Donald Trump o Francesco Bergoglio ?

Donald Trump o Francesco Bergoglio ?

Messaggioda Berto » lun gen 23, 2017 10:11 am

Donald Trump o Francesco Bergoglio ? - Io preferisco mille volte Donald Trump
viewtopic.php?f=141&t=2462

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8457388171


All'eunuco per scelta religiosa e idolatra dei miracoli e della provvidenza divina, ma che con la sua chiesa romana vive dell'imposizione fiscale coercitiva dello stato, totalitario e santificatore dell'Islam e perciò del nazismo maomettano, Francesco di Roma, preferisco mille volte il donnaiolo ma buon padre di famiglia Donald Trump, santo uomo di buona volontà che vive del suo onesto lavoro, senza attendersi alcunché dalla provvidenza divina o dallo stato, che invece combatterà il nazismo maomettano a difesa di tutti i cristiani e di ogni altro diversamente religioso e pensante della terra.


Ixlam (e creistianfobia co persecousion e stermegno dei creistiani)
viewtopic.php?f=181&t=1356

Il Papa bugiardo e l'infernale alleanza con l'Islam
viewtopic.php?f=188&t=2378

Trump Donald
viewtopic.php?f=141&t=2262
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Donald Trump o Francesco Bergoglio ?

Messaggioda Berto » lun gen 23, 2017 10:40 am

???

Papa Francesco: "Trump? Pure Hitler fu eletto..."
Papa Francesco a El Pais: "Nei momenti di crisi si cerca un salvatore. Pure Hitler fu eletto". Salvini: "Credo che Bergoglio sia stato frainteso..."
Chiara Sarra - Dom, 22/01/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/pap ... 54459.html

Sospende il giudizio - per ora - Papa Francesco su Donald Trump.
Ma con un accostamento ben più pesante che se un giudizio lo avesse espresso.

"Si vedrà. Vedremo ciò che fa e allora valuteremo", dice infatti il Pontefice al giornalista di El Pais che gli chiede un commento sull'elezione del tycoon a presidente degli Stati Uniti, "Nei momenti di crisi si perde la lucidità di ragionamento e questo è stato sempre per me un riferimento da tenere a mente. Cerchiamo un salvatore che ci ridia una identità e la difendiamo con ogni mezzo, muri o qualsiasi mezzo dagli altri popoli, per timore che inquinino la nostra identità e la danneggino. E questo è grave".

E il riferimento viene spiegato con un esempio calzante: la Germania nazista. "Una Germania distrutta che vuole rialzarsi, che cerca una identità, un leader, qualcuno che le restituisca l'identità e si affida a un giovanotto che assicura poterlo fare, Hitler", spiega Bergoglio, "E tutti lo votano. Di fatti fu una elezione democratica, non una imposizione. Il popolo lo votò e lui lo portò alla distruzione. Questo è il pericolo che si può correre ancora oggi".

"Il Papa dice tante cose, Hitler è stato sepolto dalla storia, io penso sia stato frainteso", commenta però Matteo Salvini, "Se mi danno del populista sono contento perché vuol dire che parlo al popolo, ma io penso che il Pontefice sia stato frainteso".




???

Papa Francesco, la rosicata su Trump: cosa gli è scappato dalla bocca (c'entra Hitler)
22 Gennaio 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/sfo ... trump.html

Papa Francesco non ha mai fatto segreto della sua antipatia nei confronti di Donald Trump. Peccato però che nel frattempo il tycoon americano sia diventato il presidente degli Stati Uniti dopo aver trionfato alle elezioni del Paese più democratico che ci dovrebbe essere al mondo. Ma questo non basta perché il Bergoglio si metta l'anima in pace, anzi sembra rincarare la dose quando in un'intervista a El Pais ripresa da la Repubblica, ha tirato in ballo addirittura il nazismo: "Dopo la crisi del '30, la Germania è in frantumi, cerca di rialzarsi, cerca la sua identità, cerca un leader, qualcuno che gli ridia la sua identità e c'è un ragazzetto di nome Adolf Hitler che dice "io posso, io posso". E tutta la Germania vota Hitler. Hitler non rubò il potere, fu votato dal popolo, e poi distrusse il suo popolo. Questo è il pericolo. In tempi di crisi, non funziona il discernimento e per me rappresenta un punto di riferimento continuo. Cerchiamo un salvatore che restituisca la nostra identità, ci difendiamo con muri, con fili spinati, con qualsiasi cosa dagli altri popoli che possono toglierci la nostra identità".



Ma non si vergogna questo Papa che ha santificato il nazismo maomettano, Maometto come un santo e l'Islam come una religione di pace, amore e fraternità!

Alberto Pento
Questo di Bergoglio è il vero populismo criminale che da sempre fa immani danni all'umanità,
il populismo che si rivolge a un "popolo universale astratto" ma che non esiste nella realtà
e che consente alle caste mondiali di conservare il loro potere ideologico-politico e i loro privilegi socio-economici,
manipolando in completo arbitrio i Diritti Umani Universali trattati come se non vi fosse alcun legame con l'umanità reale e vera, i cui Diritti Umani sono legati al loro locale, al loro paese, alla loro etnia, alla loro città, alla loro terra, ai popoli nativi e indigeni, alle loro libere scelte, alla loro esclusiva volontà politica nel ripsetto dei valori umani universali.
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Re: Donald Trump o Francesco Bergoglio ?

