Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » dom ago 09, 2020 8:50 pm

Trump: forse non mi vedrete più... - Piccole Note
7 agosto 2020

http://piccolenote.ilgiornale.it/46635/ ... edrete-piu

“Ho un sacco di nemici là fuori. Questa potrebbe essere l’ultima volta che mi vedete per un po’. Un sacco di nemici molto molto ricchi, che non sono felici di quello che sto facendo, ma mi rendo conto che abbiamo una sola possibilità di farlo e nessun altro presidente farà quello che sto facendo”. Così Donald Trump nel corso di una visita durante un incontro tenuto nello stabilimento della Whirlpool, in Ohio.

Frase sibillina, che su diversi media Usa, e non solo, è risuonata come un allarme, anche perché di presidenti americani assassinati è piena la storia. Si spera che lo scontro politico di questi giorni, e dei mesi venturi, che ha una posta in gioco altissima, dato che sono in ballo le prospettive ultime del mondo e la sua stabilità globale, non precipiti ulteriormente.

Di oggi un ulteriore campanello d’allarme. I più alti generali dell’esercito russo hanno ammonito che anche un missile convenzionale sparato contro la Russia può far scattare una risposta in modalità nucleare da parte di Mosca.

Ciò perché i sistemi di rilevamento non possono distinguere tra un missile armato con testate convenzionali e uno armato con testate nucleari. Troppo breve il tempo per decidere, in particolare in caso di missili ipersonici, da cui la necessità di stabilire preventivamente la massima deterrenza possibile da parte di Mosca.

Così il documento dell’esercito russo: “Allo stesso tempo, non sarà possibile determinare il tipo di armamento (se nucleare o non nucleare). Pertanto, qualsiasi missile d’attacco sarà identificato come missile con armi nucleari. Le informazioni sul lancio del missile saranno comunicate automaticamente alla leadership politico-militare della Russia, che, a seconda della situazione prevalente, determinerà l’entità delle azioni di risposta delle forze nucleari”.

Certo, c’è in ballo la trattativa per il rinnovo del trattato di non proliferazione nucleare, che scadrà a febbraio, da cui la necessità di urgere un’intesa con Washington e quella di mettere in guardia i Paesi confinanti, come la Polonia, sulla responsabilità che si assumono ospitando forze e armamenti Usa a due passi dai confini russi.

Ma il monito di Mosca appare anche un previo avvertimento contro minacce che sembrano incombere in questi giorni caldi e nervosi.




Usa 2020, Trump: "Io l'ultima persona che Mosca vuole in carica. Se vinco, accordi con Iran e Corea del Nord"
Il presidente Usa smentisce le valutazioni della sua intelligence. Ma la Cina vuole che perda
08 agosto 2020

https://www.repubblica.it/esteri/2020/0 ... 264081719/

"L'ultima persona che la Russia vuole vedere in carica è Donald Trump": lo ha detto lo stesso Trump in una conferenza stampa dalla sua residenza di Bedminster, smentendo così le valutazioni della sua intelligence, secondo cui Mosca sta lavorando per denigrare il suo rivale Joe Biden.

Il Tycoon si è poi limitato a dire che darà un'occhiata alle informazioni degli 007 sulle interferenze straniere nelle elezioni e ha ribadito che il grande rischio è il voto per posta.
Donald Trump ha poi assicurato che se e quando vincerà le elezioni farà degli accordi con Iran e Corea del Nord rapidamente.
La Cina ha intensificato i suoi sforzi per influenzare le elezioni presidenziali statunitensi di novembre e vuole che il presidente Donald Trump perda perchè lo vede come "imprevedibile". Lo ha detto ieri William Evanina, direttore del National Counterintelligence and Security Center, un alto funzionario dell'intelligence statunitense.

"Riteniamo che la Cina preferisca che il presidente Trump (che Pechino considera imprevedibile) non vinca la rielezione", ha commentato Evanina. "La Cina ha ampliato i suoi sforzi di influenza prima di novembre 2020 per plasmare l'ambiente politico negli Stati Uniti, fare pressione su figure politiche che vede in contrasto con gli interessi della Cina", ha detto Evanina in una dichiarazione, indicando le critiche della Cina alla gestione da parte di Trump dell'epidemia di coronavirus, alla chiusura statunitense del consolato cinese di Houston e alle posizioni dell'amministrazione statunitense sulle azioni cinesi a Hong Kong e nel Mar Cinese Meridionale.

"Pechino riconosce che tutti questi sforzi potrebbero influenzare la corsa presidenziale", ha detto ancora l'alto funzionario dell'intelligence Usa.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » dom ago 09, 2020 8:50 pm

Quante demenzialità che dicono e che scrivono questi del Corriere!
La menzogna elevata a sistema, a ideale, a pratica quotidiana
.

CHI VINCERÀ FRA TRUMP E BIDEN? LO SVELA LO STORICO ALLAN LICHTMAN, CHE NON HA MAI SBAGLIATO UN PRONOSTICO
Nel 2016 fu l’unico a predire l’elezione di Donald Trump: grazie a un semplice sistema di 13 domande vero/falso indovina ogni risultato dal 1984
di Andrea Marinelli

https://www.facebook.com/groups/2521384 ... 243732228/


Chi vincerà fra Trump e Biden? Lo svela lo storico Allan Lichtman, che non ha mai sbagliato un pronosticoshadow

Allan Lichtman è considerato il Nostradamus delle presidenziali americane. Nel 2016 è stato l’unico a pronosticare la vittoria di Donald Trump e da quando ha cominciato, nel lontano 1984, ha indovinato il risultato di ogni elezione: cinque trionfi repubblicani e quattro democratici. «Mi piace come soprannome: pensa che chiamo mio figlio Nostradamus Jr., cosa che lo fa arrabbiare molto», racconta al Corriere della Sera, collegato via Zoom da Washington dove insegna alla American University. «Forse però quello che preferisco è “il custode delle chiavi”». I suoi pronostici, infatti, si basano su 13 «chiavi» che ha elaborato nel 1981 insieme allo scienziato russo Vladimir Keilis-Borok, uno dei massimi esperti mondiali nella predizione di terremoti.

«All’epoca insegnavo al California Institute of Technology. Keilis-Borok venne da me e mi disse che voleva applicare alle elezioni i modelli matematici per predire dei terremoti: pensai che fosse un pazzo, o un agente del Kgb. Poi abbiamo avuto l’idea di analizzare l’elezione del 1980 — Jimmy Carter contro Ronald Regan — in termini geofisici: stabilità, ovvero il partito che è alla Casa Bianca mantiene la presidenza, o terremoto, il partito che alla Casa Bianca perde il potere», spiega Lichtman. «Abbiamo studiato ogni elezione dal 1860 al 1980 per capire quali dettagli del contesto politico fossero associati alla stabilità o al terremoto, e alla fine abbiamo elaborato le 13 chiavi per la Casa Bianca».

I suoi pronostici non sono influenzati da sondaggi, cambiamenti demografici o opinioni personali, ma partono dal presupposto che le elezioni sono innanzitutto una valutazione dell’operato del partito in carica. «Insomma, per vincere bisogna governare, non fare campagna elettorale», afferma Lichtman, 73 anni, che da giovane è stato campione di corsa a ostacoli e vincitore seriale di quiz televisivi, che gli sono valsi quattro automobili. «La popolazione americana esprime un giudizio pragmatico: tutti i trucchi delle campagne — gli spot negativi, le clip dei discorsi, gli attacchi — non fanno assolutamente la differenza alla fine dei conti, non ingannano gli elettori».

Fino al 2016 Lichtman aveva predetto il vincitore del voto popolare, un fattore che lo aveva ingannato nel 2000 quando chiamò la vittoria di Al Gore: il candidato democratico ottenne 540 mila voti in più, ma — dopo un riconteggio e l’intervento della Corte Suprema, che si espresse un mese più tardi — alla Casa Bianca andò George W. Bush, che vinse per 537 voti in Florida e conquisto il collegio elettorale con 271 voti contro i 266 dello sfidante. Non succedeva dal 1888, quando Benjamin Harrison fu eletto ottenendo meno voti del presidente in carica Grover Cleveland, che il voto popolare e quello del collegio elettorale divergessero.

«Questo è un punto molto importante, è l’unica modifica che abbiamo apportato alle chiavi: dal 2016 pronostichiamo il vincitore, non più il voto popolare», spiega il professore. «La ragione è che ormai c’è una divergenza strutturale fra il voto popolare e quello del collegio elettorale: ogni democratico può contare su 5 o 6 milioni di voti in più soltanto da New York e California. Questo significa che in ogni elezione tirata, i democratici vinceranno il voto popolare, ma non necessariamente il collegio elettorale: se una volta i due fattori si muovevamo in tandem, ora 2 o 3 milioni di voti in più per i democratici equivalgono a un pareggio nel voto del collegio elettorale».
Il metodo — illustrato nel libro Predicting the Next President, ultimo di una lunga serie, uscito negli Stati Uniti il 29 luglio — si basa su un semplice sistema di tredici domande vero/falso che non ha mai fallito e le risposte, a parte le ultime due, sono tutte oggettive: ogni risposta «vero» è un punto a favore del partito alla Casa Bianca, in questo caso i repubblicani; se almeno sei delle risposte sono false si verifica un terremoto, e a vincere le elezioni sarà il partito sfidante. Ecco le chiavi:

1) Il mandato del partito: dopo le elezioni di metà mandato, il partito in carica ha guadagnato seggi alla Camera dei deputati rispetto alle precedenti elezioni di metà mandato. «I repubblicani hanno perso la Camera nel 2018», dice Lichtman: FALSO

2) Competizione: non c’è stata competizione per la nomination del partito in carica. «Nessun repubblicano ha sfidato Trump per la nomination»: VERO

3) Il presidente in carica: il candidato del partito alla Casa Bianca è il presidente in carica. «Non sembra che Trump si ritiri»: VERO

4) Terzo partito: non c’è una presenza significativa di un terzo partito o di un candidato indipendente. «A parte le dichiarazioni di Kanye West, questa è una corsa a due partiti»: VERO

5) Economia a breve termine: l’economia non è in recessione durante la campagna elettorale. «La pandemia ha spinto l’economia in recessione»: FALSO

6) Economia a lungo termine: la crescita economica pro capite durante l’ultimo mandato è stata maggiore o uguale a quella dei due mandati precedenti. «La pandemia ha causato una crescita negativa del Pil nel 2020»: FALSO

7) Riforme: l’amministrazione in carica ha effettuato importanti riforme. «Con gli sgravi fiscali e con gli ordini esecutivi, Trump ha cambiato profondamente le politiche dell’era Obama»: VERO

8) Instabilità sociale: non c’è stata una significativa instabilità sociale durante l’ultimo mandato. «C’è stata una considerevole instabilità sociale nelle strade, una violenza che ha minacciato l’ordine sociale»: FALSO

9) Scandali: l’amministrazione in carica non ha subito scandali importanti. «La mia chiave preferita: come avevo pronosticato, Trump ha subito l’impeachment e ha avuto parecchi altri scandali»: FALSO

10) Fallimenti militari o in politica estera: l’amministrazione in carica non ha subito importanti fallimenti militari o in politica estera. «Ci sono stati momenti molto difficili, ma al momento niente di significativo»: VERO

11) Successi militari o in politica estera: l’amministrazione in carica ha raggiunto importanti successi militari o in politica estera. «Non c’è stato nessun fallimento, ma neanche successi»: FALSO

12) Carisma del candidato del partito in carica: il candidato del partito in carica è carismatico o è un eroe nazionale. «Trump è un grande showman, ma ha appeal solo su una piccola fetta dell’elettorato»: FALSO

13) Carisma dello sfidante: il candidato del partito sfidante non è carismatico o è un eroe nazionale. «Biden è una brava persona, empatica. Ma non ispira, né è carismatico»: VERO

«Ci vogliono sei chiavi negative per considerare Trump sconfitto, lui ne ha 7: insomma, le chiavi pronosticano che il presidente perderà la Casa Bianca», afferma Lichtman, spiegando che le ultime due — quelle sul carisma — sono comunque valutate con oggettività. «La ragione per cui non considero Trump carismatico è semplice. La barra è alta, ci vuole molto per ottenere che questa chiave sia vera: stiamo parlando di candidati che capitano una volta in una generazione, come John Kennedy o Ronald Reagan. Donald Trump è un grande showman, non ci sono dubbi, ma questa sua abilità è smorzata dalla sbruffoneria, dall’egotismo e dalle bugie. Solo un terzo della popolazione americana crede che sia affidabile, quindi non si può definire un candidato carismatico».

Nel sistema sviluppato da Lichtman, Biden è invece «praticamente irrilevante», come nota lui stesso, non avendo vinto la chiave del carisma. «È una brava persona, ma non ha niente di straordinario», spiega, «anche se ci sono un paio di cose che, pur non influendo sul pronostico, potrebbero far presa sull’elettorato americano: è molto empatico in un momento in cui la nazione sta soffrendo, e poi abbiamo la certezza che non si circonderà di incompetenti e psicopatici come ha fatto Trump. Porterebbe alla Casa Bianca persone davvero brave, in grado di affrontare i nostri problemi nazionali».
Stando alle chiavi, però, Biden sta correndo la campagna perfetta contro Trump: resta ai margini senza dare troppo nell’occhio. «C’è un vecchio adagio che dice: “Mai interrompere il tuo avversario quando sta facendo errori”», afferma il professore.
«Donald Trump ne ha commesso uno fondamentale. Nel 2016 mi ha scritto una lettera ringraziandomi per aver pronosticato la sua vittoria, ma non ha capito le chiavi: a contare è come governi, non come fai campagna elettorale. Quando ha dovuto confrontarsi con la crisi dovuta alla pandemia e con le richieste di giustizia sociale non ha governato, non ha affrontato la sostanza, ha pensato che potesse liberarsi del problema a parole. E questo ha portato al più grande rovescio della sorte nella storia della politica americana: è passato dall’essere un vincitore quasi certo nel 2019 a essere predetto sconfitto».

