Comounisti, nasicomounisti e de torno

Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » dom set 23, 2018 2:51 pm

Lo sfogo amaro di Bersani: "I vecchi comunisti votano Lega"
22 Settembre 2018

http://www.ilpopulista.it/news/22-Sette ... -lega.html

Per forza, solo il Carroccio a trazione Salvini ha a cuore il popolo, quello che la Sinistra d'un tempo chiamava "maestranze" e "classe operaia"

"I vecchi comunisti votano in massa per la Lega". Lo sfogo amaro (per lui) arriva dall’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani. Che evidentemente si è reso conto che l'unico movimento che oggi tutela le fasce più deboli, le maestranze e gli operai (un tempo serbatoio di voti del Pci) e il ceto medio è il Carroccio a trazione Salvini.

Lo smacchiagiaguari, già adeguatamente smacchiato e rimasto oramai solo a bersi quella famosa birretta che tanto fece ironizzare Crozza, avvisa i suoi compagni: "Una buona parte dei nostri consensi è finita al Carroccio. Serve una sinistra popolare che si occupi dei problemi veri". Già. Salvare le banche, specie quelle di famiglia, non paga in termini elettorali. Né, lecitamente, rappresenta la priorità per i bisogni del Paese.

"Il leader di Leu ha censito le cause dei fallimenti della classe dirigente piddina, dal referendum costituzionale del 2016 fino al tracollo del 4 marzo scorso e all’illusione attuale che sia sufficiente sedersi sul divano con i pop corn in mano, nell’attesa che la maggioranza gialloverde imploda su se stessa", ha commentato Libero.

Aggiungendo: "Intendiamoci, Bersani non è tenero e si mostra perfino minaccioso verso la Lega di governo: Si ricordino che, se loro menano le mani, le meneremo anche noi e storicamente finisce male per loro". Un kompagno è per sempre...
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » ven ott 05, 2018 6:34 am

Un altro sinistro falso buono

L'alternativa di Farinetti al reddito di cittadinanza: "Gli italiani donino l'1% del proprio patrimonio per combattere la povertà"
2018/10/04

https://www.huffingtonpost.it/2018/10/0 ... a_23550541

Oscar Farinetti volta pagina. Il fondatore di Eataly, sostenitore della prima ora di Renzi, ora confessa a "I Lunatici" di radio 2 di aver cambiato preferenze: "Continuo a voler bene a Matteo, ma Nicola Zingaretti lo voterei. Lo conosco personalmente, secondo me sarebbe un'ottima pedina. Se ci fossero le primarie ad ora voterei lui, senza turarmi il naso".

Sul reddito di cittadinanza: "È giusto che chi sia stato più fortunato nella vita aiuti chi ha avuto meno. La povertà si combatte con la generosità. Stabiliamo che per un periodo delimitato, diciamo per tre anni, si doni l'1% del risparmio privato a chi ha bisogno. Troveremmo 120 miliardi. Una cosa del genere gli italiani la accetterebbero".

Sull'immigrazione: "È naturale che chi vive tra guerra e povertà abbia desiderio di spostarsi. Come fecero i friulani negli anni '20 e '30 andando in Venezuela. L'accoglienza è sacrosanta, deve essere globale. Dobbiamo creare delle strutture per accogliere, ormai quella dell'immigrazione non è più una emergenza. Eppure se ne continua a parlare mentre non si discute più di mafia e camorra. Mi fa paura il fatto che se un politico blocca 200 persone in mare trattandole come bestie, poi sale nei sondaggi".

Tornando alle primarie, Farinetti ha ribadito a Repubblica che il governatore del Lazio sembra l'uomo giusto per far ripartire il Pd: "Quando prendi una scoppola come quella del 4 marzo è chiaro che devi cambiare, soprattutto nel linguaggio. Zingaretti mi sembra uno che parla in modo comprensibile a tutti. Bisogna sforzarsi di mantenere un linguaggio diverso in un periodo di grandi rancori e parole esagerate, riscoprendo il valore della leggerezza e anche del sorriso".

Per l'imprenditore milanese "ci vorrà tempo per rilanciare il Pd, non sarà una passeggiata". Ma le colpe del fallimento delle scorse elezioni non sono da imputare a Renzi: "Non sono affatto convinto che sia stata colpa sua e del suo governo. Però è vero che a un certo punto il Pd è diventato antipatico"
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » lun ott 08, 2018 7:22 am

Venezuela, l’Onu condanna Maduro e difende i rifugiati venezuelani
Manuel Glauco Matetich - Dom, 07/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ven ... 85151.html

“Serve una strategia regionale per tutelare la protezione dei migranti venezuelani”, ha dichiarato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) Filippo Grandi, che condanna pubblicamente il governo di Caracas e la grave crisi umanitaria che il Paese sta vivendo

Scontro tra Onu e Venezuela. L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) Filippo Grandi ha incalzato ieri il governo venezuelano, durante la sua visita sudamericana a Bogotá (Colombia), suggerendo un piano regionale per tutelare i rifugiati che fuggono dal regime dittatoriale instaurato da Nicolas Maduro.

La priorità dell’agenzia dell’Onu per i rifugiati riguarda la protezione dei cittadini venezuelani che negli ultimi anni stanno vivendo una grave crisi umanitaria, caratterizzata da un grande esodo verso i paesi latini confinanti, una disastrosa crisi economica e una preoccupante carenza di beni di prima necessità (generi alimentari, medicine, energia elettrica, acqua corrente).

