La viołensa e łe małagràsie de łe done a l'omo

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Messaggioda Berto » dom nov 20, 2016 8:27 pm

La viołensa e łe małagràsie de łe done a l'omo
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La viołensa e łe małagràsie de łe done a l'omo

Messaggioda Berto » dom nov 20, 2016 8:28 pm

Cinque milioni di uomini ogni anno sono vittime delle violenze femminili
Barbara Benedettelli - Dom, 20/11/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 33858.html

Senza nulla togliere alla gravità della violenza maschile sulle donne, credo sia giunto il momento di coniare un nuovo termine anche per il fenomeno opposto: maschicidio.

Perché anche il maschio può essere vittima della violenza femminile. Di certo lo è dell'informazione unidirezionale e di una cultura dominante che procede per stereotipi e pregiudizi: la donna è sempre docile incolpevole vittima e l'uomo sempre carnefice e bastardo. Ma la verità sta sempre in mezzo. Dopo l'elezione di Donald Trump e l'apertura del vaso di Pandora sui media che nascondono, insabbiano o discreditano modificando la verità secondo ideologia (o stereotipi), è emerso il bisogno di autenticità. Di una verità tale a trecentosessanta gradi, la sola capace di darci gli strumenti per risolvere il gap culturale che permette ancora differenze sostanziali tra uomini e donne. E che può fornirci forse perfino la soluzione per diminuire il numero dei femminicidi, costante nel tempo nonostante i passi avanti anche legislativi.

Non possiamo dunque non tenere conto, quando osserviamo il fenomeno del femminicidio, dell'altra faccia della medaglia: la condizione maschile, l'emancipazione psicologica dell'uomo, i pregiudizi legati al concetto di maschio e il tabù che riguarda la violenza femminile sul sesso opposto. Violenza che esiste - anche se raramente ha dinamiche omicidiarie - e che riguarda la psiche, il portafogli e perfino la sessualità. In Italia sono poche le indagini in questo senso. Una di queste - passata quasi inosservata - è stata effettuata nel 2012 da una equipe dell'Università di Siena su un campione di uomini tra i 18 e i 70 anni. La metodologia è la stessa utilizzata dall'Istat nel 2006, per la raccolta dei dati sulla violenza contro le donne e che ancora oggi vengono riportati con grande enfasi. Secondo l'indagine dell'Università di Siena, nel 2011 sarebbero stati oltre 5 milioni gli uomini vittime di violenza femminile configurata in: minaccia di esercitare violenza (63,1%); graffi, morsi, capelli strappati (60,05); lancio di oggetti (51,02); percosse con calci e pugni (58,1%). Molto inferiori (8,4%), a differenza della violenza esercitata sulle donne, gli atti che possono mettere a rischio l'incolumità personale e portare al decesso.

Una differenza rilevante questa, che in parte giustifica la maggiore attenzione al femminicidio. Nella voce «altre forme di violenza» dell'indagine (15,7%) compaiono tentativi di folgorazione con la corrente elettrica, investimenti con l'auto, mani schiacciate nelle porte, spinte dalle scale. Come gli uomini anche le donne usano forme di violenza psicologica ed economica se pur con dinamiche diverse: critiche a causa di un impiego poco remunerato (50.8%); denigrazioni a causa della vita modesta consentita alla partner (50,2%); paragoni irridenti con persone che hanno guadagni migliori (38,2%); rifiuto di partecipare economicamente alla gestione familiare (48,2%); critiche per difetti fisici (29,3%). Insulti e umiliazione raggiungono una quota di intervistati del 75,4%; distruzione, danneggiamento di beni, minaccia (47,1%); minaccia di suicidio o di autolesionismo (32,4%), specialmente durante la cessazione della convivenza e in presenza di figli, spesso utilizzati in modo strumentale: minaccia di chiedere la separazione, togliere casa e risorse, ridurre in rovina (68,4%); minaccia di portare via i figli (58,2%); minaccia di ostacolare i contatti con i figli (59,4%); minaccia di impedire definitivamente ogni contatto con i figli (43,8%). Nulla di nuovo rispetto alle ricerche sulla violenza nell'ambito delle relazioni intime condotte in altri paesi, dove c'è una maggiore propensione a studiare il fenomeno tenendo conto di entrambi i sessi.

