Comounisti, nasicomounisti e de torno

Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » dom mar 31, 2019 8:40 am

Quegli intellettuali dalla parte dei terroristi
Nicola Porro
27 marzo 2019

https://www.nicolaporro.it/quegli-intel ... 8hj_j5E4c0

Ricevo queste condivisibili e intelligenti osservazioni da Edoardo Loewenthal, classe 1962. È un imprenditore di successo nel settore Internet. Interessato alla politica nazionale ed internazionale ed allergico alle fake news. Meglio di mille articoli di giornale di questi giorni ci spiega la follia comunicativa che da anni riguarda il terrorista Battisti e gli attacchi che Israele da decenni riceve.

Non riesco a togliermi dalla testa quest’idea che la vicenda di Battisti assomigli in qualche modo a quella di Israele. Provo a spiegare perché.

Vediamo i fatti: Battisti, condannato con sentenze passato in giudicato per 4 omicidi (2 commessi materialmente e 2 in concorso), evade nel 1981 e trova rifugio in Francia. Dopo qualche anno di peregrinazioni da latitante torna in Francia. Qui viene arrestato ma riesce a beneficiare della cosiddetta “dottrina Mitterand”: non vengono estradati latitanti se si ritiene che si tratti di ricercati “per atti di natura violenta ma d’ispirazione politica”. Peraltro in questi (quasi) quarant’anni Battisti si è sempre dichiarato innocente, completamente estraneo ai fatti per cui è stato condannato, dichiarando di essere perseguitato dallo stato italiano per motivi politici. Fin qui abbiamo un assassino in fuga che si proclama innocente e beneficia (indebitamente) di uno sorta di status di rifugiato politico. Ma la cosa insolita è il fatto che si sia creato, negli anni, un movimento d’opinione, transfrontaliero, che si è “bevuto” la sua versione dei fatti (quindi un intellettuale perseguitato per le sue idee politiche, vittima di processi “farsa” e quindi condannato ingiustamente). E da Fred Vargas a Erri de Luca, da Daniel Pennac a Bernard Henry Levy, tutti quanti a sostenere pubblicamente Battisti denunciando le ingiustizie da lui subite. E la lista è lunga. Nel 2004 è stato pubblicato in Francia il “Manifesto per liberare Battisti”, firmato da decine di intellettuali, nel quale si evocava chiaramente una congiura contro il povero Battisti, ordita da chi aveva l’interesse a tacitarlo per sempre.

Come è finita lo sappiamo: Battisti, finalmente estradato e rinchiuso in un carcere italiano, davanti al PM ha ieri ammesso gli omicidi per cui è stato condannato riconoscendo che le ricostruzioni fatte nei processi erano veritiere. Rapine, furti, ferimenti, omicidi. Uno squallido e crudele criminale comune che ha distrutto la vita di molte famiglie. E le decine di intellettuali e politici che lo hanno difeso in questi anni urlando ai quattro venti la sua innocenza? Tacciono.

Ora cosa c’entra tutto ciò con Israele? Ecco sulla questione palestinese si è creato, a livello mondiale, un movimento d’opinione, che si estende dalle stanze della politica di molti paesi alle redazioni dei giornali ed arriva anche all’interno delle commissioni dell’Onu, che dipinge un quadro a tinte fosche. Ovvero: Israele è uno stato che occupa territori abusivamente, nel quale vige l’apartheid, che assedia affamando la povera gente nella striscia di Gaza, uccide civili inermi, imprigiona gli oppositori politici. Una ragazzina palestinese fanatica che si diverte a schiaffeggiare i soldati è diventata un’icona mondiale della lotta per la libertà.

Quello che accomuna questi temi alla questione di Battisti è molto semplice. La creazione di movimenti d’opinione che nascono, crescono, si diffondono a macchia d’olio con la totale mancanza di fact-checking. Cioè credendo, aprioristicamente, a quanto viene sbandierato senza il minimo spirito critico o volontà di approfondire.

