Ius soli e cittadinanza

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » sab ott 07, 2017 8:23 pm

Quante idiozie e menzogne!

Quel sussidiario che indottrina i bambini sull'accoglienza
Il coinvolgimento e la strumentalizzazione dei bambini nelle iniziative di propaganda politica pro immigrazione e pro ius soli non conosce tregua
Laura Tecce - Sab, 07/10/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 50023.html

Il coinvolgimento e la strumentalizzazione dei bambini nelle iniziative di propaganda politica pro immigrazione e pro ius soli non conosce tregua

Né mezze misure. Persino gli alunni delle scuole primarie ed elementari ne sono vittime. Fra scioperi della fame a staffetta di pannelliana memoria di deputati, senatori e ministri e manifestazioni promosse dalla rete «Insegnanti per la cittadinanza», sono sempre i più giovani il bersaglio di un indottrinamento subdolo e unilaterale. In realtà non ci sarebbe neanche bisogno di tanto clamore perché la metodica e insistente azione di persuasione già viene fatta ogni giorno sui banchi, a partire dai libri di testo: è il caso della scuola elementare Ernesto Solvay di Rosignano Solvay in provincia di Livorno.

Nel sussidiario di storia, scelto dal consiglio interclasse e approvato dal collegio docenti e dalla direzione didattica statale, nella sezione Cittadinanza & Costituzione campeggia in evidenza lo slogan: «Accogliamo insieme i profughi». A guisa di giustificazione per tanto entusiasmo, ai bambini della quarta elementare viene spiegato che «Gli stranieri non portano solo problemi, come alcuni riferiscono, ma anche le loro culture, i loro modi di pensare, le loro tradizioni, le loro abitudini che rappresentano occasioni di crescita di una civiltà. Gli stranieri sono anche ricchezza!».

Bontà sua, l'autore ha tralasciato di puntualizzare chi siano coloro che «riferiscono» che gli stranieri portano problemi ma in altri passaggi non ha mancato di elencare chi invece sia in prima linea per farci conoscere e apprezzare tanta ricchezza: «Alcune associazioni di volontari («Croce Rossa, Save The Children, Emergency», si legge, «sono impegnati sin dall'arrivo nell'accoglienza dei migranti offrendo loro cibo, vestiti e un pasto nei centri di accoglienza di tutta Italia perché possano poi trovare un lavoro e vivere una vita dignitosa».

Indubbiamente una visione ottimistica: solo per citare gli ultimi dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 agosto 2017 sono sbarcate in Italia 98.988 persone e nello stesso periodo del 2016 ne arrivarono 115.075. Se ci fosse pronto un lavoro per tutti la disoccupazione nel nostro Paese non sarebbe il dramma sociale che invece, purtroppo, è. Ovviamente nel testo viene menzionato l'articolo 10 della Costituzione che secondo gli estensori «si occupa dei diritti di queste persone e concede il diritto di accoglienza a tutti gli stranieri privati della libertà nel loro Paese». Una libera interpretazione del dettato costituzionale nella quale non è nessun riferimento ad un'accoglienza indiscriminata.

Del resto però il paragrafo si intitola «Le migrazioni oggi come ieri» e in apertura si citano addirittura i Fenici che «hanno attivato i flussi migratori e hanno contribuito a costruire grandi e importanti città nel Mediterraneo». Orbene, prendiamo dunque esempio niente di meno che dai Fenici e rendiamo gli immigrati che sbarcano sul territorio protagonisti della costruzione di grandi città.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom ott 08, 2017 8:49 pm

???


Karima Moual

https://www.facebook.com/karima.moual.3 ... 1401668393

Ero Straniera,
ma nel 2003 ho acquisito la cittadinanza italiana secondo il percorso della nostra legge, che prevede 10 anni di residenza ininterrotta nel paese, ed altri requisiti quasi tutti legati alla questione economica: reddito dei genitori, la loro condizione abitativa, il loro 740 annuale...

Io comunque ce l'ho fatta nonostante fossi la più piccola della famiglia.

Ricordo ancora quando ne parlai con mio padre. Avevo 17 anni. In Italia da 8. Sembravo un extraterrestre che parlava di qualcosa di sconosciuto. Perché volevo la cittadinanza italiana? Non ne avevo già una, quella marocchina?

I miei genitori nel 2000 erano già qui da più di 20 anni ma senza mai aver pensato di richiedere la cittadinanza. Loro però erano un'altra generazione. Sapevano di essere stranieri, si sottomettevano a questa condizione e forse ancor di più: i loro progetti futuri erano nel paese d'origine.

L'Italia per loro, in quegli anni, era un paese che amavano ma rimaneva comunque un paese di passaggio. Loro erano dei veri Migranti. Avevano scelto di lasciare con fatica il loro paese perché volevano migliorare le loro condizioni di vita. Avevano sofferto nel fare questa scelta piena di sacrifici, ma il loro sogno era comunque il Ritorno.
Io però ero arrivata a 9 anni in Italia, e non avevo fatto nessuna scelta. Avevo fatto solo un bel viaggio, e per la mia età ero entusiasta della nuova avventura.
Quando discutevo con mio padre della mia volontà di diventare cittadina italiana già mi sentivo parte attiva di questa società e a quell'epoca non avevo nessun progetto futuro nel mio paese di origine ma obiettivi da portare avanti nel mio nuovo paese di adozione.

Si, io ero un'altra generazione rispetto a quella dei miei genitori. Io non mi volevo sentire straniera e non ero emigrata per mia scelta.

Conclusi i 10 anni di residenza andai all'ufficio preposto per chiedere tutto ciò che era necessario per l'acquisizione.