Nonostante l’improvviso ribaltamento, però, questa non è stata l’elezione più difficile da predire, sostiene Lichtman. «Probabilmente è stata il 2016, oppure il 1992»: la vittoria di Trump quattro anni fa, o quella di Bill Clinton, che impedì un secondo mandato a George H.W. Bush. «Ci sono però due cose che mi tengono sveglio la notte», precisa Lichtman prima di salutarci. «La prima è la soppressione del voto, che potrebbe rendere questa elezione ingiusta come quella del 2000, quando in Florida fu limitata l’affluenza degli afroamericani e Bush vinse di 537 voti», ricorda il professore.

«Trump e i suoi complici stanno facendo tutto quello che possono per sopprimere il voto», spiega. «La verità è che dipendono soltanto dal voto di maschi bianchi e anziani come me: quella è la loro base elettorale. Non puoi allargarla, ma puoi provare a tenere bassa l’affluenza dell’elettorato democratico, che invece cresce ed è composto dalle minoranze e dai giovani. L’altra cosa che mi tiene sveglio di notte — conclude — è un intervento russo: sappiamo che i russi torneranno per conto di Trump, e presumibilmente avranno imparato molte cose da quattro anni fa. E sappiamo che, ancora una volta, Trump accetterà e sfrutterà qualunque cosa faranno per suo conto».



L’errore di Allan Lichtman, l’inventore del metodo per “predire” accuratamente chi vincerà le Elezioni Presidenziali
15 agosto 2020

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... zioni-usa/

Il Prof. Allan Lichtman è famoso per aver inventato il metodo per “predire” accuratamente chi vincerà le Elezioni Presidenziali negli Stati Uniti. Ma il “mostro sacro” della politologia americana questa volta si sarebbe lasciato un po’ “prendere la mano”, ed avrebbe commesso alcuni errori di valutazione che andiamo ad analizzare.

Molti di voi hanno sicuramente già sentito parlare di lui, Allan Lichtman, professore di Storia nelle migliori Università Americane, poliedrico, geniale ed entrato meritatamente nella leggenda per aver elaborato negli anni ’80 un metodo attraverso il quale, sin dal 1984, prevede accuratamente l’elezione del Presidente degli Stati Uniti; il metodo è stato elaborato con il Prof. Vladimir Keilisis, scienziato russo esperto nella previsione dei terremoti, e si basa su 13 “chiavi”: chi ottiene il favore di 7 o più di queste “chiavi” sarebbe destinato alla vittoria della Casa Bianca.

Il modello si basa sullo studio delle elezioni americane dal 1860 al 1980 e ad oggi si è dovuto confrontare solo con un’imprecisione nel 2000, elezione in cui aveva predetto la vittoria di Al Gore contro George W. Bush; si può parlare di “imprecisione” e non di errore perché in tale occasione Al Gore vinse comunque il voto popolare e, fino ad allora, era necessario risalire addirittura al 1888 prima di riscontrare un’incongruenza tra tale voto popolare e voto dei collegi elettorali; Bush Jr. vinse infatti solo per poche centinaia di voti nel Collegio Elettorale, grazie ai voti della Florida, e ciò portò all’intervento della Corte Suprema per dirimere chi fosse il vincitore di una battaglia intricatissima, fatta letteralmente di contestazioni cartella per cartella.

In questa occasione elettorale, dunque, Lichtman attribuirebbe 7 delle 13 chiavi a vantaggio di Biden e le altre 6 a Trump. Per la precisione, Biden vincerebbe prevalendo nelle chiavi 1, 5, 6, 8, 9, 11, 12, di tale metodo Lichtman/Keilisis e Trump perderebbe, pur avendo il favore delle chiavi 2, 3, 4, 7, 10 e 13; semplificando all’estremo Biden vincerebbe quindi 7 a 6.

Biden vincerebbe perchè il suo partito avrebbe vinto le elezioni di midterm (1), perchè causa Coronavirus l’economia a breve termine sarebbe in recessione (5) e perché, sempre per lo stesso motivo, la crescita economica nel lungo termine sarebbe inferiore a quella dei due mandati precedenti (6), perchè vi è significativa instabilità sociale a seguito della morte di George Floyd (8), per i numerosi scandali che avrebbero colpito l’Amministrazione Trump (9), per la mancanza di successi in politica internazionale da parte della medesima amministrazione (11), perché il carisma “da showman” del candidato in carica sarebbe molto divisivo: odiato da una maggioranza ed amato da una minoranza (12).

Il Presidente Donald Trump, invece, perderebbe perché si limiterebbe a non aver avuto concorrenti alle primarie per la rielezione (2), ad avere il vantaggio di essere il presidente in carica (3), per non avere la concorrenza di un candidato indipendente significativo (4), per aver effettuato importanti riforme in campo fiscale (7), per non aver subito importanti fallimenti militari o in politica estera (10), per lo scarso carisma dello sfidante (13).

In una banale notte di Agosto però, mentre osservavo le notizie riguardanti due Stati del mediterraneo orientale, sulla carta Alleati ma sull’orlo di un conflitto armato, decido di rilassarmi guardando i video in cui lo stesso Prof. Lichtman spiega come ha applicato il suo metodo per queste elezioni… e sono letteralmente sobbalzato sulla sedia! Ciò che ho notato voglio condividerlo qui, con voi, e, mentre lo faccio, mi “cospargo il capo di cenere” per aver osato mettere in dubbio le conclusioni di un tale “mostro sacro” .

Partiamo dalla “chiave” che il professore stesso dichiara essere la sua “favorita”, la 9, ovvero i numerosi scandali che avrebbero investito Trump: Stormy Daniels, Russiagate ed infine, come previsto per tempo dal professore… il Presidente Trump che sarebbe stato sottoposto ad Impeachment, ebbene… tali scandali sono finiti uno ad uno nel NULLA! Stormy Daniels, Russiagate, “piogge dorate” sono tutti evaporati come bolle di sapone… niente è stato trovato! Il tentativo di Impeachment stesso è fallito; andrebbe infatti ricordato che il concetto stesso di “scandalo” deriva dall’Antico Testamento e rappresentava il sassolino nascosto nel terreno che poteva divenire occasione di inciampo. Trump non solo NON è inciampato, ma tali scandali potrebbero persino, e a breve, “ritorcersi contro” chi li ha costruiti a tavolino, da un lato con incriminazioni per spionaggio della campagna elettorale di un Candidato Presidente da parte dell’Amministrazione di cui Biden faceva parte, dall’altro con il disvelamento di una rete internazionale coinvolta nella fabbricazione di dossier falsi… anche in Italia… ma questa è un’altra storia e ne riparleremo eventualmente dopo il 9 settembre, data in cui l’ex Segretario di Stato, Hillary Clinton, dovrà deporre di fronte al Procuratore Generale William Barr.

La “chiave 10” è stata anch’essa, in qualche modo, “alterata”. Al netto del fatto che un Presidente che dopo 20 anni, finalmente, non ha iniziato una nuova guerra, sarebbe già di per sé un successo, almeno in termini di vite risparmiate, ed anche non volendo considerare come dei successi le rinegoziazioni dei trattati commerciali con il Messico, il Canada e la trattativa in corso con la Cina… è sicuramente un successo, proprio di questi giorni, l’accordo tra Stati Uniti, Israele ed Emirati Arabi Uniti per la riapertura dei canali diplomatici tra questi ultimi due stati: questo è sicuramente un “successo” senza precedenti. La previsione di Lichtmann è ovviamente uscita in anticipo rispetto a tale evento… ma anche così, la chiave 10 rimarrebbe comunque a favore di Trump.

Per concludere, le “chiavi” a vantaggio di Trump non sarebbero affatto solo 6, bensì addirittura 8 su 13.

Il Prof. Lichtmann sottolinea a più riprese che gli elettori non possono essere ingannati dalle menzogne, dagli artifici, dai sondaggi: ciò che conta sono le 13 chiavi, a stretto rigore, quindi, non conterebbero nemmeno gli inganni mascherati da scandali, costruiti artificialmente contro il proprio nemico e puntualmente finiti nel nulla…

Il Prof. Lichtmann, inoltre, è un Democratico che – onestamente – ammette che in ogni previsione la cosa più difficile sia “tenere fuori il proprio orientamento politico dalla previsione stessa” e personalmente, direi, che stavolta non sia riuscito a mantenere il distacco dovuto. Lo dimostra, indirettamente, anche il suo “mettere le mani avanti” rispetto ad un eventuale errore nel suo pronostico prossimo venturo, definendo come “soppressione dei diritti” l’atteggiamento ostativo di Trump nei confronti del voto postale. Di fronte ad una tale visione, però, si potrebbe controargomentare che se in questo periodo si può di persona mettere a ferro e fuoco le città, forse si può anche votare di persona. Inoltre, il “diavolo” del un voto postale si nasconderebbe nei “dettagli” e tutto starebbe nel vedere quali saranno tali “dettagli”. Inoltre, se la Russia ha elaborato un vaccino, non è da escludere che anche gli Stati Uniti renderanno a breve disponibile un vaccino che consentirà anche agli elettori “più pigri” di muovere i loro bassifondi verso le cabine elettorali in totale sicurezza… con le metodologie delle elezioni “di sempre”… senza le improvvisazioni emergenziali. Le elezioni sono il “cuore” della democrazia, pertanto, meno si improvvisa e meglio è.

Il Prof. Lichtmann “mette le mani avanti” anche dando per scontato un intervento della Russia nelle elezioni americane. Ammettendo che, effettivamente, le cose stiano così, si dimenticherebbe comunque di mettere nell’equazione un altrettanto verosimile intervento Cinese… ovviamente a favore di Biden…

In conclusione, se il metodo questa volta fallirà, come credo, non sarà affatto per il voto postale, più o meno esteso, o per l’intervento Russo o Cinese. L’errore non risiederebbe nemmeno nelle chiavi 9 e 10, sopra analizzate, in sé e per sé… bensì nelle mani che le hanno soppesate.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » dom ago 16, 2020 5:11 am

E meno male che è stupido...altrimenti chissà cosa combinava
‎Jaime Andrea Jaime‎


Un amico mi ha passato queste informazioni, in inglese, le ho tradotte ed ora sono a disposizione. Tutte cose facilmente verificabili online.
Divertitevi.
Mancano molte altre cose, tipo gli accordi con il boss nordcoreano, ma sono sicuro che questa lista sia sufficiente ai babbei ritardati che berciano idiozie su Trump.

Ragazzi, è in carica da 3 anni e mezzo.... cosa ha fatto?
Oltre a schivare le frecciate che i media e Pelosi hanno lanciato?!?
che cosa hanno realizzato il PRESIDENTE TRUMP e il suo gabinetto......


Ecco a voi.

* Trump ha recentemente firmato 3 leggi a beneficio dei Nativi. Una dà un risarcimento alla tribù degli Spokane per la perdita delle loro terre a metà del 1800, una finanzia i programmi di lingua nativa, e la terza dà un riconoscimento federale alla Little Shell Tribe degli indiani Chippewa in Montana.

* Trump ha finalizzato la creazione della Forza Spaziale come nostro sesto ramo militare.

* Trump ha firmato una legge per rendere la crudeltà verso gli animali un reato federale, in modo che i maltrattatori di animali affrontino conseguenze più dure.

* I crimini violenti sono diminuiti ogni anno che è stato in carica dopo essere aumentato durante i 2 anni prima della sua elezione.

* Trump ha firmato un disegno di legge che rende legali la CBD e la canapa.

* L'EPA di Trump ha dato 100 milioni di dollari per risolvere il problema delle infrastrutture idriche a Flint, Michigan.

* Sotto la guida di Trump, nel 2018 gli Stati Uniti hanno superato la Russia e l'Arabia Saudita per diventare il più grande produttore mondiale di petrolio greggio.

* Trump ha firmato una legge che pone fine agli ordini di bavaglio sui farmacisti che impedivano loro di condividere informazioni che consentivano di risparmiare denaro.

* Trump ha firmato il "Consentire agli Stati e alle vittime di combattere il traffico sessuale online" (FOSTA), che include il "Stop Enabling Sex Traffickers Act" (SESTA) che fornisce alle forze dell'ordine e alle vittime nuovi strumenti per combattere il traffico sessuale.

* Trump ha firmato un disegno di legge per richiedere agli aeroporti di fornire spazi per l'allattamento al seno alle mamme.

* Il 25% degli americani meno pagati ha beneficiato di un aumento del reddito del 4,5% nel novembre 2019, che supera il 2,9% di guadagno per i lavoratori più pagati del Paese.

* I lavoratori a basso salario beneficiano di salari minimi più alti e di società che stanno aumentando la retribuzione iniziale.

* Trump ha firmato il più grande disegno di legge per la protezione e la conservazione della natura selvaggia degli ultimi dieci anni e ha designato 375.000 acri come terra protetta.

* Trump ha firmato il Save our Seas Act che finanzia 10 milioni di dollari all'anno per pulire tonnellate di plastica e rifiuti dall'oceano.

* Quest'anno ha firmato una legge che permette l'importazione di alcuni farmaci dal Canada, in modo che i prezzi delle prescrizioni diminuiscano.

* Trump ha firmato un ordine esecutivo quest'anno che obbliga tutti i fornitori di servizi sanitari a rivelare il costo dei loro servizi in modo che gli americani possano confrontare il negozio e sapere quanto meno i fornitori facciano pagare le compagnie di assicurazione.

* Quando ha firmato quel disegno di legge, ha detto che nessun americano dovrebbe essere preso alla sprovvista dalle fatture per i servizi medici che non hanno mai accettato in anticipo.

* Gli ospedali saranno ora tenuti a pubblicare le loro tariffe standard per i servizi, che includono il prezzo scontato che un ospedale è disposto ad accettare.

* Negli otto anni precedenti l'insediamento del Presidente Trump, i prezzi dei farmaci su prescrizione sono aumentati in media del 3,6% all'anno. Sotto Trump, i prezzi dei farmaci hanno registrato un calo su base annua in nove degli ultimi dieci mesi, con un calo dell'1,1% a partire dal mese più recente.