Gli intellettuali che supportano il movimento BDS (Boycott Israel) sono mai stati in Israele? Lo sanno che più del 20% della popolazione è araba, e che vive perfettamente in pace con il resto della nazione? (Anzi, per dirla tutta, Israele è l’unico paese in medio oriente dove una donna araba si può laureare in medicina). Lo sanno che la striscia di Gaza è governata da una organizzazione terroristica – Hamas – e che Israele deve difendersi dai continui – quotidiani – attacchi che da lì partono a colpire civili inermi? Si sono chiesti perché, oltre ad Israele, anche l’Egitto ha chiuso le frontiere? Cosa direbbero, se, ad esempio, da San Marino, ogni giorno partissero dei missili che si abbattono su Rimini uccidendo famiglie, sosterrebbero il mantenimento delle frontiere aperte in modo da far transitare dall’Italia armi per raggiungere San Marino ed uccidere civili italiani? Lo sanno, gli oppositori di Israele, che l’Autorità Palestinese ha ammesso di stanziare ogni anno centinaia di milioni di dollari per pagare le famiglie dei terroristi attentatori suicidi, secondo lo schema “più ammazzi più ti paghiamo”? E sanno che a Gaza l’11 settembre di ogni anno la gente scende in piazza per festeggiare l’attentato alle torri gemelle?
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » mer giu 19, 2019 6:20 am

Cent'anni fa il primo comunista italiano (che morì fascista)
Marcello Veneziani
11 giugno 2019

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... y0vRhmPJjw

Cent’anni fa apparve in Italia il primo leader comunista, amico personale di Lenin; morì poi da fascista, fucilato a Dongo e appeso per i piedi dai suoi compagni in Piazzale Loreto, accanto a Mussolini. Si chiamava Nicolino Bombacci e fu eletto nel 1919 alla guida del partito socialista. Era il capo dei massimalisti, somigliava non solo fisicamente a Che Guevara e ricordava Garibaldi. Era un puro e un confusionario; rappresentava, per dirla con De Felice, il comunismo-movimento, rispetto a chi poi si arroccò nel comunismo-regime. Fu lui a volere la falce e martello nella bandiera rossa, sull’esempio sovietico. Questa storia rimossa dai comunisti merita di essere raccontata.

Il 1°maggio di cent’anni fa era nato a Torino Ordine Nuovo, fondato da Antonio Gramsci, Amadeo Bordiga e Palmiro Togliatti. A quel tempo, disse poi Tasca (che esule dal Pci, finì a Vichy con Petain): “Eravamo tutti gentiliani”. Sull’onda della rivoluzione bolscevica nel giugno di cent’anni fa Ordine nuovo propose i soviet in Italia. Quel progetto li ricongiunse a Bombacci e insieme poi fondarono a Livorno il Partito Comunista.

“Deve la sua fortuna di sovversivo a un paio d’occhi di ceramica olandese e a una barba bionda come quella di Cristo” così Mussolini dipinse il suo antico compagno, poi nemico e infine camerata Bombacci. Romagnolo e maestro elementare come Mussolini, cacciato anch’egli dalla stessa scuola perché sovversivo, compagno di lotte e di prigione del futuro duce, e nemico dei riformisti, Bombacci si separò da Mussolini dopo la svolta interventista. Per tornare al suo fianco a Salò ed essere ucciso, dopo aver gridato “Viva il socialismo, viva l’Italia”. A differenza di Mussolini, Bombacci veniva dal seminario (come Stalin e Curcio) e da una famiglia papalina di Civitella di Romagna. Bombacci diventò il principale bersaglio dei fascisti che gli urlavano “Con la barba di Bombacci/ faremo spazzolini. Per lucidare le scarpe di Mussolini” (la stessa canzone fu riadattata al Negus quando l’Italia fascista conquistò l’Etiopia). I fascisti lo trascinarono alla gogna, tagliandogli la barba. Zazzera biondastra e incolta, volto magro, zigomi sporgenti, malinconici occhi turchini e una voce appassionata, impetuoso trascinatore di piazza. Così lo ricordava Pietro Nenni: “una selva di capelli spettinati, uno scoppio di parole spesso senza capo né coda. Nessun tentativo di convincere, ma lo sforzo di piacere. Un’innegabile potenza di seduzione. E in tutto questo, un soffio di passione…”

Sposato in chiesa, tre figli e varie storie d’amore alle spalle, Bombacci si schierò con Gramsci dalla parte di D’Annunzio a Fiume con la Carta del Carnaro. Quando nacque il Pcd’I, Mussolini dirà in un discorso alla Camera: “li conosco i comunisti, sono figli miei”. Bombacci fece uscire il folto gruppo parlamentare socialista dalla Camera prima che parlasse il Re nel giorno dell’insediamento, al grido di Viva il socialismo. Bombacci fu l’unico dei comunisti italiani in diretti rapporti con Lenin. Bombacci ricevette da lui denaro, oro e platino per la propaganda. A Mosca, Bombacci tornò coi vertici del Partito nel quinto anniversario della rivoluzione bolscevica, il 9 novembre del 1922 che nel calendario russo coincideva, col nostro 28 ottobre: quell’anno ci fu la Marcia su Roma. Bombacci sostenne l’intesa tra l’Italia fascista e l’Urss comunista, anche in parlamento. Poi suggerì ai comunisti d’infiltrarsi nei sindacati fascisti (strategia che Togliatti poi teorizzò come entrismo). Fu lui il primo comunista a entrare (indenne) nella Camera con Mussolini al potere. Continuò a far la spola con Mosca, soprattutto dopo che l’Italia fascista era stata il primo paese occidentale a riconoscere l’Urss e ad avviare rapporti economici. Bombacci tornò a Mosca il 1924 ai funerali di Lenin ed era ritenuto il n.1 in Italia. Fu espulso dal partito quattro anni dopo, per deviazionismo e indegnità, dopo aver dato vita a un’agenzia di export-import tra l’Italia e l’Urss; Bombacci fu il precursore delle coop rosse.

