Comounisti, nasicomounisti e de torno

Re: Comounisti e de torno

Messaggioda Berto » dom mar 27, 2016 4:06 pm

Se in Europa dovesse capitare un disastro atomico per colpa dei terroristi mussulmani, l'irresponsabile Papa Bergoglio, sostenitore dell'invasione islamica e santificatore di Maometto, dovrebbe scappare e rifugiarsi alla Mecca e poi convertirsi all'Islam.

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... to-I-1.jpg


https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5866385160

BELGIO – A undici dipendenti della centrale nucleare di Tihange, in Belgio, è stato ritirato il permesso di entrare nella struttura. Lo ha riferito Rtbf, precisando che il divieto di ingresso è stato imposto a sette persone dopo l’operazione della sicurezza a Forest, ad altre quattro dopo gli attentati di martedì. Oggi il quotidiano belga La Derniere Heure aveva affermato che gli impianti nucleari del Paese erano inizialmente obiettivo degli attentatori, che hanno poi cambiato i propri piani a causa degli sviluppi degli eventi. Il 17 febbraio scorso rinforzi militari erano stati inviati a proteggere le centrali nucleari.


Belgio: giallo alla centrale nucleare, per Cheffou accusa di terrorismo
Beda Romano
26 marzo 2016

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=ACaUlEvC

Bruxelles, misure di sicurezza rinforzate in tutta la città (LaPresse)Bruxelles, misure di sicurezza rinforzate in tutta la città (LaPresse)

La situazione in Belgio è ancora ben lontana dalla normalità. Nella mattinata di sabato, è scattato ancora un altro falso allarme bomba. Lo riferisce la Dernière Heure, sottolineando che è stato fatto brillare uno zaino, lasciato incustodito davanti a una profumeria nel quartiere di Bascule, a Bruxelles. Per precauzione tutta la zona è stata transennata, gli edifici sono stati evacuati e i trasporti pubblici bloccati.

Più grave, anche se ancora poco chiaro, l’episodio avvenuto presso la centrale nucleare di Charleroi, sempre in Belgio, dove un agente di sicurezza è stato ucciso e, secondo alcune fonti, il suo tesserino di riconoscimento rubato. Il quotidiano Derniere Heure ha pubblicato la notizia in esclusiva, ma invece, secondo Le Soir, la Procura di Charleroi avrebbe smentito ufficialmente la pista terroristica per l'omicidio di Didier Prospero, l’agente della sicurezza della centrale nucleare di Charleroi. L'uomo e il suo cane sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco giovedì sera nell'abitazione di Prospero a Froidchapelle. La Procura smentisce anche, secondo Le Soir che sia stato trafugato il suo badge.

Diversa l’interpretazione della vicenda data da Derniere Heure secondo cui si tratta di un omicidio passato completamente sotto silenzio che risale a giovedì sera. L'agente di sicurezza, insieme al suo cane, è stato ucciso in serata e il suo badge portato via. Un'indagine molto delicata per gli inquirenti, perché il tesserino dà accesso a siti particolarmente sensibili, visto che la vittima operava nel settore del nucleare.

Subito sono scattate le misure necessarie per disattivare il tesserino in questione. Ma era questo il motivo dell'omicidio? La questione resta aperta e le risposte dovranno darle gli inquirenti. Impegnati in un'indagine delicatissima, a maggior ragione dopo gli attentati di martedì all'aeroporto di Zaventem e alla stazione metro di Maalbek. Specie perché le centrali nucleari sono tra i potenziali bersagli della cellula terroristica di Parigi-Bruxelles.
Lo scorso 17 febbraio, del resto, DH aveva rivelato che il direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare belga era stato spiato da questa famigerata cellula terroristica. Il ministro degli Interni Jan Jambon, all'epoca, non aveva reputato utile alzare il livello di sicurezza nelle centrali nucleari del Belgio. Due settimane dopo i militari erano però stati dispiegati nei pressi delle installazioni nucleari. Posta tardivamente dopo gli attentati del 13 novembre 2015, la questione sicurezza nelle centrali nucleari è più che mai attuale e rischia di acquistare ancora più importanza.

Mandato d’arresto per Faysal Cheffou

Il giudice istruttore ha disposto il mandato d'arresto per Faycal Cheffou, il giornalista free lance, riconosciuto dal tassista come l'uomo con il cappello del commando terrorista all'aeroporto di Bruxelles. I capi di accusa riguardano l'attività terroristica.

Nella perquisizione della sua abitazione non sono state trovate armi. L'arrestato di giovedì ad Argenteuil in Francia si chiama, invece, Reda Kriket. Un altro mandato d'arresto è stato disposto per Rabah N.

L'uomo, intercettato ieri alla fermata del tram di Bruxelles, rimane in carcere. Il suo nome è Abderamane A. Mandato d'arresto anche per Aboubakar A. Torna in libertà, invece, Tawfik A. Il nome completo dell'uomo fermato ieri alla fermata del tram di Schaerbeek è Abderahmane Ameroud. Si tratta di un franco-algerino, già condannato in Afghanistan per complicita' nell'omicidio del comandante Massoud


L’aeroporto di Bruxelles riaprirà solo martedì
La decisione di chiudere lo scalo di Bruxelles Zaventem fino a tutto lunedì era stata anticipata dalla società di gestione dell'aeroporto in un tweet e poi è stata confermata da una nota. «Dopo più di quattro giorni dagli attentati, i lavori di investigazione legati all'inchiesta giudiziaria nel terminal dell'aeroporto sono stati completati», ma «la ripresa delle attività passeggeri non potrà aver luogo prima di martedì 29 marzo», spiega la società. Durante il week end di Pasqua solitamente l'aeroporto di Zaventem opera circa 600 voli al giorno. Non sono stati forniti dettagli sulle nuove misure di sicurezza, ma subito dopo gli attentati di martedì ci sono state dure critiche per la blanda sicurezza in aeroporto, che non prevedeva controlli sistematici su chi entra nella sala partenze.

Rinviata la marcia di domenica
Nel frattempo, gli organizzatori hanno rinviato la “Marcia contro la paura”, che era stata organizzata attraverso i social network per rispondere agli attentati. In precedenza, infatti, il ministro belga dell'Interno, Jan Jambon, ed il sindaco di Bruxelles, Yvan Mayeur, avevano chiesto il rinvio della marcia. «Date le capacità della polizia sul terreno e visto che la priorità è l'inchiesta, vogliamo chiedere di non manifestare domani», avevano detto in una conferenza stampa. «Condividiamo l'emozione della popolazione, ma desideriamo che le manifestazioni siamo rinviate di qualche settimana», avevano aggiunto.



