Trump Donald

Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » mer mag 22, 2019 3:17 pm

Trump blinda l'asse con la Lega: ma vuole che cada Varricchio
Lorenzo Vita - Mer, 22/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tru ... l-P2DAPNgw

Il governo degli Stati Uniti vorrebbe un nuovo nome per Villa Firenze. Si parla di Belloni o Guariglia, ma tutto dipende anche dalla permanenza di Moavero e dell'intero esecutivo

Nei rapporti fra amministrazione Trump e Lega c'è un elemento che è sempre più rivelante: l'insofferenza di Washington e dello stesso Carroccio nei confronti dell'ambasciatore Armando Varricchio.

Il diplomatico italiano è da tempo al centro di una querelle fra il partito di Matteo Salvini, il governo e l'amministrazione americana. Da sempre in ottimi rapporti con la sinistra italiana (da Giorgio Napolitano a Enrico Letta, passando pe Matteo Renzi e Massimo D'Alema), Varricchio non piace alla Lega ma non piace soprattutto a Donald Trump, che da tempo ha chiesto di rimuoverlo dall'incarico di rappresentante italiano negli Stati Uniti. Troppe le divergenze fra il governo Usa e l'ambasciatore e soprattutto troppi i legami con i democratici americani. Anzi, è soprattutto questo a incidere sensibilmente sul gradimento della Casa Bianca per il nostro diplomatico a Washington. Un esempio su tutti, la cena organizzata dallo stesso Varricchio in onore di Nancy Pelosi, tornata a essere speaker della Camera dei rappresentanti, in cui erano invitati quali ospiti d'onore Bill e Hillary Clinton e John Kerry, ex segretario di Stato di Barack Obama. Non c'era un ospite del partito repubblicano, che attualmente governa gli Stati Uniti. Ed è chiaro che questo abbia inciso (molto) sulla profonda irritazione da parte dell'amministrazione Trump, il cui vertice aveva già chiesto a inizio mandato di cambiare l'ambasciatore ed è una richiesta reiterata anche successivamente.

Il presidente Usa ha sperato per molto tempo nel fatto che Lega e Movimento 5 Stelle potessero cambiare la gerarchia diplomatica italiana a Washington. Ma finora, vuoi per il lavoro di Enzo Moavero Milanesi, vuoi per la "disattenzione" di Washington per altri temi per ciò che riguarda l'Italia (dal Venezuela agli F-35 fino al problema della Nuova Via della Seta), le discussioni si sono placate. Placate sì, ma non finite. E il tema è tornato in auge in queste ultime settimane anche in prossimità del possibile viaggio di Salvini negli Stati Uniti, quando, a giugno, potrebbe incontrare il vice presidente Mike Pence.


Le mosse della Farnesina

Dalla Farnesina, qualcosa si sta iniziando a muovere. E i motivi sono due: da una parte il presidente Usa vuole che si chiuda presto questa presenza "scomoda"; dall'altra, Varricchio il prossimo anno finisce il mandato. E tutto dipenderà dalla capacità di Moavero di rimanere alla guida della Farnesina ancora quanto basta per la nuova nomina. Fonti del ministero degli Esteri confermano a ilGiornale.it che il nome prescelto potrebbe essere quello di Elisabetta Belloni, che attualmente riveste l'incarico di segretario generale alla Farnesina. C'è anche chi parla, come ricorda La Verità, di Riccardo Guariglia, anche se appare in secondo piano. Il problema è che, anche in questo caso, le nomine non è detto possano essere particolarmente gradite all'interno dell'amministrazione americana. Belloni è nome che è legato in ogni caso ai precedenti governi e che di fatto sarebbe una sorta di longa manus della diplomazia made in Moavero Milanesi, anche se le stesse fonti della Farnesina ricordano che fra il ministro e la possibile candidata alla guida dell'ambasciata italiana ci sarebbero ultimamente delle divergenze. Divergenze che si sono riviste anche negli ultimi tempi con le indiscrezioni su un possibile cambio della guardia proprio alla guida del ministero degli Esteri e che vedevano l'ambasciatore Pietro Benassi (consigliere diplomatico di Giuseppe Conte) in pole per la carica di ministro e che fa parte della cerchia vicino a Belloni. Un mix di possibili nomine che potrebbero destare sospetti nell'amministrazione Usa.

Proprio per questo motivo, nel valzer di nomine potrebbe anche spuntare un possibile nuovo nome per la guida stessa della Farnesina. Ed è chiaro che negli Stati Uniti gradirebbero un uomo decisamente diverso rispetto a Moavero, che è molto più vicino all'establishment dell'Unione europea e a una certo mondo della politica italiana e americana rispetto a quello che vorrebbe Trump. E l'incontro fra Moavero e Pelosi non ha certo aiutato. L'amministrazione Usa non sembra particolarmente soddisfatta del comportamento del governo giallo-verde: e probabilmente potrebbe puntare anche su un nuovo nome al ministero, magari della stessa Lega. In questo senso, i viaggi di Giancarlo Giorgetti e Guglielmo Picchi negli States, i due "diplomatici" di Salvini a Washington, potrebbero avere un significato profondo.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » gio mag 23, 2019 8:34 pm

Ai ferri corti con Pelosi e dem. E Trump "ribalta" il tavolo
Valeria Robecco - Gio, 23/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 99816.html

La speaker: insabbiamento sui rapporti con Mosca. Lui: "Stop inchieste false o smetto di collaborare"

New York Fuochi d'artificio tra Donald Trump e i democratici. Tra il presidente americano e gli avversari è scontro totale dopo che la speaker della Camera Nancy Pelosi che lo ha accusato di essere «coinvolto in un insabbiamento».