L'Alto Commissario Grandi ha dichiarato che l'esodo massiccio dei venezuelani dovrebbe essere trattato come “una strategia regionale, perché molti problemi sono gli stessi nei diversi paesi”. Il nostro sforzo si tramuta nel “coordinare l'azione internazionale in modo più efficace, per cercare maggiore (...) risorse per aiutare i venezuelani” attraverso il lavoro di Eduardo Stein, ex vicepresidente del Guatemala e ora rappresentante speciale dell’Onu per i migranti e i rifugiati venezuelani.

Filippo Grandi ha affrontato anche il tema dell’esodo biblico che vede i cittadini venezuelani fuggire verso altri stati. Le stime dell’Onu hanno evidenziato che quasi 2 milioni di venezuelani sono scappati dal paese negli ultimi tre anni. E il vicino stato della Colombia ha accolto oltre 1 milione di persone, regolarizzandone già circa 820mila.

“Circa 5mila persone stanno lasciando il Venezuela ogni giorno, questo è il più grande movimento di popolazione nella storia recente dell'America Latina”, ha dichiarato l’Alto Commissario dell’Unhcr. Vogliamo solo che chi scappa possa “avere accesso alla protezione (...) in diversi paesi e che non affrontino rischi, criminalità, pericoli, in particolare donne, bambini”.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » ven dic 14, 2018 8:26 am

Chàvez e Maduro hanno quasi vinto la loro battaglia contro la disuguaglianza: i venezuelani sono tutti poveri
scrive Francesco Manetto su El Paìs
13 dicembre 2018

http://www.controversoquotidiano.it/201 ... tti-poveri


“Il divario sociale dissangua il Venezuela“, così s’intitola un reportage da Caracas firmato da Francesco Manetto per il quotidiano spagnolo El Paìs. Si inizia con la descrizione di un tumulto esploso di recente a Valle Alto en Petare, estesissimo quartiere popolare di Caracas. Motivo? Alla distribuzione annuale di prodotti alimentari stabilita per ogni Natale dal governo Maduro, il Comitato locale di Approvvigionamento e Produzione, responsabile delle elargizioni, “ha ricevuto soltanto 1.160 prosciutti sui 6.150 annunciati”. Un fatto accolto prima da delusione, poi da rabbia, infine da alterchi tra i cittadini. “L’episodio, raccontato da uno dei presenti, ha rappresentato l’ennesima umiliazione per una comunità già impoverita”.

Osserva El Paìs: “L’obiettivo proclamato dalla rivoluzione bolivariana era quello di ridurre la disuguaglianza. Tuttavia, dopo due decenni di chavismo, nei quali i sussidi si sono moltiplicati attraverso missioni sanitarie, educative e abitative, l’egualitarismo si sta sgretolando e la vita di milioni di venezuelani si è trasformata in una battaglia quotidiana contro la miseria. Secondo l’ultima indagine sulle condizioni di vita Encovi, uno studio dell’Università Cattolica Andrés Bello e di altri centri, l’87% della popolazione locale ha vissuto l’anno scorso – l’ultimo per il quale ci sono dati – al di sotto della soglia di povertà. Nel 61% dei casi, la povertà è estrema. Una crisi economica senza precedenti, con l’iperinflazione dilagante e la dollarizzazione che condannano i cittadini a combattere i prezzi folli e a dipendere dagli aiuti di Stato”.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » sab dic 29, 2018 9:44 pm

La Littizzetto e le sue 22 case: è la regina del mattone
Redazione 03 dicembre 2014

http://www.today.it/media/lciana-littizzetto-case.html


Far ridere rende ricchi e, come la maggior parte degli italiani, anche Luciana Littizzetto ha investito i proprio risparmi nel mattone.

Stefano Filippi sul Giornale ha ricostruito la storia del “piccolo impero immobiliare” messo su dalla comica in venticinque anni di professione mediatica tra tv, pubblicità, libri, teatro, film e Sanremo, "una fortuna costruita con oculatezza a colpi di ‘Berlusconi ci hai rotto il cazzo’ e di ‘Eminens Ruini’ quando il cardinale affossò il referendum sulla procreazione assistita”.

Merito anche dei diritti d’autore dei libri (“molti pubblicati dalla berlusconiana Mondadori”), le pubblicità per le coop e Intesa San Paolo, più apparizioni e ruoli in film e fiction tra Rai e Sky, non parlare del sodalizio con Fazio, da “Che tempo che fa” ai due Sanremo.

Luciana Littizzetto possiede 21 immobili, scrive il Giornale, tra Torino (sua città natale e dove tutt’ora risiede) e Bosconero (il paesino d’origine dei genitori del Canavese), più un appartamento nel centro di Milano, il primo acquistato, nel 1998, con i proventi della popolarità raggiunta dopo anni di gavetta grazie a “Mai dire gol”, “Ciro” “Cielito Lindo” e “Tre uomini e una gamba”.