Dunque raccolsi tutta la documentazione nel giro di un anno. E però, in quell'anno l'attività commerciale di mio padre non brillava per reddito e rischiavo il diniego.
La capo ufficio di allora, donna molto sensibile, mi consigliò di portare avanti nel dossier il reddito di mia madre che era più alto. Ebbe ragione, ed io , con grande stupore di tutta la mia famiglia, diventai cittadina italiana nel 2002.
La più piccola della famiglia era italiana. Wow, quante risate, nessuno ci credeva. Inutile dirvi che questa mia iniziativa coinvolse tutta la mia famiglia, perché poi diventare italiana in effetti abbatteva molti ostacoli rispetto alla condizione di straniero.
E allora, prima mia madre. Italiana. Poi mio padre ( con grande sofferenza) il più anziano in Italia (dal '79) che dovette ricevere un primo rifiuto, per reddito, e aspettare 6 anni prima di acquisirla. Poi la sorella più grande e infine il fratello, poi le zie e gli zii. Tutti oggi italiani.
Ma mica facile per loro.
Mio fratello, il più grande, in Italia dall'86, prima ancora di me e mia sorella, si sentiva talmente italiano che mai pensò di chiedere la cittadinanza finché un giorno glielo ricordò la scadenza del permesso di soggiorno e un occupazione che non riusciva più a trovare per la crisi economica che si era abbattuto con violenza nel 2007.

Mi chiamò incredulo: "Karima non sai cosa mi è successo oggi in questura: non vogliono più rinnovarmi il permesso di soggiorno perché ho perso il lavoro. Io che sono qui da 20 anni Karima. Che non ho fatto altro che lavorare, oggi che sono in un periodo buio c'è il rischio che mi rimandano in Marocco..."

Fortuna che poi si rialzò, chiese la carta soggiorno e poi fece la fila per la cittadinanza. È riuscito ad averla dopo 30 anni in Italia.
Condivido un po' del personale perché serva a riflettere.
In questi anni, oltre alle storie personali ne ho raccolte, come giornalista, molte altre sulla questione cittadinanza. Storie davvero assurde. Di chi per un errore all' anagrafe, per reddito dei genitori basso, per un lavoro perso, si è trovato ultimo nella fila per l'acquisizione di un diritto.

Due storie in particolare, hanno segnato la drammaticità di questa legge, che raccontai 6 anni fa sul Sole24Ore. La storia di Dounia e Loretta. Due ragazze nate in Italia ma per errori e mancanze hanno rischiato di perdere anche il loro permesso di soggiorno rischiando di essere rimpatriate in paesi che mai hanno visitato.

Fortuna che le loro storie che avevo raccontato ebbero grande visibilità anche in TV creando grande dibattito. Bastò il racconto per sensibilizzare il Viminale al rilascio della loro la cittadinanza.
Perché loro erano cittadine e non straniere. Ricordo ancora la loro felicità e i loro ringraziamenti. Ma io avevo solo raccontato la loro storia. Il lieto fine era a loro dovuto.

È da quando faccio questo lavoro che mi occupo del diritto di cittadinanza, incontrando le storie più assurde e provando a raccontarle.

Nel 2017, posso dirvi che sono davvero stufa ed esausta. Non ho più voglia di raccontare nuovi cittadini italiani quando sono lì che vivono e respirano con noi. Li ho visti crescere e sono cresciuta anche io per dirmi che è davvero ridicolo raccontarli come altro quando sono Noi.

Quanto diavolo di storie e ritratti dobbiamo raccontare e scrivere ancora perché ci si svegli a riconoscere una risorsa e un diritto?

È vergognoso tenere in ostaggio di una legge anacronistica migliaia di ragazzi, pienamente cittadini e inseriti nella nostra quotidianità. È politicamente miope arroccarsi nella paura del futuro che i figli dei migranti rappresentano per tutti noi.

Io non mi sentivo della generazione di mio padre 25 anni fa. Io ero già una generazione differente con una visione diversa, e pensare che ero arrivata ad appena 9 anni in Italia.

Pensare che i figli degli immigrati, nati in Italia, classe 2000, debbano fare la fila alla questura per un permesso di soggiorno insieme a chi arriva l'altro ieri, mi provoca rabbia e imbarazzo, per una politica che non sa fare politica.

Io ero straniera, da 26 anni sono italiana ma non dimentico e non posso fare a meno di sostenere chi vuole accedere a questo diritto nella piena consapevolezza, legalità e cittadinanza. Al passo con i tempi i cambiamenti e la nostra realtà.

Karima Moual



Devo a Sherif di avermi fatto scoprire questo articolo, una lunga ed accorata riflessione di una brava giornalista italomarocchina, Karima Moual, sulla questione del progetto di legge in discussione sul c.d. jus soli: una riflessione che (mi) colpisce e (mi) induce ad ulteriori riflessioni sull'argomento.

https://www.facebook.com/ClaudioCrisote ... 1357136979

Personalmente non sono mai riuscito a conprendere quelli che per comodità indico come opposti estremismi: da un lato chi afferma che senza tale legge l'Italia sprofonderebbe in una sorta di cupo medioevo razzista, dall'altro chi sostiene che qualora venisse infine approvata tale legge segnerebbe la fine della plurimillenaria identità italiana.

Ho la netta impressione che vi sia una sorta di parallela e reciproca corsa ad usare toni sempre piu' alti, forti, sdegnati, barricaderi, finendo cosi per dimenticare il tema oggetto di confronto.

I numeri ufficiali ci dicono che l'Italia e', tra i paesi UE, uno tra i più generosi in assoluto nel riconoscimento dei propri nuovi cittadini: sono circa 200.000 ogni anno (nei primi anni '90 erano invece circa 2.000).

Parrebbe insomma non esservi bisogno alcuno di questa legge sul c.d. jus soli, ma ne siamo assolutamente certi?

Di tutti questi casi richiamati da Karima quanti sono causati da una legge presuntamente vecchia e superata, e quanti invece solo da una diffusa ignoranza - nel senso proprio tecnico di non conoscenza - della legge tuttora vigente sulla cittadinanza?

Mesi fa una brava signora romena cui avevo dato una mano con le relative pratiche si e' vista finalmente riconoscere la cittadinanza, e dunque mastico un poco la materia: ed a mio modesto avviso la vigente legge e' abbastanza severa ma fondamentalmente giusta, perche' fa dello status di cittadino non un diritto gia' acquisito ma un obiettivo - ed insieme anche un premio - da raggiungere con il tempo e gli sforzi.

Il testo in discussione mi lascia nel merito perplesso, credo potesse essere piu' stringente e quindi rassicurare maggiormente quella parte forse maggioritaria della opinione pubblica ancora legittimamente scettica: ma non si puo' far proprio nulla per venire comunque almeno un poco incontro a queste persone?