Per tutta la vita navigò tra i debiti; Mussolini aiutò i suoi famigliari e gli trovò un’occupazione all’Istituto di cinematografia educativa, in una palazzina di Villa Torlonia, proprio dove risiedeva il Duce. E gli finanziò un giornale fasciocomunista degli anni trenta, La Verità, che evocava la Pravda a cui Bombacci aveva collaborato. Odiato da Starace e dai fascisti, la Verità continuò a uscire fino al ’43. Dalle sue pagine teorizzò l’Autarchia. Bombacci sognava d’unificare le rivoluzioni di Roma, Mosca e Berlino; ma con la rottura del patto Molotov-Ribbentrop, il comunismo si alleò con le plutocrazie occidentali, e lui, anti-capitalista, si schierò col fascismo.

Ai tempi di Salò Bombacci aveva i capelli corti e la barba non era più incolta; una palpebra gli si era abbassata davanti all’occhio, vestiva con abiti gessati. Ma coltivava ancora il suo velleitario socialismo. A Salò il sindacalista Francesco Grossi lo ricorda “caloroso nell’esporre, gli brillavano gli occhi chiari ed acuti che rivelavano una totale pulizia interiore”. Perorò la socializzazione nella prima bozza della Carta di Verona e sognò la nascita dell’Urse, l’unione delle repubbliche socialiste europee.

Con Carlo Silvestri voleva riaprire il caso Matteotti per dimostrare che quel delitto fu messo di traverso tra Mussolini e il socialismo per evitare il riavvicinamento. Con Silvestri Bombacci promosse l’estremo tentativo di consegnare le sorti della Rsi al partito socialista di unità proletaria con un messaggio consegnato a Pertini e a Lombardi che i due leader partigiani cestinarono. Bombacci continuò a predicare tra gli operai la rivoluzione sociale: nel suo ultimo discorso a Genova il 15 marzo del ’45 ritrovò la foga della sua gioventù; lo raccontò in una lettera entusiasta a Mussolini. Fucilato con Mussolini a Dongo, fu esposto col cartello “Supertraditore”. Cadde cogli occhi azzurri spalancati verso il cielo, come si addice a un sognatore ad occhi aperti.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » ven dic 06, 2019 11:54 pm

Intervista a Francesco Agnoli: "Vi spiego perché Nilde Iotti non è un'eroina"
Pasquale Ferraro
6 Dicembre 2019

https://loccidentale.it/intervista-a-fr ... va8BR-CPZ8


Il professor Francesco Agnoli ha dedicato una paginata su la Verità del 3 dicembre su Nilde Iotti, intitolata Gli omissis nella santificazione della Iotti, e ha dedicato alla Iotti e alle donne comuniste alcune pagine del suo Donne che hanno fatto la storia, in uscita a marzo per Gondolin. Lo abbiamo intervistato per capirne qualcosa di più.

Agnoli, perchè questo articolo?

Proprio perchè certe santificazioni sono strumentali, oltre che fasulle. Rai 1 celebrerà in questi giorni la Iotti, a 30 anni dalla sua morte, presentandola come un’ “eroina”, espressione di “una classe politica degna di stima e rispetto la cui competenza, a differenza di oggi, non era messa in dubbio. Una classe politica dotata di profondo senso etico dello Stato e abituata a considerare la propria missione altissima, irreversibile. Abbiamo bisogno di modelli così». In questa definizione retorica e pomposa non c’è nulla di vero.

Perchè?

