo per il Paese. Si è allontanato dalla Costituzione”, ha detto in relazione alla gestione delle proteste degli ultimi giorni. E per questo, ha aggiunto, ritiene che non dovrebbe essere rieletto alla presidenza perché “mente continuamente”: “Penso che non sia un presidente efficace. Ha iniziato a mentire il giorno dell’inaugurazione, quando ci fu la disputa sulla dimensione del pubblico presente, non credo che questo sia nel nostro interesse”.
Alle dichiarazioni di Powell ha risposto lo stesso Trump, definendolo “un vero truffatore, responsabile di aver portato l’America nelle disastrose guerre in Medio Oriente. Ha appena annunciato che voterà per un altro truffatore, Sleepy Joe Biden”, ha scritto su Twitter dove, poco dopo, ha aggiunto che “Powell non aveva detto che l’Iraq aveva ‘armi di distruzione di massa’? Non le avevano, ma noi siamo andati in guerra!”.
Fabio Armano
5 giugno 2020
In questo momento in cui impera la grande crociata ideologica della peggiore sinistra violenta, prevaricatrice, ed arrogante, non posso pensare che tutto quello che sta accadendo non è altro che una colossale strumentalizzazione da parte dei potentati immigrazionisti del NWO, che semplicemente ancora oggi non accettano che il voto popolare sia andato in una direzione difforme da quella prescritta dalle sinistre.
Per sorridere un pò, e per ogni uomo e donna di questo mondo che non ragiona in base alla paghetta di Soros nella tasca del fido lercio jeans da "contestatore professionale", cioè quelli da 60 dollari a giorno di protesta, ripubblico volentieri il mio pezzo della notte di quelle elezioni, che tanta disperazione gettarono nei salotti "sinistra & champagne".
La notte tra l’8 ed il 9 novembre del 2016, la ricorderò per sempre come quella “dei morti viventi”.
Li ho visti prendere pimpanti posizione prima della mezzanotte sulle loro poltroncine “politicamente corrette”, con sorrisi supponenti, risatine sardoniche, battute ed occhiate ironiche ogni volta che il compagno conduttore, o l’opinionista in studio debitamente prono al regime Renziano, pronunciava anche solo il nome di Trump.
Erano sicuri e sprezzanti, nella migliore tradizione della sinistra intellettualmente superiore, erano più che certi che la rottamazione di Trump, sarebbe stata una pura formalità da sbrigare in meno di 3 ore per la loro pupilla Clinton, sostenuta dagli oscuri finanziatori dell’Arabia Saudita e Qatar , dalle banche, e dai poteri forti del NWO.
Li ho sentiti snocciolare i primi dati quasi con la noia e la superficialità di chi ritiene di aver puntato tutto su un cavallo vincente di razza, che deve gareggiare per qualche miglio con un bradipo.
Ma poi pian pianino, è accaduto quello che gli adoratori delle invasioni migratorie e delle sostituzioni etniche in Europa, non avrebbero mai potuto immaginare nemmeno nei loro peggiori incubi .
Col passare dei minuti, i sorrisi supponenti sono iniziati a scomparire in favore di bocche che diventavano secche, le risatine sardoniche hanno lasciato il posto a labbra serrate nella tensione, le battute hanno ceduto il posto a lunghi silenzi man mano che arrivavano i dati, e le occhiate ironiche sono divenute sguardi persi nel vuoto, come quelli degli gnu che di notte stando ammassati e fermi, osservano il buio temendo l’arrivo dei predatori.
Ed io ero li, sulla mia sedia, e mentre nel cuore della notte osservavo il nemico con la speranza che cresceva, mi è capitato di chiedermi :
“Esiste nella vita qualcosa di più appagante del vedere dei comunisti sbugiardati dagli eventi, presi a schiaffi dalla realtà, spazzati via come foglie secche da un vento di giustizia?”
La risposta è no ! Non esiste nulla di più piacevole.
Ed allora via, 3 stati a Trump già verso l’una, e subito dopo ecco la Florida che si tinge di uno sbiadito rosso repubblicano, poi all’una e 24 Trump prende il vantaggio in Georgia e Virginia, poco dopo in Ohio, all’una e 33 il West Virginia è di Trump, alle 3 anche il Dakota, 13 minuti dopo si prende anche l’Arkansas, poi 20 minuti dopo Hillary comunica al suo elettorato una frase che pare un presagio :
“Comunque vada , grazie a tutti!”
Alle 03:42 il New York Times da la possibilità di vittoria di Trump al 59%, mentre negli studi delle varie reti italiane i saccenti politologi comunisti iniziano a contorcersi come i vermi dello scatolotto delle esche vive di un pescatore . Alle 04:00 il Montana è di Trump e per me la tensione è a quel punto troppa, necessito di una tisana calmante. Metto sul fuoco una padella di zuppa di fagioli e crostoni di pane , annegati in abbondante soffritto di cipolla di Tropea, tanto da esser pronto ad eventuali spettacoli pirotecnici di li a poco.
Alle 04:30 Trump ha 150 grandi elettori contro i 109 della “signora della guerra”.
