Ius soli e cittadinanza

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » gio set 21, 2017 6:31 am

Ius soli, la Chiesa parli: noi abbiamo il diritto di ignorarla
19 Settembre 2017
di Vittorio Feltri

http://www.liberoquotidiano.it/news/opi ... tato-.html

Caro Gianluigi, capisco i tuoi malumori nei confronti della Chiesa, che mette il becco negli affari italiani. E comprendo la tua irritazione verso il Pd, il quale, ove si tratti di far passare lo "ius soli", si aggrappa volentieri alle sottane dei preti, mentre nel caso del cosiddetto "fine vita" o del "testamento biologico" fa orecchie da mercante e nulla chiede ai monsignori, nemmeno un minimo di laica comprensione. Il problema è il solito: i politici sono accattoni, si piegano al vento senza vergogna. Personalmente sono contrario allo "ius soli".

Propenderei per lo "ius primae noctis", molto più divertente se applicato a mio e anche tuo vantaggio, conoscendo le inclinazioni maschili. Mi rendo però conto che sarà difficile ottenerlo sia pure in forma blanda. Pazienza. La democrazia troppo spesso rende infelici. In tutta franchezza devo invece dirti di non essere d' accordo con la tua posizione sul Vaticano e i suoi uomini più rappresentativi, per esempio il Papa. Essi hanno il pieno diritto di diffondere le proprie convinzioni su qualsiasi tema, compreso quello relativo all' immigrazione. Suppongono sia giusto concedere la cittadinanza ai figli (nati in Italia) di migranti, aderendo alla linea della sinistra? Perché impedire loro di avere questa folle idea?

Chiunque è abilitato a diffondere opinioni seppure contrastanti con le tue e mie. Il clero è favorevole all' accoglienza dei profughi?

Affari suoi. Io sono contrario, ma non per questo impedisco ad altri di pensarla diversamente da me.
Insomma. La Chiesa è autorizzata a manifestare i suoi orientamenti, compresi i più balzani, e nessuno può permettersi di zittirla. È altrettanto ovvio che noi cittadini non credenti siamo padroni di non ascoltarne gli insegnamenti.
In termini più crudi, il Pontefice predica che sia opportuno aprire le frontiere e regalare agli stranieri la patente di italiani? Liberissimo lui di gridarlo urbi et orbi e noi liberissimi di non dargli retta.
Ecco il punto. Non abbiamo l' obbligo di ubbidire a Bergoglio se non ci garba di farlo e siamo autorizzati ad agire di testa nostra. Più chiari di così non si può essere. Se il Pd viceversa decide di sposare le tesi del Santo Padre per convenienza o opportunismo, pazienza. Non è una novità che i progressisti sono figli di buona donna e agiscono a scopi elettoralistici. Anche ciò è legittimo benché disgustoso. In sintesi non è la parola di Francesco che mi scoccia, ma chi acriticamente la beve per qualche voto in più. Non ce l' ho con i parroci, che fanno il proprio mestiere. Mi domando perché ci siano persone del Partito democratico che pendono dalle loro labbra.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » lun set 25, 2017 6:07 pm

Se anche il Corriere adesso fa marcia indietro sul via libera allo ius soli
Luigi Mascheroni - Lun, 25/09/20217
Editoriale di Galli della Loggia stronca la legge sulla cittadinanza: segno che l'aria è cambiata

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 45575.html

Per misurare il rapporto tra un tema politico e gli italiani c'è un indicatore infallibile.

Il Corriere della sera. Strumento di potere di un sistema economico-élitario per natura fortemente conservatore ma che ama presentarsi ai lettori come ecumenicamente progressista, il Corriere è una cartina di tornasole efficientissima. Quando svolta a destra, significa che davvero il vento è cambiato. Basta leggere il fondo di prima pagina.

Ieri il fondo era firmato dal politologo Ernesto Galli della Loggia, fra i meno accondiscendenti alla linea liberal che va per la maggiore in via Solferino. Titolo dell'articolo: «Lo ius soli e i dubbi legittimi». Il pezzo - molto più duro di quanto concede il titolo, ma decisamente pacato nei toni - raffredda sotto una doccia gelata di buon senso l'eccitazione scalmanata dei sostenitori dello ius soli. È sufficiente - si chiede il commentatore del Corriere della sera - essere nati in Italia da genitori con regolare permesso di soggiorno e compiere un ciclo scolastico di cinque anni per poter ottenere la cittadinanza italiana? Risposta: no, se i suddetti requisiti non garantiscono la condivisione dei nostri valori e stili di vita. Cosa che per molte etnie non presenta alcun problema, ma che nel caso delle comunità musulmane fortemente ancorate ai propri principi religiosi - ecco il «dubbio legittimo» di Galli della Loggia - è ragionevole pensare non accada. Del resto i casi di Inghilterra e Francia, fra radicalismo e banlieue, dimostrano quanto i giovani musulmani nati e cresciuti in quei Paesi restino legati alla fede delle nazioni di origine e odino invece il Paese che li ha accolti.

Comunque, al di là dell'analisi più o meno condivisibile di Galli della Loggia, ciò che interessa da un punto di vista politico è altro. E cioè il fatto che l'articolo non è stato confinato (come accaduto altre volte nel caso di interventi fuori-linea sul tema dell'immigrazione) nella pagina dei «Commenti», come semplice opinione. Ma ha è stato scelto come fondo. È, insomma, l'articolo che esprime la linea - editoriale, appunto - del Corriere della sera.