* Ha creato una Hotline VA della Casa Bianca per aiutare i veterani e l'ha gestita principalmente con i veterani e i familiari diretti dei veterani.

* I dipendenti della VA sono stati ritenuti responsabili per le scarse prestazioni, con più di 4.000 dipendenti della VA rimossi, retrocessi e sospesi finora.

* Ha emesso un ordine esecutivo che richiede ai Segretari della Difesa, della Sicurezza Nazionale e degli Affari dei Veterani di presentare un piano congiunto per fornire ai veterani l'accesso alle cure psichiatriche durante il passaggio alla vita civile.

* A causa di un disegno di legge firmato e sostenuto da Trump, nel 2020 la maggior parte dei dipendenti federali vedrà aumentare la propria retribuzione in media del 3,1% - il più grande aumento degli ultimi 10 anni.

* Trump ha firmato una legge che prevede fino a 12 settimane di congedo parentale retribuito per milioni di lavoratori federali.

* L'amministrazione Trump fornirà gratuitamente farmaci per la prevenzione dell'HIV a 200.000 pazienti non assicurati all'anno per 11 anni.

* Record di vendite di tutti i tempi durante le vacanze del 2019.

* Trump ha firmato un ordine che permette alle piccole imprese di raggrupparsi quando acquistano un'assicurazione per ottenere un prezzo migliore.

* Il presidente Trump ha firmato il Preventing Maternal Deaths Act (Legge per la prevenzione della morte materna) che fornisce finanziamenti agli Stati per sviluppare analisi della mortalità materna per comprendere meglio le complicazioni materne e identificare soluzioni e si concentra in gran parte sulla riduzione dei tassi di mortalità più elevati per i neri americani.

* Nel 2018, il Presidente Trump ha firmato il rivoluzionario First Step Act, un disegno di legge sulla giustizia penale che ha promulgato riforme che rendono il nostro sistema giudiziario più equo e aiutano gli ex detenuti a tornare con successo nella società.

* Le riforme del First Step Act hanno affrontato le iniquità nella condanna di leggi che hanno danneggiato in modo sproporzionato i neri americani e hanno riformato i minimi obbligatori che hanno creato esiti iniqui.

* Il First Step Act ha ampliato la discrezionalità giudiziaria nella condanna di crimini non violenti.

* Oltre il 90% di coloro che beneficiano delle riduzioni retroattive della pena previste dal First Step Act sono neri americani.

* Il First Step Act fornisce programmi di riabilitazione ai detenuti, aiutandoli a reinserirsi con successo nella società e a non tornare al crimine.

* Trump ha aumentato i finanziamenti per i college e le università storicamente neri (HBCU) di oltre il 14%.

* Trump ha firmato una legge che perdona il debito dell'uragano Katrina che minacciava gli HBCU.

* Le nuove vendite di case unifamiliari sono aumentate del 31,6% nell'ottobre 2019 rispetto a un anno fa.

* Ha reso le HBCU una priorità, creando la posizione di direttore esecutivo dell'iniziativa della Casa Bianca sulle HBCU.

* Trump ha ricevuto il Premio Giustizia Bipartisan in un college storicamente nero per i suoi risultati nella riforma della giustizia penale.

* Il tasso di povertà è sceso a un minimo di 17 anni dell'11,8% sotto l'amministrazione Trump, come risultato di un ambiente ricco di posti di lavoro.

* I tassi di povertà per gli afroamericani e gli ispano-americani hanno raggiunto i livelli più bassi da quando gli Stati Uniti hanno iniziato a raccogliere questi dati.

* Il presidente Trump ha firmato un disegno di legge che crea cinque monumenti nazionali, amplia diversi parchi nazionali, aggiunge 1,3 milioni di acri di aree naturali e riautorizza in modo permanente il Fondo per la conservazione della terra e dell'acqua.

* L'USDA di Trump ha impegnato 124 milioni di dollari per ricostruire le infrastrutture idriche rurali.

* La fiducia dei consumatori e delle piccole imprese è ai massimi livelli.

* Oltre 7 milioni di posti di lavoro creati dalle elezioni.

* Oggi il numero di americani occupati è più alto che mai nella nostra storia.

* Più di 400.000 posti di lavoro nel settore manifatturiero creati dalla sua elezione.

* Trump ha nominato 5 ambasciatori apertamente gay.

* Trump ha ordinato a Ric Grenell, il suo ambasciatore apertamente gay in Germania, di guidare un'iniziativa globale per depenalizzare l'omosessualità in tutto il mondo.

* Attraverso l'iniziativa dell'Anti-Trafficking Coordination Team (ACTeam) di Trump, le forze dell'ordine federali hanno più che raddoppiato le condanne dei trafficanti di esseri umani e aumentato il numero degli imputati del 75% nei distretti dell'ACTeam.

* Nel 2018 il Dipartimento di Giustizia (DOJ) ha smantellato un'organizzazione che era la principale fonte di pubblicità su Internet per la prostituzione, con conseguente traffico sessuale.

* L'OMB di Trump's ha pubblicato una nuova guida anti-tratta per i funzionari degli appalti pubblici per combattere più efficacemente la tratta di esseri umani.

* Trump's Immigration and Customs Enforcement's Homeland Security Investigations ha arrestato 1.588 criminali associati al traffico di esseri umani.

* Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani di Trump's ha fornito finanziamenti per sostenere la linea telefonica diretta nazionale sulla tratta di esseri umani per identificare i colpevoli e dare alle vittime l'aiuto di cui hanno bisogno.

* La hotline ha identificato 16.862 potenziali casi di tratta di esseri umani.

* Il DOJ di Trump ha fornito sovvenzioni alle organizzazioni che sostengono le vittime della tratta di esseri umani - che hanno servito quasi 9.000 casi dal 1° luglio 2017 al 30 giugno 2018.

* Il Dipartimento per la Sicurezza interna ha assunto un numero maggiore di specialisti in assistenza alle vittime, aiutandole ad ottenere risorse e sostegno.

* Il Presidente Trump ha chiesto al Congresso di approvare una legge sulla scelta della scuola in modo che nessun bambino sia intrappolato in una scuola in difficoltà a causa del suo codice postale.

* Il Presidente ha firmato una legge di finanziamento nel settembre 2018 che ha aumentato i finanziamenti per la scelta della scuola di 42 milioni di dollari.

* I tagli alle tasse firmati dal Presidente Trump promuovono la scelta della scuola permettendo alle famiglie di utilizzare 529 piani di risparmio per l'istruzione elementare e secondaria.

* Sotto la sua guida l'ISIS ha perso gran parte del suo territorio ed è stato in gran parte smantellato.

* Il leader dell'ISIS Abu Bakr Al-Baghdadi è stato ucciso.

* Ha firmato la prima riautorizzazione della Perkins CTE dal 2006, autorizzando ogni anno più di un miliardo di dollari per gli stati a finanziare programmi di formazione professionale e di carriera.

* Ordine esecutivo che amplia le opportunità di apprendistato per studenti e lavoratori.

* Trump ha emesso un ordine esecutivo che proibisce al governo degli Stati Uniti di discriminare i cristiani o di punire le espressioni di fede.

* Firmato un ordine esecutivo che consente al governo di trattenere il denaro dai campus universitari ritenuti antisemiti e che non riescono a combattere l'antisemitismo.

* Il presidente Trump ha ordinato la sospensione del pagamento delle tasse statunitensi alle organizzazioni internazionali che finanziano o praticano l'aborto.

* Trump ha imposto sanzioni ai socialisti in Venezuela che hanno ucciso i loro cittadini.

* Ha concluso un nuovo accordo commerciale con la Corea del Sud.

* Ha fatto un accordo con l'Unione Europea per aumentare le esportazioni di energia degli Stati Uniti verso l'Europa.

* Ha ritirato gli Stati Uniti dall'accordo TPP, che uccideva i posti di lavoro.

* Ha assicurato 250 miliardi di dollari in nuovi accordi commerciali e di investimento in Cina e 12 miliardi di dollari in Vietnam.

* Ha approvato fino a 12 miliardi di dollari in aiuti agli agricoltori colpiti da ingiuste ritorsioni commerciali.

* Ha fatto liberare più di una dozzina di ostaggi americani, compresi quelli che Obama non ha potuto essere liberato.

* Trump ha firmato il Music Modernization Act, il più grande cambiamento alla legge sul copyright degli ultimi decenni.

* Trump si è assicurato miliardi di dollari che finanzieranno la costruzione di un muro al nostro confine meridionale.

* L'amministrazione Trump sta promuovendo l'assunzione di una seconda possibilità per dare agli ex detenuti l'opportunità di vivere una vita senza crimine e di trovare un'occupazione significativa.

* Il Dipartimento di Giustizia di Trump e il Consiglio delle Carceri hanno lanciato una nuova iniziativa "Ready to Work" per aiutare i datori di lavoro a collegare direttamente i datori di lavoro con gli ex detenuti.

* La storica legislazione di taglio delle tasse del Presidente Trump includeva nuovi incentivi per le zone di opportunità per promuovere gli investimenti nelle comunità a basso reddito in tutto il Paese.

* 8.764 comunità in tutto il Paese sono state designate come Opportunity Zone.

* Si prevede che le Opportunity Zone stimoleranno 100 miliardi di dollari in investimenti di capitale privato a lungo termine in comunità economicamente svantaggiate in tutto il Paese.

* Trump ha ordinato al Segretario all'Istruzione di porre fine al Common Core.

* Trump ha firmato il Fondo di risarcimento per le vittime dell'11 settembre.

* Trump ha firmato un provvedimento che finanzia programmi di prevenzione per il suicidio dei veterani.

* Le aziende hanno riportato oltre un trilione di dollari da oltreoceano a causa del disegno di legge del TCJA che Trump ha firmato.

* I posti di lavoro nel settore manifatturiero stanno crescendo al ritmo più veloce degli ultimi 30 anni.

* Il mercato azionario ha raggiunto livelli record.

* Il reddito medio delle famiglie ha raggiunto il livello più alto mai registrato.

* La disoccupazione afroamericana è ai minimi storici.

* La disoccupazione ispano-americana è ai minimi storici.

* La disoccupazione asiatico-americana è ai minimi storici.

* Il tasso di disoccupazione femminile è al minimo storico di 65 anni.

* La disoccupazione giovanile è al minimo storico di 50 anni.

* Abbiamo il più basso tasso di disoccupazione mai registrato.

* La promessa ai lavoratori americani ha fatto sì che i datori di lavoro si impegnino a formare più di 4 milioni di americani.

* Il 95 per cento dei produttori americani sono ottimisti sul futuro, il più alto mai registrato.

* Come risultato della legge fiscale repubblicana, le piccole imprese avranno la più bassa aliquota marginale massima d'imposta degli ultimi 80 anni.

* Numero record di regolamenti eliminati che hanno danneggiato le piccole imprese.

* Firmata la riforma del welfare che richiede adulti abili che non hanno figli per lavorare o che non cercano lavoro se hanno il sussidio.

* Sotto Trump, la FDA ha approvato farmaci generici più accessibili che mai nella storia.

* Il programma Reformed Medicare per fermare gli ospedali dal sovraccaricare gli anziani a basso reddito sui loro farmaci, risparmiando agli anziani 100 milioni di $$$ solo quest'anno.

* Firmata la legislazione Right-To-Try che permette ai pazienti malati terminali di provare un trattamento sperimentale che prima non era permesso.

* Ha assicurato 6 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti per combattere l'epidemia di oppioidi.

* Firmato il VA Choice Act e il VA Accountability Act, ampliato i servizi di teleassistenza sanitaria, i servizi di ambulatorio e l'assistenza sanitaria primaria e mentale urgente in giornata.

* La produzione di petrolio degli Stati Uniti ha recentemente raggiunto il massimo storico, quindi siamo meno dipendenti dal petrolio del Medio Oriente.

* Gli Stati Uniti sono esportatori netti di gas naturale per la prima volta dal 1957.

* Gli alleati della NATO hanno aumentato le spese per la difesa a causa della sua campagna di pressione.

* Ha ritirato gli Stati Uniti dall'accordo sul clima di Parigi nel 2017 e nello stesso anno gli Stati Uniti sono ancora in testa al mondo con la più grande riduzione delle emissioni di carbonio.

* La sua nomina a giudice di circuito è stata confermata più velocemente di qualsiasi altra nuova amministrazione.

* Ha avuto la conferma di Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh del suo giudice della Corte Suprema.

* Ha trasferito l'ambasciata americana in Israele a Gerusalemme.
* Accordato un nuovo accordo commerciale con Messico e Canada che aumenterà i posti di lavoro qui e $$$$ in arrivo.

* Raggiunto un accordo con l'Unione Europea per aumentare le esportazioni americane.

* Imposta tariffe sulla Cina in risposta al trasferimento forzato di tecnologia della Cina, il furto di proprietà intellettuale, e le loro pratiche commerciali cronicamente abusive, ha accettato un accordo commerciale parte uno con la Cina.

* Ha firmato una legge per migliorare la linea telefonica nazionale per i suicidi.

* Firmato la più completa legislazione sul cancro infantile mai entrata in vigore, che farà progredire la ricerca sul cancro infantile e migliorerà le cure.

* Il Tax Cuts and Jobs Act firmato da Trump ha raddoppiato l'importo massimo del credito d'imposta per i bambini a disposizione dei genitori e ha innalzato i limiti di reddito in modo che più persone possano rivendicarlo.

* Ha anche creato un nuovo credito d'imposta per altre persone a carico.

* Nel 2018, il presidente Trump ha firmato un aumento di 2,4 miliardi di dollari per il Fondo per l'assistenza all'infanzia e lo sviluppo, fornendo un totale di 8,1 miliardi di dollari agli Stati per finanziare l'assistenza all'infanzia per le famiglie a basso reddito.

* Il Child and Dependent Care Tax Credit (CDCTC) firmato da Trump fornisce un credito d'imposta pari al 20-35% delle spese per l'assistenza all'infanzia, 3.000 dollari per bambino e 6.000 dollari per famiglia + i conti di spesa flessibili (FSA) consentono di accantonare fino a 5.000 dollari in dollari al lordo delle imposte da utilizzare per l'assistenza all'infanzia.