Alle 04:53 la Florida che è cruciale , viene data irrimediabilmente a Trump con i compagni ospiti di RAIPD3 in studio che sono prossimi a schiacciare le capsule di cianuro che il PD ha fatto installare loro in bocca nel dente finto, per casi come questi.
Alle 04:58 Trump ha 197 grandi elettori contro i 131 della babbiona filoislamica. Alle 05:03 il New York Times fa salire le probabilità di Trump di vincere al 95% , con il compagno giornalaio Damilano in studio su La 7, che ormai è mono espressivo, ed ha la stessa faccia di uno che legge il referto medico che ne attesta la certa sieropositività. Alle 05:36 Trump ha 232 grandi elettori contro i 209 di “madame primavera araba”, ed il compagno Friedman su RAIPD3 è alle lacrime mentre con il proverbiale e consueto rispetto per il volere popolare, tipico della sinistra “champagne”, proclama ebbro di odio :
“Così come l’Italia ha meritato Berlusconi, questa America merita Trump!”
Due minuti dopo, anche il Wysconsin va a Trump, mentre Friedman va di corpo dietro un divanetto piangendo !
Alle 06:08 l’Iowa va a Trump, mentre negli studi delle varie reti RAIPD, i compagni ospiti sono ormai morti viventi degni del miglior Romero, tenuti assieme da lembi di carne putrescente e tendini maleodoranti, con i bulbi oculari che penzolano fuori dalle orbite mentre con i vermi che banchettano sulle loro teste biascicano che c’è ancora speranza per la loro Hillary , con il voto degli islamici di un paio di seggi… ridotti al kebab da asporto insomma !
Alle 08:40, Trump sfonda la barriera dell’ipocrisia supponente, saccente ed arrogante della sinistra, e quella dei poteri centralisti massonici, filoislamici, immigrazionisti, e raggiunge quota 276 grandi elettori, mandando la vegliarda a casa a mettersi in vestaglia dopo una camomilla, chiudendo così una cavalcata trionfale e mettendo a tacere perfino il proprio partito, che ad un certo punto, era sembrato essere più dalla parte della Clinton che dalla sua.
Un uomo solo , che senza i poteri occulti del Piano Kalergi e dei moderni mercanti di schiavi di mezzo mondo a reggergli le mutande , ha messo a tacere il mondo!!!
Compresi i saccenti ed arroganti rappresentanti della nostra sinistra, perennemente convinta di rappresentare “il bene”, e di ravvedere in chiunque non la pensi come loro “il male”.
Ed ora???
Ed ora chi glielo dice a “lor compagni “ ???
Chi glielo spiega adesso a sua maestà Renzi che quando ha fatto visita a Nibali quello è caduto, quando ha elogiato la sonda Schiapparelli è precipitata, quando ha dichiarato che eravamo più forti del sisma la terra è sprofondata di mezzo metro, ed è stato l’ultimo ospite ufficiale della Casa Bianca prima di questo risultato?
Chi glielo dice ora a “Frankye il Bianco” , che le elezioni USA le ha vinte quel Trump definito da lui un “cattivo cristiano” perché parla di costruire muri e fermare l’immigrazione clandestina, mentre lui se ne sta ben protetto da quelle Vaticane alte e massicce , mantenendo ben in vigore l’articolo 21 della legge papale 3 del 1999, che prescrive anche l’incarcerazione per chi si dovesse introdurre sul suo santo territorio senza permesso?
Chi glielo dice ora al compagno Saviano, quello che esultava per la vittoria in Austria del rappresentate comunista dei verdi ai danni di Hofer, e pazienza se poi sono venuti fuori dei brogli talmente clamorosi che il voto si dovrà rifare , col sorriso di Saviano spento ?
Chi glielo va a dire ora al compagno Saverio Tommasi , che deve inventarsi un altro delirante post per il suo blog di nostalgici comunisti nel quale dare la colpa a Salvini anche per questo esito elettorale?
Chi avrà il coraggio di andare a dirlo al compagno Gad Lerner, immigrazionista, ma a patto che l’invasione islamica avvenga in Italia, lontano dalla sua terra di origine?
Chi glielo dice ora al compagno Bruce Springsteen e tutti gli altri saltimbanchi dello spettacolo sempre pronti a saltare sul carrozzone che apparentemente può garantire loro più uscite in prima serata sui canali più prestigiosi, che stavolta ha sbagliato carrozzone, e se anche ora dovesse mostrarsi simpatico con Trump, probabilmente la prossima volta che andrà alla Casa Bianca al massimo gli faranno suonare il citofono ?
Chi glielo va a dire ora alla compagna comunista Madonna, che l’unico “blowjob” tra quelli promessi agli elettori di Hillary se avesse vinto lei , potrebbe essere quello che gli toccherà fare a Bill Clinton , tanto per mantenere vive le tradizioni di famiglia ?
Chi glielo dice al Nobel per la pace “Obama Bin Barak”, che adesso i suoi dipendenti dell’ ISIS rischiano davvero grosso, visto che non ci sarà più un Presidente USA che bombarda il deserto, avendo cura di informare il suo compare “Al” (Al Baghdadi . ndr) su dove spostare le sue truppe di taglia gole, per stare a debita distanza dalle finte pagliacciate dell’aviazione americana?