«Nessuno è al di sopra della legge, incluso il presidente degli Stati Uniti», ha detto poche ore prima di incontrare il tycoon alla Casa Bianca insieme al leader della minoranza in Senato, Chuck Schumer, per discutere un piano da 2mila miliardi di dollari per le infrastrutture.
Ma le sue parole hanno mandato Trump su tutte le furie. Il Commander in Chief ufficialmente non ha cancellato l'incontro, ma quando i leader dem sono arrivati a Pennsylvania Avenue per il faccia a faccia, lui è rimasto solo pochi minuti, il tempo di attaccarli per le accuse ricevute, prima di recarsi nel Rose Garden per una conferenza stampa improvvisata.
«Dopo 675 giorni, oltre 500 testimoni, 2.800 mandati di comparizione e più di 35 milioni di dollari, nessuna collusione con i russi né ostruzione della giustizia», ha tuonato. «Sono il presidente più trasparente nella storia del paese, io non faccio insabbiamenti», ha aggiunto. Poi ha detto a Pelosi e Schumer che non lavorerà con i dem finché «non metteranno fine a queste false indagini». «Rispetto il Congresso, ma quello che hanno fatto è un abuso», ha detto, sottolineando che «il crimine» è stato «commesso dall'altra parte». Quindi, su Twitter, ha ribadito che si è trattato di una «caccia alle streghe contro di lui e contro il partito repubblicano». E ha ammonito i dem che «non si può indagare e legiferare simultaneamente, non funziona in questo modo, non si possono percorrere due strade nello stesso momento».
Immediata la contro-replica degli avversari, che hanno bollato come pretestuose le motivazioni sollevate da Trump per abbandonare l'incontro. «Prego per il presidente e prego per gli Stati Uniti», ha affermato Pelosi, lanciando un'ultima durissima stoccata: «Il fatto è che questo presidente sta ostruendo la giustizia ed è impegnato in un insabbiamento, e questo potrebbe essere un reato da impeachment». Finora la Casa Bianca si è opposta a tutte le richieste avanzate nel corso di varie indagini parlamentari sull'operato di Trump e sulle sue finanze. I democratici sono frustrati dal fatto che il tycoon stia ostacolando in tutti i modi lo svolgimento delle inchieste, ma il partito dell'Asinello è spaccato e diviso sul da farsi. Il pressing per avviare il processo di impeachment di The Donald sta salendo, e nel mirino è finita proprio Pelosi: il fronte di chi critica duramente il suo approccio considerato troppo moderato aumenta, in particolare tra gli esponenti dell'ala liberal, tra cui spicca la deputata progressista Alexandra Ocasio-Cortez.

La quale ritiene che «è arrivato il momento» per la messa in stato di accusa di Trump. La terza carica del paese, invece, continua a sostenere che insistere sull'impeachment finirebbe per favorire i repubblicani portando lo scontro proprio sul terreno voluto dal presidente, e rischierebbe quindi di trasformarsi in un boomerang, soprattutto in vista delle elezioni di Usa 2020.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » gio mag 30, 2019 8:17 pm

Mueller non scagiona Trump: sono i democratici che devono decidere sull’impeachment
2019/05/30

https://osservatorerepubblicano.com/201 ... XhWWHjPY1Q

Parla Mueller. Non esclude che Trump possa aver commesso reati: “Ma non sono riuscito a provarlo”. Per Trump: “Caso chiuso”

Robert Mueller rompe il silenzio. Per la prima volta da quando ha preso in mano le indagini sulle interferenze russe nelle elezioni Usa del 2016 parla all’America.

Il procuratore speciale Robert Mueller ha concluso il suo lavoro al dipartimento di Giustizia statunitense dopo quasi due anni e tornerà a vita privata. Nella sua prima ed unica dichiarazione ufficiale, ha sostanzialmente ribadito i punti fondamentali del suo rapporto, lungo oltre 400 pagine e consegnato il mese scorso: sono state trovate “prove insufficienti” per accusare lo staff di Donald Trump di collusione con la Russia – che comqunque secondo lui ha cercato sistematicamente di interferire nelle elezioni presidenziali – ma non si può dire con certezza che il presidente non abbia commesso un reato, quello di intralcio alla giustizia, durante le indagini.

Soprattutto, Mueller ha affermato che le linee guida del dipartimento di Giustizia gli impedivano di accusare il Presidente in carica di un crimine, persino di farlo in un rapporto secretato. Ecco alcune affermazioni:

Non siamo arrivati alla conclusione che il presidente Trump abbia commesso un reato.

Se avessimo avuto la certezza che il presidente non avesse chiaramente compiuto un reato, lo avremmo detto.

Accusare formalmente un presidente è incostituzionale, quindi sarebbe stato ingiusto accusare potenzialmente qualcuno di un crimine.

Farlo, ha detto,

… non era un’opzione che potessimo prendere in considerazione.

Mueller ha ‘invitato’ il Congresso ad agire, ricordando che…

… la Costituzione richiede un procedimento, che non riguarda il sistema penale, per accusare formalmente il Presidente.

riferendosi alla possibilità di un impeachment. La Costituzione, infatti, consente di rimovere un Presidente con questa procedura anche in mancanza di un’indagine o di un processo penale a suo carico.
La reazione di Donald Trump

Su Twitter è arrivato subito il commento di Trump:

Nulla è cambiato. C’erano prove insufficienti e, perciò, nel nostro Paese, una persona è innocente. Il caso è chiuso! Grazie.

– Donald J. Trump @realDonaldTrump

Mueller ha poi parlato dell’ipotesi di una sua testimonianza al Congresso – dove sono in corso delle ulteriori indagini – caldeggiata dai democratici:

Nessuno mi ha detto se io possa o debba testimoniare o parlare di nuovo. Il rapporto è la mia testimonianza. Non credo sia appropriato per me parlare ancora delle indagini.