Messaggioda Berto » lun gen 23, 2017 10:41 am

Francesco Birardi
Questa vecchia storia del "pure Hitler fu eletto" ha veramente rotto le palle!!! Ma che vuol dire allora Bergoglio??? Che votare è inutile, che la democrazia è inutile? Che quella americana non è una vera democrazia? Che Trump potrebbe rivelarsi un nuovo Hitler? Ma come ha potuto lo "Spirito Santo" permettere l'elezione di un Papa così....? Ah, già.... scordavo, anche Hitler fu eletto...


Alberto Pento
Proprio così, giustissime considerazioni, chi la fa l'aspetti! Forse Bergoglio si crede di una casta superiore anche se fa l'umile. Questo è un Papa vecchio stampo che vorrebbe nominare lui i re, i presidenti e i primi ministri.


TRUMP COME HITLER? SE BERGOGLIO NON SMENTISCE CIO' CHE GLI VIENE ATTRIBUITO O NON SI SCUSA E’ UN INSULTO A UN CAPO DI STATO E A TUTTO IL POPOLO AMERICANO CHE PUO’ PROVOCARE UN COLOSSALE GUAIO DIPLOMATICO. UN PONTIFICATO DEVASTANTE PER LA CHIESA

Antonio Socci
Da “Libero”, 24 gennaio2017

http://www.antoniosocci.com/trump-hitle ... #more-5158


Prendiamo un titolo del quotidiano israeliano Haarezt: “Papa Francesco su Trump: stare in guardia contro i leader populisti come Hitler che affermano di essere i ‘Salvatori’ ”.

In realtà Bergoglio non ha fatto il parallelo in modo diretto fra Trump e Hitler. Ma i media hanno colto il riferimento a Hitler come un’obliqua allusione al presidente americano e – quel che è peggio – sono passati tre giorni e il Vaticano non ha ancora sentito il dovere urgente di smentire questa enormità che viene attribuita a Bergoglio.

Colpisce però la gravità di tale insinuazione, soprattutto se paragonata alle parole lusinghiere che Bergoglio ha espresso negli anni verso tiranni comunisti che hanno calpestato e calpestano i diritti umani.

PAROLE IRRESPONSABILI

Solo Pierluigi Battista – che pure non simpatizza per Trump – ieri ha osservato che “è molto pericoloso e controproducente, questo continuo, reiterato e anche insensato stabilire una connessione tra la vittoria di Donald Trump e dei cosiddetti ‘populisti’ d’Europa con quella del nazismo”.

Battista si è stupito che “anche papa Francesco ha finito per alludere a una possibile analogia”, cosa che “è insieme una follia polemica, un’esagerazione retorica, una stupidaggine storica e un favore colossale ai nazisti veri”.

Infatti “paragonare Trump a Hitler” ha argomentato Battista “è l’aiuto migliore a chi vuole relativizzare, banalizzare, minimizzare la portata malefica del nazismo”.

Ciò che però Battista evita di considerare è un’altra cosa: Bergoglio non è uno dei tanti giornalisti o cantanti, attori, attrici, ballerine o politici che si agitano sulla scena e sui media.

È il Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica. Non mi pare una cosuccia che si possa passare in cavalleria, perché Trump rappresenta tutto il popolo degli Stati Uniti d’America e l’offesa colpisce lo stesso popolo Americano che lo ha eletto e che egli rappresenta.

Si rischia obiettivamente un grosso pasticcio diplomatico: un’allusione oltraggiosa, fatta pubblicamente, è inconcepibile sulle labbra del capo della Chiesa che è anche un capo di stato.

Oltretutto in un momento in cui si fa un gran parlare sulle “parole dell’odio” che tracimerebbero dalla rete (deprecandole, com’è giusto) e in un momento in cui negli Stati Uniti emergono – da parte degli estremisti – forti sentimenti di rabbia contro Trump, anche con qualche manifestazione violenta, la demonizzazione (anzi criminalizzazione) del presidente americano rischia di gettare benzina sul fuoco, alimentando rancori pericolosi.

CHIARIRE SUBITO

Vogliamo pensare e sperare che papa Bergoglio sia stato frainteso, che non intendesse affatto paragonare il presidente Trump a Hitler, che tutto sia stato uno spiacevole infortunio.

Ma in questo caso Bergoglio doveva assolutamente affrettarsi a rettificare le interpretazioni errate e malevole. Invece, sebbene siano già passati tre giorni, non lo ha fatto.

Speriamo che provveda quanto prima, scusandosi per aver dato adito a quella pessima interpretazione delle sue parole.

Ma lo faccia. E soprattutto lo faccia in modo inequivocabile e convincente, per non dare l’impressione – come gli è già capitato – di lanciare il sasso e ritirare la mano, cosa che apparirebbe molto ipocrita e lascerebbe intatto il danno alla reputazione altrui e l’offesa al popolo americano.

Nel caso in cui non lo facesse dovremmo prendere atto che a capo della Chiesa c’è attualmente un uomo che – per suoi rancori politici – lancia insinuazioni irresponsabili, che non conosce le minime regole di prudenza, di galateo istituzionale e di correttezza (chi è lui per giudicare – e condannare – Trump che, oltretutto, si è appena insediato?).

Se non arrivasse una seria e convincente rettifica dovremmo riconoscere che c’è oggi un papa che senza ragioni oggettive accomuna il presidente degli Stati uniti d’America a Hitler, uno dei più infami e sanguinari criminali della storia umana (o che lascia circolare questa interpretazione).

