Trump Donald
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Dopo la visita di Trump
Crisi nel Golfo: Arabia Saudita, Egitto, Emirati e Bahrein rompono le relazioni diplomatiche con il Qatar
Milano, 5 giugno 2017 - 05:22
Azione senza precedenti dei vicini contro l’Emirato, accusato di sostenere «i terroristi»
Via i diplomatici e interrotti i trasporti, scacco per il Paese organizzatore dei mondiali 22
http://www.corriere.it/esteri/17_giugno ... 067c.shtml
Crisi nel Golfo, senza molti precedenti: Bahrain, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi hanno interrotto le relazioni diplomatiche con il vicino Qatar. Le accuse sono quelle di sostenere organizzazioni terroristiche e di interferenze negli affari interni del confinante Bahrein. Una mossa molto forte che prevede l’interruzione immediata degli spostamenti via terra e via aerea (Etihad, la linea di Abu Dhabi, ha già annunciato che sospenderà i voli, mentre Qatar Airways è una delle compagnie più potenti del mondo) e il ritiro degli ambasciatori oltreché l’abbandono delle forze qatariote in Yemen, dove fanno parte della coalizione che combatte gli estremisti locali. Una mossa che probabilmente nasce dalle contestazioni rivolte ad Al Jazeera, l’emittente del Qatar, accusata «di incitare i terroristi e i destabilizzatori». Una mossa che potrebbe mettere parecchio in difficoltà l’emirato in una fase delicata della sua storia visto che dovrà organizzare i Mondiali di calcio del 2022.
Arabia Saudita, Emirati ed Egitto contro lo sceicco Al Thani
di VINCENZO NIGRO
25 maggio 2017
http://www.repubblica.it/esteri/2017/05 ... -166368213
È riesplosa la battaglia politica e mediatica fra il Qatar e i suoi "fratelli" arabi della regione del Golfo. Da qualche giorno l'emiro Al Thani, il "ruler" di Doha, è finito sotto attacco dell'Arabia Saudita e degli Emirati per una sua dichiarazione che è stata postata sul sito dell'agenzia di notizie del Qatar, ma che la stessa agenzia ha classificato come un "fake", un falso piazzato da qualcuno che ha voluto mettere in difficoltà il paese.
Nel testo, comparso pochi giorni dopo il vertice in Arabia Saudita fra Trump e i leader arabi, lo sceicco definiva l'Iran "una potenza islamica" e confermava che le relazioni fra il Qatar e Israele sono "buone". Ancora: lo sceicco, nel fake pubblicato dall'agenzia ufficiale qatarina, definiva Hamas "il legittimo rappresentante del popolo palestinese", descriveva le buone relazioni che il Qatar ha sia con gli Usa che con l'Iran.
Gli hackers hanno poi bloccato anche l'account Twitter dell'agenzia, dopo aver inviato messaggi in cui il ministro degli Esteri del paese denunciava i "complotti" delle altre nazioni arabe contro il Qatar. In un tweet addirittura veniva scritto che "il Qatar ha ordinato il richiamo degli ambasciatori da Bahrain, Egitto, Kuwait, Arabia Saudita e Emirati Arabi dopo la scoperta del "complotto"".
Il governo qatarino è poi riuscito a cancellare i tweet falsi, e il direttore dell'ufficio comunicazione del governo ha spiegato che "il governo ha aperto un'inchiesta sulle falsità diffuse". Ma le informazioni false sono state rilanciate per ore dalle tv satellitari del Golfo, innanzitutto da quelle degli Emirati
Gli altri paesi arabi accusano da sempre il Qatar di essere vicino ai movimenti più estremisti, a patire dai Fratelli Musulmani. Arabia Saudita ed Emirati hanno bloccato Al Jazeera, la tv satellitare qatarina, e oggi sono stati seguiti da Egitto e Bahrain.
La disputa politica e "televisiva" con il Qatar è il primo frutto evidente della svolta che si è avuta sabato scorso a Riad dove Trump ha incontrato i leader dei paesi islamici sunniti guidati dall'Arabia Saudita. Di fatto il presidente americano ha rinsaldato un'alleanza con i paesi sunniti in nome dell'ostilità all'Iran che proprio in quelle ore conteggiava i voti delle elezioni che hanno confermato Hassan Rouhani alla presidenza della Repubblica. Il primo effetto del rilancio della nuova alleanza anti-iraniana è stato quindi quello di limitare la possibilità di dissenso all'interno della coalizione die paesi arabi guidati dall'Arabia Saudita.