Ecco l’elenco delle proprietà torinesi della Littizzetto stilate dal Giornale:

“Dieci appartamenti, tre garage, due porzioni di un edificio accatastato come magazzino. Quasi tutte le case sono nella fascia precollinare sulla destra Po, zona residenziale, esclusiva, prestigiosa, non lontano dalla cupola neoclassica della Gran Madre di Dio: 3,5 vani dietro corso Casale, tre lussuose dimore in altrettanti palazzi lungo la tranquilla via Villa della Regina per complessivi 27 vani più due autorimesse, altri appartamenti e garage tra corso Quintino Sella, via Buttigliera, via Casalborgone, via Cavalcanti e via Molino-Colombini. L'unica proprietà lontana dai ‘Parioli’ torinesi è nel quartiere San Donato, la zona dove la Litti ha vissuto da bambina e dove i genitori conducevano una latteria”.

Il Giornale poi passa fare minuziosamente i conti in tasca a Lucianina:

“Tutti gli immobili sono intestati a lei al 100 per cento tranne le quote del deposito in corso Quintino Sella e una rimessa al 50 per cento con il compagno, il batterista Davide Graziano. Totale: 72,5 vani di abitazioni, 124 metri quadrati di garage, una rendita catastale che l'Agenzia delle entrate fissa in 13.121,26 euro. Che, rivalutata del 5 per cento e moltiplicata per il coefficiente di 120, dà un valore di circa 1.650.000 euro che rappresenterebbe la base imponibile da usare nelle compravendite. Naturalmente il valore di mercato è enormemente più elevato. Niente male per la campionessa della risata radical-choc che nel 2008, senza Sanremo né pubblicità, aveva dichiarato un reddito superiore a 1,8 milioni di euro che le aveva consentito di inserirsi tra i primi 500 contribuenti d'Italia. È il bello del mattone”.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » sab gen 12, 2019 6:00 am

Verona, polemiche sul concerto dedicato a Palach, i dem chiedono annullamento
Bianca Elisi - Ven, 11/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 27591.html

A cinquant'anni dal suo sacrificio, il concerto dedicato a Palach rischia di naufragare per colpa delle polemiche. I dem lo hanno definito un evento "nazi-rock" e da Praga si sono mobilitati anche sei senatori della Repubblica Ceca

Il ricordo di Jan Palach non è per tutti.

Per qualcuno, infatti, la memoria di quel ragazzo che si diede fuoco in piazza San Venceslao il 19 gennaio del 1969 è appannaggio di pochi. Ci vuole una licenza, un pedigree, per commemorarne il sacrificio. Meglio non ricordarlo, se a farlo sono i ragazzi di destra.

Sembrano dire questo le polemiche che arrivano da Verona. È qui che, il 19 gennaio, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua immolazione, l’associazione culturale “Nomos - Terra e Identità” ha organizzato un evento musicale con il patrocinio della provincia. L’unica iniziativa dedicata al martire europeo che abbia un riconoscimento istituzionale. Ma dalle parti del Partito Democratico lo hanno definito un concerto “nazi-rock” per via della partecipazione di band che hanno sempre calcato i palchi delle kermesse identitarie. E così sono subito fioccare le richieste di annullamento o, quanto meno, la revoca del patrocinio della provincia.

In un batter di ciglia il caso è diventato internazionale. Il Consiglio degli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Carlo IV di Praga ha lanciato una petizione per chiedere la cancellazione del concerto. Jan Palach, dicono, si batteva per la democrazia e la libertà e non è tollerabile che la destra radicale si appropri della sua eredità. Dello stesso avviso anche sei senatori della Repubblica Ceca che si sono presi la briga di scrivere al presidente della provincia, Manuel Scalzotto, sollecitandolo “a ritirare immediatamente il supporto all’iniziativa”.

“Non accetto strumentalizzazioni – ha risposto piccato il diretto interessato dalle colonne de Il Corriere della Sera – e non sono abituato a mettere le mani davanti alla bocca a nessuno”. Poi ha puntualizzato: “Più che altro sono stupito e amareggiato dal fatto che quel concerto sia l’unico organizzato per ricordare Palach”. Sostegno è arrivato anche dal deputato leghista Vito Comencini che ha suggerito ai colleghi cechi di preoccuparsi del fatto che “nessun altro in Italia ricorda Palach”. Per il presidente del consiglio regionale Massimo Giorgetti, invece, “è assurdo affermare che Guccini sia legittimato a ricordare Jan Palach e un gruppo musicale di destra no”. Mentre il senatore del Carroccio William De Vecchis ha aggiunto: “Lascia sbigottiti vedere la stantia vena polemica della sinistra concentrarsi sulla demonizzazione di momenti di condivisione comunitaria solo per il fatto di non essere da loro promossi. Non ci fermeranno però”.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » gio gen 24, 2019 9:23 pm

Venezuela, Guaidó si proclama presidente. Rinconosciuto da Trump , Trudeau e dai Paesi dell'America latina
Mario Calabresi
2019/01/23

https://www.repubblica.it/esteri/2019/0 ... -217300406

Juan Guaidó si è autoproclamato presidente "pro tempore" del Venezuela. Guaidó è il presidente dell'Assemblea Nazionale, il Parlamento dominato dall'opposizione e dichiarato nei giorni scorsi "illegittimo" dal Tribunale supremo controllato dal regime. In piazza, davanti ai sostenitori riuniti a Caracas, ha lanciato ufficialmente la sua sfida a Nicolás Maduro, che due settimane fa si era insediato per un secondo mandato presidenziale, ma l'opposizione non ha mai riconosciuto il risultato delle elezioni e diversi Paesi considerano illegittimo il leader chavista.

