Meno armi da fuoco per più sicurezza?Sonia Fenazzi, swissinfo.ch
10-13 minuti
Questo contenuto è stato pubblicato il 5 gennaio 2011
https://www.swissinfo.ch/ita/meno-armi- ... k.facebookUn'iniziativa popolare propone di restringere drasticamente il numero di armi in mano a cittadini in Svizzera.
(Keystone)
Uno strumento per ridurre suicidi e omicidi, secondo i sostenitori. Una promessa che non può essere mantenuta, secondo gli oppositori. L'iniziativa "Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi" è sottoposta a votazione popolare il 13 febbraio.
La Svizzera è uno dei paesi con la più alta proporzione di armi da fuoco in mano a privati cittadini. Sicuramente superano i due milioni. Questo numero, infatti, corrisponde a quelle attualmente iscritte nei registri cantonali, secondo i dati ufficialmente forniti dal divisionario Jean-Jacques Chevalley in una recente conferenza stampa. In circolazione ve ne sono però molte altre che non sono registrate.
Secondo stime, le armi da fuoco in mano alla popolazione svizzera si aggirerebbero sui 2,3 milioni. Una cifra elevata per un paese che conta circa 7,7 milioni di abitanti.
Fra i detentori di armi da fuoco, come negli altri paesi, ci sono cacciatori e collezionisti. Ma è essenzialmente una tradizione militare elvetica che fa lievitare le cifre. L'arma d'ordinanza, infatti, fa parte dell'equipaggiamento personale che i membri dell'esercito svizzero devono custodire quando sono fuori dal servizio. E una volta prosciolti dall'obbligo di prestare servizio, i militi generalmente possono tenere la propria arma.
L'arma d'ordinanza – stando a stime – è peraltro utilizzata da più dell'85% di chi pratica il tiro sportivo, che è una disciplina molto popolare nella Confederazione. Con circa 175mila membri attivi distribuiti in 3'100 società, quella di tiro è la terza federazione sportiva della Svizzera, secondo la classifica di Swiss Olympic.
Tante armi, poca criminalità, molti suicidi
Nonostante la grande diffusione di armi, la Svizzera non è un paese con un alto tasso di criminalità. Ha però un elevato tasso di suicidi. Secondo i dati più recenti forniti dall'Ufficio federale di statistica, nel 2008, su un totale di 1'313 suicidi, 239 (18,2%) sono stati compiuti con un'arma da fuoco. Nello stesso anno, vi sono stati altri 20 morti uccisi, intenzionalmente o accidentalmente, con un'arma da fuoco.
La statistica non precisa in quanti casi è stata utilizzata un'arma dell'esercito. Comunque, in seguito ad alcuni drammi in cui sono state utilizzate armi d'ordinanza militari, si sono levate voci per chiedere che queste fossero bandite dalle case e per reclamare una legge sulle armi più restrittiva.
Quelle voci sono diventate più pressanti quando, nel 2006, uno studio diretto dal professore di criminologia e diritto penale all'università di Losanna Martin Killias, ha calcolato che in media le armi d'ordinanza dell'esercito in Svizzera causavano 300 morti all'anno fra suicidi e omicidi.
Vasta coalizione contro armi in casa
Socialisti e Verdi hanno fatto sentire quelle voci in parlamento. Tuttavia, nell'ambito della revisione della Legge sulle armi, le loro proposte d'inasprimento sono state bocciate dalla maggioranza parlamentare.
Alcune modifiche adottate dal parlamento vanno nel senso auspicato dalla sinistra rosso-verde. Come, per esempio, il divieto della vendita anonima di armi, il nullaosta allo scambio fra autorità civili e militari di dati sull'uso abusivo di armi, la gestione centralizzata della tracciabilità delle armi da fuoco.
