Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Re: Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Berto » dom mag 23, 2021 9:45 pm

Ohio, docente si rifiuta di chiamare una studentessa trans al femminile Ora potrà far causa all’ateneo
Monica Ricci Sargentini
28 marzo 2021

https://www.corriere.it/esteri/21_marzo ... a8f6.shtml

Un professore di filosofia della Shawnee State University in Ohio Nicholas Meriwether ha ottenuto da una corte d’appello il via libera alla causa contro l’ateneo che la scorsa primavera l’aveva obbligato a chiamare al femminile una ragazza trans. Il professore, però, ha sostenuto che costringerlo ad usare pronomi non corrispondenti alla realtà biologica rappresentava una violazione del primo emendamento della Costituzione americana che sancisce il diritto alla libertà di espressione e di religione.

Meriwether, cristiano praticante, insegna alla Shawnee State dal 1996 ed è sempre stato stimato. I problemi sono sorti all’inizio del 2018 quando una studentessa trans ha chiesto al professore di chiamarla al femminile perché questa era la sua identità di genere. Lui le ha risposto che, da allora in poi, si sarebbe rivolto a lei usando solo il cognome perché la sua religione gli impediva di considerare reale il genere. Un’inchiesta ufficiale dell’università ha stabilito che il docente aveva creato «un ambiente ostile» alle persone transgender e gli ha ordinato, con un richiamo scritto, di cambiare atteggiamento altrimenti sarebbe incorso in una sospensione senza paga o nel licenziamento.

Il giudice Amul Thapar, a nome della Corte,in un pronunciamento di 32 pagine. ha spiegato che l’università ha «punito Meriwether per le sue opinioni su un tema controverso». E ha fatto notare che l’ateneo non ha fornito alcuna prova che il comportamento del docente avesse avuto ripercussioni sul suo insegnamento o avesse inficiato il rendimento della studentessa trans che, anzi, aveva ottenuto voti alti. «Se ai docenti manca la protezione della libertà di espressione - ha scritto Thapar, che è stato nominato dal presidente Trump —l’università potrebbe avere il potere allarmante di imporre una conformità ideologica. Un rettore potrebbe chiedere a un pacifista di dichiarare che la guerra è giusta o a un credente di negare l’esistenza di Dio. E questo non può accadere».

Ora l’azione legale dovrà essere ridiscussa a Cincinnati dove un giudice di primo grado l’aveva archiviata nel febbraio 2020. Per John Bursch, avvocato dell’Alliance Defending Freedom che rappresenta Meriwether, «nessuno dovrebbe essere costretto a contraddire le proprie convinzioni fondamentali solo per mantenere il proprio lavoro». Ma il pronunciamento della corte d’Appello in Ohio viene criticato dalle associazioni Lgbtqai+. «È come se qualcuno decidesse che gli afroamericani non meritano di essere chiamati signori — dice al Washington Post Andrew Koppelman, esperto di diritto costituzionale alla Northwestern University —, questo creerebbe un ambiente ostile. Perché non sarebbe lo stesso per i transgender?».

Le dispute legali sui diritti delle persone trans e la libertà di espressione stanno diventando un’abitudine negli Stati Uniti. Un caso simile è all’esame dei giudici della Virginia dove un insegnante di francese ha fatto causa al liceo in cui lavorava dopo essere stato licenziato per non aver voluto chiamare un ragazzo trans al maschile.

Casi del genere, finora, non sono accaduti in Italia dove non è in vigore il self-id, cioè la possibilità di scegliere con quale sesso identificarsi a seconda della propria identità di genere. Ma sono già alcuni licei e università che consentono agli studenti di cambiare nome. Cosa succederà quando un professore si rifiuterà di chiamarli con il pronome giusto?


Oggi mi sento cardiochirurgo, vediamo se in ospedale mi fanno operare.
Se non lo fanno mi rivolgerò all'ordine dei medici
https://www.facebook.com/adriano.mastro ... 0144317159


Olanda, un trans che si identifica come "suora" vuole andare in convento: "Lo chiederò al Papa"
Cristina Gauri
Roma, 12 apr 2021

https://www.ilprimatonazionale.it/ester ... to-189177/

Sono un uomo ma mi identifico come donna, quindi sono una donna e pretendo di avere accesso a strutture per sole donne: così si può riassumere il caso di un 46 enne sedicente cattolico belga che, identificandosi come una donna, ha fatto richiesta di diventare suora e di entrare in convento per vivere il resto della sua vita «come religiosa». «In qualsiasi convento mi registri, le suore sono entusiaste. Ma non è permesso dalle regole», si sfoga a Radio 2 Antwerp «Eefje» Spreuters, protagonista della vicenda.

Secondo quanto riportato da VRT.be l’uomo si veste da donna da oltre un anno e avrebbe già iniziato a identificarsi come una suora, pur non avendone alcun titolo o diritto. Ma nel 2021 basta dire «Mi chiamo suor Eefje», come ha fatto il signor Spreuters, per esserlo davvero. «Mi sono sempre sentito una donna e sono stato cresciuto molto religiosamente, soprattutto da mia madre. Per tutta la vita ho voluto andare in monastero. Come uomo ho avuto una vita dura, ora voglio la pace», ha spiegato con candore. Ha poi aggiunto che se Papa Francesco non soddisferà la sua richiesta, inizierà un ordine tutto suo, «per gli uomini che si identificano come donne» e vogliono identificarsi come suore religiose.

“Inizierò il mio ordine monastico”

«Ho chiesto alle suore dell’Ordine delle Clarisse. La settimana scorsa ho avuto contatti con le suore di Brecht, le trappiste. Non hanno potuto rispondermi [sull’adesione] perché non sapevano se potessi entrare come donna trans. Ho detto che avrei iniziato io stessa un ordine monastico, e le monache hanno risposto con interesse ed entusiasmo. Se necessario, andrò dal Papa in Vaticano. La mia vocazione è più forte che mai».

La Chiesa (per ora) risponde picche

L’avvocato della Chiesa Rik Torfs ha riferito a Radio 2 Antwerp ha risposto picche al signor Spreuters, specificando che la Chiesa «mantiene la visione antropologica che il sesso biologico con cui sei nato è immutabile» e che «Per la Chiesa cattolica, Eefje rimane un uomo e non è il benvenuto in un monastero femminile». Dopo le carceri femminili, i bagni pubblici e gli sport, ecco quindi un altro contesto, riservato alla sola fruizione femminile, che si potrebbe prestare all’invasione di campo da parte di quegli uomini che un bel giorno si svegliano e decidono di essere donne. Il tutto supportato dalla narrazione politicamente corretta e gender fluida che non solo lo permette, ma addita come transfobiche le donne che osano ribellarsi a questa schifezza.


“Sono stata licenziata per aver detto che gli uomini non possono diventare donne”
Giulio Meotti
23 aprile 2021

https://meotti.substack.com/p/sono-stat ... aver-detto

Maya Forstater non si sarebbe mai aspettata di diventare famosa, figuriamoci famigerata. Lavorava come ricercatrice presso un importante think tank senza scopo di lucro, il Center for Global Development, con sede a Londra. Aveva l’abitudine di usare i social e non sapeva che sarebbe stata al centro di una tempesta mediatica, con uno delle scrittrici più famosi al mondo, J.K. Rowling, al suo fianco.

Le opinioni che hanno reso Forstater un mostro sui social erano sulla differenza tra sesso e genere. “Le ragazze crescono per essere donne, i ragazzi crescono per essere uomini”, racconta Forstater al Telegraph. Pertanto le donne transgender, dice, non possono affermare di essere donne e non hanno il diritto di condividere gli spazi delle donne come i bagni pubblici e gli spogliatoi. Un giorno Forstater ha espresso critiche e preoccupazione per le modifiche suggerite al riconoscimento del genere. “Espandere radicalmente la definizione legale di ‘donne’ in modo che possa includere sia maschi sia femmine lo rende un concetto privo di significato ...”. Poco dopo ha ricevuto un'e-mail dalla società che la informava che non avrebbero rinnovato il suo contratto, “con effetto immediato”. Forstater ha citato in giudizio la società per averla discriminata, ma il giudice James Tayler ha dichiarato che la sua “visione assolutista” non era “degna di rispetto in una società democratica”.

La sua controversia legale è stata vista come un banco di prova decisivo se una visione critica del gender sarebbe stata protetta ai sensi della legge. Se Forstater avesse vinto la causa, avrebbe legalmente impedito ad altri datori di lavoro di licenziare il personale per aver espresso l'opinione che i trans vanno rispettati come persone, ma che ci sono solo due sessi biologici. La prossima settimana - 27 e 28 aprile - Forstater tornerà in tribunale per il ricorso contro il licenziamento, determinata a far sì che la sua buona fede venga riconosciuta dalla legge. “E’ un attacco al mio diritto alla libertà di parola”.

J.K. Rowling le ha inviato un tweet inaspettato e di sostegno. “Vestiti come preferisci. Chiamati come preferisci. Dormi con chi vuoi. Ma costringere le donne a lasciare il lavoro per aver affermato che il sesso è reale? #IStandWithMaya”, ha scritto. Ed è diventato un caso internazionale. “I troll su Twitter sono cattivi, ma la reazione più sconvolgente è da persone che pensavi ti rispettassero e che ti voltano le spalle e dicono ‘non possiamo essere associati a te’”, dice oggi Forstater. E’ molto critica su come le società europee stanno impostando il discorso sul gender. “Stanno erodendo il modo in cui siamo in grado di parlare delle donne. Questa recente decisione che suggerisce che sia bigotto usare la parola ‘madre’, piuttosto che ‘genitore che dà alla luce’, è spaventosa. Ridefiniscono improvvisamente l'intera biologia”.

Il punto è proprio la capacità di riscrivere la realtà. Se saranno in grado di farci credere che XX e XY sono soltanto quattro lettere, potranno farci credere tutto.




“È folle chiamare trans un bambino di tre anni”
La filosofa femminista Kathleen Stock, aggredita per aver difeso la realtà maschile e femminile, smonta ideologia e industria transgender: “Se la biologia fosse una finzione, la specie finirebbe"
Giulio Meotti
28 Apr 2021

https://meotti.substack.com/p/e-folle-c ... un-bambino

Nel 2018 la ong LGBT Stonewall ha coniato uno slogan diventato un grido di battaglia per una rivoluzione e una politica aziendale in tutto il mondo. “Le donne trans sono donne. Fatevene una ragione”. La filosofa inglese Kathleen Stock, che insegna all’Università del Sussex, non se l’è fatta una ragione e ora in un libro, Material Girls, spiega perché.

Nel 2004, scrive nell'introduzione, "si stima che ci fossero 2.000-5.000 persone trans nel Regno Unito". Quello è stato l'anno in cui il governo del Regno Unito ha introdotto il Gender Recognition Act, che ha permesso alle persone transessuali di richiedere un certificato di riconoscimento di genere. Dal 2009 al 2019 il numero di ragazzi che si rivolgono alla Sanità britannica per un cambio di genere è aumentato del 1.460 per cento e il numero di ragazze del 5.337 per cento. Nel 2018 il paziente più giovane aveva tre anni. “L’immersione in una finzione sul cambiamento di sesso è richiesta ormai coercitivamente alle persone”.

Ai bambini sono stati prescritti “bloccanti della pubertà”, farmaci autorizzati per il cancro alla prostata e l'endometriosi, spiega Stock. I politici di tutti i grandi partiti, celebrità, leader di enti di beneficenza e aziendali, medici, media e molte istituzioni hanno aderito alla nuova ideologia transgender. Così gli organismi di sanità pubblica, che hanno eliminato parole come “donne” e “madri”. È diventato tabù metterlo in discussione. “E offensivo usare la parola ‘femminile’”.

Kathleen Stock ha rivelato che la Oxford University Press ha abbandonato un libro sulle filosofe donne perché il suo nome era considerato troppo controverso. La professoressa è stata anche aggredita e boicottata all’università. E quando la Regina Elisabetta l’ha insignita come “Ufficiale dell’ordine dell’impero britannico” per i suoi meriti accademico è partita una petizione universitaria per boicottare il riconoscimento.

Nel nuovo libro, Stock sintetizza così l'importanza del sesso biologico: "La ragione più semplice e ovvia per cui i sessi sono importanti è che senza di essi la nostra specie finirebbe”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Berto » dom mag 23, 2021 9:46 pm

La teoria del gender, che negli ambienti lgbt è considerata alla stregua di una teoria del complotto, trova la sua piena codificazione nella legge zan in esame al senato. Come ha spiegato lo stesso Zan, il sesso è considerabile un dato puramente anatomico e cromosomico. C'è poi il genere che, sarebbe, bontà sua , un semplice costrutto culturale. In pratica la donna quale essere più sensibile o materno e scarsamente aggressivo o violento (in media) sarebbe il frutto di un condizionamento sociale e non il frutto di un qualcosa che precede le varie declinazioni della femminilità. C'è poi l'identità di genere..ovvero la percezione di appartenere ad un genere che, come detto in precedenza, nemmeno esisterebbe a priori...un pasticcio insomma visto che di identità di genere se ne contano a decine. Che una ideologia che di scientifico ha poco venga impiantata in una legge è una cosa che fa tremare i polsi..di seguito c'è la storia del vero fondatore di questa teoria il quale potè eseguire un esperimento che non è stato praticamente eseguito da nessun altro : veder allevare un bambino sin da piccolissimo come una bambina per verificare che il sesso sia un dato ininfluente nella costruzione del genere : esperimento fallitissimo...ma, nonostante questo, la sua strampalata teoria vorrebbe essere insegnata nelle scuole dell'infanzia
https://www.facebook.com/groups/fede.sc ... 2619958065


Bruce, Brenda, David. La tragica storia della prima vittima del dottor Money, il guru del gender


https://www.tempi.it/bruce-brenda-david ... el-gender/

Esce in Italia con vent’anni di ritardo la terrificante verità sul caso che screditò per sempre l’inventore della teoria di genere

«La sua prima domanda non fu come o perché i genitori potessero avere preso una simile decisione, né come potesse essere accaduto un incidente di circoncisione così devastante. Lei chiese invece il suo nome di nascita. Chiese, in effetti, Chi sono?».

La casa editrice San Paolo, a quattordici anni dalla sua uscita nel 2000, ha tradotto e pubblicato As Nature Made Him. The Boy Who Was Raised as a Girl. Il titolo, in italiano, suona così: Bruce Brenda e David. Il ragazzo che fu cresciuto come una ragazza. Nelle prime tre parole è raccolto il senso della vicenda: tre nomi, un’unica persona. L’autore è un giornalista americano, John Colapinto, che trasformò in libro una sua celebre inchiesta, apparsa per la prima volta nel dicembre 1997 su Rolling Stone. Il caso, che in America ebbe una notevole risonanza, è sostanzialmente sconosciuto in Italia, ma merita di essere ripercorso. Perché è all’origine della cosiddetta teoria del gender. Un’origine tragica.

Il 22 agosto 1965 vennero alla luce all’ospedale St. Boniface a Winnipeg (Canada) due gemelli identici, Bruce e Brian Reimer. Entrambi avevano un problema di fimosi al pene, per la quale era necessaria una circoncisione. Operazione semplice e routinaria, alla quale i due genitori, Ron e Janet, acconsentirono senza problemi. Il 27 aprile 1966, il giorno dell’operazione, un’insolita bufera di neve si abbatté su Winnipeg. Presagio shakespeariano di quel che doveva accadere, fu il contorno atmosferico all’incidente che capitò al piccolo Bruce. Per un incredibile errore, il suo pene fu bruciato. «Si staccò a pezzetti» e «sparì completamente».

I genitori, disperati, dopo una serie di consulti medici, si affidarono a John Money, un medico che avevano sentito parlare alla tv dei miracoli della «riassegnazione sessuale» in corso al Johns Hopkins Hospital di Baltimora. Money era già allora uno dei ricercatori in sessuologia più rispettati al mondo. Eloquio brillante, intelligenza sofisticata, era l’ideatore della gender identity, basata sull’idea che l’identità di una persona non si fonda sui dati biologici della nascita, ma sugli influssi culturali e l’ambiente in cui cresce. Money, che guidava la pionieristica clinica per la chirurgia transessuale a Baltimora, fu ben felice di occuparsi del piccolo. Bruce era, infatti, la cavia che egli attendeva per dimostrare la bontà delle sue teorie. Un piccolo maschio senza pene, da trasformare in una bambina.

Il dottore, già allora, frequentava i salotti televisivi, portando argomenti a favore del «matrimonio aperto, del nudismo e di altre forme di cultura sessualmente disinibita». Definito dal New York Times un «agente provocatore della rivoluzione sessuale», si spese a favore del film porno Gola profonda e firmò editoriali sulla «nuova etica del sesso ludico». Spingeva i suoi pazienti a sperimentare ogni tipo di desiderio sessuale, ivi compresa la «pioggia dorata» (urinarsi addosso durante il rapporto), la coprofilia, le amputazioni, l’autostrangolamento. Per Money non erano perversioni, ma «parafilie». Nell’aprile del 1980 spiegò a Time che un’esperienza di pedofilia «non aveva necessariamente un influsso negativo sul bambino».

Quest’uomo, per tutto il corso della sua carriera, fu omaggiato e riverito, aggiudicandosi numerosi riconoscimenti e premi (oltre che corpose sovvenzioni). Fu lui l’ideatore della prima clinica per l’identità di genere, celebrata da tutte le maggiori e più importanti riviste americane e internazionali. I suoi studenti e protetti, racconta Colapinto, «hanno finito per occupare posizioni preminenti in alcune delle università, istituzioni di ricerca e riviste scientifiche più stimate negli Stati Uniti».

Fino all’incontro con Bruce, il campo d’azione di Money si era limitato agli ermafroditi. Il bambino rappresentava per lui un’occasione d’oro. Quando lo incontrarono, Ron e Janet – che all’epoca avevano solo 20 e 21 anni – ne rimasero affascinati. «Mi sembrava un dio», disse lei. Il medico spiegò loro che avrebbe potuto dare al bambino una vagina perfettamente funzionante, ma che necessitava della loro collaborazione affinché Bruce diventasse femmina. L’importante era che loro lo vestissero come una femminuccia, non gli tagliassero i capelli, lo facessero sentire una lei e non un lui. Così avrebbe avuto una vita felice.

Il 3 luglio 1967 Bruce fu castrato dal dottor Howard Jones, un collaboratore di Money che in seguito lo abbandonò per intraprendere una professione più remunerativa. Aprì in Virginia la prima clinica americana per la fecondazione in vitro. Fu così che Bruce diventò Brenda.

Ron e Janet, almeno per i primi anni, si buttarono a capofitto nell’impresa. Ma qualcosa non funzionava. La piccola Brenda ignorava le bambole che le venivano regalate, adorava azzuffarsi coi suoi amichetti, costruiva fortini anziché pettinarsi davanti allo specchio. In bagno, faceva la pipì in piedi.

I primi anni di scuola peggiorarono notevolmente la situazione. Brenda iniziò a diventare particolarmente violenta e fu bocciata. Nel frattempo, nel 1972, Money pubblicò il libro Man & Woman, Boy & Girl, in cui mise al corrente il mondo dello straordinario «caso dei due gemelli». Il volume descriveva l’esperimento come un «assoluto successo». Era la «prova conclusiva» che «non si nasce maschi e femmine, ma lo si diventa».

Il fatto ebbe una risonanza mondiale. Sposata dal movimento femminista, l’opera trovò il plauso sulle prime pagine di Time e del New York Times Book Review, conferendo al suo autore l’indiscussa celebrità di un guru. Le sue tesi, si scrisse allora, avrebbero avuto sulla storia umana un’influenza paragonabile alla «teoria dell’evoluzione di Darwin».

Solo uno sconosciuto ricercatore di nome Milton Diamond osò sollevare perplessità sul caso. Fu ignorato. Al contrario, «il caso dei gemelli di Money fu decisivo perché venisse universalmente accettata non solo la teoria secondo la quale gli esseri umani sono alla nascita psicosessualmente plastici, ma anche la chirurgia di riassegnazione sessuale come trattamento per bambini con genitali ambigui o danneggiati. La metodica, un tempo principalmente limitata al Johns Hopkins, si diffuse ben presto e oggi viene eseguita praticamente in tutti i principali paesi».

La realtà, però, andava in un’altra direzione. Brenda continuava a comportarsi «come un maschiaccio», difendeva il fratello nelle zuffe, soffriva a stare con le amichette. Periodicamente, i due fratelli facevano delle visite nella clinica di Money per snervanti test psicologici. Durante queste sedute, ai due gemellini di sei anni erano mostrate immagini di sesso esplicite «per rafforzare la loro identità/ruolo di genere». I due fratelli erano anche obbligati a simulare atti sessuali tra loro. In un’occasione, il dottor Money «scattò loro una Polaroid».