Piu' che il c.d. jus soli non si potrebbe lavorare meglio sullo jus culturae, rendendo ad esempio chi divenisse maggiorenne con un ciclo scolastico completo gia' terminato titolare a richiedere la cittadinanza (ottenendola magari senza i consueti tempi biblici della famigerata burocrazia italiana...)?

Io direi quantomeno pensiamoci.

E magari confrontiamoci pure, liberamente e civilmente.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » lun ott 09, 2017 7:27 pm

???

Questi preti cattolico-romani sono demagoghi irresponsabili e incoscienti bandiere al vento.

Ius soli, la Cei cambia rotta: "Solo la nascita non basta"
Franco Grilli - Mer, 04/10/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 49263.html

Il presidente della conferenza episcopale italiana, cardinal Bassetti: "Prima un'opera integrazione, poi la cittadinanza"

Retromarcia Cei sul fronte della ius soli. E l'inversione di rotta arriva con le parole del presidente della Conferenza espiscopale italiana, il cardinal Gualtero Bassetti: "Ci vuole un'opera di accoglienza, integrazione e accompagnamento; poi naturalmente si può arrivare anche al diritto di cittadinanza.

Non basta la nascita. Secondo me così si fa torto anche a chi nasce, mentre la cittadinanza è qualcosa che ci si conquista con un inserimento progressivo nel tipo di civiltà, di nazione in cui siamo. Mi sembra più rispettoso per tutti, fatto gradualmente in questo modo". Poi, entrando nel dettaglio dell'iter parlamentare del disegno di legge sullo ius soli, il presidente della Cei ha detto: "C'è ancora dl cammino da fare in apertura della legge, e non aggiungo altro". La frenata della Cei arriva mentre in Parlamento e soprattutto al Senato è ricominciato il dialogo interno alla maggioranza per provare a portare in porto la legge proprio in questa legislatura. Su Avvenire, Simona Vicari di Ap ha spiegato la posizione del partito guidato da Angelino Alfano: "Con alcune modifiche Alternativa popolare è disponibile a votare, subito e anche con la fiducia, una legge sulla nuova cittadinanza che sia ispirata al criterio dello ius culturae".

La mossa della Cei però rivista la posizione di parte della Chiesa assunta finora sullo ius soli. Solo qualche giorno fa aveva affermato: "Alla luce del Vangelo e dell’esperienza di umanità della Chiesa, penso che la costruzione di questo processo di integrazione possa passare anche attraverso il riconoscimento di una nuova cittadinanza, che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e donne che sono nati in Italia, che parlano la nostra lingua e assumono la nostra memoria storica, con i valori che porta con sè", aveva affermato il cardinale.

Adesso lo stesso "processo di integrazione" per Bassetti deve avere un altro tipo di percorso: "Non basta la nascita". Lo ius soli per la Cei non è più dunque una priorità e ripiega su una posizione di lungo-medi periodo che prevede la cittadinanza solo dopo un periodo di integrazione. E sulle parole di Bassetti infine sono arrivate le parole dell'europarlamentare di Forza Italia, Salvatore Cicu: "Dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, sono arrivate autorevoli parole di assoluto buonsenso: la cittadinanza non può essere un riconoscimento puramente burocratico, un fatto meccanico, ma la si conquista con un inserimento progressivo dopo aver fatto propri i valori della nazione.

Come Forza Italia ha sempre sostenuto, la cittadinanza deve arrivare alla fine di un percorso di integrazione che già è avvenuto, non all'inizio di quel percorso sperando poi che dalla concessione della cittadinanza possa scaturire automaticamente l'integrazione".



La Cei vira a sinistra: "Ius soli subito"
Serena Sartini - Mar, 26/09/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 45979.html


Il neopresidente Bassetti bacchetta i politici su migranti, lavoro ai giovani e famiglia

Roma - Una chiesa plurale, vicina ai poveri, francescana, con il sogno missionario di arrivare a tutti.

Una chiesa ospedale da campo come piace a Papa Francesco. È quella che immagina il cardinale Gualtiero Bassetti, neo presidente della Cei, che ieri ha aperto il suo primo consiglio episcopale permanente. Una chiesa attenta e inserita pienamente nei problemi sociali, politici ed economici del Paese. È un discorso programmatico quello del nuovo numero uno dei vescovi italiani, nominato da Bergoglio che lo ha scelto tra una terna eletta dai presuli.

Una prolusione aperta con un omaggio alle donne vittime di violenza e con citazioni di don Mazzolari, don Milani e Giorgio La Pira. Il pensiero va agli ultimi: agli immigrati, ai giovani disoccupati, alle famiglie in difficoltà. E la risposta è sempre la stessa: accoglienza, vicinanza, sostegno. Con un chiaro appoggio allo ius soli. «Penso che la costruzione di un processo di integrazione possa passare anche attraverso il riconoscimento di una nuova cittadinanza che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e donne che sono nati in Italia, che parlano la nostra lingua e assumono la nostra memoria storica».
Sul fenomeno delle migrazioni il porporato - bergogliano doc - ha ricordato come i vescovi italiani, pur «vicini alle paure delle famiglie e del popolo», rigettano «la diffusione di una cultura della paura e il riemergere drammatico della xenofobia», auspicando che sia «scongiurata in ogni modo una fratricida guerra tra i poveri delle nostre periferie». In tema di disoccupazione giovanile, l'allarme è chiaro. «Oggi il lavoro è senza dubbio la priorità più importante per il Paese e la disoccupazione giovanile è la grande emergenza». Per Bassetti, dunque, «nonostante in Italia ci siano piccoli segnali di ripresa per l'economia» non si può non essere preoccupati per «gli 8 milioni di poveri descritti dall'Istat». «Ci sono tante affermazioni gridate - ha proseguito - ma forse manca un pensiero lungo sul Paese». Una «misura giusta e urgente, non più rinviabile» è invece il «fattore famiglia», che garantirebbe «un sostegno fiscale alle famiglie». Infine l'invito alla collegialità. «Siamo chiamati a dare vita non a una chiesa uniforme, ma solidale e unita nella sua complessa pluralità. Si tratta di una autentica vocazione alla collegialità e al dialogo».