In una ricerca effettuata nel 2015 nell'ambito del progetto europeo Daphne III sulla violenza nelle dinamiche di coppia e che coinvolge 5 paesi tra cui l'Italia, analizzando un campione di giovani tra i 14 e i 17 anni: le ragazze che hanno subito una forma di violenza sessuale variano dal 17% al 41% in base all'entità dell'aggressione e i ragazzi dal 9% al 25%. Allora, tenendo conto del fatto che la violenza femminile sugli uomini è di entità più lieve, non possiamo negarla. Dobbiamo prendere atto che il problema della così detta violenza di genere va affrontato da un nuovo punto di vista. Gli sportelli antiviolenza, per esempio, sono attualmente dedicati per lo più alle donne e, come afferma Luca Lo Presti, Presidente di Fondazione Pangea, non sono sempre in grado di gestire la richiesta di aiuto del sesso opposto. «Oggi siamo al paradosso - sostiene Lo Presti - che un uomo cosciente di avere un problema legato alla mancanza di controllo della violenza e che chiede aiuto perché ha paura di ferire a morte la compagna, si trova di fronte a muri altissimi. Quando si presenta in un centro antiviolenza ci sono casi in cui viene aggredito psicologicamente e criminalizzato come se dovesse pagare per tutti, in quanto ritenuto parte di una categoria di esseri umani sempre carnefici». Oppure capita che se un uomo è vittima di una forma di violenza e trova il coraggio di denunciare - nonostante il rischio di derisione perché dimostra una fragilità non consona allo stereotipo di virilità e forza -, allora non è creduto. Perché il cliché lo vuole capace di reagire al sopruso senza fare una piega. In un caso e nell'altro non c'è soluzione. Senza la capacità di ascolto e di aiutare gli uomini concretamente a gestire gli impulsi distruttivi o a risanare una ferita dovuta ad abusi subiti da una donna, non ci sarà mai la possibilità di risolvere un problema profondo e articolato come quello della violenza domestica. Oltre il genere però. Perché il centro di tutto non siano i maschi o le femmine, ma la persona.
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Re: La viołensa e łe małagràsie de łe done a l'omo

Messaggioda Berto » dom nov 20, 2016 8:47 pm

Violenza domestica: quando la vittima è uomo

Negli ultimi anni la violenza contro le donne ha conosciuto in Italia una pericolosa impennata, un fenomeno che non può essere tollerato. Esiste, però, anche il caso inverso, ossia quello degli uomini che subiscono vessazioni, stalking e botte da parte di mogli e compagne. Un fenomeno meno noto e meno discusso, come se fosse un tabù, ma che esiste e che lentamente sta provando a emergere dalla cortina di silenzio che lo circonda. Ne abbiamo parlato con Patrizia Montalenti, presidente del centro Ankyra di Milano, l’unico, insieme al Ceav di Vicenza che si occupa di uomini vittime di violenza domestica