Lo Stato del Qàtar (Arabo قطر, Qaṭar) è un emirato del Vicino Oriente. Situato in una piccola penisola della ben più grande penisola Arabica, confina a sud con l'Arabia Saudita ed è per il resto circondato dal golfo Persico.
https://it.wikipedia.org/wiki/Qatar
Il Qàtar è uno dei vari emirati sorti nel XX secolo nella penisola arabica. Dopo essere stato dominato per migliaia di anni dai persiani e, più recentemente, dal Bahrein, dagli Ottomani e dai britannici, diventò indipendente il 3 settembre 1971. Diversamente dalla maggior parte dei vicini emirati, il Qatar ha rifiutato di diventare parte dell'Arabia Saudita - malgrado il comune orientamento wahhabita della loro fede islamica - o degli Emirati Arabi Uniti.
Superfice 11.437 km² (162º) - Popolazione 2.350.000
PIL (nominale) 192 402 milioni di $ (2012) (53º)
PIL pro capite (nominale) 104 756 $ (2012) (2º)
La principale risorsa economica è rappresentata dal petrolio su cui si basa la ricchezza del paese. I primi giacimenti furono scoperti negli anni quaranta e la commercializzazione del greggio ebbe inizio dieci anni dopo. Nel 1974 il governo fondò la Qatar General Petroleum Corporation, ente deputato al controllo delle risorse petrolifere, precedentemente gestite da compagnie occidentali. Il Qàtar è membro dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC).
Un'ulteriore risorsa è costituita inoltre dai giacimenti di gas naturale; infatti, a North West Dome si trovano i più grandi depositi del mondo di gas naturale non associato al petrolio. Nel 2012 il prodotto interno lordo nominale del paese è stato di 192.402 milioni di dollari USA, corrispondente a un PIL di 104.756 dollari USA pro capite, secondo al mondo dopo il Lussemburgo. A parità di potere d'acquisto il prodotto interno lordo è stato di 185.300 milioni di dollari USA, con un PIL procapite di 100.889 dollari che colloca i suoi abitanti al primo posto tra i più ricchi del mondo.
Il settore agricolo ha rilevanza solo a livello locale e impiega circa il 3% della forza lavoro. Sono allo studio progetti volti a migliorare i sistemi di irrigazione e ad aumentare la produzione agricola per garantire l'autosufficienza alimentare, raggiunta alla fine degli anni novanta solo per frutta e ortaggi. Il settore più importante resta comunque quello della pastorizia (si allevano perlopiù capre, pecore, dromedari e bovini). Di rilievo è inoltre la pesca che riesce a soddisfare completamente il fabbisogno interno, garantendo anche eccedenze per l'esportazione. Il governo utilizza le entrate valutarie ottenute dalle concessioni petrolifere per finanziare lo sviluppo industriale del paese. Oltre a effettuare la raffinazione del petrolio, le industrie manifatturiere più importanti producono cemento, fertilizzanti e acciaio.
I Fratelli Musulmani (in arabo: جماعة الإخوان المسلمين, Jamaʿat al-Iḫwān al-muslimīn, letteralmente Associazione dei Fratelli Musulmani; spesso solo الإخوان المسلمون, al-Iḫwān al-Muslimūn, Fratelli musulmani, o semplicemente الإخوان al-Iḫwān, i Fratelli) costituiscono una delle più importanti organizzazioni islamiste internazionali con un approccio di tipo politico all'Islam. Furono fondati nel 1928 da al-Ḥasan al-Bannāʾ a Isma'iliyya (Egitto), poco più d'un decennio dopo il collasso dell'Impero Ottomano.
https://it.wikipedia.org/wiki/Fratelli_Musulmani
Sono diffusi soprattutto in Egitto (Partito Libertà e Giustizia) e a Gaza (Hamas).
Sono stati dichiarati fuorilegge, in quanto considerati un'organizzazione terroristica, da parte dei governi dei seguenti paesi: Bahrain, Egitto, Russia, Siria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tagikistan e Uzbekistan. Godono invece di cospicui finanziamenti e protezione più o meno esplicita da parte dei governi di Turchia e Qatar.
