Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Sixara » mar giu 02, 2015 6:11 pm

Berto ha scritto:A mi me par ke i caxi coki o gay naturałi o biołojeghi łi sipia lomè coełi purpi de l'ermafroditixmo e ke staltri łi sipia parlopì łigà a ła coultura. No xe ła nadura ke ła te fa nasar coki o gay ma ła coultura, ła fameja e ła comounedà ke łe te fa devegnerlo.

Ma nòo... e pal pasà elora indoe ke 'cultura-fameja-comunidà' le te emarjnava se no eliminava propio, se le scopriva ca te jeri gay... come la metemo? :?
Nò Alberto, ono el ghe nàse cusì e l ghe resta, nol ghe 'deventa' par via de fameja, scòla, socetà, 'cultura'.
O almanco lè cueo ca penso mi.
Gonti da ricordare l caxo de l avocato de Rovigo? :D
Ke a l ò visto anca ieri l altro da l tabakin : la deventa senpre pì elegante co kei taki alti, kele sotanine, inposibile no vedarla, la sarà alta do metri... na bela biondona.

Ma te me domandavi de na toxa gay de ke jènare ke la xe : femena lè e femena la resta. Mi no credo ( e spero) ca ghe sia caxi de toxe ( nate biolojcamente femene) ke le vòe canbiarse n toxi-mas-ci co tuto cueo ca ghe và drio de opera'zion de cava-e-meti... mariavè.
Sa te ghe pensi - mi credo - ke i sia depì i nati-mas.ci ca le fà kele opera'zion lì spaventoxe pa trasformarse te na femena.
Parké ghe manca na X, ma le femene - gay o manco - i le ga tute 2. E sen bele ke a posto, gra'zie.
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » dom giu 21, 2015 9:47 am

Scuola, preside invia circolare su gender. Miur: “Ora chieda scusa alle famiglie”

Una dirigente scolastica di Roma aveva spedito una lettera ai genitori degli alunni in cui scriveva che il ddl scuola, tra i punti sull'educazione di genere, prevede anche la "masturbazione infantile precoce". Il Ministero: "Iniziativa partita da lei. Il dicastero non c'entra nulla"
di Chiara Daina | 20 giugno 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... ie/1798680

“Ora la preside deve inviare una lettera di scuse alle famiglie”. Così dice Miur, contattato da ilfattoquotidiano.it, dopo che ieri ha convocato la dirigente scolastica dell’istituto “Via Micheli” di Roma, Anna Maria Altieri nell’ufficio scolastico del Lazio per chiederle di annullare la circolare contro la teoria del gender inviata ai genitori dei suoi studenti lo scorso 17 giugno. La comunicazione è stata ritirata e oggi non ha più alcuna validità. Nel mirino l’articolo 2 del ddl sulla riforma della scuola in discussione al Senato. Quello che si richiama alle linee guida dell’educazione di genere, messe a punto dal Miur insieme alle Regioni, e prevede di includere nei programmi scolastici i temi dell’uguaglianza, delle pari opportunità, delle differenze di genere e della violenza contro le donne basata sul genere.

“Visto il silenzio della maggior parte degli organi di stampa” su quanto sta avvenendo, si legge sulla nota firmata dalla dirigente, le famiglie sono invitate “ad approfondire la questione” sul sito internet difendiamoinostrifigli.it, sito in cui si promuove anche il Family Day di piazza San Giovanni a Roma. “La realtà che si prefigura nell’immediato futuro (già dal settembre 2015, se passasse la legge attualmente in discussione) è l’introduzione nella scuola di ogni ordine e grado dell’educazione alla parità di genere”, continua la preside, che tira poi in ballo presunte “Linee guida dell’organizzazione mondiale della Sanità per l’educazione sessuale nelle scuole“.

CircolareTra i vari punti contenuti, secondo lei, ci sarebbe “da 0 a 4 anni: masturbazione infantile precoce” e “da 4 a 6 anni: masturbazione, significato della sessualità: il mio corpo mi appartiene. Amore tra le persone dello stesso sesso, scoperta del proprio corpo e dei propri genitali“.

Un discorso che su Facebook il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, alla vigilia dell’intervento del Ministero, ha giudicato “inaccettabile”. “La dirigente scolastica non deve essersi informata a dovere – continua Faraone -: non c’è alcun emendamento su nessuna teoria del gender. Il ddl in esame al Senato in questi giorni parla di educazione alla parità tra i sessi, prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni. Non vedo come questo potrebbe danneggiare gli studenti, i docenti e le famiglie italiane. Sono cose che le scuola dovrebbe insegnare a prescindere, per sua natura, se vuole educare cittadini consapevoli“.