La Cei: "Chiesa favorevole allo ius soli. Questa legge è indispensabile"
La Cei si schiera con la sinistra terzomondista. Monsignor Perego: "Lo ius soli migliorerebbero la vita nelle nostre città"
Sergio Rame - Dom, 18/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 10458.html

Per il Vaticano la legge sulla cittadinanza, che introduce lo ius soli, è addirittura "indispensabile".

E così, mentre il Paese si divide profondamente, la Santa Sede ci mette il carico da novanta allinendosi alle posizioni della sinistra radicale e sposando il riconoscimento del diritto di cittadinanza ai bambini di immigrati nati in Italia. "Ius Soli e Ius Culturae - dice monsignor Gian Carlo Perego in una intervista a Repubblica - sono strumenti che migliorerebbero la vita nelle nostre città, favorendo inclusione e partecipazione".

Si infiamma nuovamente lo scontro sullo ius soli. Non è più solo il centrodestra, che ha annunciato di voler raccogliere le firme per un referendum abrogativo qualora il ddl fosse approvato, a schierarsi contro il riconoscimento del diritto di cittadinanza ai bambini di immigrati nati in Italia. Anche il Movimento 5 Stelle è pronto a sfidare la sinistra che intende approvato la misura a tutti i costi, anche se rischia di dividere profondamente il Paese. A scendere in campo per difendere la legge sulla cittadinanza ci sono, però, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, secondo cui si tratta di "un atto di civiltà" perché "i bambini hanno diritto alla cittadinanza", e il Vaticano. "La Chiesa ha chiesto una nuova legge, la riteniamo indispensabile", ha spiegato in una intervista a Repubblica il presidente della fondazione Migrantes della Cei, Monsignor Gian Carlo Perego.

Per il Vaticano la legge sulla cittadinanza va adeguata perché, è l'opinione di monisgnor Perego, "non considera ciò che il nostro Paese oggi è diventato, i suoi cinque milioni di migranti e una mobilità cresciuta". Proprio per questo considerano lo ius soli e lo ius culturae "strumenti che migliorerebbero la vita nelle nostre città, favorendo inclusione e partecipazione". Nell'intervista monsignor Perego critica chi si oppone al provvedimento: "Forse questo tipo di contestazione fa guadagnare voti, ma non aiuta il Paese. Seminare panico e confusione non serve. E poi - incalza - perché non votare una legge giusta soltanto perché ci sarebbero altre presunte priorità? Questa legge - conclude - aiuterebbe diversi ragazzi a trovare più facilmente lavoro e aiuterebbe la nostra economia".



Alberto Pento
Quante idiozie che racconta questo prete!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom ott 15, 2017 4:02 am

???

Lo ius soli non spalanca le porte agli immigrati, è tempo di spiegare bene agli italiani di che si tratta
14/10/2017

http://www.huffingtonpost.it/antonella- ... mg00000001


Il diritto a una nazionalità è sancito nella dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Basterebbe già questo per zittire quanti blaterano di 'sopruso' nei confronti degli italiani nell'approvare una legge che applichi il principio dello 'ius soli'.

Per chi non lo sapesse, e sono in tanti, questo termine latino - letteralmente diritto (ius) del suolo (soli genitivo di solum)- che sancisce il diritto all'acquisizione della cittadinanza nel Paese sul cui territorio si nasce, indipendentemente dalla nazionalità dei genitori, è applicato in varie forme nella gran parte dei paesi europei e in assoluto in quelli occidentali.

Ciò non vuol dire che se l'Italia lo adottasse così come è previsto dal disegno di legge che dovrebbe introdurlo, con un profilo 'temperato', tutti i bambini partoriti da donne incinte arrivando oggi nel nostro Paese su barconi di fortuna sarebbero considerati italiani.

Ma i professionisti della speculazione politica e in cerca di consenso elettorale vogliono far passare questa verità che, giustamente o meno, allarma l'opinione pubblica.

E allora tocca fare chiarezza. Una volta per sempre. Soprattutto oggi che il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni dal palco dell'Eliseo, dove si festeggiavano i dieci anni del Partito democratico, ha garantito che l'approvazione di questa legge di civiltà resta una priorità del suo governo.

Lo farò come se lo stessi spiegando a un bambino di cinque anni. In modo semplice.

Intanto, traducendo direttamente dalla Universal Declaration of Human Rights approvata dall'assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948, l'articolo 24 del Patto internazionale sui diritti civili e politici recita: ogni fanciullo, senza alcuna discriminazione sulla razza, il colore, il sesso, la lingua, la religione, l'origine nazionale o sociale, deve essere registrato immediatamente dopo la nascita e deve avere un nome. Ogni bambino ha il diritto di acquisire una cittadinanza.

E l'articolo 7 precisa che: gli Stati firmatari della presente dichiarazione devono garantire l'applicazione di questi diritti in conformità della loro legislazione nazionale e dei loro obblighi ai sensi degli strumenti internazionali pertinenti in questo settore, in particolare quando il bambino risulterebbe altrimenti apolide.
Con queste indicazioni, i sottoscrittori della dichiarazione del '48 tra cui ovviamente l'Italia, hanno assunto l'impegno a rispettare il diritto dei minori costretti a nascere al di fuori del proprio Paese di origine, ma anche dei figli di lavoratori migranti ad acquisire una nazionalità all'atto della registrazione dopo la nascita.

Tra gli Stati che finora hanno preso alla lettera le prescrizioni delle Nazioni Unite e non si limitano come in Italia al riconoscimento della cittadinanza secondo il principio dello ius sanguinis ('diritto di sangue') ovvero bambini nati da almeno un genitore italiano, i discendenti che sono in grado di dimostrare la catena parentale fino ai parenti italiani e i figli di ignoti nati in Italia, i più virtuosi in Europa sono la Francia, la Germania, l'Irlanda e la Gran Bretagna.

Il Regno Unito, anche se con la Brexit potrebbe modificare la normativa in materia di cittadinanza, pur non avendo uno ius soli alla nascita garantisce un accesso facilitato alla nazionalità britannica.

Il bambino che nasce sul territorio inglese anche da un solo genitore già in possesso della nazionalità Uk o che è legalmente residente nel Paese da tre anni è automaticamente cittadino del Regno Unito, diritto che si acquisisce anche dopo tre anni di matrimonio con un britannico.

In Irlanda, che come l'Italia riconosce il principio dello ius sanguinis, se un bambino nasce da genitori di cui almeno uno risiede nel Paese regolarmente con un permesso di soggiorno da non meno di tre anni è di diritto irlandese.

