Trump ancora una volta si dimostra un gran negoziatore!2019/05/08
https://osservatorerepubblicano.com/201 ... GaZJ8JBpkQDi seguito vi elenco cinque motivi per cui l’accordo con la Cina in realtà è molto più vicino di quanto si pensi:
1. Strategia: il Tweet di Trump, come sempre lui è solito fare, funge da semplice monito alla Cina: non vi è nessuna volontà da ambo le parti in realtà di far saltare le trattative;
2. Motivazione: non è un caso che il tweet di Trump sia arrivato proprio il giorno dopo che la Corea del Nord abbia ripreso a effettuare test missilistici che non faceva dal 2017. Trump non vuole interferenze negli accordi con la Cina e la stessa cosa la vuole Xi Jinping, per questo motivo il POTUS lancia messaggi minatori in maniera quasi terroristica, per rimettere al centro del mondo l’importanza e il potere centrale che è ANCORA degli USA, alla luce anche dei recenti dati sulle economie dei due continenti, che vedono gli Stati Uniti sempre più forti;
3. Politica Interna: Trump ha necessità di chiudere un accordo per poterlo vendere al suo popolo, come accordo che Obama e i Dem non avevano mai fatto favorendo la Cina a discapito degli USA e che lui è l’unico abile negoziatore che può portare avanti le istanze americane in qualsiasi contesto, dai trattati, alla politica estera, alla NATO, al Congresso ecc….
4. Crescita Cinese: anche la Cina dal suo canto ha necessità di chiudere un accordo, come si evince da alcuni grafici (che posso fornire su richiesta) la Cina è stata fortemente svantaggiata dai forti danni commerciali subiti a causa dell’amministrazione Trump, con la sua economia entrata in recessione e crescita del PIL più bassa da 20 anni. Prima infatti se Xi Jinping, forte degli stimoli fiscali della sua Banca Centrale era deciso a non mollare nemmeno un centimetro, ora sembra costretto ad arrendersi alle richieste di Trump per evitare altro spaccio di droga monetaria al suo paese;
5. Gli altri accordi commerciali: Trump, dopo aver attaccato il Canada, è riuscito a farci un nuovo trattato commerciale, ora attaccando la Cina sta per portare a casa un altro trattato sempre dalla sua parte, dopo crediamo toccherà a Giappone, India e, infine, a quell’Europa che sarà ormai accerchiata, e indebolita anche dalle elezioni europee che vedranno una crescita esponenziale dei sovranismi: sarà quindi l’occasione d’oro per dare l’attacco finale e definitivo alla Germania.
Insomma, direi che non ci sono più dubbi, Trump sembra sempre più forte e le sue ricette, liberali però tese sempre al sociale, sembrano essere quelle che funzionano.
Lungi da me dal voler evocare Marx, però si sta avverando a pieno la sua profezia: “la talpa del populismo scaverà sotto la terra dove si edifica la Cattedrale della Globalizzazione, e la storia tornerà col carico degli interessi”.
Abbiamo pazienza e fiducia, Trump is
Il Caso Huawei: “il Dado è tratto”2019/05/24
https://osservatorerepubblicano.com/201 ... WYtqLi17fE Trump: Huawei è molto pericolosa, ma può essere parte di un accordo con la Cina. Facciamo il riassunto delle puntate precedenti.
Il 15 maggio Donald Trump ha ufficializzato il bando alle attrezzature di telecomunicazione dei vendor cinesi annunciando che Huawei e 70 affiliate saranno aggiunte alla cosiddetta Entity List, la “lista nera” delle aziende non gradite dal Governo USA.
H4Perchè Trump è contro Huawei: le giuste ragioni di sicurezza
Il Presidente ha firmato l’ordine esecutivo che riguarda la “sicurezza delle infrastrutture di comunicazione” americane: ciò implica che le aziende ritenute un pericolo per la cybesecurity non possono comprare tecnologie Made in Usa senza l’autorizzazione speciale e, inoltre, non possono vendere le loro attrezzature agli operatori americani. Di fatto Huawei è fuori dalle nuove implementazioni 5G negli Usa per motivi di “sicurezza nazionale”.
Perchè Huawei è finita nella “Lista Nera”
La Casa Bianca ha dichiarato che il Presidente Trump ha riconosciuto lo stato di “emergenza nazionale” legato alla minaccia per i dati e i servizi Tlc. Ciò sta alla base della legittimità dell’ordine esecutivo anti-Huawei su una specifica legge, l’”International Emergency Economic Powers Act”, che dà al Presidente l’autorità per regolare le attività commerciali nel caso di un’emergenza che possa mettere in pericolo la sicurezza del Paese.