Chiudiamo formalmente l’ufficio del procuratore speciale e rassegno le dimissioni dal dipartimento di Giustizia per tornare a vita privata.

La Casa Bianca risponde…

Poco dopo, la Casa Bianca ha diffuso un comunicato:

Il procuratore speciale ha completato le sue indagini, chiuso il suo ufficio, chiuso il caso. Mueller ha esplicitamente detto di non avere nulla da aggiungere al rapporto e, quindi, non pensa di testimoniare davanti al Congresso. Il rapporto era chiaro: non c’è stata collusione, non c’è stata cospirazione, e il dipartimento di Giustizia ha confermato che non c’è stato intralcio alla giustizia

Il riferimento è alle parole del segretario alla Giustizia, William Barr, che è andato oltre le conclusioni di Mueller, affermando che, per il rapporto, Trump non ha ostacolato la giustizia.

Il procuratore speciale Mueller ha anche detto che il segretario alla Giustizia Barr ha agito in buona fede nella sua gestione del rapporto. Dopo due anni, il procuratore speciale andrà avanti con la sua vita e chiunque altro dovrebbe fare lo stesso.

Un chiaro riferimento ai democratici che, ora, dovranno davvero decidere se procedere con l’unica loro vera opzione sul tavolo: l’impeachment del presidente Donald Trump.
I Democratici si preparano…

Su Twitter, si susseguono i commenti dei parlamentari democratici e dei candidati alle primarie per le prossime presidenziali.

Per la senatrice Elizabeth Warren,

Mueller è stato chiaro, sta al Congresso agire. È quello che dovrebbe fare”.

Per Julian Castro, ex segretario di Barack Obama,

Nessuno è al di sopra della legge. Il Congresso dovrebbe cominciare il procedimento per l’impeachment.

Beto O’Rourke ha parlato di “giustizia, responsabilità, conseguenze. L’unico modo per assicurarle è l’impeachment”, che è “un nostro obbligo costituzionale”, ha aggiunto la senatrice Kamala Harris. L’impeachment “è l’unico percorso che abbiamo davanti” ha scritto il senatore Cory Booker.

Jerry Nadler, presidente della commissione Giustizia – che può lanciare il procedimento di impeachment – ha detto che Mueller ha confermato di “non poter scagionare” Trump dall’accusa di intralcio alla giustizia e che sta al Congresso agire, ora, perché “nessuno, nemmeno il presidente degli Stati Uniti, è al di sopra della legge”.




Gino Quarelo
Questo è un demente e un diffamatore al servizio dei democratici sconfitti che non si rassegnano e che sono i peggiori!
Parla Mueller. Non esclude che Trump possa aver commesso reati: “Ma non sono riuscito a provarlo”. Per Trump: “Caso chiuso”
Questo è proprio un imbecille. Tutti possiamo aver commesso reati anche Muller stesso, ma fino a prova contraria siamo tutti innocenti.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » lun giu 10, 2019 7:35 pm

Trump va giù duro: «I "democratici" vogliono confini aperti e criminalità»
venerdì 31 maggio 2019

https://www.secoloditalia.it/2019/05/tr ... bXMkcQDPAo

Va fino in fondo, Donald Trump. Senza fare sconti. «È duro credere che, con la crisi al confine, i democratici non produrranno un rimedio rapido e semplice. Si risolverebbe il problema ma loro vogliono confini aperti, che equivalgono a criminalità», scrive su Twitter il presidente degli Stati Uniti. Il presidente ha appena che imporrà a giugno dazi del 5% sulle importazioni dal Messico fino a quando continueranno ad entrare migranti illegali nel paese.

L’ultimatum al Messico

La cooperazione passiva del Messico con il flusso di immigrazione illegale rappresenta «un’emergenza ed una minaccia straordinaria alla sicurezza nazionale ed all’economia degli Stati Uniti», ha affermato il presidente. «Il 10 giugno – ha annunciato su Twitter – gli Stati Uniti imporranno dazi del 5 per cento su tutti i beni che entreranno nel nostro paese dal Messico fino a quando smetteranno di entrare dal Messico migranti illegali». Le tariffe aumenteranno quindi in maniera progressiva «se il Messico non avrà adottato misure per ridurre drammaticamente o eliminare il numero di stranieri illegali che entrano negli Stati Uniti». Il primo di luglio si passerà da 5 al 10%, al 15% il primo agosto, al 20% il primo settembre, al 25 il primo ottobre.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » lun giu 10, 2019 7:35 pm

Trump tifa Farage e attacca l’Ue: “Londra faccia la Brexit senza accordi”
carlo pizzati
2019/06/02

https://www.lastampa.it/2019/06/02/este ... agina.html

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sembra avere le idee chiare su come uscire dall’impasse in cui è finita la Gran Bretagna sulla Brexit. E, alla vigilia della sua visita di Stato oltremanica, sfida ogni protocollo diplomatico ed entra a gamba tesa nel dibattito, suggerendo ai britannici di inviare Nigel Farage a trattare con Bruxelles. E consigliando loro di tenersi comunque pronti al “no deal”, ovvero ad un divorzio senza accordo.

La sua formula vincente la spiega in dettaglio in un’intervista al Sunday Times: la Gran Bretagna dovrebbe mandare il leader del Brexit party Nigel Farage a negoziare con Bruxelles e se Londra non otterrà quel che chiede all’Unione Europea dovrebbe semplicemente uscire con un `no deal´. Il presidente degli Stati Uniti sostiene inoltre che il prossimo primo ministro britannico dovrebbe rifiutarsi di pagare i 39 miliardi di sterline (50 miliardi di dollari) previsti per il divorzio e semplicemente «andarsene» se Bruxelles non dovesse accettare le richieste britanniche.