Anche i comunisti d'Europa come, la Boldrini, la Mogherini e i democomunisti come Renzi dovrebbero scappare e rifugiarsi alla Mecca e farsi mussulmani

Belgio: «Nel mirino centrale nucleare di Liegi»
A. Mas.
Edizione del 25.03.2016
Pubblicato 24.3.2016, 22:45

http://ilmanifesto.info/belgio-nel-miri ... e-di-liegi

Europa. Gli attentatori avrebbero puntato all’impianto di Liegi: sospesi 11 dipendenti. Un altro commando, guidato da Salah, era pronto a seminare il panico in città. Per le falle di intelligence i ministri dell’Interno e della Giustizia si dimettono, ma il premier Michel le respinge

Se non fossero stati costretti ad accelerare, passando all’azione prima del tempo a causa del blitz nell’appartamento di Forest e poi dell’arresto di Abdeslah Salam, gli attentatori di Bruxelles avrebbero forse mirato al bersaglio grosso: la centrale nucleare di Liegi. Secondo il giornale belga La Derniére Heure, i due fratelli el Bakraoui avrebbero nascosto una videocamera davanti alla casa del direttore del programma di ricerca nucleare, ritirandola all’indomani degli attentati di Parigi. Il filmato, che dura dodici ore, sarebbe stato ritrovato durante una perquisizione nel mese di dicembre, in occasione dell’arresto di uno dei sospetti attentatori di Parigi, Mohamed Bakkali. Per questo subito dopo le bombe all’aeroporto di Zaventem e alla stazione della metropolitana di Maelbeek l’impianto atomico è stato chiuso e ieri la Rtbf (che gestisce il sito) ha ritirato il permesso d’ingresso a undici dipendenti.

Secondo i media belgi, inoltre, Salah Abdeslam stava organizzando insieme a Mohamed Belkaid e Amine Choukri un ulteriore attacco a Bruxelles. Armato di kalashnikov, il gruppo avrebbe agito come per le stragi di Parigi il giorno degli attentati. Sarebbero stati la sparatoria avvenuta nel covo del quartiere Forest, nel corso della quale è stato ucciso Belkaid, e poi l’arresto di Salah a Molenbeek, a impedire l’attuazione del piano.

Fondata o meno che sia l’indiscrezione, fatto sta che emerge ancora una volta a giochi fatti, a testimonianza delle numerose falle investigative. Anche sull’accaduto non esiste ancora una ricostruzione definitiva. Ieri è spuntato pure un quinto attentatore. Non è chiaro se sia morto nell’esplosione all’aeroporto, ma potrebbe essere in fuga come l’altro kamikaze mancato, immortalato dalle telecamere interne al fianco dei fratelli el Bakraoui.

Intanto, emergono ulteriori dettagli sugli attentatori. La Procura belga ha fatto sapere di aver emesso un mandato d’arresto internazionale (come pure l’Interpol) per Khalid el Bakraoui l’11 dicembre scorso: il terrorista era sospettato di aver affittato sotto falsa identità, con il nome di Ibrahim Maaroufi, una casa a Charleroi, poi utilizzata come covo dagli attentatori di Parigi. Suo fratello Ibrahim, invece, era stato espulso due volte dalla Turchia, a luglio e ad agosto, in quanto sospettato di essere un “foreign fighter”. Era stato spedito però in Olanda e non in Belgio, come ha spiegato il ministro della Giustizia belga Koan Geens, che ha riconosciuto gli errori dei servizi segreti di Bruxelles e ha presentato le dimissioni (insieme al titolare dell’Interno Jan Jambon), al premier Charles Michel, che le ha respinte: «Non c’è stata forse una trasmissione sufficientemente rapida delle informazioni provenienti dalla Turchia, anche a livello belga», ha ammesso il ministro, poiché se el Bakraoui è stato espulso verso l’Olanda vuol dire che «dal 14 luglio 2015 ci sono stati problemi manifesti di trasmissione di informazioni con gli ufficiali di collegamento belgi».

Il ministro della Giustizia olandese, Ard van der Steur, ha fatto sapere che il terrorista non è stato trattenuto perché «non era presente in nessuna lista di ricercati» e che il controllo è stato effettuato «con i nostri colleghi belgi, tedeschi e turchi». Nessuno di loro si è accorto di nulla. Sulla vicenda in Belgio sarà istituita una commissione d’inchiesta.

L’unico terrorista nelle mani della polizia è al momento Salah che, a dispetto degli annunci dei giorni scorsi, finora avrebbe fatto scena muta davanti agli inquirenti. Il suo avvocato Sven Mary ha fatto sapere che Salah ha accettato il «trasferimento» in Francia e vuole tornarci «il prima possibile». Secondo il legale «Salah è rimasto muto» davanti agli inquirenti, aggiungendo che non collaborerà e che «non sapeva» degli attentati di Bruxelles. La strategia appare chiara: sganciare il suo assistito da ogni responsabilità nelle bombe dell’altro ieri.

Nel frattempo, ieri è spuntato pure un video di propaganda dell’Isis nel quale due sedicenti «jihadisti belgi», sullo sfondo di immagini che mostrano i momenti successivi alle esplosioni, inneggiano alla sollevazione dei «fratelli» e recitano versi religiosi. Si sente pure un estratto di un discorso di Donald Trump: «Bruxelles era un tempo, vent’anni fa, una delle città più belle e grandi del mondo. Oggi è uno spettacolo orribile».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Comounisti e de torno

Messaggioda Berto » lun mar 28, 2016 10:39 am

Luttwak: 'accogliere gli islamici in europa è una scelta mortale. gino strada? un utile idiota'
24 mar 2016 18:59 Condividi questo articolo
Da “la Zanzara - Radio 24”

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 121339.htm

Edward Luttwak show a La Zanzara su Radio 24 sugli attentati di Bruxelles: “L’Isis non esiste, esiste lo Stato islamico, cioè l’Islam che è una religione che mobilita, una religione che porta all’estremismo. Lo Stato islamico aderisce alle regole dell’Islam, non sono una banda di criminali, ma persone che seguono le indicazioni dell’Islam”.

“Prendete l’Iran – dice Luttwak - dove un uomo può sposare una bambina di sette anni e avere rapporti sessuali a nove anni. Vogliono copiare l’uomo perfetto, Maometto, che ha fatto la stessa cosa. E anche la legge saudita permette di sposarsi a sette anni e stuprare, pardon, avere rapporti sessuali come il Profeta, a nove anni”.

“Chi propone le moschee – aggiunge ancora Luttwak a La Zanzara - deve saperlo, l’Islam vuole mobilitare le persone per arrivare alla vittoria. Le autorità di Molenbeek hanno deciso di trasformare la città in un luogo largamente islamico e di conseguenza ci sono predicatori che non predicano buddismo ma islamismo, dove c’è l’obbligo di salvare l’umanità portando l’Islam ovunque”.

Luttwak parla all’Europa: “Se volete un conflitto permanente potete aumentare ancora il numero di islamici presenti. Finora avete fatto così, ma non è casa mia, io sono americano. Voi li invitate con grande entusiasmo, è la vostra scelta. E’ una questione di tempo, è una scelta mortale. Forse volete convertirvi all’islam. Quando vedo che il Papa li invita, apre le braccia, presidenti e primi ministri e preti dicono che è una religione di pace, chi può essere contro la pace? Voi avete deciso che volete islamizzare l’Europa, perché è una religione di pace. Se in Nigeria e nelle Filippine non è così, sarà un caso, una coincidenza”.

Bisogna bombardare lo Stato Islamico? “No, quella è una ideologia. Si può risparmiare carburante e soldi, non andare fino in Mesopotamia. Si può bombardare Molenbeek. Evidentemente questi funzionari europei che passano le giornate a regolare le dimensioni del tappo delle bottiglie non si sono accorti che si stava preparando un campo armato davanti ai loro uffici”.

