Chi è John Bel Edwards?2019/11/18
Andrea Gabba
https://osservatorerepubblicano.com/201 ... sqtfeBMXRoIl governatore democratico è appena stato rieletto nello stato della Louisiana, uno dei più conservatori di tutta la federazione. Il giubilo nelle redazioni progressiste, non è ovviamente mancato,urge dunque ricordare il motivo per il quale è stato fondato questo blog; raccontare la politica americana da un punto di vista conservatore, dato che tutte le testate giornalistiche “indipendenti” non fanno altro che propagandare per i liberals, la bestia di satana politca che si è impossessata della sinistra.
Il neo rieletto governatore, veterano dell’esercito, non è un democratico qualunque e probabilmente fa parte di una corrente minoritaria all’interno del suo partito, in quanto le sue posizioni su molte tematiche attuali sono diverse rispetto a quelle dei classici hipster Californiani.
Partiamo dai due provvedimenti più progressisti, appena vinte le elezioni nel 2015 emana due ordini esecutivi con i quali tutela le persone omosessuali e impedisce che esse vengano discriminate non solo sul posto di lavoro, ma anche da varie associazioni no profit che per motivi religiosi potevano discriminare membri della comunità LGBT. L’altra grande manovra di Edwards riguarda l’espansione di Medicaid, il programma di assistenza sanitaria statale (oh esiste pure negli USA, non li lasciano morire in mezzo alla strada, incredibile!) che ha dato la possibilità a 327,000 cittadini dello stato di avere una garanzia medico-sanitaria.
John Bel Edwards è stato anche promotore del “fetal heartbeat bill”che vieta l’aborto dopo le 15 settimane di gravidanza, questa mossa ovviamente ha scatenato le proteste della minoranza progressista dello stato.
A gennaio nel bel mezzo dello Shutdown del governo federale, il famoso braccio di ferro tra Trump e Nancy Pelosi per i finanziamenti al muro, Edwards disse :
“Sono a favorevole ad aumentare la sicurezza sul confine meridionale, ci sono diverse soluzioni, oltre al muro è necessario un aumento di personale e l’implementazione di nuove tecnologie per contrastare il problema”.
La sua posizione sul secondo emendamento e sui cosiddetti “gun rights” è totalmente diversa rispetto alla direzione nazionale che sta prendendo il suo partito, essendo ovviamente favorevole.
La sua politica economica è stata abbastanza di centrosinistra, le tasse sono aumentate(specialmente quelle indirette) ma c’è stata un’effettiva riduzione del deficit e la creazione di un cluster per portare in Louisiana le nuove aziende dell’high tech.
Un politico con queste posizioni in Italia verrebbe come minimo considerato di centrodestra, quindi perché il corriere deve titolare “schiaffo a Trump” , quando un candidato simile mai potrebbe vincere il ticket per la presidenza siccome sarebbe ostacolato dalla sinistra estrema che ormai domina il partito democratico ? Edwards altro non è che un democratico vecchio stile che cerca il giusto mix tra economia di mercato e welfare, tra progresso e valori tradizionali americani.
Russiagate, il primo rapporto di Horowitz inchioda l'FbiRoberto Vivaldelli
20 novembre 2019
https://it.insideover.com/politica/il-p ... R4DFo3a8cwL’annuncio lo ha dato il senatore Lindsey Graham, a capo del Comitato giudiziario del Senato degli Stati Uniti e molto vicino al presidente Donald Trump: l’11 dicembre è in programma un’audizione con l’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, Michael Horowitz, che ha condotto l’indagine incentrata sul presunto controllo della campagna presidenziale di Trump nel 2016 e sul possibile abuso del Foreign Intelligence Surveillance Act da parte di Barack Obama.
Il tanto atteso rapporto sulla condotta del bureau, che dovrebbe essere pubblicato a breve, dimostrerà se l’Fbi ha davvero volato le politiche di sorveglianza ottenendo un mandato Fisa ai danni di Carter Page, ex consulente della campagna di Trump. L’altro filone dell’indagine (penale) sulle origini del Russiagate, invece, è condotto dal Procuratore John Durham. “Apprezzo tutto il duro lavoro di Horowitz e del suo team per quanto riguarda l’applicazione del mandato Fisa a Carter Page e l’indagine di controspionaggio della campagna di Trump”, ha detto Graham.