Per Brenda quelle sedute – cui doveva sottoporsi anche da sola – erano una tortura. Nei suoi sogni si immaginava ventenne «con i baffi», ma temeva di dirlo ai suoi genitori, essendo sicura che li avrebbe delusi. Ron e Janet, infatti, frustrati dal comportamento della bambina, cercavano in tutti i modi di applicare i consigli di Money. Giravano nudi per casa, frequentavano campi nudisti, facevano pressioni sulla piccola perché assumesse atteggiamenti femminili. Tutto ciò li portò all’esaurimento: Janet tentò il suicidio, Ron iniziò a bere. Money, intanto, pubblicò un nuovo libro di successo (Sexual Signatures) in cui tornò a parlare di Brenda, che «stava attraversando felicemente l’infanzia come una vera femmina».

Brenda, in realtà, già a undici anni cominciò a nutrire istinti suicidi. Gli assistenti sociali e i dottori del suo paese capirono che qualcosa non andava, ma troppo scintillante era la fama di Money per metterla in ombra. Brenda trascorse l’infanzia passando da uno psicologo all’altro. All’età di dodici anni cominciò la cura con gli estrogeni per fare crescere il seno e, nell’ultima visita che ebbe nello studio del dottor Money, trovò un transessuale che le magnificò i vantaggi dell’operazione chirurgica per cambiare sesso. Brenda fuggì e disse ai genitori che, se l’avessero fatta tornare, «si sarebbe suicidata».

Anche lontana dal dottore, Brenda continuò ad avere una vita difficile. A scuola la chiamavano «gorilla» e alcuni giornalisti avevano iniziato a interessarsi a lei. Nel 1977 una troupe della Bbc si recò a Winnipeg per parlare con i suoi medici. Tutti confermarono la medesima impressione: Brenda non era la «ragazza felice» celebrata nei best seller di Money. Lo stesso dottore, contattato dalla Bbc, rifiutò di incontra i giornalisti, mettendoli alla porta. Il documentario, intitolato The First Question, andato in onda il 19 marzo 1980, passò sotto silenzio.

Solo pochi giorni prima, il 14 marzo, Ron aveva rivelato alla figlia la sua storia. Come annota Colapinto, Brenda «si sentì sollevata» perché finalmente capì «di non essere pazza». La prima domanda che fece al padre fu: «Qual era il mio nome?».

Brenda decise di tornare al suo sesso biologico. Scelse di chiamarsi David perché questo è il nome «del re uccisore di giganti della Bibbia», il bambino che combatte e sconfigge il poderoso Golia. Iniziò a fare iniezioni di testosterone, gli crebbero i primi peli sulle guance, a sedici anni si sottopose al primo intervento per la creazione del pene. Attendendo la maggiore età, visse nascosto per due anni nella cantina di casa. A diciotto anni entrò in possesso del denaro assegnatogli come risarcimento dal St. Boniface Hospital, acquistò un furgone equipaggiato coi migliori comfort, che fu battezzato secondo lo scopo che avrebbe dovuto avere: «Il carretto da scopata».

Non andò così. David non aveva capacità di erezione e la cosa circolò fra gli amici. Tentò di nuovo il suicidio, per due volte. A ventidue anni si sottopose a una nuova falloplastica e, due anni dopo, ebbe il suo primo rapporto sessuale. Ma era ancora profondamente infelice.

Colapinto racconta che nell’estate 1988 David fece «qualcosa che non avevo mai fatto prima. Finii per pregare. Dissi: “Tu sai che ho avuto una vita terribile. Non ho intenzione di lamentarmi con Te, perché tu devi avere una qualche idea del perché mi stai facendo passare tutte queste cose. Ma potrei essere un bravo marito, se me ne fosse data la possibilità”».

Due mesi dopo conobbe Jane, una ragazza madre che aveva avuto tre figli da tre uomini diversi. Si innamorarono. David vendette l’inutilizzato carretto da scopata e comprò un anello di diamanti. Il 22 settembre 1990 si sposarono.

Milton Diamond, il ricercatore che per primo aveva contestato Money, inferse un duro colpo alla sua credibilità. Quest’ultimo, sebbene non parlasse più del caso dei due gemelli, perseguiva nel sostenere le tesi sul gender che continuarono a valergli cospicui finanziamenti, anche pubblici. Ma nel 1994, Diamond, dopo aver incontrato David, scrisse un articolo per svelare come fosse andato a finire il “caso dei due gemelli”. La tesi del testo era che, sebbene l’educazione abbia un ruolo importante nel contribuire a plasmare l’identità, essa è frutto del dato biologico assegnato dalla natura. Diamond impiegò due anni per trovare una rivista che accettasse il testo. Quando apparve, fu una bomba. David concesse alcune interviste in tv con il viso oscurato. Poi accettò la richiesta di incontrare Colapinto per la semplice ragione che lavorava per Rolling Stone e a David piaceva il rock’ n’ roll.

Per Money – «Hot Love Doctor», come lo chiamavano i giornali – iniziò il declino. Al Johns Hopkins fu nominato direttore di psichiatria Paul McHugh, un fiero cattolico che fece condurre un’indagine su cinquanta transessuali curati alla clinica per l’identità sessuale della Johns Hopkins a partire dalla sua fondazione nel 1966. Nessuno di loro ne aveva tratto giovamento. La clinica fu chiusa, la comunità transgender protestò inutilmente. Ancora nel 1997 Money ottenne un riconoscimento come «uno dei più grandi ricercatori del secolo in campo sessuale». Si spense il 7 luglio 2006 a Towson.

I demoni non smisero di perseguitare la famiglia Reimer. Solo Ron, dopo un periodo di difficoltà legato all’alcol, riuscì a riprendere in mano le redini della sua vita. Janet continuò a soffrire di profonde crisi depressive. Brian passò attraverso fallimenti matrimoniali, droghe, alcol. Si suicidò nel 2002. David, dopo la morte del fratello, non fu più lo stesso. L’azienda dove lavorava chiuse, bisticciò con la moglie. Il 4 maggio 2004 guidò fino a un parcheggio desolato e puntò il fucile alla testa. Aveva 38 anni.
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Re: Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Berto » dom mag 23, 2021 9:46 pm

Disforia, colpa di isolamento e ideologia: parola di ex trans
Giuliano Guzzo
20 aprile 21

https://www.lanuovabq.it/it/disforia-co ... i-ex-trans

La giovane Helena Kerschner, ora detransitioner ha 22 anni, ma quando ne aveva 15 aveva iniziato «sentirsi maschio». A 18 anni aveva avviato l’iter ormonale di riassegnazione del quale, però, si è pentita. La sua testimonianza svela gli elementi che l’avevano portata a quella condizione: l’isolamento e l’ideologia sperimentati nell’ambito di comunità virtuali.

Non ci sono solamente i soliti militanti conservatori o le femministe a denunciare rischi e pericoli del dogma transgender, tale per cui ognuno è bene che diventi «ciò che ci sente». Da tempo, infatti, in prima linea in questa battaglia troviamo i “detransitioners”, ossia persone, spesso giovani, che, pentite della riassegnazione di genere, desiderano tornare a vivere – o sono tornati a farlo - in accordo al sesso di nascita. I grandi media raramente parlano di costoro, che tuttavia non si scoraggiano, alzando sempre più anzi la voce contro quello che ritengono un grande inganno.

Così fa, per esempio, Helena Kerschner. Si tratta di una giovane donna di 22 anni che, quando ne aveva 15, aveva iniziato «sentirsi maschio». Tanto che a 18 anni, proprio in conseguenza del suo disagio identitario, aveva avviato l’iter ormonale di riassegnazione del quale, però, si è pentita, riuscendo poi fortunatamente a tornare nei suoi originali panni femminili. Ebbene, intervenendo in seno al Q 2021 culture summit, la scorsa settimana, Helena Kerschner ha offerto al pubblico la sua testimonianza, con parole che fanno molto riflettere.

Infatti, la giovane ha spiegato il suo percorso, che è quello che va per la maggiore tra le giovani, essendo stata pure lei protagonista di una disforia di genere a insorgenza rapida (ROGD), ossia di un forte e improvviso senso di percepita inadeguatezza col proprio corpo. Il punto interessante è che la Kerschner ha sottolineato quali elementi l’avevano portata a quella condizione, ovvero l’isolamento e l’ideologia sperimentati nell’ambito di comunità virtuali.

«Mi ero ritrovata in questa comunità on line», ha ricordato, «dove tutto era incentrato sulla giustizia sociale». «C’erano questi modi gerarchici di guardare le persone», ha inoltre aggiunto con la sicurezza di chi ha ricordi assai nitidi, «come se fosse brutto essere cis, non cioè trans, eterosessuale, femmina e bianca com’ero. Ero una ragazza eterosessuale e bianca e sentivo che era brutto esserlo». Tutto ciò, lo si ripete, è accaduto rapidamente, dato nell’allora quindicenne «non c’erano indicazioni» del fatto che si sarebbe di lì a poco trovata a soffrire di disforia di genere. Poi c’è stato l’avvio del percorso, fortunatamente interrotto.

Oggi la Kerschner è convinta che la sua disforia di genere fosse essenzialmente frutto d’un condizionamento esterno: «Credo fermamente all’ipotesi del contagio sociale. Io l’ho provato sulla mia pelle, l’ho visto accadere. Mi guardo indietro e vedo che a così tante persone sta accadendo esattamente quello che è successo a me». La giovane punta poi il dito contro la compresenza di tanti e sottovalutati disturbi che portano a desiderare «il cambio di sesso».

«Ci sono molti problemi di salute mentale concomitanti. C'è molta depressione, ansia, autolesionismo, disturbo ossessivo compulsivo, disturbi alimentari», assicura, subito aggiungendo una sottolineatura che fa capire quanto, in fondo, senta vicino quel mondo di cui lei per prima faceva parte: «Dovremmo trattare i giovani con disforia di genere nello stesso modo in cui tratteremmo qualsiasi altro giovane con problemi di salute mentale. Dovremmo essere premurosi e amorevoli, prestando particolare attenzione alle cause profonde alla base di tale condizione».

Parole senza dubbio forti, quelle di Helena Kerschner, che potrebbero pure passare come transfobiche. Però è innegabile che siano parole sincere e soprattutto, lo si ribadisce, figlie molto più dell’esperienza che di qualche supposizione o teoria astratta. Ciò non toglie che tale testimonianza vada a corroborare sia quella di tanti altri “detransitioners”, sia le posizioni degli specialisti – come Dianna Kenny, psicologa e docente presso l’Università di Sydney, tanto per fare un nome - che son sempre più convinti che ci sia davvero un «contagio sociale» alla base del boom dei baby trans. Un fenomeno che, ormai da anni, i grandi media esaltano come se fosse la cosa più spontanea e felice, mentre invece andrebbe esaminato con estrema cautela, ascoltando anzitutto chi lo ha vissuto. Helena Kerschner docet.



“Basta ormoni ai bambini per bloccare la pubertà"
Giulio Meotti
6 maggio 2021

https://meotti.substack.com/p/basta-orm ... r-bloccare

L'ospedale di Stoccolma Karolinska non prescriverà più ormoni bloccanti della pubertà ai minori di 16 anni. Questi trattamenti potrebbero avere "conseguenze negative irreversibili" (il Karolinska parla di rischi di infertilità, cancro, trombosi, malattie cardiovascolari). La decisione fa della Svezia il primo paese con un grande ospedale ad abbandonare il protocollo olandese di somministrazione di bloccanti della pubertà anche per i minori di otto anni. Inoltre, la Svezia è ora il primo paese ad abbandonare le linee guida della World Professional Association for Transgender Health.

Ricordo che questa ideologia sta diventando così egemonica che in Canada è stato appena arrestato un padre per essersi rifiutato di collaborare alla “transizione” della figlia di dodici anni da femmina a maschio, sotto spinta della scuola e della “clinica di genere”.

La Svezia, in questo caso, era il paese che di più aveva puntato sulla jämställdhet: uguaglianza di genere. Il risultato è che il numero di bambini che sentono di essere intrappolati nel corpo sbagliato sta raddoppiando ogni anno in Svezia, con tanti minori di sei anni che vogliono diventare del sesso opposto, come ha dichiarato al giornale svedese Aftonbladet Louise Frisen, psichiatra infantile all’Astrid Lindgren Children’s Hospital di Stoccolma. Ci sono gli “asili senza gender”, dove nulla, dai giocattoli ai nomi, ha una caratteristica sessuale definita. I giornalisti di Vice hanno girato uno splendido documentario, “Raised without gender”. A Nicolaigarden, un asilo di Stoccolma, i maschi spingono i passeggini e le femmine il trattore. Ci sono le bambole senza sesso, una triste, l’altra felice. Nessuno viene chiamato “mamma” o “papà”, ma “genitori”. A mio avviso tutto questo è puro lysenkoismo sovietico. Angela Sämfjord, psichiatra infantile e adolescenziale al Sahlgrenska University Hospital, si è dimessa dal trattamento medico dei bambini per motivi di scienza e coscienza. “Come medico non ero pronta a correre il rischio di causare danni a questi pazienti. Ne ho tratto quindi le conseguenze e mi sono dimessa”.

La scrittrice inglese JK Rowling, al centro di un linciaggio planetario perché da femminista rigetta l’ideologia gender, ha affermato che è in corso uno “scandalo medico” sulle cliniche transgender. “Da quando ho parlato della teoria dell'identità di genere ho ricevuto migliaia di e-mail, più di quante ne abbia mai ricevute su un singolo argomento. Molte provengono da professionisti che lavorano nel campo della medicina, dell'istruzione e dell'assistenza sociale. Tutti sono preoccupati per gli effetti sui giovani vulnerabili. La triste verità è che se e quando scoppierà lo scandalo, nessuno che attualmente tifa per questo movimento sarà in grado di affermare in modo credibile 'non avremmo potuto saperlo'".

In tutti i paesi civilizzati i minori di diciotto anni non possono votare, guidare, acquistare alcolici e sigarette. Ma, sotto la pressione e la propaganda da parte di una ideologia sempre più egemonica, le autorità hanno deciso che quegli stessi minori possono accedere a un esperimento senza precedenti in cui si intrecciano la politica, la medicina e l’ideologia. Ma in Italia, dove da giorni va avanti la discussione su una legge che riguarda tutto questo, l’opinione pubblica non doveva essere informata. Si è parlato invece molto e soltanto di un rapper.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.




Omofobia. Ddl Zan calendarizzato. «Il testo punta al superamento del sesso biologico»
Antonella Mariani
mercoledì 28 aprile 2021

https://www.avvenire.it/attualita/pagin ... -si-decide

Le critiche della ginecologa e femminista genovese Sandra Morano, firmataria dell'Appello dei 400: il rischio è di far sparire l'identità femminile e con essa la sua forza distintiva, la maternità

La ginecologa genovese e docente universitaria Sandra Morano

La ginecologa genovese e docente universitaria Sandra Morano - (Su concessione dell'interessata)

Si sblocca il disegno di legge contro l'omotransfobia al Senato: è stato incardinato nella commissione Giustizia dopo settimane di polemiche, rimpalli pressing e resistenze. Messa ai voti la calendarizzazione, è passata con 13 sì e 11 no. A chiedere da tempo l'avvio della discussione sono Pd, M5s, Leu e Italia viva. Contrario il centrodestra. Il provvedimento è stato approvato in prima lettura alla Camera il 4 novembre 2020. Soddisfatto Alessandro Zan, autore del Ddl: "Finalmente ora può iniziare la discussione anche in questo ramo del Parlamento, per l'approvazione definitiva". Il provvedimento verrà incardinato entro il mese di maggio e il relatore sarà il presidente della commissione Andrea Ostellari, della Lega. Proprio oggi sui contenuti del ddl e sulle sue criticità è intervenuta anche la Conferenza episcopale italiana con una nota.

Il Ddl Zan punta al superamento del sesso biologico, per abbracciare altre definizioni fluide e variabili, come 'genere', 'identità di genere', 'percezione di sé', che con la Costituzione e con la certezza del diritto hanno poco a che vedere e che rischiano di assottigliare fino a far scomparire il confine tra i sessi. Prima ancora che da ginecologa, parla da 'femminista della differenza' Sandra Morano, esponente di spicco del progressismo genovese e docente universitaria. Il ddl Zan, al di là delle buone intenzioni di combattere l’omofobia e la transfobia, introduce definizioni non univoche per 'classificare' le categorie meritevoli di tutela, entrando a gamba tesa in un dibattito scientifico, giuridico e bioetico in pieno svolgimento.

Per semplificare: se il titolo del Ddl Zan è: 'Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità', e poi si definiscono queste categorie in modo che non è affatto condiviso, il risultato è… confusione, proprio ciò che una legge non deve fare.

Sandra Morano ha firmato l’appello per la modifica del testo della legge, insieme ad altri 400 rappresentanti della società civile. La sua esperienza professionale nel SSN è stata spesa prevalentemente nel miglioramento delle condizioni della maternità e della nascita, temi che non hanno mai avuto un posto preminente nelle agende della politica. Da questo osservatorio è difficile accettare un cambiamento delle definizioni per tutta la popolazione.

«Sarebbe come accettare di 'far sparire' le donne e la loro incontrovertibile capacità procreativa, la maternità», dice. «Capita a noi mediche e medici di accompagnare la sofferenza di soggetti che non si riconoscono nel proprio sesso biologico. Comprendiamo il rifiuto di alcuni di essere rigidamente definiti o ri-definiti, anche se più spesso capita che molti desiderino chiarire e manifestare attraverso dolorosi percorsi la transizione verso una più soddisfacente identità sessuale. Questa libertà non può però limitare la libertà di tutti, donne e uomini, ad accettare un cambiamento lessicale che per via legale sancisce l’abbandono del concetto di sesso a favore della identità di genere con le sue varianti».

Un cambiamento che non può non innescare effetti a catena nel mondo medico, e non solo. «Pensiamo alle conseguenze che tale definizione può avere sulla Medicina di genere, cioè lo studio del diverso impatto delle malattie e dei farmaci sul femminile e sul maschile, che in questi anni sta facendo passi da giganti».

Tutto cancellato dal ddl Zan? «Questa è una delle derive di questo testo, e io invito i miei colleghi a prendere posizione. Da una legge confusiva possono derivare cambiamenti nel lessico, che non possono non coinvolgere perfino i manuali e gli insegnamenti della medicina». In che direzione vorrebbe fosse modificato il testo del ddl Zan? «Preferirei che si parlasse di prevenzione e contrasto alle discriminazione di genere e della violenza per 'motivi fondati sul sesso'. Sarebbe sufficiente e molto più utile a tutti», risponde Morano. Che pericolo intravede nella legge, così com’è formulata? «Intravedo alcune derive inquietanti. La cancellazione della maternità, ad esempio, che per me è il tema centrale dell’identità femminile, quello che ancora è esclusiva delle donne. Ebbene, se il sesso diventa una percezione fluida di sé, ciascuno può giocare su più campi, un uomo può dirsi donna e reclamare il diritto a un figlio. Anche attraverso la gestazione per altri».






Gino Quarelo
L'art. 4 è assai ambiguo e pericoloso, si presta a libere interpretazioni estremamente soggettive da parte di pm e di giudici che possono arrestarti e condannarti.
Art. 4.(Pluralismo delle idee e libertà delle scelte)1.
Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.
https://www.senato.it/service/PDF/PDFSe ... 356433.pdf

??? purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti. ???
In altre parole per es. : se un figlio o una figlia minori e gay o non minori e conviventi, volessero portarsi a casa un moroso o una morosa gay i genitori che si opponessero potrebbero essere denunciati, perseguiti e arrestati per discriminazione omofoba.
Caso possibile quando in famiglia vi sono più figlioli magari piccoli che potrebbero essere influenzati in senso omosessuale.



Il ddl Zan smontato pezzo per pezzo da una prospettiva libertaria: ecco perché sarebbe una legge pericolosa
Andrea Venanzoni
4 Mag 2021

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... ericolosa/

La polarizzazione del dibattito sul ddl Zan sembra aver eradicato qualunque ipotesi di analisi seria, e tecnica, sul testo: è scomparsa – sommersa da accuse di omofobia, da un lato, e di distruzione della famiglia, dall’altro, di razzismo e odio elevato a sistema versus limitazione della libertà di espressione – la possibilità di riflettere sine ira et studio sugli eventuali problemi che quel testo di legge potrebbe ingenerare laddove approvato.

Si sono costituiti due fronti, contrapposti, irriducibili alla discussione tra loro.

E se un dibattito viene ridotto ai minimi, e farseschi, termini di un kitsch mediatico di starlette che si pittano il palmo delle mani, in una consistenza mantrica da stakanovismo post-sovietico virato alle cause di cui nulla si sa e di cui nulla si è letto, e dall’altro lato la difesa della libertà di espressione, quella vera, quella autentica, profonda, sostanziale, viene sub-appaltata all’oltranzismo cattolico, cessa di essere dibattito, e diventa solo teatrino, scaramuccia rusticana al coltello per accontentare le rispettive claque.

Il ddl Zan, diciamolo subito, è un testo di legge pericoloso. Sì, pericoloso: ha una impostazione generale regressiva e panpenalistica, culturalmente orientata a rispondere a un problema, reale o potenziale che davvero sia, mediante la criminalizzazione generalizzata.