Chi glielo spiega adesso alle redazioni di RAIPD1, RAIPD2, RAIPD3, e quelle di Ballarò e Piazza Rossa Pulita che forse è il caso che licenzino i propri sondagisti, visto che se avessero chiesto una previsione al dimesso e tranquillo Luca Morisi della redazione di Salvini, avrebbero fatto tutti un figurone ?
Chi glielo dice adesso ai direttori di SKYPD e PDCOM24 che gli ultimi 3 mesi di loro martellante demonizzazione a reti unificate contro Trump, non hanno certo convinto che ora sia stato eletto un Satana a capo della Casa Bianca, dato che molto probabilmente li l’unico vero Satana che abbiamo rischiato, aveva la gonna?
Chi glielo dice al compagno “giornalista” Marco Damilano, schierato nella maniera più assoluta a sinistra e pro Clinton, e che ieri tra la mezzanotte e le 6 del mattino, man mano che arrivavano i dati dai seggi, ha mostrato sulla sua faccia tutta la palette di colori del miglior Fantozzi dal rosso pompeiano al blu tenebra, che non deve prendersela così a male, anche perché a dicembre c’è il referendum del suo capo Renzi, e li rischia davvero un esaurimento nervoso in diretta?
Chi glielo dice adesso a Cardinal Bertone, accogliente e solidale ma a patto che l’accoglienza e la solidarietà per i migranti siano fatte a debita distanza dal suo attico, che in America ha vinto uno che con le sue idee bislacche sull’aiutare i bisognosi a casa loro anziché deportarli la dove ci guadagnano le Caritas, rischia di mettere i bastoni tra le ruote al business dell’immigrazione invasiva ed illimitata?
Chi glielo va a dire adesso a Confindustria , che la loro amata Hillary sostenuta da Soros e compagni , pronta a fornirgli tanta bella manodopera africana a basso costo da allineare nelle fabbriche europee magari licenziando padri di famiglia con 25 anni di anzianità per far posto alle invasioni indotte grazie a qualche altra guerra “democratica” in Nigeria, o Algeria, se ne tornerà a casa e va già bene se non finisce in qualche galera?
Io non so che presidente sarà Trump.
Ma so per certo che siamo scampati a quella che Sgarbi ha definito “una sconfitta per il mondo intero”.
So che questa è stata la risposta dei lavoratori, di quelli che in America sono diventati poveri grazie alle delocalizzazioni in Messico, grazie alla concorrenza sleale della manodopera a basso costo migratoria ispanica e cubana, ai traffici ed ai potentati dei Soros, dei Rothschild, dei Bilderberg, cioè dei POCHI ELETTI, che pensano di poter dominare TUTTI GLI ALTRI, quegli eletti senza scrupoli e morale, che stanotte erano rappresentati in maniera formale dalla Clinton.
So che hanno vinto quelli che gli esponenti della sinistra PD negli studi televisivi ieri notte, hanno più volte indicato con disprezzo definendoli , “i meno istruiti”, poiché come saprete per i comunisti italiani si è colti e buoni elettori solo se si soddisfano le istanze della sinistra, o se si vota come aggrada a Renzi, altro degno rappresentante di banchieri e potentati vari ai quali svendere il proprio popolo.
Ecco perché al di la di quello che sarà, mi prendo e custodisco questa notte, nella quale ho visto gli arroganti baroni delle più profonde tenebre rosse, perdere col passare delle ore la loro superbia, fino a quando l’alba di un nuovo radioso giorno, li ha spazzati via bruciandoli come vampiri al sole, prima di disperdere le ceneri della loro supponenza, nella brezza di questa meravigliosa sprangata piovuta sulle loro gengive.
LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE
Trump, Putin e Benedetto XVI ne hanno parlato in più occasioni. Questa è la nuova versione dell'eterna lotta tra il Bene e il Male che attraversa la Storia, la madre di tutte le battaglie in questa epoca storica. Deep State e Deep Church contro i difensori della libertà dei popoli. Magari qualcuno farà una risatina.
Invece è roba molto seria che si svolge sopra le nostre teste..
Dalla pagina di Rif Raf
https://www.facebook.com/groups/8991042 ... 499257721/
Lettera dell'Arcivescovo Viganò a Trump
7 giugno 2020
Domenica di Santa Trinità
Signor Presidente
Negli ultimi mesi abbiamo assistito alla formazione di due lati opposti che chiamerei Biblici: i figli della luce e i figli dell'oscurità. I figli della luce costituiscono la parte più cospicua dell'umanità, mentre i figli dell'oscurità rappresentano una minoranza assoluta. Eppure i primi sono oggetto di una sorta di discriminazione che li mette in una situazione di inferiorità morale rispetto ai loro avversari, che spesso detengono posizioni strategiche nel governo, in politica, nell'economia e nei media. In modo apparentemente inspiegabile, i buoni sono tenuti in ostaggi dai malvagi e da coloro che li aiutano per interesse di sé o paura.