di Luciana Grosso

http://d.repubblica.it/attualita/2015/0 ... ne-2524828

“Gli uomini? Le prendono, eccome”. A dirlo è Patrizia Montalenti, presidente del centro Ankyra di Milano, l’unico, insieme al Ceav di Vicenza che si occupa di uomini vittime di violenza domestica. “I giornali, com’è ovvio e forse persino giusto, danno più spazio alle donne che subiscono abusi, anche perché i numeri sono inconfutabili e nella stragrande maggioranza dei casi la violenza domestica vede un aggressore uomo e una vittima donna. Ma il fatto che siano casi numerosi, non significa che siano gli unici. Esiste anche l’inverso”. Il fenomeno degli uomini vittime di violenze, vessazioni, stalking e botte da parte di mogli e compagne, è meno noto e meno discusso, come se fosse un tabù o una fandonia, ma c’è e lentamente prova a emergere dalla cortina di silenzio che lo circonda. “Se ne parla e se ne sa poco o niente", continua Montalenti, "un po’ perché è, nei fatti, meno diffuso, un po’ perché è estremamente difficile che gli uomini ne parlino: temono di essere o non creduti o, peggio, irrisi. Inoltre, quand’anche un uomo si decida a prendere coraggio e a vuotare il sacco, non trova nessuno a cui rivolgersi, perché in Italia, caso praticamente unico in Europa, i centri antiviolenza si rivolgono solo alle donne. In Svizzera, per esempio, esiste una casa rifugio per uomini vittime, e lo stesso anche in Francia o in Gran Bretagna, per non parlare degli Stati Uniti, dove il discorso in merito alla difesa dalla violenza domestica è molto più avanzato ed è completamente indipendente dal genere”. In un anno di attività, Ankyra ha ricevuto circa 100 richieste di aiuto da tutta Italia anche se solo a una parte di esse si è potuto dare seguito, perché il centro opera solo a Milano e dintorni.

Tra le violenze più spesso segnalate ci sono angherie psicologiche, umiliazioni, piccole e grandi crudeltà, ricatti, cui si aggiungono, cosa da cui le donne sono nella maggior parte dei casi graziate, i ricatti legati alla possibilità di vedere i figli, che una moglie-carnefice spesso non teme di usare come "arma".

E poi ci sono le percosse, più frequenti di quanto si creda, a base di calci, morsi, graffi, schiaffi e capelli strappati. “Non solo gli uomini le prendono", continua la presidente Montalenti, "ma, nella stragrande maggioranza dei casi, non reagiscono in nessun modo. In primo luogo perché un uomo con un minimo di sale in zucca è consapevole che, per una mera questione di forza fisica, se reagisse potrebbe fare molto più male di quanto ne stia subendo, e poi perché un uomo sa perfettamente che, nel momento in cui colpisse, anche solo per difendersi, la sua aggreditrice, tutta la faccenda potrebbe risolversi in una pesantissima denuncia nella quale avrebbe la peggio”.

Un quadro confuso, dal quale scompaiono i buoni e, come per incanto, le vittime rischiano di trasformarsi in carnefici e viceversa e che non di rado riguarda anche il sesso. “Quando si parla di violenza sessuale sugli uomini da parte delle donne, ovvio, non si parla di stupro, nel senso comunemente noto", spiega Sara Pezzuolo, psicologa e autrice, con altri dell’Università degli Studi di Siena, di un ampio studio sul tema. "Però di violazione sì. Una violazione che può partire dall’imposizione di pratiche non gradite, come lo scambio di coppia o il sadomaso, fino alla privazione del sesso o all’interruzione brusca del rapporto. Situazioni, queste ultime due, a cui l’uomo non può reagire se non con il rischio di incorrere, a sua volta, in una forma di stupro”.

Così, se sessualmente aggrediti, gli uomini si trovano ancora una volta nella condizione di non poter reagire, se non con violenza ancora maggiore e con forza, fisicamente, maggiore. “Questo il punto che più di frequente sfugge agli osservatori", continua la clinica. "Non dando alcuno spazio o riconoscimento agli uomini abusati si corre il serio pericolo di trasformarli in abusanti. Se un uomo in difficoltà si guarda intorno cercando un aiuto trova solo centri di assistenza per uomini violenti, mai, o quasi per uomini che invece, la violenza la subiscono. E così si ritrova a vivere una situazione difficile nella più completa solitudine, e magari, purtroppo a far da sé, con conseguenze poi terribili”.
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Re: La viołensa e łe małagràsie de łe done a l'omo