Arriviamo da decenni di retorica sulla necessità di fuggire dalla pena, di de-criminalizzare la società, di superare la sfera punitiva, e poi quello stesso mondo “culturale” che si atteggia a progressista sforna provvedimenti meramente segnaletici, simbolici, sloganistici, più tesi, si direbbe, ad una captatio benevolentiae nei confronti di un certo mondo elettorale piuttosto che mirante al contrasto reale di un fenomeno grave ma dai contorni, in chiave di definizione giuridica, liminali e confusi.

È noto come l’attuale disegno di legge origini dall’intreccio e dall’incrocio di cinque precedenti testi, ciascuno dei quali con differenti sensibilità concettuali sottese e con una serie di presupposti non del tutto omogenei gli uni con gli altri, finendo per integrare una mera, incoerente, sommatoria tra i vari, piuttosto che una razionale sintesi. Un testo unico complessivo, ma frammentario e oleografico del contrasto alla violenza di genere.

E d’altronde, già leggendo la serie di definizioni contenute in apertura del ddl appaiono concetti che esulano del tutto dall’orizzonte del diritto innervandosi invece nelle prospettive della psicologia, della antropologia, della sessuologia, concetti accademici su cui ferve dibattito e scarseggia univocità definitoria.

Primo grave problema, visto che il ddl Zan prevede sanzioni di natura penale e il diritto penale è governato da una serie di principii garantistici tra cui figura la determinatezza della fattispecie e della norma incriminatrice: in questa prospettiva la evanescenza delle definizioni, dei beni giuridici sottesi e protetti è maglia larga che finisce per irradiare la sfera di punizione al di là della mera attitudine criminale materiale, l’atto di violenza, per involgere, al contrario, anche espressioni concettuali ed opinioni vertenti su aspetti non univoci.

Cosa è mai, infatti, l’identità di genere se non un concetto su cui ferve un acceso dibattito in sede accademica? Davvero si può trasformare in presupposto concettuale di una sanzione penale un elemento su cui manca sostanziale concordia e univocità tra gli esperti e gli studiosi e su cui la Corte costituzionale, pur richiamata da Zan, non ha preso posizione strutturata?

Si tratta di una potenziale deriva molto grave perché si rimetterebbe poi la specificazione concreta all’aula del tribunale, trasformando il giudice in una sorta di demiurgo capace di infliggerci una pena, grave, sulla base di idee personali prive di una rispondenza organicamente e coerentemente giuridica.

D’altronde, leggendo in maniera spassionata e priva di pregiudizi la lettera d) dell’articolo 1 si sperimenta un fremito di paura nell’apprendere che una persona potrebbe essere chiamata a rispondere di un reato in riferimento a “percezione” e “manifestazione di sé” della “vittima”: discriminare non in senso fattuale e sulla base di presupposti acclarabili, anche in termini di evidenze probatorie, bensì sulla base di elementi da foro interiore, psichici, soggettivi, inconoscibili dal lato del presunto “aggressore”.

Che cosa potrà mai significare in termini di punizione penale e di integrazione della fattispecie di reato discriminare sulla base della percezione che l’altro ha di sé stesso in riferimento al genere?

Se un uomo, in maniera apparentemente convincente, dichiara di identificarsi con una donna, senza alcuna apparenza biologica o transizione e io nego questo aspetto, magari perché gestisco una palestra solo femminile e non posso farlo accedere, potrei finire sotto la scure della inquisizione penale perché, magari, la persona per altri motivi suoi depressivi finisce per uccidersi? Sarei io l’istigatore di quel suicidio?

Oppure, senza dover arrivare a questa tragedia, se dovesse lamentare semplici disturbi dettati dalla mia “negazione” del suo percepirsi una donna, essendo ai miei occhi un maschio biologico e non potendo sapere io in maniera reale se lui davvero si percepisce come una donna, ne potrei comunque dover rispondere?

O ancora, per quanto paradossale possa apparire, sostenere il fondamento naturale della famiglia, come in fondo stabilisce anche l’articolo 29 della Costituzione, potrebbe arrivare ad integrare, nella confusione redazionale della norma incriminatrice, presupposto per farmi finire a doverne rispondere davanti gli inquirenti?

La Relazione che accompagna il ddl e che dovrebbe, condizionale davvero d’obbligo, spiegare la matrice e le scelte anche semantiche e concettuali adottate nella formulazione lessicale del testo non solo non aiuta a dipanare le nebbie ermeneutiche ma addirittura le aumenta e le complica: alla lettura infatti sembra di trovarsi al cospetto di uno di quei saggi post-strutturalisti da università californiana dentro cui si pasturano critical legal theories e costrutti che non sarebbero dispiaciuti a Deleuze e Derrida, e mi viene da chiedere come potrebbe tradursi in prassi giuridica e sanzionatoria, rispettosa dell’ordito costituzionale e della libertà, un concetto come “dimensione multipla o intersezionale della discriminazione”.

In fondo, l’articolo 4 del ddl, sotto l’apparente e suadente tutela del pluralismo delle opinioni spara ad alzo zero contro le opinioni sgradite, mediante una clausola introdotta dal “purché” a mente della quale viene punita l’espressione di frasi, concetti, scritti che potrebbero istigare o portare empiricamente ad atti discriminatori.

Siamo nel campo indefinito, ombroso, evanescente delle fattispecie istigatorie, concettuali: e come si sa, è un terreno molto sdrucciolevole visto che la tenuta processuale e penale del discrimine che separa libera manifestazione del pensiero, costituzionalmente tutelata, da effettiva istigazione o discriminazione è più che labile.

L’odio stesso è una emozione, un sentimento, la sua giuridificazione un abominio. Noi possiamo punire la estrinsecazione materiale dell’odio quando esso si manifesta nella violenza concreta, empirica, misurabile e valutabile per tale, non se rimane una espressione concettuale e filosofica controversa. Diceva Karl Kraus che l’odio deve rendere produttivi, altrimenti è meglio amare: forse oggi rischierebbe pure lui l’incriminazione.

In questo senso, sembra riecheggiare un triste passato in cui romanzi, poesie, canzoni venivano portati in giudizio in quanto ritenuti ispiratori di fatti delittuosi.

Gli anni grigi e preoccupanti di Tipper Gore, della PMRC, degli adesivi ‘explicit lyrics’ appuntati sulle copertine degli album musicali, il processo contro gli AC/DC ritenuti, con la loro canzone Night Prowler, istigatori dei terribili delitti del serial killer The Night Stalker, al secolo Richard Ramirez. Un pernicioso puritanesimo di Stato pronto a far soccombere sotto il suo maglio qualunque, per quanto spigolosa, complessità.

Gran parte di quelli che oggi garruli, giulivi e festanti si dipingono ‘ddl Zan’ sulla mano, possono avere in cantina e nel repertorio qualche canzone o qualche scritto che potrebbe fungere da detonatore istigatorio di atti di violenza o di discriminazione. La fattispecie penale non è retroattiva, certo, ma loro quelle canzoni continueranno a proporle nei concerti, e comunque, è accaduto negli Stati Uniti, anche il mero album, il mero romanzo, pur riferiti al passato, potrebbero essere ritenuti istigatori e propulsivi dell’atto delittuoso nel contingente.

Immaginiamo una violenta aggressione e che l’arrestato dichiari in maniera reiterata di essere stato ispirato da una certa canzone, è possibile che l’artista si vedrebbe entrare nel cuore del processo per approfondimenti sul nesso di effettiva sussistenza della condotta istigatoria.

Intere discografie hip hop, hardcore e metal finirebbero al macero, può ben immaginarsi. Ma anche romanzi e saggi. Molti scritti proprio da omosessuali.

Certe scene di “Querelle de Brest”, di Fassbinder, o di “Tenderness of the Wolves”, di Lommel, potrebbero essere ritenute ispiratrici di delitti o di feroci discriminazioni, per non parlare poi di certi passaggi delle opere di un Jean Genet o di William Burroughs, questo ultimo addirittura ‘reo’ di aver scritto un romanzo “Queer” che rappresenta, con gli occhialini del politicamente corretto psicotico dell’oggi, una sorta di summa discriminatoria per il linguaggio scelto, essendo invece chiaramente e ovviamente l’esatto contrario di quanto verrebbe considerato oggi.

Fassbinder, Genet, Lommel e Burroughs per loro fortuna sono morti prima di assistere a questo surreale scempio, ma immaginiamo un autore vivente che potrebbe essere chiamato a rispondere penalmente di qualche sua pagina particolarmente controversa e indigesta per le vestali del politicamente corretto, a seguito della commissione di un fatto violento ‘omofobo’ ispirato a parole proprio da quelle pagine.

La patina dolciastra e semplificatrice del mondo immaginato da questo disegno di legge finirebbe per problematizzare e far finire sotto il metaforico tappeto gente come Cèline, Bukowski, Bunker, il Friedkin di “Cruising”, eradicando la bellezza cruenta dell’arte, la quale per essere davvero arte deve far male e far pensare, non essere accomodante.

Che vi piaccia ammetterlo o no, c’è arte eruttata dal ventre squarciato della storia proprio grazie all’odio, alla ferocia, al voler mancare di qualunque prospettiva compromissoria.

Al contrario, il grigio spirito di normalizzazione porterebbe molti ad auto-censurarsi per non incorrere in problemi di ordine legale, perché non si sa mai, ‘quel verso’ potrebbe aver ispirato l’aggressione omofoba commessa da un tale che non abbiamo mai visto né incontrato.

Vero è che il ddl Zan riproduce tutti gli schemi fallaci e altamente problematici che hanno ispirato altre norme sloganistiche, come ad esempio il pessimo ddl Gambaro in tema di contrasto alle fake news: alla fin della fiera, con quel disegno di legge si sarebbe istituita una autentica verità di Stato, come non si mancò di rilevare assai criticamente in dottrina, punendo qualunque forma espressiva dissonante rispetto ad una narrazione istituzionale approvata, come avviene nelle dittature, dal potere pubblico.

Insegnava Marc Bloch, il celebre storico francese fucilato dai nazisti e che alla propaganda di guerra e alle false notizie ha dedicato un bellissimo libro, “La Guerra e le false notizie”, come la vera resistenza al falso, anche crudele, sia la conoscenza, il dibattito vero e informato. Perché se concediamo allo Stato la comoda giustificazione del proteggerci, sarà poi assai plausibile ritenere che lo Stato stesso inizierà a imporre una sorta di racket delle idee, tollerandone alcune per mera convenienza (magari elettorale o di consolidamento del proprio status) e mettendone al bando altre.

In questo senso, ‘magistrale’, in negativo, la connessione che il ddl Zan opera con la legge Mancino, la legge recante la normativa contro l’istigazione all’odio razziale e già sottoposta anche questa a forte vaglio critico all’epoca per motivazioni similari a quelle espresse sino ad ora: lo schema concettuale è assai simile, si assommano e si fondono tra loro tutti gli elementi inaccettabili, e indifendibili, quali omofobia, neonazismo, odio razziale, per lasciar intendere che quelle norme non colpirebbero la libertà ma soltanto chi la libertà minaccia.

Criticate la legge Mancino e vi troverete additati quali nostalgici del Terzo Reich, nella stessa misura, è questo il giochino, analizzate in maniera critica e puntuale il ddl Zan e verrete descritti come feroci omofobi.

D’altronde, non sentiamo già ripetere “non vengono punite le opinioni ma solo l’omofobia”, o peggio ancora “solo gli omofobi devono averne timore”, uno stanco mantra privo però di sostanza e verità per tutte le motivazioni che abbiamo visto sopra?

Ma possibile, dico io, che a nessuno sia venuto in mente che il problema non è di politica criminale, bensì di politica culturale? Atteggiamenti retrivi e ignoranza non possono avere come sbocco fisiologico la galera. Bruciamo ogni scuola, ogni accademia, allora, perché ogni problema potrà essere affrontato (risolto non credo) dalle manette, da un processo e da qualche anno passato a rieducarsi dietro le sbarre.

Avete davvero innalzato metaforiche barricate per espungere dal nostro ordinamento l’osceno reato di plagio, in forza del quale venne condannato il filosofo Aldo Braibanti sulla base di asserzioni lombrosiane che colpivano appunto il pensiero, i comportamenti, le scelte e non i fatti, per poi riprodurne integralmente lo schema, solo rovesciato nel segno?

La mancanza di rispetto e di tolleranza, le idee ritenute a torto o a ragione ‘oscene’, non si combattono con la polizia e con la magistratura, ma col dibattito, civilizzando la stessa politica che da un lato predica continenza espressiva, rispetto, tolleranza e poi dall’altro si accapiglia in guerriglia verbale da lotta nel fango: date il buon esempio, invece di sbatterci in un inferno di repressione.

E datelo anche voi sostenitori del ddl Zan il buon esempio, incapaci di accettare che qualcuno la possa pensare in maniera diversa da voi, senza per questo dover essere dipinto come un disgustoso intollerante, e coperto di insulti, minacce, ingiurie in ogni profilo di social network.

Chi oggi usa violenza, la vera, reale, crudele violenza, lo sapete benissimo anche voi, è già punito dal nostro ordinamento. Quella che voi chiedete è una battaglia di cultura, educazione e di rispetto che però non si può portare avanti con il bastone della legge e il gelo di un carcere.

Dato che vi piace tanto parlare di ‘modelli tossici’, ecco, prendiamo la tossicodipendenza: il carcere ha migliorato davvero la situazione?

Non mi sembra. Proibizionismo, repressione, anzi, hanno notevolmente aggravato la situazione, ed è paradossale che le medesime forze politiche che a parole si sono proposte di superare la criminalizzazione della anomia sociale e di riportarla nell’alveo di una società inclusiva, adesso vogliano replicare quel modello repressivo, profondamente, intimamente sbagliato, contro chi viene frettolosamente rubricato come “omofobo”.

E questo, chiaramente, vale anche, a contrario, per chi oggi difende la libertà di parola assoluta e poi magari invoca la galera per il tossicodipendente o per chi detiene ridicole quantità di cannabis. Dimostrate coerenza, se vi riesce. Tutti.

Si dirà: esagerazioni. Se uno esprime una mera opinione, non andrà incontro a nulla e il ddl Zan mira a punire solo la vera, reale violenza. No, è una posizione sbagliata, superficiale o peggio puramente strumentale. Perché una volta approvato, divenuto legge, modificato il codice penale, una denuncia darà avvio ad un procedimento penale avente ad oggetto la vostra opinione, la vostra frase, il vostro saggio o romanzo, e il nesso diretto che potrebbe aver innescato un effettivo atto violento omofobo magari commesso da un altro soggetto, questo sì davvero violento.

E chiunque abbia una minima familiarità con le indagini penali sa benissimo che esse stesse sono una pena, una condanna prima ancora del rinvio a giudizio.

Sottoposti a gogna mediatica, a stress emotivo, a spese economiche, potrete anche finire archiviati ma intanto sarete passati per mesi nel tritacarne: e poi, un giudice per le indagini preliminari potrebbe ritenere che la genericità di quei concetti espressi nella legge meriti approfondimento dibattimentale, laddove magari possa darsi un confronto tra tecnici, esperti, accademici per capire se l’identità di genere, una volta definita in chiave processuale, sia stata violata davvero dalla vostra opinione, e in che modo.

È il trionfo della stabilizzazione dell’emergenza: si legifera sulla spinta incalzante della emotività, senza davvero ragionare in termini penalistici e gius-filosofici, senza valutare concretamente l’impatto che una data norma finirà per produrre nel cuore della nostra società.

Ogni singola legge approvata in questo Paese nel nome di una emergenza vera o presunta ha ingenerato esiziali fenomeni libertidici, asimmetrie e distorsioni di vario ordine e grado che ci hanno portato, passo dopo passo, a rinunciare a frammenti sempre più consistenti della nostra libertà. Una deriva inaccettabile e che nessuno dovrebbe passivamente subire, perché come ha scritto Baudelaire “è degno della libertà soltanto chi sa conquistarla”.


TOTALITARISMO LGBT
Si vorrebbe fare credere che il movimento LGBT, la chiesa omosessualista militante (e un tantino antisionista, laddove Israele è notoriamente l'unico paese mediorientale dove chi è gay non rischia di essere ucciso), parli a nome di tutti gli omosessuali. Ma non è così. E Alessandro Zan, parlamentare PD, promotore del DDL che porta il suo nome, e militante LGBT, non promuove una legge che, come si vorrebbe fare credere, semplicemente tutela gli omosessuali insieme ad altre minoranze, ma promuove una ben precisa visione ideologica.
Tempo fa, due noti gay, gli stilisti Dolce e Gabbana, finirono in un vero e proprio shitstorm, poichè avevano osato criticare il matrimonio omosessuale e si erano detti contrari ai figli surrogati forniti a coppie gay. Oggi, Platinette, osa criticare il DDL Zan.
Eretico? Certamente per il movimento LGBT, ma in realtà, testa pensante, autonoma, capace di una motivata elaborazione critica.
In una intervista a "Famiglia Cristiana" (apriti cielo!) afferma:
"Per le aggressioni esiste già il codice penale mentre se vogliamo considerare offensivo e persino reato l'utilizzo di un linguaggio anche dissacratorio o imporre come diktat ad esempio la dicitura 'genitore 1' o 'genitore 2', ecco tutto questo mi fa paura. Sono leggi liberticide, da Germania dell'Est...Io non sono la comunità Lgbt ma una persona che tenta di ragionare con la propria testa. La comunità rischia di diventare una specie di prigionia. Se uno ha un'inclinazione omosessuale deve appartenere per forza a un gruppo? Io ho partecipato con la mia band musicale composta tutta da donne a diversi gay pride ma ho sempre sentito una forma di chiusura da quel mondo come se gli omosessuali dovessero essere tutti di una parte politica rispetto a un'altra o comunque con un'etichetta precisa addosso".
Ma è così che li si vuole. E' lo schiacciasassi del pensiero Unico, del conformismo unidirezionale. Oggi tutto è brand, merce.
Il brand LGBT pretende l'esclusiva e sulla base di questa esclusiva desidera imporre la propria Weltanschauung. Per chi si oppone, specialmente se è gay come Platinette, sono già pronti gli autodafè.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Berto » dom mag 23, 2021 9:48 pm

Il demente Fedez

La sinistra si consegna a Fedez: libertà d’espressione a senso unico, grida alla censura mentre la applica ai nemici
Federico Punzi
3 Mag 2021

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... ai-nemici/

Altro che censura, la dirigente Rai interviene dando di fatto il via libera all’attacco di Fedez alla Lega. Il ddl Zan non aggiunge nulla ai diritti degli omosessuali, è un pericoloso attacco alla libertà d’espressione, in un’epoca in cui idee e opere artistiche vengono censurate e bandite in nome della “identity politics” e della Cancel Culture. Una volta c’erano gli artisti allineati ai partiti di sinistra, oggi i partiti di sinistra si allineano ad artisti e influencer

Difficile ricordare una polemica così paradossale e piena di cortocircuiti come quella sul monologo di Fedez al concertone del Primo Maggio trasmesso sabato da Raitre. Al contrario delle apparenze, il ‘caso Fedez’ non c’entra, se non marginalmente, con la libertà d’espressione, e l’oggetto del contendere, lo spunto per il suo monologo, la proposta di legge Zan, solo marginalmente riguarda e sanziona l’omofobia, mentre a ben vedere tocca proprio la libertà d’espressione. E altro che censura, l’unica dirigente Rai a parlare con Fedez nella telefonata incriminata ha dato di fatto il via libera all’attacco del cantante alla Lega.

Ma cerchiamo di districarci tra i diversi piani di lettura e le diverse strumentalizzazioni.

Il piano “mediatico”. La libertà d’espressione dell’artista non c’entra nulla con quanto accaduto e denunciato da Fedez. E come vedremo c’entra solo marginalmente la Rai, che però non a caso finisce puntualmente al centro delle stesse polemiche. Qui il tema non è la libertà d’espressione, perché ciò che si rimprovera alla Rai non è che Fedez o altri esprimano il proprio pensiero, ma la faziosità e l’assenza di contraddittorio dei contesti in cui viene permesso loro di farlo, mettendo di fatto il “servizio pubblico” al servizio di una parte politica, sempre la stessa.

Accade troppo spesso che spettacoli e manifestazioni di carattere culturale e artistico finiscano per diventare tribune per comizi politici o prediche moralisteggianti dell’artista del momento, che a volte finiscono per oscurare l’evento stesso, aggirando quel minimo di contraddittorio che anche i faziosi talk show e infotainment della Rai sono chiamati a garantire.

Questo è il punto: mentre un editore privato può essere fazioso quanto vuole (nei programmi e nei momenti che non ricadono sotto la legge “par condicio”), essendo la Rai una tv pubblica, pagata con i soldi di tutti i contribuenti, dei più disparati orientamenti politici e culturali, ci si aspetta che non sia mai consentito un uso fazioso del servizio pubblico.