E che ne pensa di Gino Strada?: “Strada è quello che gestiva l’ospedale in Afghanistan ed era fiero di curare i talebani che poi uscivano dall’ospedale e ammazzavano di nuovo. Non ho la sua levatura morale, per lui tutto è uguale, lo stato islamico è uguale alla croce rossa svedese. Per lui non ci sono terroristi. Ai tempi del comunismo li chiamavano utili idioti. L’Islam non si accorge di Gino Strada, ma lo chiamerebbero un utile idiota, un termine tecnico. Utile ai terroristi”.




???

Lo vogliamo dire chi è stato gino Strada?

http://forum.chatta.it/politica/8235201 ... trada.aspx

C'è uno strano caso di "silenzio stampa" in questo nostro grande paese: quello riguardante il passato violento del dottor Gino Strada. Il pacifista, la colomba, l'uomo che ama il bene e fa del bene, il missionario laico che va in soccorso degli oppressi, colui che predica col ramoscello d'ulivo in bocca, è lo stesso che faceva da "luogotenente" - insieme al futuro odontoiatra Leghissa - a Luca Cafiero il famigerato capo del servizio d'ordine del famigerato Movimento Studentesco del l'Università Statale di Milano, quello dei terribili e mai dimenticati "katanghesi".

Sì, è proprio lui: il "pacifista" Gino Strada, colui che oggi dà dei "delinquenti politici" agli esponenti della casa della Libertà e dei DS che non vogliono soggiacere ai suoi diktat di aspirante leader politico che sogna un seggio in Parlamento.

Per l'esattezza Strada, insieme a Leghissa, era il capo del servizio d'ordine di Medicina e Scienze e il suo gruppo o squadra aveva questo inequivocabile nome: "Lenin".

Rispetto ai capi degli altri servizi d'ordine - ad esempio Mario Martucci per la Bocconi e il suo gruppo "Stalin", o Franco Origoni per la squadra di Architettura, o Roberto Tuminelli, l'erede delle famose scuole private per il recupero-anni, alla guida del gruppo "Dimitroff", il bulgaro segretario della Terza Internazionale accusato da Hitler di aver incendiato il Reichstag - il gruppo guidato da Strada si distingueva per la più cieca obbedienza e fedeltà a quel fior di democratico e di amante dei diritti civili che rispondeva al nome di Luca Cafiero, capo supremo di tutti i Servizi d'Ordine e poi divenuto deputato del PCI, candidato a Napoli, dove superò addirittura in fatto di preferenze l'on. Giorgio Napolitano.

Al comando generale e assoluto di Cafiero c'erano i gruppi "Stalin", "Dimitroff" e tanti altri - ciascuno dei quali aveva uno o più sotto-capi -, ma era il "Lenin" di Gino Strada che si distingueva per la prontezza e la capacità di intervento laddove ce ne fosse stato bisogno.

In sostanza, ancora ben lontano dallo scoprire il suo attuale animo pacifista, Gino Strada era uno degli uomini di punta di quel Movimento dichiaratamente marxista-leninista-stalinista-maoista che aveva i suoi uomini guida in Mario Capanna, Salvatore "Turi" Toscano e Luca Cafiero. I milanesi, e non solo loro, ricordano benissimo quegli anni, e soprattutto quei sabati di violenza, di scontri, di disordini.

Ma ora nessuno dice loro che ad accendere quelle scintille c'era anche l'odierno "predicatore" Gino Strada.

Ma era molto di più avvezzo ai seguenti segni identificativi: l'eskimo, il casco da combattimento, e l'obbligo di portare con sé, 24 ore su 24, le "caramelle": cioè due sassi nelle tasche e soprattutto "la penna", cioè la famosa Hazet 36 cromata, una chiave inglese d'acciaio lunga quasi mezzo metro nascosta sotto l'eskimo o nelle tasche del loden. Alla "penna" - si usava tale termine durante le telefonate per evitare problemi con le intercettazioni - si era arrivati partendo dalla "stagetta" (i manici di piccone che avevano il difetto di spezzarsi al contatto col cranio da colpire), dalle mazze con avvitato un bullone sulla sommità per fare più male, e dai tondini di ferro usati per armare il cemento, ma anch'essi non adatti poiché si piegavano.

I katanghesi e il loro servizio d'ordine, Gino Strada in testa, erano arrivati a questa scelta finale in fatto di armamentario, su esplicita indicazione del loro collegio di difesa che allineava nomi oggi famosissimi come quello di Gaetano Pecorella, Marco Janni, Gigi Mariani, insieme ad altre decine di futuri principi del foro, mentre sul fronte dei "Magistrati Democratici" spiccava la figura di Edmondo Bruti Liberati.

Il "collegio di difesa" aveva dato istruzioni ben precise in caso di arresti e processi: "Negare sempre l'evidenza", anche in caso di fotografie o filmati inequivocabili, definire come "strumento di lavoro" la scoperta eventuale della chiave inglese.

i loro avversari non erano solo i Tommaso Staiti sul fronte della destra, ma anche i "compagni" di Avanguardia Operaia (molti dei quali oggi sono esponenti dei Verdi), Lotta Continua (dei Sofri, Mario Deaglio, Gad Lerner, apprezzato radiocronista dai microfoni di Radio Popolare incaricato di dare le istruzioni in diretta sulle vie da evitare e sulle strade di fuga in cui fuggire) e Lotta Comunista (memorabile e indimenticabile uno scontro di inaudita violenza) e perfino coi primi gruppi di Comunione & Liberazione. Anche quelli di sinistra erano i "nemici" di Strada al pari di Tom Staiti e dei suoi.

Non c'è bisogno di scomodare la memoria del prefetto Mazza e del suo famoso rapporto, la cui rispondenza alla verità venne riconosciuta solo molti anni dopo, per affermare che il servizio d'ordine del Movimento Studentesco era uno dei corpi più militarizzati, una autentica banda armata che incuteva terrore e seminava odio in quegli anni.
Si trattava di una autentica falange macedone di 300-500 persone, (Strada e Leghissa ne guidavano una cinquantina), che non arretravano di un millimetro nemmeno di fronte agli scudi della polizia in assetto da combattimento

Semmai, purtroppo avveniva talvolta il contrario. Unico aspetto positivo è che, a differenza di Lotta Continua, l'MS non ha prodotto successivi passaggi al terrorismo. Anche se bisognerebbe riaprire le pagine del delitto Franceschi alla Bocconi e sarebbe ora che la coscienza di qualcuno che conosce la verità finalmente si aprisse. Che si trattasse di un corpo militarizzato, in tutti i sensi, strumenti di violenza compresi, è fuor di dubbio. Così come è indubitabile la autentica ed elevata ferocia che caratterizzava quei gruppi che attaccavano deliberatamente la polizia come quando si trattò di arrivare alla Bocconi per conquistare il diritto dei lavoratori ad avere le aule per i loro corsi serali. E non possono certo essere le attuali conversioni dei Sergio Cusani, degli Alessandro Dalai, dei Gino Strada, degli Ugo Volli (considerato, senza ritengno alcuno, "l'erede di Umberto Eco") o degli Ugo Vallardi (al vertice del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera) a far dimenticare quegli anni, quelle violenze, e quelle "squadre di propaganda" di cui faceva parte anche un certo Sergio Cofferati, in qualità di studente-lavoratore della Pirelli. Qualcuno, quando incrocia il dottor Gino Strada in qualche talk-show televisivo, vuole provare a ricordargli se ha qualche ricordo di quei giorni, di quegli scontri, di quelle spranghe, di quei ragazzi (poliziotti o studenti) rimasti sul selciato? Che bello sarebbe poterglielo chiedere al dottor Gino Strada se rinnega il suo passato e come si concilia col suo presente.
E poi, soprattutto: quale titolo ha costui per poter definire "delinquenti politici" gli altri?
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » mar mar 29, 2016 4:05 pm

Raccolgono cibo per italiani poveri: bastonati da anarchici e immigrati
Orrore a Rimini alla raccolta di cibo per italiani in difficoltà. Pestato a sangue un gruppo di militanti di Forza Nuova
Claudio Cartaldo - Mar, 29/03/2016
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 40168.html

Stavano realizzando una raccolta di cibo per italiani in difficoltà a Rimini. Il motto, semplice, era: “Prima gli italiani”.