Questi due lati, che hanno una natura biblica, seguono la chiara separazione tra la progenie della Donna e la progenie del Serpente. Da un lato c'è chi, sebbene abbia mille difetti e debolezze, è motivato dalla voglia di fare del bene, ad essere onesti, di crescere una famiglia, di impegnarsi nel lavoro, di dare prosperità alla propria patria, per aiutare i bisognosi e, in obbedienza alla legge di Dio, per meritare il Regno dei cieli. D ' altra parte, c'è chi si serve, che non ha alcun principio morale, che vuole demolire la famiglia e la nazione, sfruttare i lavoratori per rendersi indebitamente ricchi, fomenti divisioni interne e guerre, e accumula potere e denaro: per loro l'illusione fallace del benessere temporale un giorno, se non si pentiranno - cedere al terribile destino che li aspetta, lontano da Dio, nella dannazione eterna.
Nella società, signor. Presidente, queste due realtà opposte coesistono come nemici eterni, proprio come Dio e Satana sono nemici eterni. E sembra che i figli dell'oscurità - che possiamo facilmente identificare con lo stato profondo a cui vi opponete saggiamente e che in questi giorni sta facendo guerra contro di voi in questi giorni - abbiano deciso di mostrare le loro carte, per così dire, ormai rivelando i loro piani ....... Sembrano essere così certi di avere già tutto sotto controllo che hanno messo da parte quella circonspezione che fino ad ora aveva almeno parzialmente nascosto le loro vere intenzioni. Le indagini già in corso riveleranno la vera responsabilità di coloro che hanno gestito l'emergenza Covid non solo nel settore dell'assistenza sanitaria ma anche in politica, nell'economia e nei media. Probabilmente scopriremo che in questo colossale funzionamento dell'ingegneria sociale ci sono persone che hanno deciso il destino dell'umanità, arrogando a se stessi il diritto di agire contro la volontà dei cittadini e dei loro rappresentanti nei governi delle nazioni.
Scopriremo anche che le rivolte in questi giorni sono state provocate da chi, visto che il virus sta inevitabilmente svanendo e che l'allarme sociale della pandemia sta vagando, necessariamente dovuto provocare disturbi civili, perché sarebbero seguiti da repressione che , sebbene legittimo, potrebbe essere condannato come aggressione ingiustificata contro la popolazione. La stessa cosa sta accadendo anche in Europa, in perfetta sincronia. È abbastanza chiaro che l'uso delle proteste di strada è fondamentale per gli scopi di coloro che desiderano vedere qualcuno eletto nelle prossime elezioni presidenziali che incarna gli obiettivi dello stato profondo e che esprime fedelmente e con convinzione. Non sarà sorprendente se, tra pochi mesi impariamo ancora una volta che nascosti dietro a questi atti di vandalismo e violenza c'è chi spera di approfittare dello scioglimento dell'ordine sociale in modo da costruire un mondo senza libertà: Solve et Coagula, come insegna l'adage massonico.
Sebbene possa sembrare sconcertante, gli allineamenti opposti che ho descritto si trovano anche in ambienti religiosi. Ci sono pastori fedeli che si prendono cura del gregge di Cristo, ma ci sono anche infedeli mercenari che cercano di spargere il gregge e consegnare le pecore per essere divorate dai lupi ravenosi. Non sorprende che questi mercenari siano alleati dei figli dell'oscurità e odiano i figli della luce: proprio come c'è uno stato profondo, c'è anche una chiesa profonda che tradisce i suoi doveri e pergiura i suoi impegni adeguati davanti a Dio. Così il nemico invisibile, con cui i buoni governanti combattono negli affari pubblici, si combatte anche dai buoni pastori nella sfera ecclesiastica. È una battaglia spirituale di cui ho parlato nel mio recente appello pubblicato il 8. maggio
Per la prima volta, gli Stati Uniti hanno in voi un Presidente che difende coraggiosamente il diritto alla vita, che non si vergogna di denunciare la persecuzione dei cristiani in tutto il mondo, che parla di Gesù Cristo e del diritto dei cittadini alla libertà di culto. La tua partecipazione al Marzo per la vita, e più recentemente la tua proclamazione del mese di aprile come mese nazionale della prevenzione degli abusi infantile, sono azioni che confermano da che parte desideri combattere. E ho il coraggio di credere che entrambi siamo dalla stessa parte in questa battaglia, anche se con armi diverse.
Per questo motivo, credo che l'attacco a cui siete stati sottoposti dopo la visita al Santuario Nazionale di San Giovanni Paolo II faccia parte della narrazione dei media orchestrati che cerca di non combattere il razzismo e portare ordine sociale, ma di aggravare le disposizioni; non per rendere giustizia, ma legittimare la violenza e il crimine; non per servire la verità, ma per favorire una fazione politica. Ed è sconcertante che ci siano vescovi - come quelli che ho denunciato di recente - che, con le loro parole, dimostrano di essere allineati dalla parte opposta. Sono sottosservienti allo stato profondo, al globalismo, al pensiero allineato, al Nuovo Ordine Mondiale che invocano sempre più spesso in nome di una fratellanza universale che non ha nulla di cristiano, ma che evoca gli ideali massonici di chi vuole dominare il mondo portando Dio fuori dai tribunali, fuori dalle scuole, fuori dalle famiglie, e forse anche fuori dalle chiese.