* Nel 2019 il Presidente Donald Trump ha firmato la Legge sulla collaborazione, la responsabilità, la ricerca, l'istruzione e il sostegno all'autismo (CARES) che stanzia 1,8 miliardi di dollari di finanziamenti nei prossimi cinque anni per aiutare le persone con disturbi dello spettro autistico e per aiutare le loro famiglie.

* Nel 2019 il presidente Trump ha firmato due pacchetti di finanziamento che forniscono quasi 19 milioni di dollari in nuovi finanziamenti per i programmi di ricerca e istruzione specifici della Lupus, oltre a 41,7 miliardi di dollari aggiuntivi per i National Institutes of Health (NIH), il finanziamento più importante della Lupus.

* Un altro risultato imminente da aggiungere: nella prossima settimana o due Trump firmerà la prima importante legge anti-robocall da decenni chiamata TRACED Act (Telephone Robocall Abuse Criminal Enforcement and Deterrence.) Una volta che sarà la legge, il TRACED Act prolungherà il periodo di tempo che la FCC deve prendere e punire coloro che intenzionalmente infrangono le restrizioni del telemarketing. La legge richiede inoltre ai fornitori di servizi vocali di sviluppare un quadro di riferimento per verificare che le chiamate siano legittime prima che raggiungano il telefono.

* Il mercato azionario statunitense raggiunge continuamente i massimi storici.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio ott 15, 2020 6:37 pm

Biden è filo nazi maomettano, una mostruosità, un pericolo per la civiltà occidentale, per i cristiani, gli ebrei, per tutti diversamente religiosi della terra, per gli atei, gli agnostici, gli aidoli, per gli apostati, per le libertà civili e laiche, per le donne e gli omosessuali.
Deve essere proprio a malpartito per ridursi a corteggiare i nazi maomettani.




Biden corteggia gli elettori musulmani: promette di portarli alla Casa Bianca e vorrebbe più islam nelle scuole
Matteo Cassol
23 Lug 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... le-scuole/

In un caso da manuale di “il nemico del mio nemico è mio amico”, Joe Biden, pur di aumentare le proprie chance di sconfiggere il mostro Donald Trump, ha chiamato a raccolta e si è alleato con i musulmani d’America. L’ex vicepresidente, candidato Democratico in pectore alla Casa Bianca, ha promesso che se verrà eletto presidente porrà fine alla messa al bando degli arrivi da alcuni Paesi voluta dal suo avversario: “Cancellerò il muslim travel ban il primo giorno. Il primo giorno. E lavorerò con il Congresso per approvare leggi contro i crimini di odio”, ha detto Biden ai partecipanti al Million Muslim Votes Summit, una conferenza online ospitata da Emgage Action, il principale gruppo politico musulmano americano, “dimenticando” che il bando non riguarda (peraltro per motivi piuttosto fondati) solo una manciata di Paesi a maggioranza musulmana, ma anche la Corea del Nord e il Venezuela.

Biden ha affermato che le comunità di religione islamica “sono state le prime a subire l’assalto di Donald Trump nei confronti dei neri e dei marroni (sic) con il suo vile divieto ai musulmani. Fu il primo atto di quelli che sono stati quasi quattro anni di costante pressione, di insulti e di attacchi”. L’ex vicepresidente ha parlato di aumento dei crimini di odio segnalati in America negli ultimi tre anni e di figure di nomina politica riconducibili a Trump che avrebbero espresso opinioni apertamente islamofobe. Biden ha poi discusso della necessità per i palestinesi di avere un proprio Stato e dell’importanza del contributo dei musulmani nella lotta contro la pandemia di Covid-19. Ovviamente non ha menzionato il terrorismo o l’estremismo islamico. Si è invece rammaricato per il fatto che nelle scuole americane non si insegnerebbe abbastanza l’islam: “Ciò che la gente non capisce è che veniamo tutti dalla stessa radice, dal punto di vista delle nostre credenze di base fondamentali”. Qualcuno dovrebbe spiegare all’ex presidente che però a non capirlo sono soprattutto gli islamisti. Biden, che ha anche citato un detto di Maometto, ha poi promesso che se a novembre verrà eletto la sua amministrazione comprenderà anche musulmani: “Voglio il vostro voto – ha sottolineato il candidato Democratico – non solo perché Trump non è degno di essere presidente, ma anche perché voglio lavorare in collaborazione con voi e fare in modo che le vostre voci siano incluse nel processo decisionale”.

Prima delle primarie, solo Bernie Sanders (oltre a Julián Castro) aveva risposto positivamente all’invito a partecipare alla convention annuale della Islamic Society of North America, uno dei più grandi raduni dei musulmani statunitensi. I leader musulmani avevano criticato il fatto che in autunno così pochi candidati Democratici si fossero impegnati con loro. Tuttavia, Emgage Action – che ha sostenuto Sanders durante le primarie democratiche e che ora appoggia Biden in vista delle presidenziali – è rimasto in contatto con l’entourage di colui che i sondaggi danno come prossimo presidente: “Abbiamo chiarito che – ha sottolineato il ceo di Emgage Action Wa’el Alzayat – per ottenere il nostro endorsement sarebbe servito un impegno diretto da parte di Biden in un evento a caratterizzazione musulmana di una certa visibilità”. Per Alzayat non si tratta più di stabilire se i Democratici coinvolgeranno la comunità musulmana, ma di capire come lo faranno, perché gli elettori musulmani potrebbero rivelarsi decisivi. I musulmani costituiscono una minima percentuale dell’elettorato – circa l’1 per cento della popolazione totale degli Stati Uniti – ma si trovano in numeri considerevoli negli Stati elettoralmente chiave come la Florida e il Michigan: “Secondo le nostre ricerche, ci sono circa 150.000 elettori musulmani registrati nel Michigan”, ha detto Alzayat, ricordando che nel 2016 Trump vinse nello Stato del grande lago con un margine di soli diecimila voti.

Quello di Biden è un notevole strappo. Storicamente, i Democratici sono stati cauti nel blandire apertamente gli elettori musulmani. Clinton non ha mai parlato pubblicamente con gruppi musulmani e Obama, nonostante il discorso del Cairo di inizio 2009, da presidente non ha mai messo piede in una moschea fino all’anno in cui ha concluso il proprio mandato. In occasione delle elezioni del 2000, invece, Bush, Repubblicano, corteggiò i musulmani più del Democratico Gore e visitò una moschea proprio nel Michigan. In cambio, un certo numero di musulmani lo appoggiò. Di lì a poco, però, ci fu l’11 settembre e il mondo non fu più lo stesso. Da vari anni, lo è ancora meno. Un dettaglio che evidentemente a Biden e ai suoi, “forti” della lezione obamiana, deve essere sfuggito.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio ott 15, 2020 8:35 pm

Twitter e Facebook dalla parte di Biden censurano Trump e nascondono le accuse contro Biden facendole passare per fake

Il Segretario Stampa della Casa Bianca, Kayleigh McEnany afferma che Twitter ha sospeso il suo account personale fino a quando non cancellerà il post che cita l'inchiesta esplosiva giornalistica New York Post che ha toccato il candidato democratico alla presidenza.
15 ottobre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 9206123165

"Non è così che funziona una democrazia amante della libertà", ha detto alla trasmissione televisa Hannity l'addetto stampa della Casa Bianca.
"Non è un blocco temporaneo", ha detto McEnany al presentatore Sean Hannity. "Quando accedo al mio account Twitter, dice che sono permanentemente bannato. Essenzialmente mi hanno sotto tiro e mi hanno detto che a meno che non elimini questa storia, una notizia del New York Post, non posso riottenere l'accesso al mio account".
"Questa era una notizia con e-mail, immagini delle e-mail ... anche la campagna Biden non contesta l'autenticità delle e-mail", ha detto McEnany. "Nel frattempo ... l'ayatollah iraniano [sta] twittando 'morte a Israele'. Questo è permesso su Twitter, ma un'e-mail che viene segnalata ... dal New York Post, una testata giornalistica credibile, non ti è permesso di condivide l'informazione."
"Questo non è il modo americano", ha detto McEnany. "Non è così che opera una democrazia amante della libertà. Dobbiamo ritenere responsabile Twitter, e anche Facebook, che sta vietando la trasmissione di questa storia semplicemente perché ideologicamente danneggia il lato del corridoio che la Silicon Valley preferisce. È triste , è censura, [e] questa non è l'America ".







Molti non hanno capito cosa stia succedendo in USA e che caspita sia questo scoop sul computer del figlio di Biden.

https://www.facebook.com/franco.leonard ... 1930125650

La premessa è che il figlio di Biden lavora per una società ucraina che lo paga 50mila dollari al mese.
La seconda premessa è che questo figlio, Hunter, è il classico figlio che combina enormi guai ... e mette nei guai anche il padre.
Si sospettava da tempo che Biden, per aiutare e proteggere il figlio scapestrato ( sul web potete trovare le sue gesta) abbia interferito nel licenziamento di un Magistrato Ucraino che investigava proprio su questa faccenda.
Lui si è sempre dichiarato estraneo e totalmente al buio sugli affari del figlio.
Ma quando uno è scapestrato, combina una marea di casini.
E il nostro Hunter è della tipologia, ma peggio, del nostro Lapo.
Succede che qualche anno fa gli si rompe il laptop. Un Apple.
Lo porta a riparare e non lo va mai a ritirare.
La legge del Delaware, dove Hunter ha lasciato il computer a riparare, dice che dopo 90 giorni, se non ritiri l'oggetto e paghi la riparazione, l'esercente diventa proprietario dell'oggetto.
Essendo un Apple...l'esercente mette in atto i suoi diritti e lo apre per cancellare i contenuti ed eventualmente rivenderlo.
Capisce che quel computer è di Hunter , sbircia fra foto e email e capisce che ha una bomba fra le mani.
Fa una copia dell'hard disk.
Lo consegna all'Fbi.
Dopo 5 mesi dalla consegna...tutto tace, nessuna investigazione, neanche una telefonata dall'Fbi.
Il negoziante inizia a "cagarsi sotto", dopo una serie di tentativi con le autorità, si rende conto che l'unico modo di mettersi al sicuro è di consegnare la copia dell'hard disk a Giuliani.
Sul computer, oltre a foto di lui strafatto e in compagnia di varie e vari personaggi in situazioni sessuali, vengono fuori email dei capi della società ucraina che ringraziano Hunter per averli fatti incontrare con Biden sr, "tuo padre" , sconfessando la completa estraneità di Biden.
Fino a qua si potrebbe anche ribattere che le cose non sono andate proprio così, che è solo un padre che aiuta un figlio scapestrato, etc etc...una serie di risposte anche lecite.
Invece che succede?
Biden non dice nulla, il figlio sparisce, gli articoli di giornale e chiunque li condivida vengono bannati da Twitter, Fb e tutta la stampa e media di sx .
Insomma , il tutto fa più rumore del fatto stesso, dividendo le fazioni tifanti sempre di più.
Si parla di censura...i media si difendono dicendo che nelle loro regole "private" c'è la non diffusione di materiale "hackerato".
A parte che quel materiale non è giuridicamente " hackerato", come giustificare allora il materiale di wikileaks che il web ha sostenuto e diffuso, incluso i majors, per anni?
Nonostante il tentativo di censura, anzi, forse grazie a quello, foto e mail del giovane Biden dilagano sul web , mettendo nei guai Biden sr e portando un'ombra sull'Fbi.
E come dicono i Texani....
Shit happens.
E come dicono i napoletani...
Mazza e Panella fanno i figli bell.
È mancata la mazza!
(da un'amica)




L’ultimatum di Trump:”arrestate Obama e Biden per lo spygate”. In arrivo il colpo definitivo al deep state?
Cesare Sacchetti
14 ottobre 2020

https://lacrunadellago.net/2020/10/14/l ... eep-state/


È iniziato tutto la scorsa settimana.

Trump in un tweet esplosivo annuncia di aver autorizzato la declassificazione dei documenti che riguardano due degli scandali più grandi degli ultimi anni, ignorati o minimizzati dai media ordinari.

Sono rispettivamente i casi dello spygate, già noto come la bufala del Russiagate, e le email di Hillary Clinton che l’ex segretario di Stato ai tempi del suo mandato sotto l’amministrazione Obama ha ospitato sul suo server privato.

Successivamente la Clinton cancellò dal suo computer personale ben 33mila email che contenevano informazioni vitali per la sicurezza nazionale, in quella che è stata una violazione clamorosa delle leggi federali americane.

Ora Trump ha fatto capire chiaramente che non c’è più tempo e che è giunto il momento di fare luce su questi scandali e di portare a processo i responsabili.

Il giorno dopo il suo tweet, il presidente degli Stati Uniti in una conversazione telefonica con Maria Bartiromo, giornalista di Fox News, ha mandato un chiaro segnale agli uomini della sua amministrazione.

Il primo ad essere chiamato in causa da Trump è stato il procuratore generale, William Barr, che sta coordinando le indagini sullo spygate affidate al procuratore Durham.

Sono ormai circa due anni che procede l’inchiesta per fare luce sul piano per sabotare la campagna elettorale di Trump nel 2016 prima, e successivamente per tentare di mettere fine alla sua presidenza attraverso la falsa accusa di essere una sorta di agente del Cremlino.

La stessa commissione Mueller istituita dall’ex viceministro della Giustizia USA, Rod Rosenstein, ha stabilito che non c’è mai stata alcuna prova a sostegno della tesi che voleva Trump come un uomo telecomandato dall’amministrazione di Putin.

Ora è giunto il momento di fare giustizia, ha fatto capire chiaramente il presidente, e di consegnare alla giustizia i responsabili che hanno ordito un vero e proprio golpe.

“Se Bill Barr non rinvia a giudizio queste persone per questi crimini, il più grande crimine politico della storia della storia del nostro Paese, allora avremo poche soddisfazioni, se io non vinco. Perché non lo dimenticherò. Ma queste persone dovrebbero essere mandate a processo” continua Trump che ribadisce che lo spygate è stato il più grande crimine politico della storia d’America.