DELEGITTIMAZIONE

Peraltro è del tutto assurdo dire che Hitler fu eletto democraticamente, perché Hitler non ha mai avuto l’unanimità dei voti di cui parla Bergoglio (“tutta la Germania vota Hitler”) e mai nemmeno la maggioranza assoluta, ma solo relativa, e prese il potere imponendosi con la violenza (diversamente da quanto crede Bergoglio).

Oltretutto Hitler non fu eletto cancelliere dal popolo, ma venne sciaguratamente nominato Cancelliere dal Presidente Hindenburg che avrebbe potuto prendere altre strade.

Voglio anche dire che è molto triste e pericoloso che un papa usi questo sgangherato esempio storico (oltretutto sbagliato) per delegittimare il voto democratico dei popoli sostenendo che esso produce gli Hitler.

Tutta questa vicenda è davvero incresciosa e inspiegabile: chi rappresenta la Chiesa Cattolica dovrebbe dare esempio di saggezza umana e carità cristiana.

COSA FARA’ TRUMP

La cosa potrebbe provocare un grave incidente diplomatico perché gli Usa avrebbero tutto il diritto di esigere delle scuse formali.

Bergoglio è purtroppo abituato a insolentire – quasi quotidianamente – chi, nella Chiesa, pensa diversamente. Egli approfitta della sua posizione per umiliare e offendere i suoi sottoposti. Lo fa perché è al riparo di una carica di sovrano assoluto a cui, nella Chiesa, non si osa ribattere o rispondere per le rime.

Ma il mondo è un’altra cosa e sulla scena pubblica non è previsto che il capo dello stato vaticano possa offendere pubblicamente altri capi di stato perché non gli piacciono o hanno idee diverse dalle sue sull’emigrazione.

Se Trump decidesse di glissare su questa infelice esternazione bergogliana impartirebbe una lezione di superiorità morale e pure di misericordia a chi – pur avanti negli anni e in una posizione istituzionale delicata – non sa controllare i suoi odi ideologici e la sua rabbia, umiliando l’istituzione che invece dovrebbe rispettare e onorare con un comportamento serio.


Questo Papa assurdo che santifica Maometto e il suo nazismo maomettano e demonizza, l'uomo di buona volontà Trump e la democrazia americana.
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Re: Donald Trump o Francesco Bergoglio ?

Messaggioda Berto » lun gen 23, 2017 10:42 am

???

VATICANO-USA

Papa a Trump: La grandezza dell’America misurata dall’attenzione ai poveri
21/01/2017, 11.15

http://www.asianews.it/notizie-it/Papa- ... 39723.html

Papa Francesco esalta la “ricca spiritualità dei valori etici che hanno plasmato la storia del popolo americano” e chiede l’impegno “per il progresso della dignità umana e la libertà in tutto il mondo”. Preoccuparsi “per i poveri, gli esclusi, e i bisognosi che, come Lazzaro, stanno davanti alla nostra porta”. Il giuramento di Trump preceduto da diverse preghiere di rappresentanti cattolici, protestanti, ebrei. Lo slogan “America first” guiderà le scelte politiche. Le pesanti critiche all’establishment. La cautela della Cina e l’entusiasmo della presidente di Taiwan.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Possa la grandezza dell’America continuare ad essere misurata anzitutto dalla sua preoccupazione per i poveri, gli esclusi, e i bisognosi che, come Lazzaro, stanno davanti alla nostra porta”. È quanto papa Francesco augura al presidente Usa Donald Trump in occasione del suo insediamento alla Casa Bianca.

In un messaggio a firma del pontefice, diffuso dalla Sala Stampa vaticana pochi minuti dopo il giuramento di Trump, il papa porge al 45mo presidente degli Stati Uniti d’America “i miei cordiali auguri e l’assicurazione della mia preghiera perché Dio onnipotente vi doni saggezza e forza nell’esercizio del vostro compito. In un periodo in cui la nostra umana famiglia è segnata da gravi crisi umanitarie che richiedono risposte politiche lungimiranti e unitarie, prego che le sue decisioni siano guidate dalla ricca spiritualità dei valori etici che hanno plasmato la storia del popolo americano e l’impegno della sua nazione per il progresso della dignità umana e la libertà in tutto il mondo. Sotto la sua leadership, possa la grandezza dell’America continuare ad essere misurata anzitutto dalla sua preoccupazione per i poveri, gli esclusi, e i bisognosi che, come Lazzaro, stanno davanti alla nostra porta. Con questi sentimenti, chiedo al Signore di donare a lei, alla sua famiglia e a tutto il popolo americano la sua benedizione di pace, concordia e ogni prosperità materiale e spirituale”.

L’era della presidenza di Donald Trump è cominciata ieri alle 12 (ora locale) a Washington, quando il magnate divenuto politico ha giurato sulla bibbia di Abraham Lincoln e su quella della sua nonna di difendere la Costituzione americana. Il suo gesto e quello del vicepresidente Mike Pence sono stati preceduti (e seguiti) da preghiere di rappresentanti cattolici, protestanti, evangelici ed ebrei. Anche il discorso di Trump ha citato “la protezione di Dio” e si è concluso con il tradizionale “Dio benedica l’America”.