Dando voce, in prima pagina, ai timori conservatori (che altri chiameranno rigurgiti razzisti) contro gli entusiasmi progressisti (che altri chiameranno sensibilità umanitaria), il prestigioso foglio milanese ha spiegato molto bene, a tutti, che il Paese sta andando da un'altra parte rispetto ai politici che sostengono lo ius soli in Parlamento. E una ulteriore dimostrazione sono i commenti sul Corriere.it all'articolo di Galli della Loggia: nella stragrande maggioranza favorevolissimi. Due settimane fa, del resto, l'appello per dire sì allo ius soli lanciato da cento intellettuali sulle pagine di Repubblica (e stiamo parlando della roccaforte del pensiero liberal, a favore dell'accoglienza tout court, senza «legittimi dubbi») raccolse, nella sezione online, una valanga di critiche e rifiuti. Dimostrazione inequivocabile, anche se fastidiosa per molti, del totale scollamento fra il senso di realtà dei cittadini e l'astratto umanitarismo di certa intellettualità.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mer set 27, 2017 10:40 pm

Ius Soli, anche Lorenzin contro la legge: "Sarebbe divisiva, va portata alla prossima legislatura"
di F. Q. | 27 settembre 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... ra/3880242

Anche per Beatrice Lorenzin la legge sullo Ius Soli non si può fare, non in questa legislatura almeno. Per la ministra della salute servivano “una maggioranza più ampia e punti di trasformazione” per la legge che riforma la cittadinanza per gli stranieri e che per il momento non è stato calendarizzata al Senato. Si alza così un’altra voce di un esponente di spicco di Area Popolare a ribadire quanto già detto ieri dal ministro degli Esteri Agenlino Alfano e leader del partito interno alla maggioranza secondo cui è “una cosa giusta fatta in un momento sbagliato e può diventare un regalo alla Lega”.

Questa mattina il ministro della Salute durante la trasmissione “Circo Massimo” su Radio Capital ha detto che la norma “sarebbe stata divisiva“, dunque va portata “nella prossima legislatura”. Secondo Lorenzin agli italiani è passata l’idea di “una legge per la quale tutti i cittadini extracomunitari diventavano italiani, una norma così non sarebbe passata”. Invece ci vuole “realismo”, e “il realismo ci dice che non sarebbe passata” e che a pagare il prezzo più alto sarebbero stati “proprio i ragazzi” a cui si rivolge. Il provvedimento, poi, “non doveva essere chiamato Ius soli ma Ius culturae”, ha aggiunto la ministra della Salute.

“Questa norma”, ha detto, “è un disegno di legge, non è un decreto, bisognava fare quello che io ho proposto qualche settimana fa, di seguire la strada seguita per i vaccini, rinunciare alla fiducia“. Aprire così ad un “percorso parlamentare” con “emendamenti”, perché è “una norma di civiltà ma che necessitava di alcune trasformazioni potesse essere approvata da una maggioranza più ampia e compresa dalla popolazione. Ci doveva essere un percorso parlamentare anche per spiegare bene il provvedimento”. Torna il nodo della tempistica, peraltro già espresso nel corso del meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, quando Alfano aveva sottolineato che il momento politico per discuterlo non fosse adeguato.

Quindi, “discorso chiuso. Va portato nella prossima legislatura, perché è una norma che deve agevolare percorso di integrazione“, per la ministra. Il veto è dunque definitivo da parte di Ap e segna un nuovo punto di rottura tra l’Area e il Partito Democratico se si guardano le parole pronunciate ieri sera dal palco della Festa dell’Unità dal ministro dell’interno Marco Minniti: “Dobbiamo fare ogni sforzo per approvare lo Ius soli. – ha detto – Non è materia di maggioranza, è un principio di carattere generale e tecnicamente può prescindere dalla maggioranza di governo”. Ma anche a quelle di Matteo Orfini, presidente del Pd che dalle pagine di Repubblica interviene parlando di fiducia come “unico modo possibile per approvare lo Ius Soli”. Perché la “politica non deve “farsi guidare dalla paura” ma deve essa stessa guidare “l‘opinione pubblica” senza “inseguire i sondaggi”. Impensabile, dunque, non portare a casa un provvedimento non “perché è sbagliato ma perché non conviene”, commenta il dem. Stessa linea del ministro dei trasporti Graziano Delrio che all’indomani dello stop in Senato aveva parlato di “un atto di paura grave”. Fanno da eco le parole del portavoce Pd Matteo Richetti che ieri ha suggerito di insistere, di cercare “una maggioranza parlamentare per un provvedimento in cui crediamo”. Anche se non si vuole “mettere in difficoltà il governo“. Il provvedimento sembra spaccare anche il Pd, che nonostante le molte dichiarazioni non pare mettere in atto una vera e propria manovra di forza per mandare in porto lo Ius Soli. Critica sottolineata oggi dal segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che dal microfono di Rainews24 ha attaccato: “In altre occasioni per altre leggi si è messa la fiducia, in questo caso si è atteso tanto tempo, evidentemente non la si è considerata una priorità”. Proprio dall’area a sinistra del Pd nei giorni scorsi era arrivata un’apertura alla fiducia “di scopo”.

Resta aperta, dunque, la partita sulla legge per la cittadinanza. Il provvedimento, che sembrava essere scomparso dai radar parlamentari quando il 12 settembre era stato accantonato e fatto scomparire dal calendario del Senato per non mettere sotto pressione il governo, è tornato alla ribalta. Nei giorni scorsi si era fatto sentire anche il Vaticano, prima facendo pressing sui centristi di Ap, poi con le parole del presidente della Cei Bassetti per cui “l’accoglienza e l’integrazione dei migranti passano dal riconoscimento della cittadinanza”.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » gio set 28, 2017 9:18 pm

Lo spot allo ius nel libro di scuola: "Immigrati sono indispensabili"
Giuseppe De Lorenzo - Gio, 28/09/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 47174.html

Il poeta irlandese William Buttler Yeats diceva che “la scuola non è riempire un secchio, ma accendere un incendio”.

Bello da sentirsi, più difficile essere sicuri che il sistema scolastico funzioni davvero così. Perché è davvero sottile la linea che divide l’educazione (l'incendio) dall’indottrinamento (il secchio riempito). Basta poco per plasmare la malleabile mente di un bambino, propenso com'è a credere a quasi tutto quello che gli viene proposto dagli insegnanti.

Ecco perché ogni volta che un genitore porta un figlio tra i banchi dovrebbe controllare i libri di testo. Non per verificare la data di nascita di Napoleone, ovvio. Ma per essere certo non gli vengano inculcate nozioni stravaganti o idee buoniste considerate da ampi strati della “cultura” come la verità rivelata.