Messaggioda Berto » dom nov 20, 2016 8:48 pm

La violenza contro gli uomini è la violenza perpetrata contro uomini basata sul genere.
Fa parte del fenomeno noto come violenza di genere. Nelle culture democratiche, la violenza contro gli uomini risulterebbe un fenomeno sostanzialmente equivalente rispetto a quello perpetrato verso soggetti di genere femminile.

https://it.wikipedia.org/wiki/Violenza_ ... gli_uomini
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Re: La viołensa e łe małagràsie de łe done a l'omo

Messaggioda Berto » dom nov 20, 2016 8:50 pm

No Alla Violenza Sugli Uomini
https://www.facebook.com/violenzasugliuomini
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Re: La viołensa e łe małagràsie de łe done a l'omo

Messaggioda Berto » dom nov 20, 2016 8:55 pm

Brescia, padre condannato per abusi sessuali: i figli ritrattano tutte le accuse dopo 15 anni

Il maggiore dei figli rivela che gli episodi erano tutti falsi e che è stata la madre che si stava separando dal marito a istigarli a mentire. Ora il difensore dell'uomo chiede la revisione del processo
13 settembre 2015

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... -122809282

"Quello che io e mio fratello avevamo detto su mio padre erano invenzioni dettate da mia madre che lo voleva allontanare": è una ritrattazione a distanza di anni quella di due ragazzi di 21 e 24 anni, Michele e Gabriele, figli di un 46enne sardo, condannato in via definitiva a nove anni e due mesi di carcere per abusi sessuali proprio sui due figli.

Si tratta di una vicenda consumatasi tra la Sardegna, terra d'origine della famiglia, e Brescia, dove padre, madre e i due figli si erano trasferiti, dove hanno abitato per anni e dove sono state depositate le prime denunce nei confronti del genitore. Fatti avvenuti "nell'ambito di una separazione coniugale ed in particolare segnati da un'accesa conflittualità tra genitori e un'aspra battaglia per l'affidamento dei figli" scrivono i giudici del tribunale di Oristano che hanno condannato il padre 46enne, oggi rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Sassari. Michele e Gabriele all'epoca dei fatti avevano 9 e 12 anni. "Le indagini mediche non potevano dare certezza sull'abuso" hanno scritto tre periti nominati nel tempo dai tribunali di Brescia e Oristano. Nel primo processo gli imputati erano sette; il padre dei due giovani e sei parenti paterni. Questi ultimi assolti per non aver commesso il fatto.

"Agli atti ci sono solo le dichiarazioni di due bambini e nessun'altra prova contro mio padre. Nessuno ci ha mai chiesto di raccontare la nostra verità" racconta oggi il figlio più grande, Gabriele, che, come il fratello, ha alle spalle diversi anni passati in alcune comunità del Bresciano. Proprio uscendo da una comunità nel 2009 lasciò agli educatori un memoriale della sua vita dove spiegò che le accuse mosse nei confronti del padre erano state invenzioni. "Per togliere di mezzo papà, mia madre ha cominciato ad imbottirci di menzogne, cose che non erano reali, cose che mio padre non ha mai fatto e non farebbe mai" è uno dei passaggi delle 42 pagine di memoriale.

In quell'anno era in corso il processo d'appello del genitore, ma nessun educatore portò all'attenzione dei giudici il diario di Gabriele che ora è stato invece allegato alla richiesta di revisione del processo presentata alla Corte d'appello di Roma dal legale del padre condannato, l'avvocato Massimiliano Battagliola. "La clamorosa ritrattazione a distanza di anni equivale a una nuova prova e anche il memoriale che abbiamo ritrovato è un elemento assolutamente nuovo" spiega l'avvocato bresciano, che mercoledì incontrerà nel carcere di Sassari l'uomo condannato per abusi sui figli e che ora spera di poter riscrivere la sua storia giudiziaria.
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Re: La viołensa e łe małagràsie de łe done a l'omo