Ma c’è un altro “equivoco” in questa vicenda, alimentato ad arte da Fedez per passare da vittima di una censura Rai. Grazie al quotidiano Domani, conosciamo meglio com’è organizzato il concertone del Primo Maggio. La Rai paga una somma che si aggira intorno ai 500 mila euro per i diritti di trasmissione dell’evento. Ma la scelta dei contenuti del concerto, da quando è stato costituito il Consorzio Primo Maggio, è di un direttore artistico: quest’anno Massimo Bonelli, ceo della società iCompany, che si occupa dell’organizzazione dello spettacolo dal 2015. Se quello denunciato da Fedez fosse stato un tentativo di censura, sarebbe da imputare alla società iCompany, non alla Rai. E lo si evince anche dall’integrale della telefonata diffusa dal cantante come prova delle pressioni ricevute.

A pronunciare l’infelice espressione “adeguarsi al sistema”, a cui Fedez si è attaccato per passare da vittima di censura, è Massimo Cinque, capo progetto di iCompany, così come è della società produttrice la richiesta di visione preventiva del testo che il rapper avrebbe letto sul palco, mentre l’unico dirigente Rai a parlare con il cantante, la vicedirettrice di Raitre Ilaria Capitani, interviene proprio per evitare che si potesse accusare l’azienda di Viale Mazzini di volerlo censurare. Ma questa parte della conversazione l’astuto Fedez l’ha tagliata dal video che ha diffuso sui social:

“La Rai non ha proprio alcuna censura da fare. Nel senso che… la Rai fa un acquisto di diritti e ripresa, quindi la Rai non è responsabile né della sua presenza, ci mancherebbe altro, né di quello che lei dirà […]”. “Ci tengo a sottolinearle che la Rai non ha assolutamente una censura, ok? Non è questo […] Dopodiché io ritengo inopportuno il contesto, ma questa è una cosa sua”.

Dunque, non solo il furbetto Fedez ha registrato e divulgato a milioni di persone una telefonata privata senza il consenso degli interlocutori – già di per sé una condotta discutibile anche sotto il profilo legale – ma ha anche tagliuzzato il suo video, evidentemente premeditato, in modo che il tentativo di censura apparisse opera dei dirigenti Rai e non, semmai, di iCompany. Ma capite bene che un conto è passare da vittima di una censura Rai, altra cosa della iCompany…

Insomma, paradosso nel paradosso: in tutta questa vicenda, alla fine, l’unico censore è proprio la presunta vittima della quasi-censura.

L’accusa di Fedez alla Rai, almeno da ciò che si evince dalla telefonata diffusa, appare quindi infondata. Ciò che rimproveriamo alla Capitani e ai dirigenti Rai è, al contrario, di non aver fatto tutto il possibile per impedirgli di approfittare dei mezzi del servizio pubblico per un attacco politico e personale senza contraddittorio.

In questo caso, inoltre, la presunta censura si sarebbe consumata tutta a sinistra: di sinistra il cantante censurato, di sinistra i presunti censori. Ma se il monologo preparato da Fedez era apparso inopportuno non a qualche cattivone leghista o fascistone meloniano, ma agli stessi organizzatori (non certo di destra) del concertone e ai dirigenti Rai in quota Pd, forse qualche domanda dovrebbe porsela.

È pieno diritto degli organizzatori, se ci sono monologhi dei cantanti che esulano il contenuto “artistico” della loro esibizione, conoscerne i testi, se non altro per tutelarsi da possibili azioni legali. Questo è “il sistema”…

Non è inusuale in questo genere di eventi che gli artisti vogliano esprimere una loro vicinanza ad una causa politica o sociale, sostenerla con una t-shirt, una canzone, o anche una battuta, uno slogan. Ma ciò che ha fatto Fedez è quantitativamente e qualitativamente molto diverso, tanto da essere giudicato inopportuno da dirigenti a lui politicamente affini. Non si è limitato a dichiarare e motivare il suo sostegno al ddl Zan, si è scagliato contro un partito, contro alcuni esponenti politici citati per nome e cognome, senza contraddittorio, senza che nessuno di questi potesse replicare di fronte allo stesso pubblico a cui si stava rivolgendo. Particolarmente violento, populista, e fuori tema, l’attacco a Roberto Formigoni sul reintegro del “vitalizio” (che poi vitalizio non è, ma trattamento previdenziale), inattaccabile in punta di diritto.

C’è una differenza sostanziale tra i social e uno spettacolo trasmesso dalla Rai. Su Twitter Fedez raggiunge un pubblico “suo”, i suoi follower, un seguito raccolto grazie alle sue capacità e alla sua fama, mentre quello del concertone del Primo Maggio è un pubblico che ha potuto raggiungere grazie agli organizzatori e grazie, soprattutto, ai mezzi Rai, pagati da tutti i contribuenti, cioè anche dai cittadini che la pensano diversamente da lui, e dalle persone che lui ha ferocemente attaccato e che in quella sede non avevano l’opportunità di difendersi. Fedez ha usato la Rai come se fosse la sua pagina Facebook e grazie all’autolesionismo dei dirigenti Rai è riuscito persino a passare per imbavagliato…

Ci sta che un artista voglia sostenere una campagna politica con un gesto, uno slogan, anche fuori contesto, proprio in una accezione ampia della libertà d’espressione, ma un comizio per attaccare un partito e singole persone è cosa assai diversa, intollerabile in un format senza contraddittorio. Ecco cosa si intende per “contesto” e che i dirigenti iCompany e Rai nella telefonata non hanno saputo spiegargli.

Sarebbe stata più consona al concertone del Primo Maggio una critica ad Amazon, per esempio, sui diritti dei lavoratori, considerando che proprio sabato i leader sindacali si erano recati a manifestare davanti allo stabilimento di Passo Corese. Ma comprendiamo che per Fedez, che di Amazon è stato testimonial, sarebbe stato imbarazzante.

Secondo piano: il merito della proposta di legge Zan. Ma Fedez l’ha letto quel testo di legge? E se l’ha letto, l’ha capito? Perché il lato paradossale è che se in un suo concerto dovesse cantare la strofa che alcuni anni fa ha dedicato a Tiziano Ferro, a norma dell’articolo 4 della legge che sostiene con tanta passione, potrebbe essere chiamato a risponderne da un giudice per istigazione alla discriminazione. Eccolo il problema del ddl Zan: l’attacco alla libertà d’espressione.

Se dovesse diventare legge, uno dei rischi sarebbe quello di tornare all’epoca, non così lontana, in cui i musicisti venivano processati per le strofe delle loro canzoni, in cui i loro accusatori vedevano l’istigazione a commettere reati o semplicemente la promozione di condotte immorali.

Proprio la Rai, il “servizio pubblico”, come altri media mainstream, sono responsabili di una costante opera di disinformazione sulle critiche al ddl Zan, dipingendo coloro che si oppongono al testo come oscurantisti e tacendo le criticità sotto il profilo giuridico. La stragrande maggioranza dei critici non è mossa da intenzioni discriminatorie o persecutorie nei confronti degli omosessuali, ma dai rischi per la libertà d’espressione.

Oggi il pensiero censurato, o comunque rappresentato come fortemente minoritario, sul tema, non è certo quello espresso da Fedez dal palco del Primo Maggio. Se Fedez avesse speso un decimo della sua influenza contro il coprifuoco e per il diritto, anzi la libertà di lavorare in questi mesi, cioè avesse fatto una battaglia davvero liberale, su quel palco non lo avrebbero fatto nemmeno salire.

Il ddl Zan introdurrebbe nel codice penale concetti controversi, ideologicamente orientati, come “identità di genere”, non giuridicamente tipizzabili. L’articolo 4 sembra fare salve la libertà d’espressione e il pluralismo delle idee, ma con un “purché” che introduce una scivolosissima condizione: “purché non idonee a determinare il concreto pericolo di atti discriminatori o violenti”. Una formulazione ambigua, che apre le porte ad una totale discrezionalità del giudice nella sua concreta applicazione.

Non aggiunge nulla ai diritti degli omosessuali, né alla lotta alle discriminazioni, le fattispecie di reato discriminatorie, diffamatorie e violente sono già punite dalla legge, e alcune già pericolosamente borderline tra istigazione e reato d’opinione. No, si tratta di porre le basi giuridiche per perseguire il dissenso ad una ideologia.

Un testo che si inserisce perfettamente in un contesto storico nel quale in tutto l’Occidente, a partire dagli Stati Uniti, la libertà d’espressione è sotto attacco: idee e opere artistiche non in linea con il pensiero woke, con la Cancel Culture, vengono censurate e bandite – e per le quali nessuno dei difensori di Fedez ci risulta sia insorto; i social media che approfittano della loro enorme influenza nel dibattito pubblico per censurare migliaia di account conservatori, a cominciare da quello del presidente uscente degli Stati Uniti.

Infine, c’è il piano politico in senso stretto. Politici, ex premier e segretari di partito che si mettono in coda per baciare le mani a Fedez nella speranza di guadagnare un po’ di simpatia tra i suoi milioni di followers. E sono gli stessi che hanno espresso – e in qualche caso esprimono da decenni – la maggior parte delle nomine Rai. Patetici.

Non solo in Italia, è un processo da tempo in atto negli Stati Uniti: la sinistra, in una deriva populista, ha appaltato ai personaggi dello spettacolo, con fortune alterne e anche effetti controproducenti, il compito di diffondere i suoi messaggi politici. Essenzialmente per la sua crisi di credibilità, per la sua incapacità di parlare ai giovani e ai ceti popolari, per la sua incapacità di persuasione attraverso il confronto degli argomenti. Una volta c’erano gli artisti organici, allineati ai partiti di sinistra, fedeli interpreti della linea del partito, oggi i partiti di sinistra allineati (o accucciati) ad artisti e influencer.

Esemplare il tweet di Enrico Letta:

“Sulla censura al concertone del Primo Maggio esigiamo subito chiarimenti e scuse da parte della Rai. Voglio ringraziare sinceramente Fedez perché il fatto che una persona come lui parli di questi temi, con la forza e con la visibilità che ha, rompe il tabù creato sul ddl Zan”.

L’unico tabù creato sul ddl Zan è quello secondo cui chiunque si opponga ad esso è un omofobo.

Ma il tweet di Letta esprime bene la degenerazione della sinistra in corso ormai da anni. Le sue priorità – e le rivendica – sono Ius soli e ddl Zan, due bandiere ideologiche: già oggi l’Italia è tra i Paesi europei dove si registrano più naturalizzazioni e la legge contro l’omofobia non aggiunge nulla che non esista già nel nostro ordinamento, spalancando invece le porte ad un potenziale attacco alla libertà d’espressione.

La identity politics è il nuovo ‘conflitto di classe’ attraverso cui la sinistra cerca di destrutturare le nostre comunità politiche. Il risentimento, il vittimismo delle minoranze – ritenute depositarie di diritti collettivi al posto degli individui – è tutto ciò che le resta per raccogliere consenso, voti.

E in fondo ha molto senso che questo cambio di paradigma venga plasticamente rappresentato sul palco del concertone del Primo Maggio: proprio nella giornata della Festa dei lavoratori i temi del lavoro sono stati oscurati dalla politica delle identità, sotto gli applausi scroscianti del segretario del Pd e dei leader sindacali. La lotta ad una presunta ‘omofobia sistemica’ è in cima alle preoccupazioni della sinistra, non le 300 mila imprese chiuse nel 2020, i 900 mila posti di lavoro persi. Ma questo, crediamo, i cittadini lo hanno ormai capito.




PRESIDIO DI LIBERTA' E PROGRESSO
Niram Ferretti
2 maggio 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Fedez è il paladino della nostra libertà. Contro l'oscurantismo della censura leghista lui si batte e denuncia la cosa. Il suo testo sacro è il DDL Zan, una sorta di Magna Charta del Progresso, un testo che in futuro verrà studiato a fondo nelle università...
Ma ora siamo seri. Che quello che ha detto Fedez, che quello che dice Fedez, diventi caso politico ci dà l'ulteriore misura della strada senza ritorno che abbiamo imboccato da tempo.
Le frasi omofobe pronunciate da esponenti della Lega e riportate da Fedz nel suo testo di grande respiro libertario, sono sicuramente inaccettabili, e definiscono solo il basso livello di chi le ha dette ma è altrettanto chiaro che esse sono state usate strumentalmente per fare di tutta un'erba un fascio e presentare la Lega come un partito intrinsecamente omofobo che si oppone all DDL Zan per questo motivo.
Con ogni probabilità Fedez il DDL Zan non lo ha nemmeno letto in ogni suo articolo, se lo avesse fatto e se avesse (presupponiamolo) una minima capacità di analisi, si sarebbe accorto che esso è un testo ideologico che usa, come di consueto, l'abito dei diritti umani, per sdoganare l'ideologia gender. Cosa, di cui, per altro, si sono accorti anche esponenti del salotto buono progressista (il salotto progressista è buono per definizione), esposti, per averlo fatto, al ludibrio pubblico.

Niram Ferretti
Gianna, infatti i balordi non sono mai difendibili, nemmeno quelli che aggredirono verbalmente Gad Lerner a Pontida, ma il punto non è questo. Questa è la foglia di fico di una strumentalizzazione politica, di un attacco frontale alla Lega per presentarla come un partito intrinsecamente omofobo, dopo averlo presentato come fascista e razzista. Fedez è l'utile idiota della sinistra.

Gianna Garbelli
La Lega è ormai un partito piglia tutto purché lo voti. Io ne sono estremamente delusa. Mezze calze tutti a guardarsi l'ombelico. E a erigersi paladini della loro stessa profonda ignoranza che sconfina nella cattiveria. E per noi donne nessun rispetto. Mi dispiace scrivere questo, un tempo ci ho creduto, questa è la mia analisi, provata sulla mia pelle. E se nella Lega è rimasto qualcosa di rispettabile, io non lo conosco...

Gianna Garbelli
Giorgio Ferrari
certo che no! Se mi ha letto non la mando a dire a nessuno! A Nessuno! La lega ha toccato il fondo con gli intimi di Salvini, quelli appunto sbandierati da Fedez. Intimi! Quindi vuol dire che non sono sostituibili. Anzi se avranno la maggioranza nelle prossime elezioni e non certo più il mio voto, saremo in mano a delinquenti della peggior feccia! Che controllano tutta l'informazione. Se non ribaltiamo questo SISTEMA MARCIO, lo dovremo subire.

Gianna Garbelli
Nino Pepe
fidati, non scrivo mai a caso! Hanno in mano la RAI e da anni e si sollazzano con il PD, più di altri. Sono fintamente all'opposizione... La Lega non è diversa da loro. Stesso luridume. Alle cadreghe mirano solo a quelle! E non li scolli più. L’Italia dei funzionari Rai, quasi una categoria antropologica, terrorizzati che i loro referenti politici possano decretare la fine del loro posto di lavoro. Leggiti il mio Blog che ho sopra pubblicato. Io vivo sulla ia pelle ciò che riporto. E non dico marcio tanto per dire. Io ci rimetto il mio lavoro, con un fermo da almeno un quinquennio...leggimi e ti fai un'idea autentica del MARCIO. Non arrivano Fedez e i due non politically correct, tali Pio e Amedeo, a scoprire l'acqua calda...


Francesco Birardi
Io credo che il DDL Zan sia un gravissimo attacco alla libertà di opinione! Una volta affermato il diritto di poter censurare ogni espressione che "non corrisponda ai nostri canoni" ecco che la censura già in atto su Facebook si estenderà a ogni aspetto della vita civile.... cominciamo con la teoria gender, e poi in breve si arriverà a tappare la bocca a chiunque osi esprimere un concetto contrario al pensiero politicamente corretto e ai loro "valori".... e cioè al totalitarismo!!! La teoria gender non mi piace, e io voglio poter continuare a dirlo! Così come voglio che chiunque possa esprimere le sue idee, anche disgustose, purché nel rispetto della legge, senza nessun bisogno di un DDL Zan.

Lorena Bastoni
È stata la "lezione" triste di un rapper che (almeno fino al 2020) è stato omofobo vero, un rapper che ha milioni di ragazzini che lo seguono e lo idolatrano da anni per i suoi testi, un rapper che in realtà ha fatto quindi molti più danni di qualsiasi ignobile deficiente che si nasconde dietro una bandiera politica.
Lui è ancora giovane e le caxxate ahimè le fa ancora: sponsorizza Amazon (che gli fa guadagnare valanghe di soldi ma fa l'aguzzino con i suoi dipendenti), ed ha la faccia tosta di presentarsi proprio al concerto del "1°Maggio-Festa del Lavoro" spostando l'attenzione su altro argomento, guarda caso auto-censurandosi proprio sul tema Lavoro evidentemente per l'enorme conflitto di interessi che lo vede protagonista.
Non parlando dei problemi dei Lavoratori è stato un gran furbone... facendo così un gran regalo proprio agli aguzzini alla "Besos & co.", diciamolo !
La massa neanche se n'è accorta, (meschini che siamo tutti, a volte), ed ecco che stiamo qui da tre giorni a disquisire della rava e della fava senza accorgerci che dalla discussione pubblica ai cittadini hanno soffiato gli argomenti legati al Lavoro e che tutti siamo caduti in un trappolone gigantesco, evidentemente studiato a tavolino !
I dipendenti di Amazon per la prima volta hanno fatto uno sciopero nazionale pochissimo tempo fa proprio perché le condizioni di lavoro sono insostenibili, cosi come sono parecchi i settori in cui i dipendenti sono costretti a subire condizioni di lavoro illegali ed assurde, con posizioni contrattuali vergognose e paghe da fame; inoltre dall'inizio dell'anno sui luoghi di lavoro c'è stata la media di un morto al giorno, l'ultimo stamani !
Eppure si continua da 3 giorni a parlare d'altro, a seguire come pecore belanti "l'indirizzo" di discussione pubblica che ha deciso questo tizio, il quale ha volutamente e colpevolmente spostato l'attenzione dai temi fondamentali legati al lavoro su qualcosa molto più trendy, più spendibile mediaticamente.
Ed anche la Rai c'è caduta con tutti i piedi, facendosi mettere all'angolo da tutta la giostra che gira intorno al ddl cirinnà/zan.
Ma il 1° Maggio è la Giornata dedicata proprio al Lavoro ed alla salvaguardia dei Lavoratori, dunque come si permette questo spregiudicato figuro di spostare l'attenzione su tutt'altro, cosicché da 3 giorni in tutte le tv, in tutti i giornali ed in tutti i social si parla di tutt'altro e non invece dei problemi dei Lavoratori e del mondo del Lavoro ???
Cos'è... nella Giornata del Gay Pride o nella Giornata contro la violenza delle Donne o nella Giornata della Terra ci metteremo a parlare di Amazon, delle paghe da fame, dei diritti dei lavoratori non rispettati e delle migliaia di morti bianche sui posti di lavoro?
Ma perché ci facciamo tutyi fregare così, con così tanta facilità, e ci facciamo manipolare e rubare da sotto il naso le lotte per le quali milioni di persone hanno combattuto e che tutt'ora combattono quotidianamente ?


Gino Quarelo
Le parole omofobe che tanto indignano per i loro demenziali accostamenti alla criminale e disumana persecuzione degli ebrei, sono solo esagerazioni improprie di una reazione comprensibilmente e giustamente risentita alla ossessiva esaltazione dell'omosessualità e del pervertimento sessuale come cose naturali buone e giuste equiparate alla eterosessualità (da cui il diritto al matrimonio e ad avere figli in adozione o attraverso la fecondazione artificiale e l'utero in affitto, il cambio di genere, e di essere presentati ai figli, ai bambini, ai giovani e agli studenti come ideale alternativa alla coppia eterosessuale e alla famiglia su questa fondata) coppia/famiglia eterosessuale che viene al contempo altrettanto demenzialmente demonizzata dal mondo LGBT e da coloro che lo sostengono per tornaconto politico ed economico come il demenziale Fedez che è un notorio antisemita, antisionista/antisraeliano, anti gay che dovrebbe essere boicottato in modo assoluto assieme alla sua partner.
L'indignazione di questi ignobili sinistri si rivolge a tutti i leghisti e i destri che in verità di fatto non hanno mai torto un capello agli omosessuali e solo alcuni si sono limitati a delle osservazione e a delle critiche dai toni stridenti, fuori luogo e inopportuni ma chissà mai perché non si rivolge mai a chi invece veramente torce il collo, impicca e butta giù dai palazzi gli omosessuali ossia i paesi islamici, la Sharia maomettana, il mondo mussulmano, i seguaci di Maometto e del Corano.
Si capisce che tutta questa manipolata indignazione è una pretestuosità mediatica per dare politicamente contro alla Lega e a chi a destra si sta opponendo fortemente all'approvazione della criminale proposta di legge liberticida denominata Ddl ZAN.



Breve lezione di democrazia a Fedez
Giuseppe De Lorenzo
3 Maggio 2021

https://amp.ilgiornale.it/news/cronache ... 43717.html

Il problema di quanto successo due sere fa non è tanto che Fedez abbia usato il concerto dei lavoratori per parlare (e far parlare) di diritti civili anziché di morti bianche. Non è neppure il particolare dettaglio su quei versi da lui scritti in passato e che profumano di omofobia. O il fatto che se Povia avesse detto qualcosa di simile per sostenere l’eterosessualità lo avrebbero crocifisso in diretta tv. Il dramma non sta neppure nella demenzialità delle organizzazioni sindacali le quali, dopo aver promosso lo scorso 21 marzo uno sciopero di tutta la filiera Amazon, all'evento da loro organizzato invitano il testimonial dell'azienda contro cui combattono. Qui il problema, dicevo, è che il buon Fedez-paladino-dei-diritti non ha ancora ben chiaro il concetto di democrazia. E allora proveremo noi a dargli un paio di lezioni. Gratis.