In questi anni infatti pare vada di moda sponsorizzare l’immigrazione sin dalla pubertà. Volete un esempio? Eccovi serviti. Prendete la collana “Zoom. Geografia da vicino” edito dalla Loescher Editore di Torino. I tomi scritti a tre mani da Luca Brandi, Guido Corradi e Monica Morazzoni vengono proposti per le scuole secondarie di primo grado (tradotto dal burocratichese: le medie). In prima si studia “Dall’Italia all’Europa”, in seconda “L’Europa: Stati e istituzioni” e in terza “I continenti extraeuropei”. Nulla da dire sulla qualità del prodotto. Sembra tutto nella norma, eppure sfogliandolo pagina dopo pagina si arriva a scoprire che presenta gli stranieri come una “indispensabile” risorsa per il Belpaese e che sponsorizza, velatamente, l'approvazione dello ius soli.

Vi chiederete: perché un testo scolastico dovrebbe spiegare ad un bambino di 11 anni che l’immigrazione è cosa buona e giusta? Risposta logica: non c’è motivo. Eppure succede. Acquistando “Zoom. Geografia da vicino” per la prima media, infatti, i genitori ricevono a casa anche un piccolo tomo intitolato “In prima!”, una sorta di introduzione allo studio della materia. Alle pagine 31 e 32 gli autori hanno inserito alcuni esercizi in cui l’ignaro studente può provare a mettere in pratica i consigli su “come leggere i testi non continui” (tradotto: le tabelle). Il brano proposto è stato estratto dalla pagina 182 del “tuo libro di geografia” e non elenca le province dell’Umbria o i confini della Lombardia, ma parla di migranti (perché? Mistero). “Oggi l’Italia è il quinto Paese europeo per numero di residenti stranieri”, si legge. E ancora: “Secondo i dati dell’ultimo censimento 2011 (…) gli stranieri residenti in Italia sono circa 4,5 milioni, il triplo di dieci anni prima”.

Ma il meglio arriva alla pagina successiva. La tabella viene divisa in due: da una parte la foto di un barcone carico di disperati “al largo delle coste italiane” (incredibilmente chiamati col loro vero nome: “Immigrati clandestini”); dall’altra il paragrafo intitolato Una presenza indispensabile. Il contenuto è un inno al pensiero unico: “Ormai quindi l’Italia è terra di immigrazione e gli immigrati sono una presenza indispensabile, soprattutto in alcuni settori lavorativi come l’edilizia, il lavoro domestico, l’assistenza a bambini e anziani”. Manca solo il classico ritornello del “ci pagano le pensioni” per chiudere il cerchio. Ma per ora meglio puntare sullo ius soli: “La convivenza tra italiani e stranieri - si legge infatti - non è sempre facile e non sempre la legge italiana favorisce l’integrazione”. Che brutta cosa, penseranno gli studenti. E come mai la coabitazione è così complessa? Per via dei reati commessi dagli stranieri? Macché. Tutta colpa dell’assenza dello ius soli. “Ad esempio - spiegano gli autori agli ignari pargoletti - i figli di stranieri nati in Italia continuano a non aver diritto alla cittadinanza italiana, anche se vivono nel nostra Paese da sempre”. Molto commovente e di certo convincente per alunni che ancora non hanno sviluppato senso critico.

Una foto del libro di testo ha iniziato a circolare tra alcuni genitori del Veronese e del Vicentino. Almeno due istituti di Verona lo hanno adottato, come la scuola “A. Manzoni” dell’istituto comprensivo “Golosine” e la “Salgari” del “Cadidavid-Palazzina”. A Vicenza invece Alex Cioni del Comitato "Prima Noi" ha denunciato “l'indirizzo culturale e poi politico che si vuole dare ai giovani studenti in una fase della loro crescita educativa particolarmente delicata”. Impossibile dagli torto.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » ven set 29, 2017 7:48 am

Tutto quello che non vi hanno detto sullo Ius Soli (e perché, da liberale, sono contrario)
2017/09/28

http://formiche.net/2017/09/28/taradash-ius-soli

Ius Soli addio. O, quantomeno, arrividerci. La legge che avrebbe dovuto modificare le regole per ottenere la cittadinanza italiana sembra ormai definitivamente saltata per via del no opposto da Alternativa popolare di Angelo Alfano. “Oggi non abbiamo i numeri ma se alle prossime elezioni il Pd avrà una maggioranza numericamente più importante, lo Ius Soli sarà in cima al nostro programma“, ha affermato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi. Eppure c’è ancora chi non si rassegna, come il presidente del Partito democratico Matteo Orfini che ieri ha proposto una sorta di governo a geometrie variabili per arrivare al varo del provvedimento: votarlo, cioè, non con gli ex del Nuovo Centrodestra ma con chi ci sta. Con Sinistra Italiana e magari pure con qualche pezzo del MoVimento 5 Stelle.

Formiche.net ha chiesto un commento al giornalista ed esponente radicale e liberale Marco Taradash, con un lungo passato da deputato anche nelle fila di Forza Italia.

Pensa davvero che, almeno per questa legislatura, lo Ius Soli sia stato definitivamente accantonato?

Penso proprio di sì. E’ saltato perché c’è stato un tardivo ripensamento da parte di Alfano e del suo gruppo: con una certa ipocrisia hanno detto che la legge era buona ma che non era il momento e che si sarebbe favorita la Lega. In realtà credo che il ministro degli Esteri abbia pronunciato queste parole perché, da una parte, è legato al voto della Camera e, dall’altra, alle sollecitazioni della Chiesa.

E il Pd?

Credo che Matteo Renzi dovrà, comunque, accendere un cero a Padre Pio: Alfano lo ha salvato dal perdere una buona percentuale di consensi alle prossime elezioni.

Si tratta di una legge fortemente impopolare a suo modo di vedere?

Lo è ma questo succede anche per le leggi buone e giuste. Peccato che quella sullo Ius soli non fosse né l’uno né l’altro.

Perché lei è contrario?

Intanto bisogna dire che questa sarebbe stata la legge più permissiva di tutta Europa: nel Vecchio Continente non c’è nessun Paese che oggi offra la cittadinanza nei termini brevi previsti da quel disegno di legge. Questo è il primo punto.

E il secondo?

La legge prevede un automatismo condizionato non alla volontà dello Stato bensì a quella della famiglia del bambino. Un aspetto molto delicato perché si dice che, se i genitori risiedono legalmente in Italia da almeno 5 anni, possono chiedere la cittadinanza per il bambino che nasce nel nostro Paese. Questo significa che si lascia ai genitori non solo il diritto di chiedere la cittadinanza ma anche la possibilità di fare una discriminazione all’interno della famiglia. Una coppia potrebbe decidere di chiedere la cittadinanza per il figlio maschio e non per la femmina. Cosa accadrebbe per chi proviene da culture per le quali la sottomissione della donna è la regola?