Seppur con maggiori restrizioni, anche in Germania è possibile accedere da stranieri alla cittadinanza tedesca. Dal primo gennaio del 2000 è entrato in vigore uno ius sanguinis meno rigido. Tutti i bambini nati da quella data sono riconosciuti 'cittadini' della Germania anche se entrambi i genitori non sono tedeschi. L'unica condizione è che uno dei genitori sia legalmente residente nel Paese da otto anni e abbia un diritto di soggiorno oppure viva lì da tre anni ma con un permesso di soggiorno permanente.

Il sistema più simile a quello italiano, ma che ha adeguato la legislazione in merito alla cittadinanza, è quello francese. Pur non esistendo uno ius soli puro, chi nasce nel territorio del Paese e ha vissuto stabilmente in Francia per un periodo di almeno cinque anni può ottenere la nazionalità quando compie la maggiore età. I figli nati da un genitore straniero nato in Francia viene invece considerato automaticamente francese.

Nonostante l'avvento dell'amministrazione Trump, restano in assoluto gli Stati Uniti il più grande Paese in cui per nascita si applica lo ius soli e dunque si è cittadini americani per il semplice fatto di essere nati sul territorio Usa. La cittadinanza americana dura tutta la vita, a meno che non si rinunci ad essa.
Con l'entrata in vigore del 14esimo Emendamento della Costituzione il 9 luglio 1868, la nazionalità delle persone nate in America è stata regolata da una clausola in cui si afferma: "Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti, e soggette alla loro giurisdizione, sono cittadini americani e dello Stato in cui risiedono".

In Italia non si vuole arrivare a tanto. Se il ddl in attesa di calendarizzazione in Senato, con la speranza che possa essere approvato entro la fine della legislatura - come si è impegnato a fare il premier Gentiloni - un bambino nato in Italia ottiene la cittadinanza se almeno uno dei due genitori si trova legalmente nel paese da almeno 5 anni ed è in possesso di un permesso di soggiorno, un reddito non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale, vive in un'abitazione con i requisiti di idoneità previsti dalla legge e ha superato un test di conoscenza della lingua italiana.

L'altra strada per ottenere la cittadinanza è quella del cosiddetto ius culturae, e passa attraverso il sistema scolastico italiano.

I minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno 5 anni potranno chiedere la cittadinanza italiana, come i ragazzi nati all'estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni trascorrendone almeno sei anni nel nostro Paese e dopo avere frequentato a loro volta un intero ciclo scolastico.

Insomma, quanto fanno già i nostri figli che sono italiani.



Alberto Pento
Generalmente e quasi universalmente i figli dei genitori emigrati in un altro paese, acquisiscono automaticamente la cittadinanza dei genitori.

http://www.libertaciviliimmigrazione.in ... taslia.pdf


Inoltre, in Italia per esempio
5.3
I casi speciali
Sebbene, come abbiamo dichiarato, in Italia viga il principio dello ius sanguinis, è possibileriscontrare anche qualche forma di ius solidefinibile “impura”.
Nello specifico, ai sensi dell’articolo 1 delle legge n. 91 un minore nato in Italia da genitori apolidi o ignoti ottiene automaticamente la cittadinanza italiana, così come l’ottiene automaticamente il minore nato in Italia che non può ricevere la cittadinanza dei propri genitori secondo la legge del paese di origine (qualora per esempio non sia previstala trasmissione della cittadinanza al figlio nato all’estero, eventualmente anche subordinandola ad una dichiarazione di volontà da parte dei genitori o legali rappresentanti del minore, ovvero all’adempimento di formalità amministrative da parte degli stessi (art.2 del D.P.R. 572/1993)).


https://it.wikipedia.org/wiki/Ius_sanguinis
Lo ius sanguinis è un'espressione giuridica di origine latina che indica l'acquisizione della cittadinanza per il fatto della nascita da un genitore o con un ascendente in possesso della stessa cittadinanza.
Si contrappone allo ius soli, che indica invece l'acquisizione della cittadinanza per il fatto di nascere nel territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori.
Normalmente gli ordinamenti nazionali oscillano tra i due istituti.
Attualmente in un buon numero degli stati europei, fra cui l'Italia, adottano lo ius sanguinis. I principali paesi europei (Regno Unito, Germania e Francia) applicano uno ius soli sottoposto a diverse condizioni variabile da stato a stato. Il più importante paese per estensione territoriale che applica da sempre lo ius soli sono gli USA, così come quasi tutti i paesi del continente americano.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom ott 15, 2017 9:46 pm

Valide ragioni per dire NO allo Ius Soli e alla cittadinanza facile
https://www.facebook.com/MontevecchiOff ... 9985024902
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » lun ott 16, 2017 6:40 am

???

L'Anm bacchetta i politici: "Decidete sullo ius soli". Gasparri: "Da denunciare"
Luca Romano - Dom, 15/10/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 52796.html

Il presidente dell'Anm Albomonte: "Vogliamo lanciare un sasso nello stagno per ribadire al legislatore che deve fare presto nel prendere le sue scelte"

I magistrati entrano a gamba tesa nell'agenda politica. L'Associazione nazionale magistrati toccherà nel suo 33esimo congresso in programma dal 20 al 22 ottobre a Siena temi come lo ius soli e il fine vita.

"Vogliamo lanciare un sasso nello stagno per ribadire al legislatore che deve fare presto nel prendere le sue scelte. Noi magistrati non vogliamo avere un ruolo di supplenza, e apriamo un dibattito non per dare orientamenti, ma per rappresentare tutte le posizioni affinché ci siano strumenti di riflessione qualificati utili sia al cittadino che alla magistratura, per assumere decisioni ponderate", spiega all'AGI il presidente dell'Anm Eugenio Albamonte. Il titolo del congresso, che si aprirà venerdì prossimo alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, è infatti "La Giustizia, i Diritti e le Nuove Sfide". Una sessione di lavori, che riguarderà ius soli, legalizzazione delle droghe leggere, fine vita e nuove famiglie, sarà dedicata proprio alle "nuove domande di giustizia tra libertà e diritto" e avrà come moderatori il vicepresidente dell'Anm Antonio Sangermano, procuratore capo per i minorenni di Firenze, e la giudice del tribunale di Roma Silvia Albano (che qualche anno fa fu relatrice della sentenza sul caso degli embrioni scambiati all'ospedale Pertini): vi prenderanno parte, tra gli altri, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e Beppino Englaro.