Per questo un gruppo di militanti di Forza Nuova sono stati aggrediti con un arsenale di bastoni e spranghe da una banda di antagonisti del centro sociale “Casa Madiba” che, tra le altre cose, difende i diritti dei migranti.

Il tutto è successo alla vigilia di Pasqua a Rimini, di fronte ad un supermercato Conad. Poco prima delle 11 di mattina, più di 30 antagonisti hanno accerchiato e aggredito i militanti di Forza Nuova intenti nell’opera di volontariato. Alla fine della rissa sono stati tre i militanti della destra feriti, di cui alcuni anche gravemente con 40 giorni di prognosi. Esponenti del centro sociale, invece, sono stati accompagnati in Questura dai carabinieri, intervenuti poco dopo la rissa.

In un primo momento, con un comunicato, gli antagonisti hanno cercato di addossare la colpa su Forza Nuova, asserendo che si sarebbero presentati di fronte al supermarket armati solo di scope. Ma le indagini della polizia e della digos pare portino su un’altra pista. “Questo quello che emergerebbe dalla visione dei filmati e dalle prime testimonianze - scrive Rimini today - apparirebbe chiaro chiaro che a dare fuoco alle polveri siano stati gli appartenenti al centro sociale che, in maniera del tutto repentina e ingiustificata, dagli sfottò sono passati direttamente al pestaggio”. Non solo. Infatti la polizia in alcuni cassonetti intorno al luogo del pestaggio hanno trovato l’arsenale composto da bastoni e catene. I militanti di Forza Nuova avevano infatti denunciato che “più di 30 esponenti del centro sociale Casa Madiba, spalleggiati da alcuni immigrati, hanno aggredito violentemente 4 forzanovisti riminesi impegnati nella raccolta alimentare, a favore degli italiani bisognosi, con l'associazione SolidarietàNazionale”.

Le vittime stavano solo raccogliendo il cibo per le persone in difficoltà. Italiane. Ma per gli antagonisti di “Casa Madiba”, mettere prima di tutti gli italiani, è un atto di “razzismo e xenofobia”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario nazionale di Forza Nuova: “Mi domando se si stia entrando in una fase storica in cui il politically correct imperante preveda che chi aiuti il prossimo debba essere punito e chi, invece, accecato dall'odio aggredisce venga, come nel caso dei centri sociali riminesi, protetto e tutelato, solo perché allineato alla mentalità dominante” buonista.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » gio mar 31, 2016 6:43 pm

UCRAINA, la verità sul genocidio nascosto dell'Urss - Parla lo storico Cinnella
Riccardo Michelucci
10/10/2015

http://mobile.avvenire.it/Cultura/Pagine/UCRAINA-.aspx

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... INA375.jpg


La collettivizzazione forzata delle campagne voluta da Stalin all’inizio degli anni ’30 fu la pagina più nera del comunismo sovietico: causò milioni di morti ed è ancora oggi alla radice del risentimento degli ucraini nei confronti di Mosca. Un’immane tragedia della quale l’opinione pubblica internazionale, anche in Occidente, fu all’oscuro fino a non molto tempo fa, anche grazie alla colpevole complicità di intellettuali come Edward Carr, John Kenneth Galbraith, Simone de Beauvoir, William Duranty. Persino Aleksandr Solženicyn, grande accusatore degli orrori del regime staliniano, negò che gli ucraini fossero stati vittime di un genocidio.

Il tragico capitolo della fame e della carestia (“Holodomor”) che portò allo sterminio della popolazione contadina in Ucraina è stato quasi ignorato dagli storici fino al 1986, quando l’inglese Robert Conquest riuscì finalmente a dare alle stampe il suo epocale Harvest of sorrow (Raccolto di dolore). Morto il 3 agosto scorso all’età di 98 anni, Conquest è stato il primo storico occidentale a svelare nel dettaglio il dramma della carestia orchestrata da Stalin, con la morte di milioni di contadini, e a definirla un atto di genocidio.

Ma l’opposizione della Russia ha finora impedito alle Nazioni Unite di riconoscerlo ufficialmente come tale, mentre gli storici continuano a dividersi sulle cause scatenanti di quella carestia. Un contributo fondamentale al dibattito storiografico arriva adesso dal lavoro dello storico Ettore Cinnella, considerato uno dei massimi esperti italiani
di storia russa, che ha recentemente dato alle stampe il libro
Ucraina: il genocidio dimenticato 1932-1933 (Della Porta, pagine 304, euro 18,00). Approfondendo la documentazione emersa dopo il crollo dell’Urss nell’Archivio centrale di Mosca, Cinnella è stato in grado di
ricostruire quei drammatici avvenimenti e di far emergere la verità sul più terribile dei crimini di Stalin.

Perché la tragedia che si consumò in Ucraina oltre ottant’anni fa può essere definita genocidio?
«C’è ormai un consenso abbastanza vasto sul fatto che fu un genocidio sociale, cioè un tentativo di sterminare buona parte del mondo contadino sovietico, quindi anche i russi. Ma io ritengo che ci fu anche un altro tipo di genocidio, ovvero il tentativo di distruggere il carattere nazionale del popolo ucraino. Si vollero punire i contadini, dar loro una lezione memorabile per costringerli a riconoscere la collettivizzazione delle terre che li rendeva di fatto servi della gleba. Quando questi si ribellarono, si tentò anche di violentarli dal punto di vista della loro identità, attraverso un attacco deliberato alla loro Chiesa e alla loro religione. Mi sono soffermato molto sull’aspetto delle persecuzioni antireligiose, della sconsacrazione e della distruzione delle chiese, la lotta allo scampanio che rappresentava l’identità dei villaggi. Il mondo contadino ucraino fu il bersaglio principale, ma non l’unico: fu attaccata anche l’intellighenzia del Paese col chiaro intento di cancellare la sua memoria storica, soprattutto i maestri di scuola e la Chiesa autocefala che era allora indipendente da Mosca. Furono poi colpiti anche i comunisti ucraini che sognavano una via ucraina al socialismo cercando uno sviluppo autonomo da Mosca. Mettendo insieme tutti questi tasselli, considerando che ci fu la volontà deliberata di ridimensionare e reprimere questo popolo, ritengo che sia lecito
parlare di genocidio».