Anzitutto perchè qualcuno dimentica che la Iotti è stata la compagna di Palmiro Togliatti, un uomo che propugnò sempre il comunismo sovietico, arrivando a giustificare qualsiasi crimine, persino il patto tra Stalin e Hitler che nel 1939 scatenò la II guerra mondiale. Togliatti scrisse ai compagni comunisti sconvolti per la notizia, che occorreva obbedire a Mosca, perchè Mosca non sbaglia mai! Anche la Iotti conobbe Stalin, e non prese mai le distanze da quel feroce dittatore che il giornale del suo partito, l’Unità, salutava, nel 1953, con un sottotitolo in prima che recitava così: “Gloria eterna all’uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione per il progresso dell’umanità“. Ricordo anche che la Iotti ebbe a dichiarare il suo orgoglio per aver brindato con un Lambrusco d’annata, insieme a Togliatti, nel 1956, quando i carri armati sovietici entrarono a Budapest. È questa la classe politica di cui dovremmo sentire nostalgia?

Però lei parla anche di molto altro…

Certamente quello che mi urta di più è il tentativo di far credere che il partito comunista valorizzasse le donne. Si tratta di propaganda pura. Pochi sanno che per lo più i partiti di sinistra furono quelli che fino ad una certa data ostacolarono il voto alle donne, perchè le ritenevano “cattoliche”, “conservatrici” ecc. La stessa Rosa Luxenburg spiegava che le donne sono il peggio della reazione e della conservazione, dai tempi delle donne che si opponevano ai giacobini… Il Partito comunista italiano in buona parte finse di valorizzare le donne perchè dopo l’introduzione del suffragio femminile bisognava strapparle alla Democrazia cristiana (il cui padre nobile, don Luigi Sturzo, aveva posto il suffragio femminile tra gli obiettici del PPI già alla fondazione, nel 1919).

Ci spiega meglio?

È semplice: la Iotti venne eletta nella Costituente anche perché era una delle poche militanti laureate. Questo nonostante si fosse iscritta al partito Fascista (cosa che viene spesso nascosta) nel 1942, e nonostante la sua partecipazione alla Resistenza fosse stata tardiva e marginale. Il suo curriculum impallidisce in confronto a quello di Rita Montagnana, la moglie di Palmiro Togliatti…

Chi era la Montagnana?

Era una socialista storica, presente già alla fondazione del Partito Comunista del 1921, che aveva attraversato il ventennio sempre in battaglia. Eletta anche lei alla Costituente, e non perché moglie del capo, fu in breve messa da parte dal cinico Togliatti. Il quale, saltabeccando tra una donna e l’altra, si era infine invaghito, proprio durante i lavori della Costituente, della Iotti: ben più giovane della Montagnana, e anche di lui (Nilde aveva 27 anni meno di Palmiro).

E quindi?

Accadde che Togliatti prima cercò di nascondere il suo nuovo amore, tanto da spingere la Iotti, rimasta incinta, ad abortire. Dove? Sembra nella clinica del suo medico personale, il dottor Mario Spallone, il cui nome balzerà agli onori delle cronache molti anni dopo, perchè anche una volta approvata la legge 194, continuerà a praticare aborti clandestini e tardivi (sino all’ottavo mese!), nella sua clinica privata, villa Gina.

Abbiamo quindi un capo partito che spinge l’amante ad abortire, e lei che obbedisce. Sembra che la Iotti non fosse tanto contenta di farlo: la troveremo, anni dopo, battersi per il divorzio (e si capisce, vista la sua storia personale), ma assai tiepida riguardo alla legalizzazione dell’aborto… come, del resto, tante donne comuniste che gli uomini del partito metteranno in riga, costringendole a cambiare opinione (molte donne comuniste, infatti, ritenevano che legalizzare l’aborto avrebbe significato deresponsabilizzare gli uomini).

Prosegua pure…

Ecco, ci furono altre donne comuniste, sempre nella Costituente, come l’onorevole Teresa Mattei, che di fronte all’imposizione del partito “abortisci!”, si ribellarono. La Iotti invece obbedì. Abbiamo altre donne, sempre la Mattei, che davanti alle avances di Togliatti, le respinsero, anche per rispetto della Montagana, figura, lo ripeto, storica e “venerata”. La Iotti no: nessun riguardo verso la moglie di Togliatti, che venne subito emarginata senza tanti complimenti.

Cosa successe?

Accade che la Iotti rimase in parlamento, guarda caso, sino alla morte, nel 1999, per ben 53 anni! Mi viene anche qui da chiedere: sono questi i politici di cui dobbiamo avere nostalgia? 53 anni di fila in Parlamento! Ma soprattutto mentre lei venne sempre ricandidata in collegi sicuri, la Montagna e la Mattei vennero fatte fuori da Togliatti e, dopo la Costituente, in Parlamento non entrarono più. Insomma, l’amante del capo confermata, nonostante la brevissima e opaca militanza, la moglie più anziana, militante da sempre, liquidata, in un batter d’occhio. La base del partito non prese bene tutto ciò, ma Togliatti impose e la Iotti certo non dissentì.