Il Miur non è disposto ad accettare compromessi: “È opportuno che la preside spieghi alle famiglie che l’iniziativa è partita da lei e il ministero non c’entra niente”, precisano dal ministero a ilfattoquotidiano.it, aggiungendo che nella circolare non solo è stata dichiarata una falsità, quella sull’articolo 2 del ddl sulla “Buona scuola”, ma contiene anche un messaggio politico, poiché il sito web suggerito per documentarsi è proprio quello del Comitato “Difendiamo i nostri figli” che ha organizzato il Family day, la manifestazione in piazza San Giovanni contro “l’ideologia gender” a scuola e in difesa della famiglia tradizionale.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... gender.jpg
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » mar ago 04, 2015 9:41 pm

La Francia abbandona il progetto gender. Hanno vinto le famiglie

giugno 30 2015
http://www.informarexresistere.fr/2015/ ... e-famiglie

Parigi. Dovranno farsene una ragione le fanciulle di Osez le féminisme! e del Collectif éducation contre les LGBTphobies, che giovedì dalle pagine del Monde hanno chiesto al ministro dell’Educazione nazionale, Benoît Hamon, di ufficializzare quanto prima la generalizzazione del movimento “Abcd de l’égalité”.
Perché il programma scolastico pro gender – promosso dall’ex ministro Vincent Peillon e dall’attuale ministro per i diritti delle Donne, Najat Vallaud-Belkacem, con il pretesto di decostruire gli stereotipi sessuali e di lottare contre le disuguaglianze tra maschi e femmine – non andrà oltre lo stadio della sperimentazione (attualmente sono 275 le scuole coinvolte).
Stando a quanto riportato giovedì dal settimanale Express, a conferma delle indiscrezioni diramate dal Figaro qualche settimana fa, Hamon avrebbe deciso di ritirare il programma, sfiancato dalle crescenti proteste dei movimenti di boicottaggio e alla luce dei problemi economici attuativi emersi dal pre-rapporto ministeriale che doveva valutare lo stato della sperimentazione, mettendo così una pietra tombale sull’ipotesi di estenderlo a tutti gli istituti scolastici in vista della prossima rentrée.

La decisione, che sempre secondo l’Express avrebbe trovato d’accordo la stessa Belkacem, sarebbe già stata presa il 27 maggio, in seguito a un faccia a faccia a Matignon tra il ministro dell’Educazione nazionale e il premier Valls. Ieri l’entourage di Hamon ha fatto sapere che il ministro si pronuncerà definitivamente a riguardo nei primi giorni di luglio, ma tutto fa pensare che non ci sarà nessuna marcia indietro last minute. Manca solo l’ufficialità dell’ennesimo cambio di rotta del governo, dopo il rinvio sine die della loi famille e il fallimento della legge sul mariage pour tous, certificato dal numero irrisorio di matrimoni omosessuali celebrati fino a oggi.

Hanno vinto le famiglie, che da gennaio rispondono compatte all’appello di boicottaggio pacifico lanciato da Farida Belghoul e dal suo movimento antigender Giornate di ritiro dalla scuola (Jre). Da quel 24 gennaio, prima giornata di boicotaggio dell’“Abcd de l’égalité”, le adesioni all’iniziativa della Belghoul non hanno mai smesso di crescere, nonostante i reiterati tentativi di ostruzionismo da parte dell’esecutivo. Indifferente alle critiche piovute dai giornali della gauche, Farida, la storica leader del “movimento beur”, ha continuato a marciare e a lottare, con la stessa determinazione di quando, negli anni Ottanta, sbertucciava a Place de la République gli antirazzisti del Ps e di Sos Racisme. E a nemmeno sei mesi dal lancio dell’iniziativa ha già costretto il governo a fare marcia indietro sul suo progetto di rifondazione della scuola. “Sono felice, è sicuramente una vittoria importante, ma non definitiva. La mobilitazione resta necessaria”, dice al Foglio Farida Belghoul. “‘L’Abcd de l’égalité’ è solo il primo tentativo del governo d’introdurre l’ideologia del gender a scuola. Ne seguiranno altri e saranno ancora più insidiosi e surrettizi”. “L’impatto del movimento è marginale”, diceva un certo Vincent Peillon, prima di ricevere il benservito da Hollande, e la penetrazione della teoria del genere nelle scuole è solo “un folle rumor, inventato e alimentato dai reazionari”.
A questo proposito, l’ex ministro farebbe bene a rinfrescarsi le idee, dando un’occhiata a un video pubblicato mercoledì sul sito dell’associazione politica Egalité et réconciliation, dove le relatrici del programma di cui è stato il promotore spiegano quali sono, o meglio quali erano, gli obiettivi concordati. Di seguito una breve selezione delle frasi pronunciate dalle relatrici: “La riproduzione degli stereotipi educativi è una cospirazione della società”, “bisogna evitare che la socializzazione differenziale penetri nelle scuole”, “il lavoro di decostruzione deve iniziare dalla tenera età”, “gli stereotipi sono evidenti fin dalla materna: i bambini indossano i pantaloni, le bambine le gonne”. Vedere per credere.
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » ven ago 14, 2015 12:12 pm

La menzogna della “teoria del gender” e l’incapacità ad educare

http://www.uccronline.it/2012/09/14/la- ... ad-educare
Calendar 14 settembre 2012

Può sembrare una presa di giro, ma ahimè non lo è. Nils Pickert è divenuto famoso sui casi di cronaca in quanto si è messo ad indossare la gonna per imitare e solidarizzare con il bizzarro comportamento del suo piccolo di 5 anni.