"Vogliamo mettere in evidenza - afferma Albamonte - che il tema generale dell'efficienza della giustizia è strettamente connesso alla qualità delle riforme. Basta interventi spot, di carattere emergenziale, che solo apparentemente portano semplificazioni nel sistema".

L'ingerenza dell'Anm non è piaciuta al vicepresidente FI del Senato Maurizio Gasparri. Che ha tuonato: "Albamonte, che guida l'Anm, vuole dettare le regole al posto del Parlamento, decidendo su diritti e altri temi di fondamentale importanza cosa si debba fare o non fare. È l'ennesima prova del fatto che la magistratura è uscita da tempo dai suoi binari e ha la pretesa di fare le leggi, non di applicarle quando c'è un processo, vigileremo sul congresso dell'Anm a tutela della democrazia e dei valori costituzionali di questo Paese. Questo evento si profila, con questo programma, come una pericolosa adunata che forse andrebbe vietata da un questore, così come si vietano alcune inopportune manifestazioni. Seguire le parole di Albamonte è un dovere democratico che da questo momento attueremo in maniera precisa e puntuale a tutela della Costituzione. Del resto Albamonte mi è personalmente noto per non essersi adeguatamente occupato di denunce su delicate vicende che avevo presentato presso la Procura di Roma. E da Pignatone ho appreso delle sue inadempienze. Faccia il suo mestiere, che ho motivo di criticare nel merito, invece di assumere posizioni da sovrano del Paese". "Sulla lotta alla droga, sulla difesa del diritto alla vita, dobbiamo rispettare quello che la Costituzione ci dice. Quello di Albamonte è un discorso inquietante. Se ci fosse una magistratura seria andrebbe denunciato lui stesso davanti ai magistrati".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mar ott 17, 2017 6:11 am

Si chiede perché opporsi allo ius soli. Ecco qualche ragione

Giulio Meotti
9 ottobre 2017

https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 4714481880

Perché non c'è nessuna discriminazione "crudele" e tutti i minori, a prescindere dalla cittadinanza, godono degli stessi diritti degli italiani, dall'istruzione alla sanità (il diritto di voto è un'altra cosa).
Perché un paese ha il diritto di tutelare cultura e identità e, quindi, la propria sopravvivenza, già messa a repentaglio da una apocalittica crisi demografica (siamo il paese più vecchio del mondo).
Perché nel 2016 200mila stranieri hanno già ottenuto la cittadinanza italiana senza lo ius soli e il ritmo cresce di anno in anno.
Perché è sbagliato spogliare la cittadinanza dal suo valore simbolico e se l'obiettivo è l'integrazione un prezzo va pagato.
Perché lo ius soli significherebbe ulteriore immigrazione senza integrazione (non c'è garanzia che i genitori trasmettano lingua e cultura italiane al bambino).
Perché lo ius soli impedirebbe il ricorso alle espulsioni, che oggi ci permettono di neutralizzare la minaccia jihadista.
Perché le seconde e le terze generazioni di immigrati (vedi Francia e Inghilterra) fermentano di integralismo islamico.
Perché la cittadinanza è sempre la conclusione di un percorso e non un privilegio conferito all’inizio.

Le ragioni per cui la sinistra militante spinge per lo ius soli sono altre: l'immigrazione come viatico ideologico, il multiculturalismo di stato, la decostruzione della cultura occidentale, la superiorità morale, gli immigrati come serbatoio di voti.
Piuttosto che lo ius soli, adottassero una vera e potente politica di aiuto alle nuove famiglie.
Perché il futuro dell'Italia consiste nel riempire le culle vuote, non le urne.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » gio ott 19, 2017 8:44 pm

Il vescovo critica Bergoglio: "Lo Ius soli è sciagurata follia"
Rachele Nenzi - Gio, 19/10/2017

Monsignor Ignazio Zambito è vescovo emerito di Patti, diocesi dell'amata Sicilia.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 54344.html

Nonostante la pensione non ha paura a dire quel che pensa, anche se - in questo caso - il pensiero non è allineato con le uscite pubbliche di Papa Francesco soprattutto su ius soli, immigrazione e posizioni teologiche del pontefice.

"Papa Francesco è diviso", spiega il vescovo che sullo ius soli si dice del tutto "contrario" alla legge. "È inopportuna anche per il momento in cui viene proposta. Ci sono cose molto più urgenti. La reputo una scelta sciagurata. Non possiamo regalare la cittadinanza che, invece, si guadagna, si merita, si ottiene con fatica, sposando totalmente e per davvero i principi, le regole e le leggi del Paese che ospita. Oggi mi pare che questo non avvenga". Non solo. Il rischio, secondo monsignor Zambito, è che "approvando tale legge arriveranno tante donne gravide a far partorire qui i figli. Lo ribadisco: la cittadinanza non è un regalo".

E non importa se Nunzio Galantino o chi per lui un giorno sì e l'altro pure non fanno che ripetere l'obbligo all'accoglienza per i cristiani. "Bisogna fare una distinzione - spiega il vescovo - Una cosa è l' atteggiamento dell' uomo di fede il quale risponde sempre al principio dell' amore verso tutti, anche chi ci odia ed è nostro nemico (...) Ma esiste un altro aspetto, quello politico. Il governante saggio ha il dovere di vigilare su chi viene, perché arriva, chi è. Abbiamo esagerato con l' accoglienza e penso alla insensatezza di togliere i crocefissi dalle aule o alla cancellazione dei concerti di Natale per non urtare l' altrui sensibilità religiosa. Ritengo che occorre non chiedere, ma pretendere reciprocità. I musulmani vogliono, con ragione, professare la loro fede. Bene, ma questo diritto sia assicurato ai cristiani nelle loro terre".