Ma il disegno di legge introduceva solo lo Ius Culturae – come si afferma da più parti – oppure no?

C’è un stato chiaro tentativo di imbroglio nei confronti dell’opinione pubblica. Di regola, si dice infatti che le condizioni per ottenere la cittadinanza siano la nascita in Italia e l’aver completato un ciclo di studi. Ma non è vero.

Perché no?

Perché, come dicevamo, è sufficiente che i genitori stiano in Italia da cinque anni e che il bambino sia nato qui. Lo Ius Culturae previsto dallo stesso disegno di legge riguarda situazione diverse: bambini nati in Italia ma i cui genitori non risiedano legalmente nel nostro Paese da almeno cinque anni oppure i bambini non nati in Italia. In questi casi per avere la cittadinanza avrebbero dovuto completare un ciclo di studi.

Quindi, secondo lei, il provvedimento non è stato presentato nel suo reale contenuto?

Assolutamente no, anche perché ritengo che sullo Ius Culturae sarebbe stato possibile trovare in Parlamento una maggioranza più ampia. Ma quella legge prevede un meccanismo totalmente diverso.

Però i radicali – Emma Bonino in testa – sono attivamente schierati per il sì allo Ius soli.

Sì ma noi non abbiamo un testo dogmatico, ognuno la pensa come vuole. Io sono contrario anche perché credo che l’integrazione in Italia di chi viene dal mondo islamico richieda qualche precauzione in più. Nel senso che a me non basta sapere che i genitori hanno da cinque anni il permesso di soggiorno regolare. Voglio sapere anche qual è la loro vita e che cosa pensano.

Perché tutte queste precauzioni?

Voglio tutelare i diritti dei bambini che vivono in questo Paese e che hanno una Costituzione che non consente di fare discriminazioni tra uomo e donna ad esempio. O che prevede la laicità dello Stato e, quindi, non consente di applicare le leggi della Sharia al posto delle leggi dello Stato. Se uno vivesse nel mondo ideale dove tutti rispettano la carta dei diritti dell’uomo e della donna benissimo. Ma non è così: chi viene da Paesi dove la religione ufficiale è l’islam – in cui esistono divieti e pene pesantissime per le donne e dove la blasfemia è punita anche con la morte – deve essere in grado di dimostrare che accetta la cultura del mondo più o meno libero.

La proposta avanzata da Orfini la ritiene attuabile? Potrebbe riaprire già in questa legislatura il capitolo Ius Soli?

Non capisco come ci sia possa inventare una cosa del genere. I Mattei del Pd ormai parlano come grillini: Orfini, Richetti e qualche volta pure Renzi dicono cose che non hanno nulla a che vedere con le regole della democrazia parlamentare. Se un governo chiede la fiducia ma una parte della sua maggioranza non gliela dà mentre un pezzo dell’opposizione sì, poi deve presentarsi immediatamente davanti al Capo dello stato. Orfini vuole la crisi di governo? O vuole fare una cosa abborracciata come farebbe un grillino?

Pensa che in fondo Renzi sia contento del no di Alfano e del suo partito?

Non so se lo sia: nel Pd ormai c’è un evidente “cupio dissolvi”. Basta guardare cosa sta combinando in Sicilia. Non so se Renzi se ne renda conto ma ormai, purtroppo, è imprigionato in questo triangolo delle Bermuda dei tre Mattei che sta rendendo il Partito democratico un figurante della politica italiana.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom ott 01, 2017 11:08 am

LA “SINISTRA” TIRANNIA DEL BENE, DOVE SI IMBAVAGLIA IN NOME DEL DIALOGO
Antonio Socci
30 settembre 2017

http://www.antoniosocci.com/la-sinistra ... #more-6534

Più sono a corto di argomenti razionali, più alzano la voce. I sostenitori dello Ius soli non danno nessuna seria motivazione, né analizzano i problemi concreti che si creano, in questo momento storico, con una legge del genere.

Ripetono una frase apodittica: “è una scelta di civiltà”. Cosa che non significa nulla, ma serve a bollare chi si oppone come incivile e barbaro.

Nei giorni scorsi Alain Finkielkraut, un filosofo francese, una mente libera perciò indigesta alla “gauche”, ha spiegato che “il sinistrismo si fonda sulla certezza arrogante di incarnare la direzione di marcia del mondo”, il senso profondo della storia.

Così chi ha idee diverse dalle loro diventa automaticamente un nemico dell’umanità, l’incarnazione del male metafisico da demonizzare e possibilmente imbavagliare, di volta in volta bollandolo come fascista, oscurantista, populista, xenofobo, razzista o omofobo.

IL CASO FINKIELKRAUT

Per esempio Finkielkraut, quasi settantenne, un intellettuale che sta fra gli “immortali” dell’Académie Française, figlio di ebrei sopravvissuti alla deportazione ad Auschwitz, fu preso a sputi in faccia, anno scorso, a Place de la Rèpublique, a Parigi, e fu cacciato al grido “vattene sporco fascista”: è un episodio simbolo del nostro tempo.

Perché egli rappresenta una delle voci più acute e più anticonformiste che si trovi oggi in Europa. Ha fatto sua la massima di Henri Michaux: “chi canta in coro, quando glielo chiederanno metterà suo fratello in prigione”.

Egli sa ragionare e ama far ragionare: dunque è finito nel mirino dei fanatici paladini della “ragione”, quelli che, usandola come bandiera, sono refrattari a usarla per capire.

Alain esprime – con eleganza – domande e considerazioni controcorrente che mettono in discussione i dogmi del “pensiero unico” sull’Islam, sull’emigrazione di massa, sull’identità francese ed europea, sull’ideologia gender e su papa Bergoglio che ha definito “Sommo Pontefice dell’ideologia giornalistica mondiale”.