Il padre, definito dai media “premuroso di sani principi”, non poteva certo obiettare al ragazzino che la gonna la usano le femmine, ma da “attento educatore” all’eguaglianza di genere ha preferito indossarla insieme al bimbo e passeggiare allegramente per le strade di Berlino. Dopotutto, si giustifica Nils, «non mi sta neppure così male».

Il problema è nel fatto che oggi se ne trovano molti di genitori così, (che, beninteso, grazie al cielo non arrivano ad indossare abiti dell’altro sesso), che accettano la teoria su l’eguaglianza di genere o cosiddetta “teoria del Gender”, e che la insegnano ai propri figli come corretta educazione per la crescita. Ritenuta corretta perché neutra, relativista, dunque svuotata del concetto di “educazione”. Ma cosa è questa fantomatica “Teoria del Gender” ? Cercherò in poche parole semplici di spiegarla.

Tradizionalmente gli individui vengono divisi in uomini e donne sulla base delle loro differenze biologiche, infatti il sesso e il genere costituiscono un tutt’uno.

La “Teoria del Gender” propone invece una suddivisione, sul piano teorico-concettuale, tra questi due aspetti dell’identità:
a) il sesso (sex) che costituisce un corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici, maschili o femminili.
b) il genere (gender) che rappresenta una costruzione culturale, la rappresentazione, definizione e incentivazione di comportamenti che rivestono il corredo biologico e danno vita allo status di uomo, donna, gay, lesbo, trans, bisex e altri 17 generi, secondo la “Australian human rights commission”.

Il genere, secondo questa teoria, diventa un prodotto della cultura umana, il frutto di un persistente adeguamento sociale e culturale delle identità, ed è per questo che un uomo può illudersi di “scegliere” di diventare donna e così via. In sostanza, il genere è un carattere appreso o che io scelgo a mio piacimento, non qualcosa di pre-esistente.

Niente di più menzoniero. Come già sosteneva Sigmund Freud, che certo non lo si può definire un oltranzista cattolico, l’uomo e la donna sviluppano la propria psicologia interiorizzando il proprio corpo sessuato durante l’infanzia e l’adolescenza. Quando questo non accade, i soggetti non accettano il proprio corpo reale rappresentandone uno che non corrisponde alla loro realtà personale: il corpo immaginato è diverso dal corpo reale e da questo passo si arriva ad identificarsi per ciò che non si è, portando questi soggetti difronte ad un disorientamento sessuale.

Anche il Dott. Roberto Marchesini, noto psicoterapeuta, in una intervista alla rivista Il Timone, parlando della “teoria del Gender” così esplica : «Innanzitutto si tratta di un atteggiamento di ribellione nei confronti della realtà che non può che aumentare la sofferenza e l’angoscia nell’uomo. Secondariamente, questa teoria porta ad una visione che muta radicalmente la natura dei legami relazionali. La relazione, anche sessuale, non è più il compimento di un progetto della natura umana, ma diventa questione di scelta, anche ideologica, sradicata dal livello biologico, persino variabile nel tempo. Infine, come è nel destino di ogni ideologia, anche la “teoria del gender” si sta trasformando quasi in una dittatura, che limita la libertà di pensiero e di espressione e discrimina chi non si adegua a questa visione dell’uomo».

Signori, la natura, (apparte i casi facenti riferimento a gravi patologie, quali l’ermafroditismo) è costituita da maschi e femmine, uomini e donne, un motivo dovrà pur esservi. Non è dato a noi scegliere il proprio sesso, ma bensì di riconoscerlo, di rispettarlo ed identificarci in esso, “c’est la vie”. Quindi vi do un consiglio, se un domani vostra figlia vi chiedesse di farle la barba rispondete così: «No tesoro, la barba se la fa il babbo, semmai quando sarai più grande tu al suo posto ti metterai sulle labbra un bel rossetto», vedrete che la bambina non si scandalizzerà affatto.