Nel suo discorso di soli 16 minuti, Trump ha ripreso alcuni slogan della sua campagna elettorale, come quello di “far tornare l’America ad essere grande”. Ma soprattutto egli si è mostrato come il campione dell’americano comune strappando applausi esultanti quando ha detto che “oggi non stiamo trasferendo il potere da un’amministrazione a un’altra”, ma “stiamo trasferendo il potere da Washington e lo stiamo ridando a voi, al popolo”. In una forte critica al mondo politico, egli ha

dichiarato che “i politici hanno prosperato, ma gli impieghi si sono ridotti e le fabbriche sono state chiuse”; “l’establishment ha protetto se stesso, ma non i cittadini del nostro Paese”. E ha ribadito varie volte che “da oggi”, “ora”, “tutto questo cambierà”.

“A tutti gli americani in ogni città vicina o lontana, piccola o grande, da montagna a montagna, da oceano ad oceano, ascoltate queste parole: Non sarete ignorati mai più”.

Al di là di un accenno allo sradicamento del “fondamentalismo islamico” ovunque esso sia, insieme alla comunità internazionale, non vi sono nel discorso di Trump precise indicazioni sulla politica estera. Ma ha promesso che in tutti i rapporti con altri Paesi egli tenderà a mettere gli interessi degli americani “al primo posto” (“America first”). “Da questo momento in poi – ha detto – l’America viene prima. Noi seguiremo due semplici regole: comprare americano e assumere americano”. E ancora: “Ogni decisione su commercio, tasse, immigrazione, affari esteri sarà presa per beneficiare gli operai americani e le famiglie americane”.

Sebbene il suo discorso possa essere liquidato come “populista”, Trump mette in luce alcuni aspetti negativi della globalizzazione, che ha portato alla perdita di posti di lavoro negli Usa e alla chiusura di molte fabbriche manifatturiere.

Le piste che egli vuole battere – intuibili dalla sua campagna elettorale – sono quelle di un potenziamento delle infrastrutture negli Usa, una revisione (o addirittura un abbandono) dei trattati sul commercio con gli altri Paesi, una riduzione delle spese militari spingendo i Paesi alleati Nato, Giappone, Corea del Sud e Arabia saudita) a sostenere di più le spese per la sicurezza. Egli ha anche promesso di tassare i prodotti cinesi (e messicani) per salvaguardare la produzione made in Usa.

Forse è per questo che la Xinhua ha cercato nei suoi commenti di raffreddare possibili scontri fra Cina e Stati Uniti, affermando al contrario che Pechino e Washington ora godono di “più spazio di prima per la cooperazione” e che Trump “sa senz’altro che gli investimenti del business cinese portano benefici all’economia Usa e possono aiutare a creare più posti di lavoro per la nazione”.

Nei giorni scorsi una direttiva dell’Ufficio di propaganda di Pechino vietava a tutti i giornalisti di esprimere “alcuna critica non autorizzata delle sue parole o azioni”.

Fra i primi messaggi giunti a Trump, va notato il twitter di Tsai Ying-wen, presidente di Taiwan, che congratulandosi con lui ha detto che “la democrazia è ciò che tiene insieme Taiwan e gli Usa. Spero in un avanzamento della nostra amicizia e collaborazione”.


Infatti Trump ha deto che si occuperà prima dei poveri del suo paese e ciò mi pare una gran cosa.

https://www.facebook.com/quellocheitgno ... 9369165869
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Re: Donald Trump o Francesco Bergoglio ?

Messaggioda Berto » lun gen 23, 2017 10:42 am

Truppe, droni, caccia al Califfo - Trump e i piani contro Isis e al Qaeda
Le possibili strategie del nuovo presidente che ha detto: «Cancelleremo il terrorismo islamico dalla faccia della terra». L’obiettivo principale: arrivare ad al Baghdadi
di Guido Olimpio

http://www.corriere.it/esteri/17_gennai ... F020103COR

WASHINGTON - Il primo a presentarsi al lavoro è stato il generale James Mattis, nuovo segretario alla Difesa. Sabato era già al Pentagono. «Mad Dog», come è conosciuto tra i suoi marines, uomo di grande esperienza e seguito, ha molte cose da sbrigare. A cominciare dalla lotta all’Isis. Donald Trump ha promesso di mandare un segnale in questo senso nei primi 90 giorni di presidenza. Diverse le opzioni. Alcune - come ha rivelato la Cnn - già preparate per Obama e ora riadattate.


Invio di consiglieri

Lo Stato Maggiore non sembra incline ad uno schieramento massiccio in Iraq o in Siria, però potrebbe essere chiamato ad incrementare il contingente. Un’ipotesi prevede l’invio di altre centinaia di militari, la seconda parla di alcune migliaia. Con quale compito? Sostenere l’avanzata di curdi siriani Ypg e ribelli verso Raqqa, con i soldati statunitensi coinvolti nelle operazioni ma che restano comunque alla «periferia» degli scontri. Toccherà invece alle forze speciali allargare il loro ruolo, in prima linea, per facilitare la rottura delle difese Isis. L’altra carta è quella di accrescere le forniture di materiale bellico ai curdi. Gli Usa, nell’ultimo anno, hanno spedito armi, ma sempre con cautela. Interessante anche il ricorso, sistematico, ai lanci paracadutati: sei nel solo mese di dicembre. Inoltre il Pentagono ha esaminato una serie di siti in Siria che potrebbero essere usati nell’eventualità di un ordine della Casa Bianca. Forse avamposti che dovranno aggiungersi ai due
esistenti.