Quando Bergoglio si rifiutò di parlare di “violenza islamica” a proposito dello sgozzamento sull’altare di padre Jacques Hamel, perché – disse l’argentino – in Italia “c’è chi uccide la fidanzata e chi la suocera e sono battezzati cattolici violenti… Se parlassi di violenza islamica dovrei parlare anche di violenza cattolica”, Finkielkraut replicò – per volterriana irriverenza – con una definizione durissima.

Nei giorni scorsi al “Figaro Magazine”, il filosofo francese ha spiegato che oggi si è bollati come “islamofobi” se si mette in guardia da quella “seconda società che s’impone nel seno della nostra Repubblica” e si è considerati “fascisti” se “si osa pronunciare la parola identità nazionale”. Col pretesto dell’antirazzismo “perseguitano gli indocili”.

C’è un evidente rischio totalitario. Dice Finkielkraut: “Il male totalitario deriva dalla certezza di appartenere al campo del Bene”.

È tipico della sinistra scaricare sulla propria politica (mancante di ragioni) il macigno dell’assoluto: il Bene contro il Male.

Ecco perché lo Ius soli è per loro “una battaglia di civiltà”. E quelli che non sono d’accordo con questa bischerata, sono identificati con l’Inciviltà.

Del resto anche colui che, a Parigi, ha sputato in faccia a Finkielkraut con ogni probabilità riteneva di stare dalla parte della Civiltà e si sentiva infiammato dalla santa causa della Bontà umanitaria.

DITTATURA

Viviamo al tempo della dittatura del Bene. Si arriva perfino a dare la morte ai nascituri, per legge, a fin di Bene (un’altra battaglia di civiltà), figurarsi se per una tal bandiera non si sputa in faccia al dissidente.

E’ la tirannia del Bene planetario e le istituzioni internazionali, come l’Onu o l’UE, ne sono i guardiani implacabili, con succursali statali, vaticane, governative e “non governative”, comunali, ministeriali e professionali. Tutte pronte a scagliarsi contro gli eretici.

Guai a far domande o mettere in discussione i sacri Dogmi della Nuova Religione Cosmopolita, Migrazionista, Ecumenica e Sincretista, Umanitaria, Ecologica, (sedicente) Scientifica, Antipopulista, Europeista e Antinazionalista.

Nella tirannia del Bene si imbavaglia in nome della Tolleranza, si odia in nome dell’Amore Universale, si perseguita in nome della Filantropia, si mette al rogo (mediatico) in nome della Fraternità, si censura in nome della Libertà, si discrimina in nome dell’Uguaglianza, si scomunica in nome dell’Apertura Mentale, si mette all’Indice in nome del Dialogo.

È d’obbligo pensare sempre in branco e in branco assalire il non allineato.

Avevano cominciato – nel ’68 – dicendosi libertari, abbatterono tutti i tabù per spazzare via la mentalità “perbenista e censoria” della borghesia.

Però i libertari di ieri – quelli che gridavano: “vietato vietare” – sono diventati oggi i torvi padroni del pensiero che imbavagliano e normalizzano anche il linguaggio, perfino spazzando via le espressioni più intime e primarie come padre e madre, diventate genitore 1 e genitore 2.
Come spiega – amaramente – Camille Paglia “la sinistra è diventata una polizia del pensiero stalinista che ha promosso l’autoritarismo istituzionale e ha imposto una sorveglianza punitiva delle parole e dei comportamenti”.

MINISTERO DELLA VERITA’

E’ vero. A proposito di autoritarismo istituzionale il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha appena affidato alla neocommissaria al digitale Mariya Gabriel la “lotta alle fake news”. Si tenta così di imbavagliare il dissenso in nome del Bene del popolo.

Anche in Unione Sovietica si reprimeva il dissenso, che mostrava i fallimenti del sistema comunista sostenendo che erano menzogne (fake news) disfattiste da cui il popolo andava “protetto”.

I “ministeri della verità” che stabiliscono quello che è consentito dire e quello che invece è proibito sono tipici di tutti i totalitarismi: i despoti hanno a cuore il Bene e la tranquillità del popolo.

Oggi in Italia se solo metti in dubbio le facoltà taumaturgiche dell’euro ti aspetta la colonna infame. Se ritieni dannosa questa Unione europea diventi un pericolo pubblico da monitorare.

Se dissenti dall’indottrinamento gender dei tuoi figli nelle scuole (magari per aver letto l’insospettabile Camille Paglia) e se dici che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine, sei un omofobo da mettere al bando e zittire.

Se chiedi come fanno a criminalizzare Putin oggi quelle sinistre che ieri osannavano i più putridi e sanguinari regimi sovietici, rischi quasi di passare per un losco figuro al soldo del Cremlino.

Se poi osi (magari citando Marx) esprimere contrarietà all’emigrazione di massa che, fra l’altro, distrugge le conquiste sociali dei lavoratori, vieni quantomeno considerato uno xenofobo (salvo poi scoprire che anche per l’anomalo leader laburista inglese Jeremy Corbyn “l’importazione all’ingrosso di lavoratori sottopagati dall’Europa centrale ha distrutto le condizioni di quelli britannici”).

E se metti in guardia dall’islamizzazione sempre più vasta dell’Europa, finisci come Oriana Fallaci o forse peggio perché se hanno tritato così perfino un gigante del giornalismo, figuriamoci i comuni mortali.

Addirittura se ti azzardi ad avanzare qualche dubbio sulla necessità di dieci vaccinazioni obbligatorie per tuo figlio (magari perché hai letto sul Corriere della sera del 15 settembre, e hai visto a Piazzapulita, che almeno qualche raro caso di legame fra vaccini e patologia esiste ed è riconosciuto), vieni trattato da untore, rischi sanzioni e addirittura la perdita della patria potestà.

Sono tolleranti solo se dai loro ragione. Ed eccoli pronti ad accusare di razzismo e xenofobia chiunque abbia idee diverse dalle loro che però si sentono antropologicamente superiori alla “feccia destrorsa”.

Come ha notato il professor Luca Ricolfi, credono “di rappresentare la parte migliore del paese, di essere titolari di una superiorità etica, culturale e politica”.