Niccolò Corsi
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » mer ago 19, 2015 6:56 am

Siamo tutti bifolchi e bigotti, siamo tutti Brugnaro

agosto 18, 2015 Giuliano Guzzo

Elton John ha messo una fatwa via Instagram contro il sindaco di Venezia per aver fatto ritirare i libri gender dalle scuole dell’infanzia

http://www.tempi.it/siamo-tutti-bifolch ... dQL5PTV_uh


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Siamo tutti bifolchi e bigotti, siamo tutti Brugnaro
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agosto 18, 2015 Giuliano Guzzo

Elton John ha messo una fatwa via Instagram contro il sindaco di Venezia per aver fatto ritirare i libri gender dalle scuole dell’infanzia

Chi tocca la teoria del gender muore. E lui, Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, oltre ad aver scippato alla sinistra un feudo storico, non ci ha pensato un attimo, una volta eletto, a sfidare l’«inesistente» ideologia dando disposizioni affinché fossero ritirati dalle scuole dell’infanzia quei libri che sono la quintessenza del gender, e che vorrebbero rieducare i più piccoli all’insegna dell’esistenza di molteplici modelli familiari e di papà e mamma come un’alleanza educativa fra le tante. È per questa ragione che s’è attivato nientemeno che Elton John emettendo una fatwa via Instagram con la quale ha fatto sapere ai seguaci che «la meravigliosa Venezia sta indubbiamente affondando, ma non tanto rapidamente quanto il bifolco e bigotto Brugnaro».

Capito? Per il solo fatto di ritenere che il primato educativo sui figli spetti ai genitori, e che il contrasto al bullismo con genitore 1 e genitore 2 non c’entri nulla, il sindaco di Venezia sarebbe «bifolco e bigotto». E’ il “metodo Barilla”, sempre lo stesso: dissenti dal Pensiero Unico e sei mediaticamente finito; per maggiori informazioni chiedere a Barilla o a Domenico Dolce, anche lui a suo tempo maledetto da Elton John e giunto in queste ore a scusarsi affidando l’abiura alle pagine di Vogue e precisando che non voleva «offendere nessuno». Le “cattivissime” affermazioni dello stilista le ricordiamo tutti – «Non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre» (Panorama, Anno LIII – n.11 (2547), 18.03.2015, p. 60), osò dire –, e così dopo cinque mesi, tardivo ma chiaro, il suo pentimento è arrivato.

Il punto è che Luigi Brugnaro, per i gendarmi del Pensiero Unico, per certi versi è perfino peggio dell’adesso redento Dolce: perché sindaco di una città fra le più belle del pianeta e perché, dicevamo, si è smarcato coi fatti e coi provvedimenti infischiandosene, non appena ha potuto, della giostra arcobaleno. Del resto, il fatto che si sia mosso, ruggendo forte e chiaro, un pezzo da novanta come Elton John – servilmente presentato al Tg1 serale come «papà di due figli avuti dal compagno David» (dunque gli uomini partoriscono: questa sì che è una notizia!) – è indicativo di quanto un certo mondo a prima vista tutto baci e abbracci tema il dissenso di un realtà istituzionale nella quale, anche in Italia, fra politici e magistrati ha pedine potentissime.

Chi quindi pensa che il sindaco di Venezia combatta su questo una battaglia giusta farebbe bene a dirlo, a scriverlo, ad urlarlo forte prima che l’uomo non si senta solo e non alzi, pure lui, bandiera bianca. Occorre ricordare a Brugnaro che le sue posizioni saranno pure da «bifolco e bigotto», ma sono genuino pensiero di popolo – il caro vecchio buon senso – e non pallino di club come quello portati avanti dalla consigliera progressista che la scorsa legislatura ha promosso la diffusione dei testi in salsa gender salvo poi, alle elezioni, non spingersi oltre un penoso 0,71%. Perché i cittadini italiani, di genitore 1 e genitore 2, famiglie multicolor e uteri affittati, non vogliono sentir parlare: è così, è una realtà che neppure i soldi di Elton John possono cambiare. Forza, dunque: siamo tutti bifolchi e bigotti, siamo tutti Brugnaro.
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » mer ott 14, 2015 7:00 am

Bitonci vieta la sala comunale alla lettura di libri gender

L'incontro organizzato dalla libreria Pel di Carota: si sarebbero dovuti leggere pubblicamente volumi censurati dal sindaco di Venezia Brugnaro
di Luca Preziusi

13 ottobre 2015

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... ?ref=fbfmp

PADOVA. Bitonci nega una sala comunale per la pubblica lettura dei libri 'censurati' da Brugnaro a Venezia.

Lunedì prossimo era in programma un incontro promosso dalla libreria 'Pel di Carota', regolarmente autorizzato dal Gabinetto del sindaco. Sul leggìo una ventina dei 49 libri “censurati” dal sindaco della laguna Luigi Brugnaro, in quanto ritenuti a favore della teoria gender. L'obiettivo degli organizzatori era quello di portare a Palazzo Moroni ciò che non era riuscito il 31 agosto scorso in piazza Mazzini.

A fare saltare quell'incontro furono proprio le dichiarazioni di disapprovazione del sindaco Bitonci, che convinsero i librai di 'Pel di Carota' a fare un passo indietro. Il nuovo tentativo sembrava fosse andato a segno, con la lettura prevista proprio in 'casa Bitonci', nella sala Paladin. Poi il dietrofront di questa mattina, avvenuto telefonicamente.