Donald Trump è stato il primo a riconoscere Juan Guaidó come capo dello Stato ad interim. "Non consideriamo nulla, ma tutte le opzioni sono sul tavolo", ha detto ai giornalisti alla Casa Bianca quando gli è stato chiesto se intendesse inviare i militari statunitensi in Venezuela. Al presidente americano hanno fatto seguito i riconoscimenti di Canada, Argentina, Brasile, Perù, Ecuador, Costa Rica e Paraguay. In Venezuela è una giornata di grande tensione, con l'opposizione in piazza in tutto il Paese contro Maduro, che si è affacciato dal balcone del palazzo presidenziale di Caracas e ha detto: "Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez. Siamo in questo palazzo per volontà popolare, solo la gente ci può portare via", ha aggiunto, intimando ai diplomatici americani di lasciare il Paese entro 72 ore.
Sui social si moltiplicano immagini e video della manifestazione che, oltre a Caracas, sta riempiendo le piazze di altre città venezuelane come Barquisimeto, Maracaibo, Barinas e San Cristóbal. Intanto, in altri punti della capitale si sta svolgendo la contro-manifestazione dei simpatizzanti di Maduro: secondo Union Radio, in tre punti di Caracas è in corso la concentrazione dei dimostranti favorevoli al governo, che si stanno dirigendo verso Plaza O'Leary, nel centro cittadino, per ribadire il loro sostegno al presidente della Repubblica. Quattro i morti negli scontri.



Venezuela, Trump riconosce Guaido. Maduro caccia i diplomatici Usa

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/a ... f0f49.html

"Concedo 72 ore ai diplomatici Usa perché lascino il Paese": lo ha detto il presidente venezuelano Nicolas Maduro citato dai media locali. "Dispongo di interrompere le relazioni diplomatiche e commerciali con il governo imperialista" di Washington, ha aggiunto.

Il leader dell'opposizione venezuelana, Juan Guaido, si è autoproclamato presidente del Paese, davanti ai sostenitori riuniti a Caracas. Guaido, davanti a migliaia di sostenitori, ha alzato la propria mano destra affermando di "assumere formalmente la responsabilità dell'esecutivo".

Il presidente americano Donald Trump ha ufficialmente riconosciuto Guaido presidente del Venezuela. L'inquilino della Casa Bianca ha quindi lanciato un appello a tutte le capitali occidentali a seguire il suo esempio e a rinnegare il governo di Nicolas Maduro. "Il popolo del Venezuela ha con coraggio fatto sentire la propria voce contro Nicolas Maduro e il suo regime e ha chiesto liberta' e rispetto per la legge": lo afferma Trump nella dichiarazione in cui riconosce il leader dell'opposizione di Caracas Juan Guaido come legittimo presidente. "Nel suo ruolo di presidente dell'Assemblea nazionale e' l'unico ad essere stato legittimamente eletto", aggiunge il presidente americano.

Guaidó, leader dell'Assemblea nazionale del Venezuela, controllata dall'opposizione, ha rivolto un appello anche alle Forze armate nel prestare giuramento come presidente della Repubblica, chiedendo loro di "ristabilire la Costituzione" nel paese sudamericano.



La felicità di un popolo che si sta liberando di un male assoluto, del male nazi-social-comunista e del suo dittatore Maduro

https://www.facebook.com/SoloEnVenezuel ... 8919010760
https://www.facebook.com/SoloEnVenezuel ... 4219612098



Mosca, a fianco del Venezuela
Viceministro Esteri, partner strategico, cooperazione continuerà
Gennaio 24, 2019

http://www.ansa.it/amp/sito/notizie/mon ... ff537.html


(ANSA) - MOSCA, 24 GEN - "Abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere il Venezuela, che è nostro amico e nostro partner strategico". Lo ha detto il vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov. "Ci schieriamo al suo fianco per salvaguardarne la sovranità e per proteggere il principio della non interferenza negli affari interni (degli altri Stati)", ha detto Ryabkov. "La cooperazione pratica tra la Russia e il Venezuela continuerà in diversi settori e non abbiamo alcuna intenzione di ridimensionarla", ha aggiunto.



Venezuela, Juan Guaidó si autoproclama presidente ad interim. Trump lo riconosce e Maduro: "Ci difenderemo a ogni costo"
23 Gennaio 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/0 ... ce/4919230

Il capo dell’assemblea nazionale di Caracas, il parlamento dominato dall’opposizione, si è proclamato presidente davanti a migliaia di sostenitori, ha alzato la propria mano destra affermando di "assumere formalmente la responsabilità dell’esecutivo". Proteste dalla scorsa notte: 13 morti. Il partito del presidente ha fatto appello ai sostenitori per riunirsi davanti al palazzo Miraflores per sostenere il governo

Venezuela nel caos. Juan Guaidó, capo dell’assemblea nazionale di Caracas, il parlamento dominato dall’opposizione, si è proclamato presidente ad interim in attesa di nuove elezioni ed è stato immediatamente riconosciuto dagli Stati Uniti e da Luis Almagro, il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani che riunisce 35 Paesi delle Americhe. Il riconoscimento è arrivato in particolare da Brasile, Perù, Ecuador, Costa Rica, Argentina, Colombia, Paraguay e Messico. C’è anche il Canada di Justin Trudeau. Dalla parte di Nicolas Maduro la Bolivia di Evo Morales. Chiuso nel palazzo Miraflores, il numero uno destituito fa sapere che si difenderà ad ogni costo e chiama i suoi sostenitori: “Siamo qui per la volontà del popolo”.