Del resto il pensiero di Trump sulla Brexit non è una novità, e nemmeno lo sono le critiche a come Downing Street ha gestito le trattative, in particolare alla premier uscente Theresa May alla quale pure nell’ultima visita a Washington aveva suggerito in privato di «fare causa» all’Ue”. Possibilità che è tornato ad evocare. Adesso però Trump è diretto nella capitale britannica per una visita di Stato, a partire da domani verrà accolto con tutti gli onori del caso, ricevuto dalla regina con tanto di banchetto in suo onore a Buckingham Palace, però nemmeno nella formalità dell’etichetta sembra voler rinunciare a dire esattamente quello che pensa. Tanto che già ieri, in un’intervista al Sun, si era spinto fino a dare il suo endorsement al Tory Boris Johnson che vuole diventare premier.

Al paladino della Brexit Nigel Farage - in queste ore esultante per i sondaggi che danno la sua nuova formazione politica, il Brexit Party, in vetta ai consensi (26%) nelle intenzioni di voto per il rinnovo del Parlamento - Trump sembra riservare altrettanta stima, quando al domenicale dice: «Mi piace molto Nigel. Ha molto da offrire. È una persona molto intelligente. Loro (i conservatori) non lo coinvolgono. Avrebbero molto da guadagnare coinvolgendolo. Non l’hanno ancora capito».

Mentre del leader laburista all’opposizione Jeremy Corbyn dice che dovrà «conoscerlo» prima di autorizzare l’intelligence Usa a condividere i suoi segreti con un governo di sinistra. Quindi la promessa (in cui i Tory speravano) di fare «il massimo» per arrivare ad una accordo di libero scambio Washington-Londra nei mesi che seguiranno la Brexit.

A precedere l’arrivo del presidente Usa a Londra non solo i suoi consigli e le sue promesse, ma anche la sferzata del sindaco di Londra Sadiq Khan suo feroce critico, che in un intervento sull’Observer (il domenicale del progressista Guardian) paragona il linguaggio usato da Donald Trump con i suoi sostenitori a quello «dei fascisti del ventesimo secolo». E attacca: «Lui è uno dei migliori esempi di quella che è una minaccia globale. La destra estrema è in crescita nel mondo e minaccia i diritti e libertà che abbiamo conquistato con tanti sacrifici». «Viktor Orban in Ungheria, Matteo Salvini in Italia, Marine Le Pen in Francia e Nigel Farage qui in Gb usano gli stessi cliché divisivi dei fascisti del ventesimo secolo per guadagnare consenso, ma con nuovi, sinistri metodi per far passare il loro messaggio».
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » lun giu 10, 2019 7:36 pm

Trump ancora una volta si dimostra un gran negoziatore!
2019/05/08

https://osservatorerepubblicano.com/201 ... GaZJ8JBpkQ

Di seguito vi elenco cinque motivi per cui l’accordo con la Cina in realtà è molto più vicino di quanto si pensi:

1. Strategia: il Tweet di Trump, come sempre lui è solito fare, funge da semplice monito alla Cina: non vi è nessuna volontà da ambo le parti in realtà di far saltare le trattative;

2. Motivazione: non è un caso che il tweet di Trump sia arrivato proprio il giorno dopo che la Corea del Nord abbia ripreso a effettuare test missilistici che non faceva dal 2017. Trump non vuole interferenze negli accordi con la Cina e la stessa cosa la vuole Xi Jinping, per questo motivo il POTUS lancia messaggi minatori in maniera quasi terroristica, per rimettere al centro del mondo l’importanza e il potere centrale che è ANCORA degli USA, alla luce anche dei recenti dati sulle economie dei due continenti, che vedono gli Stati Uniti sempre più forti;

3. Politica Interna: Trump ha necessità di chiudere un accordo per poterlo vendere al suo popolo, come accordo che Obama e i Dem non avevano mai fatto favorendo la Cina a discapito degli USA e che lui è l’unico abile negoziatore che può portare avanti le istanze americane in qualsiasi contesto, dai trattati, alla politica estera, alla NATO, al Congresso ecc….

4. Crescita Cinese: anche la Cina dal suo canto ha necessità di chiudere un accordo, come si evince da alcuni grafici (che posso fornire su richiesta) la Cina è stata fortemente svantaggiata dai forti danni commerciali subiti a causa dell’amministrazione Trump, con la sua economia entrata in recessione e crescita del PIL più bassa da 20 anni. Prima infatti se Xi Jinping, forte degli stimoli fiscali della sua Banca Centrale era deciso a non mollare nemmeno un centimetro, ora sembra costretto ad arrendersi alle richieste di Trump per evitare altro spaccio di droga monetaria al suo paese;

5. Gli altri accordi commerciali: Trump, dopo aver attaccato il Canada, è riuscito a farci un nuovo trattato commerciale, ora attaccando la Cina sta per portare a casa un altro trattato sempre dalla sua parte, dopo crediamo toccherà a Giappone, India e, infine, a quell’Europa che sarà ormai accerchiata, e indebolita anche dalle elezioni europee che vedranno una crescita esponenziale dei sovranismi: sarà quindi l’occasione d’oro per dare l’attacco finale e definitivo alla Germania.

Insomma, direi che non ci sono più dubbi, Trump sembra sempre più forte e le sue ricette, liberali però tese sempre al sociale, sembrano essere quelle che funzionano.

Lungi da me dal voler evocare Marx, però si sta avverando a pieno la sua profezia: “la talpa del populismo scaverà sotto la terra dove si edifica la Cattedrale della Globalizzazione, e la storia tornerà col carico degli interessi”.