Primo punto. Fedez su Instagram ha 12,4 milioni di follower. Tantissimi, incluso chi scrive. Lega e Fratelli d’Italia, giusto per citare due partiti contrari al ddl Zan, alle ultime elezioni europee hanno raccolto oltre 10 milioni di voti. Se aggiungiamo pure quelli di Forza Italia arriviamo a circa 13 milioni. Pari e patta. Ma convincere un cristiano a mettere una croce sul proprio simbolo è molto più difficile che farsi seguire sui social. La politica, quella vera, è una battaglia che si gioca all'ultimo voto. Non all'ultimo like. Quindi, caro Fedez, impara questa lezione: hai tutta la facoltà di sostenere le leggi che preferisci, ma dovresti ricordarti che pari diritto di cittadinanza lo hanno anche quei 10-12 milioni di italiani che sostengono partiti contrari ad una norma ritenuta liberticida. E poco importa se la legge è davvero illiberale oppure no. Non è questo il punto. La democrazia non si declina in “giusto e sbagliato”, “bianco e nero”, ma in modi diversi di osservare la realtà. Il giochino si basa su idee difformi di come costruire la società in cui viviamo. E se tu credi che il matrimonio omosessuale debba essere equiparato a quello tra eterosessuali, tanti sfigati con meno popolarità di te hanno il diritto di credere l’opposto. Non per questo sono omofobi, razzisti, retrogradi, medievali. Solo sognano un mondo diverso dal tuo. E combattono per costruirlo.

Per questo è del tutto fuori luogo l’uscita su Jacopo Coghe, il leader dei ProVita da te definito “ultracattolico e antiabortista”. Ora, non che si tratti di offese. Anzi: credo che Coghe se le appenderà al petto come medagliette. E fa bene. Perché essere “ultracattolico” (ma poi, che vuol dire?) e opporsi a matrimoni gay, adozioni gay, maternità surrogata, teoria gender, fluidità e menate varie è un diritto che neppure un ricchissimo cantante con la moglie ancora più ricca può togliergli. E se Coghe ritiene l’aborto un crimine, un omicidio, chi sei tu per impedirglielo? La sua libertà di costruire una società in cui tutti i bambini concepiti possano vedere la luce è un diritto inalienabile che la Costituzione gli riconosce. Lo ritieni fuori dalla storia? Chissenefrega. C'è stato un referendum in merito? Poco importa. Le leggi si rispettano, ma possono essere cambiate. E i Coghe o i Pillon di questo benedetto Paese hanno tutto il diritto di proporre una norma per vietare l’aborto, conquistare voti a sufficienza per farla approvare e magari vincere un nuovo referendum. Questa è la democrazia. Non quel feticcio che vi siete costruiti secondo cui è “giusto” solo ciò che profuma di progressismo e democratico solo ciò in cui credete voi.

Vedi, caro Fedez, non te ne facciamo una colpa: sei cresciuto in un mondo in cui la sinistra si è auto-convinta di essere depositaria del bene assoluto. Una sinistra che invece di far prevalere alle urne il proprio pensiero preferisce delegittimare quello altrui. Quanto hai fatto non ha nulla di “coraggioso”, né di martirizzante. Ti sei solo adeguato al conformismo più stucchevole. E ne guadagnerai in popolarità.

Ultimo appunto. Dal palco hai citato anche Andrea Ostellari, presidente leghista della commissione che analizzerà il ddl Zan. Lo hai accusato di aver messo i bastoni tra le ruote ad un disegno di legge di iniziativa parlamentare, “quindi massima espressione del popolo”, dimenticando che lui in quanto senatore rappresenta quel popolo molto più di te che componi canzoni. Nessun “protagonismo di un singolo”, insomma: il suo utilizzare gli strumenti parlamentari per ostacolare una legge in cui non crede è un diritto (quante volte abbiamo ripetuto questa parola?) di cui può legittimamente servirsi. Il suo compito è dare voce alle milioni di persone che non vogliono l'approvazione del ddl Zan. Gente che magari non mette like alle foto con Leone, non indossa lo smalto gay-friendly (che fortuna averlo lanciato proprio ora, eh?) e se ne infischia di cosa fanno i Ferragnez. Ma vota Lega, Fdi, Fi e se volesse pure CasaPound.

Ecco, caro Fedez. La democrazia è questa: vince chi ha più voti, non chi incamera più follower. Sai una cosa? Dovresti scendere in campo alle prossime elezioni: potresti anche portare a casa un bel bottino di voti. A quel punto ci auguriamo tu abbia conoscenze a sufficienza per governare un Paese, scegliere i collaboratori giusti, fare le nomine corrette (tipo in Rai) e andare da Angela Merkel per parlare di qualcosa di diverso dal tuo fichissimo smalto. In alternativa ti servirebbe fare un bagnetto di umiltà. Perché noi tutti rispettiamo il tuo privilegio di sognare un mondo gender fluid in cui il ddl Zan è legge. A te invece chiediamo: sei così democratico da rispettare il nostro diritto a credere nell'esatto contrario?




Il paladino degli oppressi, il fustigatore morale, il nuovo idolo sinistro, così recitava ...
È l’unica esperienza, davvero unica
Ammazzare uno sbirro, da vero hoolingans
Strup** la Moratti e mentre mi fa un bocch**
Le taglio la gola, con il taglierino
Per superare quest’inverni ci vuole una figa
Che ha visto più dita che assorbenti interni
Voglio una topa come Bianca e Bernie
Non la voglio che scopa ma che riesca a mantenermi.
Adesso vedremo se ci dirà che intendeva dire il contrario anche qui .




Fedez: IL VOLTO DELL'OPPORTUNISMO PIÙ BECERO...

https://www.facebook.com/franco.campoli ... 0084235559

Il 1° maggio, giorno della FESTA del LAVORO, mentre la RAI a nostre spese ci propinava l'orrenda sceneggiata di fedez, i cosidetti mainstream (ovvero la stampetta italiota che di "MAIN" grande ormai ha solo i titoli a cui, salvo eccezioni, fa seguito il vuoto), esaltavano lo stesso ignobile spettacolo ma ignoravano totalmente la tragica morte sul lavoro a Prato di una lavoratrice di 22 anni, madre di un bambino, schiacciata da un rullo...
Non capisco perché milioni di italiani debbano pagare il canone RAI per compensare opportunisti "smascherati" che, in nome del Dio denaro, dicono tutto ed il suo perfetto contrario...
Riprendo la foto sotto, pubblicata da Vittorio Sgarbi, che credo faccia bene la sintesi della vacuità di questo individuo che un giorno deride pesantemente i gay ed un altro, quando glielo ordinano,
con lauti compensi, li difende...
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Berto » dom mag 23, 2021 9:49 pm

“Basta ormoni ai bambini per bloccare la pubertà"
Giulio Meotti
6 maggio 2021

https://meotti.substack.com/p/basta-orm ... r-bloccare

L'ospedale di Stoccolma Karolinska non prescriverà più ormoni bloccanti della pubertà ai minori di 16 anni. Questi trattamenti potrebbero avere "conseguenze negative irreversibili" (il Karolinska parla di rischi di infertilità, cancro, trombosi, malattie cardiovascolari). La decisione fa della Svezia il primo paese con un grande ospedale ad abbandonare il protocollo olandese di somministrazione di bloccanti della pubertà anche per i minori di otto anni. Inoltre, la Svezia è ora il primo paese ad abbandonare le linee guida della World Professional Association for Transgender Health.

Ricordo che questa ideologia sta diventando così egemonica che in Canada è stato appena arrestato un padre per essersi rifiutato di collaborare alla “transizione” della figlia di dodici anni da femmina a maschio, sotto spinta della scuola e della “clinica di genere”.

La Svezia, in questo caso, era il paese che di più aveva puntato sulla jämställdhet: uguaglianza di genere. Il risultato è che il numero di bambini che sentono di essere intrappolati nel corpo sbagliato sta raddoppiando ogni anno in Svezia, con tanti minori di sei anni che vogliono diventare del sesso opposto, come ha dichiarato al giornale svedese Aftonbladet Louise Frisen, psichiatra infantile all’Astrid Lindgren Children’s Hospital di Stoccolma. Ci sono gli “asili senza gender”, dove nulla, dai giocattoli ai nomi, ha una caratteristica sessuale definita. I giornalisti di Vice hanno girato uno splendido documentario, “Raised without gender”. A Nicolaigarden, un asilo di Stoccolma, i maschi spingono i passeggini e le femmine il trattore. Ci sono le bambole senza sesso, una triste, l’altra felice. Nessuno viene chiamato “mamma” o “papà”, ma “genitori”. A mio avviso tutto questo è puro lysenkoismo sovietico. Angela Sämfjord, psichiatra infantile e adolescenziale al Sahlgrenska University Hospital, si è dimessa dal trattamento medico dei bambini per motivi di scienza e coscienza. “Come medico non ero pronta a correre il rischio di causare danni a questi pazienti. Ne ho tratto quindi le conseguenze e mi sono dimessa”.

La scrittrice inglese JK Rowling, al centro di un linciaggio planetario perché da femminista rigetta l’ideologia gender, ha affermato che è in corso uno “scandalo medico” sulle cliniche transgender. “Da quando ho parlato della teoria dell'identità di genere ho ricevuto migliaia di e-mail, più di quante ne abbia mai ricevute su un singolo argomento. Molte provengono da professionisti che lavorano nel campo della medicina, dell'istruzione e dell'assistenza sociale. Tutti sono preoccupati per gli effetti sui giovani vulnerabili. La triste verità è che se e quando scoppierà lo scandalo, nessuno che attualmente tifa per questo movimento sarà in grado di affermare in modo credibile 'non avremmo potuto saperlo'".

In tutti i paesi civilizzati i minori di diciotto anni non possono votare, guidare, acquistare alcolici e sigarette. Ma, sotto la pressione e la propaganda da parte di una ideologia sempre più egemonica, le autorità hanno deciso che quegli stessi minori possono accedere a un esperimento senza precedenti in cui si intrecciano la politica, la medicina e l’ideologia. Ma in Italia, dove da giorni va avanti la discussione su una legge che riguarda tutto questo, l’opinione pubblica non doveva essere informata. Si è parlato invece molto e soltanto di un rapper.





"Le donne che criticano la teoria gender sono punite sul lavoro"
Denuncia in Inghilterra di attiviste: "Un quarto dei lavoratori rischiano la sanzione. Disciplinate le donne che hanno difeso J.K. Rowling". I discriminati di domani se sarà approvata la legge Zan
Giulio Meotti
9 maggio 2021

https://meotti.substack.com/p/le-donne- ... -la-teoria

Secondo 40 attiviste per la libertà di parola che hanno scritto al Times, dozzine di donne in Inghilterra hanno subito azioni disciplinari sul lavoro per aver messo in discussione la teoria gender. Le attiviste affermano che i datori di lavoro di un quarto dei lavoratori britannici si sono iscritti al programma “Diversity Champions” gestito dall'ente benefico LGBT Stonewall. Significa che se le persone mettono in dubbio ciò che gli attivisti chiamano "legge di Stonewall" - secondo cui "le donne trans sono donne” e “gli uomini trans sono uomini ” - rischiano la sanzione.

La lettera sul Times è stata coordinata da Maya Forstater, una consulente fiscale che ha perso il lavoro dopo aver twittato: "Gli uomini non possono diventare donne". Forstater, che sta facendo appello a Londra contro il licenziamento, ha detto che dozzine di donne l'hanno contattata - "insegnanti, agenti di polizia, lavoratori sindacali". Una donna è stata disciplinata dopo aver difeso la Rowling nei dibattiti con i colleghi. L’autrice di Harry Potter aveva scritto: “Vestiti come vuoi. Fatti chiamare come vuoi. Vai a letto con qualunque adulto consenziente ti desideri. Vivi la tua vita al meglio, in pace e sicurezza.Ma si può davvero licenziare una donna per aver detto che il sesso esiste?”. Due giorni fa una scuola in Inghilterra ha cancellato il nome di Rowling dai propri edifici…

Anche negli Stati Uniti è già prassi consolidata. James Damore, senior software engineer di Google, aveva diffuso nelle chat interne dell’azienda un manifesto contro la “cassa di risonanza ideologica” della Silicon Valley. Secondo l’autore dentro Google ci sono idee “troppo sacre per venire messe in discussione”. Nella valle del silicio, questo oggi è “discorso dell’odio”. E Damore è stato licenziato.

Quanto sta accadendo alle donne inglesi è quello che avverrà a chi avrà il coraggio della verità nonostante il Ddl Zan. Per questo anche Marina Terragni, giornalista e femminista critica della legge in discussione nel Parlamento, ha scritto: “Mai mi sarei aspettata che le donne di questo Paese dovessero combattere il Pd. Ma è così. Si deve prenderne atto. Un ferita insanabile”. Pensiamo a quello che potrebbe accadere agli uomini che mettessero in discussione la doxa gender…

Chi è Zan, padre del Pride "vietato agli omofobi" che vuole imporre il suo ddl
Giuseppe De Lorenzo
7 maggio 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 44546.html

È il deputato del momento, il cognome che tutti usano e pochi comprendono. Alessandro Zan, onorevole Pd, paladino dei diritti Lgbt. Prima che il disegno di legge sull’omofobia di cui è firmatario diventasse terreno di scontro politico, non è che fosse davvero noto al grande pubblico di stirpe non veneta. Sul sito dei deputati Pd, in teoria vetrina ufficiale per gli onorevoli eletti sotto le insegne dem, la sua pagina è praticamente bianca. Inoltre non ha un sito ufficiale e di ritratti lui dedicati ne esistono ben pochi.

Chi volesse conoscerlo un po’ deve spulciare su Google per trovare una vecchia pagina del sito del gruppo parlamentare Pd. Nella foto Alessandro è senza barba, quella che ora invece lo identifica insieme al capello tirato all’indietro. Dicono sia un bell’uomo. Tanto che sotto la foto profilo di Facebook, un follower apprezza e scrive: “Comprendo perché è nato il gruppo a sostegno chiamato ‘Le bimbe di Zan’”. Si tratta probabilmente di una boutade (non ce n'è traccia), anche perché sarebbe un controsenso: Alessandro è omosessuale dichiarato, anzi fiero. Nel 2016 un suo intervento alla Camera fece spellare le mani ai colleghi di partito quando raccontò di come i genitori abbiano accettato e sostenuto il suo outing senza problemi.

Nato a Padova, classe 1973, la militanza politica inizia sin dalle superiori. Prima si avvicina ai movimenti per la pace, poi sposa la bandiera arcobaleno per le battaglie Lgbt. Organizza manifestazioni per i diritti civili, va in piazza, si fa sentire. Ma soprattutto nei primi anni Duemila s’inventail “Kiss2Pacs”, una sorta di gaia slinguazzata collettiva in piazza, e i cosiddetti “pacs alla padovana”, il primo registro anagrafico per le coppie di fatto aperto ai gay. Negli anni è stato presidente dell’Arcigay Veneto e ancora oggi risulta tra i soci benemeriti del circolo Tralaltro Arcigay di Padova. Inoltre non nasconde di essere tra i fondatori dell’enorme Padova Pride Village, il tempio della cultura e del divertimento Lgbt+, una manifestazione estiva vietata agli omofobi (ma ce l’hanno scritto in faccia?) che dura da giugno a settembre e che - dicono i politici locali - “ha surclassato tutte le altre manifestazioni gay”. Zan non è solo ancora oggi un fervido sostenitore del “più grande evento Lgbt+ d’Italia”, ma risulta essere anche azionista di maggioranza al 52% della Be Proud srl, cioè la società che si occupa di organizzarne i dibattiti. Lui all’Espresso ha assicurato di non aver “alcun ritorno economico” né compensi per il ruolo di amministratore unico di una società “che non fa alcun tipo di utile”. Ma certo essere a capo di un evento da 200mila visitatori all’anno non è roba da poco, anche in termini di ritorno elettorale.

Eletto per la prima volta consigliere comunale nel 2004 nelle liste dei Ds, a Padova è stato anche assessore al lavoro, all’ambiente e alla cooperazione internazionale in quota Sel, il partito di quel Nichi Vendola che 1996 provò a far passare una legge simile all'attuale ddl. Di quegli anni, dal 2009 al 2013, Zan ricorda lo sforzo fatto per installare pannelli fotovoltaici in città (ammazza) e per aver incrementato il flusso di racconta differenziata (arrabbiete). La prima volta alla Camera risale al 2013, dove entra subito dopo essersi dimesso dall’assessorato. Eletto nella lista di Sel, uscirà poco dopo dal partito per finire nel gruppo Misto e appoggiare la salita a Palazzo Chigi di Matteo Renzi. I suoi avversari lo definiscono un “renziano che, appena l’ex premier è andato in vacca, ha smesso di essere renziano”. Nel novembre del 2014 confluisce nel Pd, dove ancora oggi risiede senza più travasi partitici. Pochi mesi prima, secondo quanto racconta una fonte padovana, “aveva partecipato alle primarie di coalizione di sinistra per la scelta del sindaco, d’accordo con l’uomo scelto dal Pd, Ivo Rossi, al solo scopo di portare via voti al vero avversario di Rossi, tale Roberto Fiore, esponente dell’area riferibile a coalizione civica”. Questo suo “gesto di lealtà verso il Pd”, sostengono i detrattori, “è stato ovviamente premiato” con l’accoglienza nel partito e “con la successiva ricandidatura in Parlamento”. Solo malelingue?

La collega Alessia Rotta lo definisce un “grande lavoratore”, “attento”, “empatico”, “garbato” e “generoso”. Uno che in Parlamento si è “sempre occupato del tema dei diritti omosessuali” e che ora col ddl Zan “mantiene un cammino coerente”. Parole smielate, e ci saremmo sorpresi del contrario. Anche perché oggi dalle fila piddine Zan muove la sua battaglia politica contro la Lega per approvare il “suo” disegno di legge e tutti i colleghi gli danno corda. E poco importa se sull’argomento la maggioranza è spaccata, quasi a rischio tracollo; poco importa se la Cei e i cattolici chiedano di rivedere il testo, spaventati dal rischio che possa essere il cavallo di Troia del gender e dell’utero in affitto nelle scuole; poco importa se anche giuristi, politologi, femministe e arcilesbiche siano contrari all’introduzione per legge del concetto di “identità di genere”. Lui è “molto determinato” e “convinto delle proprie ragioni”. E infatti l’idea di mettere mano al suo testo non lo entusiasma: “La politica decida, o approvare questo testo oppure presentare migliaia di emendamenti per affossarla”, dice perentoreo. Il compromesso ci sarà? Difficile immaginarlo, viste le ultime dichiarazioni. Nei giorni scorsi, per dire, Zan ha affermato che in Italia “i gay dalla destra sono ancora visti come persone diverse, da curare”, quando esistono esponenti omosessuali (e pure elettori) che militano in Lega e FdI. Non proprio il miglior modo per trovare una mediazione.