Guaidó, 35 anni e noto già dal 2007 quando guidò le proteste studentesche contro Hugo Chavez, ha giurato a Caracas davanti a migliaia di persone e rivolto un invito alle Forze armate affinché si impegnino a “ristabilire la Costituzione”. E con uno slogan di obamiana memoria: “Sì, se puede” ha avviato un durissimo confronto con Maduro, 56 anni, al potere dal 2013 quando successe a Hugo Chavez. Per palazzo Miraflores bollato l’iniziativa del deputato è un “colpo di stato fascista”. Dalla notte migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade di diverse città: al momento, stando a diverse fonti, si contano 13 morti nel corso delle proteste e la ong Foro Penal Venezolano ha segnalato 43 persone arrestate e “vari feriti”.

Maduro: “Concedo 72 ore ai diplomatici Usa perché lascino il Paese”
Il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo ha esortato le forze di sicurezza del Venezuela a “sostenere la democrazia. Ripetiamo il nostro appello ai militari e le forze di sicurezza del Venezuela perché sostengano la democrazia e proteggano i cittadini venezuelani. Gli Stati Uniti sono pronti a fornire assistenza umanitaria al popolo del Venezuela appena le condizioni lo permetteranno”. La risposta di Maduro non si è fatta attendere: “Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez. Siamo in questo palazzo per volontà popolare, solo la gente ci può portare via”. Il partito del presidente ha fatto appello ai sostenitori per riunirsi davanti al palazzo Miraflores per sostenere il governo. “Ci difenderemo a ogni costo, hanno intenzione di governare da Washington. Siamo in una battaglia storica, nessuno abbassi la guardia. Concedo 72 ore ai diplomatici Usa perché lascino il Paese”. “Dispongo di interrompere le relazioni diplomatiche e commerciali con il governo imperialista” di Washington, ha aggiunto. Secondo il giornale El Nacional funzionari della guardia nazionale hanno lanciato lacrimogeni in alcune stazioni metro di Caracas per disperdere i dimostranti anti-governativi.

Nel primo commento sui fatti mercoledì mattina, Maduro ha detto martedì che l’esercito “ha dato innumerevoli prove di disciplina, coesione e preparazione per affrontare qualsiasi minaccia dai nemici della patria” e in un breve discorso in tv, ha accusato il governo americano, attraverso il vice presidente Mike Pence, di aver ordinato “un colpo di stato fascista“. Per rappresaglia, ha ordinato una “revisione totale delle relazioni” diplomatiche con gli Usa. Pence, da parte sua, ha espresso sostegno al “popolo del Venezuela”, che “reclama libertà”.

Guaidó alle ambasciate: “Restate a Caracas”
Guaidó ha invece chiesto alle missioni diplomatiche presenti a Caracas di restare nel paese sudamericano. “In virtù dei poteri conferitimi dalla Costituzione, comunico a tutti i capi delle missioni diplomatiche e al loro personale accreditato in Venezuela che lo stato venezuelano desidera fortemente mantenere la loro presenza diplomatica nel nostro paese. “Qualsiasi disposizione contraria sarebbe invalida, dal momento che verrebbe da persone o entità che, a causa della loro natura usurpativa, non hanno l’autorità legittima a decidere sulla questione”.

Donald Trump: “Il popolo ha chiesto libertà” – Pochi minuti dopo il suo annuncio, Donald Trump ha diffuso una nota per annunciare il suo appoggio a Guaidó, sottolineando che “in questo ruolo come legittimo ramo del governo eletto dal popolo venezuelano, l’Assemblea nazionale ha invocato la costituzione del Paese per dichiarare illegittimo Nicolás Maduro e dunque il suo incarico vacante”. Il popolo del Venezuela, ha aggiunto il presidente degli Usa, “ha con coraggio fatto sentire la propria voce contro Maduro e il suo regime e ha chiesto libertà e rispetto per la legge”, sottolineando che “nel suo ruolo di presidente dell’Assemblea nazionale (Guaidó, nda) è l’unico ad essere stato legittimamente eletto”. Rispondendo a una domanda il numero uno della Casa Bianca ha detto: Non stiamo valutando niente ma tutte le opzioni sono sul tavolo”.

Caos Venezuela, Guaidò si proclama presidente: migliaia di persone in piazza

Oas: “Ha tutto il nostro riconoscimento” – Poi Trump ha fatto appello ad altri Paesi occidentali affinché anche loro riconoscano Guaidó come nuovo presidente assicurando che continuerà a “usare appieno il peso del potere economico e diplomatico degli Stati Uniti per spingere per il ripristino della democrazia venezuelana”. Tra i primi a seguirlo c’è stato il segretario dell’Oas: “Le nostre congratulazioni a Juan Guaidó come presidente incaricato del Venezuela – ha scritto Almagro su Twitter – Ha tutto il nostro riconoscimento per promuovere il ritorno del Paese alla democrazia”. Un alto funzionario dell’amministrazione Trump ha avvertito che verranno considerate “tutte le opzioni” se Maduro userà la forza: “Se scelgono di rispondere con la violenza, se scelgono di fare del male a membri dell’Assemblea nazionale – spiega, citato da LaPresse – tutte le opzioni sono sul tavolo per gli Stati Uniti a proposito dell’azione da intraprendere”.