Il nodo turco

Il piano dei generali ha un ostacolo importante: la Turchia. Ankara si oppone all’asse curdi-Washington. Proprio la scelta di Obama di fiancheggiare i separatisti ha creato una tempesta nelle relazioni bilaterali. Erdogan spera in un approccio diverso. Nella capitale Usa è stata segnalata, nel giorno del giuramento, la notizia del ministro degli Esteri Casuvoglu che ha fatto colazione con il generale Flynn, il consigliere per la sicurezza del presidente, legato alla Turchia anche per interessi personali. In azione poi lobbisti americani e turchi. Tra questi Mehmet Alì Yalcindag, imprenditore vicino al gruppo Trump. Però, a oggi, la Casa Bianca ha confermato nel suo ruolo Brett McGurk, l’inviato speciale di Obama per la lotta all’Isis e grande sponsor dell’Ypg. E non è ben chiaro cosa abbia in mente The Donald. Un quadro dove non va dimenticata la Russia, allineata con i turchi nel tenere a freno le ambizioni di un nuovo Kurdistan. Putin farà da mediatore? Suggerirà qualcosa? È una prova interessante per tutti, un test per misurare le capacità del nuovo inquilino.


Via libera ai raid

L’altro fronte è quello dei raid. Sotto Obama i droni non hanno avuto tregua, sono diventati i «mietitori», falciando centinaia di terroristi e anche dei civili. L’arma preferita. Ma il presidente democratico aveva posto dei limiti di intervento all’aviazione, paletti che peraltro non valevano in Iraq, Afghanistan, Siria e Libia. Quest’ultimo paese è stato tirato fuori dalla lista pochi giorni prima che Obama se ne andasse. Ora molti pensano che Trump darà briglia. Tanto ai caccia che alle unità scelte. Spesso dagli ambienti militari sono trapelati i malumori dei commandos per i freni imposti dalla leadership politica. Una linea comunque piuttosto fluida, visto il martellamento delle posizioni dell’Isis ma anche di quelle di al Qaeda in Siria, decimata nei suoi quadri. Nell’ultima settimana i B52 hanno incenerito un accampamento dell’Isis, con decine di militanti fatti fuori in Libia. Hanno continuato a colpire i qaedisti nello Yemen. Hanno sferrato un’operazione affidata ad un B 52 nel territorio siriano: quasi cento i mujaheddin liquidati. Appartenevano alla ex al Nusra, ma anche alla brigata Zinki, fazione che una volta era gradita agli Usa.


La campagna anti al Qaeda

L’intensificazione della campagna contro al Qaeda siriana è legata ad un ordine di Obama, quando a novembre, ha chiesto al Comando operazioni speciali di eliminare il maggior numero possibile di esponenti jihadisti presenti in Siria. E così è stato. Gli osservatori sostengono che la decisione Usa è legata ad alcuni fattori: 1) Contenimento di un un gruppo in ascesa e che potrebbe agire contro target occidentali. 2) Buone informazioni di intelligence: i qaedisti sarebbero meno severi nei criteri di arruolamento e questo ha aperto spazi per gli informatori; inoltre i turchi avrebbero passato dati utili. Dunque Trump potrebbe proseguire su questo sentiero, magari allargandolo. Un dossier che gli permetterebbe di allinearsi con i russi. Ma serve tempo per calibrare la posizione, non mancano difficoltà. La nuova amministrazione ha deciso di non inviare una delegazione ufficiale ai negoziati di Astana promossi dal trio Russia-Iran-Turchia. Gli Stati Uniti saranno rappresentati dall’ambasciatore.


Caccia al califfo

Infine il bersaglio di più alto valore: il Califfo. Di nuovo gli analisti ipotizzano che il Pentagono, grazie ad una maggiore libertà d’azione, possa cercare di arrivare ad al Baghdadi. Fonti citate dai media non hanno nascosto ambizioni e speranze in questo senso. Anche se il leader è molto prudente. Un recente blitz nella regione di Raqqa, con un team americano elitrasportato, era finalizzato alla cattura di un alto dirigente Isis, qualcuno che poteva conoscere i nascondigli del leader. Solo che il militante non si è fatto prendere vivo ed è morto nel conflitto a fuoco. Le ultime notizie, rilanciate il 21 dall’Abc, non escludono che il Califfo si trovi a Mosul e non si sia spostato verso il nord est della Siria, area dove sono caduti tra i più importanti «ufficiali» del movimento. Che, secondo ormai un canovaccio ben noto, risponde alle sconfitte con nuove sortite in un quadro instabile. Uno rapporto dell’Ihs sostiene che lo Stato Islamico, nel 2016, ha perduto il 23% del suo territorio, ora sceso a 60 mila chilometri quadrati.
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Re: Donald Trump o Francesco Bergoglio ?

Messaggioda Berto » lun gen 23, 2017 10:43 am

Un altro povero di spirito e di mente come il Papa che se la prende con Trump e disprezza la democrazia:

Il "sociologo" De Masi (molto apprezzato dai grillini) da' del pazzo a Lincoln credendo che fossero parole di Trump.
Prego, ascoltate che figure di m... si fanno quando l'ideologia offusca i cervelli.
DE MASI azzanna la definizione di democrazia della costituzione americana. PENSAVA SI TRATTASSE DEL DISCORSO DI TRUMP

https://www.facebook.com/Imola0ggi/vide ... 3067713882
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Re: Donald Trump o Francesco Bergoglio ?