Abbiamo pazienza e fiducia, Trump is




Il Caso Huawei: “il Dado è tratto”
2019/05/24

https://osservatorerepubblicano.com/201 ... WYtqLi17fE

Trump: Huawei è molto pericolosa, ma può essere parte di un accordo con la Cina. Facciamo il riassunto delle puntate precedenti.

Il 15 maggio Donald Trump ha ufficializzato il bando alle attrezzature di telecomunicazione dei vendor cinesi annunciando che Huawei e 70 affiliate saranno aggiunte alla cosiddetta Entity List, la “lista nera” delle aziende non gradite dal Governo USA.

H4Perchè Trump è contro Huawei: le giuste ragioni di sicurezza

Il Presidente ha firmato l’ordine esecutivo che riguarda la “sicurezza delle infrastrutture di comunicazione” americane: ciò implica che le aziende ritenute un pericolo per la cybesecurity non possono comprare tecnologie Made in Usa senza l’autorizzazione speciale e, inoltre, non possono vendere le loro attrezzature agli operatori americani. Di fatto Huawei è fuori dalle nuove implementazioni 5G negli Usa per motivi di “sicurezza nazionale”.

Perchè Huawei è finita nella “Lista Nera”

La Casa Bianca ha dichiarato che il Presidente Trump ha riconosciuto lo stato di “emergenza nazionale” legato alla minaccia per i dati e i servizi Tlc. Ciò sta alla base della legittimità dell’ordine esecutivo anti-Huawei su una specifica legge, l’”International Emergency Economic Powers Act”, che dà al Presidente l’autorità per regolare le attività commerciali nel caso di un’emergenza che possa mettere in pericolo la sicurezza del Paese.

A poche ore dalla firma di Trump, infatti, il Dipartimento del Commercio ha aggiunto Huawei (e 70 società affiliate) alla sua “Entity List”, una “lista nera”, e ha vietato al gruppo cinese di comprare componenti da fornitori americani senza l’approvazione di Washington. Anche i fornitori USA, che vorranno vendere componenti a Huawei, dovranno richiedere una licenza apposita al governo federale, non facili da ottenere, perché bisogna dimostrare che atraverso la vendita non si effettuino trasferimenti all’estero di beni, servizi o tecnologie che possano mettere a rischio la sicurezza nazionale.

Non si parla di un “bando” contro specifiche aziende o paesi, ma di messa in sicurezza per proteggere le informazioni e le tecnologie americane. È evidente, però, che il colosso cinese Huawei sia l’obiettivo numero uno dell’ordine varato da Trump.

Il segretario al Commercio Wilbur Ross ha detto che la decisione del presidente:

Eviterà che la tecnologia americana sia usata da entità di proprietà straniera in modo che potenzialmente minacciano la sicurezza degli Stati Uniti o interessi di politica estera

I rappresentanti del Congresso sono stati invece più espliciti:

Il principale prodotto d’esportazione della Cina è lo spionaggio e la distinzione tra il Partito comunista cinese e le aziende cinesi del settore privato come Huawei è pura fantasia ha detto il senatore repubblicano Ben Sasse all’agenzia Reuters.


Le reazioni Cinesi

La decisione dell’amministrazione Trump ha avuto ripercussioni a tutto campo. Tramite un portavoce del ministero del Commercio la Cina ha respinto fermamente le sanzioni imposte unilateralmente. Inoltre hanno dichiarato che gli USA dovrebbero evitare decisioni che possano aggravare le già tese relazioni commerciali, condannando l’abuso del concetto di “sicurezza nazionale” per scopi di protezionismo commerciale.
La posizione Europea

L’Ue ha intrapreso un dialogo sulle politiche regolatorie degli USA sulla cybersecurity e ha evocato la necessità di stimolare la cooperazione internazionale per preservare un cyberspazio. Anche la Commissione europea ha messo in atto una serie di procedure e misure legislature per proteggere l’integrità della rete 5G e gli stati membri devono valutare i rischi.


Ripassiamo le tappe fondamentali della vicenda

15 maggio 2019. Il presidente Trump firma un decreto che impedisce alle compagnie USA di utilizzare strumenti di telecomunicazione prodotti da aziende straniere ritenute a rischio per la sicurezza nazionale. Chiaro il riferimento ai colossi della telefonia cinese Huawei e Zte. A margine del provvedimento dichiara: “Siamo in lite con la Cina, ci spia”. Nello stesso giorno Huawei viene inserita nella cosiddetta “Entity List”, la lista nera del commercio USA.

20 maggio 2019. Google blocca le licenze Android per gli smartphone Huawei, dopo la mossa di Trump. Play Store, Gmail e tutti i servizi più utilizzati dagli utenti occidentali Android potrebbero scomparire dai prossimi smartphone Huawei, che non riceverebbero più alcun aggiornamento. A rischio anche gli attesissimi Mate X e Mate 30 Pro.

20 maggio 2019. A neanche un giorno dalla decisione di Google che ha scosso il mondo tech, già altre aziende come Intel e Qualcomm hanno deciso di seguire la stessa linea di Mountain View. Allo stesso modo anche alcune aziende europee cominciano ad abbandonare Huawei.

21 maggio 2019. Il governo USA allenta la presa e concede una proroga a Huawei: le licenze dureranno fino al 19 agosto prossimo.

22 maggio 2019. Nuovo colpo mortale a Huawei. Anche ARM la società che progetta i chip dei device cinesi e che è alla base dei Kirin – i processori dei top di gamma Huawei – ha fatto sapere di aver sospeso i rapporti con l’azienda cinese.