Perché è stato a lungo oggetto di una vera e propria congiura del silenzio?
«Perché fu un crimine gigantesco e inaudito, che bisognava nascondere a tutti i costi. Stalin e lo stato sovietico fecero di tutto, riuscendoci, per silenziare tutto. Cosa si sarebbe detto se si fosse saputo che Mosca faceva morire di fame deliberatamente milioni e milioni di contadini? Il quadro generale e anche alcuni dettagli erano abbastanza noti, ma per ragioni diplomatiche si preferì tacere per mantenere buoni rapporti con l’Urss o per altri motivi. Tutta l’opinione pubblica internazionale di sinistra che era infatuata dell’Urss scelse di tacere e dopo la guerra fu anche peggio, perché Stalin era uno dei grandi vincitori del secondo conflitto mondiale. Il silenzio durò a lungo, fino a Gorbaciov, perché anche Chrušcëv tra i crimini di Stalin si limitò a denunciare le purghe all’interno del partito comunista. Se
si fosse saputo che i contadini sovietici erano stati lasciati morire di fame, il mito dell’Urss sarebbe crollato miseramente».

Ancora oggi i russi faticano a riconoscere appieno quello che accadde. Perché addirittura un personaggio come Solženicyn negò le rivendicazioni degli ucraini?
«È una conseguenza della grande forza dell’imperialismo culturale russo, non solo quello geopolitico, ma anche quello della tradizione e delle leggende russe. Non a caso si continua a credere che Kiev sia la culla della civiltà russa mentre invece fu la culla della civiltà degli slavi orientali. La storia della Russia è tutta avvolta nella leggenda. L’idea che la civiltà sia trasmigrata da Kiev a Mosca, che si è poi ripresa Kiev, è priva di fondamento. Da sempre in Russia si costruiscono leggende per giustificare un certo atteggiamento a fini di dominio. L’imperialismo culturale russo ha avuto tanti seguaci, e Solženicyn era uno di quelli».

Qual è oggi la percezione del popolo ucraino nei confronti dell’“Holodomor”?
«È un tragico simbolo dell’identità nazionale, un processo faticoso e complesso che è poi sfociato in modo grandioso alla fine dello stato sovietico con la scoperta di questa tragedia».

Il rancore degli ucraini nei confronti di Mosca è sopravvissuto alla fine del comunismo?
«Sì, il risentimento nei confronti di Mosca non è mai svanito. Esiste una mole imponente di storie, memorie e ricordi di villaggi scomparsi che spiega bene perché gli ucraini non possono più stare con i russi. Potrebbero riconciliarsi solo se i russi ammettessero di avere sbagliato e di essere stati anche loro vittime di un’immane tragedia e di un regime mostruoso, e cercassero quindi il modo di andare avanti insieme. Ma un unico Stato non è più concepibile perché sono due mondi e due realtà diverse, che potranno collaborare soltanto se entrambi lo vorranno».


Comento:
Stefano Angeli
Fu il peggior sterminio di massa del 900, superiore in numeri all'Olocausto. La carestia indotta dall'Armata Rossa, per diretto ordine di Stalin, fece circa 7 milioni di morti in Ucraina, ma il totale delle vittime della collettivizzazione forzata dell'agricoltura, la strage dei Kulaki (coltivatori diretti) e la carestia che questo provocò, tra il 29 e il 33, fu di oltre 13 milioni di morti


https://it.wikipedia.org/wiki/Kulaki
I kulaki (plurale di kulak, in russo: кула́к? ascolta[?•info], "pugno") erano una categoria di contadini presente negli ultimi anni dell'Impero russo, e nei primi della neo Unione Sovietica, finché nel 1924, con la morte di Lenin, prese il potere Stalin, che diede il via alla collettivizzazione e i Kulaki divennero a tutti gli effetti nemici dello stato. Iniziò così un vero e proprio rastrellamento nelle campagne, e moltissimi finirono nei gulag nell'arcipelago artico.
La parola kulaki inizialmente si riferiva a contadini indipendenti della Russia che possedevano grandi appezzamenti di terreno ed utilizzavano manovali o schiavi; successivamente il termine fu utilizzato spregiativamente dai bolscevichi per indicare i contadini agiati.

Josif Stalin inizialmente, alleandosi con Bucharin, si allineò sulle posizioni di quest'ultimo; Stalin era infatti favorevole ad una prosecuzione della Nep.
Nel 1927, in occasione di una crisi agricola egli ripristinò le misure sulla requisizione di cereali tipiche del comunismo di guerra, ed inoltre intraprese una dura campagna propagandistica contro i kulaki. Abbandonate totalmente le tesi di Bucharin, anzi entrato in contrasto con lui, Stalin introdusse una pianificazione integrale dell'economia. Questo portò alla collettivizzazione forzata delle terre, utilizzata come metodo per trasferire ricchezza dall'agricoltura all'industria: le terre vennero unificate in cooperative agricole (Kolchoz) o in aziende di stato (Sovchoz), che avevano l'obbligo di consegnare i prodotti al prezzo fissato dallo stato.
I contadini, compresi i kulaki, si opposero fermamente alla collettivizzazione, nascondendo le derrate alimentari, macellando il bestiame ed anche utilizzando le armi. Stalin reagì ordinando sistematiche eliminazioni fisiche e deportazioni di massa nei campi di lavoro; questi provvedimenti colpirono milioni di contadini in maggioranza kulaki.
"Per eliminare i kulaki come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulaki [...] è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo". (Josif Stalin)




Holomodor- genocidio comunista in Ucraina (1929-1933)
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A cura di: Carlo C.

http://www.qelsi.it/2013/holomodor-geno ... -1929-1933


ucrainaNella seconda metà degli anni ’20 del XX secolo, Stalin decise di avviare un processo di trasformazione radicale della struttura economica e sociale dello stato sovietico, allo scopo di fondare un’economia e una società completamente regolate.
Le terre meridionali erano quelle più produttive dal punto di vista agricolo: agli inizi del XX secolo l’Ucraina forniva oltre il 50% della farina di tutta la Russia imperiale.
Stalin dispose che le terre venissero unificate in cooperative agricole (Kolchoz) o in aziende di stato (Sovchoz), che avevano l’obbligo di consegnare i prodotti al prezzo fissato dallo stato.
I contadini, compresi i kulaki, si opposero fermamente alla collettivizzazione, imboscando le derrate alimentari, macellando il bestiame ed anche utilizzando le armi. Stalin reagì ordinando eliminazioni fisiche e deportazioni di massa nei campi di lavoro; questi provvedimenti colpirono milioni di contadini in maggioranza kulaki.

Per eliminare i kulaki come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulaki […] è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo

Con l’accusa (falsa) di rubare il grano ed opporsi alle misure del regime, migliaia di kulaki vennero arrestati e poi deportati insieme alle loro famiglie nei gulag siberiani. Il termine kulak fu applicato a chiunque resistesse alla collettivizzazione.
Una speciale commissione capeggiata da Vjačeslav Molotov fu inviata in Ucraina per sorvegliare la requisizione del grano ai contadini.
Il 9 novembre 1932 un decreto segreto ordinò alla polizia e alle forze di repressione di aumentare la loro “efficacia”. Molotov ordinò anche di non lasciare grano nei villaggi ucraini e di confiscare anche barbabietole, patate, verdure ed ogni tipo di cibo.

Il 6 dicembre furono imposte le seguenti sanzioni ai villaggi ucraini:

1) divieto di conservare nei villaggi alcun bene o cibo: il cibo o il grano trovato sarebbe stato requisito
2) divieto di commercio e confisca di tutte le risorse finanziarie.