"Bitonci ha dei seri problemi con la democrazia - è il commento di Massimo Bettin, segretario provinciale del Pd- . E' inaudito che gli uffici neghino le sale comunali per una libera iniziativa di un'associazione che aveva fatto regolare richiesta, adducendo motivi ideologici beceri, non siamo ai tempi del duce, non esiste la possibilità da parte del Sindaco o della politica di decidere a proprio piacimento e addirittura rivendicarlo in video cosa si può fare o cosa non si può dire nella casa comunale o negli spazi pubblici. Il fatto va ben oltre un atto di arroganza o uno sgarbo politico - continua Bettin - ma tocca elementari diritti democratici e costituzionali validi per tutti che come Pd e come consigliere di questa amministrazione pretendo siano
rispettati. I dirigenti che hanno eseguito in maniera prona l'ennesimo diktat del sindaco valutino bene se la loro azione risponde a principi di correttezza amministrativa. Su questa cosa vado fino infondo in tutte le sedi. Esprimo la mia totale responsabilità all'associazione Pel di Carota".
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » sab ott 31, 2015 10:29 pm

???

La suora filosofa parla di gender al teatro Caproni
LEVICO TERME. Quesra sera alle 20.30 al Teatro oratorio “Monsignor Caproni” incontro con la teologa e filosofa Benedetta Selene Zorzi, docente di antropologia e patrologia, ideatrice del...
20 ottobre 2015
http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/ ... 1.12302660

“Monsignor Caproni” incontro con la teologa e filosofa Benedetta Selene Zorzi, docente di antropologia e patrologia, ideatrice del Coordinamento Teologhe Italiane, dal titolo “La sfida del gender: per capirne di più”, un tema di grande attualità che verrà introdotto da don Franco Pedrini.

«Il gender, - scrive Zorzi - lungi dall'essere una ideologia chiara, sostenuta da autori precisi con contenuti tematici specifici, è solo un criterio di analisi che smaschera come non ci sia una legge naturale che determini carattere, ruolo e destino di uomini e donne, ma è ciò che crediamo che una persona debba essere, diventare o comportarsi, a seconda del suo sesso. Il genere quindi appartiene alle aspettative sociali e ai valori culturali. Ecco perché si dice che è una “costruzione sociale”. Si tratta piuttosto delle aspettative sociali o delle convinzioni che abbiamo introiettato così in profondità da sembrarci “naturali” (nel senso di un destino meccanico che viene dalla morfologia).

Spiace vedere la confusione che regna in coloro che combattono questo gender (un mostro caricaturale creato ad hoc per combatterlo e che contiene le cose più varie) ritenendo che esso sia una precisa ideologia e poi non sanno distinguere tra i termini maschio, maschilità, maschile, uomo (femmina, femminilità, femminile, donna), per non parlare della confusione che emerge quando si inizia a chiedere loro quali contenuti esso avrebbe. La cosa grave è che tramite questa sorta di lotta scatenata a questa fantomatica
“ideologia del Gender” si rischia di perdere alcune conquiste che sembravano assodate circa i ruoli, la dignità e i diritti delle donne, la maggiore di tutte le minoranze».


https://it.wikipedia.org/wiki/Genere
https://it.wikipedia.org/wiki/Sesso_%28biologia%29
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » ven nov 06, 2015 10:50 pm

Francesco Falezza sol jender


http://www.falezza.com
http://falezza.blogspot.com
http://www.falezza.com/index.php/varie/item/148-gender


In questi tempi si sente parlare spesso della teoria Gender, ma ben pochi sanno esattamente di cosa si tratta, ho provato a leggere diversi pareri, ma, ho notato, che ognuno aveva una versione diversa dall’altro, tutti l’avevano interpretata e manipolata a proprio piacimento, esponendo le cose che più piacevano e tacendone altre che non gradivano.

Brevemente i punti fondamentali di questa “teoria” si potrebbero riassumere così: non esistono differenze fra il maschile e femminile, l’identità sessuale prescinde dal dato biologico: è determinata invece dai modelli culturali e sociali, nella persona, nella famiglia, nella società i ruoli sono fluidi e intercambiabili.

Questi studi di genere considerano la nostra identità, una realtà complessa e dinamica, una sorta di mosaico composto dalle categorie di sesso, genere, orientamento sessuale e ruolo di genere. Ma mentre il sesso è determinato biologicamente (cioè nasciamo maschi o femmine), il genere viene considerato un costrutto socioculturale, in sostanza, qualcosa che si acquisisce, che non è innato, e che ha a che fare con le differenze socialmente costruite fra i due sessi, l’identità di genere riguarda il sentirsi uomo o donna, altra cosa ancora è l’orientamento sessuale che è l’attrazione, affettiva e sessuale, che possiamo provare verso gli altri.