Il giuramento: “Ora libere elezioni” – L’autoproclamazione del presidente ad interim è avvenuta a Caracas, dove il capo dell’assemblea nazionale, davanti a migliaia di sostenitori in piazza da giorni, ha alzato la propria mano destra affermando di “assumere formalmente la responsabilità dell’esecutivo”. Ha affermato di aver preso questa decisione “per ottenere la fine dell’usurpazione, un governo di transizione e libere elezioni”. Dopo il giuramento, ha chiesto di giurare anche ai presenti nella manifestazione di impegnarsi “a ristabilire la Costituzione in Venezuela”. Tramite i social ha poi rivolto un appello anche alle Forze armate chiedendo loro di aiutare nel ristabilire la Costituzione: “Oggi abbiamo un appuntamento storico con la nostra patria: civili, politici e militari, avremo l’opportunità di ritrovarci con il popolo in tutto il Venezuela – ha detto – Fratelli e sorelle, sappiamo molto bene che la violenza è l’arma dell’usurpatore, la nostra è invece la voce di milioni di venezuelani che incontreremo di nuovo in strada, in pace per il Venezuela”. Il ministro della Difesa venezuelano, generale Vladimir Padrino Lopez, ha dichiarato in un tweet che le Forze Armate del suo paese “non accettano un presidente imposto da oscuri interessi o che si è autoproclamato a margine della legge”, confermando il suo appoggio a Nicolas Maduro. “La disperazione e l’intolleranza stanno aggredendo la pace della Nazione”, ha sottolineato Padrino Lopez, secondo il quale “i soldati della Patria” non accettano la presidenza di Guaidò perché le Forze Armate “difendono la nostra Costituzione e sono garanti della sovranità nazionale”.

Lo scontro tra poteri – Da tempo Maduro considera “illegale” il lavoro dell’assemblea nazionale. E negli scorsi giorni due sentenze della sezione costituzionale del Tribunale supremo di giustizia hanno provato a ribaltare alcune decisione prese dall’assemblea presieduta dall’autoproclamato presidente ad interim. In particolare, il 5 gennaio i giudici avevano dichiarato “privo di validità” il giuramento dei nuovi vertici dell’assemblea, mentre nelle scorse ore ha ribadito che le iniziative adottate dall’Assemblea nazionale in sostituzione delle prerogative del potere esecutivo presieduto dal presidente “sono incostituzionali”.

Spagna chiede risposta comune all’Unione europea –Il ministro degli Esteri spagnolo, Josep Borrell, ha chiesto che l’Unione Europea convochi una “rapida riunione” a livello ministeriale per affrontare la crisi politica in Venezuela, per “preservare l’unità di azione” dell’Ue. Parlando con i media a margine di un seminario, Borrell ha sottolineato che “non si possono prendere decisioni come questa a caldo, senza essere ben informati”, aggiungendo che “non prenderemo posizione semplicemente per andare dietro ad altri”. L’Ue non ha riconosciuto la liceità delle elezioni presidenziali venezuelane dell’anno scorso e dunque non riconosce la legittimità del secondo mandato di Nicolas Maduro come capo dello Stato, apertosi lo scorso 10 gennaio, ma non ha ancora preso posizione sulla proclamazione oggi del presidente dell’Assemblea Nazionale, Juan Guaidò, come presidente ad interim del paese sudamericano. “Spero che tutta l’Europa si unisca nel sostegno alle forze democratiche in Venezuela. A differenza di Maduro, l’Assemblea parlamentare, incluso Juan Guaidò, ha un mandato democratico dai cittadini venezuelani” in un tweet il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk. “Seguo con molta attenzione gli eventi in Venezuela. Contrariamente a Maduro, Guaidó ha legittimità democratica. Si devono rispettare le manifestazioni e la libertà di espressione di un popolo che è stanco di morire di fame e di soffrire gli abusi di Maduro” scrive in un tweet il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani.


La vicenda venezuelana segue su queste pagine:
Venezuela
viewtopic.php?f=144&t=598
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » gio gen 24, 2019 10:04 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » gio mar 07, 2019 11:13 am

La consigliera velata Pd che sostiene Sala è legata agli islamisti
Luca Fazzo - Gio, 07/03/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 58010.html

Il giudice conferma che Sumaya Abdel Qader è in contatto con i Fratelli Musulmani

A desso è ufficiale: a Palazzo Marino, nel consiglio comunale di Milano, siede un'esponente del Pd legata ai Fratelli Musulmani, l'espressione storica dell'estremismo islamico di Hamas.

Si chiama Sumaya Abdel Qader, si presenta in aula col velo. E nell'agosto 2016 aveva denunciato le aggressioni giornalistiche e politiche che l'avrebbero accusata falsamente di appartenere all'ala più oscurantista dell'Islam.