A poche ore dalla firma di Trump, infatti, il Dipartimento del Commercio ha aggiunto Huawei (e 70 società affiliate) alla sua “Entity List”, una “lista nera”, e ha vietato al gruppo cinese di comprare componenti da fornitori americani senza l’approvazione di Washington. Anche i fornitori USA, che vorranno vendere componenti a Huawei, dovranno richiedere una licenza apposita al governo federale, non facili da ottenere, perché bisogna dimostrare che atraverso la vendita non si effettuino trasferimenti all’estero di beni, servizi o tecnologie che possano mettere a rischio la sicurezza nazionale.
Non si parla di un “bando” contro specifiche aziende o paesi, ma di messa in sicurezza per proteggere le informazioni e le tecnologie americane. È evidente, però, che il colosso cinese Huawei sia l’obiettivo numero uno dell’ordine varato da Trump.
Il segretario al Commercio Wilbur Ross ha detto che la decisione del presidente:
Eviterà che la tecnologia americana sia usata da entità di proprietà straniera in modo che potenzialmente minacciano la sicurezza degli Stati Uniti o interessi di politica estera
I rappresentanti del Congresso sono stati invece più espliciti:
Il principale prodotto d’esportazione della Cina è lo spionaggio e la distinzione tra il Partito comunista cinese e le aziende cinesi del settore privato come Huawei è pura fantasia ha detto il senatore repubblicano Ben Sasse all’agenzia Reuters.
Le reazioni Cinesi
La decisione dell’amministrazione Trump ha avuto ripercussioni a tutto campo. Tramite un portavoce del ministero del Commercio la Cina ha respinto fermamente le sanzioni imposte unilateralmente. Inoltre hanno dichiarato che gli USA dovrebbero evitare decisioni che possano aggravare le già tese relazioni commerciali, condannando l’abuso del concetto di “sicurezza nazionale” per scopi di protezionismo commerciale.
La posizione Europea
L’Ue ha intrapreso un dialogo sulle politiche regolatorie degli USA sulla cybersecurity e ha evocato la necessità di stimolare la cooperazione internazionale per preservare un cyberspazio. Anche la Commissione europea ha messo in atto una serie di procedure e misure legislature per proteggere l’integrità della rete 5G e gli stati membri devono valutare i rischi.
Ripassiamo le tappe fondamentali della vicenda
15 maggio 2019. Il presidente Trump firma un decreto che impedisce alle compagnie USA di utilizzare strumenti di telecomunicazione prodotti da aziende straniere ritenute a rischio per la sicurezza nazionale. Chiaro il riferimento ai colossi della telefonia cinese Huawei e Zte. A margine del provvedimento dichiara: “Siamo in lite con la Cina, ci spia”. Nello stesso giorno Huawei viene inserita nella cosiddetta “Entity List”, la lista nera del commercio USA.
20 maggio 2019. Google blocca le licenze Android per gli smartphone Huawei, dopo la mossa di Trump. Play Store, Gmail e tutti i servizi più utilizzati dagli utenti occidentali Android potrebbero scomparire dai prossimi smartphone Huawei, che non riceverebbero più alcun aggiornamento. A rischio anche gli attesissimi Mate X e Mate 30 Pro.
20 maggio 2019. A neanche un giorno dalla decisione di Google che ha scosso il mondo tech, già altre aziende come Intel e Qualcomm hanno deciso di seguire la stessa linea di Mountain View. Allo stesso modo anche alcune aziende europee cominciano ad abbandonare Huawei.
21 maggio 2019. Il governo USA allenta la presa e concede una proroga a Huawei: le licenze dureranno fino al 19 agosto prossimo.
22 maggio 2019. Nuovo colpo mortale a Huawei. Anche ARM la società che progetta i chip dei device cinesi e che è alla base dei Kirin – i processori dei top di gamma Huawei – ha fatto sapere di aver sospeso i rapporti con l’azienda cinese.
Donald Trump inserisce huawei nella lista nera per ragioni di sicurezzaHuawei potrebbe però essere parte di un accordo commerciale con la Cina
Ieri, 23 maggio, Trump, annunciando un nuovo piano di aiuti da 16 miliardi di dollari a favore degli agricoltori americani colpiti dalle tensioni commerciali tra Cine e USA, senza fornire molti dettagli, ha detto:
È possibile che Huawei possa essere inclusa in un accordo commerciale
Il Commander in chief ha però definito il colosso cinese come
… qualcosa di molto pericoloso da un punto di vista della sicurezza
Trump ha poi detto che ci sono ancora “buone probabilità” che i negoziati con Pechino possano tornare in carreggiata, magari dopo avere incontrato il presidente cinese Xi Jinping al G20 previsto a fine giugno in Giappone.
Le trattative erano saltate ad inizio del mese, quando Washington aveva accusato Pechino di essersi tirata indietro da impegni già presi che avrebbero portato a un’intesa commerciale. Sebbene la Cina abbia negato, il 10 maggio scorso l’amministrazione Trump ha alzato al 25% dal 10% i dazi su 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi e la Cina ha risposto annunciato che dal primo di giugno avrebbe alzato a sua volta al 25% dazi esistenti su 60 miliardi di importazioni americane.