Il presidente poi ha chiesto esplicitamente di mandare alla sbarra Obama e Biden “che hanno spiato la mia campagna, e abbiamo tutto per poterlo fare.”

Lo spygate: il golpe orchestrato tra USA e Italia contro Trump

Lo spygate è la l’intricata vicenda, di cui si è già parlato in diversi contribuiti, di spionaggio internazionale che vede coinvolta una rete eversiva che si intreccia tra Washington, Roma e Londra.

Sostanzialmente si è trattato di un tentativo orchestrato dalle agenzie di intelligence americane, l’FBI su tutte, e uomini vicini a Hillary Clinton di accusare Trump di collusione con la Russia.

Roma ha avuto un ruolo cruciale in questa storia, perchè a marzo del 2016 George Papadopoulos, allora consigliere della campagna di Trump, si recò nella capitale per partecipare ad un evento della Link Campus presieduta da Vincenzo Scotti.

In quell’occasione, Papadopoulos incontrò l’enigmatico professore maltese dell’ateneo in questione, Joseph Mifsud, definitosi lui stesso un clintoniano, che prospettò al consulente americano la possibilità di avere del materiale compromettente su Hillary Clinton ricevuto direttamente dal Cremlino.

In realtà, Mifsud non aveva nulla da offrire sulla Clinton. Il suo scopo era solo tendere una trappola a Papadopoulos per poter associare in qualche modo Trump ai russi.

Il tranello poi funzionò perchè successivamente Papadopoulos rivelò incautamente ad un diplomatico australiano di stanza a Londra, Joseph Downer vicino ai Clinton, di avere la possibilità di ricevere del materiale scottante sull’ex segretario di Stato americano.

Downer passò l’informazione all’FBI che aprì un’inchiesta formale nota come “Crossfire Hurricane.” Così è nato lo spygate, e le agenzie investigative americane hanno avuto l’occasione che cercavano per poter spiare illegalmente Donald Trump.

Nel frattempo, il misterioso personaggio di Mifsud da allora è sparito nel nulla, e secondo alcuni si troverebbe nascosto in Italia protetto da apparati degli stessi servizi italiani coinvolti nello scandalo.

Le prove del complotto contro Trump

Sempre a proposito di questo intrigo internazionale, la settimana scorsa è uscito un documento clamoroso che conferma, ancora una volta, il tentativo di incastrare Donald Trump.

L’allora direttore della CIA, Joseph Brennan, scrisse delle note a mano che riportavano di un suo incontro con l’allora presidente Obama nel settembre del 2016.

In quell’occasione, Brennan disse chiaramente al presidente che c’era in corso un piano orchestrato dalla stessa Hillary Clinton per “screditare Donald Trump gonfiando uno scandalo basato sull’interferenza dei servizi segreti russi.”

Donald Trump pochi giorni prima della sua intervista a Fox News aveva mostrato apertamente la sua indignazione riguardo a questo documento che dimostra senza ombra di dubbio come l’amministrazione Obama fosse informata sin dal principio dei piani per compromettere Trump, e non solo non aveva mostrato alcuna opposizione a queste manovre illegali, ma piuttosto aveva dato il suo assenso e decisivo sostegno.

Trump nel suo tweet si è chiesto, non a torto, “dove sono gli arresti” degli uomini che ai massimi vertici dello Stato hanno tramato contro di lui.

Ed è quello che si stanno chiedendo in molti anche da quest’altra parte dell’Atlantico, perchè lo spygate è uno scandalo così grosso e vasto che non solo può dare un colpo definitivo alla palude del deep state americano, ma potrebbe trascinare a fondo anche l’establishment politico italiano che si è prestato al piano contro Donald Trump.

Roma infatti è coinvolta fino al collo, perchè mentre Brennan informava Obama del tentativo di far fuori Trump in questo modo, in Italia i servizi segreti italiani mettevano nel mirino l’ingegnere Giulio Occhionero vicino ad ambienti repubblicani americani, per cercare di piazzare sui server della sua società negli USA, la Westlands Security, le email della Clinton nel successivo tentativo, secondo Occhionero, di accusare Trump di avere un qualche rapporto con questa società.

I servizi segreti italiani, allora sotto la diretta responsabilità di Renzi prima e di Gentiloni poi, avrebbero avuto così un ruolo decisivo nel complotto contro Trump.

Da tempo, si sta aspettando che lo spygate finalmente esploda con tutta la sua forza e assesti un colpo definitivo ai grandi poteri mondialisti che hanno tentato di impedire a Trump di mettere piede nella Casa Bianca e di accusarlo di tradimento successivamente in base a delle accuse completamente false.

Trump nella conversazione con Fox News ha fatto capire chiaramente che il deep state sta facendo di tutto per impedire che questo enorme scandalo venga alla luce.

In particolare, ha lanciato un vero e proprio ultimatum a Bill Barr quando ha detto che “sarà ricordato come il più grande procuratore generale della storia del Paese, oppure sarà ricordato come colui che si troverà in una situazione molto triste.”

Il messaggio sembra essere chiaro. Se si continua con i tentennamenti, e non si procede quanto prima agli arresti, Barr potrebbe lasciare presto la posizione che attualmente ricopre da ministro della Giustizia.

La potenza di questa inchiesta è tale che potrebbe portare a processo per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America un ex presidente, Barack Obama, e il suo vicepresidente e attuale candidato democratico per la presidenza, Joe Biden, per aver tentato di rovesciare le elezioni americane.

La cabina di regia di questo colpo di Stato internazionale è stata la Casa Bianca dove Obama si trovava nell’ultimo anno del suo mandato presidenziale.

La presunta ingerenza russa non è stata altro che una campagna di menzogne fondate su falsi dossier pubblicati e divulgati per anni dai media internazionali, e poi puntualmente rivelatasi delle patacche piene di fango.

E’ il caso del famigerato dossier Steele, preparato da un ex agente dei servizi britannici, secondo il quale Trump era ricattato dal Cremlino che avrebbe avuto informazioni compromettenti su di lui.

Il dossier si rivelò un falso clamoroso e si scoprì che Steele in realtà era stato retribuito dalla stessa campagna della Clinton per screditare Donald Trump.

Fu proprio Hillary Clinton, come dimostra il documento declassificato di Brennan, ad aver avuto un ruolo cruciale sin dall’inizio di questa vicenda.

La Clinton, come spiega lo stesso Brennan, doveva creare un falso scandalo per poter distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica “dal suo utilizzo di un server di email privato.”

L’altro grande vero scandalo è proprio questo.

Hillary Clinton ha maneggiato informazioni sensibili per la sicurezza dell’America in maniera illecita e poi per rimuovere le tracce di questo comportamento illegale, ha cancellato tutto.

Ed è questo che Trump vuole portare all’attenzione del pubblico americano.

L’altro bersaglio da lui colpito nel corso della sua intervista a Fox News è stato Mike Pompeo, segretario di Stato USA, perchè giudicato responsabile di non essere stato in grado “di far uscire fuori le email” , circostanza definita da Trump “molto triste.”

Il presidente ha voluto aggiungere che non è “affatto soddisfatto di Pompeo per questa ragione.”

L’indomani il segretario di Stato americano ha prontamente rassicurato che le email verranno fuori, ma l’aspetto più rilevante in questi ultimi fondamentali sviluppi è come la pazienza di Trump nei confronti degli uomini della sua amministrazione, che non stanno facendo quanto avrebbero dovuto già fare da tempo, sia praticamente giunta al limite.

In passato, c’erano state già delle frizioni tra Barr e Trump sui ritardi dello spygate, così come ci furono con lo stesso Pompeo, un neocon molto vicino alla lobby militare del Pentagono, che voleva spingere il presidente americano ad un attacco contro l’Iran.

Trump deve colpire il deep state prima che il deep state colpisca lui

Non sorprende comunque il fatto che Trump non voglia più aspettare ulteriormente. Semplicemente non ha altra scelta.

Se non procede ora con gli arresti degli uomini del deep state, il deep state dopo le elezioni del 3 novembre lancerà l’attacco nei suoi confronti.

Da tempo, a Washington, gli ambienti militari vicini alla lobby sionista dei neocon, hanno parlato apertamente della necessità di un golpe militare per rimuovere Trump in caso di una sua rielezione.

Questa elezione è troppo importante per i destini del mondo ed è troppo importante per il mondialismo perché senza l’America dalla sua parte non ci sono possibilità di arrivare al compimento del Nuovo Ordine Mondiale.

L’operazione terroristica del coronavirus è stata concepita per aprire quella crisi di massime proporzioni aspirata da David Rockefeller già nel 1994, tale da portare il mondo verso il nuovo totalitarismo globale.

Se Trump resta dove si trova per altri quattro anni, quella crisi potrebbe chiudersi con un esito diverso da quello desiderato dalla cabala mondialista.

Trump ha infatti già iniziato a smontare la paura alimentata dal sistema e lo ha fatto dimostrando che attraverso il suo contagio, il virus non è invincibile.

Si può recuperare con dei farmaci che verranno messi a disposizione gratuitamente, e che non contengono cellule staminali umane nè tantomeno tessuti fetali abortiti come aveva falsamente scritto la stampa internazionale, subito ripresa da quella italiana.

In questo modo, Trump ha anche ridotto l’inesistente imprescindibilità del vaccino, mettendo in risalto piuttosto la disponibilità di una cura che potesse spegnere una volta per tutte l’isterica corsa all’immunizzazione di massa, che in realtà nasconde un obiettivo ancora più grande, ovvero quello del controllo della popolazione mondiale attraverso ID2020, un’iniziativa finanziata da Rockefeller e da Bill Gates per sottoporre tutti all’innesto di un microchip sottocutaneo.

Adesso dunque viene la parte più difficile.

Ora è giunto il momento di colpire al cuore il deep state e mettere fine una volta per tutte allo spauracchio del virus.

La scorsa domenica, Trump è tornato di nuovo sull’argomento dello spygate e ha detto chiaramente che stanno per essere pubblicati documenti esplosivi tali da “togliere il fiato“.

Lo spygate potrebbe essere l’innesco per far saltare il sistema.

Se Trump andrà fino in fondo in questa storia, l’Italia sarà inevitabilmente coinvolta.

Se Gentiloni e Renzi dovessero essere rinviati a giudizio negli Stati Uniti, gli effetti dell’onda d’urto sarebbero così devastanti da travolgere l’intera corrotta classe dirigente del Paese da tempo asservita alle grandi lobby del globalismo e della massoneria.

Sarebbe una sorta di riedizione della vecchia Tangentopoli del 1992, con la sostanziale differenza di fondo che quelle inchieste furono il risultato di un golpe giudiziario orchestrato da ambienti del deep state di Washington per togliere di mezzo una classe dirigente potenzialmente d’intralcio per i piani del mondialismo, mentre questa Tangentopoli servirebbe per ripulire il Paese dalla palude di partiti nelle mani del potere globalista che da decenni infesta la politica italiana.

Se Trump dunque preme il bottone dello spygate, non fa saltare solo il deep state a Washington, ma lo fa saltare anche a Roma.

Un fatto appare certo. In quest’autunno si stanno scontrando in campo delle forze che hanno due visioni del mondo opposte e in completa contraddizione.

Da un lato, il mondialismo che vuole attraverso la crisi da Covid arrivare alla dittatura globale ispirato da una neo-religione misterica e luciferina.

Dall’altro, la visione di Trump di un mondo fondato sulla imprescindibilità delle nazioni e soprattutto della civiltà cristiana.

Sarà l’esito di questo scontro a decidere le sorti dell’umanità e del mondo.

Dopo il 3 novembre, si saprà se sta per iniziare un domani nel quale è ancora possibile sperare nella prosperità e nella libertà dei popoli, oppure uno nel quale non ci saranno altro che schiavi assoggettati, purtroppo sempre più volontariamente, alla nuova nascente tirannia globale.

L’autunno del 2020 continua ad essere uno dei momenti più importanti per la storia dell’umanità.


L'Osservatore Repubblicano
15 ottobre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 3009423118

La commissione giustizia del Senato voterà martedì per citare in giudizio il CEO di Twitter per l'inchiesta giornalistica di corruzione che coinvolge Biden censurata.
La commissione giudiziaria del Senato voterà per la citazione in giudizio del CEO di Twitter Jack Dorsey dopo che la piattaforma dei social media ha bloccato una storia sulle accuse di corruzione che circondano il candidato alla presidenza democratica Joe Biden.
"Continueremo martedì", ha detto ai giornalisti il presidente del comitato Lindsey Graham, il repubblicano della Carolina del Sud.
Twitter ieri ha bloccato un articolo del New York Post su delle e-mail che sarebbero state scoperte su un laptop che apparteneva al figlio del candidato alla presidenza democratica, Hunter Biden . Tra le altre cose, il rapporto afferma che era stato organizzato un incontro tra l'allora vicepresidente Joe Biden e un alto funzionario della società energetica ucraina Burisma.
Dopo che la storia ha iniziato a circolare sui social media, Twitter e Facebook hanno impedito ad altri di pubblicare la storia. Twitter ha bloccato i post che si collegavano alla storia e ha bloccato brevemente l'account del New York Post. Facebook ha ridotto la distribuzione della storia e ha detto che la storia sarebbe stata verificata da una terza parte.
Twitter ha anche sospeso l'account ufficiale Twitter della campagna di Trump, @TeamTrump, dopo aver postato un video definendo Biden "un bugiardo che ha derubato il nostro paese per anni, come riferendosi all'articolo del New York Post.
Twitter ha anche bloccato il membro del comitato giudiziario del Senato Ted Cruz, un repubblicano del Texas, dalla diffusione delle storie del New York Post .
"Questa è un'interferenza elettorale, e mancano 19 giorni a un'elezione", ha detto. “Non ha precedenti nella storia della democrazia. La commissione giudiziaria del Senato vuole sapere cosa diavolo sta succedendo".

https://www.washingtonexaminer.com/news ... tion-story


Twitter toglie la censura della pagina web dei repubblicani della Commissione Giustizia della Camera, dichiarando che è stato bloccato ``per errore ''
L'Osservatore Repubblicano
15 ottobre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 8482754904

NESSUNO CREDE CHE SIA STATO UN ERRORE, HANNO ESAGERATO CENSURANDO DEI LEGISLATORI.
Twitter ha affermato di aver bloccato erroneamente un collegamento al sito web ufficiale dei repubblicani del Comitato giudiziario della Camera che ha ripubblicato un articolo censurato del New York Post su un presunto caso di corruzione in cui era implicato Hunter Biden e suo padre.
"Il collegamento a cui si fa riferimento è stato bloccato per errore. Quella decisione è stata annullata e il collegamento è ora sbloccato ", ha detto al Daily Caller News Foundation un portavoce di Twitter, che ha insistito sull'anonimato come condizione per rilasciare una dichiarazione.
Twitter in precedenza aveva impedito agli utenti di condividere il link al Comunicato Stampa dei Repubblicani della Commissione Giustizia della Camera, che riportava l'articolo del New York Post censurato.

https://amp.dailycaller.com/2020/10/15/ ... ssion=true
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » lun ott 19, 2020 1:15 am

Twitter sospende il profilo della campagna Trump. Il presidente: "Faccio causa"
di VIOLA STEFANELLO
15 ottobre 2020

https://www.repubblica.it/esteri/2020/1 ... 270701857/

Donald Trump è di nuovo in guerra con le piattaforme social. Ad innescare la rabbia del presidente degli Stati Uniti stavolta è stata una decisione di Twitter, che ha sospeso brevemente il profilo della campagna per la rielezione di Trump in seguito a una violazione dei suoi standard. Il magnate newyorchese ha risposto minacciando il social network. "Non so cosa sia successo", ha detto parlando in un'intervista a Fox Business, "ma finirà tutto in un gran procedimento legale. Potrebbero succedere cose molto severe che preferirei non succedessero. Ma probabilmente dovranno accadere".