In attesa di quella data, Horowitz ha appena diffuso un altro rapporto sull’Fbi, preludio di ciò che emergerà nelle prossime settimane. Come riporta l’agenzia Adnkronos, nel rapporto diffuso da Horowitz “si esamina la gestione da parte del Federal Bureau of Investigation degli informatori e del processo di verifica degli stessi, a partire dal 2011”. Vengono evidenziati “diversi problemi”, in particolare “ritardi nel processo di verifica dell’attendibilità delle informazioni ricavate e falle nel processo di archiviazione delle informazioni ritenute più problematiche”. “I processi di verifica dell’Fbi per le fonti confidenziali, noto come validazione, non è risultato in linea con le linee guida dell’attorney general, in particolare con riferimento alle fonti a lungo termine”, ha sottolineato l’ispettore generale in un video.
“Impiegate procedure non sicure”
Secondo quanto emerge dal rapporto, il bureau avrebbe speso la bellezza di 42 milioni di dollari l’anno per pagare i suoi informatori tra il 2012 e il 2018. Parliamo di migliaia di persone, sul libro paga dell’Fbi. Secondo quanto appurato dall’ispettore generale, ci sarebbero state delle incongruenze nelle comunicazioni adottate tra gli agenti dell’Fbi e le loro fonti. Gli agenti del bureau avrebbero comunicato con i loro cellulari di servizio, e non con i dispositivi idonei, dotati dei sistemi di criptatura. E dunque più sicuri.
Altro problema rilevato da Horowitz, nota l’Adnkronos, “è quello dell’accesso a informazioni ricavate da fonti confidenziali da parte di personale dell’Fbi senza specifica autorizzazione”. Nel rapporto, inoltre, si fanno alcune raccomandazioni al fine di rendere più sicure le procedure, garantire l’adesione alle linee guida tracciate dal Dipartimento e “sviluppare e implementare” una nuova policy per l’uso di dispositivi elettronici ad hoc per comunicare con le fonti. Il rapporto diffuso nelle scorse ore è un soltanto un preludio, un piccolo assaggio, rispetto a quello che l’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia illustrerà l’11 dicembre al Senato.
L’accusa di Barr
Le notizie degli ultimi giorni fanno pensare che il ciclone Spygate stia per abbattersi sugli avversari di Trump. Nei giorni scorsi, infatti, l’attorney general degli Stati Uniti William Barr ha confermato l’esistenza di una “cospirazione” dei dem contro Donald Trump volta a destituire il legittimo presidente degli Stati Uniti. Il procuratore generale, durante un evento ufficiale organizzato dalla Federalist Society a Washington, Dc, ha apertamente accusato i democratici del Congresso di “sabotare” con “ogni strumento possibile” l’amministrazione Trump, creando un precedente molto pericoloso per il futuro del Paese. “Ammiro profondamente la presidenza americana come istituzione politica e costituzionale”, ha osservato Barr. “Purtroppo, negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una costante violazione dell’autorità esecutiva da parte degli altri rami del governo”.
Parole durissime, quelle del ministro della Giustizia Usa: “Immediatamente dopo la vittoria di Trump alle elezioni – ha affermato – gli oppositori hanno inaugurato quella che hanno chiamato la ‘resistenza’ e si sono radunati attorno a una strategia esplicita al fine di utilizzare ogni strumento e manovra possibile per sabotare l’amministrazione”. A breve ne sapremo di più.
Rapporto Horowitz in arrivo: un funzionario FBI già sotto indagine e Durham pronto a tornare in Italia Federico Punzi
23 Nov 2019
http://www.atlanticoquotidiano.it/rubri ... L6EuCCm86oSi tratta di Kevin Clinesmith, legale dell’FBI che condusse larga parte dell’interrogatorio (il secondo) a George Papadopoulos il 16 febbraio 2016
Il 9 dicembre dovrebbe essere reso pubblico, “a meno di imprevisti”, il rapporto dell’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, Michael Horowitz, sugli abusi dell’FBI nella sorveglianza della Campagna Trump. E due giorni dopo, per l’11 dicembre, è già stata fissata la sua audizione davanti alla Commissione Giustizia del Senato, come ha annunciato in settimana il presidente, senatore Lindsey Graham.
Nel frattempo, si vedono già i primi effetti della conclusione dell’indagine dell’IG Horowitz. Un ex funzionario dell’FBI risulta già indagato per aver manipolato un documento chiave usato dall’agenzia per ottenere dalla FISC (Foreign Intelligence Surveillance Court, la Corte competente sulle richieste di sorveglianza in indagini di controintelligence) l’autorizzazione a mettere sotto sorveglianza Carter Page, uno dei consiglieri della Campagna Trump. In pratica, il Dipartimento di Giustizia di Obama avrebbe chiesto e ottenuto di “spiare” prima il candidato e poi il presidente eletto Donald Trump sulla base di una documentazione in parte alterata.