Messaggioda Berto » dom nov 20, 2016 8:58 pm

Violenza domestica sugli uomini. Domestic violence against man (English subtitled)
https://www.youtube.com/watch?v=XJyNXkchMqo
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Re: La viołensa e łe małagràsie de łe done a l'omo

Messaggioda Sixara » lun nov 21, 2016 11:14 am

Coanti xeli i òmeni copà da le dòne - se sà el nùmaro precixo? El resto l è fùfa:
...
Secondo l'indagine dell'Università di Siena, nel 2011 sarebbero stati oltre 5 milioni gli uomini vittime di violenza femminile configurata in: minaccia di esercitare violenza (63,1%); graffi, morsi, capelli strappati (60,05); lancio di oggetti (51,02); percosse con calci e pugni (58,1%). Molto inferiori (8,4%), a differenza della violenza esercitata sulle donne, gli atti che possono mettere a rischio l'incolumità personale e portare al decesso.
...

critiche a causa di un impiego poco remunerato (50.8%); denigrazioni a causa della vita modesta consentita alla partner (50,2%); paragoni irridenti con persone che hanno guadagni migliori (38,2%); rifiuto di partecipare economicamente alla gestione familiare (48,2%); critiche per difetti fisici (29,3%). Insulti e umiliazione raggiungono una quota di intervistati del 75,4%; distruzione, danneggiamento di beni, minaccia (47,1%); minaccia di suicidio o di autolesionismo (32,4%), specialmente durante la cessazione della convivenza e in presenza di figli, spesso utilizzati in modo strumentale: minaccia di chiedere la separazione, togliere casa e risorse, ridurre in rovina (68,4%); minaccia di portare via i figli (58,2%); minaccia di ostacolare i contatti con i figli (59,4%); minaccia di impedire definitivamente ogni contatto con i figli (43,8%).

E via discorendo... bla-bla-bla... risposte bòne pa i cuestionari.
(ke pò, se le xe vere kele percentuali lì desora, soradetuto el rifiuto di partecipare alla gestione famigliare, parké mai la lèje la dovarìa darghe i fiòli a on pàre ke l se lamenta de èsare acuxà de non partecipare alla gestione famigliare? mai rispondare i cuestionari, soradetuto cuei de l Istat)
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Re: La viołensa e łe małagràsie de łe done a l'omo

Messaggioda Berto » mar nov 22, 2016 8:25 am

La violensa de la dona lè teribile, la fa ndar fora de testa l'omo.
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Re: La viołensa e łe małagràsie de łe done a l'omo

Messaggioda Berto » lun apr 24, 2017 7:19 am

Gli abusi sui figli un’invenzione. Scagionato dopo 4 anni in cella
Oristano, un autotrasportatore fu accusato di stupro dai suoi bambini. Diventati adulti, hanno ritrattato: “Mamma ci aveva costretti a mentire”
fabio albanese, grazia longo
5-6 minuti


http://www.lastampa.it/2017/04/22/itali ... agina.html

Il primo viaggio verso la sua seconda vita, Saverio De Sario l’ha fatto in treno: dal carcere di Terni fino a Roma, prima tappa del lento ritorno alla normalità interrotta da quasi quattro anni di carcere. Lo stop alla felicità di una famiglia qualunque era stato molto brusco. Era il 2000 e l’autotrasportatore sardo si era ritrovato a rispondere di un reato gravissimo: violenza sessuale nei confronti dei due figli, che allora avevano 12 e 9 anni. Ad accusarlo erano stati proprio loro, prima con strani disegni sul quaderno e poi con un racconto confuso, di fronte a un pool di poliziotti e psicologi.

Nel corso di 15 anni interminabili, il caso ha superato i soliti tre gradi di giudizio e qualche mese fa è stato riaperto.