Il popolo americano è maturo e ora ha capito quanto i media mainstream non vogliono diffondere la verità ma cerca di tacere e distorcerla, diffondendo la bugia utile ai fini dei loro maestri. Tuttavia, è importante che il bene - che sono la maggioranza - si svegli dalla loro sluggidità e non accettino di essere ingannato da una minoranza di persone disoneste con scopi inutili. È necessario che il bene, i figli della luce, si uniscano e facciano sentire le loro voci. Quale modo più efficace c'è di farlo, signor. Presidente, che per preghiera, chiedere al Signore di proteggere voi, gli Stati Uniti e tutta l'umanità da questo enorme attacco del nemico? Prima del potere della preghiera, gli inganni dei figli dell'oscurità crolleranno, verranno rivelati le loro trame, il loro tradimento verrà mostrato, il loro spaventoso potere finirà nel nulla, portato alla luce ed esposto per quello che è: un inganno infernale.
Signor. Presidente, la mia preghiera è costantemente rivolta all'amata nazione americana, dove ho avuto il privilegio e l'onore di essere inviato da Papa Benedetto XVI come Nuncio apostolico. In quest'ora drammatica e decisiva per tutta l'umanità, prego per voi e anche per tutti coloro che sono al vostro fianco nel governo degli Stati Uniti. Confido che il popolo americano sia unito a me e a voi nella preghiera a Dio onnipotente.
United contro il nemico invisibile di tutta l'umanità, benedica te e la First Lady, l'amata nazione americana, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Carlo Maria Viganò
Arcivescovo Titolare di Ulpiana
Ex Nuncio apostolico negli Stati Uniti d'America
"Siamo alla resa dei conti": l'incredibile discorso di Trump che tutti gli italiani devono conoscere
Francesco Amodeo
8 giugno 2020
https://www.radioradio.it/2020/06/siamo ... conoscere/
Vi leggo un discorso di Donald Trump che racchiude perfettamente ciò che il popolo italiano sta subendo oggi sulla propria pelle.
“Non c’è nulla che l’establishment politico non farà, non c’è bugia che non diranno pur di mantenere il loro prestigio e potere a vostre spese. Ed è quello che sta succedendo.
L’establishment le Corporation finanziarie e dei media che finanziano esistono per una sola ragione: proteggere e arricchire sé stessi. Questo che siamo vivendo è un crocevia della Storia della nostra civiltà che determinerà se noi popolo riusciremo o no a reclamare il controllo del nostro governo.
L’establishment politico che sta cercando di fermarci è lo stesso gruppo responsabile per il nostro disastroso commercio, per la massiccia immigrazione clandestina e per le politiche economiche ed estere che hanno portato il nostro paese a secco. Per loro è una guerra e per loro niente ha un limite. Questa è una lotta per la sopravvivenza della nostra nazione.
In realtà siamo controllati da una piccola manciata di interessi particolari globali. Che pervertono con il loro sistema il nostro. Questa è la realtà: l’establishment e i loro media controllano questa nazione attraverso mezzi che sono ben noti. Chiunque sfidi il loro controllo è considerato sessista, razzista, xenofobo e moralmente depravato.
Loro ti attaccheranno, ti calunnieranno, cercheranno di distruggere la tua carriera e la tua fama, useranno ogni inganno per distruggere tutto di te, inclusa la tua reputazione. Mentiranno, faranno tutto ciò che è necessario.
La nostra civiltà è arrivata alla resa dei conti. Lo abbiamo visto già nel Regno Unito dove hanno votato per liberarsi del governo mondiale che ha distrutto la loro sovranità.
La base del potere politico globale è corrotta ed è la nostra corrotta classe politica. Le loro risorse finanziarie sono virtualmente illimitate, le loro risorse politiche sono illimitate, le risorse dei loro media sono senza eguali e la profondità della loro immoralità è assolutamente illimitata”.
Fate vostre queste parole, in queste c’è tutto quello che gli italiani dovrebbero sapere delle azioni della nostra classe politica e mediatica ai loro danni.
https://youtu.be/508i77gqtQs
TRUMP
Niram Ferretti
8 giugno 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... d_activity
Da quando il Mostro, l'Abiezione, lo Scandalo, ovvero Donald Trump è diventato presidente degli Stati Uniti nel 2017, contro di lui si è mosso un rigetto organizzato come non si era mai visto prima, non solo in USA, ma soprattutto li, ovviamente.
Dimenticatevi l'avversione per Nixon, per Bush Jr., roba anodina, per odiatori minimali. Per Trump è venuto a galla un sistema di avversione come non si era mai visto prima dal dopoguerra ad oggi.
Odio allo stato puro. Senza sosta. I tentativi di delegittimazione, demonizzazione e detronizzzione sono cominciati immediatamente (i primi due ancora in campagna elettorale) il secondo dopo l'insediamento.
Dal Russiagate all'impeachment. A corollario non sono mai mancate le accuse di razzismo, fascismo e persino antisemitismo.