Secondo la Cnn, il funzionario avrebbe già ammesso di aver apportato “drastiche modifiche” al documento e Horowitz ha consegnato le prove raccolte al procuratore John Durham. Le “alterazioni”, scrive la Cnn, “furono abbastanza significative da cambiare il significato del documento e sono emerse durante una parte della revisione dell’IG Horowitz i cui dettagli sono stati classificati”.
Il New York Times ha rivelato nella serata di ieri che si tratta di un legale dell’FBI, Kevin Clinesmith, dimessosi dall’agenzia due mesi fa, dopo essere stato interrogato dall’IG Horowitz. Tra l’altro, Horowitz ha identificato Clinesmith, rimosso dall’indagine del procuratore Mueller sul Russiagate nel febbraio del 2018, come uno dei funzionari FBI che avevano espresso pesanti giudizi negativi su Trump in una serie di sms (suo il famoso “Viva la Resistenza!”). Clinesmith è accusato di aver alterato in particolare il contenuto di un’email che i funzionari dell’agenzia utilizzarono per preparare le richieste di proroga del mandato FISA a sorvegliare Carter Page. Sarebbe la prima conferma ufficiale che l’FBI ha commesso abusi nella sua indagine sulla presunta collusione fra la Campagna Trump e la Russia. E potrebbe essere solo la prima tessera del domino a cadere…
Ma Kevin Clinesmith ci riporta in Italia: è colui, infatti, che condusse larga parte dell’interrogatorio (il secondo) a George Papadopoulos il 16 febbraio 2016, come racconta nel suo libro lo stesso ex consigliere della Campagna Trump. È sulla base dei suoi incontri e delle sue chiacchierate con il professore della Link Campus Joseph Mifsud, conosciuto a Roma, che l’FBI decise a fine luglio 2016 di aprire l’indagine di controintelligence su Trump. In particolare, Clinesmith gli chiese con insistenza se avesse riferito a qualcuno della Campagna Trump ciò che gli aveva confidato Mifsud, cioè che i russi erano in possesso di materiale “dirt” su Hillary Clinton, migliaia delle sue email. Oltre ai modi aggressivi, ostili, di “uno che non fa prigionieri”, mostrata da Clinesmith, Papadopoulos ricorda di aver pensato che la cosa strana di quel secondo interrogatorio era che “a nessuno sembrava importare di Mifsud”, pur sempre la fonte di quella informazione, né di sapere come si fossero incontrati e chi li avesse messi in contatto. Clinesmith gli chiese anche se ricordava di aver bevuto un drink con un diplomatico occidentale in un bar di Londra. Si trattava dell’australiano Alexander Downer, colui che avrebbe poi informato l’FBI attraverso canali diplomatici di aver saputo da Papadopoulos della soffiata di Mifsud sulle email della Clinton in mano ai russi.
Lì per lì Papadopoulos non se ne ricordò e non rispose. Un paio di giorni dopo, lo chiama il suo avvocato: “Ho Clinesmith in linea da Washington e ha una domanda da farti”. “Ricordi un incontro con Alexander Downer?”. “Sì, l’ho incontrato una volta”. Click, Clinesmith riattacca.
Sul rapporto Horowitz, a due settimane circa dalla pubblicazione, è già partito lo spin dei media liberal che sono stati megafono del Russiagate: secondo il New York Times, nel rapporto si criticherebbe aspramente l’operato dei funzionari dell’FBI coinvolti nelle prime fasi dell’inchiesta sui presunti legami Trump-Russia, ma gli alti vertici del Bureau, come l’ex direttore Comey e l’ex capo della controintelligence Peter Strzok, verrebbero sostanzialmente scagionati dall’accusa di aver commesso abusi. Non ci metteremmo la mano sul fuoco. E, in ogni caso, è il procuratore Durham ad avere il potere di incriminare.