Il primo colpo di scena, in realtà, risale al mese di settembre 2015. Michele e Gabriele, i due figli di Saverio, ritrattano le accuse, raccontano una verità molto diversa e convincono i giudici della Corte Costituzionale a ordinare la revisione del processo. Fino alla sentenza di ieri, pronunciata dalla Corte d’Appello di Perugia: «Assoluzione perché il fatto non sussiste e immediata scarcerazione». «Lo abbiamo resuscitato e noi ora siamo le persone più felici del mondo – grida Gabriele – Papà non meritava di passare altri giorni in carcere da innocente. Non ci ha mai sfiorato, era stata nostra madre a costringerci a raccontare quelle bugie. Quando siamo diventati grandi abbiamo capito la gravità della situazione e abbiamo deciso che fosse arrivato il momento di fare qualcosa. Ora ci riprendiamo la vita insieme».

Sei ore dopo la sentenza Saverio De Sario lascia il carcere e già si preoccupa di ritrovare un lavoro. Intanto, cerca di rimettere insieme i fili spezzati della tela familiare. «Ero quasi certo che sarebbe finita così, le contraddizioni erano evidenti, era fin troppo chiaro che le accuse si basavano solo su invenzioni. Ma se sono tornato libero, e se non sono morto in cella, lo devo ai miei figli, che hanno avuto il coraggio di raccontare tutta la verità. In questo sono stato fortunato, tanti altri si ritrovano dietro le sbarre senza colpe e senza l’appoggio di qualcuno che abbia la forza di gridare per loro». Mettendo insieme il periodo della custodia cautelare e l’arresto scattato dopo la condanna a nove anni, Saverio De Sario ha trascorso in cella 46 mesi. Con tantissimi momenti di sconforto. «Chi si ritrova dietro le sbarre con quell’accusa si ritrova subito a essere trattato peggio degli altri detenuti, isolato da tutti, guardato con maggiore diffidenza. Io non sono mai stato maltrattato, ma la situazione è stata davvero molto difficile. La risonanza che i giornali e le tv hanno dato alla nostra storia mi ha aiutato tanto: gli altri reclusi e anche gli agenti avevano capito che stavo là dentro senza colpe. E per questo ho goduto fino a oggi del massimo rispetto da parte di tutti. Finché non è arrivata l’assoluzione, comunque, era soltanto una magra consolazione».

Per raccontare ai giudici che la storia della violenza sessuale era frutto di una clamorosa invenzione, ancor prima di affidarsi a un avvocato, i due fratelli De Sario avevano anche scritto un lungo memoriale. Quarantadue pagine che smentivano interrogatori, accuse e sentenze. Quel dossier lo avevano affidato ai responsabilità della comunità in cui sono cresciuti, ma nulla non è mai arrivato alla cancelleria della Procura di Oristano. «Purtroppo avevano già deciso che dovevo essere condannato e hanno tirato dritti – si sfoga Saverio – Un padre che viene accusato di questi reati non può essere mandato a casa assolto. Per la mia difesa non c’è mai stato spazio. Tutti gli atti e le testimonianze che potevano dimostrare la mia innocenza non hanno avuto peso durante il processo. Sentire quelle accuse e non potermi difendere non è stato semplice. Solo negli ultimi due anni ho capito che forse la battaglia di Gabriele e Michele sarebbe servita a qualcosa».

In Sardegna, Saverio De Sario forse riprenderà il lavoro di autotrasportatore per conto di un ditta che commercializza prodotti alimentari a Olbia. «Questa è davvero la mia seconda vita, ma ora che posso ricominciare a correre vorrei mandare un messaggio alla mia ex moglie che ha convinto i bambini ad accusarmi pur di allontanarmi. Vorrei che riflettesse sul danno che ha fatto: per capirlo basterebbe che trascorresse un solo giorno dietro le sbarre».
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