Ieri, il giudice preliminare Guido Salvini accogliendo la richiesta del pm Leonardo Lesti, archivia la denuncia. L'indagine era formalmente contro ignoti, ma nella querela della Abdel Qader gli avversari che l'avrebbero accusata falsamente vengono indicati uno per uno: quotidiani - compreso il Giornale, cui vengono rinfacciati ben otto articoli - e settimanali, siti di informazione e blogger. E nel mirino della querela c'era persino una ex compagna di partito della donna, anch'essa di fede islamica, Maryan Ismail: colpevole di essersi contrapposta alla Abdel Qader in nome dell'Islam laico e moderato. Secondo la Ismail il Pd candidando Sumaya aveva «scelto di fatto di schierarsi con la parte minoritaria ortodossa e oscurantista dell'Islam». Querela anche per lei.

La Abdel Qader, in sostanza, nella querela si proclamava vittima di una vasta e trasversale macchina del fango, che si sarebbe messa in moto per «creare nell'opinione pubblica mediante continue e reiterate allusioni l'idea dell'esistenza di collegamenti, in realtà inesistenti, tra gli odierni querelanti - ovvero Sumaya e suo marito, il siriano Abdallah Kabakebbji - e l'estremismo islamico».

Nel decreto di archiviazione depositato ieri dal giudice Salvini, si premette che gli articoli querelati «sono espressione del diritto di critica, che consente giudizi e valutazioni anche enfatizzati e corrosivi». Ma poi il giudice si spinge più in là, entrando nel merito delle accuse circostanziate che venivano mosse dalla stampa moderata nei confronti di Sumaya Abdel Qader. Si tratta delle notizie che Pierfrancesco Majorino, uomo di punta del Pd milanese e assessore al welfare, aveva liquidato come «un'operazione squallida e grave totalmente inventata». Peccato che invece fosse tutto vero.

Il giudice ricostruisce come, secondo gli articoli, i rapporti tra la consigliera e i Fratelli Musulmani fossero dimostrati dal suo ruolo nella Fioe, la federazione europea delle organizzazioni islamiche, e dalla Fenyso, la sua costola giovanile e studentesca. La Abdel Qader ammette di avere effettivamente fatto «in passato» parte della Fioe, però esclude legami tra questa e i «Fratelli». Nel corso dell'inchiesta, però, è stata utilizzata come consulente una delle maggiori esperte italiane di Islam, Valentina Colombo. Ed è emerso come a indicare nella Fioe la colonna in Europa dell'operato islamico sia stato direttamente Ibrahim Mounir, vice-guida suprema della Fratellanza; «inoltre esiste un'ampia letteratura che conferma il legame della Fioe con la Fratellanza».

Allo stesso modo, scrive il giudice, non risultano smentiti altri episodi significativi dell'entourage familiare della donna: il post con cui si marito proponeva di applicare allo Stato di Israele la procedura «Ctrl+Alt+ Canc», ovvero cancellarlo; o quelli di sua madre inneggianti alle Brigate Ezzedin el-Qassam, braccio armato di Hamas, con foto di combattenti con «cappucci, lanciarazzi e sulla fronte la fascetta dei candidati al martirio». «Anche in questo caso - scrive il giudice - il contenuto obiettivo del post non è stato smentito».



MILANO: GIP, PROVATI I LEGAMI DI SUMAYA CON I FRATELLI MUSULMANI

https://www.facebook.com/VictorSkanderb ... 1966338710

Finalmente la giustizia italiana si è espressa. La querela della Qader gli si è ritorta contro.

Gli articoli, spiega il gip, "indicavano, con varie sfumature e con toni comunque molto polemici, la candidata come legata ai Fratelli Musulmani". E nella querela "Sumaya aveva respinto tale collegamento giudicandolo anche offensivo della sua immagine pubblica". Il giudice premette, però, "che in tutti gli articoli si verte in casi che non sono espressione del diritto di cronaca ma del diritto di critica che consente, come giustamente osservato anche dal pm, giudizi e valutazioni anche enfatizzati e corrosivi purché sia ad essi sottostante un interesse pubblico e non sfocino in mere offese gratuite".

Il gip spiega, poi, che nell'indagine è stata sentita nel novembre 2016 la professoressa Colombo, la quale ha affermato che l'appartenenza di Sumaya alla Fioe "è riscontrata da diversa documentazione reperibile in Internet" e "sul profilo Facebook ufficiale della FIOE sono ancora pubblicate le sue fotografie e vi è poi un documento datato 5 luglio 2015 redatto su carta intestata della FIOE e a firma proprio" di Sumaya "che si definisce Head of Youth & Student Department". Allo stesso modo, per la professoressa, come riassume il gip, "è certo il legame" con la Femyso (Federation of European Muslim Youth and Students Organisations) "in quanto in occasione dell'assemblea generale di tale organizzazione tenutasi a Colonia nell'estate 2015 sul profilo ufficiale Facebook del forum appare la notizia secondo cui Sumaya era membro della Commissione dei garanti".

La professoressa ha inoltre sostenuto che "il contesto all'interno del quale Sumaya Abdel Qader si era mossa in passato e parzialmente si muove ancora oggi è sicuramente, a livello ideologico e organizzativo, il più vicino a tale organizzazione a livello europeo", ossia alla Fioe.