Donald Trump inserisce huawei nella lista nera per ragioni di sicurezza
Huawei potrebbe però essere parte di un accordo commerciale con la Cina

Ieri, 23 maggio, Trump, annunciando un nuovo piano di aiuti da 16 miliardi di dollari a favore degli agricoltori americani colpiti dalle tensioni commerciali tra Cine e USA, senza fornire molti dettagli, ha detto:

È possibile che Huawei possa essere inclusa in un accordo commerciale

Il Commander in chief ha però definito il colosso cinese come

… qualcosa di molto pericoloso da un punto di vista della sicurezza

Trump ha poi detto che ci sono ancora “buone probabilità” che i negoziati con Pechino possano tornare in carreggiata, magari dopo avere incontrato il presidente cinese Xi Jinping al G20 previsto a fine giugno in Giappone.

Le trattative erano saltate ad inizio del mese, quando Washington aveva accusato Pechino di essersi tirata indietro da impegni già presi che avrebbero portato a un’intesa commerciale. Sebbene la Cina abbia negato, il 10 maggio scorso l’amministrazione Trump ha alzato al 25% dal 10% i dazi su 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi e la Cina ha risposto annunciato che dal primo di giugno avrebbe alzato a sua volta al 25% dazi esistenti su 60 miliardi di importazioni americane.

Gli USA hanno allora minacciato di imporre altri dazi del 25% su 300 miliardi di dollari di beni cinesi importati in USA. Venerdì 17 maggio Huawei viene inserita nella “lista nera” (anche se poi, tre giorni dopo sono stati concessi 90 giorni di tempo alle aziende USA per organizzarsi).

Ora si pensa di inserire nella “lista nera” anche gruppi cinesi di video-sorveglianza.

Ma una ipotetica “retromarcia” su Huawei non sarebbe la prima da parte di Trump riguardante una società cinese. L’anno scorso l'Amministrazione americana aveva negato a Zte l’accesso alla componentistica americana (per lei essenziale), con l’accusa di aver violato le sanzioni su Iran e Corea del Nord. La Tech. cinese venne costretta a pagare una multa, a sostituire i propri manager e ad essere sottoposta a dei rigorosi controlli.

Il Logo della Huawei e Donald Trump
Perchè Trump è contro Huawei: le giuste ragioni di sicurezza

La guerra commerciale è cominciata ormai da circa un anno, e gli esperti danno ormai come un fatto inarrestabile la fine della forte interdipendenza tra le prime due economie del mondo. Alcuni riconoscono in queste politiche un tentativo della potenza egemone di schiacciare la potenza emergente.

Già lo scorso febbraio, i vertici dell’intelligence Usa – CIA, FBI e NSA – hanno avvisato chee i prodotti Huawei e Zte rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale: durate un’udienza al Senate Intelligence Committee avevano infatti accusano le due società Cinesi di essere in grado di controllare o esercitare pressioni sulle infrastrutture di telecomunicazioni statunitensi.

Il direttore dell’FBI, Chris Wray, si era così espresso:

Siamo molto preoccupati sui rischi che comporta permettere, a società o entità controllate da governi stranieri che non condividono i nostri valori, di guadagnare posizioni di potere all’interno delle nostre reti di telecomunicazione. Questo causa la possibilità di esercitare pressioni o controllare la nostra infrastruttura di telecomunicazione – ha proseguito Wray- e la capacità di modificare o sottrarre intenzionalmente informazioni e di condurre una attività di spionaggio non rilevato

Durante l’udienza, anche il presidente del Senate Intelligence Committee, il senatore repubblicano Richard Burr, si è detto preoccupato circa i legami tra il governo cinese e le due società.

Già nelle prime settimane di gennaio il deputato repubblicano Mike Conaway, membro della Camera dei Rappresentanti per lo Stato del Texas, aveva consegnato un disegno di legge che prevedeva il divieto di vendita alle agenzie governative americane di prodotti Huawei e Zte. Anche i senatori repubblicani Tom Cotton e Marco Rubio avevano proposto un disegno di legge analogo.

Il dibattito sulla “sicurezza” dei prodotti Huaweii indica che il problema è diventato, agli occhi dell’amministrazione Usa, decisamente più pressante.

Anche l’ammiraglio Michael Rogers, direttore della NSA, durante l’udienza, disse che

Questa è una sfida che non può che diventare più grave in futuro

Oggi, infatti, si tende a preoccuparsi della “sicurezza” dei device, di ciò che può accadere con l’utilizzo di smartphone, tablet o pc non sicuri, ma non viene ancora posta la giusta importanza sul ruolo dell’infrastruttura. Chi controlla le reti controlla tutte le informazioni. Sulle nostre reti di comunicazione transitano tutte le informazioni e i dati riguardati asset critici di una nazione (diplomazia, difesa, settori energetici, etc.). Purtroppo i governi che si sono succeduti negli ultimi anni, in tutti i Paesi (europei e americani), non hanno fatto molto per aumentare la sicurezza delle proprie infrastrutture di comunicazione, nonostante le raccomandazioni delle proprie Agenzie di intelligence.

Rimane un dato di fatto che i colossi della comunicazione Cinese – Huawei e Zte – gestiscono circa il 90% delle reti mondiali. Questa predominanza sul mercato è frutto di campagne molto aggressive portate avanti per anni che hanno estromesso molti competitor. Le loro infrastrutture costano come le altre, ma sono di fatto quasi un monopolio. Non è dunque un caso che in Paesi molto attenti alla sicurezza nazionale – Stati Uniti, Israele e Regno Unito – alcune aziende, sovente cinesi, vengano inibite dal partecipare alle gare per fornire questo genere di tecnologie.

Per questo gli Stati Uniti hanno lanciato un appello ai propri partner di tutto il mondo chiedendo di non affidare ad Huawei lo sviluppo delle loro reti 5G, perchè i legami di Huawei e Zte con il governo della Repubblica Popolare Cinese – e le recenti leggi cinesi, che impongono alle imprese di assistere il governo nella raccolta di informazioni – ne fanno un venditore inaffidabile.