Troppo poco, però, per chi vuole ridurre drasticamente il numero d'armi da fuoco in circolazione nelle case svizzere. Così, poco più di due mesi dopo l'adozione della revisione, una vasta coalizione composta di una settantina fra partiti e organizzazioni il 4 settembre 2007 ha iniziato la raccolta delle firme per l'iniziativa popolare denominata "Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi".
L'iniziativa esige in particolare che le armi d'ordinanza militari siano custodite in locali sicuri dell'esercito e che non siano cedute ai militari prosciolti, prevede l'istituzione di un registro nazionale delle armi da fuoco e chiede che chi vuole acquistare, detenere o usare armi da fuoco e munizioni debba fornire la prova di averne la necessità e le capacità.
Ampia bocciatura delle Camere
Il testo, con più di 106mila firme valide, è stato depositato il 23 febbraio 2009. Il governo e la maggioranza del parlamento raccomandano di respingerlo. Il Consiglio nazionale lo ha bocciato con 119 voti contro 69 e 4 astensioni; il Consiglio degli Stati lo ha rifiutato con 30 voti contro 11 e un'astensione.
Per i fautori dell'iniziativa, diminuendo il numero di armi da fuoco in circolazione si riduce anche il numero delle vittime. In particolare è messa in causa la violenza domestica, dove le armi da fuoco non solo causano morti e feriti, ma sono utilizzate come minaccia. Riguardo ai suicidi, sono citati studi secondo cui chi vuol togliersi la vita, se non trova in un breve lasso di tempo il mezzo con cui ha deciso di farla finita, generalmente desiste.
Gli oppositori replicano che violenza domestica e suicidi non sono dovuti al possesso di un'arma. Per prevenirli occorre dunque combattere le vere cause. Cosa che, affermano, l'iniziativa non fa. Contestano inoltre la relazione fra la disponibilità di armi e un alto tasso di suicidi, affermando che non è provata scientificamente e sostenendo che chi vuole mettere fine ai propri giorni, se non ha un'arma a portata di mano, ricorre ad altri metodi.
Non un divieto generale
I sostenitori dell'iniziativa puntualizzano che essa non è rivolta contro tiratori sportivi, cacciatori e collezionisti, ai quali sarebbe però richiesta una licenza che attesti la loro idoneità. E non è neppure rivolta contro l'esercito. Secondo gli iniziativisti, custodire l'arma d'ordinanza militare in casa oggigiorno non si giustifica più sul piano della sicurezza, ma rappresenta solo un pericolo.
Per gli avversari, invece, si rompe così il rapporto di fiducia instaurato fra lo stato e il cittadino-soldato. In gioco ci sono anche gli interessi dei numerosi tiratori sportivi che utilizzano l’arma militare. Le società di tiro sostengono persino che questa misura segnerebbe la fine della grande popolarità di questa disciplina e condannerebbe a morte la maggioranza degli stand di tiro.
Gli oppositori dell'iniziativa rammentano inoltre che dall'inizio del 2010, chi vuole può già depositare l'arma d'ordinanza militare all'arsenale. Si tratta di una disposizione adottata dopo il lancio dell'iniziativa.
Così come nel frattempo sono state adottate altre restrizioni ed è entrato in vigore l'obbligo per i cantoni di registrare le armi in banche di dati, che si sta ora cercando di uniformare per agevolare lo scambio dei dati, ha ricordato la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga nella conferenza stampa per il lancio della campagna contro l'iniziativa.
Secondo i promotori dell'iniziativa, tuttavia, solo un registro centralizzato consente un controllo rigoroso delle armi da fuoco. Un registro nazionale agevolerebbe anche le inchieste per risalire al proprietario di un'arma. Per questo, fanno notare, le organizzazioni delle polizie lo rivendicano già da parecchi anni.
Gli avversari dell'iniziativa stigmatizzano i costi supplementari che essa comporterebbe. I fautori li giudicano invece sopportabili e replicano che salvare vite umane non ha prezzo.