Parlando ore dopo ad un comizio a Greenville, North Carolina, Trump ha promesso che se dovesse essere rieletto abrogherà la famosa "Sezione 230", clausola del Communications Decency inserita nel 1996 che permette ai social network di non essere ritenuti responsabile davanti alla legge dei contenuti online pubblicati dai loro utenti. "Sono totalmente protetti, non possono essere denunciati", ha detto Trump. "Ma tutto questo finirà: abrogherò la Sezione 230". Se Trump non ha infatti il potere di chiuedere le piattaforme, può spaventarle minacciando di abolire la clausola che sostanzialmente permette loro di decidere se e quando moderare i contenuti. In sua assenza, gli uffici legali dei giganti del web sarebbero impegnatissimi a rispondere ad innumerevoli ricordi da parte di utenti che li ritengono legalmente responsabili dei post offensivi o pericolosi rimasti online.
A scatenare la controversia è stato un leak dalle dubbie origini pubblicato ieri dal New York Post che metterebbe nei guai il candidato democratico Joe Biden, ampiamente in testa nei sondaggi. Il quotidiano di tendenza conservatrice accusa Hunter Biden - figlio imprenditore di Joe già in passato nel mirino di Trump - di aver organizzato un incontro tra il padre e un consigliere di Burisma (compagnia energetica ucraina) nel 2015, quando Joe era vicepresidente di Barack Obama e Hunter sedeva al consiglio di amministrazione di Burisma. La fonte sarebbero delle email fornite a Rudolph Giuliani - ex sindaco di New York e legale del presidente - dal suo avvocato, a cui sarebbe stata data una copia del disco contenuto all'interno di un computer che Hunter Biden avrebbe dato a riparare a un negozietto del Delaware e non avrebbe mai recuperato. Intervistato, il gestore del negozio - grande sostenitore di The Donald - ha fornito varie versioni in conflitto tra loro su quanto accaduto e ha affermato di non aver potuto vedere se il proprietario del computer era veramente Biden per via di una malattia pregressa.

Facebook e Twitter hanno limitato la diffusione dell'articolo sulle proprie piattaforme. L'azienda di Mark Zuckerberg ha fatto sapere, attraverso un membro del proprio team di comunicazione, Andy Stone, che Facebook ha deciso di "limitare la distribuzione della storia sulla sua piattaforma" in attesa di fact-checking da parte dei partner esterni su cui fa affidamento.

Twitter sostiene invece che l'articolo violi le sue regole della privacy, dato che il New York Post ha reso pubblici nomi e contatti di diverse persone all'interno della sua lunga denuncia. Ma l'articolo viola anche le regole sull'hacking del social network, dato che le informazioni contenute al suo interno sarebbero state rubate da un computer portato a riparare in un negozio del Delaware. "In linea con la nostra politica sull'hacking, così come il nostro approccio al blocco delle URL, stiamo adottando misure per bloccare qualsiasi link o immagine del materiale in questione su Twitter", ha affermato un portavoce dell'azienda.

La decisione delle due piattaforme è in linea con una maggiore assunzione di responsabilità che le tech company stanno cercando di dimostrare in vista delle elezioni, dopo essere state accusate per anni di aver permesso distorsioni e manipolazioni durante il voto del 2016. Lo scopo di queste nuove politiche delle piattaforme è quello di ridurre la diffusione di messaggi dannosi - e ridurla in fretta. Così, il profilo della campagna Trump si è trovato sospeso dalla piattaforma.


I repubblicani: "Interferenza elettorale"
Il campo repubblicano ha subito reagito duramente, nonostante il profilo sia tornato regolarmente fruibile dopo qualche ora. "Questa è interferenza elettorale, chiara e semplice. Siamo a un livello mozzafiato di ingerenza politica da parte di Twitter, ha affermato il direttore della comunicazione della campagna Trump Tim Murtaugh. "Gli amici della Silicon Valley di Joe Biden stanno bloccando in modo aggressivo le notizie negative sul loro ragazzo e impedendo agli elettori di accedere a informazioni importanti. Questa è una cosa da Cina comunista o da Cuba, non da Stati Uniti d'America". "Questa è una censura agghiacciante della campagna per la rielezione di un presidente in carica a 19 giorni da un'elezione," ha aggiunto Andrew Clark, tra i direttori della campagna.

A quest'affermazione ha fatto seguito il senatore repubblicano Josh Hawley, membro del Comitato giudiziario della Senato, annunciando che chiederà a Facebook e Twitter di testimoniare sotto giuramento di fronte al comitato - per domandare loro se intendono manipolare le elezioni. La campagna Trump nel frattempo ha pubblicato l'intero articolo del New York Post sul proprio sito web.

Non è certo la prima volta che l'amministrazione Trump si scontra con quella che interpreta come una forma di censura da parte delle piattaforme della Silicon Valley. La disputa è diventata evidente a fine maggio, quando Twitter ha segnalato per la prima volta che un tweet del presidente che conteneva informazioni senza fondamento sull'inaffidabilità del voto per corrispondenza conteneva informazioni false. Pochi giorni dopo una Corte d'Appello di Washington archiviava la causa di un gruppo di figure conservatrici di YouTube secondo le quali Google, Facebook, Twitter e Apple lavoravano attivamente per sopprimere le opinioni di destra online. "I repubblicani ritengono che le piattaforme zittiscano totalmente le voci dei conservatori. Li regoleremo con forza, o li chiuderemo, prima di poter mai permettere che ciò accada", aveva risposto il presidente.
I precedenti
Dal 2016 ad oggi, i repubblicani hanno ripetutamente sostenuto la convinzione che le piattaforme social moderino intenzionalmente i contenuti per sopprimere le voci conservatrici. Hanno affermato che queste società rimuovono o classifichino contenuti e profili conservatori perché intrinsecamente di sinistra. Il già citato Josh Hawley ha proposto una legge che richiederebbe alle aziende di dimostrare di essere politicamente neutrali. Questo nonostante Brad Parscale, che ha gestito le operazioni digitali per la campagna presidenziale del 2016 abbia più volte dichiarato che le elezioni contro Hillary Clinton siano state vinte anche grazie a pubblicità e amplificazione di video e meme pro-Trump su Facebook.

La campagna Trump sta intanto considerando l'opzione di passare a social network meno conosciuti - come Parler, piattaforma amatissima dall'alt-right - o costruirne una di propria. Parscale ha invitato i suoi follower a seguirlo su Parler scrivendo: "Ehi @twitter, i tuoi giorni sono contati", dopo che le piattaforme hanno cominciato ad attuare misure senza precedenti per monitorare i post del presidente in vista di quella che sarà l'elezione più contestata della storia statunitense contemporanea.

Con l'avvicinarsi delle elezioni, previste per il 3 novembre, la moderazione dei contenuti si è fatta più serrata. A inizio ottobre sia l'azienda di Zuckerberg che quella di Jack Dorsey hanno preso provvedimenti dopo che Trump ha cercato di minimizzare la pandemia - per la quale negli Usa sono morte fin ora 217 mila persone - dopo che The Donald (a sua volta recentemente contagiato) aveva scritto: "La stagione dell'influenza sta arrivando! Molte persone ogni anno muoiono di influenza ogni anno, nonostante il vaccino - a volte più di cento mila. Chiuderemo il nostro Paese? No, abbiamo imparato a conviverci, proprio come stiamo imparando convivere con il Covid, molto meno letale per la maggior parte delle popolazione!". Twitter non l'ha cancellato ma ha aggiunto un'etichetta di avviso sul tweet in quanto potenzialmente contenente informazioni fuorvianti. Facebook ha rimosso il post affermando che l'azienda "rimuove informazioni incorrette sulla severità del Covid-19".

La compagnia di Menlo Park ha anche eliminato quasi trecento account falsi tra Facebook e Instagram scoperchiando un giro di profili che inondavano le piattaforme di articoli a favore di Trump e disinformazione, finanziate dal gruppo conservatore Turning Point USA. Twitter ha invece cancellato dozzine di account che si fingevano elettori afroamericani a sostegno del presidente repubblicano.


FACEBOOK E TWITTER SONO STRUMENTI DELLA PROPAGANDA DEMOCRATICA E STANNO CENSURANDO INCHIESTE GIORNALISTICHE CHE POTREBBERO PREGIUDICARE LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL CANDIDATO DEMOCRATICO.
FAZIOSITÀ E CENSURA STILE UNIONE SOVIETICA O COREA DEL NORD!


L'Osservatore Repubblicano
15 ottobre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 5616128524

Questo per quanto riguarda le affermazioni di Facebook di essere una piattaforma neutrale : uno dei suoi migliori dirigenti ha fatto entrare saldamente il gigante dei social media nel campo dell'avversario di Trump. E Twitter ha presto seguito l'esempio.
Andy Stone, responsabile delle comunicazioni politiche di Facebook, si è vantato di aver seppellito l'inchiesta giornalistica del New York Post nella quale Hunter Biden aveva favorito l'incontro di un dirigente della società Burisma con suo padre nel 2015 a Washington DC.
Il tweet di Stone mercoledì mattina: “Anche se intenzionalmente non collegherò al New York Post, voglio essere chiaro che questa storia può essere verificata dai partner di controllo dei fatti di terze parti di Facebook. Nel frattempo, stiamo riducendo la sua distribuzione sulla nostra piattaforma ".
In poche ore, Twitter ha impedito agli utenti di twittare la storia, con un trucco high-tech che ti permetteva di postarla, solo per inviare il tuo tweet in un limbo di contenimento. La sua scusa era la presunta "mancanza di rapporti autorevoli sulle origini dei materiali inclusi nell'articolo", che potrebbe - potrebbe ripeto! - violare la sua "Politica sui materiali compromessi".
Che il Post abbia chiarito molto chiaramente come le informazioni siano finite in possesso del giornale non aveva importanza.
Prima censura, poi fai domande: è un atteggiamento oltraggioso da adottare per due delle piattaforme più potenti degli Stati Uniti.
Stone di Facebook rivela persino il suo pregiudizio politico tramite la breve biografia che pubblica su Twitter che mostra la sua lunga storia di lavoro per i Democratici, tra cui l'ex senatrice di sinistra Barbara Boxer della California e il Democratic Congressional Campaign Committee.
Sebbene non specifichi cosa significhi "questa storia", può essere solo il nostro scoop su Hunter: le email mostrano che Hunter ha presentato un dirigente di Burisma, l'azienda ucraina di gas naturale nel cui consiglio Hunter stesso era seduto, a suo padre mentre lui era la seconda carica più potente degli USA.
E questo meno di 1 anno prima che il padre di Hunter facesse pressioni sul governo ucraino per far licenziare il procuratore che indagava su Burisma.
Il padre di Hunter, alias Sleepy ha insistito sul fatto che "non aveva mai parlato con suo figlio dei suoi rapporti d'affari all'estero", una dichiarazione in contrasto con l'enorme raccolta di dati recuperati da un laptop in un'officina del Delaware.
Nessuno mette in dubbio la veridicità della storia del Post, nemmeno Hunter Biden. Il suo avvocato George R. Mesires non si sarebbe degnato di commentare la segnalazione, semplicemente attaccando il messaggero. La campagna del candidato democratico ha fatto lo stesso, liquidando tutto come "screditato", pur dicendo con attenzione che nessun incontro del genere si è presentato nel programma ufficiale del padre di Hunter in quelle date. (Beh, se non era "ufficiale", immagino che non sia successo.)
Per quanto riguarda la paura di Twitter di violazioni degli hacker: la nostra storia spiega da dove provengono le informazioni e una commissione del Senato ora conferma di aver ricevuto anche i file dalla stessa fonte.
Eppure Facebook e Twitter stanno deliberatamente cercando di impedire ai propri utenti di leggere e decidere da soli cosa significa.
Questo quando nessuno dei due ha fatto nulla per limitare l'accesso alla recente storia del New York Times sulle dichiarazioni dei redditi del presidente Trump. E il Times non ha detto una parola su come ha ottenuto quei dati personali riservati - non è possibile hackerare lì, Twitter?
Un dirigente di una delle piattaforme mediatiche più potenti del paese, che si vanta dei suoi anni di lavoro come operativo democratico, vantandosi pubblicamente del suo tentativo di impedire agli americani di conoscere qualcosa di imbarazzante sul candidato presidenziale democratico.
E poi un importante concorrente si precipita a sopprimere completamente la stessa storia.
Facebook e Twitter non sono piattaforme multimediali. Sono macchine di propaganda.