Secondo quanto riporta il NYT, il rapporto Horowitz indicherebbe anche che Mifsud “non è un informatore dell’FBI”. Affermazione bizzarra, vediamo perché. L’ex direttore dell’FBI Comey ha definito Mifsud un “agente russo” e il procuratore speciale Mueller lo ha lasciato intendere senza né affermarlo esplicitamente né provarlo, ma come abbiamo più volte osservato, nessuna agenzia di sicurezza e intelligence Usa né occidentale ha mai agito nei confronti di Mifsud come se potesse rappresentare una minaccia russa. Ora, dopo aver costruito l’intera narrazione della collusione sulla base della tesi secondo cui Mifsud era un agente russo che tentava di colludere con la Campagna Trump attraverso Papadopoulos, i media liberal cantano vittoria perché non è dell’FBI? Nessuno di autorevole, tra l’altro, lo ha sostenuto. D’altra parte, non avrebbe avuto senso mandare il professor Halper a incontrare e registrare Papadopoulos per verificare cosa avesse saputo dal professore maltese, se entrambi fossero stati informatori dell’FBI. Semmai, si parla di Mifsud come asset di servizi di intelligence occidentali, britannici e/o italiani. Papadopoulos ritiene sia Halper che Mifsud risorse CIA e Downer MI6. Tutti e tre lo hanno incontrato a Roma e Londra e a suo avviso era l’ex direttore della CIA Brennan a condurre il gioco.
Ma che ruolo ha avuto il documento “alterato” da Clinesmith nell’indagine? Il mandato FISA nei confronti di Page sarebbe stato ottenuto anche senza?
Come riportammo su Atlantico, nel febbraio del 2018 l’allora presidente della Commissione Intelligence della Camera, Devin Nunes, pubblicò un promemoria sulle richieste di mandato FISA nei confronti di Carter Page (la prima il 16 ottobre 2016 e l’ultimo dei tre rinnovi nel giugno 2017), rivelando che il falso dossier Steele – commissionato dalla Fusion GPS, a sua volta incaricata e finanziata dalla Campagna Clinton – aveva giocato un ruolo essenziale nel motivare la richiesta di sorveglianza, tanto che l’allora vice direttore dell’FBI McCabe testimoniò al Congresso che senza di esso probabilmente l’agenzia non avrebbe richiesto i mandati.
Lo stesso ex agente britannico Steele risulta sia stato pagato dall’FBI come informatore fino al novembre del 2016, quando il rapporto è stato almeno ufficialmente chiuso per i suoi contatti con i media.
Quello di Clinesmith, tra l’altro, non sarebbe l’unico documento ad essere stato manipolato. La difesa del generale Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale tra i primi ad essere travolto, dopo pochi giorni, dal Russiagate, ha denunciato il mese scorso che gli agenti dell’FBI hanno manipolato il report ufficiale dell’intervista del gennaio 2017 sulla base della quale fu accusato di false dichiarazioni agli investigatori. Gli sms da poco divulgati tra gli agenti Strzok e Page mostrerebbero come quest’ultima – non presente durante l’intervista – abbia apportato “modifiche” al cosiddetto modello “302” in cui vengono annotate le dichiarazioni dei testimoni o degli informatori.
Intanto, il procuratore Durham che indaga sulle origini del Russiagate e sul presunto coinvolgimento di alcuni Paesi alleati, tra cui l’Italia, sta tirando le fila della sua indagine, che come vi abbiamo raccontato nelle scorse settimane è stata estesa ed è diventata a tutti gli effetti “penale”, sulla base tra l’altro di “nuove prove raccolte” proprio in Italia. E il procuratore avrebbe in programma una nuova visita a Roma per la prima metà di dicembre, come Atlantico ha già anticipato sabato e lunedì scorsi.
Durham sta inoltre interrogando il personale collegato all’Office of Net Assessment del Pentagono, che ha assegnato più contratti all’informatore dell’FBI Stephan Halper. Halper è una figura centrale nel Russiagate, perché per raccogliere informazioni è entrato in contatto con almeno tre membri della Campagna Trump: George Papadopoulos, Carter Page e Sam Clovis. E potrebbe aver segretamente registrato le conversazioni con i primi due. Se queste registrazioni esistono, potrebbero contenere elementi che avrebbero potuto scagionare sia Page che Papadopoulos ma che sarebbero stati nascosti alla Corte FISA.
Insomma, l’impressione è che siamo solo all’inizio…
Russiagate, rapporto Horowitz: "Cattiva condotta dell'Fbi ma nessuna cospirazione" Roberto Vivaldelli
9 dicembre 2019
https://it.insideover.com/politica/russ ... t13H9VhseYLa pubblicazione del rapporto dell’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia Michael Horowtiz, che ha condotto l’indagine incentrata sul presunto controllo della campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016 e sul possibile abuso del Foreign Intelligence Surveillance Act da parte di Barack Obama ai danni dell’ex consigliere della campagna di Trump, Carter Page, conferma le indiscrezioni dei giorni scorsi: nelle sue conclusioni, Horowitz critica la gestione da parte dell’Fbi delle intercettazioni telefoniche nelle prime fasi delle indagini sul Russiagate, ma esonera il bureau dall’accusa di cospirazione.