Come il collega monsignor Negri, anche Zambito fa un monito al governo: prima di pensare gli immigrati, bisognerebbe migliorare le condizioni di vita di chi è nato in Italia. "Ho la sensazione che da noi i migranti siano trattati meglio dei poveri italiani - dice il vescovo -Eppure questi ospiti, in talune circostanze, si mostrano arroganti e ingrati. Buttano il cibo offerto loro dai volontari perché secondo loro è mal cotto o non confacente al loro credo. O vogliono il wifi. Non mi risulta che nelle loro terre avessero questi benefit. Chi scappa veramente dalla fame mangia di tutto. Io sono contrario ai menù particolari. Sono loro che devono adattarsi alle nostre consuetudini, anche alimentari.
I nostri emigrati si cibavano delle cose che trovavano e non facevano storie. Ritengo, e questo va detto, che gli immigrati in molte occasioni facciano comodo qui in Italia a chi vuole lucrarci. E ho il timore che tra meno di trent' anni l' Italia sarà islamizzata, specialmente per via demografica".

Non lesina poi critiche al modo in cui il Papa ha affrontato la questione dei dubia (firmati da 4 cardinali), della correzione filiale (avanzata da molti laici) e quella riguardante in generale l'Amoris Letitia. "Oggi la Chiesa è in confusione pastorale e dottrinale - dice il monsignore - e penso che i vescovi polacchi, dissociandosi da Amoris laetitia, abbiano semplicemente ragionato da vescovi. La mia idea è che non sia possibile dare la comunione al divorziato risposato civilmente perché la dottrina non cambia". Una posizione che secondo il vescovo sarebbe molto diffusa nella Chiesa, anche se molti "per prudenza non parlano".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » sab nov 04, 2017 8:42 am

«Sciopero della fame per lo ius soli», la protesta di pm, giudici e avvocati
Giuseppe Guastella
Milano, 29 ottobre 2017
Decine di adesioni all’iniziativa promossa dal senatore Manconi: una iniziativa che «vuole dare visibilità e sostegno all’allargamento del diritto di cittadinanza»

http://milano.corriere.it/notizie/crona ... f67d.shtml

L’ultimo boccone l’ha mandato giù domenica sera, poi più nulla. Non mangerà fino alle 21 di oggi il giudice Ilio Mannucci Pacini che con una quarantina di altri giuristi di Milano e Monza ha aderito, in una delle rare occasioni che vede magistrati e avvocati uniti sulle stesse posizioni, al digiuno a staffetta promosso dal senatore del Pd Luigi Manconi per sollecitare l’approvazione della legge sullo ius soli.

Oggi digiuneranno in 18 e altri lo faranno domani alla quinta giornata dell’iniziativa, ma l’elenco iniziale dei nomi si allunga di ora in ora man mano che il passaparola si diffonde negli uffici giudiziari di Milano e di Monza. Pubblici ministeri, giudici e avvocati che si sono confrontati o che si stanno confrontando in inchieste e processi nelle aule di giustizia si ritrovano insieme in una iniziativa che «vuole dare visibilità e sostegno all’allargamento del diritto di cittadinanza, in linea con il diritto alla pari dignità sociale sancito dalla nostra Costituzione», si legge in una nota firmata da Mannucci Pacini e dall’avvocato Valentina Alberta che con lui ha promosso l’iniziativa parallelamente a un appello lanciato da più di 120 avvocati.

All’inevitabile obiezione sul rischio che una presa di posizione di un giudice così forte, come può esserlo un digiuno, per quanto simbolico e limitato nel tempo, possa essere interpretata come un’azione politica inopportuna da chi contesta l’introduzione di una legge per la cittadinanza ai figli nati in Italia da immigrati stranieri, la voce di Ilio Mannucci Pacini ha un improvviso balzo di tono verso l’alto. «Pensiamo che queste non siano questioni di parte. Hanno riflessi necessariamente politici, ma coinvolgono tutti i cittadini, e un magistrato, come chiunque altro, deve poter dire la sua. Quella del magistrato che deve stare fuori della società è una visione antica», afferma deciso il presidente della terza sezione penale del Tribunale di Milano ripetendo quanto deve avere già detto ai colleghi che hanno sollevato dubbi.

«L’obiettivo è la tutela dei diritti dando forza con la nostra testimonianza a chi vuole ampliarli», gli fa eco l’avvocato Alberta che precisa che «chi aderisce lo fa a livello personale, senza targhe politiche di nessun tipo, ma solo per unire le forze contro una legislazione sulla cittadinanza che evidentemente non è idonea alla realtà di questo Paese» perché «siamo tutti d’accordo che per chi è nato in Italia da genitori stranieri, ha seguito un percorso di studi, è sostanzialmente italiano, deve essere garantita la cittadinanza». «Non vogliamo interloquire sulle norme, discutere se una legge è buona o è migliorabile», puntualizza Mannucci Pacini, «chiediamo una soluzione, qualunque essa sia, che permetta a migliaia di giovani che hanno vissuto in Italia, che hanno interiorizzato la cultura italiana di diventare italiani».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom nov 05, 2017 11:24 am

COSÌ I CATTOLICI SI ALLONTANANO DA FRANCESCO: IUS SOLI E ISLAM
di SCS Staff · 27/08/2017


http://ilsudconsalvini.info/cosi-cattol ... ontent=SCS

«IUS SOLI» INUTILE

Una legge c’è già, non perdiamo tempo

Mentre stiamo seppellendo i morti della furia jihadista di fede islamica, l’uscita a vuoto di Papa Bergoglio, che fa politica dalla parte sbagliata, incentiva il Parlamento a legiferare in favore dello «ius soli» e dare vita ad un multiculturalismo che non promette niente di buono.

Esempio negativo ce l’abbiamo in Medioriente, la polveriera del mondo. A parte che l’Italia si è già dotata di una legge di buon senso per gli stranieri che si vogliono integrare, prima vogliamo vedere quella del Vaticano, visto che vogliono darci dei consigli non richiesti in merito. Con tutti i problemi che ci assillano, la politica seria deve pensare di risolvere le questioni urgenti.


Giorgio Serafini

INGERENZA

Un gesto politico che irrita i cattolici

L’intervento del Papa Bertoldo sullo «ius soli» non era inatteso, ma prevedibile. Ed ha portato sgomento e contrarietà anche tra i cattolici. È un gesto soprattutto politico da cui il Papa si dovrebbe astenere. Lo Stato italiano ha il potere di legiferare su argomenti di tal genere, non il Papa che rappresenta lo Stato Pontificio oltre ad essere il messo del nostro Dio.