IL VERO INTENTO
Niram Ferretti
9 maggio 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Ormai sembra che in Italia l'urgenza fondamentale per tutti e tutte sia l'approvazione del DDL Zan, un testo di legge che con il pretesto della difesa degli omosessuali e di altre categorie veicola una ben precisa ideologia.
Dobbiamo a uno dei pesi massimi delle lettere italiche, Michela Murgia, (una volta avevamo Elsa Morante), sostenitrice spada tratta del disegno di legge, lo svelamento dell'intento (e basterebbe leggere bene il dispositivo di legge, senza pregiudizi, ma con serena oggettività, per rendersene conto), "Bisogna cambiare la cultura". Ottimo, lo pensava anche Mao Zedong. E infatti si diede molto da fare in questo senso per ridisegnare i parametri antropologici e culturali dell'umanità cinese, incassando l'appoggio entusiasta di pletore di intellettuali, da Moravia a Barthes. Oggi, a sostegno della legge abbiamo Fedez e Francesca Pascale. Todo cambia cantava Mercedes Soza, non sempre in meglio.
Cosa significa "cambiare la cultura?", beh, basterebbe vedere in che senso si è operato e si opera in Usa, dove ha preso vita la fortunata ditta LGBT, oggi una estesa multinazionale, della quale Alessandro Zan, promotore della legge, è un diligente funzionario, o meglio, un militante.
Cosa veicola il DDL Zan? Una idea nuova. Rivoluzionaria. La sessualità non è come per millenni si era inteso, fondata su differenze ontologiche, incardinata nella natura, ma è, come ci insegna la teoria gender, estrinsecazione soggettiva. Si può avere l'aspetto rude di Lee Marvin e un giorno affermare di sentirsi donna, e di volere essere reputato tale, pur conservando fattezze mache, e lo stato deve riconoscere questo diritto. Non solo, se qualcuno nega l'affermazione perentoria di questa affermazione, lo si può accusare di discriminazione. Ma come, il DDL Zan non salvaguarda forse all'Articolo 4 il diritto alla libertà di espressione (grazie, per altro già salvaguardato dall'Articolo 21 della Costituzione)? In realtà no. Sono ammesse infatti, tutte le idee ed opinioni “purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Ma chi è in grado di stabilre quali idee ed opinioni liberamente espresse possono determinare un concreto ed effettivo pericolo? Se il Lee Marvin che si percepisce come Scarlett Johansson si sente dire che no lui è Lee Marvin e che a Scarlett Johansson non assomiglia affatto, potrebbe dire che questa affermazione è potenzialmente pericolosa, aprire il varco per un'azione discriminatoria nei suoi confronti ("Non mi fanno usare il bagno delle donne in questo ristorante") o eventualmente violenta ("Prova a entrare nel bagno delle donne e te la vedrai con me").
Come ha ricordato il Prof. Alessandro Campi, noto omofobo, alla pari di tutti coloro che criticano il testo di legge, la nostra Costituzione afferma che i diritti sono riconosciuti in base al sesso, non in base al genere. Un problema non indifferente, ma si potrà forse provvedere cambiando la Costituzione. La Murgia sarebbe sicuramente d'accordo. Con l'abolizione delle uniformi si abolirà anche questa vecchia distinzione.
Da qualcosa bisogna pure cominciare.
I gonzi, tanti, tutti con un cuoricino nobile e multicolore abboccano. Credono che la legge, una volta approvata, farà in modo che gli omosessuali e con loro transessuali e transgender non verranno più discriminati, perché si sa, basta fare una legge contro una forma di odio o di fobia per farla sparire dalla scena. E ci credono, perché 1) non hanno letto il testo, 2) lo hanno letto ma non lo hanno capito, 3) appena sento l'espressione "difesa dei diritti", hanno una reazione pavoloviana.
Sarebbe invece bello che si dichiarasse apertamente quale è il vero intento della legge, celato malamente sotto il velo della difesa dei diritti: cambiare appunto la cultura, indirizzarla ideologicamente secondo un ben preciso orientamento, ma non lo si fa perchè sarebbe più problematico, incontrerebbe maggiori resistenze. Meglio, dunque, confezionare un bel cavallo di Troia. È un espediente che non ha mai cessato di produrre frutti.


"Omofobia, una legge per la libertà di amare. Ma anche di esprimersi"
Sabrina Cottone
23 maggio 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1621783604

Senatrice Licia Ronzulli, lei è la prima firmataria della legge contro l'omofobia del centrodestra. Come nasce questa iniziativa?

«Nasce per affrontare un problema e, non le nascondo, anche per smentire una volta per tutte la rappresentazione che prova a fare la sinistra del tema dei diritti. Non è che se si considera sbagliata e per certi tratti pericolosa la legge Zan, allora si è pericolosi omofobi. Affrontiamo il problema in maniera intelligente, inclusiva e non divisiva».

Ne ha discusso anche con Berlusconi?

«Certamente. Il leader di Forza Italia segue il nostro lavoro. Questo testo rispetta e fa una sintesi delle diverse posizioni all'interno di Forza Italia».

A sinistra c'è chi vi accusa di voler solo affossare il ddl Zan. Che cosa risponde?

«È una falsità! Una narrazione strumentale che usano perché non hanno altri argomenti. O la loro legge o niente».

Il testo porta anche le firme di Salvini, Lega, Binetti, Udc, Quagliariello, Cambiamo e ha avuto anche l'adesione di Fdi. Come avete raggiunto questa convergenza?

«Semplice, abbiamo scritto una norma di buon senso e ampiamente condivisibile. E proprio l'ampia convergenza che c'è stata su questo ddl smentisce chi dice che noi non vogliamo una legge».

La legge interviene sull'articolo 61 del codice penale, aggiungendo aggravanti specifiche per origine etnica, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento sessuale, età e disabilità. Perché la scelta di non toccare la legge Mancino?

«La violenza, le aggressioni, le percosse e altre forme di abuso sono dei reati già esistenti e quindi ci è sembrato più logico inasprire le pene per queste fattispecie quando si concretizzano con le finalità discriminatorie che abbiamo previsto con il nostro testo. E poi perché toccando la legge Mancino e aprendo ad una fattispecie di discriminazione si rischia di escluderne altre. Sa quanti ragazzi si sono tolti la vita per essere stati bullizzati in quanto obesi? Lasciamo fuori questa fattispecie di discriminazione?».

Che cosa dice la legge a proposito dell'articolo 69, in caso di compresenza di circostanze attenuanti e aggravanti?

«Abbiamo previsto una sorta di blindatura' della pena, motivo per cui non ci potrà essere un bilanciamento tra le circostanze aggravanti ed eventuali attenuanti. In questo modo si garantisce la repressione dei fenomeni senza possibilità di scappatoie e quindi di sconti di pena».

A differenza del ddl Zan, voi parlate di sesso e orientamento sessuale, non di genere e identità di genere. Perché questa scelta?

«Nessuna legge che mira a prevenire e punire delle discriminazioni può avere la pretesa addirittura di introdurre nuove definizioni. Lo precisa con grande chiarezza anche Luca Ricolfi, secondo cui questa pretesa rischia di determinare effetti aberranti'. Queste definizioni non sono altro che un grimaldello per imporre la teoria gender fluid. Inoltre pensiamo ai successi ottenuti dalle donne oggi: l'alternanza di genere uomo-donna nelle liste elettorali, la doppia preferenza, le quote rosa... buttiamo via tutto? Il legislatore non può essere schizofrenico».

Molti timori sono stati sollevati, a sinistra come a destra, sui rischi del ddl Zan per la libertà di espressione, di educazione e di religione. Qual è il suo parere su questo punto?

«Per noi ogni libertà è sacra, quella di amare chiunque si voglia, come la libertà religiosa e la libertà di espressione. Per questo il ddl Zan è pericoloso: introduce un reato di opinione che assegna a un magistrato il compito di dire quale opinione rappresenti un reato e quale no, cosa una persona ha diritto di pensare e dunque dire e cosa no. Questo magistrato, ovviamente, può deciderlo discrezionalmente».

Quali e quante audizioni ritenete indispensabili per avere una buona legge?

«Quelle che serviranno. Ovviamente debbono avere un senso, non possono essere e non saranno mai una manovra dilatoria per perdere tempo».

Come valuta la proposta di mediazione di Italia viva formata dal senatore Faraone?

«È la stessa cosa che propongo da giorni: si rinunci a posizioni granitiche che rischiano di far arenare la discussione. Ho presentato questo testo per dare un contributo a un dibattito. Sediamoci attorno a un tavolo con tutte le proposte formulate e individuiamo la strada migliore per approvare una buona legge che sia davvero utile e di tutti e non solo di una parte».

Che cosa propone come lodo Forza Italia? Quali modifiche allo Zan sono necessarie?

«Sicuramente da eliminare l'introduzione di un nuovo reato di opinione, la discrezionalità del giudice, le definizioni di genere e identità di genere e togliere la parte, cosi come è scritta, che riguarda l'informazione nelle scuole. Le famiglie devono poter decidere quando parlare di argomenti attinenti alla sfera sessuale. Ogni bambino ha maturità e sensibilità differenti, e questo lo sa solo un genitore. Pensiamo che oggi per l'ora di religione è obbligatorio il consenso dei genitori».

Quando si aspetta che l'aula del Senato approverà la legge?

«Vogliamo si giunga all'approvazione di una buona legge entro questa legislatura».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Berto » ven giu 25, 2021 9:52 pm

Interessante ed esplicativo parallello tra il Ddl Zan In Italia e il caso dell'Ungheria di Orban in Europa


Orban, il mascalzone ideale
Giulio Meotti
25 giugno 2021

https://meotti.substack.com/p/orban-il- ... one-ideale

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dice che “nell’Unione europea sei libero di essere chi vuoi essere e di amare chi vuoi”. Come se la legge ungherese, dove ci sono le unioni civili per gli omosessuali, vietasse omosessualità o transgender. Quello che fa è vietare l’educazione Lgbt nelle scuole e nei cartoni animati per bambini. Legittimo criticarla, non sostenere che criminalizza una categoria di persone.

“Siamo pronti a discutere la legge con coloro che si sono espressi contro di essa”, ha detto alla BBC il governo ungherese. “La legge riguarda rigorosamente la protezione dei bambini. Dice che per i minori di 18 anni l'educazione sessuale deve essere appropriata e quello che non vogliamo è l'intrusione delle ONG di lobby LGBTQ+ e dei gruppi di pressione che entrano negli asili e nelle scuole per spiegare ai bambini perché è una grande idea avere trattamenti ormonali e operazioni per cambiare sesso prima dei 18 anni. Queste non sono pratiche accettabili”. Nelle settimane scorse, anche il più grande ospedale svedese, il Karolinska di Stoccolma, ha bandito i trattamenti ormonali per i minori.

Ma più precisamente, perché i legislatori ungheresi eletti democraticamente non possono decidere cosa è permesso insegnare ai bambini ungheresi? Il disprezzo è mozzafiato. Dovrei preoccuparmi e sentire come un attacco alla democrazia e alla libertà che i bambini magiari debbano andare online per guardare Kermit la rana che tiene un concerto assieme a una drag queen, invece di guardarlo sulla tv ungherese? O che ai bambini magiari di sette anni non venga detto a scuola che avere il pene non significa essere maschi?

E perché dovrebbe essere meno discriminatoria la legge di un altro paese membro dell’Unione Europea, la Finlandia, dove un vescovo e un ex ministro sono appena finiti sotto processo per “incitamento all’odio”, solo per aver sostenuto la visione cristiana del matrimonio? In Francia hanno appena approvato una legge che cancella la figura del padre come riferimento nella filiazione. In Ungheria pensano che un bambino abbia diritto a un padre e a una madre. Quale paese è più discriminante e oscurantista? La battaglia fra il progresso e la reazione è complicata…

Leggendo oggi il Corriere della Sera su Orban un lettore non informato arrivava a farsi l’idea di un leader che "alimenta l’antisemitismo ad arte”. Ora, questo è il sondaggio ufficiale dell’Unione Europea su dove gli ebrei si sono mentono meno al sicuro in Europa. In testa, la Francia. In fondo, l’Ungheria. Fine della discussione, a meno che non si agiti lo spettro di George Soros, la cui battaglia con Orban non c’entra niente con l’antisemitismo. Nei giorni scorsi Ronald Lauder, presidente del Congresso Ebraico Mondiale, era a Budapest a rendere omaggio a Orban.

È vero, l'Ungheria di Orban ha molti difetti e non è l’Olanda o il Massachusetts. Può piacere o meno. Diverso, da bugiardi in malafede, è dire come fa tutta la stampa mainstream che l‘Ungheria è come l’Uganda.

È la differenza fra l’Est e l’Ovest europeo spiegata su Le Figaro da una filosofa di fama mondiale come Chantal Delsol: “Ritengono ancora di avere un'identità, una caratteristica specifica, depositata dalla storia, che merita di essere difesa. Mentre l'Europa occidentale, e l'istituzione europea, considerano l'identità una cosa del passato: in una società materialista e libertaria, un'identità culturale non ha più senso. Molti pensano che se non insultiamo questi paesi, allora siamo i loro difensori. È il segno di questo mondo manicheo, tagliato col coltello, che io denuncio. Pensano che la libertà abbia dei limiti, che da tempo abbiamo dimenticato. In Europa occidentale, questo è il nostro slogan, crediamo che ‘la mia libertà finisce dove inizia la libertà degli altri’. Ma si può anche pensare, questo è il mio caso, che la mia libertà finisca dove inizia la mia responsabilità. Che è molto diverso. Se gli ungheresi votano per chiamare ‘matrimonio’ il contratto tra un uomo e una donna, proteggendo così il nome e il simbolo, è un limite che mettono e non dovrebbero essere insultati per questo”.

Se noi diamo di matto su un piccolo paese ricchissimo di storia e di pochi milioni di abitanti è perché non tolleriamo che qualcuno in Europa ci ricordi che c’era anche un’altra strada. Abbiamo la vocazione della terra bruciata. Non tolleriamo più alcun dissenso culturale?


PREFERIREI DI NO
Niram Ferretti
25 giugno 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Il cattivo, naturalmente è Victor Orban, reo di avere approvato una legge a tutela dei bambini che vieta fermamente contenuti e rappresentazioni di sessualità non eterosessuale a loro rivolta. Insomma, Orban è cattivo, perchè sostiene una legge che indica ai bambini, si suppone nati in famiglie eterosessuali, dove sono presenti figure genitoriali tradizionali, dicasi, uomo e donna, papà e mamma, che questa è la norma e non una modalità tra le altre.
Ancora vent'anni fa, non nell'Inghilterra vittoriana, o nell'Italia bacchettona degli Anni 50, nessuno pensava fosse necessaria una legge simile, nè in Ungheria nè altrove. Ma in vent'anni il Progresso ha fatto larghi passi, e il Progresso ha stabilito che gli omosessuali possono sposarsi e ordinare o adottare figli, che si può essere esteriormente donne o uomini, ma dichiararsi a piacimento di sesso opposto a quello biologico, oppure declinarsi una identità neutra, che la differenza biologica tra i sessi non può più essere ritenuta normativa, perché normativo non è più nulla, tutto è soggettivo. E se qualcuno obbietta, che no, non è così, che ci sono differenze e gerarchie, che la natura presenta confini e paratie, immediatamente lo si accusa di discriminazione, di essere omofobo o fascista. Perché, le magnifiche sorti e progressive, incarnate dal movimento LGBT e dalla UE, che ne è oggi ormai una succursale, non ammettono dissensi, ma solo sudditi belanti. E Orban, che non bela, ed è premier di un paese all’avanguardia nella produzione e distribuzione della pornografia gay, che non proibisce, perché i maggiorenni possono fare del loro corpo ciò che credono e come credono, ma si limita a tentate di arginare il lavaggio del cervello dei minori, deve essere respinto nelle tenebre, le tenebre dove è collocato chiunque osi dissentire.
Eppure non si deve essere orbanisti per opporsi all’onda totalitaria arcobaleno, basta semplicemente dire quello che diceva il Bartleby del celebre racconto melvilliano: “Preferirei di no”.


VIKTOR ORBÁN: "L'EDUCAZIONE SESSUALE DEI BAMBINI APPARTIENE ESCLUSIVAMENTE AI GENITORI
Giuseppe Ingaglio
25 giugno 2021

https://www.facebook.com/adriano.mastro ... 2326342607

"La nostra legge non si applica alle persone con più di 18 anni. Questa legge è una legge per proteggere i nostri figli. Chiunque abbia più di 18 anni non è coperto da questa legge. Vivano come vogliono. Gli adulti quale orientamento, stile di vita e percezione abbiano dipende da loro. Ma quelli che non sono adulti, cioè bambini e adolescenti devono essere protetti. E questa legge riguarda il modo in cui li proteggiamo. E se i membri della comunità gay continuano a leggere questa legge, vedranno anche che il punto di partenza della nostra legge è che l'educazione sessuale dei bambini appartiene esclusivamente ai genitori. L'educazione sessuale dei bambini non può essere presa in carico da nessuna istituzione. I bambini appartengono ai genitori. Non alla scuola, non allo stato. Padre e madre decidono sulla loro educazione. I diritti dei genitori devono essere garantiti e i minori devono essere protetti dall'accesso a contenuti contrari all'idea educativa secondo cui i genitori li stanno crescendo. Una delle questioni importanti è chi decide in merito all'educazione dei bambini nell'Unione europea, e l'Ungheria insiste sulla posizione secondo cui l'educazione dei nostri figli dovrebbe essere decisa dai genitori" (Dichiarazione di Viktor Orbán su Kossuth Radio).
Nella foto Viktor Orbán con la moglie Anikó Lévai (si sono sposati nel settembre 1986) e i loro cinque figli: Rachel, Gaspar, Sarah, Rose e Flora, nati dal 1989 al 2004.




PM Orbán: la nuova legge ungherese protegge bambini e genitori
25 giugno 2021

https://www.islamnograzie.com/pm-orban- ... -genitori/

Lo Stato deve creare le condizioni per la protezione, in modo che i genitori possano fare il loro lavoro

Il nuovo regolamento ungherese riguarda il modo in cui il bambino conosce la questione altrimenti difficile e complicata della sessualità, e la legge aiuta il genitore a prendere tale decisione per la propria famiglia. Ecco perché si tratta di una legge sulla protezione dei minori e dei genitori, ha sottolineato giovedì a Bruxelles il primo ministro Viktor Orbán, in vista di una riunione di due giorni dei leader dell’UE.

Orbán al suo arrivo al vertice ha incontrato i suoi omologhi di Visegrád Four, il primo ministro slovacco Eduard Henger, il primo ministro ceco Andrej Babis e il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki.

Rispondendo a una domanda dei giornalisti, Orbán ha dichiarato: “È un onore per l’Ungheria se un primo ministro o un presidente del Consiglio europeo è interessato a una legge ungherese”.

“Mi piacerebbe dire loro che non si tratta di alcuna legge che si applichi all’omosessualità. Questa legge non riguarda questo, questa legge riguarda l’educazione dei bambini, l’educazione di qualsiasi contenuto sessuale”, ha detto, aggiungendo che “è sempre meglio leggere qualcosa prima e solo allora reagire ad esso; questo è l’ordine giusto.

La nuova legge ungherese, che ha promulgato una varietà di leggi anti-abuso e antidofilia, ha anche vietato i contenuti LGBT o i contenuti che promuovono i bambini che cambiano sesso dall’essere mostrati ai bambini sotto i 18 anni. La legge è stata criticata da diversi paesi dell’UE. Il Primo Ministro ungherese ha sottolineato che il regolamento consente ai genitori di decidere come il bambino debba conoscere la questione della sessualità.

“E spetta allo Stato creare le condizioni affinché i genitori esercitino effettivamente questi diritti. Questa è una legge sulla protezione dei minori e dei genitori”, ha detto Orbán.

“Sono un attivista per i diritti. Ero un combattente per la libertà durante il comunismo quando l’omosessualità era punibile. Ho lottato per la libertà e i diritti, il che significa che ho combattuto anche per i diritti degli omosessuali”, ha detto Orbán. “Questa legge non riguarda loro, questa legge riguarda i diritti dei bambini e dei genitori.”

Immagine del titolo: il primo ministro ungherese Voktor Orbán (L), il primo ministro slovacco Eduard Henger (di schiena), il primo ministro ceco Andrej Babis e il primo ministro polacco Mateusz Morawieczki si coordinano in vista del vertice ue tenutosi a Bruxelles il 24 giugno. (Ufficio stampa del Primo Ministro)




Alberto Pento
La demenzialità detta dalla Ursula von der Leyen : “nell’Unione europea sei libero di essere chi vuoi essere e di amare chi vuoi”.
Non si è liberi di essere quello che non si è, poiché a decidere la nostra configurazione genetica e sessuale non siamo noi ma sono i nostri genitori e la genetica della specie umana. Se nasciamo femmine non siamo liberi di trasformarci in maschi innanzi tutto perché è impossibile e assurdo per quanti ormoni possiamo inocularci e assumere e per quante mutilazioni ed operazioni chirurgiche possiamo fare.
Allo stesso modo non siamo liberi di fare sesso (amare) con chi vogliamo, per esempio non siamo liberi di farlo con i bambini, con i disabili, con gli anziani interdetti, con i figli e con i genitori, non siamo liberi di stuprare e di ridurre in schiavitù sessuale chichessia, non siamo liberi di praticare la sessualità con gli animali ridotti in schiavitù, come non siamo liberi di praticare sesso e di infettare il prossimo se ammalati di hiv, di epatite, di ebola, di covid e di ogni altra malattia virale o batterica contagiosa , ...
Se nasciamo maschi e poi ci sentiamo femmine non possiamo considerare la nostra conformazione sessuale avuta alla nascita come una malattia e pretendere che il servizio pubblico impieghi risorse pubbliche per il nostro impossibile e assurdo cambio di genere.
Non siamo nemmeno liberi di propagandare illusioni, inganni, vane speranze, demenzialità politicamente corrette come la teoria del gender presso le persone innocenti e prive di capacità di giudizio come i bambini e i minori.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Berto » sab giu 26, 2021 6:27 am

Il Politicamente corretto (PC): il peggiore crimine contro l'umanità
Il Politicamente Corretto è l'ideologia del male e dell'inversione assurda elevate a bene e assunte come diritto, è l'ideologia dell'odio e del caos.
La menzogna, l'inganno, l'illusione del Politicamente corretto e le sue violazioni dei diritti umani
viewtopic.php?f=196&t=2947
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6835049120

La violenza della menzogna del PC precede e anticipa la violenza fisica del suo totalitarismo sociale e politico istituzionale, poliziesco, giuridico e militare.


4)
Transgender e teoria gender



L’Ungheria vieta la transizione di genere per i bambini. Anzi, no. È la Svezia

Giulio Meotti
25 giugno 2021

https://meotti.substack.com/p/lungheria ... sizione-di

Le parole d'ordine progresso-scienza-ragione, sulle quali una certa cultura laica aveva edificato robusti grattacieli, lasciano intravedere crepe pericolose….