Ecco la Stampa, uno dei peggiori e falsi giornali italiani

Elezioni Usa 2020: Biden vince il duello a distanza, boomerang per Trump mai così in difficoltà
16 ottobre 2020

https://www.lastampa.it/esteri/2020/10/ ... 1.39423485

WASHINGTON. «Lei è così bello quando sorride...»: lo slancio dell'elettrice di nome Paulette, prima di formulare la domanda, e' forse l'unica nota lieta della serata di Donald Trump. Per il resto la scelta di dire no al dibattito virtuale e di sfidare Joe Biden a distanza allo stesso orario in diretta tv si è rivelata un boomerang per il presidente americano. Mai il presidente, impulsivo e spavaldo, era apparso così in difficoltà.

Usa 2020, la moderatrice sbotta contro Trump: "Lei è il presidente, non lo zio scemo che twitta a caso"

Merito soprattutto di Savannah Guthrie, 48 anni, anchorwoman della Nbc divenuta la vera protagonista della serata. Sui social è la nuova eroina dei dem, colei che per qualcuno potrebbe addirittura aver cancellato le ultime chance di vittoria di Trump, a poco più di due settimane dal voto. Così mentre in onda sulla Abc da Philadelphia Biden mostrava una calma serafica nel demolire la presidenza Trump, l'attuale inquilino della Casa Bianca veniva messo sotto torchio da una Guthrie agguerrita, determinata, e non disposta ad accettare risposte evasive sulla gestione della pandemia, sulla minaccia dell'estremismo di destra, sulle dichiarazioni fiscali mai pubblicate dal presidente.

Usa 2020, Biden: "Trump migliore amico di Kim Jong-un e non si oppone a Putin"

«Quando è risultato negativo l'ultima volta al test anti-Covid prima del primo dibattito con Biden?», la prima domanda della serata. «Non ricordo...forse il giorno prima..», la risposta tentennate di Trump, che ha ammesso di non aver fatto i test tutti i giorni. «Comunque io sono il presidente, devo vedere la gente, e non posso restare chiuso in un seminterrato», ha tentato di attaccare, riferendosi al famoso basement dove Biden è rimasto rinchiuso nelle settimane più critiche della pandemia.

Ma il peggio doveva ancora venire. Così mentre Biden accusava Trump di non aver fatto e di non fare niente per contenere la diffusione dei contagi, il presidente sosteneva candidamente che «l'85% delle persone che indossano la mascherina si becca il coronavirus», difendendo così i suoi bagni di folla nei comizi. E un momento dopo, l'ennesimo rifiuto di condannare esplicitamente il suprematismo bianco e il movimento cospirazionista QAnon: «Non li conosco, non so niente di loro», ha affermato, nonostante la Guthrie gli ricordasse come spesso abbia rilanciato su Twitter le loro teorie del complotto.

Usa, al comizio di Donald Trump niente distanziamento né mascherine

«Lei è il presidente, non uno zio pazzo qualunque», la reazione della moderatrice che ha poi incalzato il presidente sulle dichiarazioni fiscali mai pubblicate: «I numeri usciti sono sbagliati, e comunque il fisco mi ha trattato molto male», ha detto Trump, nonostante il New York Times abbia svelato che il presidente ha pagato 750 dollari l'anno sia nel 2016 che nel 2017.

Intanto arriva una notizia che mette in ansia anche Biden: le autorità federali indagheranno sulle presunte email del figlio Hunter svelate dal New York Post. Lo riporta Nbc, citando alcune fonti secondo le quali gli investigatori esamineranno se le missive sono legate a un'operazione di intelligence straniera.

Usa, Hillary Clinton contro Trump: "Nomina successore a giudice Ginsburg solo dopo le elezioni"

Ma una tegola arriva pure su Trump: il Washington Post infatti riporta come gli 007 Usa lo scorso anno misero in guardia la Casa Bianca sul fatto che Rudolph Giuliani, il legale personale di Trump, fosse nel mirino dell'intelligence russa che voleva influenzarlo per alimentare disinformazione in vista del voto. E dietro alle email pubblicate dal Nyp c'è proprio lui, Giuliani.


Questo è un comizio di Biden dove non c'è praticamente nessuno
https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 128032979/

Questo invece è l'ultimo comizio di Trump, in Georgia
https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 8050591033

Questo è il comizio di Trump in Florida
https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 465963439/



LA CARTA MATTA E L'APPARATO
Niram Ferretti
17 ottobre 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Un Trump galvanizzato durante il suo comizio in Georgia. Sfodera una verve comica da cabartettista consumato ai danni di Joe Biden.
"All'ultimo rally di Joe Biden si sono presentate tredici persone. E non ne parla nessuno. L'annunciatore dice 'Biden è qui', il vicepresidente Biden terrà un discorso sull'ambiente' senza dire che non c'è nessuno. Ci sono questi cerchi. Hanno i cerchi. Li avete visti? Ci sono cinque cerchi. E i cerchi sono grandi, e amo questi cerchi, sono molto ordinati, molto rotondi. Belli, solidi. Non è possibile prendersi nulla se si è dentro uno di quei cerchi. Sono così distanti. Io non credo sia necessario ch Sleepy Joe sia costantemente mascherato. Prima di tutto non c'è praticamente nessuno ad ascoltarlo e poi le poche persone che si trovano lì sono ad almeno 50 iarde da dove si trova lui, e la maschera è così larga da ricoprire tutta la faccia. Non dovrei scherzare, non dovrei scherzare, perchè sapete cosa? Competere con il peggiore candidato alla presidenza nella storia del paese mi mette pressione addosso. Ve lo immaginate se perdessi? Cosa potrei fare? Dovrei dire, 'Ho perso contro il peggiore candidato nella storia della politica' Non mi sentirei bene. Forse dovrei lasciare il paese".
È quello che vorrebbero in molti, che sparisse dalla scena per lasciare libero il campo alla scialba controfigura presidenziale che è stata scelta per la presidenza dal partito Democratico.
Ormai sono mesi che la campagna martellante dei media dà Trump spacciato. Salvo rare eccezioni, tutto il comparto massmediatico gli dà addosso. L'Apparato, vuole Biden. Vuole la Restaurazione a tutti i costi. La carta matta Trump è troppo pericolosa, troppo incontrollabile e se riuscisse a restare alla Casa Bianca altri quattro anni per l'Apparato sarebbe una durissima prova. Perché tutto torni come prima, o meglio, peggio di prima, Trump deve perdere. Questa è la parola d'ordine.
Solo togliendo di mezzo Trump, l'egemonia sarà completa.



Trump promette di difendere Cristoforo Colombo. Le donne marciano contro la Barrett
AGI - Agenzia Italia
18 ottobre 2020

https://www.agi.it/estero/news/2020-10- ... p-9990079/

Donald Trump promette di difendere la memoria di Cristoforo Colombo mentre migliaia di donne marciano contro la nomina di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema.

Il Presidente si erge a difensore dell'eredità di uno dei simboli nel mirino della 'cancel culture' e del movimento iconoclasta nato sull'onda delle proteste contro il razzismo. Durante il comizio elettorale del Michigan, Trump si scaglia contro "la sinistra radicale" e "Antifa" che vogliono rimuovere le statue dell'esploratore italiano "che ha scoperto l'America". "Non finché io sarò presidente", assicura il tycoon, elogiando "il gruppo di grandi italiani" che a New York ha circondato la statua di Colombo per evitare che venisse distrutta dai manifestanti, "costringendo Antifa a desistere".

Trump attacca dunque lo sfidante democratico Joe Biden, reo di voler cambiare il nome della festività Usa "Columbus Day", in "Indigenous Day" ovvero nel "giorno dei Nativi". "È politicamente scorretto", dichiara Trump, garantendo di voler proteggere tutti i simboli della storia Usa e ricordando di aver firmato una legge che prevede 10 anni di carcere per chi distrugge monumenti. Alcune statue dedicate a Colombo sono state rimosse a Newark, Buffalo e a Columbus durante le proteste contro il razzismo scatenate dall'uccisione dell'afroamericano George Floyd a Minneapolis da parte della polizia.

La marcia delle donne ha inondato le strade di Washington Dc e altre città Usa trasformandosi in una protesta contro il presidente Trump e la nomina della conservatrice e anti-abortista Amy Coney Barrett alla Corte Suprema. La prima marcia delle donne, diventata un appuntamento annuale, era stata organizza all'indomani dell'inaugurazione del tycoon alla Casa Bianca nel 2017. Questa edizione, nell'era del coronavirus, si è svolta con mascherine obbligatorie e in alcuni casi con eventi virtuali.

Speaker e manifestanti hanno esortato il Congresso a sospendere l'iter di conferma di Barrett alla Corte Suprema. Una decina di donne si sono vestite di rosso come nel più famoso (e censurato) libro della scrittrice canadese Margaret Atwood: "Il racconto dell'ancella". Mostravano cartelli con la scritta: "Trump-Pence fuori ora".

Tra i manifestanti anche una bimba di 7 anni vestita come il giudice icona liberal scomparsa all'età di 87 anni Ruth Bader Ginsburg, che Barrett dovrebbe sostituire alla Corte Suprema. Un piccolo gruppo di donne conservatrici si invece radunato davanti alla sede del massimo organo giudiziario Usa per sostenere la nomina di Barrett. "Per la vita è a favore delle donne urlavano - l'aborto tradisce le donne". Sul fronte opposto, a sostegno del diritto all'interruzione di gravidanza, lo slogan era: "Il corpo è mio e me lo gestisco io".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » lun ott 19, 2020 1:15 am

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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » lun ott 19, 2020 1:16 am

I demenziali democratici che se la facevano con nazi maomettani della Fratellanza Mussulmana, credendo stupidamente, ignorantemente, demenzialmente che fossero migliori (civili e meno violenti) dei vari dittatori come Gheddafi, Saddam, Assad, Mubarak, e altri.


Quelle mail della Clinton che svelano i rapporti coi Fratelli Musulmani
Giovanni Giacalone

https://it.insideover.com/politica/le-m ... lmani.html

Una serie di email riguardanti Hillary Clinton nel suo periodo come Segretario di Stato della prima amministrazione Obama (2009-2013) e recentemente rese pubbliche dalla presidenza Trump gettano nuove ombre sui rapporti tra i “Democrats” e l’organizzazione islamista radicale dei Fratelli Musulmani, in particolare dal periodo precedente allo scoppio delle cosiddette “Primavere Arabe” fino alla caduta in Egitto dell’esecutivo islamista di Mohamed Morsy nell’estate del 2013.

I documenti rilasciati hanno inoltre evidenziato stretti rapporti tra l’amministrazione Obama e l’emittente televisiva qatariota Al Jazeera, notoriamente vicina alle posizioni dei Fratelli Musulmani; non è del resto un caso che il Qatar resta il principale sponsor mediorientale dell’organizzazione islamista radicale, assieme alla Turchia.

Il quadro che emerge dalle email e che conferma una chiara simpatia dell’amministrazione Obama per i Fratelli Musulmani, visti all’epoca come nuova alternativa democratica ai regimi come quelli di Gheddafi, Mubarak, Ben Ali e Bashar al-Assad non è certo una sorpresa, visto che tali posizioni erano già note da anni. Una politica estera poi rivelatasi fallimentare su tutta la linea e fortemente sostenuta da alcuni consiglieri per la sicurezza nazionale già coinvolti in prima linea nelle politiche di apertura di Washington nei confronti del regime iraniano e di Cuba.


Un’inversione di marcia sulla politica estera mediorientale

Per decenni gli Stati Uniti avevano politicamente, economicamente e militarmente sostenuto il regime di Hosni Mubarak in Egitto e quello di Ben Ali in Tunisia con il chiaro obiettivo di garantire la stabilità in un’area caratterizzata da costanti tensioni. I due Paesi non avevano soltanto svolto un ruolo fondamentale nell’arginare derive filo-sovietiche durante la Guerra Fredda, ma erano anche alleati fondamentali nella cosiddetta “war on terror”, come dimostra ad esempio il caso di Abu Omar, il predicatore islamista radicale egiziano fatto sparire nel 2003 a Milano, nei pressi della moschea di viale Jenner, da una cellula della Cia e ricomparso il giorno dopo in un carcere dei Mukhabarat egiziani.

Il progressivo peggioramento delle condizioni socio-economiche e il malcontento popolare in questi Paesi hanno però portato l’amministrazione Obama a credere che fosse addirittura necessario un “regime-change“, ovviamente in nome della democrazia e ciò nonostante il precedente fallimento iracheno. E’ chiaro che senza un’alternativa politica forte ed affidabile non ha alcun senso lanciarsi in iniziative del genere; a Washington però c’era chi sosteneva con grande convinzione che l’unica strada percorribile fosse quella del sostegno ai Fratelli Musulmani, indicati come forza politica conservatrice e certamente religiosa ma “lontana da quell’estremismo che ne aveva caratterizzato una sua prima fase”. Una delle giustificazioni spesso puerilmente fornita da certi analisti per garantirne l’affidabilità era il fatto che il leader di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, avesse lasciato la Fratellanza per fondare la Egyptian Islamic Jihad e poi co-fondare al-Qaeda. Ciò che gli analisti del Dipartimento di Stato non avevano però realizzato è che al-Zawahiri non aveva lasciato i Fratelli Musulmani perché non ne condivideva i principi ideologici, ma prettamente per motivi legati al modus-operandi. L’obiettivo dell’attuale leader di al-Qaeda era sempre e comunque quello di divulgare le idee di Sayyid Qutb (pilastro portante dei Fratelli Musulmani assieme al fondatore Hassan al Banna) ma prettamente attraverso il jihad, la lotta armata. Esiste infatti un comun denominatore chiamato “Sharia” che allinea l’ideologia di Fratelli Musulmani, al-Qaeda, Isis, Hamas, così come quella di gruppi non più attivi come Gia, Gamaa al-Islamiyya ed Imrat Kavkaz. Ciò che cambia è il modus operandi per raggiungere il potere e i Fratelli Musulmani avevano da tempo capito che la conquista graduale del tessuto sociale, economico e politico poteva richiedere più tempo ma era anche plausibilmente più sicura e proficua nel medio-lungo termine.

