Corte federale a Trump: "Incostituzionale bloccare i follower"
Raffaello Binelli - Mer, 10/07/2019
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/cor ... MQAwYvLTzg La Corte federale d’appello del secondo distretto di New York ha stabilito che Trump non può bloccare su Twitter le persone che lo criticano o prendono in giro. Se lo fa vìola la Costituzione
Chissà come la prenderà Donald Trump. La Corte federale d’appello del secondo distretto di New York ha stabilito che il presidente non può bloccare su Twitter le persone che criticano i suoi post o lo prendono in giro: se lo fa vìola la Costituzione.
La decisione, presa all’unanimità dai tre giudici della Corte, di fatto estende anche ai social il principio stabilito dal Primo emendamento, che garantisce la libertà di espressione. Non può essere messa in discussione nemmeno nell'era dei social, che hanno allargato il dibattito politico moltiplicando le occasioni per esprimere il proprio pensiero interloquendo in modo quasi diretto con i leader politici.
Il giudice Barrington Parker, estensore della sentenza, scrive che "l’operato del governo è soggetto a un dibattito aperto e consistente, che genera un livello di intensità e passione raramente visto finora". Per i giudici il Primo emendamento impedisce a qualsiasi pubblico ufficiale che faccia uso dei social media per scopi politici, di escludere dal dibattito online le persone che dimostrano di non essere d’accordo con la sua linea. "Questo dibattito - si legge nella sentenza - per quanto spiacevole e aspro possa diventare, è nonostante tutto una cosa buona. La Costituzione ci ricorda che la miglior risposta a un’opinione sgradita su argomenti di interesse pubblico è più libertà di parola, non meno".
Ovvio e per certi versi scontato il disappunto del Dipartimento di giustizia. Fa sapere che si riserva di ricorrere e ribadisce che il blocco di alcune persone dall’account Twitter di Trump non rappresenta una violazione del Primo emendamento. L’account di Trump, realDonaldTrump, conta circa 62 milioni di follower ed è il mezzo preferito dal presidente per comunicare e fare politica, catturando sempre l’attenzione degli organi di stampa. Lo scorso gennaio la corte d’appello della Virginia aveva stabilito lo stesso principio, vietando alla presidente di una commissione di contea di bloccare su Facebook le critiche postate su una pagina da lei amministrata.
Sorpresa! Con Trump aumentano gli stipendi dei meno istruiti e delle minoranzedi Vito de Luca
9 Luglio 2019
https://loccidentale.it/sorpresa-con-tr ... rngDFIqma8 «Un incubo dickensiano di disuguaglianza, il momento migliore di sempre per milionari e miliardari e il peggiore per tutti gli altri». Così, scrive il Wall Street Journal in un editoriale, appare l’America a chi assiste ai dibattiti fra candidati democratici alla presidenza (a cui anche la Fox, il grande network televisivo finora non ostile all’attuale inquilino della Casa Bianca, sta offrendo un’ampia copertura mediatica). Ma la realtà è che le politiche di Trump stanno aiutando i lavoratori più di quanto abbiano fatto quelle di Obama. Sarà anche il meno anti trumpiano fra i grandi quotidiani Usa. Ma il Wsj come trattare i numeri.
E i numeri dicono che «i salari dei lavoratori meno qualificati stanno salendo al tasso più alto da un decennio e che la disoccupazione tra gli americani meno istruiti e le minoranze è vicina alla più bassa di sempre». Quanto vanno sostenendo, per esempio, Elizabeth Warren e Kamala Harris sull’America che pensa solo ai ricchi – due tra le candidate alle primarie per i democratici (in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno) – per il Wsj è «fiction», dato che è diminuita anche «la disparità fra la middle America e i bastioni costieri della ricchezza». Ma «il grande paradosso dell’economia di Obama», scrive il quotidiano della finanza Usa, è un altro.
Gli interessi prossimi allo zero e il quantitative easing della Federal Reserve hanno favorito le grandi imprese, ma le regolamentazioni «punitive» introdotte da Obama hanno «depresso gli investimenti in capitale umano e fisico. Chi aveva asset finanziari ha prosperato più dei salariati della middle class». I democratici stile Obama «parlavano di continuo di disuguaglianza, piuttosto che di crescita e il risultato è stato meno crescita e più disuguaglianza», sottolinea il giornale della Borsa Usa. Trump, invece, ha fatto il contrario: la sua deregulation fiscale e normativa ha rilanciato gli investimenti, fatto salire la produttività e i salari. E se i profitti delle imprese sono cresciuti il quadruplo nei due anni di Trump, diversamente da quanto accaduto negli ultimi quattro di Obama, i dividendi sono saliti meno, perché si è investito di più in attrezzature, sedi e lavoratori.