Il movimento dei Fratelli musulmani apre la strada al Qatar
Silvia Cattori Egalité et Reconciliation 30 aprile 2013
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://qatarbook.wordpress.com/2013/05 ... a-al-qatar
Sulla scia delle rivolte arabe, il Qatar utilizza la sua grande ricchezza e il suo impero mediatico per diventare una superpotenza regionale. Quali sono i suoi legami storici con i Fratelli musulmani che determineranno il successo o il fallimento della strategia di Doha.
Siamo abituati a un Paese come l’Arabia Saudita, che cercava di svolgere un ruolo di primo piano nella vita politica della regione, ma nel caso di un Paese piccolo come il Qatar, con una popolazione nativa di appena 200.000 persone, ciò è notevole. Soprattutto grazie alla sua ricchezza petrolifera e gasifera, la piccola penisola nel Golfo è in grado di competere con le maggiori potenze della regione. Il Qatar è riuscito a sfruttare le sue fortune economiche, e costruito intorno ad al-Jazeera un impero mediatico, rafforzando la propria reputazione da superpotenza regionale. Negli anni che hanno preceduto la rivolta araba, il Qatar ha seguito una diplomazia pragmatica, costruendo forti relazioni con nemici giurati come Stati Uniti e Iran o Hamas e Israele. In un certo senso, Doha ha preceduto la Turchia nell’attuare con successo una politica estera di “zero problemi”. Oggi, però, il Qatar ha più coraggio, prende posizione negli sconvolgimenti che hanno scosso il mondo arabo e rilascia le redini di al-Jazeera quando attacca i suoi nemici. Il Qatar infatti si é messo nell’occhio del ciclone.
Dopo il suo supporto supporto ai rivoluzionari, Doha si sente a suo agio con i nuovi leader islamisti in Egitto e Tunisia. In Libia, il Qatar era in prima linea nel sostegno militare e finanziario alle forze ribelli sostenute dalla NATO fino alla caduta di Muammar Gheddafi. In Siria, l’emiro è disposto a rischiare tutto per abbattere il regime di Bashar al-Assad. Al centro della strategia del Qatar vi sono i suoi legami storici con i Fratelli musulmani, che sono diventati i principali beneficiari delle rivolte arabe. Scommettere sulla Fratellanza, tuttavia, è rischioso, in particolare nei confronti degli altri Stati del Golfo che considerano i Fratelli musulmani una minaccia più grande dell’Iran.
La Fratellanza nel Qatar
La presenza in Qatar dei Fratelli musulmani di un certo numero di Paesi arabi, risale al 1950, quando alcuni membri del movimento furono costretti all’esilio, in particolare dell’Egitto di Jamal Abdel Nasser. Nel 1999, il ramo del Qatar dei Fratelli Musulmani fu dissolto e il suo leader Sultan Jassim ha detto nel 2003 che il governo del Qatar stava adempiendo ai suoi obblighi religiosi correttamente. Analoghi tentativi di riconciliare la Confraternita con la famiglia regnante negli Emirati Arabi Uniti non hanno avuto successo. La filiale della Fratellanza negli Emirati Arabi Uniti, chiamata al-Islah, è stato autorizzata ad agire come ente di beneficenza, ma ha dovuto interrompere la sua attività politica.
Nel tempo, il rapporto tra il Qatar e gli esponenti della Fratellanza si è rafforzato, in particolare con lo sceicco Yusuf al-Qaradawi e una lunga lista di attivisti islamici e giornalisti che hanno invaso al-Jazeera, tra cui l’ex direttore generale Wadah Khanfar (dei Fratelli musulmani giordani) e l’attuale ministro degli Esteri tunisino Rafiq Abdul-Salam, che ha guidato il centro di ricerca della rete. Il Qatar non ha perso tempo nel sostenere i nuovi regimi dei Fratelli musulmani riempiendone le casse. A differenza degli altri Paesi del Golfo, che hanno ridotto i loro investimenti in Egitto dopo la caduta di Mubaraq, Doha si è impegna ad aumentare la sua quota fino a 18 miliardi di dollari, per i prossimi anni. Le sontuose spese del Qatar per gli islamisti sono anche riuscite ad attirare Hamas palestinese allontanandola da Iran e Siria. In un recente viaggio a Gaza, l’emiro del Qatar sheikh Hamad bin Khalifa al-Thani ha annunciato investimenti e progetti per un quarto di miliardo di dollari.