Frequentemente, delle “brigate d’assalto” effettuavano incursioni nelle fattorie per portar via il grano raccolto, senza tener conto del fatto che ai contadini rimanesse cibo sufficiente per nutrirsi e senza accertarsi che conservassero sementi per la semina successiva. Tutto ciò, combinato col divieto di commercio e la quarantena armata imposta dalle truppe dell’NKVD (polizia segreta russa) ai confini dell’Ucraina, trasformò il paese in un gigantesco campo di sterminio. Nessuno poteva entrare in Ucraina e nessuno poteva uscire dai confini dello stato che restava isolato dal resto del mondo e privato di ogni fonte di sostentamento, gli agenti del NKVD sparavano a chiunque si avvicinasse a un campo per prendere anche solo un chicco di grano, bambini, anziani compresi.
Vi furono frequenti atti di cannibalismo tra famigliari e vicini di casa. L’Unione Sovietica ha negato a lungo che ci sia mai stata una carestia e gli archivi dell’NKVD (e più tardi del KGB) relativi all’Holodomor sono stati aperti con riluttanza.
Oggi il numero di vittime riconosciuto ufficialmente è di 7 milioni. Il ministro degli esteri ucraino dichiarò alla 61ª assemblea delle Nazioni Unite che le vittime furono tra i 7 ed i 10 milioni.
La comunità internazionale sta gradualmente prendendo posizione sul riconoscimento dell’Holodomor come genocidio, o più in generale, come crimine contro l’umanità.

(fonti: Robert Conquest, Raccolto di dolore, Roma, liberal edizioni, 2004.
Robert Conquest, Il grande terrore, Mondadori, 1970.
Ukrainian Genocide Famine Foundation USA)
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » ven apr 01, 2016 7:19 am

La cultura di cui ci dobbiamo difendere non è l'Islam ma il politically correct della sinistra da salotto che è sempre esibito nei talk show
01/04/2016

http://www.italiaoggi.it/giornali/detta ... iTestate=1

Negligenza, si dice adesso. Ma non si tratta di negligenza. «Sono le gran teste di c...o», come diceva l'altro giorno (con rispetto citando) un tizio alla fermata del bus. Se la jihad prospera nei quartieri islamici delle capitali europee, se la polizia traccheggia, se la politica minimizza salvo nel giorno degli attentati e torna a minimizzare non appena si spegne l'eco delle esplosioni, la negligenza non c'entra niente. È la profonda coglioneria di chi ci governa, di gran lunga più pericolosa e nefasta dell'omertà che protegge i killer nelle banliue, a tirarci addosso la maledizione dei kalashnikov e del tritolo.

Basta ascoltare certi poveretti che pontificano con aria di condiscendenza nei talk show o leggere le sciocchezze scritte da certi opinionisti scervellati per capire che il disastro è culturale e che la cultura da cui ci dobbiamo difendere non è l'Islam e neppure l'islamismo ma la versione occidentale e chic dell'oppio dei popoli: il politically correct delle sinistre da salotto.

Su Repubblica si può leggere che il terrorismo islamista è diverso da quello delle Brigate rosse (toh, era sfuggito a tutti, meno male che ce lo ha fatto notare il giornale sul quale ha scritto, per anni e anni, Adriano Sofri). Repubblica dimentica però d'aggiungere che, se il terrorismo è diventato un altro, l'intellòs di scarse letture (e d'ancor più scarsa profondità di giudizio) che sculetta sul proscenio mediatico cinguettando «né con l'Isis né con l'Occidente», come quarant'anni fa pigolava «né con lo Stato né con le BR», è rimasto lo stesso perfetto idiota di sempre.

Intendiamoci: c'è posto per tutti, anche per gl'imbecilli, che hanno tutto il diritto di pensare, con le loro povere testoline, che mentre gli occidentali senza lavoro, senza un attico in centro e senza una Ferrari sono rassegnati al proprio destino, gl'immigrati musulmani senza lavoro eccetera ci mettono poco a lasciarsi tentare dal Califfato.

Secondo questi amici dell'Islam, che disprezzano chiunque contesti (da ateo, da liberale, da cristiano) la parola del Profeta, nel musulmano scatta facilmente «la viuuulenza», come nel «terrunciello» di Diego Abatantuono. Dategli torto, dicono: noi sguazziamo tutti nel benessere (compresi i disoccupati, comprese le vittime d'Equitalia e di Papà Boschi) e loro niente, nemmeno le briciole del banchetto.

È inevitabile che, per disperazione, finiscano per farsi esplodere e per assassinare centinaia di passanti (bambini compresi, con le loro merendine kinder imperialiste e i loro palloncini colorati da idolatri). Bisogna avere compassione dei terroristi (questa l'ho sentita l'altro giorno su La7, dove gli opinionisti balordi da talk show sono di casa).

Musulmani che sbagliano: bisogna capire le loro «ragioni» e avere rispetto della loro «cultura». Non so voi, ma io raramente ho sentito e letto opinioni così razziste e islamofobe da parte di chi dice di combattere (con i suoi poveri mezzi intellettuali e culturali) il razzismo e l'«islamofobia».

Fosse solo per «negligenza» che la jihad prospera in Europa, in Africa e Medio oriente, si potrebbe ancora rimediare costringendo anche il politico, il burocrate dei servizi segreti, la grande firma caviar e il poliziotto di ronda a smetterla, per così dire, di timbrare il cartellino in mutande.

Ma non è negligenza. È imbecillaggine; e a questa, in tempi brevi, non c'è rimedio. Si tratta, stando solo all'Italia, di sgombrare il campo da grilli, caimani, gufi e pavoni. Si tratta d'isolare le «gran teste» che sappiamo. Più grave della caduta percentuale del Pil è la caduta percentuale del QI
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » mer apr 06, 2016 9:30 pm

El Papa comounista e gnorante

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 93835312:0

Buongiorno amici. Ieri mattina Papa Francesco, durante la messa celebrata nella sua residenza a Santa Marta in Vaticano, ha elogiato un mondo senza proprietà privata, senza denaro, senza poveri, sull'esempio delle prime comunità cristiane: “Nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era in comune, nessuno di loro era bisognoso"; “vivevano in armonia, nessuno aveva bisogno, tutto era in comune”; dove i beni venivano “distribuiti secondo il bisogno”.
Papa Francesco ha poi condannato il denaro: “Dio e il denaro sono due padroni il cui servizio è inconciliabile”; “la vera armonia, quella grazia interiore che può dare solo lo Spirito Santo, ha un rapporto molto forte con il denaro: il denaro è nemico dell'armonia, il denaro è egoista".

Mi ha sorpreso il fatto che contemporaneamente in Danimarca, le associazioni Money2020 Europe David Birch (Consult Hyperyon) e Geronimo Emili (CashlessWay), hanno elaborato un manifesto destinato ai governi europei per chiedere una economia senza contante, sostenendo che “dove c'è più presenza di contante c'è anche maggiore evasione, criminalità e costi”. Mi è venuto in mente la crociata promossa da Mario Monti, quando nel 2011 ci fu imposto alla guida del governo con un vero e proprio colpo di stato finanziario, per eliminare il contante, adducendo sempre la necessità di dover combattere l'evasione fiscale e la corruzione.