Il timore dell’amministrazione americana è dunue quello che le aziende cinesi portino avanti operazioni di spionaggio nei vari Paesi in cui operano.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » lun giu 10, 2019 7:37 pm

Trump, uno che predica male ma razzola bene
Daniele Capezzone, 10 giugno 2019

https://www.nicolaporro.it/trump-uno-ch ... BMX2Wv5EGc

I liberali danno (diamo) il meglio quando si ricordano che il liberalismo è un metodo, che occorre essere empirici, induttivi, aperti alle approssimazioni successive, alla correzione costante, alla confutazione popperiana. Invece, danno (diamo) il peggio quando cadono nell’errore di trasformare alcune regole (anche sacrosante) in dogmi immodificabili, diventando deduttivi, cadendo nella tentazione (pure loro, pure noi!) di voler dirigere una società e un tempo, precostituendo un ordine non modificabile.

Perché questo pistolotto? Perché il grande irregolare di questi anni, Donald Trump, nella sua totale eterodossia, mette a dura prova le nostre certezze, e ci insegna qualcosa anche quando percorre vie teoricamente pericolose dal punto di vista liberale.

In economia, ha adottato una ricetta metà liberista (1500 miliardi di dollari di tasse in meno e una strepitosa deregolamentazione) e metà keynesiana (1500 miliardi di investimenti pubblici in più). Un ircocervo che, a una lettura “ortodossa”, lascerebbe perplessi. Eppure ha funzionato in modo spettacolare: crescita alle soglie del 3% e disoccupazione distrutta, al 3,7%, ai minimi dal 1969, cinquant’anni fa.

Ora stesso discorso nei rapporti internazionali. Cosa c’è di peggio per un liberale? I dazi: fumo negli occhi per chi crede nelle virtù del libero commercio. Eppure Trump, scommettendo non sui dazi ma sulla minaccia dei dazi, ha piegato il Messico sull’immigrazione. La notizia del weekend è che, avendo Trump minacciato il Messico di dazi generalizzati (che entro sei mesi si sarebbero impennati al 25%!) su tutto l’export messicano (350 miliardi di dollari) se il governo di quel paese non si fosse messo a collaborare nel contrasto all’immigrazione illegale, Città del Messico si è allineata e ha detto sì a Washington. Esattamente il contrario di ciò che ha fatto l’Ue con la Turchia: noi paghiamo Ankara, e in più lasciamo a Erdogan il “rubinetto” del ricatto sull’immigrazione.

Lezione per noi liberali? L’ideale sarebbe (Reagan e Thatcher) avere qualcuno che predica bene e razzola bene. Ma – in tempi come questi – bisogna applaudire anche chi predica male e però razzola bene.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » mer giu 19, 2019 7:13 am

Trump apre la sua campagna elettorale: "Nessuno come me, tranne George Washington"

Il presidente degli Stati Uniti alla folla di Orlando annuncia la ricandidatura nel 2020: "Siamo stati sotto assedio per due anni e mezzo, i Democratici volevano rovesciare il risultato elettorale. Non ci sono riusciti". Poi la promessa: "La costruzione del muro con il Messico continua"
19 giugno 2019

https://www.repubblica.it/esteri/2019/0 ... -229115649

ORLANDO - "La palude contrattacca vilmente. Siamo stati sotto assedio". Così Donald Trump ha arringato la folla riunita all'Amway Center di Orlando, in Florida, nel discorso per lanciare la sua ricandidatura alla Casa Bianca nel 2020. "Siamo stati sotto assedio per due anni" ma sul rapporto sul Russiagate del procuratore speciale Robert Mueller "abbiamo vinto" contro "democratici arrabbiati che hanno tentato di buttarci giù". "Nessuna collusione, nessuna ostruzione di giustizia".

"Abbiamo ottenuto quello che nessun presidente ha ottenuto nei primi due anni e mezzo di presidenza, e senza dover affrontare l'indagine sulla collusione inventata dai democratici e dai fake news media. E' stato un tentativo illegale di ribaltare il risultato elettorale, spiando la nostra campagna elettorale", ha affermato ancora Trump, che ha sostenuto: "Nessun ha mai contrastato la Russia come Donald Trump". Poi ha puntato l'attenzione sull'economia: "E' la più grande della storia degli Stati Uniti, abbiamo restituito lavoro. Malgrado una illegale caccia alle streghe, nessuno è riuscito a fare quello che ho fatto io in appena due anni e mezzo".

La manifestazione è stata aperta da una breve introduzione della first lady Melania: "Ama davvero il nostro Paese e continuerà a lavorare in vostro nome finchè potrà. E tutti lo vogliamo", ha affermato. I democratici "vogliono levarvi il futuro che chiedete, che l'America merita e che adesso sta ottenendo. Vogliono distruggere il nostro Paese, ma questo non accadrà". "Nessun presidente ha mai avuto il consenso del vostro presidente preferito, Donald Trump. Eccetto George Washington, George aveva il 100%" ha detto il presidente Usa.

Poi il grande cavallo di battaglia del muro con il Messico per fermare l'invasione dei migranti: "Pensate se avessimo un presidente democratico e un congresso democratico. userebbero il potere della legge per farsene scudo e spogliare gli americani dei loro diritti costituzionali riempiendo l'America di immigrati illegali. Stiamo costruendo il muro, i democratici non lo avrebbero mai approvato", ha aggiunto.

"Se volete sbarazzarvi di questo sistema avete un solo modo: votare, votare, votare. L'unica cosa che i politici corrotti capiranno sarà un terremoto. Lo abbiamo già fatto e lo faremo di nuovo, e questa volta finiremo il lavoro" ha ribadito tra le ovazioni della folla il presidente degli Stati Uniti. "I democratici vogliono distruggere il Paese, a loro interessa solo il potere politico. I democratici stanno cercando di fare a pezzi la Costituzione. L'America non sarà mai un paese socialista. I repubblicani credono nella libertà e anche voi".