Da dove nasce tutto questo odio che trova fiancheggiatori anche all'interno del partito repubblicano? Da un semplice fatto. La paura.
Si sono accorti che Trump è fuori da ogni schema precostituito, bigger than life, e molto, molto determinato. Hanno capito che poteva e può smuovere dalle fondamenta equilibri costituiti, rendite di posizione, che nel suo modo brusco, umorale e imprevedibile può rovesciare molti tavoli, riconfiguare l'esistente.
Sembra il ritratto di un rivoluzionario. Esatto. Perchè Trump, uomo d'ordine ha questo impeto eversivo e fantasioso e fantasioso perchè eversivo, e in quanto tale pericoloso.
È umorale, è molto suscettibile, è il bambino adulto che se ne frega delle regole e che dice quello che pensa quando lo pensa (e non sempre, ovviamente, è giusto), ma soprattutto ha fatto della politica un gioco plastico in cui i colpi di scena e le innovazioni sono sempre dietro l'angolo, nel bene e nel male.
Trump non sopporta l'esistente, ciò che è consolidato e statico, sclerotizzato. La sua insofferenza per le regole costituite è palese, anche se mira all'ordine, all'ordine nuovo che deve nascere da un caos creativo, da una rabbia, da una avversione, o da una simpatia.
È un combattente che para e restituisce tutti i colpi, senza mai, mai una volta concedere qualcosa all'avversario. Le sue parole sono sferzanti, inopportune, indecorosamente precise nello smascherare l'ipocrisia degli altri (concedendosi una naturale autoindulgenza per le sue iperboli e i suoi abbellimenti deformanti della realtà).
La paura da parte dei suoi nemici è giustificata, la paura trasformata in odio. Trump non ha alcuna indulgenza per loro. Sa che se potessero gli taglierebbero la gola e sa che fino a quando resterà presidente rimarranno sempre in affanno, ingozzati dall'odio, incapaci di abbrancarlo.
Media di tutto il mondo unitevi. Contro Trump
Stefano Magni
9 giugno 2020
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Il mondo dei media si ritrova unito almeno su un punto: l’odio nei confronti di Donald Trump. Un mondo che sta condizionando l’opinione pubblica più di ogni altro. Lo dimostra anche il caso New York Times, con le dimissioni di un caporedattore reo di aver ospitato un parere favorevole al presidente.
Trump, conferenza stampa alla Casa Bianca
Il mondo si ritrova unito almeno su un punto: l’odio nei confronti di Donald Trump. Per “mondo” si intende il mondo mediatico, quello che raccoglie, analizza ed esprime notizie e opinioni, condizionando l’opinione pubblica più di ogni altro. È obiettivamente molto difficile trovare un quotidiano serio e dotato di una solida reputazione schierato dalla parte del presidente americano. E il meccanismo di selezione delle notizie e delle opinioni sta diventando sempre più rigoroso: se dai ragione a Trump, perdi il lavoro. L’esempio più recente ed eclatante è costituito dalle dimissioni, di fatto imposte, di James Bannet dal New York Times, neppure colpevole di aver scritto personalmente un articolo a favore del presidente, ma di aver ospitato, da caporedattore della sezione delle opinioni, un parere favorevole, espresso dal senatore repubblicano Tom Cotton.
La settimana scorsa, il New York Times aveva chiesto a Cotton di scrivere un suo punto di vista sull’Insurrection Act, la legge che consente di impiegare l’esercito per sedare una rivolta interna. Il senatore repubblicano ha scritto a favore dell’applicazione dell’Insurrection Act, che era appena stato invocato da Trump. La sua pubblicazione ha provocato una vera e propria insurrezione dei giornalisti e dipendenti del quotidiano, molti dei quali hanno indetto uno sciopero. La giornalista premio Pulitzer Nikole Hannah Jones ha scritto sul suo profilo Twitter: “Da donna nera e da giornalista, mi vergogno di questa pubblicazione”. Il quotidiano ha cercato, in un primo momento, di difendersi, affermando che la politica editoriale della colonna delle opinioni fosse anche quello di ospitare il parere di minoranza (rispetto alla linea editoriale). Poi ha cambiato linea, affermando che l’articolo non rispettasse gli standard editoriali. Così il caporedattore della sezione opinioni, James Bennet (in carica dal 2016) ha rassegnato le dimissioni e il suo vice è stato trasferito alla sezione cronaca.
Tom Cotton, personalmente, ha dichiarato di essere stato frainteso dalla redazione del New York Times, che parla del suo articolo come di una invocazione dell’esercito per reprimere la protesta. “Ho chiesto l’uso della forza militare come sostegno, solo se la polizia fosse stata saturata, per fermare i disordini, non per usarlo contro la protesta”, ha dichiarato il senatore, rispondendo alle dichiarazioni del grande quotidiano. Mentre Bennet, presentando le sue dimissioni, ha affermato di non aver controllato il pezzo, il suo autore, Cotton, ha descritto alla rivista National Review come era avvenuta la sua stesura: ben tre bozze mandate una dietro l’altra alla redazione e corrette a seconda delle richieste di verifica. Nelle prime due bozze la redazione del New York Times ha chiesto precisazioni di stile e di chiarezza, nella terza una maggior verifica dei fatti. Il processo è durato due giorni, lunedì e martedì della settimana scorsa, il pezzo è stato infine approvato il mercoledì mattina. Non si trattava, dunque, di un commento improvvisato e rimosso perché conteneva “bufale”, sfuggite al controllo redazionale, si trattava di un articolo a lungo controllato e corretto. La sua rimozione sembra, a maggior ragione, un atto puramente politico.