Il malcontento del Golfo
La storia d’amore tra i Fratelli musulmani e il Qatar è una fonte di malcontento tra i vicini del Golfo, in particolare in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Non è la prima volta che Doha irrita gli altri regimi della regione, come una volta succedeva, soprattutto per motivi economici, con l’Iran. Ma le altre monarchie del Golfo sono sempre più caute verso l’ascesa al potere dei Fratelli nella regione. Alcuni vedono la Fratellanza come una minaccia più grande dell’Iran. Il recente arresto di decine di membri di al-Islah con l’accusa di aver complottato per rovesciare il regime degli Emirati Arabi Uniti, ne è un esempio. I media sauditi sono più aperti nelle loro critiche alla relazione speciale con i Fratelli del Qatar e gli Emirati Arabi Uniti lanciano una stazione televisiva contro di loro. Da parte sua, il Kuwait non ha che inviato una cifra simbolica di aiuti per l’economia in difficoltà dell’Egitto.
Questo ha reso il Qatar attento a non disturbare i suoi vicini del Golfo, evitando di accendere incendi che possano estendersi. Quando lo sceicco Yusuf al-Qaradawi, per esempio, ha pubblicamente criticato l’EAU per aver espulso dei siriani in Egitto, nel maggio 2012, al-Thani stesso si recò ad Abu Dhabi, il giorno successivo, per limitare i danni. La politica del Qatar nel Golfo sembra essere un prolungamento del suo precedente approccio pragmatico, consistente in alleanze con nemici acerrimi, volendo bilanciare le sue relazioni con i suoi partner nel Golfo con il suo mecenatismo verso i Fratelli musulmani. Tuttavia, in altre parti del mondo arabo e in Siria, il Qatar conduce un nuovo e potenzialmente pericoloso gioco, mettendo tutto il suo peso da una sola parte.
Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana
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Il discorso di Trump ai Paesi arabi: “Insieme siamo imbattibili, spazzeremo il terrorismo”
francesco olivo
2017/05/21
http://www.lastampa.it/2017/05/21/ester ... agina.html
Nella cornice imponente del King Abdulaziz Center a Riad il presidente Donald Trump ha tracciato la strada della sua politica in Medio Oriente davanti a 55 leader di Paesi islamici. «Alleanza con le nazioni arabe musulmane che vogliono collaborare nella lotta contro estremismo e terrorismo, convivenza fra le diverse fedi, ebraica, cristiana, musulmana, come è stato per secoli in Medio Oriente, pace fra palestinesi e Israele».
Ma Trump ha anche sferrato un nuovo duro attacco all’Iran, accusato di aver alimentato «il fuoco dei conflitti settari» negli ultimi quattro decenni e di aver causato la tragedia «inimagginabile» della Siria, con la complicità del regime siriano. Trump ha anche attaccato due volte Hezbollah ed elogiato i Paesi del Golfo per aver messo il movimento libanese nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Isolare il regime iraniano
Il regime iraniano, ha insistito, deve essere isolato, e non deve più poter finanziare il terrorismo. Solo elogi per l`Arabia Saudita, indicata come esempio di tolleranza, convivenza e dove anche la condizione della donna sta migliorando.
Trump in Arabia Saudita: "Musulmani siano leader nella lotta alla radicalizzazione"
21 maggio 2017
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... ue/3601100
Un discorso istituzionale come si capiva dalle anticipazioni diffuse dalla Casa Bianca quello di Donald Trump a Riad. “Vi ringrazio per questa ospitalità fantastica. Il mio è un messaggio di amore per aprire una nuova era nei nostri rapporti” dice il presidente Usa nel suo discorso davanti ai leader del mondo arabo-islamico in Arabia Saudita. Parole che, almeno nell’incipit, ricordano quelle di Barack Obama del 2009 a Il Cairo. L’allora numero uno della Casa Bianca parlò di “un nuovo inizio con l’Islam”. Oggi Trump sembra seguire le tracce del suo predecessore quando dice: “Il nostro obiettivo comune deve essere quello di creare una grande coalizione per distruggere il terrorismo. La maggioranza musulmana deve prendere la leadership nella lotta alla radicalizzazione” che non assomiglia invece all’appello di Obama che invece auspicava “un partenariato” tra America e comunità musulmane.