Le idee di Papa Francesco corrispondono di fatto all'ideologia comunista, che criminalizza la proprietà privata e profetizza una società dove ci si spartisce tutto. Il risultato ce l'ha dimostrato la Storia: il comunismo ha impoverito i popoli e li ha sottomessi a una delle peggiori e più sanguinose dittature.
Mentre coloro che vogliono eliminare il contante dal circuito finanziario, mirano di fatto al controllo minuzioso e assoluto delle transazioni finanziarie di tutti i cittadini, perché diventeranno tutte tracciabili. Chi ha accesso ai dati finanziari potrà controllare nel minimo dettaglio tutto ciò che ciascuno di noi fa, giorno dopo giorno.

È fin troppo evidente il nesso e la convergenza tra la dittatura del comunismo riesumata da Papa Francesco e la dittatura finanziaria vagheggiata da un ampio fronte trasversale che aggrega, paradossalmente, esponenti della grande finanza speculativa globalizzata, a partire da Mario Monti, e esponenti della sinistra radicale come il Movimento 5Stelle di Grillo e Casaleggio, che propongono un nuovo mondo dove tutto sarà dominato dalla Rete, al cui interno ciascuno di noi sarà ridotto da persona a codice, sottomessi a un unico governo mondiale incarnato dalla informatizzazione globale. Le convergenze tra Papa Francesco e Grillo sono così tante che lo stesso Grillo, poco dopo la sua elezione, lo definì un “Papa grillino”.

Cari amici, il problema non è il denaro di per sé. Il denaro è solo uno strumento che serve a parametrare il valore della ricchezza, che si sostanzia di beni e servizi prodotti dall'economia reale. Il problema è la guerra scatenata dalla finanza speculativa globalizzata contro l'economia reale, contro le micro, piccole e medie imprese che rappresentano il 97% del sistema produttivo italiano, finendo per impoverire sempre di più gli italiani, ledere alla loro dignità e ridurre la loro libertà. In questo contesto, esaltare la povertà e riesumare il mito nefasto del comunismo, significa assecondare una strategia criminale che sta trasformando l'Italia ricca in italiani poveri. Ecco perché io dico “no” a Papa Francesco e “no” sia ai poteri finanziari globalizzati sia a Grillo e Casaleggio che fanno da sponda informatica alla dittatura finanziaria.


È lo stesso Papa comunista che demonizza la proprietà privata e il denaro che è un semplice mezzo di scambio e una misura di valore, ma che però non rinuncia a l'8xmille, comunismo contro cui ha combattuto il Papa polacco. Credo propro che questo Papa argentino imperatore comunista faccia più male che bene. Ringrazio il cielo di non essere più cristiano.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » gio apr 07, 2016 7:33 am

L'Isis ha armi chimiche ed è pronta a colpire in Europa
Abdelhak Kihame capo dei servizi segreti marocchini ha spiegato che l'Isis è in possesso di armi chimiche e che sta programmando attentati in Gran bretagna e Europa
Daniele Bellocchio - Mer, 06/04/2016

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lis ... 43139.html


'' La Gran Bretagna e l' Europa devono stare attenti a possibili attentati con armi chimiche da parte dell'Isis'' a lanciare l'allarme e mettere in guardia l'occidente è Abdelhak Khiame, direttore del Bureau central des investigations judiciaire del Marocco.

Il leader dei servizi segreti del Paese nord africano in un'intervista rilasciata al quotidiano britannico The Sun ha infatti spiegato che il rischio di un'azione terroristica con armi chimiche è quanto mai concreto. Abdelhak Kihame ha così illustrato la minaccia: '' I terroristi dispongono già di brigate fatta da ragazzi addestrati specificatamente per commettere attentati in Europa, inoltre i materiali con cui produrre armi chimiche sono liberamente in circolazione e quindi è facile pensare che siano anche in loro possesso''.

Le riflessioni del capo della sicurezza arrivano dopo che il 18 febbraio le autorità del Marocco hanno scoperto una rete terroristica legata all'Isis che stava proprio progettando un'azione suicida con materiale tossico nello stato del Maghreb. Il piano degli islamisti era quello di colpire, tramite un suicida sedicenne, un edificio governativo o un' area turistica. La polizia è riuscita però a sventare l'azione e ha rinvenuto nel covo degli jihadisti tre grosse bottiglie contenenti una sostanza neurotossica estremamente pericolosa, che se utilizzata anche in minime dosi provoca la paralisi quasi immediata dei muscoli respiratori.


Caro Papa arxentin se dovese capitar a te dimandaremo conto.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » gio apr 07, 2016 8:04 am

L’Europa che vuole eliminare il denaro contante ci imporrà la peggiore delle schiavitù
VITTORIO ZEDDA

07/04/2016

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 73803524:0

Quando papa Francesco parla contro il "potere malefico del denaro" e quasi vagheggia una società in cui si possa fare a meno del denaro, capisco ciò che vuol dire e ovviamente conosco le fonti che ispirano quel pensiero, nobile e alto nelle sue migliori intenzioni. Ma al di là del fascino del messaggio evangelico e della purezza dell'utopia, non posso non pensare alle possibili conseguenze pratiche e ad alcuni fondamentali aspetti di prospettiva di un "mondo senza denaro".

Al giorno d'oggi infatti quel pensiero religioso trova, purtroppo, suo malgrado e senza alcuna ipotetica corresponsabilità, una "sponda" interessata fra coloro che mirano all'eliminazione del contante per motivi che ben poco hanno di nobile, spirituale e tanto meno evangelico. Accampando un’istanza etica, cioè quella di combattere il malaffare, il riciclaggio di “denaro sporco”, nonché l’evasione fiscale, si pensa che l’eliminazione del denaro contante elimini ipso facto qualsiasi uso illecito dello stesso. Di ciò che non c’è non si può fare cattivo uso.

Si tenta così progressivamente di eliminare il denaro contante in favore del solo denaro virtuale, quello che non è nelle mani dei cittadini e che non è nemmeno compiutamente sostituito dalla carta di credito o dal bancomat, che non sono denaro. Quelle tessere plastificate con micro-cheap e banda magnetica sono utili per pagare, ma sono solo chiavi d'accesso al denaro che è "altrove" e "nel possesso d'altri" che teoricamente lo custodiscono per noi. E, come s'è visto, questi "altri" non è detto che ne facciano sempre buon uso o a nostro vantaggio.

Sono convinto che l'eliminazione totale del contante in favore di una moneta elettronica invisibile e in mano altrui, è uno dei passi decisivi verso una nuova e definitiva schiavitù, peggiore di qualsiasi malaffare mafioso e di qualsiasi evasione fiscale. Affidare di fatto il controllo di tutti i nostri bisogni e di tutti i nostri desideri concreti e vitali, nonché di fatto, ed in conseguenza, il governo della gente e dell'economia, ad una tecnologia sempre più invasiva e gestita da super-esperti del sistema, crea di fatto nuove caste e nuove divisioni sociali, anche su base tecnologica e tecnocratica.

Siamo tutti indotti a servirci sempre di più della tecnologia, ma ben pochi fra noi sanno come “funziona” e quindi come si possa dominarla, invece di esserne dominati. Il tutto si risolve a danno dei comuni utenti, totalmente dipendenti da un sistema non conoscibile compiutamente dalla massa che è però costretta ad avvalersene. Siamo sicuri che i “semi latenti di incontrollabilità del sistema” non siano un rischio mortale per la libertà, la democrazia e la civiltà?