È il regime del Bene. Quello che gronda Amore Umanitario da tutti gli artigli.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom ott 01, 2017 2:40 pm

Ius soli, troppe ipocrisie
Ernesto Galli della Loggia
Milano, 30 settembre 2017 - 20:35

http://www.corriere.it/opinioni/17_otto ... bc53.shtml


Se la legge sulla cittadinanza ha una sua necessità storica bisogna aprire gli occhi sugli effetti che avrà su di noi, cambiando la nostra identità

L’incerta gestione politica che il Pd ha fatto della legge sulla cittadinanza e il relativo rimpallo di responsabilità non devono far perdere di vista il merito del provvedimento. Che è giusto che vada in porto — dal momento che alla necessaria integrazione degli immigrati serve una simile legge — ma con alcune modifiche dettate da circostanze che fin qui, invece, non sembrano essere state prese in considerazione. Circostanze che secondo me sono soprattutto le seguenti: 1) Se è demagogica l’immagine agitata dalla Destra di un’Italia a rischio d’invasione dall’Africa, è pure demagogica e falsa l’idea divulgata da certa Sinistra e da certo cattolicesimo, che approvare la legge sarebbe dettato da un elementare dovere di umanità. Fino a prova contraria, infatti, coloro che oggi si trovano in Italia, tanto più se con un regolare permesso di soggiorno (ed è a questa condizione che fa sempre riferimento anche il progetto di legge) non si trovano certo in una condizione di reietti, di non persone prive di diritti. Non sono condannati a un’esistenza immersa nell’illegalità. Essi e i loro figli, nati o no che siano qui da noi, sono protetti dai codici e dalla giustizia della Repubblica, hanno diritto all’assistenza sanitaria, hanno diritto a fruire del sistema d’istruzione italiano, possono iscriversi a un partito o a un sindacato. Non sono dei paria, insomma.

2) La cittadinanza una volta concessa non può essere tolta se non eccezionalmente. È una decisione in sostanza irrevocabile. Ma concederla o non concederla è una decisione che deve ispirarsi a criteri esclusivamente politici (non giuridici: nessuno ha diritto a divenire cittadino di alcun Paese se una legge non glielo riconosce. Non esiste, infatti, né può esistere, una sorta di diritto «naturale» a essere cittadino di questo o quello Stato: tanto più quando, come è ovviamente il caso di tutti coloro che mettono piede in Italia, si tratta di persone che una cittadinanza già ce l’hanno). Ho detto criteri politici: vorrei sottolineare «drammaticamente» politici, dal momento che con una nuova legge sulla cittadinanza come quella oggi in discussione si tratta niente di meno che di modificare il demos storico di un Paese. Proprio perciò nel definire i caratteri di una tale legge una classe politica degna del nome non dovrebbe guardare solo all’oggi ma al domani e al dopodomani. Immaginare tutti i possibili sviluppi della situazione attuale valutando attentamente ogni eventualità.

3) In questa valutazione non può esserci posto per alcuna ipocrisia dettata dal politicamente corretto: bensì solo per il realismo, per un saggio realismo. Ora questo ci dice che non tutte le immigrazioni sono eguali (e dunque alla cortese obiezione che mi ha mosso il direttore di Repubblica Mario Calabresi circa la mia proposta di vietare la doppia cittadinanza — «non si capisce perché sia lecito e pacifico poter avere il passaporto italiano e quello statunitense ma sospetto mantenere quello marocchino o senegalese» — la risposta è semplice: perché il Marocco e il Senegal non sono gli Stati Uniti). L’immigrazione islamica, infatti, è un’immigrazione particolare per almeno due ordini di ragioni: a) perché non proviene da uno Stato ma da una civiltà, da una cultura mondiale rappresentata da oltre una ventina di Stati, e con la quale la cultura occidentale ha avuto un aspro contenzioso millenario che ha lasciato da ambo le parti tracce profondissime; b) perché alcuni degli Stati islamici di cui sopra mostrano — non finga la politica di non sapere e non vedere certe cose — un particolare, diciamo così, dinamismo antioccidentale. Da un lato, alimentando sotterraneamente radicalismo e terrorismo, dall’altro (ed è soprattutto questo che deve interessarci) svolgendo un’insidiosa opera di penetrazione di natura finanziaria nell’ambito economico, e di natura politico-religiosa (apertura di moschee e di «centri culturali») all’interno delle comunità islamiche presenti nella Penisola. Le quali da tutto questo lavorio ricavano la spinta a un forte compattamento cultural-identitario di un contenuto tutt’altro che democratico (ci si ricordi per esempio dei sentimenti antiisraeliani/antisemiti già così diffusi in quel mondo).

4) La cittadinanza significa il diritto di voto. In una tale prospettiva e alla luce di quanto appena detto è necessario evitare nel modo più assoluto che, complice il prevedibile aumento dell’immigrazione africana e no solo, domani possa sorgere la tentazione di un partito islamico. Il quale, sebbene forte di solo il 3-4 per cento dei voti, tuttavia, con l’aiuto del proporzionalismo congenito del nostro sistema politico, potrebbe facilmente diventare cruciale per la formazione di una maggioranza di governo. C’è qualcuno che ha pensato a queste cose, a evitare che esse possano prendere una simile piega? In realtà la legge di cui stiamo discutendo si chiama impropriamente dello ius soli mentre molto meglio sarebbe pensare a una legge fondata sullo ius loci. Il testo attuale, infatti, non riconosce per nulla l’essere nato in Italia come condizione sufficiente per ottenere la cittadinanza, come dovrebbe fare una legge realmente ispirata a quel principio. Vi aggiunge essa per prima condizioni ulteriori di natura culturale e non, le quali riguardano sia il richiedente sia la sua famiglia (l’adempimento di un ciclo scolastico, il possesso di un regolare permesso di soggiorno da parte di un genitore, ecc.) sono personalmente convinto che a queste condizioni sia opportuno aggiungerne altre, in obbedienza a un principio basilare: e cioè che vanno, e possono essere, integrate le persone, non le comunità. E che proprio per far ciò è necessario, nei limiti del possibile e rispettando i diritti di tutti, cercare di allentare il più possibile il vincolo identitario-cultural-comunitario che spesso, specialmente nelle comunità islamiche, chiude gli individui in un involucro antropologico ferreo (si pensi alla condizione delle ragazze e delle donne in genere). Solo allentando un tale vincolo è possibile il reale passaggio ad una nuova appartenenza ideale e pratica quale è richiesta dal partecipare realmente ad una nuova cittadinanza.