I contatti tra Washington ed esponenti dei Fratelli Musulmani si sono così intensificati negli anni precedenti allo scoppio delle Primavere Arabe, con questi ultimi che improvvisamente si presentavano come “sostenitori della democrazia in Medio Oriente” ed unica alternativa alla tirannia dei regimi al potere. Gli islamisti devono essere stati talmente convincenti che a Washington hanno addirittura pensato di sdoganarli anche in Paesi dove gli Usa non avevano alcun controllo e cioè in Libia e Siria, con l’obiettivo di rovesciare Gheddafi e Bashar al-Assad. Non è certo un caso che proprio in questi due Paesi il piano dell’amministrazione Obama non ha funzionato e le drammatiche conseguenze sono ancora visibili oggi.

In Egitto le cose non sono andate molto meglio, con l’esecutivo dei Fratelli Musulmani, guidato da Mohamed Morsy, che ha battuto il record per quanto riguarda i provvedimenti legali nei confronti di giornalisti e personaggi legati ai media, come denunciato dalla Arabic Network for Human Rights Information. Secondo tale rapporto il numero di denunce sarebbe di quattro volte maggiore rispetto all’era Mubarak e ventiquattro volte più grande rispetto a quella di Sadat. Considerando che Mubarak è rimasto al potere per trent’anni, Sadat per undici anni e Morsy soltanto per un anno, i numeri parlano chiaro. Durante l’anno di governo Morsy si è inoltre verificato il primo pogrom della storia d’Egitto nei confronti degli sciiti e una serie di attacchi contro i cristiani copti che hanno trascinato la popolazione nel terrore.

E’ plausibile che a Washington non fossero al corrente della reale identità del loro nuovo interlocutore politico? Difficile crederlo, così come risulta difficile che a Londra non sapessero di cosa realmente si occupasse l’organizzazione dei Fratelli Musulmani, come affermato nel 2014 dall’allora Primo Ministro, David Cameron, che ordinò anche un’indagine per capire se la Fratellanza fosse veramente estremista. L’anno prima, precisamente il 17 maggio (2013), Cameron aveva ricevuto a Londra il portavoce dei Fratelli Musulmani egiziani, Gehad el-Hadad, rinnovando il sostegno a quel governo Morsy che verrà poi rovesciato due mesi dopo da una rivolta popolare sostenuta dall’esercito. Londra era del resto nota all’epoca come la capitale europea della Fratellanza.


Quei nomi che spuntano nella mail della Clinton

Nelle mail dello staff della Clinton presso il Dipartimento di Stato emergono una serie di nomi sui quali è bene soffermarsi, a partire da quelli inseriti in una corrispondenza che fa riferimento a un viaggio in Qatar dell’ex Segretario di Stato per incontrare i vertici di al-Jaazera e l’ex Primo Ministro qatariota Hamad bin Jassim Al Thani. Con la Clinton viaggiavano infatti Kitty Di Martino (Chief of Staff for Public Diplomacy and Public Affairs), Mark Davidson (diplomatico con 28 anni di esperienza presso il Dipartimento di Stato ed ora in Giappone dove lavora nel settore privato), Eric Schoennauer (all’epoca senior communications advisor presso il Dipartimento di Stato) e Joe Mellot (Foreign Service Officer).

Andando più a fondo, sono emersi dettagli interessanti sugli ultimi due nominativi: Eric Schoennauer, all’epoca responsabile per la pianificazione e lo sviluppo della strategia comunicativa e per la collaborazione col Dipartimento della Difesa, laureatosi a West Point, prima di accedere al Dipartimento di Stato ha servito nel 3rd US Infantry Regiment e dal febbraio del 1998 al giugno 2003 (con incarico in Iraq nel settore informativo militare) presso lo US Army Special Operation Command dove ha operato nel 3rd Special Forces Group e nel 6th Psychological Operations Battalion, quello che si occupa delle operazioni psicologiche, con tanto di servizio nei Balcani e in America Centrale. L’anno successivo al viaggio della Clinton a Doha, Schoennauer ricomparirà a Bagram, Afghanistan, come Information Coordinations Operator. Joe Mellott verrà invece in seguito assegnato all’ambasciata statunitense in Libia in qualità di Public Affairs Officer e alla Nato come Executive Officer per l’ambasciatore Usa.

Un altro nominativo che compare nel programma del viaggio della Clinton a Doha nel 2010 è quello di Dana Shell Smith, all’epoca in servizio presso il Media Regional Hub di Dubai. Nel luglio del 2014 la Smith veniva nominata ambasciatrice Usa in Qatar e nell’aprile del 2015 scriveva un articolo per il “Council of American Ambassadors” dove elogiava gli sforzi di Doha nel contrastare Gheddafi e Bashar al-Assad, nel lavorare con “l’opposizione siriana” e a favore della “transizione democratica in Egitto”. Come se non bastasse, la Smith lodava il sostegno a ciò che lei definisce “opposizione islamica moderata…in Egitto, Tunisia, Libia e territori palestinesi”. Quanto l’Fjp di Morsy in Egitto sia risultato “moderato” lo si è visto, tant’è che il governo islamista “democraticamente eletto” si è trasformato in un regime ed è crollato dopo appena un anno. In Libia la “moderazione” dei gruppi islamisti è ancora oggi sotto gli occhi di tutti, mentre nei territori palestinesi la cosiddetta “opposizione islamica” ha un solo nome, Hamas, gruppo nella lista nera delle organizzazioni terroristiche di Ue, Usa e Israele. Possibile che la Smith non si fosse resa conto dei danni fatti dalla cosiddetta “opposizione moderata islamica” in Egitto, Siria, territori palestinesi e Libia?

Durante il viaggio a Doha, la Clinton e il suo staff si incontrarono con i vertici di al-Jazeera, tra cui il direttore Wadah Khanfar; l’emittente televisiva qatariota è ben nota per aver propagandisticamente sostenuto i gruppi islamisti attivi in Siria ed Egitto. E’ bene ricordare che il leader spirituale dei Fratelli Musulmani, Yusuf Qaradawi, aveva invocato il jihad in Siria e contro l’esecutivo al-Sisi in Egitto proprio da Doha, dove faceva base.

Altri due nominativi che spuntano poi in relazione alla Smith sono quelli di Ben Rhodes e Jake Sullivan, sempre in relazione ai rapporti tra Usa, Qatar e Fratelli Musulmani, come già illustrato dal Jerusalem Post. Il primo ha operato per l’amministrazione Obama come National Security Advisor for Strategic Communicatuions ed ha svolto un ruolo di primo piano nei negoziati segreti per la normalizzazione dei rapporti con Cuba, interfacciandosi direttamente col figlio di Raul Castro, Alejandro. Un piano non molto gradito all’opposizione cubana della Florida.

Diverse fonti indicano inoltre a Rhodes come autore del discorso tenuto da Obama il 4 giugno 2009 al Cairo e denominato “Un nuovo inizio”, col quale Washington ha di fatto aperto le porte ai Fratelli Musulmani in Egitto e persino come colui che avrebbe consigliato a Obama di ritirare il sostegno a Mubarak. Il nome di Jake Sullivan compare invece in relazione ai negoziati segreti tenuti dall’Amministrazione Obama con il regime iraniano (almeno cinque gli incontri ai quali veniva segnalata la sua presenza) in relazione al programma nucleare ed ha anche svolto un ruolo di primo piano nella campagna di Hillary Clinton alle elezioni presidenziali del 2016, poi vinte da Donald Trump.

Cosa potrebbe succedere alla politica estera statunitense e in particolare a quella diretta in Medio Oriente in caso di vittoria di Biden? Il candidato Dem ha recentemente affermato che in caso di vittoria toglierà il sostegno ad al-Sisi, definito “il dittatore preferito da Trump” e con tanto di tweet. Una mossa che aprirebbe nuovamente le porte agli islamisti radicali. E’ plausibile un cambio di linea del genere? Certamente, come evidenziato da Nahal Toosi, in quanto nonostante l’elevato numero di consiglieri per la politica estera e la sicurezza, Biden punta a fare affidamento esclusivamente su una ventina di esperti con lungo curriculum e parecchi dei quali già operativi durante gli otto anni di amministrazione Obama. In poche parole, una vittoria di Biden potrebbe risultare disastrosa per la stabilità del Medio Oriente, come già successo con quelle cosiddette “Primavere Arabe” che di primaverile hanno mostrato poco o nulla.



Pubblicate le email della Clinton: fomentò gli islamisti
Souad Sbai
18 ottobre 2020

https://lanuovabq.it/it/pubblicate-le-e ... -islamisti

È di questi giorni la pubblicazione di oltre 35mila email di Hillary Clinton quando era segretario di Stato: emerge la sua mano dietro la "Primavera Araba", la sua corrispondenza con i Fratelli Musulmani, la sua partnership con il Qatar e il ruolo di Al Jazeera, insieme a intermediari e faccendieri, incaricati di operazioni finanziarie e di tenere i contatti con gruppi armati in Siria e Libia.

Hillary Clinton torna a far parlare (male) di sé. È di questi giorni infatti la pubblicazione di oltre 35 mila messaggi classificati che l’ex first lady ha inviato e ricevuto impropriamente attraverso il proprio indirizzo di posta elettronica privato quando ricopriva l’incarico di segretario di stato. Per portare avanti i suoi giochi pericolosi in Medio Oriente e Nord Africa, non si fidava della sicurezza del server del dipartimento che lei stessa dirigeva durante l’amministrazione Obama. Eccola dunque preferire l’email personale, da cui muovere i fili degli sconvolgimenti che hanno attraversato la regione a partire dal 2011.

“Primavera Araba” l‘hanno chiamata. Le rivolte in Egitto, Libia e Siria avevano dato a molti la speranza, rivelatasi poi un’illusione, di un futuro migliore, più libero, prospero e all’insegna dei diritti umani. I tanti manifestanti erano però ignari delle trame sottostanti e che queste fossero riconducibili alla “tastiera” di Hillary Clinton, decisa come solo lei poteva essere a auto-incoronarsi “regina” di un mondo arabo appaltato al fondamentalismo dei Fratelli Musulmani, con il sostegno del Qatar (la Turchia di Erdogan manteneva un profilo più basso in quel momento, per scelta tattica).

Nulla di nuovo sotto il cielo grigio di questi giorni. Già sapevamo degli intrighi di Hillary a favore dell’islam politico, una predilezione che il PD americano condivide con il suo omologo italiano. Nel 2016, ai tempi della campagna elettorale per la Casa Bianca contro Donald Trump, l’FBI si era rifiutato di aprire un’inchiesta, ma la storia ha già emesso la sua sentenza di condanna.

La pubblicazione dei 35 mila messaggi è avvenuta dopo 4 anni di attesa e altre migliaia saranno presto divulgati. Si tratta di materiale di assoluto valore storiografico, fondamentale per una ricostruzione fattuale degli eventi. Indiscrezioni e “leaks” avevano fornito interessanti anticipazioni, da cui sono emerse chiaramente le responsabilità di Hillary e dello stesso Obama nella tragica uccisione dell’ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens. Sapevamo già inoltre delle relazioni di collaborazione dell’allora segretario di stato con militanti islamisti, dal recente passato nei ranghi di Al Qaeda (si veda, sempre per quanto concerne la Libia, il caso di Abdul Hakman Bel-Haj, oggi “ospite” in Turchia).

L’enorme massa di email pubblicata, ironicamente proprio sul sito del dipartimento di Stato, consente di esaminare nel dettaglio l’intero orizzonte all’interno del quale Hillary operava, occupandosi dei vari dossier. Così, ad emergere con dovizia di particolari è la sua corrispondenza con i leader dei Fratelli Musulmani egiziani, che l’aggiornavano sugli sviluppi della situazione interna dopo la caduta di Hosni Mubarak, lamentandosi delle tendenze accentratrici di Mohamed Morsi. Viene poi gettata luce sulla stretta partnership con il Qatar, nella quale un ruolo di primo piano veniva immancabilmente svolto da Al Jazeera, insieme a numerosi intermediari e faccendieri, incaricati di operazioni finanziarie dalle grandi proporzioni, come di tenere i contatti con gruppi armati (e terroristici?) in Siria e Libia.

Che dire? Il reprobo per i benpensanti di sinistra resta sempre e solo Donald Trump, contro il quale tutto è lecito, anche la costruzione di dossier falsi con le relative guerre mediatico-giudiziarie su di essi basate. La realtà “nera” del PD americano scompare e anzi il dito viene puntato sull’attuale segretario di stato, Michael Pompeo, accusato di aver fatto in modo che i messaggi venissero divulgati nel momento clou della campagna elettorale per danneggiare Joe Biden, il rivale di Trump nella corsa alla rielezione.

Del calcolo politico è certamente presente in questa “mossa” dell’amministrazione Trump, ma non è onesto intellettualmente gridare allo scandalo visti i precedenti imputabili ai democratici. Si tratta inoltre di “fatti” e non d’illazioni, ed è forse proprio questo a scatenare ancor di più la rabbia della sinistra americana, coadiuvata dai media islamisti dei Fratelli Musulmani, sponsorizzati da Qatar e Turchia.

Non sappiamo con certezza che orientamento di politica estera Biden assumerebbe una volta alla Casa Bianca. Secondo alcuni, si intenderebbe discostarsi dall’orientamento filo-islamista di Obama e Clinton (si veda anche il caso dell’Iran khomeinista), ma potrebbe trattarsi di una rassicurazione estemporanea e ingannevole. Perché il mondo del PD americano, compresi i suoi potenti media e i suoi numerosi “esperti” di affari mediorientali, è pressoché completamente permeato da sostenitori e simpatizzanti dei Fratelli Musulmani.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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