Come spiega il New York Times, gli investigatori non hanno riscontrato alcuna prova di un possibile pregiudizio politico da parte del bureau, come confermerebbe il rapporto di 434 pagine diffuso oggi. Secondo il rapporto di Horowitz, l’Fbi aveva prove sufficienti a luglio 2016 per aprire legalmente le indagini con l’operazione Crossfire Hurricane e l’uso di informatori avrebbe seguito le procedure del bureau. Tuttavia, spiega il New York Times, Horowitz ha anche scoperto “disfunzioni sostanziali”, disattenzioni e “gravi errori” oltre al fatto che un avvocato del bureau ha modificato un documento pur di applicare il mandato Fisa a Carter Page.
Horowitz, confermata la cattiva condotta dell’Fbi
Nelle scorse settimane, Horowitz ha diffuso un primo rapporto sull’Fbi, preludio di ciò che è contenuto nel dossier di 434 pagine. Nel rapporto, “si esamina la gestione da parte del Federal Bureau of Investigation degli informatori e del processo di verifica degli stessi, a partire dal 2011”. Vengono evidenziati “diversi problemi”, in particolare “ritardi nel processo di verifica dell’attendibilità delle informazioni ricavate e falle nel processo di archiviazione delle informazioni ritenute più problematiche”. “I processi di verifica dell’Fbi per le fonti confidenziali, noto come validazione, non è risultato in linea con le linee guida dell’attorney general, in particolare con riferimento alle fonti a lungo termine”, ha sottolineato l’ispettore generale in un video.
Secondo quanto emerge dal rapporto, il bureau avrebbe speso la bellezza di 42 milioni di dollari l’anno per pagare i suoi informatori tra il 2012 e il 2018. Parliamo di migliaia di persone, sul libro paga dell’Fbi. Secondo quanto appurato dall’ispettore generale, ci sarebbero state delle incongruenze nelle comunicazioni adottate tra gli agenti dell’Fbi e le loro fonti. Gli agenti del bureau avrebbero comunicato con i loro cellulari di servizio, e non con i dispositivi idonei, dotati dei sistemi di criptatura. E dunque più sicuri. Altro problema rilevato da Horowitz, nota l’Adnkronos, “è quello dell’accesso a informazioni ricavate da fonti confidenziali da parte di personale dell’Fbi senza specifica autorizzazione”.
La palla passa a Barr e Durham
In attesa dell’audizione al Senato con l’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, Michael Horowitz, in programma mercoledì 11 dicembre, la palla passa al Procuratore generale William Barr. Come scrive il New York Times, Barr avrebbe dichiarato ai funzionari del Dipartimento di giustizia di essere scettico rispetto al fatto che l’Fbi avesse gli elementi necessari per aprire le indagini sul Russiagate e dunque di non condividere le conclusioni dell’ispettore generale. Tale scetticismo, nota il New York Times, potrebbe aumentare la pressione sul Procuratore John H. Durham, che sta conducendo un’indagine penale sulle origini del Russiagate e che, secondo la testata americana, “avrebbe già portato alla luce alcune prove” a sostegno della tesi del ministro della giustizia Usa.
In quanto ispettore generale, Horowitz non può presentare accuse penali o presentare un mandato di comparizione. John Durham, che ha la reputazione di essere un procuratore di ferro in casi di corruzione pubblica, può fare entrambe le cose. Quest’ultimo, a seguito della conclusione delle indagini del procuratore speciale Robert Mueller che ha “sgonfiato” l’ipotesi della “collusione” fra lo staff di Trump e la Russia, è stato incaricato da William Barr di determinare se il Dipartimento di Giustizia, l’Fbi e le autorità dell’intelligence abbiano agito in maniera impropria e “cospirato” contro Donald Trump nel 2016. Nelle scorse settimane, l’indagine preliminare del Dipartimento di Giustizia guidata dall’Attorney general William Barr e condotta dal Procuratore John Durham si è “evoluta” in un’indagine penale a tutti gli effetti. Sarà dunque John Durham, in definitiva, a confermare o meno l’ipotesi di cospirazione ai danni di Donald Trump. Non Michael Horowitz.