La censura nei confronti del presidente e dei pareri a lui favorevoli pare ormai riguardare tutti i media e i social media. Questi ultimi, ad esempio, stanno dando un giro di vite molto visibile, con Twitter che ha rimosso un commento dello stesso Trump e ne ha ritenuto “fuorviante” (con tanto di rimando ad approfondimenti sulla Cnn) un altro. Oscurare un presidente, da parte di un grande social media, è una novità assoluta nel dibattito democratico. Poi, in compenso, ci sono frasi e ragionamenti attribuiti al presidente americano, ma mai pronunciati, o i volutamente fraintesi. Solo per citare casi di questi ultimi tre mesi, Trump non ha mai suggerito di “iniettare disinfettanti” o “esporsi ai raggi UV” per curarsi dal Covid-19, eppure lo troverete scritto dappertutto. La battaglia sull’idrossiclorochina è iniziata quando è stata citata da Trump come cura promettente e subito dopo è entrata nel mirino di medici e ricercatori. Gli Usa non sono il Paese più colpito dal Covid per colpa della mancata prevenzione di Trump, come si legge pressoché ovunque. Al contrario, in rapporto alla popolazione, gli Usa sono molto meno coinvolti dall’epidemia rispetto all’Italia e alla maggior parte dei Paesi europei occidentali e la maggior concentrazione di vittime è nel solo Stato di New York, guidato dal governatore democratico Andrew Cuomo… che invece è presentato come il vero eroe della lotta all’epidemia. Ce n’è abbastanza per definire Trump la maggior vittima delle bufale, anche se i giornalisti lo accusano di essere un mentitore seriale.
La faziosità dei media contro Trump non è solo un’impressione di parte. Almeno un centro studi ha provato a quantificarla: il Shorenstein Center on Media, Politics and Public Policy di Harvard, nel 2017 aveva analizzato l’informazione dei 10 principali media statunitensi nei primi 100 giorni di amministrazione Trump e aveva trovato che il presidente fosse molto più sovra-esposto rispetto ai predecessori e il 98% dei servizi fosse da considerarsi “ostile” nei suoi confronti. Il novantotto per cento. Secondo questo studio, il rapporto fra media e Trump si è incrinato nel tempo. Ma almeno due casi dimostrano che vi fosse odio preventivo. Lo Huffington Post aveva relegato la campagna elettorale di Trump nella sezione “spettacoli” “Il motivo è semplice: la campagna di Trump è solo uno spettacolo. Noi non abboccheremo. Se siete interessati a quel che The Donald avrà da dire, lo troverete assieme ai nostri articoli sulle Kardashian e The Bachelor”. Per il New York Times, giustappunto, durante la campagna elettorale, Trump era “un essere umano ripugnante”. Lo scriveva nero su bianco l’editorialista Thomas Friedman, che tirava in ballo anche la famiglia dell’allora candidato presidente: “i figli di Trump dovrebbero vergognarsi del padre”. E concludeva con l’esortazione: “gente come te, non si faccia più vedere”.
Questi pareri sono ovviamente diffusi a cascata dai media americani più autorevoli a quelli stranieri, attraverso i loro corrispondenti. Giovanna Botteri, corrispondente Rai negli Usa all’epoca delle elezioni del 2016, dopo la vittoria di Trump commentava costernata: “Che cosa succederà a noi giornalisti? Non si è mai vista come in queste elezioni una stampa così compatta e unita contro un candidato... che cosa succederà ora che la stampa non ha più forza e peso nella società americana?” Chiaro il concetto? Non era una battaglia fra un candidato repubblicano e uno democratico, ma fra “noi giornalisti” e il candidato repubblicano. Mai nessuno è stato così esplicito, ma lo sfogo della Botteri riflette una realtà di fatto. E forse è proprio questa la vera emergenza democratica.
Libertà di religione e di non religione, rispetto dei diritti umani e della diversità civile
(il razzismo, il nazismo, il cannibalismo, il sacrificio umano, lo schiavismo, l'invasione e la violazione dei paesi altrui non sono diritti umani ma una loro violazione)
https://www.facebook.com/groups/2902168 ... 182527038/
Così Trump punisce chi vìola la libertà religiosa
Benedetta Frigerio
11 giugno 2020
https://lanuovabq.it/it/cosi-trump-puni ... -religiosa
L'ordine esecutivo firmato dal presidente Usa nel giorno in cui veniva attaccato dal vescovo della capitale per aver onorato san Giovanni Paolo II, stabilisce che i Paesi che violano la libertà religiosa saranno privati degli aiuti economici, saranno poi limitate le emissioni dei visti e aperte le porte ai perseguitati a causa della fede.