Gli USA hanno allora minacciato di imporre altri dazi del 25% su 300 miliardi di dollari di beni cinesi importati in USA. Venerdì 17 maggio Huawei viene inserita nella “lista nera” (anche se poi, tre giorni dopo sono stati concessi 90 giorni di tempo alle aziende USA per organizzarsi).
Ora si pensa di inserire nella “lista nera” anche gruppi cinesi di video-sorveglianza.
Ma una ipotetica “retromarcia” su Huawei non sarebbe la prima da parte di Trump riguardante una società cinese. L’anno scorso l'Amministrazione americana aveva negato a Zte l’accesso alla componentistica americana (per lei essenziale), con l’accusa di aver violato le sanzioni su Iran e Corea del Nord. La Tech. cinese venne costretta a pagare una multa, a sostituire i propri manager e ad essere sottoposta a dei rigorosi controlli.
Il Logo della Huawei e Donald Trump
Perchè Trump è contro Huawei: le giuste ragioni di sicurezza
La guerra commerciale è cominciata ormai da circa un anno, e gli esperti danno ormai come un fatto inarrestabile la fine della forte interdipendenza tra le prime due economie del mondo. Alcuni riconoscono in queste politiche un tentativo della potenza egemone di schiacciare la potenza emergente.
Già lo scorso febbraio, i vertici dell’intelligence Usa – CIA, FBI e NSA – hanno avvisato chee i prodotti Huawei e Zte rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale: durate un’udienza al Senate Intelligence Committee avevano infatti accusano le due società Cinesi di essere in grado di controllare o esercitare pressioni sulle infrastrutture di telecomunicazioni statunitensi.
Il direttore dell’FBI, Chris Wray, si era così espresso:
Siamo molto preoccupati sui rischi che comporta permettere, a società o entità controllate da governi stranieri che non condividono i nostri valori, di guadagnare posizioni di potere all’interno delle nostre reti di telecomunicazione. Questo causa la possibilità di esercitare pressioni o controllare la nostra infrastruttura di telecomunicazione – ha proseguito Wray- e la capacità di modificare o sottrarre intenzionalmente informazioni e di condurre una attività di spionaggio non rilevato
Durante l’udienza, anche il presidente del Senate Intelligence Committee, il senatore repubblicano Richard Burr, si è detto preoccupato circa i legami tra il governo cinese e le due società.
Già nelle prime settimane di gennaio il deputato repubblicano Mike Conaway, membro della Camera dei Rappresentanti per lo Stato del Texas, aveva consegnato un disegno di legge che prevedeva il divieto di vendita alle agenzie governative americane di prodotti Huawei e Zte. Anche i senatori repubblicani Tom Cotton e Marco Rubio avevano proposto un disegno di legge analogo.
Il dibattito sulla “sicurezza” dei prodotti Huaweii indica che il problema è diventato, agli occhi dell’amministrazione Usa, decisamente più pressante.
Anche l’ammiraglio Michael Rogers, direttore della NSA, durante l’udienza, disse che
Questa è una sfida che non può che diventare più grave in futuro
Oggi, infatti, si tende a preoccuparsi della “sicurezza” dei device, di ciò che può accadere con l’utilizzo di smartphone, tablet o pc non sicuri, ma non viene ancora posta la giusta importanza sul ruolo dell’infrastruttura. Chi controlla le reti controlla tutte le informazioni. Sulle nostre reti di comunicazione transitano tutte le informazioni e i dati riguardati asset critici di una nazione (diplomazia, difesa, settori energetici, etc.). Purtroppo i governi che si sono succeduti negli ultimi anni, in tutti i Paesi (europei e americani), non hanno fatto molto per aumentare la sicurezza delle proprie infrastrutture di comunicazione, nonostante le raccomandazioni delle proprie Agenzie di intelligence.
Rimane un dato di fatto che i colossi della comunicazione Cinese – Huawei e Zte – gestiscono circa il 90% delle reti mondiali. Questa predominanza sul mercato è frutto di campagne molto aggressive portate avanti per anni che hanno estromesso molti competitor. Le loro infrastrutture costano come le altre, ma sono di fatto quasi un monopolio. Non è dunque un caso che in Paesi molto attenti alla sicurezza nazionale – Stati Uniti, Israele e Regno Unito – alcune aziende, sovente cinesi, vengano inibite dal partecipare alle gare per fornire questo genere di tecnologie.
Per questo gli Stati Uniti hanno lanciato un appello ai propri partner di tutto il mondo chiedendo di non affidare ad Huawei lo sviluppo delle loro reti 5G, perchè i legami di Huawei e Zte con il governo della Repubblica Popolare Cinese – e le recenti leggi cinesi, che impongono alle imprese di assistere il governo nella raccolta di informazioni – ne fanno un venditore inaffidabile.
Il timore dell’amministrazione americana è dunue quello che le aziende cinesi portino avanti operazioni di spionaggio nei vari Paesi in cui operano.