Una “Trumpeconomics”, che, almeno da un punto di vista lessicale, ricorda la Reaganomics, la quale non ha puntato su un effimero rilancio dei consumi, ma su una riforma strutturale del sistema economico del paese, con un decisivo rilancio dell’industria nazionale, anche attraverso la riuscita riforma fiscale. Anche la “guerra” commerciale va in questa direzione, pur avendo contro il mainstream economico globalizzato, che considera l’introduzione dei dazi un futuro danno per le imprese a stelle e strisce. Anche se sotto questo aspetto il Wsj non è d’accordo e sostiene che «una cattiva politica commerciale e monetaria può far deragliare la crescita».
Nyt, Trump prepara una maxi-retata di immigrati clandestini10 luglio 2019
https://www.huffingtonpost.it/entry/nyt ... isJlqFgN5U Una maxi-retata di immigrati clandestini. Donald Trump ha dato l’ordine di arrestare migliaia di famiglie immigrate senza documenti presenti nel territorio Usa, ma l’operazione, prevista a partire da domenica, è stata rinviata per la resistenza di diversi funzionari nelle agenzie sull’immigrazione. Lo riporta il New York Times, che cita tre diverse fonti anonime fra i funzionari della sicurezza nazionale statunitense.
Il piano prevedeva diversi giorni di operazioni, condotte dall’Ice (Immigration and Customs Enforcement) - l’agenzia statunitense che si occupa di controllo delle frontiere e di immigrazione - anche con il mandato di effettuare arresti “collaterali”, spiegano le fonti anonime riportate dal quotidiano. Le autorità potranno arrestare tutti i migranti che verranno trovati senza documenti, anche se quelli che non sono specifici bersagli dei raid. I familiari fermati dovrebbero essere portati in centri di detenzione in Texas e Pennsylvania. Le fonti spiegano che l’operazione di polizia dovrebbe riguardare almeno 10 città con un target di almeno 2000 persone presenti illegalmente sul territorio americano.
Alcuni agenti dell’ICE hanno però espresso una grande preoccupazione per il fatto di dover arrestare anche bambini. Hanno inoltre messo in dubbio l’efficacia di questi raid, visto il passaparola nelle comunità di immigrati sulle modalità per evitare gli arresti - ad esempio rifiutando di aprire la porta quando un agente si presenta nelle loro abitazioni, dal momento che non è loro potere entrare con la forza.
Contro l’operazione si è schierato più volte Kevin K. McAleenan, segretario dell’Homeland Security, preoccupato sia per la logistica e sia per la moralità dell’operazione, che finirà per separare intere famiglie. Nancy Pelosi, presidente della Camera dei rappresentanti, ha chiamato il presidente pregandolo di evitare un’operazione “senza cuore”.
Migranti, Elizabeth Warren vuole distruggere la "linea del rigore" di TrumpFrancesco Boezi
15 luglio 2019
https://it.insideover.com/migrazioni/mi ... Qrwrgnbmio Elizabeth Warren, alias “Pocahontas”, desidera che i confini degli Stati Uniti divengano più malleabili per migranti e rifugiati. Basta il titolo del documento che il suo team elettorale ha diffuso qualche ora fa: “Un sistema equo ed accogliente per l’immigrazione”. Il che non corrisponde proprio al mantra trumpiano: “Build a wall”.
La gestione dei fenomeni migratori non sarà il focus principale delle prossime presidenziali, anche perché non interessa in egual misura tutti gli Stati, ma rappresenterà uno degli argomenti principe su cui i candidati si divideranno con più facilità. La senatrice democratica sta per svestirsi dei panni di quello che negli States chiamano underdog, ossia il candidato costretto ad inseguire, perché i sondaggi hanno iniziato a far capire come possa ascendere in termini di consensi. Si veda, per esempio, come Politico ha segnalato il raggiungimento del secondo posto temporaneo nelle rilevazioni. A farne le spese, per ora, è stato Bernie Sanders.
Comunque vadano a finire le primarie, l’esponente del Massachusetts ha impostato la sua campagna sulla bontà dell’accoglienza: “Gli immigrati sono sempre stati una fonte vitale di forza americana”, si legge nelle prime righe del suo programma tematico. E ancora: “Contribuiscono alla crescita della nostra economia e rendono le nostre comunità più ricche e diversificate”. Alla base di questo testo c’è anche un po’ di opportunità politica: i Dem sperano che le minoranze siano il fattore decisivo delle prossime presidenziali. Donald Trump viene descritto come l’artefice di una demonizzazione.
La sinistra occidentale non ha troppa fantasia di questi tempi: usa ripetere argomentazioni sempre uguali a se stesse, prescindendo dal continente in cui opera. Tra “depenalizzazioni” e “decriminalizzazioni” varie, spicca il progetto di creazione di un “ufficio per i nuovi americani”. Mentre il presidente degli Stati Uniti, avvicinandosi le elezioni, conta di chiudere il cerchio sull’immigrazione, contrastando sul campo giudiziario alcune Ong e procedendo con un corposo numero di espulsioni, i liberal-democratici a stelle e strisce si fanno portavoce del multiculturalismo più estremo. Quello che, insieme alla bioetica, è il campo di battaglia più frequentato della contemporaneità politica.