E la Montagnana?

Accantonata come un ferro vecchio, si dedicò a curare Aldo Togliatti, il figlio dimenticato dall’impegnatissimo Palmiro. Aldo, come ricorda Bruno Vespa nel suo Donne d’Italia, era “rimasto traumatizzato dalla vita a Mosca negli anni più cupi dello stalinismo e dalla permanenza in un istituto sovietico” ed era diventato schizofrenico, con spunti autistici.

In conclusione?

In conclusione mi chiedo chi dobbiamo celebrare? Certi personaggi del passato, se raccontati per quello che fecero davvero, permettono solo di rivalutare anche i peggiori dei politici odierni. Persino un Renzi, il peggio che il nostro paese abbia visto negli ultimi 30 anni, a mio modesto avviso, fa bella figura, al fianco di Togliatti e della Iotti!
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » ven dic 20, 2019 9:14 pm

Comunisti svedesi creano nuovo partito senza multiculturalismo, LGBT e Greta
20.12.2019

https://it.sputniknews.com/mondo/201912 ... s_Qv4JnDk0


Numerosi membri del Partito comunista di Malmö hanno deciso di crearne uno nuovo senza multiculturalismo, le questioni LGBT e le questioni climatiche.

Quasi la metà dei membri del Partito comunista di Malmö si dimette. Invece, hanno in programma d'istituire un nuovo partito dei lavoratori che non pone troppa enfasi su cose come il multiculturalismo, le questioni LGBT e l'allarmismo climatico, che sono diventate le basi ideologiche della sinistra di oggi.

Nils Littorin, uno dei disertori, ha spiegato a Lokaltidningen che la sinistra di oggi è diventata parte dell'élite ed è arrivata a "respingere le opinioni della classe operaia come aliene e problematiche". Littorin ha suggerito che la sinistra, come movimento, sta attraversando una prolungata crisi d'identità e che il suo gruppo, invece, intende attenersi ai valori originali, come la guerra di classe.

"Non capiscono perché così tanti lavoratori non pensano che il multiculturalismo, il movimento LGBT e Greta Thunberg siano qualcosa di fantastico, ma credono invece che siamo tornati nella Germania degli anni '30 con i lavoratori che votano i Democratici svedesi infettati da una malattia nazista", ha spiegato a Lokaltidningen.

I recenti successi della destra grazie alla classe operaia sono, secondo Littorin, un segno di diffusa insoddisfazione nei confronti della migrazione economica liberale che porta alla "competizione a basso salario" e alla "ghettizzazione delle comunità", uno sviluppo che "va solo a beneficio dei maggiori aziende".

Secondo Littorin, uno dei problemi di fondo è una politica "caotica" dell'immigrazione che ha portato a scontri culturali, segregazione ed esclusione a causa di un afflusso incontrollato da parti del mondo caratterizzate dalla cultura dell’onore e la mentalità del clan.

Littorin ha descritto il multiculturalismo, le questioni LGBT e il movimento per il clima come ideologie statali che vengono "spinte giù nella gola delle persone". Secondo lui, fenomeni come la certificazione LGBT e il culto attorno all'attivista climatica Greta Thunberg si verificano a spese di questioni reali, come la parità di reddito.

“Il Pride, ad esempio, è stato ridotto a occuparsi dell'orientamento sessuale. Crediamo che la dignità umana riguardi principalmente il lavoro e l'assicurazione pensionistica, il che significa che non sei costretto a vivere con le briciole quando sei vecchio”, ha spiegato Littorin.

Non ci sarà la parola “comunista” nel nome del partito

L'obiettivo, secondo Littorin, è quello di entrare nel consiglio comunale di Malmö entro il 2022. Il nome del partito rimane indeterminato, ma Littorin ha sottolineato che la parola "comunista" non sarà più presente.

“È una parola infangata, una parolaccia oggi, e non del tutto immeritatamente. Nei partiti comunisti esiste il rischio di elitarismo, auto indulgenza e convinzione che una certa avanguardia debba guidare una classe operaia che non conosce i propri interessi, invece di chiedere alle persone ciò che vogliono. Il comunismo del XX secolo è morto con l'Unione Sovietica, non è mai stato aggiornato con successo per il XXI secolo, ma rimasto bloccato in libri di 100 anni. Ma i principi formulati da Marx, si possono ancora applicare ancora”, ha concluso Littorin.
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