Si ridimensiona, e non solo a parole, l’epoca dei commerci e delle strette di mano fra le democrazie e i regimi totalitari. Se infatti i capi di governo occidentali hanno sempre supportato la causa della libertà religiosa, alle loro proclamazioni non sono mai seguiti fatti che la mettessero realmente in primo piano. Anche perché il capitalismo ha sempre fatto del commercio e del guadagno il suo valore primario.
«La libertà religiosa di ogni persona in tutto il mondo è una priorità della politica estera americana», così si legge nell’ordine esecutivo firmato da Trump il 2 giugno scorso, dopo la visita, che ha indignato il vescovo di Washington Wilton Gregory, al santuario di Giovanni Paolo II. Dove il presidente ha pregato davanti alle reliquie del santo papa che ha combattuto contro i regimi (quello comunista in particolare) e per la libertà religiosa.
La parola “priorità” non è nuova in riferimento al tema, ma quello che davvero conta è quanto segue. Trump non si è limitato a fare le carezze all’America religiosa: l’ordine esecutivo prevede, infatti, sanzioni per gli Stati e i funzionari che perseguitano le persone a causa del loro credo. Perciò, oltre a chiarire che «i nostri padri fondatori intendevano la libertà religiosa non come una creazione dello Stato, ma come un dono di Dio ad ogni persona e come un diritto fondamentale per il prosperare della nostra società», si legge che verranno stanziati «almeno 50 milioni di dollari all’anno per programmi che promuovano la libertà religiosa in tutto il mondo». Si elencano poi obiettivi graditi, come la prevenzione degli attacchi a singoli o gruppi, che promuovano la punizione dei colpevoli, o come l’incremento della sicurezza dei luoghi di culto etc.
Inoltre, «i dipartimenti e le agenzie che finanziano i programmi di assistenza esteri dovranno assicurare che le entità fondate sulla fede e religiose…non siano discriminate quando competono per la ricezione di fondi federali». Il Segretario di Stato (ora Mike Pompeo) dovrà poi aiutare gli ambasciatori negli Stati particolarmente a rischio, affinché sviluppino azioni concrete e incoraggino il paese ospite ad eliminare le violazioni di questa libertà. Gli ambasciatori, a colloquio con i governatori locali, «dovranno sollevare preoccupazioni riguardo alla libertà religiosa internazionale e ai casi che coinvolgono individui incarcerati a causa della loro fede». Si chiede poi alle agenzie di presentare al presidente Usa i propri piani di tutela delle minoranze religiose, mentre i dipendenti federali coinvolti in tali azioni avranno l’obbligo di «seguire corsi di formazione sulla libertà religiosa internazionale».
Ma la vera novità è contenuta alla fine della normativa: l’America priverà i Paesi che violano la libertà religiosa ritirando i propri aiuti economici e limitando «l'emissione di visti», aprendo invece le porte ai perseguitati a causa della fede. Si parla anche di sanzioni economiche: «Il Segretario del Tesoro, consultandosi con il Segretario di Stato, può prendere in considerazione l'imposizione di sanzioni», come il «blocco delle proprietà delle persone coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani». Significa, ad esempio, che i funzionari pubblici che perseguano i cristiani del proprio paese potranno perdere ogni bene posseduto negli Stati Uniti.
Nel frattempo i repubblicani sono riusciti a far passare una legge che prevede sanzioni contro i funzionari che violano la libertà religiosa in Cina (mentre continuano le proteste ad Hong Kong) dove sia i cristiani sia gli uiguri vengono perseguitati. La norma ha fatto reagire così l’ambasciatore cinese a Washington: «Invitiamo gli Stati Uniti a rimediare immediatamente al loro errore, a smettere di usare le questioni relative allo Xinjiang (la Regione dove la persecuzione è all’ordine del giorno, ndr) per intervenire negli affari interni alla Cina».
Ma la mossa di Trump risponde anche all’incremento delle nuove alleanze terroristiche islamiche in Africa, con attacchi crescenti contro i cristiani del Burkina Faso, del Mozambico, e della Nigeria. In quest’ultima nazione, settimana scorsa, gli ultimi ad essere uccisi dai jihadisti sono stati il pastore protestante Emmanuel Bileya e la moglie Juliana, che hanno lasciato orfani otto figli e una comunità fiorente.
«L’ordine esecutivo sottolinea che la libertà religiosa non è solo un diritto umano», ha affermato Tom Farr, presidente del Religious Freedom Institute, ma «un imperativo morale e di sicurezza nazionale». Farr ha chiarito che l'atto offre la «certezza» che il governo prenderà sul serio gli attacchi contro i credenti, data l’adozione di «misure importanti». Nina Shea, direttrice del Center for Religious Freedom presso l'Hudson Institute, ha dichiarato che l'ordine favorirà una maggiore «attività nei paesi che compaiono nella “Special Watch List” del Dipartimento di Stato».
Anche per questo Farr si è detto meravigliato dall’attacco del vescovo di Washington a Trump, perché «ti piaccia o meno il presidente…condannarlo per aver onorato questo grande santo - la cui difesa della libertà religiosa di ciascuno è onorata ovunque - è miope».