Messaggioda Berto » lun gen 23, 2017 10:44 am

???

Papa Francesco: "Dai populismi nacque Hitler. Nei momenti di crisi non funzionano i muri"
Intervista al "Paìs". Bergoglio affronta tra gli argomenti la Chiesa, il mondo, i migranti e il momento economico
di PAOLO RODARI
22 gennaio 2017

http://www.repubblica.it/vaticano/2017/ ... -156595968

CITTÀ DEL VATICANO. Nello stesso momento in cui Donald Trump giura a Washington, Francesco concede in Vaticano una lunga intervista al País (pubblicata anche su Repubblica in edicola) nella quale chiede prudenza per gli allarmi generati dal nuovo presidente degli Stati Uniti d'America - "vedremo quello che fa, e allora valuteremo; non si può essere profeti di calamità" -, anche se "nei momenti di crisi", non funzionano "muri e fili". Spiega: "Se mi spaventassi o gioissi di ciò che potrebbe accadere, potremmo cadere in una grande imprudenza. Tra essere profeti o di calamità o di buone cose che non verranno, né l'una né l'altra. Si vedrà. Vedremo quello che fa e allora valuteremo. Sempre le cose concrete. Il cristianesimo, o è concreto o non è cristianesimo".

Bergoglio parla per un'ora e quindici minuti anche della Chiesa. Racconta che all'interno del dossier su Vatileaks che Papa Ratzinger gli ha lasciato poco dopo l'elezione, ci sono "santi e peccatori, onesti e corrotti". Ma che ciò che lo preoccupa di più è "una Chiesa intorpidita dalla mondanità", lontana dai problemi della gente.

Francesco dimostra di essere a conoscenza non solo ciò che accade all'interno del Vaticano, ma anche nella sua diocesi di Roma e in tutto il mondo. Dice che gli piacerebbe andare in Cina - "quando mi inviteranno" -, e che la sua unica rivoluzione è il Vangelo. E, ancora, che non ha deciso se morirà da Papa o se opterà per la strada aperta di Benedetto XVI.

In questi anni, nei viaggi, Francesco si è emozionato più volte. Per esempio, a Lampedusa, quando si chiese se si era pianto con le donne che perdono i loro figli in mare; in Sardegna, quando parlò della disoccupazione; nelle Filippine, con il dramma dei bambini sfruttati. Dice: "Il simbolo che ho proposto nella nuova sede per i Migranti - nel nuovo schema, il dicastero per i Migranti e i Rifugiati l'ho preso in carico io stesso con due segretari - è un salvagente arancione, come quelli che tutti conosciamo".

Infine, le parole dedicate alle conseguenze della crisi economica: avanzano politiche che raccolgono il disagio dei cittadini. Alcune di esse - quelle cosiddette antisistema o populiste - approfittano della paura dei cittadini di fronte a un futuro incerto per costruire un messaggio di xenofobia, di odio verso lo straniero. Spiega Francesco: "Le crisi provocano delle paure, delle allerte. Per me, l'esempio più tipico dei populismi europei è quello tedesco del '33. Dopo Hindenburg, la crisi del 30, la Germania è in frantumi, cerca di rialzarsi, cerca la sua identità, cerca un leader, qualcuno che gli ridia la sua identità e c'è un ragazzetto di nome Adolf Hitler che dice "io posso, io posso". E tutta la Germania vota Hitler. Hitler non rubò il potere, fu votato dal suo popolo, e poi distrusse il suo popolo. Questo è il pericolo. In tempi di crisi, non funziona il discernimento e per me rappresenta un punto di riferimento continuo. Cerchiamo un salvatore che ci restituisca la nostra identità, difendiamoci con muri, con fili spinati, con qualsiasi cosa dagli altri popoli che possono toglierci la nostra identità. E questo è molto grave".


Alberto Pento
Ma dai populismi e dalle relative ideologie nacquero anche Cesare, Napoleone, Lenin e Stalin, Mao e Castro, Pol Pot, Chavez, Arafat e molti altri già morti o ancora vivi... e dai non populismi universalisti nacquero le teocrazie imperialiste e violente anche cristiane, il nazismo maomettano dell'orrore e del terrore proprio dei paesi islamici e i regimi castuali come quello dell'India, e quello infame e parassitario dell'Italia tra cui la casta clericale e vaticana e quelli sanguinari dell'Africa.
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Re: Donald Trump o Francesco Bergoglio ?

Messaggioda Berto » lun gen 23, 2017 10:44 am

Il Papa politicante e Monarca dello Stato del Vaticano e capo della casta clericale cattolico-romana italiana e mondiale, casta che in Italia vive da parassita, con le risorse degli italiani che lo stato italiano ci preleva con la violenza coercitiva del fisco e che versa nelle sue casse in cambio del suo sostegno ideologico al regime politico italiano.