Per raccontare la storia di quello che è successo a sua figlia, Asa prende l'album in cui ha le sue fotografie ogni mese e a partire da quando aveva quattordici anni. “Questo è il momento in cui Johanna ha iniziato a tagliarsi i capelli molto corti, a mettere una benda sul petto per appiattirlo”. Poi il sorriso scompare, il viso si spenge: “Si è ammalata, anoressia. All'ospedale, ho notato che seguiva account transgender sui social. Mi ha annunciato che soffriva di disforia di genere, che non sopportava più il suo corpo... Ha deciso di diventare Kasper, un ragazzo”. Poi, a 19 anni, Johanna torna ragazza. “Ha avuto l'immenso coraggio di ammettere il suo errore. Sono molto orgogliosa di lei”.

Si apre così una inchiesta drammatica di Le Figaro non sull’Ungheria, ma sulla Svezia, che è stato il primo paese al mondo, nel 1972, a riconoscere e a offrire la transizione di genere. Il primo, inoltre, a offrire cure. Tutti i trattamenti sono forniti nelle cliniche pubbliche: bloccanti della pubertà, iniezioni di testosterone o estrogeni, chirurgia del seno, logopedisti per cambiare voce, depilazione, trapianti di barba. A diciotto anni, chirurgia genitale.

Da qui l'incredulità provocata dalla decisione del prestigioso ospedale Karolinska di Stoccolma. Questo pioniere dell’identità di genere, dipendente dall'istituto che assegna il Nobel per la medicina, ha vietato il trattamento ormonale ai minori. Invoca il principio di precauzione e studi che dimostrano che assumere questi ormoni potrebbe favorire malattie cardiovascolari, tumori, osteoporosi e trombosi. Da fenomeno raro, che colpisce alcuni individui, la disforia di genere è diventata una patologia di massa. “Nel 2001, solo 12 persone sotto i 25 anni sono state diagnosticate... nel 2018, erano 1.859", dice Sven Roman, uno psichiatra infantile. Tutti gli adolescenti sono colpiti, ma soprattutto le ragazze tra i 13 e i 17 anni che vogliono diventare ragazzi: tra il 2008 e il 2018, l'aumento in questo gruppo è del 1.500 per cento. Nell'ottobre 2019, un documentario shock sulla televisione svedese ha rivelato che l'ospedale Karolinska eseguiva la rimozione del seno su ragazze di 14 anni. Anche il caso di Jennifer Ring ha commosso il paese: si è impiccata dopo aver subito una transizione di genere nella stessa struttura, anche se altre cliniche avevano rifiutato il suo trattamento a causa dei segni di schizofrenia. Sono andati troppo oltre?

A lungo ha dominato la paura di non essere abbastanza “inclusivi”, o peggio, di essere visti come “transfobici”. Conclude Johanna: "Oggi, in Svezia, è un tabù mettere in dubbio l'identità di qualcuno". Poi hanno visto qualche crepa nel progresso e si sono fermati. Sono così irrazionali e oscurantisti, questi ungheresi?




Crimini contro l'umanità ossia violazioni gravi dei diritti umani, civili e politici degli esseri umani cittadini dei vari paesi del mondo
viewtopic.php?f=205&t=2957
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5524575934


1) lo stupro delle donne;
2) l'infibulazione forzata delle bambine;
3) il matrimonio forzato delle bambine e delle giovani;
4) la sottomissione forzata e la schiavizzazione della donna;
5) l'accoglienza obbligatoria e il meticciato forzato;
6) la propaganda omosessuale ai bambini, la teoria del gender, i trattamenti ormonali dei piccoli e le operazioni chirurgiche che mutilano irrimediabilmente i corpi per favorire un impossibile e innaturale cambio di genere;
7) il suprematismo nero come quello dei BLM e la teorica critica della razza per cui i bianchi sarebbero naturalmente razzisti;
8 ) l'antisemitismo/antisionismo/antisraelismo dei cristiani, degli atei e in particolare dei nazi maomettani;
9) le utopie totalitarie sociali, politiche e religiose che ingannano, illudono, inducono al fanatismo, alla violenza, alla discriminazione alla guerra come:
a) il fascismo e il nazismo;
b) il suprematismo nazi maomettano con la sua discriminazione per i non mussulmani, i diversamente religiosi, aregligiosi e pensanti, per gli atei e gli apostati, per la libertà e l'ugualianza della donna, per la sua istigazione al disprezzo, all'odio, all'omicidio e alla strage dei non islamici;
c) il suprematismo comunista e la demonizzazione della proprietà privata, del libero mercato e della libera impresa, della diversità e della disuguaglianza, della responsabilità e del merito;
10) il politicamente corretto in generale nelle sue varie articolazioni;
11) la demonizzazione e la criminalizzazione attraverso la calunnia, la diffamazione e la menzogna delle persone, delle etnie, dei popoli, delle nazioni, degli stati, per sopraffarli, depredarli, impedire e negar loro il diritto alla difesa, alla libertà, alla sovranità civile e politica, per negare il libero esercizio e la realizzazione dell'umanità delle persone.
...

Tutte queste manifestazioni, attività, comportamenti, ideologie/teologie/mitologie non sono descrivibili/narrabili/trattabili come bene e quindi come cultura e come civiltà ma unicamente come male e quindi come incultura e inciviltà.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Berto » lun giu 28, 2021 6:40 am

AL RIPARO DAL VENTO IMPETUOSO DEL PROGRESSO
Niram Ferretti

https://www.facebook.com/permalink.php? ... &ref=notif

Per Joseph Goebbles, maestro indiscusso della propaganda, il primo dei principi affinchè una propaganda efficace potesse funzionare era quello della semplificazione e del nemico unico: Scegliere un avversario e insistere sull’idea che fosse lui la fonte di tutti i mali. Sappiamo come gli ebrei, durante i dodici anni del regime nazista, incarnassero questo nemico all'ennesima potenza, anche se, ce ne erano anche altri.
Oggi, in un'epoca europea più lieta di allora, e più gaia sotto molteplici aspetti, chi ci spiega che cos'è la democrazia e come funziona, ci dice anche che in Europa, Victor Orban, il putiniano Orban, è un nemico delle magnifiche sorti e progressive, quelle ormai decise e incarnate dall'Unione Europea.
Si dà il caso che l'Ungheria sia stata recentemente messa all'angolo perchè, udite udite, avrebbe promulgato una legge "omofoba". E, oggi, essere in odore di omofobia è sicuramente peggio che avere la fedina penale sporca per avere rapinato una banca.
Naturalmente, pochissimi si sono sentiti in dovere di leggere la legge in questione, perchè Orban è un reprobo a prescindere, anche se l'Ungheria fa parte della UE; ma se viene fatta una legge per tutelare i minori dalla pedagogia LGBT, si deve dire che si tratta di un "pretesto".
Il Ministro ungherese della Giustizia Judith Varga, ha scritto una lettera in proposito, nella quale, lamenatando la messa all'indice dell'Ungheria da parte della UE, ha scritto
"La nuova legge si concentra sulla garanzia dei diritti dei genitori e sulla protezione dei minori dall'accesso a contenuti che potrebbero contraddire i principi educativi che i loro genitori hanno scelto di insegnare loro fino a quando non diventeranno essi stessi adulti. Fino a quel momento, tuttavia, tutti gli altri attori – sia lo Stato che le scuole – dovranno rispettare il diritto dei genitori di decidere sull'educazione sessuale dei propri figli. Ecco di cosa tratta la nuova legge ungherese".
L'Ungheria sa bene cosa significa essere posti sotto tutela dallo Stato orwelliano, lo ha sperimentato a fondo sulla propria pelle cosa significa la sottrazione dell'individualità, anche quella genitoriale, conculcata da un regime che imponeva come bisognava parlare, come bisognava pensare, come bisognava agire, e non è disponibile che questa prassi avvenga nuovamente sotto le mentite spoglie della "democrazia" e della "lotta alla discriminazione".
Dunque, pur restando in seno alla UE, essa ritiene che il Superstato della medesima non debba decidere le regole a cui tutti dovrebbero attenersi, soprattutto se si tratta dell'educazione da impartire ai minori, che non sono sudditi della UE, ma figli dei loro genitori.
Un principio un po' all'antica forse, ma ancora attuale fino a quando, Orban o non Orban, ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di tenerlo al riparo dal vento impetuoso del Progresso.



Lorenzo Da Pra G
Purtroppo anche in Italia ci sono molti che pensano che i figli siano dello Stato:
https://www.google.it/amp/s/voxnews.inf ... video/amp/


Massimo Ankor
Lorenzo Da Pra G condividere quei fascistoni di vox anche no, grazie


Marco Antonio Baldassari
Massimo Ankor scusa per te chi dice la verità è fascista?


Massimo Ankor
Marco Antonio Baldassari “la verità”


Roberto Giovannini
Massimo Ankor La notizia linkata in quell'articolo è vera, è un'intervista radiofonica di qualche tempo fa. Suppongo che il sito qua sotto non sia un sito di fascistoni.
https://www.bufale.net/francesca-archib ... -genitori/


Tiziana Benedetto
In maniera molto più semplice è il diritto che ho sempre rivendicato io di scegliere come e quando insegnare ai miei figli qualcosa. A maggior ragione un argomento così delicato come l'orientamento sessuale.


Gabriele Conti
La stessa cultura semicolta del: mio figlio non lo battezzo e aspetto quando sarà maggiorenne e deciderà da solo. Non credono all'"amico immaginario", come dicono, ma sono pronti a credere a teorie che di scientifico non hanno nulla.

Mariacarmen Karalis
Splendida analisi! E bravissimo Orban

Hatikva - Israele Italia ·
Mariacarmen Karalis bravissimo omofobo

Daniela Rella
Hatikva - Israele Italia pure omofobo, oltre che fascista. Nient’altro?

Mariacarmen Karalis
Hatikva - Israele Italia ma quale omofobo? Dovresti leggere bene quello che ha scritto Niram sulla legge .... Dice che daranno i genitori a decidere fino alla maggiore età . Ti pare strano?

Tiziano Retti
tra orban e sassoli mille volte orban

Tiziano Retti
Marilena Lanzilotta di sicuro. Qui io salvo solo la Meloni ma non su tutto, in politica estera è confusa e in economia troppo statalista

Tiziano Retti
Marilena Lanzilotta purtroppo il retaggio di antipatia nei confronti di Israele se lo porta dietro e non riesce a nasconderlo. Molto strano in quanto invece è saldamente legata ai conservatori americani, che sono tutti assolutamente pro Israel

Massimo Ankor
Tiziano Retti no
meglio Sassoli

Tiziano Retti
Massimo Ankor tua opinione, per me sassoli è il peggio dell'europa

Massimo Ankor
Tiziano Retti non tutti i palati sanno apprezzare il barolo. Orban è il tavernello

Hatikva - Israele Italia ·
Marilena Lanzilotta sei spiritosa

Tiziano Retti
Massimo Ankor no scusa con me sbagli persona. Non sono qui per convincere nessuno, figuriamoci per essere convinto da un sostenitore di sassoli, PD, il partito che odia l'Italia. Ti saluto non perdo tempo, il tempo è prezioso.

Daniela Rella
Tiziano Retti ma guarda che Sassoli è il barolo! L’esangue Sassoli, di colorito cadaverico (pari alla vivacità neuronale) è rosso Barolo!

Tiziano Retti
Daniela Rella qui mi sa che il barolo scorre a fiumi!

Daniela Rella
Tiziano Retti dici che qualcuno ci ha preso gusto?

Massimo Ankor
Tiziano Retti “il partito che odia l’italia”

Tiziano Retti
Massimo Ankor scusa cosa non hai capito delle parole "ti saluto"? Non ho voglia di perdere tempo con i bimbiminkia, ripeto, VAI.

Massimo Ankor
Tiziano Retti ciao reagan

Mara Giorgi
Tiziano Retti il bimbominkia si prende sempre l’ultima parola; fa parte della sua natura di bimbominkia.

Emanuela Carosso
Parole di grande onestà intellettuale.

Rita Lucrezia Zecchi
Non mi adeguerò mai al politicamente corretto, alla cancellazione della nostra cultura, alle imperiosita' delle lobby lgbt perché li ritengo vere e proprie follie disgustoso

Rita Lucrezia Zecchi
Disgustose

Luciana Lula
Al grido "aiuto i fascisti" ,arma di distrazione di massa, tutto è assolto, tutto è nobilitato, tutti eroi per aver salvato, di qualsiasi cosa si tratti, dal fascismo la nostra cara vecchia Europa. Impettiti e con aria solenne i nostri governanti stanno salvando la nostra gloriosa democrazia liberale dal fascismo strisciante del dittatore Orbàn! Già lo vedo come slogan dei prossimi opuscoletti dell'Anpi.
Grottesco e quasi divertente
, se non fosse che si tratti della nostra vita, dei nostri valori.
La Cirinnà ha dichiarato testualmente "rieducheremo i vostri figli", giuro che sono sobbalzata sulla sedia e ho pensato alla "guerra" che ci toccherà fare ad iniziare dalle scuole. I fasci rossi sono all'opera anche se mimetizzati fra mille colori

Matteo Vezzani
L'a legge l'ha letta bene la Concy su Lasetta. Infatti non ha capito nulla.

Matteo Vezzani
L'a legge l'ha letta bene la Concy su Lasetta. Infatti non ha capito nulla.

Renato Bolli
Sono ancora in vita quei comunisti cit.Napolitano che applaudivano nel 56 quando Ungheria venne occupata dal regime comunista Sovietico .
Adesso usano lgbt ecc come argomenti di distrazione di massa .Si occupassero seriamente responsabilmente dei problemi reali del Paese.

Esther Ma Ma
Tutto bianco o nero. Può non piacere Orban o piacere di meno ma non su questa legge ha pienamente ragione ed è il solo in'Europa che ha avuto il coraggio di farlo

Bitta Quattrini
Questa legge, che sarà molto più complessa di quanto qui viene esposto, presuppone che i genitori siano "buoni genitori". Cosa che spesso accade ma non sempre, purtroppo, come nel caso di Marika la ragazza italiana che dopo aver dichiarato la propria omosessualità è stata cacciata di casa dai genitori nottetempo e si è ritrovata ad essere homeless, i suoi vestiti buttati via e i genitori dichiarano di non aver mai avuto una figlia. Pensa Lei Ferretti che una legge che protegga le persone anche da chi dovrebbe amarle più di tutti e invece le cancella non abbia motivo di esistere? Io sì. Ascolti
a che livello di violenza e di disprezzo è arrivata questa "cattiva madre" verso la sua creatura e poi mi dica come pensa lei di proteggere le persone da esperienze di discriminazione e violenza così gravi e pericolose. Qui il video in cui vengono rese pubbliche le minacce che Marika ha ricevuto.
https://youtu.be/PJ8RmUuF3VU
Malika, cacciata di casa dalla madre perché lesbica. La famiglia: "Ci fai schifo"

Niram Ferretti
Bitta Quattrini gentilissima. Dunque, siccome ci sono dei genitori che non accettano l'omosessualità dei figli lei cosa propone, che vengano arrestati, o che vengano obbligati ad accettarla? Mi spieghi perchè non mi è chiaro il suo ragionamento. Cosa facciamo, istituiamo dei comitati che catechizzino i genitori retrogradi a essere aperti e tolleranti? In ogni caso, la questione in oggetto non pertiene minimamente allo specifico in questione, lei è fuori tema.

Alberto Pento
Bitta Quattrini Si tratta di una ragazza di una famiglia immigrata mussulmana.
Non si tratta di una famiglia di etnia e di cultura italiana.
Non facciamo di tutta l'erba un fascio.
In Italia gli "italiani" di sola cittadinanza italiana non uccidono più gli omosessuali e da molto tempo.
Nei paesi mussulmani e nei quartieri maomettani di certe città europee invece sì gli uccidono ancora oggi.
Nel Vangelo cristiano non vi è alcuna indicazione di uccidere i gay nel Corano invece sì.

Bitta Quattrini
La legge il cui testo io non conosco è stata accusata di omofobia. Nel virgolettato del ministro Varga, si sostiene che solo i genitori possono decidere a quali contenuti riguardanti la sfera sessuale i minorenni hanno accesso. Fino a quel momento lo Stato e la Scuola non potranno affrontare tematiche come ad esempio l'omosessualità. Primo, non mi sembra che i pericoli che Lei paventa nel suo commento sopra siano reali. Piuttosto il principio qui mi pare sia che la pluralità di fonti educative (famiglia, Stato, Scuola, ma anche socials, Internet, gruppo dei pari, giornali, ecc.) sia più efficace nell'informare i giovani sulla 'realtà', non solo riguardante la sessualità, secondo me, ma anche l'orientamento politico, le credenze religiose, ecc. Se proprio vogliamo concentrarci sulla sessualità, visto che ultimamente sembra sia un argomento che Le interessa particolarmente, e prendendo ad esempio il caso di Marika (che è fuori tema per il solo fatto che oggi la ragazza non è minorenne), analizzando la legge ungherese e pensando ad una persona minore di 18 anni che è omosessuale e che ha genitori come quelli di Marika, cioè fortemente omofobi, lei come tutelerebbe il minore dal pericolo rappresentato dalle idee dei genitori sulla sua psiche, visto che la legge in esame vieterebbe a Stato e Scuola di fornire informazioni su cosa sia l'omosessualità? Non pensa che in questi casi, in cui la persona omosessuale ha solo come fonti informative e punti di riferimento genitori che rigettano, rifiutano e offendono le persone omosessuali, sia una legge che ha una qualche ragione di esistere? Io si.

Niram Ferretti
Bitta Quattrini lei afferma di parlare di una legge il cui testo non conosce. E' una affermazione abbastanza sorprendente, perchè il minimo sindacale, su qualsiasi argomento, sarebbe quello di parlare di ciò che si conosce. Comunque, in rapporto allo stralcio della lettera del Ministro Varga, che riporto qui "La nuova legge si concentra sulla garanzia dei diritti dei genitori e sulla protezione dei minori dall'accesso a contenuti che potrebbero contraddire i principi educativi che i loro genitori hanno scelto di insegnare loro fino a quando non diventeranno essi stessi adulti. Fino a quel momento, tuttavia, tutti gli altri attori – sia lo Stato che le scuole – dovranno rispettare il diritto dei genitori di decidere sull'educazione sessuale dei propri figli. Ecco di cosa tratta la nuova legge ungherese", il riferimento è appunto ai bambini e al diritto dei genitori di provvedere a tutelari da contenuti e informazioni che ritengono diseducativi o furvianti. Lei vorrebbe che i genitori fossero privati di questo elementare diritto perchè ce ne sono di omofobi? In genere a 8, o 10 anni i bambini non fanno coming out. Non si danno casi, che io conosca di bambini cacciati da casa dai genitori perchè omosessuali. A 17, o anche a 15, c'è già di sè una consapevolezza diversa, ma a 15 o 17 anni un ragazzo o una ragazza omosessuale avrà già acquisito informazioni sufficienti per determinare quale possa essere il suo orientamento sessuale. Se avrà la sfortuna di avere genitori omofobi, sarà ovviamente dura, ma non è che se viene esposto fin da bambino a contenuti omosessuali, sarà meno dura in seguito nel caso dato. La tutela non è, cosa che lei sembra non avere capito, nei confronti dei bambini che crescendo svilupperanno una tendenza omosessuale, ma di tutti gli altri che non la svilupperanno, e che non si vede per quale motivo devono essere indottrinati sull'equivalenza normativa tra omosessualità, transgenderismo, transessualismo e eterosessualità.

Bitta Quattrini
Niram Ferretti non credo ci sia nessun soggetto istituzionale che abbia come scopo quello che lei chiama "Indottrinamnto" su tematiche omosessuali. Anzi penso che questo modo di porre la questione abbia il solo risultato di esasperare il dialogo e il ragionamento. Con tutto il rispetto per chi la pensa come Lei e al contrario di Lei. Lei ha scritto questo post e ci ha fornito quanto Lei ha ritenuto utile farci leggere per comprendere la tematica e poter commentare. E infatti per spiegarsi ulteriormente, ripete il virgolettato. Se lei però pensa che tutti i commentatori di questo post debbano conoscere la legge integrale, come suggerisce di fare a me, potrebbe anche completare il suo post con un link al testo di legge; gliene sarei molto grata. Altrimenti quasi tutti i commenti, e non solo il mio, sarebbero da criticare aspramente. Inoltre con minori si intendono persone da 0 a 17 anni, e raramente le tematiche sessuali vengono affrontate prima della pubertà a scuola, e non certo in funzione di alterare o distorcere la sessualità delle persone, ma solo a titolo informativo sui fenomeni oggetto di spiegazione o confronto. Le sue paure sono scarsamente fondate secondo me. Buonasera

Alberto Pento
La Teoria gender ha proprio questo scopo criminale di indottrinare.
Gender una schifosa violazione dei diritti umani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 181&t=1634
Come la Teoria critica della razza che impera negli USA e che sta prendendo piede anche nella UE.