Di muri al confine con il Messico non se ne parla. Anzi, Warren, tramite il suo programma pro migranti, identifica la fattispecie propria dei casi d’irregolarità, sostenendo che “fare il proprio ingresso senza autorizzazione all’interno di una nazione costituisce sempre una violazione civile”. E il penale? Verrebbe meno. Non si chiamano liberal a caso. Quanto fatto dal Commander in Chief in questi quattro anni di presidenza, dunque, verrebbe compromesso.. A mutare sarebbe il paradigma giuridico. Ma la palla, tra qualche mese, ce l’avranno gli elettori americani: saranno loro a decidere sulla pieghevolezze dei confini, votando.
Usa, Camera approva una risoluzione di condanna per i commenti di Trump su 4 deputateIl presidente Usa nella bufera per i tweet contro le parlamentari Ocasio-Cortez, Omar, Tlaib e Pressley. E un deputato dem chiede impeachment
17 luglio 2019
https://www.repubblica.it/esteri/2019/0 ... -231355796 Usa, Camera approva una risoluzione di condanna per i commenti di Trump su 4 deputate
NEW YORK - La Camera a maggioranza democratica approva la risoluzione che condanna i commenti razzisti del presidente Donald Trump contro le deputate progressiste appartenenti a minoranze. Il via libera è arrivato al termine di una seduta convulsa, durante la quale la speaker Nancy Pelosi è stata ripresa dai colleghi per aver violato le regole vigenti, che vietano di definire il presidente razzista o dire dichiarare razzisti i suoi commenti.
Dopo il tweet di domenica in cui Trump aveva invitato Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib, Ayanna Pressley e Ilhan Omar, quattro donne, elette alla camera dei rappresentanti, nessuna delle quali bianca, a tornarsene nel loro Paese d'origine, il presidente degli Stati Uniti aveva rincarato la dose, chiedendo perfino al partito repubblicano di difenderlo dalle critiche ricevute.
"Quando si scuseranno con il nostro Paese, il popolo di Israele e con l'ufficio del Presidente, per il linguaggio volgare che hanno usato e per le cose terribili che hanno detto? Tante persone sono arrabbiate con loro e le loro azioni sono orribili e disgustose!", aveva scritto il presidente Usa. Poi, citando tra virgolette e taggando l'attuale senatore della Carolina del Sud, Lindsey Graham, aveva aggiunto: "Sono anti-semite, anti-americane, la loro agenda politica è disgustosa e gli americani la bocceranno". "Sappiamo tutti - ha scritto ancora - che Ocasio Cortez e le altre sono un branco di comunisti, che odiano Israele e il nostro Paese". In ogni caso, aveva aggiunto, "se non sono contente di stare qui, possono andarsene". "Queste sono persone, a mio avviso, che odiano l'America", aveva concluso.
La Camera americana si è spaccata dopo un dibattito feroce. La risoluzione voluta dai democratici è stata approvata con 240 voti a favore e 187 contrari: solo quattro repubblicani si sono uniti ai democratici nel condannare il presidente americano per i "commenti razzisti che hanno legittimato e aumentato i timori e il disprezzo".
Trump, secondo indiscrezioni, avrebbe seguito il voto incollato alla tv e per seguirlo passo a passo avrebbe cancellato anche alcuni appuntamenti. Nonostante i tentativi repubblicani di bloccare il provvedimento, la Camera ha dato il suo via libera in uno schiaffo deciso e forse senza precedenti a Trump. La risoluzione approvata, secondo alcuni osservatori, potrebbe ora essere utile a contrastare Trump e le sue politiche nei tribunali americani, soprattutto sul fronte dell'immigrazione, tema caro al presidente. Il partito repubblicano ha tutto sommato superato il test del voto, mostrandosi compatto dietro al suo presidente e seguendo la linea dettata dal leader del Senato, Mitch McConnel. Dopo un assordante silenzio durato giorni, McConnell è finalmente uscito allo scoperto e affermato che il presidente "non è razzista".
Il deputato democratico del Texas Al Green ha presentato alla Camera la sua risoluzione per l'impeachment di Donald Trump in seguito ai suoi commenti razzisti nei confronti delle deputate progressiste appartenenti a minoranze. Non è la prima volta che Green intraprende questa strada: l'obiettivo del deputato è spingere la Camera ad affrontare il nodo dell'impeachment nel breve termine vista la natura 'privilegiata' della risoluzione. L'iniziativa di Green è simbolica e appare sicuro che non sfocerà in nessun voto. La mossa si differenzia dalla richiesta avanzata da 80 membri della Camera di lanciare un'indagine per un possibile impeachment di Trump.
L'attacco di Trump alle neodeputate "colpevoli" agli occhi del presidente di aver difeso i diritti dei migranti, ha scatenato un puriferio negli Stati Uniti ma anche fuori dai confini nazionali. A Trump ha risposto con durezza la premier britannica, Theresa May: le parole del presidente americano sono "completamente inaccettabili". La questione razziale è dunque tornata a dominare il dibattito politico americano.
Alberto Pento
Grazie e forza Trump!