L'otto per mille (spesso abbreviato in 8xmille)
https://it.wikipedia.org/wiki/Otto_per_mille
è la quota di imposta sui redditi soggetti IRPEF, che lo Stato italiano distribuisce, in base alle scelte effettuate nelle dichiarazioni dei redditi, fra se stesso e le confessioni religiose che hanno stipulato un'intesa. È stata introdotta dall'art. 47 della legge n.222 il 20 maggio 1985, in attuazione dell'Accordo di Villa Madama del 1984 tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede, nella qualità di rappresentante della Chiesa Cattolica. La norma stabilisce gli ambiti nei quali i soggetti beneficiari dell'otto per mille possono impiegare i fondi ricevuti, nonché il meccanismo di calcolo di tale quota.
I contribuenti non sono tenuti ad esercitare obbligatoriamente l'opzione per la destinazione dell'otto per mille. Tuttavia, anche l'otto per mille del gettito fiscale di chi non effettua una scelta o di chi è esonerato dalla dichiarazione dei redditi viene ripartito tra i soggetti beneficiari, in proporzione alle scelte espresse (mediamente il 42,73% dei contribuenti hanno espresso una scelta tra il 1990 e il 2007) e salvo rinuncia unilaterale dei medesimi.
Nel 2014 la Corte dei Conti ha rilevato che i fondi destinati alle religioni sono “gli unici che, nell'attuale contingenza di fortissima riduzione della spesa pubblica in ogni campo, si sono notevolmente e costantemente incrementati”. “Nel corso del tempo, il flusso di denaro si è rivelato così consistente da garantire l'utilizzo di ingenti somme per finalità diverse”, dando così vita “a un rafforzamento economico senza precedenti della Chiesa italiana”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Donald Trump o Francesco Bergoglio ?

Messaggioda Berto » lun gen 23, 2017 10:45 am

Il grande errore di Bergoglio e della sua ideologia cristiana

è affermare la fraternità e la solidarietà universale e negare le fraternità e le solidarietà locali come se la fraternità universale potesse concepirsi ed esistere senza la base della fraternità locale. Sono soltanto le fraternità e le solidarietà delle comunità locali a partire dalla famiglia ad essere naturali e umane, vere e concrete e certamente non lo è quella astratta, imposta coercitivamente dagli imperialismi e dalle ideologie religiose e sociali universaliste e politico-economiche mondialiste.

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Re: Donald Trump o Francesco Bergoglio ?

Messaggioda Berto » lun gen 23, 2017 10:45 am

PERCHE’ BERGOGLIO E’ STATO AFFETTUOSO CON I DESPOTI CINESI E CON FIDEL CASTRO, MA FEROCE CON TRUMP. ECCO COSA POTRA’ ACCADERE (CON UNA NOTA SULL’ANTICRISTO)
22 GEN, 2017

http://www.antoniosocci.com/perche-berg ... #more-5144

Donald Trump, nel suo discorso d’insediamento, si è più volte richiamato a Dio e alla Bibbia (su cui ha giurato come presidente). L’ispirazione cristiana è tipica della tradizione popolare americana e Trump – che di solito, nei suoi discorsi, tocca altri temi, molto concreti, della vita quotidiana della gente – in questa occasione solenne ha scelto di sintonizzarsi con la profonda sensibilità religiosa del popolo americano.
Un segnale politico di contrapposizione all’ideologia fortemente laicista dell’establishment “liberal” che in questi anni ha dominato e a cui – in quel discorso – ha brutalmente dato lo sfratto dal “Palazzo” con lo slogan: restituiamo il potere al popolo.

Trump ha voluto essere insomma, anche nei richiami simbolici, insieme alla gente comune e contro le élite, le quali disprezzano lui e la fede del popolo.

È una svolta culturale. Molti hanno sottolineato, infatti, un segnale arrivato pochi minuti dopo l’insediamento: dal sito della Casa Bianca sono state cancellate le pagine dedicate alle battaglie Lgbt e al riscaldamento globale, due pilastri dell’ideologia “liberal” di Obama.
Tutta la cerimonia di venerdì, cominciata col rito religioso nella chiesa di St. John, è stata piena di richiami cristiani.

FULMINI BERGOGLIANI
Eppure ieri su “Repubblica”, Alberto Melloni, influente fan bergogliano, ha scritto che il discorso di Trump contiene “una prima durissima risposta a Francesco” e questo rappresenta “già una politica ‘religiosa’ ”.
A dire il vero fu Bergoglio ad attaccare per primo Trump, non il contrario. Infatti questo pontefice, che ha avuto gesti e parole di stima e affetto verso dittatori comunisti come Fidel Castro e i despoti cinesi, durante le primarie Usa – entrando irritualmente nell’agone politico – arrivò ad accusare Trump addirittura di non essere “cristiano”.
E si scorse in questo attacco la chiara intenzione di danneggiarlo, allontanando da lui il voto cattolico.
Il pretesto per questa insolita invasione di campo fu la proposta di Trump di costruire un muro al confine col Messico e di espellere i clandesitini.
Ma si trattava – appunto – di un pretesto, perché quello che Trump manifestava come intenzione, Obama lo aveva già fatto (aveva espulso 2 milioni e mezzo di persone), senza che Bergoglio si indignasse.
Inoltre Obama e la Clinton sono convinti abortisti e sostenitori delle battaglie Lgbt, mentre Trump è sintonizzato con i valori tradizionali, sempre difesi dalla Chiesa. Eppure Bergoglio aveva un rapporto di stima e collaborazione con Obama, che a sua volta lo ha esaltato in tutti i modi, mentre è ostile a Trump.
A dire il vero l’elettorato cattolico se n’è infischiato e ha votato in maggioranza per Trump. Non solo. I vescovi americani, pochi giorni dopo le elezioni, hanno scelto, come loro presidente, non il candidato “progressista” di Bergoglio, ma un cardinale ratzingeriano.