Ma perché si parla tanto di questo? A causa della riforma cosiddetta della “Buona Scuola”, in particolare a causa del comma 16 dell’art. 1 legge 107/2015 che recita: “Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei princìpi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni….”

Questo articolo a prima vista pienamente condivisibile, ha destato preoccupazione per l’uso della parola genere e delle interpretazioni che ne potrebbero seguire; infatti già in alcune scuole, ancor prima dell’approvazione di questa legge, si sono realizzate iniziative e acquistato libri che hanno sviluppato temi riconducibili alla cosiddetta “Teoria Gender”. Il timore è che attraverso le interpretazioni di questa legge l’ideologia lasci il piano del dibattito di idee per entrare nella vita quotidiana di cittadini e famiglie.

Il ministro della pubblica istruzione si è affrettato a diramare una circolare dove ha ribadito che non c’è alcuna intenzione di fare questo, ma solo di prevenire violenze e discriminazioni. Vedremo se questo sarà mantenuto o se, invece col passare del tempo, verrà cambiata questa interpretazione. Un vecchio politico italiano diceva: “A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca!”.

Ma veramente questi studi e/o questa teoria potrebbero essere efficaci per evitare violenze e discriminazioni? E le politiche fatte finora sono o non sono efficaci contro questi problemi?

Dove sono state applicate si sono tradotte in una educazione sessuale precoce che assomiglia più a un’iniziazione che ad una educazione vera e propria, oltre ad avere il limite di occuparsi quasi esclusivamente del cosiddetto “bullismo omofobico” quando sappiamo che il problema della violenza e ben più ampio e va affrontato a 360°.

Come funziona? In pratica si tende a negare le differenze tra i sessi, si considera il genere a prescindere dalla natura biologica dell’individuo, in pratica uno è quello che si sente e vuole essere, o meglio è quello che è stato educato ad essere. Pertanto rimuovendo questi stereotipi educativi si elimina la reazione violenta di alcuni e si otterrebbe libertà e rispetto per tutti.

Purtroppo ,o per fortuna, la realtà non funziona così, già da quando siamo piccolissimi emergono le differenze tra maschi e femmine, al di là dell’educazione ricevuta. Lo si nota chiaramente nei giochi, nell’aggressività, nei comportamenti ancora prima della maturazione sessuale e psicologica, che avviene con tempi diversi e che farà aumentare ancora di più queste differenze.

Pertanto negando o ignorando queste differenze o, peggio, educando qualcuno ad essere quello che non è, si otterrà ancora più frustrazione che sappiamo andrà a sfociare nell’aggressività e nella violenza.

La soluzione del problema invece va proprio nella direzione opposta, infatti non è negando le differenze che lo si risolve, ma è solo insegnando a rispettarle che si può ottenere qualche buon risultato. Le differenze ci sono, sono evidenti e sotto gli occhi di tutti perché negarle? Cosa si spera di ottenere? Ci vuole tanta educazione civica che insegna a rispettare non solo le differenze e preferenze sessuali, ma anche tutte le altre!!!

Pensate un po’ a che società stanno creando: stanno deportando (non vedo termine più adatto) milioni di stranieri provenienti da culture profondamente diverse dalla nostra, per dirlo con chiarezza queste persone hanno una concezione della donna, della religione e della società simile a quella che noi avevamo almeno 700 anni fa… e vogliamo spiegare a questi la parità tra i sessi? Le pari opportunità? Fargli accettare i matrimoni omosessuali?

Poi l’Italia, che si crede tanto emancipata, perde dal 10 al 15% di turisti a favore di Grecia, Croazia e Spagna perché non ci sono spiagge per la tintarella integrale, in quasi tute le saune è obbligatorio l’uso del costume da bagno anche se sanno bene che le fibre sintetiche a quelle temperature si decompongono generando sostanze altamente tossiche, la prostituzione è nelle mani delle mafie e non esistono leggi efficaci per regolamentarla e per tutelare chi pratica quel mestiere!!! Capiamo subito che lo stato italiano non è nemmeno in grado di affrontare questi problemi relativamente semplici. Ma, non solo, assistiamo ancora ad omicidi e attacchi con l’acido scatenati dalla gelosia, per non parlare dei delitti di immigrati che hanno ucciso la figlia perché non voleva indossare il burka! In questo contesto, che disegna un paese incapace di affrontare e regolamentare problemi conosciuti e vecchi come questi, figuriamoci cosa combinerà nell’affrontare problemi complessi come il bullismo giovanile, le pari opportunità, l’integrazione, il disadattamento, le violenze domestiche e giovanili.

Non dimentichiamo che alcuni di questi problemi sono causati anche da un’immigrazione extracomunitaria sfrenata e deregolamentata, che ha comportato un rimescolamento di culture troppo diverse tra loro, che ha causato problemi di disadattamento e mancata integrazione che generano frustrazione che inevitabilmente sfocerà in violenza.