Gli articoli, scrive il gip, intendevano "mettere a confronto la sua candidatura e cioè quella di una persona ritenuta vicina all'islamismo politico anche di tipo radicale con quella di un'altra candidata del PD per il Consiglio comunale, Maryan Ismail, profuga somala, di cui sono invece ricordate negli articoli le posizioni laiche e progressiste". In altri articoli, poi, era stato scritto che il "marito della candidata avrebbe auspicato la scomparsa dello Stato d'Israele".
Un episodio, si legge nel decreto, che non è stato "in alcun modo smentito" dall'uomo e "all'interno di un'accesa critica politica appare consentito che la critica stessa si allarghi al contesto relazionale di una candidata".

Una vittoria della verità.
Maryan Ismail, Matteo Forte.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » mar mar 26, 2019 8:35 pm

"Li ho presi in giro". Ora gli intellettuali devono chiedere scusa
Luca Fazzo - Mar, 26/03/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... MqG4Nei1cc

Battisti sui radical chic che lo hanno difeso: ho mentito perché non mi avrebbero aiutato

«E h sì, dottore, io li ho praticamente presi in giro per trent'anni». L'ultimo sberleffo, nell'interrogatorio davanti al pm milanese Alberto Nobili, Cesare Battisti l'ha riservato a loro: agli intellò, gli scrittori di fama, i filosofi raffinati, i politici progressisti e le dame della buona società che per anni ne hanno fatto un'icona delle ingiustizie borghesi.

Gente che non aveva letto una riga degli atti processuali a suo carico - quegli atti che ora Battisti riconosce come veri - e che però firmava appelli e manifesti, grondanti indignazione per il raffinato intellettuale perseguitato dall'Italia.

«Vede, dottor Nobili, io me la sono sempre cavata - dice Battisti - grazie agli appoggi che ricevevo: in Francia, poi in Messico, poi in Brasile. È stato grazie a loro che sono sopravvissuto».

Viene inevitabile ripensare al fervore degli appelli di Bernard-Henri Lévy, il fascinoso maestro dei nouveaux philosophes, alla devozione con cui François Hollande andò alla Santé a rendere omaggio al recluso eccellente; o alla battaglia degna di Emile Zola in cui si spese per intero il giornale simbolo della gauche caviar francese, Le Monde. Salvo poi pentirsi e chiedere scusa ai lettori.
«Io, questi aiuti - ha continuato Battisti parlando col pm - li ho ottenuti dicendo che ero innocente e quindi raccontando un sacco di bugie». Bugie che in molti si bevvero fino all'ultima goccia, di qua e di là dalle Alpi. Come dimenticare la passione del vignettista Vauro nell'ergersi a paladino del nuovo Dreyfus? O la passione civile dello scrittore no Tav Erri De Luca nel denunciare la persecuzione giudiziaria di un'intera generazione, «la più incarcerata nella storia d'Italia»? Sarebbe bastato fare un salto in cancelleria, leggere le carte grondanti tragedie, per capire che razza di bestia sanguinaria fosse Battisti. Ma era più comodo prendere per buone le balle del sicario rosso, ingrediente perfetto della dieta a base di pane e indignazione di ogni intellettuale che si rispetti.

Di tutti i fessi - tali pare considerarli - che l'hanno protetto in questi anni, Battisti ha fatto un solo nome: Luis Ignacio da Silva ovvero Lula, già presidente brasiliano, attualmente in carcere. Fino a quando Lula restò al suo posto, il Brasile era per l'ex terrorista dei Pac il rifugio più sicuro del mondo. Per spiegare l'asilo concesso al latitante, Lula si spinse fino a sostenere che nelle carceri italiane si pratica abitualmente la tortura: a dirglielo era stato probabilmente sempre lui, Battisti, in una delle tante frottole raccontate e inghiottite senza fatica. Ora, per tutta riconoscenza, il terrorista descrive l'ex presidente carioca come un boccalone pronto a inghiottire l'amo.

E lo sberleffo un po' ingrato di Battisti è rivolto, di fatto, all'intero, interminabile elenco di creduloni che nel 2004 firmarono, all'indomani del suo arresto a Parigi, il manifesto pubblico per la sua liberazione. «Protestiamo contro questo scandalo giuridico e umano», tuonarono registi e poeti, docenti universitari e parlamentari. In testa, sul versante francese, c'erano scrittori di vaglia come Daniel Pennac e Gilles Perrault; sulla sponda italiana, loro colleghi anch'essi importanti, come Valerio Evangelisti e Giuseppe Genna. E poi, perso tra tanti altri nomi celebri o ignoti, c'era anche un giovanotto di nome Roberto Saviano, allora un venticinquenne semisconosciuto in cerca di fortuna editoriale. Della ricerca scrupolosa degli atti, dei documenti, delle prove, Saviano avrebbe fatto negli anni successivi la sua bandiera di giornalista. Ma quel giorno firmò a scatola chiusa, forse attirato dai nomi illustri di cui si ritrovava all'improvviso in compagnia. «Chiediamo l'immediata liberazione di Battisti!», tuonò Saviano in coro con gli altri indignati. Cinque anni dopo, ormai divenuto famoso, si vergognò di quella firma, e pregò il sito che ospitava la petizione di cancellarla: «Non so abbastanza di questa vicenda, non mi appartiene questa causa». Ma non negò di averla firmata.

Ora Battisti gli manda a dire: «Ho fatto fesso anche te».
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