Niram Ferretti
Bitta Quattrini io non critico aspramente il suo commento. Perchè dovrei? Mi sono limitato a farle notare alcune incongruenze. L'indottrinamento è palese, se così non fosse, sia conseguente logicamente, perchè fare una legge di questo tipo in Ungheria?… Altro...

Alberto Pento
Ddl Zan
Già all'articolo uno abbiamo la demenza assoluta:
Art. 1.(Definizioni)
1. Ai fini della presente legge:
a) per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico;
b) per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso;
c) per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi;
a ) per sesso si intende il sesso identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.
https://www.senato.it/service/PDF/PDFSe ... 356433.pdf

Alberto Pento
La conformazione sessuale dell'essere umano, femminile e maschile, sono un dato e una determinazione biologica che avviene all'atto del concepimento di ogni individuo e dipende dalla volontà genetica della specie, dalle segrete combinazioni dei genitori e della specie e non potrà mai essere un dato dipendente da un capriccio, da una velleità, da una dolorosa e problematica disforia di genere sancito da una scelta anagrafica di ogni individuo.
La realtà naturale non si può cambiare con le parole con la magia dell'abracadabra anagrafico.
Nessun percorso di transizione ormonale, chirurgico, psichiatrico, ideologico e magico-anagrafico potrà mai trasformare una donna in un uomo e un uomo in una donna.

Roberto Giovannini
A mio avviso alcuni hanno una percezione di gay e lesbiche come di minorati mentali incapaci di decidere della propria vita. Se uno è gay non ha bisogno di qualcuno che gli parli dell'omosessualità, al limite sarà lui a chiedere, cercare, sperimentare come hanno fatto tutti gli adolescenti dalla notte dei tempi. Se uno non è gay perché mai dovrebbe sorbirsi la messa scolastica su quanto variegata sia la natura sessuale del genere umano secondo gli adepti della LBGTeccetera? Basterebbe spiegare ai ragazzi che essere adulti significa rispettare le persone qualunque cosa siano, dicano, pensino, votino, eccetera. Punto. Tutto il resto è delirio al servizio del fanatismo del momento, un surrogato chiassoso e colorato di quell'ideologia che vede come fumo negli occhi concetti come individuo, libera scelta, libero pensiero.

Kla Piper
Caro signore, sono 40 anni che si insegna educaione sessuale ai piccini, ha veramente l'impressione che i rapporti uomo-donna, vadano meglio, che ci siano meno stupri, meno stalkings, più rispetto per le donne? Non le dico come son rimasta quando degli allievi delle medie mi dissero - ho insegnatoin Francia per 25 anni, che da quando c'è educazione sessuale, vogliono solo "provare a mettere" e "gli serve una ragazza". Bel successo pedagogico. E sono migliaia cosi', anche insospettabili figli di famigliole tanto per bene. Allora, la propaganda per la svirilizzazione generale, in più dall'assenza dell'educazione civica e sentimentale, fàmola finita.

Bitta Quattrini
Niram Ferretti spero che oltre che farmi notare le mie incongruenze si sia reso conto anche Lei delle sue. Io ho figli nelle scuole dell'obbligo e non ho mai avuto notizia di questi rischi di indottrinamento. La giornata contro omofobia e varie fobie sessuali ha il suo perchè non per indurre i bambini a diventare gay o lesbico ma nell"insegnare loro a non avere taluni fobie e non imparare a discriminare le persone sulla base della loro sessualità.
Lei dice che la giornata contro l'antisemitismo è universalmente accettata? Concerto dai tanti antisemiti italiani e comunque sarebbe scorretto considerarla un indottrinamento al diventare Ebrei, bensì a non discriminare persone di religione ebraica.
Tornando alla legge ungherese, che vorrebbe che i genitori avessero il monopolio dell'educazione sessuale dei minorenni, le posso anche dire che ho un'amica, professoressa di scienze, che non ha mai avuto il coraggio e la capacità di parlare alle proprie figlie di mestruazioni. Non riesce a farlo. Il padre men che meno e sono persone altamente istruite. Se la legge Ungherese fosse realtà in Italia, Lei pensa sia giusto che queste minori debbano restare completamente ignoranti su tali argomenti perchè nè lo stato nè la Scuola possono dire 'A'? Quando si propongono certe norme bisogna prevedere tutti i casi, non solo il principio che si vuole far passare. Si deve pensare agli altri diritti che sarebbero calpestati, anche degli stessi soggetti che si vorrebbero tutelare.
E pensare che potremmo noi stessi trovarci un domani nelle situazioni di cui stiamo discutendo. Lo sa che ci sono persone che si rendono conto di essere omosessuali da adulti? Nè io ne Lei ne i nostri familiari possono considerarsi immuni.
Poi sinceramente, di chi cavalca l'onda delle paure della gente a scopo politico io me ne sbatto altamente, che sia di sin o di dx. Mi sono allontanata dalle 'politiche' da un pezzo e ho scelto di pensare con la mia testa.

Niram Ferretti
Bitta Quattrini signora, non esistono leggi umane che prevedono tutti i casi contemplabili. Non sono mai state formulate. Le leggi prevedono sempre principi generali e le loro conseguenze. Le eccezioni ci sono e ci saranno sempre. Le ho risposto chiaramente. No, non mi sono reso conto di alcuna incongruenza in ciò che ho scritto, perchè io procedo per ragionamenti lineari e consequenziali, lei invece affastella pseudo argomenti e controfattualità di poca rilevanza o iperboliche. Con questo commento passo e chiudo, perchè il mio tempo non mi concede di passare intere giornate su Facebook a risponderle. Abbia pazienza.

Alberto Pento
La "sessualità" è una cosa seria e non solo un capriccio, un qualcosa di indistintamente privo di valori gerarchici, per cui si può segliere in tutta libertà con chi fare sesso come si sceglie se mangiare spaghetti o penne al ragù o al pomodoro, o un gelato alla fragola o al cioccolato.
La sessualità di un bambino è tutelata in ogni aspetto; quella di un adulto è libera ma nel rispetto degli altri, delle norme sociali, delle regole civili, delle tradizioni culturali: non vi è libertà sessuale alla pedofilia, non vi è libertà sessuale alla schiavizzazione del partner, non vi è libertà sessuale che giustifichi il matrimonio forzato, anche la libertà all'incesto non esiste, non esiste libertà sessuale zoofila che faccia violenza agli animali e violi i loro diritti, .... ecc. .
Non esiste la libertà di fare sesso pubblicamente come non esiste la libertà di defecare o di urinare nella pubblica piazza.

Bitta Quattrini
Niram Ferretti le rivolgo lo stesso commento, contrastando che sia Lei, signore, ad aver ragione. La sua linearità per me è mancanza di apertura al ragionamento. Passo e chiudo anche io. La preferisco quando parla di argomenti che Le appartengono di più come Israele. Buonasera

Niram Ferretti
Bitta Quattrini lei signora sta al ragionamento come Wanna Marchi alla medicina. Non si offenda, ma non è il suo forte, provi con altre sue risorse.

Bitta Quattrini
Niram Ferretti per lo meno è simpatico


Bitta Quattrini
Più penso e ragiono sul suo post e più trovo argomenti, pur non essendo io "portatrice sana di cultura LGBT". Facciamo un esempio opposto e estremo per dimostrare l'assurdità di questa legge, che è applicabile a ciascun genitore, con qualunque orientamento sessuale: assumiamo che Lei sia minorenne eterosessuale e figlio di un genitore omosessuale e orfano dell'altro. Assumiamo che il suo genitore le parli dell'ererosessualità come qualcosa di negativo. Se la legge in oggetto permette al suo genitore di vietare a Stato e Scuola di informarla sulla eterosessualità, Le sembra giusto che fino ai 18 anni Lei sia fuorviato dalla sua natura in tal modo? Una legge che La tuteli, quali danni le farebbe?

Alberto Pento
Bitta Quattrini A un genitore così andrebbe tolta la patria potestà. La comunità umana e la continuità della vita si fondano sull'eterosessualità femmina-maschio e non sull'omosessualità, eterosessualità che è uno dei fondamenti del diritto umano, sociale/famigliare e civile, quindi questo padre snaturato violerebbe i diritti del bambino.
La base della comunità umana è la famiglia primaria eterosessuale, quella omosessuale è una famiglia "secondaria" che ha il diritto di sussistere soltanto se non entra in conflitto con la prima.

Niram Ferretti
Bitta Quattrini lei fa esempi assurdi. Non è la legge ungherese ad essere assurda sono gli esempi che fa lei. Se si desse un soggetto omosessuale con un figlio orfano (di una donna?) che gli dicesse che l'eterosessualità è una cosa negativa e c'è una legge dello Stato che vieta al bambino di assumere informazioni sull'etereosessualità...Signora, questo non è un esempio controfattuale, è una ipotesi surreale, ma la prendo per buona. Se l'eterosessualità fosse una inclinazione sessuale minoritaria e l'omosessualità quella maggioritaria (a parte che sarebbero veramente pochissimi gli eterosessuali esistenti in questo caso, anzi non ci sarebbero proprio), il problema sarebbe lo stesso. Perchè la legge proibirebbe contenuti che metterebbero eterosessualità e omosessualità sullo stesso piano. Il bambino verrebbe esposto a un genitore omosessuale che parlerebbe male dell'eterosessualità. Ma nessuno può impedire che un genitore educhi male o bene i suoi figli, mentre lo Stato può provvedere che i bambini non siano esposti a una specifica forma di indottrinamento.

Bitta Quattrini
Alberto Pento la realtà non è come la descrive lei, ma ha mille sfumature. Non esiste per fortuna alcuna legge che toglie la patria potestà ai genitori omosessuali. E se lei avrà un figlio o una figlia omosessuale che è un genitore non credo che chiederà di togliere lanpatria podestà a suo figlio e se la chiederà non troverà per fortuna alcuna legge italiana che glielo permetterà...forse in Ungheria, sì

Alberto Pento
Certo che esiste!
Se un "genitore omosessuale" costringesse o cercasse di convincere il figlio eterosessuale a diventare omosessuale raccontandogli menzogne sull'eterosessualità, spaventandolo, minacciandolo, usandoli violenza psicologica e fisica, in tal caso a questo genitore demenziale potrebbe essere tolta la patria potestà, anzi sarebbe doveroso togliergliela definitivamente e senza pensarci due volte.
Io se avessi la sfortuna di avere un figlio o una figlia così demenziale da maltrattare mio nipote sarei in prima fila dal giudice a chiedere che venga tolta la patria potestà a mia figlia o a mio figlio, nell'interesse primario di mio nipote.

Bitta Quattrini
Niram Ferretti non mi dica che non conosce il 'ragionamento per assurdo'?

Bitta Quattrini
Alberto Pento legga bene, ho scritto facciamo un esempio opposto ed Estremo (come estrema è la legge ungherese) per far comprendere che quella legge sia nel caso di figli omosessuali e genitori eterosessuali, sia nel caso opposto a delle pressioni psicologiche sui figli minori non costruttive dal momento che vieta che Stato e Scuola possano trattare l'argomento sessualità. Questo monopolio dell'educazione sessuale, in questo caso, da parte dei genitori, non controbilanciato da altre fonti informative può essere dannoso. Non mi sembra di aver scoperto l'acqua calda. Se poi si pensa che lo Stato e la Scuola vogliano traviare i nostri figli o deviante i comportamenti sessuali c'e' ...sempre per assurdo... anche l'espatrio

Niram Ferretti
Bitta Quattrini gentilissima, conosco bene la reductio ad absurdum, ma non ha nulla a che vedere con i suoi ragionamenti strampalati. Essa muove muove dalla negazione della tesi che si intende sostenere e a cui fa seguire una sequenza di passaggi logico-deduttivi che conducono a una conclusione contraddittoria. Buona serata.

Bitta Quattrini
Niram Ferretti Lei sa cercare la definizione, ma non ha forse notato che nei miei commenti propongo passaggi logico deduttivi che conducono ad una soluzione contraddittoria. Mi saluti la Wanna!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Berto » gio feb 24, 2022 2:09 am

Sull'identità sessuale, sulla disforia di genere, sulla libertà sessuale, sui diritti degli individui


La conformazione sessuale dell'essere umano, femminile e maschile, sono un dato e una determinazione biologica che avviene all'atto del concepimento di ogni individuo e dipende dalla volontà genetica della specie, dalle segrete combinazioni dei genitori e della specie e non potrà mai essere un dato dipendente da un capriccio, da una velleità, da una dolorosa e problematica disforia di genere sancito da una scelta anagrafica di ogni individuo.
La realtà naturale non si può cambiare con le parole con la magia dell'abracadabra anagrafico.
Nessun percorso di transizione ormonale, chirurgico, psichiatrico, ideologico e magico-anagrafico potrà mai trasformare una donna in un uomo e un uomo in una donna.


La "sessualità" è una cosa seria e non solo un capriccio, un qualcosa di indistintamente privo di valori gerarchici, per cui si può segliere in tutta libertà con chi fare sesso come si sceglie se mangiare spaghetti o penne al ragù o al pomodoro, o un gelato alla fragola o al cioccolato.
La sessualità di un bambino è tutelata in ogni aspetto; quella di un adulto è libera ma nel rispetto degli altri, delle norme sociali, delle regole civili, delle tradizioni culturali: non vi è libertà sessuale alla pedofilia, non vi è libertà sessuale alla schiavizzazione del partner, non vi è libertà sessuale che giustifichi il matrimonio forzato, anche la libertà all'incesto non esiste, non esiste libertà sessuale zoofila che faccia violenza agli animali e violi i loro diritti, .... ecc. .
Non esiste la libertà di fare sesso pubblicamente come non esiste la libertà di defecare o di urinare nella pubblica piazza.


"Pronto, mi figlio mi ha stuprato": l'orrore del 16enne sulla madre
Rosa Scognamiglio
28 Giugno 2021

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/pr ... 1624885057

Una ragazzo di 16 anni è accusato di aver stuprato la madre mentre era sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Ora è detenuto nel carcere di Gran Canaria
"Pronto, mi figlio mi ha stuprato": l'orrore del 16enne sulla madre

Un ragazzo di 16 anni è stato arrestato con l'ipotesi di reato per strupro ai danni della madre. Il minore, interrogato dagli inquirenti, ha dichiarato di non ricordare nulla di quanto accaduto. Si presume che fosse sotto l'effetto di stupefacenti ma, al momento, il giudice del Tribunale minorile ha deciso di convalidare la misura di custodia cautelare in carcere.
La telefonata choc

I fatti risalgono a due settimane fa, a Las Palmas, capitale dell'arcipelago spagnolo di Gran Canaria. Stando a quanto si apprende da elmundo.es, a denunciare la presunta aggressione sessuale sarebbe stata proprio la madre del 16enne nell'immediatezza dei fatti. Sotto choc, la donna ha chiamato la polizia: "Pronto, mio figlio mi ha stuprata", avrebbe rivelato in preda alla disperazione. L'episodio, che ha scosso l'opinione pubblica, è stato confermato da un portavoce della Policía Nacional lo scorso 22 giugno.
"Non ricordo nulla"

Subito dopo esser stato condotto negli uffici dell'Autorità giudiziaria per gli accertamenti di rito, il sedicenne è stato interrogato sull'accaduto. "Non ricordo nulla", ha riferito agli inquirenti. Secondo quanto riporta la stampa spagnola, il ragazzino avrebbe fatto uso di sostanze stupefacenti. Ciò spiegherebbe lo stato confusionale e l'impossibilità di avere memoria piena della circostanza. Ciononostante, il giudice del Tribunale dei Minori di Las Palmas, Mercedes Martìnez Sànchez, ha deciso di sottoporre il giovane al regime di custodia cautelare in carcere. Ora si trova nella struttura di Valle Tabares in attesa di giudizio.

La notizia è stata confermata confermata lo scorso mercoledì dal Tribunal Superior de Justicia de Canaria (TSJC) che, inoltre, ha confermato il proseguimento delle indagini da parte del Ministerio Fiscal.



Questo non è un diritto umano ma un crimine contro l'umanità.


Il cambio sesso sui minori? In Texas diventa un "abuso"
Secondo il procuratore generale del Texas, il repubblicano Ken Paxton, il trattamento per il cambio sesso sui minori è da considerarsi a tutti gli effetti un "abuso".
Roberto Vivaldelli
23 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ca ... 1645645969

Nel Texas a guida repubblicana, i trattamenti per il cambio sesso sui minori - come le terapie ormonali - potrebbero essere considerati degli abusi a tutti gli effetti. Come riportato dal Daily Beast, a seguito di una direttiva del governatore del Texas Greg Abbott, l'agenzia statale per l'assistenza all'infanzia ha dichiarato che inizierà a considerare i trattamenti per il cambio sesso sui bambini "transgender" come potenziali abusi sui minori e che devono essere sospesi. La lettera di Abbott è stata inviata martedì al dipartimento per la famiglia e i servizi di protezione, un giorno dopo che il procuratore generale dello stato, Ken Paxton, ha emesso un parere non vincolante sostenendo che i minori sono troppo giovani per acconsentire a trattamenti di cambio sesso. È dunque dal Texas conservatore che arriva un duro colpo alla narrazione Lgbtq, decisione che indigna la stampa "liberal" americana.

Secondo la legge statale, ha affermato in una nota Paxton, i trattamenti sui minori come la castrazione, la fabbricazione di un "pene" utilizzando tessuti di altre parti del corpo e di una "vagina" che comporta l'asportazione degli organi sessuali maschili, la prescrizione di bloccanti della pubertà sono degli abusi ai sensi della sezione 261.001 del codice della famiglia del Texas. Il parere di Paxton è stata pubblicata dal suo ufficio dopo che il rappresentante dello stato repubblicano Matt Krause gli ha chiesto di fare chiarezza sulla questione. "Farò tutto il possibile per proteggermi da coloro che approfittano e danneggiano i giovani texani", ha detto Paxton, secondo cui la procedura medica per il cambio sesso è "sperimentale".

Gli attivisti Lgbt e i dem accusano Paxton di aver agito secondo motivazioni politiche. Come riporta Cbs News, infatti, Adri Pèrez, stratega politico presso l'American Civil Liberties Union del Texas, ha affermato che l'opinione del procuratore è motivata politicamente. Pèrez ha infatti osservato che il procuratore generale ha diffuso il parere appena poco prima delle elezioni primarie repubblicane del 1° marzo, sottolineando inoltre che le opinioni del procuratore generale non sono giuridicamente vincolanti. Gli oppositori di Paxton la buttano sul populismo giudiziario e ricordano i suoi recenti problemi legali: è in attesa di processo per un'accusa di frode risalente al 2015, ed è indagato dall'Fbi per accuse di corruzione e abuso d'ufficio. Linzy Foster, un genitore di Austin interpellato dalla Cbs, ha dichiarato che leggere il parere di Paxton l'ha riempita di un "vecchio sentimento di ansia e rabbia" che ha provato per tutto l'anno scorso, quando ha visitato il Campidoglio una dozzina di volte per difendere il cambio sesso della figlia di 8 anni. "Vuole essere rieletto e stanno usando i bambini trans come prede, come pedine". Ma davvero all'età di 8 anni qualcuno può essere in grado di decidere di sottoporsi a un - pesantemente invasivo - trattamento di cambio sesso ed esserne perfettamente consapevole? È una scelta da cui è - praticamente impossibile - tornare indietro.

Quei pericoli sui minori ignorati dai liberal

Eppure le argomentazioni di Paxton sono scientificamente fondate e non sono affatto campate per aria. Come riportato lo scorso ottobre da InsideOver, nei mesi scorsi due medici per trans di fama mondiale hanno lanciato un'allarme inerente proprio con il cambio di sesso sui pazienti minorenni. Trattasi di Marci Bowers, medico che ha eseguito più di 2.300 interventi chirurgici di cambio del sesso durante la sua carriera – una specialista di vaginoplastica che ha operato – fra gli altri – la star dei reality televisivi Jazz Jennings – ed Erica Anderson, psicologa presso la Child and Adolescent Gender Clinic dell’Università della California a San Francisco. Intervistate da Abigail Shrier sul blog dell’ex giornalista del New York Times, Bari Weiss, Bowers ed Anderson hanno raccontato di aver tentato invano di pubblicare un articolo al New York Times nel quale provano a spiegare che molti operatori sanitari transgender stanno trattando i bambini "in modo avventato".

Bloccare la pubertà in una fase così delicata per lo sviluppo sviluppo come quella dell'adolescenza ha infatti delle ripercussioni molto serie sul corpo umano poiché in quel periodo non solo si stimola la crescita degli organi sessuali ma anche l’appetito sessuale. "Se non hai mai avuto un orgasmo prima dell’intervento chirurgico, e poi la tua pubertà viene bloccata, è molto difficile averlo dopo", spiegava Bowers. Pesanti controindicazioni che la stampa liberal ha deciso di ignorare per pura partigianeria e idelogia.


Alberto Pento
Mi pare giusto, si tratta di un crimine contro l'umanità. Cambiare sesso è impossibile, un'illusione, un'inganno, una violenza, una demenza indicibile, specialmente se praticato sui minori.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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