Per favorire e insieme accertare quanto ora detto penso che almeno queste altre tre condizioni dovrebbero essere poste per ottenere la cittadinanza italiana da parte degli immigrati: l’obbligo di abbandonare la cittadinanza precedente; la conoscenza della lingua italiana in entrambi i genitori del giovane candidato, non già solo in uno di essi come nel testo attuale (genitore che poi finirebbe per essere quasi sempre il genitore maschio: mentre la conoscenza dell’italiano anche nella madre costituirebbe un indizio assai significativo di superamento della condizione d’inferiorità della donna tipica di molte culture diverse dalla nostra); infine l’obbligo di accertamenti sull’ambiente familiare ad opera dei servizi sociali sotto l’egida di un apposito ufficio presso ogni prefettura.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mar ott 03, 2017 8:17 pm

Ius soli, sciopero della fame degli insegnanti per chiedere che la legge sia approvata
di F. Q. | 3 ottobre 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10 ... ta/3892371

Uno sciopero della fame per attirare l’attenzione di media e politica sulla legge che rischia di non vedere mai la luce. Decine di docenti in tutta Italia hanno deciso di organizzare per il 3 ottobre una giornata di protesta per ribadire il loro appoggio al ddl Ius soli che riforma le modalità per ottenere la cittadinanza. “Il motivo è molto semplice”, ha dichiarato il docente di Ferrara Franco Lorenzoni nel suo appello rilanciato da Repubblica, “ho in classe alcuni bambini stranieri che, secondo la legge attualmente in vigore, non hanno e non avranno mai la cittadinanza italiana. Questo mi sembra così ingiusto da mettere in discussione alla radice il mio lavoro”. I professori hanno anche lanciato una petizione che è possibile firmare online, mentre su Twitter è partita la campagna #insegnantiperlacittadinanza.

La legge sullo Ius soli giace al Senato dove attende il via libero definitivo che, stando alle ultime dichiarazioni, non ci sarà mai. Ad affossarla definitivamente sono stati i parlamentari di Area popolare, Angelino Alfano in prima fila, ma anche le debolezze di una parte del Pd al governo. Mentre a parole tutti i dem si dicono decisi a fare il possibile per trovare una soluzione, è stata la stessa sottosegretaria Maria Elena Boschi a dichiarare pubblicamente solo qualche giorno fa che “non ci sono i numeri in questa legislatura”.

A far tornare qualche speranza è stato il presidente del Senato Pietro Grasso che, solo qualche giorno fa, ha criticato il fatto che i parlamentari si siano arresti di fronte a una legge che ritengono giusta. Oggi è stato il turno della presidente della Camera Laura Boldrini: “Auspico”, ha detto, “che noi si possa entro questa legislatura approvare la legge sulla cittadinanza”. Si tratta, ha detto, di “una legge che ha molte condizioni, all’interno delle quali si sviluppa la cittadinanza. Non farlo sarebbe un errore”, la manifestazione di “una subalternità politica, deluderebbe tanti giovani, non rispetterebbe il lavoro delle associazioni laiche e cattoliche. Significherebbe fare la cosa sbagliata”. Proprio in queste ore, a ribadire la loro contrarietà al provvedimento, sono stati i 5 stelle (per Luigi Di Maio deve prima essere discusso a livello europeo) e la Lega Nord.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mer ott 04, 2017 7:56 pm

'La nazionalità non è un automatismo gli immigrati se la devono meritare', l'intervista di Marina Valensise a Pascal Bruckner.
Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 19/07/2017, a pag. 2
http://www.informazionecorretta.com/mai ... g.facebook

Anche in Francia si discute di ius soli, ma senza l'urgenza tattico-politica che si avverte in Italia. E nel paese che annovera sei milioni di cittadini di origine musulmana, c'è poco spazio per l'improvvisazione. Scrittore e polemista, Pascal Bruckner da anni punta il dito contro l'ideologia del pentitismo e la debolezza di un discorso pubblico che non sa fare i conti col pragmatismo, per continuare a rincorrere le chimere. Nel suo ultimo libro (Un racisme imaginaire, Ed. Grasset) critica l'idea di islamofobia, il tabù politicamente corretto che non consente di affrontare con realismo le questioni legate all'immigrazione. Ma quando uno gli domanda se l'automatismo nell'acquisizione della cittadinanza sia un principio difendibile, Bruckner risponde senza giri di parole. «Il principio dell'automatismo è controverso nell'acquisizione della cittadinanza. La cittadinanza deve meritarsi. Non basta nascere in Francia o in Italia per diventare francesi. Bisogna aver voglia di esserlo, manifestare il desiderio di far parte della nazione. In Francia, persino la sinistra moderata è d'accordo su questo».

Cavalcare il radicalismo per evitare il nemico a sinistra, dunque, è fallimentare? «La nazionalità, insisto, non è solo un'eredità. E' un merito. Il semplice fatto di essere nato in un dato paese non basta: ci vuole l'educazione, la lingua, l'adesione alle leggi del paese, l'approvazione del progetto europeo. L'automatismo rischia di diventare un'esca per le decine di migliaia di migranti economici che sognano di sbarcare in Europa per sfuggire all'insoddisfazione e alla miseria. Ma il fatto è che non possiamo accogliere cento milioni di africani. E per fortuna adesso lo dice anche Bill Gates».

Bill Gates avrà letto Bruckner: ci invita infatti a non essere troppo generosi, perché aprendo indiscriminatamente le porte all'emigrazione, rischiamo di depauperare l'Africa del suo capitale umano, delle sue risorse prime. «In effetti, non possiamo accogliere 100 milioni di africani. Adesso, anche il nostro presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, sembra voler tenere separata la logica della compassione e quella della responsabilità, quando dice che bisogna salvare i rifugiati politici dalla guerra, dal terrore, dalla fame, senza però accogliere tutti i migranti economici. Voi italiani da tempo lo state facendo con grande nobiltà, salvando le persone, attivando le procedure per il riconoscimento dei disperati che sbarcano ogni giorno sbarcano sulle vostre coste. L'unica alternativa è rafforzare le procedure legali attraverso i visti da richiedere ai consolati, che però sono contingentati. Venire per mare è un modo di forzare la mano».