Inoltre chi crea o conosce profondamente i "sistemi tecnologici" sa anche come distruggerli o violarli. Esattamente come i ladri che continuamente ci clonano le carte di credito. Il denaro è buono o cattivo secondo l'uso che se ne fa. Ogni nuovo strumento tecnologico non è buono in se stesso, in quanto espressione di progresso. Dipende sempre dall’uso che se ne fa, per la gente o contro la gente. L'eliminazione totale del denaro contante in favore dell'esistenza di solo denaro virtuale, non elimina il "denaro, sterco del demonio". Lo rende del tutto invisibile e gli cambia padrone. Che può essere ancor più invisibile, inconoscibile, incontrollabile e impunibile.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » mer apr 20, 2016 8:43 pm

Nasisti rosi


Milano, i centri sociali incitano alla violenza contro la Lega Nord
Claudio Cartaldo - Mar, 19/04/2016 - 13:43

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 48562.html


Prima la violenza contro i militanti leghisti radunati per un banchetto. Poi volantini per incitare alla violenza.

Oggi su alcuni bidoni della spazzatura di Milano, in zona Corvetto, sono stati appesi dai centri sociali dei voltantini che "incitano alla violenza nei confronti della Lega Nord, dei suoi candidati e dei suoi militanti e simpatizzanti".

La foto sui volantini parla chiaro. Nell'immagine uno dei militanti picchiati la settimana scorsa dai centri sociali durante un banchetto sempre in zona Corvetto e la scritta: "12 aprile 2016, Buon compleanno Lega Nord". Il riferimento a quell'aggressione finita con due militanti leghisti, una donna incinta ed un pensionato, malmenati e finiti in ospedale. "A Milano si continua a respirare un pericoloso e gravissimo clima di intimidazione verso la Lega Nord ed i suoi militanti e simpatizzanti. Dopo la violenta aggressione da parte dei soliti noti dei centri sociali, la settimana scorsa - dice l'on. Paolo Grimoldi, deputato della Lega Nord e Segretario della Lega Lombarda - è un esplicito invito alla violenza nei confronti della Lega Nord, dei suoi candidati e dei suoi militanti e simpatizzanti".

"Il tutto nel silenzio complice del centrosinistra - aggiunge Davide Boni, segretario della Lega Nord Milano - che per anni con la sua giunta ha coccolato e protetto questi delinquenti e ora non ne condanna apertamente le loro azioni violente".



Milano, due militanti della Lega in ospedale: "Picchiati dai fascisti dei centri sociali"
Redazione Today12 aprile 2016

http://www.today.it/citta/gazebo-lega-n ... hiati.html

MILANO - Aggrediti e picchiati da alcuni antagonisti dei centri sociali. E' quanto denunciano militanti ed esponenti della Lega Nord che raccontano di un atto di vero e proprio squadrismo avvenuto questa mattina al gazebo di piazzale Rosa. Almeno due militanti della Lega sono rimasti feriti e sono stati portati in ospedali con tagli e contusioni. Sul caso indagano le forze dell'ordine.

La reazione di Matteo Salvini non si è fatta attendere: "VIGLIACCHI rossi dei centri a-sociali hanno aggredito due leghisti a un gazebo a Milano, mandandoli all'ospedale. Non ci fate paura, ci fate PENA!".

"I 'fascisti rossi' dei centri sociali hanno devastato un banchetto della Lega Nord in piazzale Rosa, nel quartiere Corvetto, aggredendo e malmenando alcuni militanti e simpatizzanti della Lega Nord, due dei quali sono finiti in ospedale", scrivono in una nota Paolo Grimoldi, deputato della Lega Nord e Segretario della Lega Lombarda, e Davide Boni, segretario della Lega Nord Milano. "E' questa la democrazia per la sinistra? Per loro vale solo la legge dell’intimidazione e della violenza?".

"Questi delinquenti - proseguono i due esponenti del Carroccio - noti e stranoti, sono gli stessi che abbiamo già visto all’opera insieme ai no expo il 1° maggio 2015, gli stessi che hanno scatenato le guerriglie urbane per impedire gli sgomberi nelle case Aler ecc ecc negli ultimi cinque anni hanno goduto del tacito sostegno della giunta Pisapia che ha permesso loro di non rispettare alcuna regola e di fare sempre quello che volevano. E questi sono i risultati…".
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » gio apr 21, 2016 12:34 pm

25 APRILE, GLI EX DEPORTATI NON SFILERANNO A ROMA

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 6095306085

In un Paese nel quale l'Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti si sente esclusa dai festeggiamenti della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo, le istituzioni dovrebbero fare una seria riflessione sul loro fallimento.

Pensare che un sopravvissuto al campi di sterminio non voglia partecipare alla manifestazione del 25 aprile a causa di associazioni e centri sociali che sono stati fatti entrare nel corteo negli anni e che hanno portato intolleranza e mistificazione della Storia, proprio lì dove si sfilava per la libertà e la lotta al revisionismo storico, fa provare soltanto un sentimento di vergogna per chi in questa vicenda non ha preso posizioni forti e chiare; dalle istituzioni alla stampa, dalle associazioni che rientrano in questo ambito ai partiti politici. Ma lo scempio più grande in tutto ciò è stato il ruolo svolto dall' A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani d'Italia che ha permesso alle associazioni palestinesi di rovinare la festa, e peggio ancora il Ricordo.



comunicato stampa 25 aprile aned

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9244571530

“Il 25 Aprile 2016 , a Porta San Paolo, l’ANED – Roma ( Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi Nazisti) non ci sarà!”
Anche quest’anno purtroppo siamo costretti ad una amara e travagliata decisione.
A circa una settimana dal 25 aprile, festa della Liberazione , dobbiamo constatare che saranno presenti nel corteo e a Porta san Paolo anche Associazioni e organizzazioni con parole d’ordine e slogan, e dichiarate intenzioni, che ben poco o nulla hanno a che vedere con i principi ispiratori della Resistenza e dell'organizzazione ufficialmente ospitante , l’Anpi Roma e Provincia.
Ancora una volta dobbiamo constatare che in una giornata di festa e di impegno su temi importanti e fondamentali per il nostro paese, vengono riproposti ed evidenziati gli stessi inaccettabili presupposti che, nelle passate edizioni, hanno dato luogo a veri e propri episodi di intolleranza.
Noi che rappresentiamo gli ex deportati, sommersi e salvati, nei campi nazisti, sia politici che razziali, non possiamo accettare che lo spirito e i significati del 25 aprile, della Resistenza, della Liberazione, della Repubblica, della Costituzione e del voto alle donne vengano così totalmente snaturati e addirittura fatti divenire atto di accusa contro le vittime stesse del nazifascismo.
Non possiamo accettare che rappresentati della lotta partigiana, della Liberazione, siano messi al bando solo ed esclusivamente per incivile intolleranza. Con grande tristezza nel cuore anche quest’anno, quindi, non ci potremo essere.
La sezione romana dell’Associazione Nazionale ex Deportati dà appuntamento ai suoi iscritti a due eventi per la giornata del 25 aprile:
ore 10.00 Museo della liberazione di via Tasso,
ore 20.00 Centro Ebraico Pitigliani “La Resistenza, i Partigiani e la Brigata Ebraica nella liberazione dell’Italia”
ANED–ROMA”
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