"Questa elezione non è un vero verdetto sui fantastici progressi che abbiamo fatto. È un verdetto sulla condotta anti americana di coloro che hanno cercato di mettere a rischio la nostra democrazia e voi", ha dettoTrump al suo pubblico. "Coloro che stanno cercando di fermare il nostro movimento sono gli stessi insider di Washington che hanno truccato il sistema per anni". Poi un sondaggio con i fans per lo slogan da usare. Vince nettamente "Keep America great", mantieni grande l'America. Poi ha pronunciato le paroleattese: "Mi candido per un secondo mandato alla Casa Bianca nel 2020".
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » sab giu 22, 2019 8:13 pm

A SCOPPIO RITARDATO
Niram Ferretti
22 giugno 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Eccola, ne è arrivata un'altra. Si chiama Jean Carroll. Donald Trump l'avrebbe stuprata in un camerino del grande magazzino Bergdorf and Goodman a New York. Quando? 23 anni fa. Sì. La Carroll si è ricordata solo adesso. Non in campagna elettorale quando Trump si era candidato. Non appena venne eletto. Improvvisamente, adesso, che esce un suo libro in cui racconta l'episodio.

Ricorderete che anche nel caso di Bret Kavanaugh, il candidato giudice alla Corte Suprema, apparve improvvisamente dal passato una donna, Christine Blasey Fox, la quale raccontò che l'allora liceale aveva abusato di lei durante un festino.

Kavanaugh venne esposto al ludibrio generale ma data la scarsissima credibilità della sua accusatrice ottenne la nomina e ora siede alla Corte Suprema.

La Carroll è solo una della lunga serie di donne che hanno accusato Trump di averle molestate senza che nessuna sia riuscita a portare delle prove credibili. Ora c'è l'attempata Carroll in pole position.

La storia finirà nel bidone della spazzatura ma non è questo il punto, il punto è che negli Stati Uniti, dove è nato il movimento Metoo, una congrega di furenti talebane mozzafallo, se si è dei normali maschi eterosessuali, soprattutto con una posizione di prestigio, il rischio di venire accusati di molestie sessuali o addirittura di stupro, è molto alto.

La Carroll oggi, può comunque stare tranquilla. Così conciata la potrebbe aggredire solo il Dottor Watson.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » dom giu 23, 2019 8:34 pm

Amnesty contro Trump: "Ha accolto quasi solo rifugiati cristiani"
Gerry Freda - Sab, 22/06/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ong ... 2vyb-mB64c

L'amministrazione Trump ha ribadito la sua volontà di coniugare l'accoglienza dei rifugiati con l'esigenza di tutelare la sicurezza nazionale

L’amministrazione Trump è stata accusata da diverse ong umanitarie di praticare “discriminazioni etniche” nell’attribuzione dello status di rifugiato agli stranieri che ne fanno richiesta.

In particolare, l’esecutivo federale è stato biasimato per avere finora concesso la protezione internazionale quasi esclusivamente a individui provenienti da “Paesi a maggioranza cristiana”.

Denise Bell, esponente dell’organizzazione Amnesty International nonché ricercatrice in materia di flussi migratori, ha infatti di recente incolpato Washington per avere accordato, dal gennaio del 2017 fino al 31 maggio di quest’anno, un vero e proprio “trattamento di favore” nei riguardi di richiedenti asilo originari dell’Europa orientale e del Sudamerica. Delle istanze di protezione internazionale accettate dagli uffici-immigrazione americani in tale arco temporale, ben l’84% sarebbe stato appunto presentato da soggetti appartenenti a quelle due aree geografiche, caratterizzate da popolazioni a schiacciante maggioranza cristiane.

Al contrario, appena il 16% delle richieste di asilo politico accolte negli Usa nel periodo considerato avrebbe avuto come beneficiari cittadini di nazioni islamiche situate in Africa e in Medio Oriente. Di conseguenza, la Bell ha affermato che i dati da lei raccolti circa le politiche di accoglienza sviluppate da Donald Trump dal giorno del suo insediamento dimostrerebbero l’“ostilità verso i musulmani” nutrita dall’attuale governo statunitense.

La netta prevalenza, tra i rifugiati ammessi negli Usa dal giorno dell’insediamento del tycoon, di individui cristiani rispetto a quelli di fede coranica è stata segnalata anche da Noah Gottschalk, dirigente dell’associazione pro-migranti International Rescue Committee. Costui ha quindi spiegato che la contrazione della percentuale di profughi maomettani accettati dalle autorità di Washington sarebbe cominciata in coincidenza con l’entrata in vigore del Muslim ban, ossia un provvedimento, varato nel gennaio del 2017 e riformato nel marzo dello stesso anno, che ha introdotto pesanti restrizioni all’ingresso in America da parte di cittadini di alcuni Paesi islamici “affetti da terrorismo endemico”.

L’amministrazione federale, per bocca del capo ufficio-stampa del dipartimento di Stato, ha subito replicato alle accuse di “discriminazione etnica” avanzate dalle ong. Morgan Ortagus, portavoce del dicastero in questione, ha infatti chiarito che la Casa Bianca non avrebbe fatto altro che “coniugare le politiche di accettazione dei rifugiati con la basilare esigenza di salvaguardare la sicurezza nazionale”. Sempre ad avviso della donna, l’ordine pubblico negli Usa verrebbe messo seriamente a repentaglio da un’“accoglienza indiscriminata”, slegata da una rigorosa valutazione della “pericolosità sociale” di ciascun richiedente asilo giunto in territorio americano.
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