Intanto l'Austria ha deciso di chiudere le frontiere del Brennero, e l'Unione europea stenta a riconoscere che la sua frontiera sul Mediterraneo siano le coste italiane. «L'Italia ha ragione a rivoltarsi contro Bruxelles: è l'unico paese a sopportare tutto il fardello dell'emergenza migranti».

Ma concedere la cittadinanza al figlio di stranieri che nasca sul territorio nazionale, secondo lei, permette o no una migliore integrazione? «Lo ius soli permette l'inclusione, ma andrebbe arricchito con l'educazione, andrebbe completato con la formazione, la scuola, e persino con un rituale repubblicano».

Alcuni figli di immigrati pretendono di ottenere la nazionalità per principio, senza chiederla, senza sottoporsi a testi e procedure? Che ne pensa? «Sono i perfetti rappresentanti degli individualisti della società moderna, per i quali i diritti precedono i doveri, mentre oggi urge riequilibrare i diritti con un certo numero di doveri da assolvere per la società. Del resto, negli Stati Uniti d'America, paese di immigrazione per antonomasia, dove lo ius soli è automatico, chi voglia diventare americano, prima di ottenere non dico la cittadinanza ma un semplice visto d'ingresso, un permesso di soggiorno e la carta verde, deve affrontare una serie di ostacoli pressoché infinita. Lì esiste persino una categoria, "aliens of high value" riservata ai ricercatori e agli scienziati. Anche se l'automatismo dello ius soli fa parte del progetto costituzionale americano, diventare cittadino perché sei nato in terra americana, o in terra francese, non può prescindere dall'adesione ai valori, dall'educazione, dalla cultura».

In questo senso lo ius soli potrebbe essere un deterrente al radicalismo islamico, e favorire la sradicalizzazione, la normalizzazione dei musulmani vittime dell'atavismo, tentati dal fanatismo? «Un islamico che si ritrova a essere cittadino italiano, francese o tedesco, certo, ha maggiori possibilità di sfuggire alla morsa della religione d'origine. Entrare a far parte di un paese democratico significa poter abbandonare il crimine di apostasia, poter abbracciare l'ateismo, l'agnosticismo, persino la conversione senza passare più per un infedele. Ma è anche vero che per i figli di immigrati di seconda e terza generazione, nati in Francia e di cultura musulmana, non basta la cittadinanza per vincere l'utopia Jihadista. Serve l'educazione, l'adesione ai valori, un insieme di diritti e doveri, e un contratto tra lo stato e la comunità musulmana. Altrimenti, il rischio di una deriva identitaria resterà sempre forte».
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » sab ott 07, 2017 7:13 am

IUS SOLI: lezioni di civiltà - da parte di chi?
Natasha Daneu

http://www.maurizioblondet.it/ius-soli- ... ilta-parte

Rammento ciò che sull’argomento ebbe a dire il compianto Sartori, che quanto a scienza e coscienza politica superava di gran lunga il livello dell’odierna casta politica italiana.

Nel 2013 sul Corriere scriveva che la sinistra, «avendo perso la sua ideologia, ha sposato la causa (ritenuta illuminata e progressista) delle porte aperte a tutti, anche le porte dei Paesi sovrappopolati e afflitti, per di più, da una altissima disoccupazione giovanile». All’allora ministra Kyenge spiegava che l’Italia non era un paese meticcio e le rimproverava la convinzione di dare «per scontato che i ragazzini africani e arabi nati in Italia sono eo ipso cittadini integrati.» Indicava esempi di paesi dove «indù e musulmani non si sono mai integrati». Alla trasmissione La Zanzara chiosava: «Lo jus soli è un’idea demente, sarebbe l’ultimo colpo per consentire l’accesso a tutti, migranti e clandestini».

Aggiungo che tanto la ex ministra Kyenge (indicata nell’elenco dei membri europarlamentari affidabili della OSI del famigerato speculatore Soros, affiancato dalla nostra Bonino), quanto gli odierni immigrati, arrivano da «stati invertebrati, ectoplasmatici, fondati sulla spartizione del sovrappiù economico, prodotto per via delle rendite naturali, da parte di clan, di famiglie allargate», stati i cui regimi militari repressivi costituiscono la spina dorsale, – tanto per ricordare un concetto espresso dal prof. Sapelli, altro rinomato esperto di politica economica internazionale.

Il prof. Sapelli già nel 2011 spiegava come «per coloro che sono contrari a ogni ipotesi di convivenza multiculturale distinta di più appartenenze nazionali sotto il tetto di uno stesso Stato, la sola cittadinanza attiva e operante permessa è quella che si costituisce aderendo all’ethos dello Stato di accoglienza. Ma aderire all’ethos nazionale dello Stato in cui l’immigrato s’insedia è possibile solo con un radicamento occupazionale e con un’integrazione culturale attivamente ricercata. Già oggi non siamo di fronte né all’una né all’altra. Immaginiamoci, quindi, cosa potrà succedere in futuro con altre ondate immigratorie.»

Sempre il prof. Sapelli ha commentato a luglio di ques’anno le dichiarazioni di Boeri dell’INPS a proposito degli immigrati: «Queste persone aiutano il sistema previdenziale soltanto se inserite all’interno di un regime contrattuale che prevede il pagamento regolare dei contributi pensionistici. Tutto il contrario di ciò che avviene oggi dove aumentano i posti di lavoro solo dopo i 50/55 anni e dove i giovani non entrano nel mercato del lavoro se non in condizioni di precariato. Quella di Boeri è una dichiarazione senza senso scientifico.» Ed a proposito delle ondate immigratorie ha scritto: «L’arrivo di questa immigrazione in blocco è un evidente tentativo di destabilizzazione deciso da potenze che vogliono destabilizzare l’Unione Europea».

Gran difensore dello Jus soli appare Emanuele Fiano, responsabile nazionale del PD, ovvero segretario nazionale della Sinistra per Israele (il cui presidente è Furio Colombo) fondata nel 2005 «per una lettura corretta ed equilibrata della vicenda mediorientale e a salvaguardia dei diritti di Israele.» Gradirei tanto che il sionista socialista del Hashomer Hatzair ci spiegasse perchè mai allo stato di Israele sia concesso il diritto di erigere muri a difesa da tale immigrazione, mentre agli stati europei no? – Una civiltà dei furbi e dei fessi?
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