Giuseppe Boldrini

ITALIANI DIMENTICATI

Non esistono solo gli immigrati

Quando è troppo, è troppo. Gli italiani sono attanagliati da immensi problemi, disastri naturali, crisi economica, eccetera: la Chiesa stessa dovrebbe pensare alla drammatica crisi di fede. Inevitabile che molti cattolici non approvino la linea di Papa Francesco sui migranti: sembra che l’unico problema siano loro e i loro diritti. Non si può continuare così.


Pietro Ferretti

INTROMISSIONE

Rispetto per gli italiani (e per l’8 per mille)

Il Papa non può parlare «urbi et orbi» di cose che si riferiscono al dibattito politico parlamentare sullo «ius soli». Francesco oltre ad essere il Capo della cristianità è anche il capo dello Stato della Città del Vaticano. Cosa dovrebbe fare il governo italiano in queste situazioni in cui c’è una «intromissione negli affari interni di un altro Paese»? Dovrebbe richiamare l’ambasciatore e presentargli le rimostranze dell’Italia, ma noi il Santo padre ce lo teniamo stretto! Però noi cittadini italiani chiediamo rispetto perché diamo alla Chiesa cattolica l’8 per mille.


GioBatta Benetti

Pianiga (VE)
FEDELI A DISAGIO

Prediche a senso unico e chiese vuote

Dall’alto della mia «giovane età» ricordo che al tempo di Giovanni Paolo II nelle chiese c’erano molti giovani e mi riferisco ad individui tra i 15 e 25 anni attratti dalle Sue parole, dal Suo modo di agire, dalle Sue lotte non ipocrite. Invece dopo il periodo di Benedetto XVI, mandato in pensione anticipatamente per le Sue idee (in altre epoche sarebbe stato avvelenato) è arrivato Francesco, che ha creduto di essere come Giovanni Paolo II, ma non ne ha la stoffa. Con la sua politica pauperistica e i suoi predicozzi a senso unico che possono andare bene nelle Ande o nei Paesi impoveriti dal comunismo, ha contribuito ad allontanare i giovani (basta andare una volta a Messa) e in più pretende di dettare legge da noi (vedasi lo «ius soli») che, caso strano, non esiste della Città del Vaticano.


Zeno De Risi

ACCOGLIENZA E COERENZA

Consigli ai migranti: in Vaticano c’è posto

Gli immigrati, «profughi», «rifugiati» o «richiedenti asilo», hanno occupato a Roma il sagrato della Basilica dei Santi Apostoli, splendida chiesa nell’omonima piazza a due passi da Piazza Venezia, contando sulla compiacente solidarietà del Papa e sul fatto che, essendo il sagrato territorio della Chiesa, lì le Forze dell’ordine non possono intervenire. Vogliono essere ospiti di un Papa tanto accogliente? Perché stare scomodi sul sagrato di una chiesa, senza servizi igienici e, ora che verrà la stagione fredda, senza riscaldamento? Vadano i «profughi» ad occupare per esempio il seminario minore: si trova proprio dietro San Pietro, sull’Aurelia, al centro di un magnifico giardino ed è già in buona parte attrezzato – a causa del calo vertiginoso di vocazioni – ad albergo con stanze confortevolissime con bagno e ogni comodità. Il Papa vuole essere accogliente? Sia anche e soprattutto coerente.


Laura Mantovani

TRADIMENTO

Sembra di sentire parlare un imam

Questo pontefice non prevede la diffusione della sua fede? Solo favorire quella degli altri?

Leonardo Chiarelli

CAMBIANO I TEMPI

Il Papa fa il Papa e non le crociate

Non esiste più il potere temporale dei papi. Non mi risulta che papa Francesco voti nelle elezioni italiane, per cui la sua opinione conta meno di quella di un qualsiasi nostro cittadino. Ma ha dell’ascendente su coloro che la domenica vanno a messa e ha inteso il vero spirito del cristianesimo, che è quello di preoccuparsi soprattutto della sorte di coloro che stanno nelle condizioni peggiori, anche se facendo ciò si può anche fare una cosa non buona. Noi possiamo preferire un guerriero come Giulio II o Pio II che morì ad Ancona mentre cercava di indire una crociata contro gli ottomani o tanti altri pontefici, ma Francesco incarna lo spirito del cristianesimo e non credo che si lascerà deviare dalle lettere di critica. Nei tempi in cui agiva Mastro Titta, il Vaticano mostrava un aspetto diverso e mi si potrà obiettare che anche Gesù Cristo agì in modo differente quando scacciò con violenza i mercanti dal tempio. Se la religiosità non risolve i nostri problemi, allontaniamocene, ma è illusorio pretendere che un papa non faccia il papa ma il guerriero, anche se ci sono stati dei casi esemplari che parrebbero smentirmi.



Antonio Fadda

LA DENUNCIA DI UN PADRE

Tutto per i migranti. Nulla per i disabili

Mi trovate assolutamente d’accordo con la vostra linea editoriale sulla posizione espressa da Papa Bergoglio in merito allo «ius soli». Trovo quantomeno singolare che un Papa «si permetta» di dettare l’agenda al governo italiano su tematiche così importanti. Ma forse occorrerebbe chiedere a Sua Santità se la posizione da Lui espressa sia coerente con la posizione espressa nel gennaio 2016 da Mons. Peter B. Wells, il quale, da noi contattato per cercare di «perorare» una causa dignitosissima (il contrassegno invalidi ancora oggi negato agli autistici come mio figlio) rispose testualmente: «…mi pregio di significarLe che al questione da Lei sollevata non rientra nelle competenze della Santa Sede». Ma perché, lo «ius soli», sì? E l’accesso al sistema pensionistico e assistenziale per i migranti? E perché? Forse potrei pensare che la mano destra del Vaticano non sa quello che fa la sinistra, o si potrebbe affermare che la Chiesa sia molto più interessata a perorare la causa dei migranti o dei cittadini stranieri piuttosto che la causa dei disabili Italiani? Chi mi dice o spiega che non è così?

Armando Ricotta, papà di Ludovic, ragazzo autistico di 23 anni invalido al 100% ed incapace di compiere gli atti quotidiani della vita
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Antropologia

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 4 ospiti

cron