“Non sono qui per dare lezioni a nessuno o dirvi cosa dovete fare e come – prosegue Trump – Spero che la giornata di oggi possa essere ricordata come l’inizio della pace in Medio Oriente e in tutto il mondo. Non ci può essere tolleranza verso il terrorismo. Possiamo vincere solo se le forze del bene saranno unite e se tutti in questa stanza daranno il loro contributo. L’America è pronta a stare al vostro fianco ma non possiamo annientare il nemico al posto vostro: cacciate i terroristi dai vostri luoghi di culto e dalla vostra terra. Il terrorismo è un insulto ad ogni persona di fede – ha aggiunto Trump – e i Paesi musulmani devono assumersi le loro responsabilità, negando un porto sicuro alle forze del male. I terroristi non devono trovare santuari in questo territorio. E dobbiamo tagliare ogni forma di finanziamento formando un accordo”. I terroristi non venerano dio, ma la morte”. Quella contro il terrorismo “non è una battaglia tra fedi, religioni o ideologie, ma tra criminali barbari e brave persone che vogliono proteggere la vita. È una battaglia tra il bene e il male: possiamo superare questo male solo se le forze del bene saranno unite e forti”. Trump ha quindi annunciato un accordo volto a bloccare e tagliare i finanziamenti ai gruppi terroristici: “Un altro passo storico. Dopo Riad sarò in Israele e in Vaticano. Se le tre fedi si uniscono, la pace è possibile in tutto il mondo, anche tra Israele e palestinesi”. Poco prima il re saudita Salman nel suo discorso introduttivo aveva annunciato l’impegno del suo paese: “L’Arabia Saudita sarà ferma nel perseguire chi finanzia o appoggia il terrorismo e conferma la sua determinazione per debellare l’Isis e altri gruppi terroristici, indipendentemente dalle sette religiose o dalle ideologie”.
Dopo Riad Trump raggiungerà Tel Aviv per chiedere chiedere al premier israeliano Netanyahu e Abu Mazen (Mahmoud Abbas) “di intraprendere passi decisivi verso la pace”. Secondo i media, che citano fonti Usa, tali passi riguardano per Israele “il freno degli insediamenti e il miglioramento dell’economia palestinese“, mentre per questi “la fine dell’istigazione e della violenza verso lo stato ebraico”. Per le stesse fonti “si è ancora ai primi passi nel riavvio dei negoziati”. Secondo Haaretz tra le proposte per alleviare l’economia palestinese – e su cui oggi dovrebbe discutere il gabinetto di sicurezza israeliano – ci sono l’apertura continua del valico di Allenby tra Cisgiordania e Giordania in modo da consentire un più facile transito, il miglioramento dei passaggi della Cisgiordania al fine di facilitare i lavoratori palestinesi e lo sviluppo delle aree industriali a Tarkumia nei pressi di Hebron e Jalma vicino Jenin. Inoltre, azioni per aumentare le condizioni dei commercianti di Gaza. “Trump – ha detto la fonte della Casa Bianca citata da Haaretz – è stato franco con il presidente Abu Mazen riguardo l’istigazione e i salari alle famiglie dei terroristi. E sarà chiaro su questo anche nel corso della visita”.
Un ministro vicino al premier Netanyahu – Yuval Steinitz del Likud – ha espresso oggi la preoccupazione di Israele per gli accordi militari conclusi fra Usa ed Arabia Saudita per 110 miliardi. In una intervista radio Steinitz ha precisato che Israele “desidera ricevere spiegazioni del presidente. Per il suo Paese, ha aggiunto, è di importanza vitale mantenere un margine di superiorità militare rispetto ai Paesi vicini, Arabia Saudita inclusa la quale – ha rilevato – non mantiene relazioni con Israele e di cui “nessuno conosce il futuro”. Da parte sua il ministro per l’intelligence Israel Katz (Likud) ha osservato che “la visita di Trump rafforza il campo anti-iraniano e rappresenta una opportunità per far avanzare la sicurezza regionale e la cooperazione economica, come base per la pace nella Regione”. Anche Katz ha detto di annettere importanza alla difesa della superiorità militare israeliana, ma ha peraltro osservato che “occorre dar vita ad una coalizione regionale guidata dagli Usa”, in funzione anti-Iran.