PAPA OBAMIANO
Questo orientamento della chiesa americana è sempre stato sgradito all’establishment del partito democratico dove, attorno al 2011, al tempo di Benedetto XVI, come ha rivelato Wikileaks, si coltivavano progetti di “rivoluzione” progressista nella Chiesa cattolica (si è poi saputo che anche George Soros – dopo l’elezione di Bergoglio e durante il suo viaggio in Usa – ha “sostenuto” chi voleva “spostare” l’episcopato americano a favore di Bergoglio, nella Chiesa, e della Clinton nelle presidenziali).
Il papa argentino è salito al soglio pontificio, nel 2013, facendo sua, in pratica, l’agenda Obama: cioè accantonando i “principi non negoziabili” e sostituendoli con i temi “politically correct” dell’ecologismo, dell’abbraccio ecumenico con l’Islam e dell’emigrazionismo.
Ora l’arrivo di Trump rende orfano il papa argentino. Ieri infatti l’Osservatore romano ha commentato il suo discorso così: “una forte discontinuità con il recente passato della politica statunitense”.
A Bergoglio viene a mancare il suo grande punto di appoggio politico d’oltreoceano. Così lui e Trump, secondo Melloni, stanno per iniziare uno scontro epocale (“siamo ai primi minuti di un duello che sarà duro”).

PAPA IDEOLOGIZZATO
A sentire Melloni si tratta di uno scontro (addirittura) “teologico”. Forse sarebbe meglio dire ideologico. In effetti gli argomenti sociali o politici sbandierati da Bergoglio nel suo messaggio formale (attenzione agli ultimi, accoglienza) sono, ancora una volta, bandiere puramente ideologiche.
In realtà il discorso del presidente americano è stato così sociale e solidale da essere accusato di “populismo”: tutto dalla parte dei disoccupati americani, degli emarginati, delle famiglie del ceto medio impoverite dalla crisi, tutto dalla parte del popolo contro le élite.
Anche le poche righe sulla politica internazionale avrebbero dovuto trovare il consenso in Vaticano: basta con le guerre (fintamente) umanitarie che producono morti e profughi, basta con la (finta) esportazione della democrazia che spende in armi quello che si dovrebbe spendere in servizi per gli americani.
Ma a Bergoglio non interessa questo: la nostra gente non interessa mai alle “élite progressiste” e a lui che si appassiona solo alle bandiere ideologiche del “progressismo”, come l’ideologia delle migrazioni, l’ambientalismo fanatico e l’abbraccio con l’Islam.
Lo scontro con Bergoglio divampa per questo: Trump mette fine alla dittatura del “politically correct” che è stata la religione dell’epoca obamiana e bergogliana.
L’articolo di Melloni preannuncia dunque nuovi anatemi vaticani. Analoghi a quello papale sferrato durante le primarie, quando il “Daily news” fece una copertina con la foto di Trump e il titolo: “Anticristo!”.
Sennonché, Trump – che piaccia o non piaccia – è solo un presidente americano, franco e risoluto, che fa gli interessi del suo popolo e non ha nulla in comune con quella figura apocalittica.

L’ANTICRISTO
Anzi, stando a un’importante tradizione cristiana, la figura dell’Anticristo (la sua personificazione più insidiosa) si presenterà nella forma subdola e accattivante dei buoni sentimenti umanitari ed ecumenici.
Ad esempio nel famoso libro di R. H. Benson, “Il padrone del mondo”, che anche Bergoglio conosce bene e ha citato, “il Grande Oppositore di Gesù si presenta sotto le vesti di un ‘umanista’, di un maestro di tolleranze, pluralismi, irenismi ecumenici. Un sorridente inquinatore, dunque, più che un fragoroso antagonista dell’Evangelo. Uno svuotatore dall’interno, più che un assalitore dall’esterno” (Messori).
Si rifà all’antico Efrem latino del “Sermo de fine mundi” secondo cui l’Ingannatore “subdolamente, piacerà a tutti, sarà amabile con tutti, calmo in ogni cosa, ricuserà i doni, così che tutti lo loderanno esclamando: ‘Ecco un uomo giusto!’ “.
C’è poi la rappresentazione di Solovev, la cui attualità fu sottolineata dal card. Biffi durante gli esercizi spirituali che predicò a Benedetto XVI.
L’Anticristo per lo scrittore russo sarà un affascinante filantropo che incanterà tutti, un pacifista, vegetariano, animalista, un ecumenico che metterà insieme tutte le religioni ritenendo di essere più buono di Gesù Cristo.
La mistica Maria Valtorta addirittura identifica questo Grande Ingannatore come un ecclesiastico e lo situa dentro una terribile crisi della Chiesa.
Richiama una definizione biblica: “pastore idolo”, dice che sconvolgerà “le coscienze” e travolgerà “nelle sue spire la terza parte delle stelle”, “questa demoniaca vendemmia avverrà nella Corte di Cristo, fra i grandi della Sua Chiesa”.
Poi, nelle sue visioni, si leggono queste parole di Gesù: “Sarà persona molto in alto”, “meno pauroso il vedere piombare una stella dal firmamento… farà tremare le colonne della mia Chiesa nello sgomento che susciterà il suo precipitare”.
Insomma, la demonizzazione di Trump da parte del Vaticano sarebbe del tutto fuori luogo.
L’insidia terribile, per la Chiesa, è da sempre interna. Attacca la fede. Come peraltro hanno avvertito tutti gli ultimi papi, da Pio XII a Paolo VI, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI.
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