Questo ci dice la psicologia… e per risolvere tutto questo? Si vuole forse ispirarsi alla perversa teoria del Gender? L’errore di questa ideologia e quello di negare le differenze, cosa che lo stato italiano è ben abituato a fare nella sua attività di cancellazione delle identità e dei popoli che abitano la penisola italica, invece la soluzione va proprio nella direzione opposta, cioè solo rispettando e insegnando a rispettare le differenze se ne viene fuori! Ma non esistono solo le differenze di genere, ci sono anche quelle culturali, quelle dei popoli in generale e quella del popolo Veneto in particolare!!! Bisogna rispettare tutte queste differenze se si vuole veramente costruire una società tollerante, altrimenti violenze e soprusi continueranno ad esserci e sempre in misura maggiore.
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » mar dic 01, 2015 3:56 pm

Daniel è il transgender più giovane d’Europa: a soli 3 anni ha deciso di diventare femmina
Daniel, a 6 anni è il transgender più giovane d'Europa
Lunedì 7 Dicembre 2015
di Ida Artiaco

http://www.ilmessaggero.it/primo_piano/ ... 98504.html

Daniel è nato a Strathspey, Scozia, sei anni fa. La sua storia è molto simile a quella degli altri bambini della sua età, fatta di giochi e amore dei genitori che si occupano della sua crescita come meglio possono. Ma Daniel presto diventerà Danni, accingendosi a diventare il più giovane caso di cambio di sesso non soltanto nella storia del Regno Unito ma di tutta l’Europa.
Tutto è cominciato tre anni fa, quando la madre di Daniel, la 32enne Kerry McFadyen, ha scoperto il figlio, allora di soli tre anni, giocare con le forbici in bagno per potersi tagliare il pene e diventare così una ragazza. La decisione non è stata affatto semplice, ma dopo che i medici hanno dichiarato che il bambino soffriva di disforia di genere non ci sono stati più dubbi: il cambio di sesso era la scelta migliore.
Come i genitori hanno spiegato ai loro altri quattro figli, Danni non si sentiva a suo agio nel corpo di un bambino, lui stesso raccontava agli altri, nonostante la sua giovanissima età, di avere la testa di una femmina, per questo amava giocare con le bambole e passare più tempo con le sue sorelle piuttosto che con i fratelli. “La mia preoccupazione più grande era quella di lasciar diventare mio figlio vittima di bullismo, una volta uscito dal nido di casa – ha raccontato la madre ai media locali – ma alla fine abbiamo deciso di far essere Daniel ciò che davvero desiderava essere. E lui vuole essere una ragazza a tutti i costi”.
Su Facebook è nata anche una pagina attraverso la quale i signori McFadyen raccontano la storia di Daniel per aiutare altri bambini che si trovano nella sua condizione ad essere se stessi, ma anche per condividere con i loro genitori questa esperienza. “Ci sentivamo persi quando abbiamo avuto la notizia del disturbo dell’identità di genere di nostro figlio – scrive Kelly - ma con il giusto supporto tutte le famiglie possono farcela a sostenere i propri figli”.
Tuttavia, la strada verso il cambio totale di sesso è ancora lunga. I medici hanno detto ai genitori di poter dare a Danni farmaci per posticipare la pubertà, insieme ad altri trattamenti ormonali, che possano prepararla a subire un intervento chirurgico di riallineamento di genere una volta compiuti 18 anni. Intanto, anche la scuola di Danni si è mobilitata per rendere questo periodo di transizione il meno difficile possibile, installando nella struttura toilette unisex per non discriminarla.
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » dom apr 03, 2016 10:29 pm

Omogenitorialità liberi di dissentire?
Tonino Cantelmi
2 aprile 2016

http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/ ... TIRE-.aspx

La vicenda degli psicologi «zittiti» dai loro Ordini sul gender La notizia: un certo numero di psicologi ha subìto o sta subendo procedimenti disciplinari dal proprio Ordine perché hanno espresso opinioni difformi sul tema del gender e dell’omogenitorialità e dintorni. Potrei entrare nel dettaglio per ogni singolo procedimento, ma nel complesso mi sembra di poter sostenere che i vari Ordini regionali degli psicologi si siano piegati al clima dominante. Lo sappiamo tutti: oggi le associazioni Lgbt possono far dimettere un politico, licenziare un manager, boicottare un’industria e rovinare la carriera di un ricercatore, ma questo non dovrebbe impedire la libertà di ricerca scientifica, il dibattito, il confronto delle opinioni.

E non dovrebbe neanche condizionare l’operato di un Ordine professionale. A proposito di gender theory: l’American College of Pediatricians il 21 marzo 2016 ha pubblicato un documento dal titolo eloquente: Gender Ideology Harms Children («L’ideologia gender danneggia i bambini»). Intanto pongo alcuni dubbi: può un Ordine stabilire, come se fosse legge, che la teoria gender non esiste e ritenere questa opinione definitiva obbligando i suoi iscritti ad aderirvi acriticamente? E quando mai nella scienza qualcosa è definitivo e non discutibile? L’Ordine è una società scientifica che stabilisce protocolli, valida terapie e decide di temi scientifici, oppure ha altri e molto importanti compiti? E soprattutto può ritenere definitivo e indiscutibile un suo documento che tocca temi come i gender studies? E infine può 'usare' se stesso per prendere posizione in un dibattito che è politico?

In questo contesto di evidente parzialità può con imparzialità giudicare non la condotta deontologica di uno psicologo nell’esercizio della sua professione ma addirittura le sue affermazioni, legittime e libere, in un dibattito pubblico? A mio parere è un gran pasticcio, ma la faccenda è grave: sembra quasi che uno psicologo oggi non sia un cittadino libero di esprimere le sue opinioni, e soprattutto non sia un ricercatore libero di mettere in discussione alcuni temi sui quali l’Ordine ritiene di aver espresso un giudizio inappellabile A onor del vero alcuni procedimenti, peraltro iniziati sulla base di esposti copia-incolla chiaramente strumentali, si sono risolti in una bolla di sapone: lo psicologo aveva pienamente diritto di dire la sua opinione e la commissione deontologica lo ha riconosciuto. Ma l’intimidazione esercitata dagli autori degli esposti è riuscita perfettamente. Quello stesso psicologo, per certo, si sottrarrà a ulteriori dibattiti.

È comunque un vulnus della libertà. Ovviamente confido nella capacità delle commissioni deontologiche di colpire non lo psicologo vittima della strumentale accusa ma gli accusatori in malafede. Prendiamo la questione delle adozioni da parte di coppie omogenitoriali. L’Ordine degli psicologi del Lazio, peraltro guidato da un presidente molto capace e attivo, sostiene che la questione sia scientificamente risolta e invia ai senatori un dossier – a suo dire autorevole e certo – che dimostrerebbe, studi alla mano, che non c’è alcun dubbio: i bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali non hanno alcun problema. E se uno psicologo dicesse il contrario? Potrebbe rischiare il procedimento disciplinare.

Ebbene, io non la penso così. A essere onesti, esaminando tutta la letteratura scientifica sul tema, emerge che la maggior parte delle affermazioni oggi circolanti siano imprudenti perché la maggior parte degli studi sono stati condotti con modalità sbagliate, metodologie non sempre corrette e conclusioni azzardate. In definitiva, sulla base della letteratura scientifica l’unica affermazione corretta a mio parere è questa: non è possibile affermare che la letteratura scientifica si sia pronunciata in modo chiaro, univoco e definitivo, e non è possibile affermare con certezza che lo sviluppo di bambini cresciuti in contesti omogenitoriali sia equivalente a quello dei bambini cresciuti in famiglie eterosessuali.

L’altro dato è questo: gli studi (anche questi altrettanto non univoci e dalla metodologia a volte incerta), che viceversa dimostrano addirittura che i bimbi cresciuti in contesti omogenitoriali abbiano più problemi di quelli cresciuti in famiglie eterosessuali, sono stati puntualmente accusati di omofobia e i loro autori hanno subìto gravi danni alla loro carriera, prima che la comunità scientifica correggesse il tiro e ne riconoscesse la validità. Quindi penso si possa sostenere che finché non ci saranno argomentazioni solide e coerenti sarebbe giusto che non venisse assunta alcuna decisione tale da modificare la situazione familiare attuale, in nome di un principio di prudenza che rispetti l’articolo 3 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Onu, nel quale è scritto che «in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche, (...) delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente».

Bene: se fossi psicologo e affermassi questo in un pubblico dibattito, e alla luce di questo esprimessi opinioni avverse a quanto affermato dall’Ordine degli psicologi del Lazio, e un paio di psicologi presentassero un esposto (più o meno è successo così in altre parti), l’Ordine che diritto avrebbe di aprire un procedimento disciplinare? Non sarebbe piuttosto una limitazione (grave) della libertà e un cedimento a richieste intimidatorie e strumentali dell’esposto? Ripeto: confido nella saggezza e nel buon senso delle commissioni deontologiche dei vari Ordini regionali, tuttavia ritengo che non debba essere un riflesso automatico esposto (per lo più strumentale)-procedimento disciplinare.

Tuttavia, piuttosto che scendere in campo con manipoli di avvocati e giuristi a loro volta pronti a sommergere Ordini, commissioni e accusatori di analoghe denunce, vorrei ricondurre il tema a una libera discussione, fuori dalle intimidazioni da azzeccagarbugli: sono sicuro che il presidente del Consiglio nazionale degli Ordini degli psicologi e anche i presidenti degli Ordini regionali implicati a vario titolo nella polemica vogliano accettare la proposta di un franco e leale dibattito sulla libertà degli psicologi, oggi a mio parere a rischio, restituendo loro diritto di parola, di ricerca, di critica e di opinione difforme.
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