Fautori e oppositori
A favore dell'iniziativa si sono coalizzati una settantina fra partiti e organizzazioni. Fra questi figurano: il partito socialista, i Verdi, i Verdi liberali, il partito cristiano sociale, il partito evangelico, il partito del lavoro, i sindacati, il Gruppo per una Svizzera senza esercito, numerose organizzazioni pacifiste, cristiane, di prevenzione del suicidio e femminili, nonché la Federazione dei medici svizzeri, la Società svizzera di psichiatria e psicoterapia e i Giuristi democratici svizzeri.
Contro l'iniziativa si schierano: l'Unione democratica di centro, i partiti liberale radicale, popolare democratico, borghese democratico, la Lega dei Ticinesi, le organizzazioni di tiro sportivo, di cacciatori e di armaioli, la Società svizzera degli ufficiali.
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Fatti e cifre
Tutti i cittadini svizzeri di sesso maschile residenti nella Confederazione sono soggetti all'obbligo militare dai 18 ai 30 anni per i militari con gradi di truppa e parte dei sottufficiali e ai 50 anni per specialisti e ufficiali superiori.
La scuola reclute generalmente è assolta nell'anno del compimento dei 20 anni e dura 18 o 21 settimane. Seguono sei o sette corsi di ripetizione di 19 giorni all'anno. I militi devono inoltre assolvere annualmente gli esercizi di tiro obbligatorio fuori del servizio.
L'esercito svizzero nel 2009 contava 188'433 membri attivi e 14'422 di riserva.
Gli attivi nel 2009 hanno complessivamente prestato 6'375'549 giorni di servizio.
Fonte: Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport
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crimini e delitti
Per la prima volta quest'anno è stata pubblicata la statistica della criminalità con i dati uniformati per tutta la Svizzera. Le cifre si riferiscono al 2009.
I dati, basati sulle denunce, consentono di fornire le cifre di delitti o crimini commessi con le armi da fuoco per tre tipi di reati.
Emerge così che nell'anno in rassegna le armi da fuoco sono state utilizzate in 55 casi (23,3%) su un totale di 236 di
omicidi o tentati omicidi, in 11 casi (2,1%) di lesioni gravi
su 524 e in 416 casi (11,8%) di rapina su 3'530.
Fonte: Ufficio federale di statistica
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swissinfo.ch
Referendum sulle armi: oltre 125mila firme, si voterà in maggio17.01.2019
https://www.tio.ch/svizzera/politica/13 ... aggio?mr=1Settemila di queste arrivano dal Ticino. Per la riuscita del referendum bastavano 50 mila sottoscrizioni
BERNA - Oltre 125 mila firme, di cui circa 7 mila dal Ticino, raccolte in meno di tre mesi. È il "bottino" di adesioni consegnato oggi dalla Cancelleria federale dal Comitato di interessi del tiro svizzero che si batte contro la modifica della legge sulle armi volta ad inasprire il possesso di quelle semiautomatiche. Il popolo si esprimerà il 19 di maggio prossimo. Per la riuscita del referendum bastavano 50 mila sottoscrizioni.
Secondo Luca Filippini, presidente della federazione sportiva svizzera di tiro nonché del Comitato contrario alla modifica della legge approvata dal Parlamento, «le nuove direttive europee al riguardo, che la Svizzera è obbligata riprendere poiché associata allo spazio Schengen, non apporteranno alcun miglioramento a livello di sicurezza».
A parere del ticinese, fra l'altro segretario generale e coordinatore del Dipartimento delle istituzioni in mano al "ministro" Norman Gobbi, le nuove disposizioni europee ledono i diritti e le libertà dei cittadini svizzeri. «Se col diritto attuale un cittadino incensurato ha il diritto di acquistare un'arma semiautomatica, le nuove disposizioni vietano tutti questi fucili e pistole dotate di grandi caricatori», ha dichiarato a Keystone-Ats.
Circa la sicurezza, e in particolare il dilemma del terrorismo, secondo Filippini i recenti attentati hanno dimostrato che le armi utilizzate erano «illegali, acquistate magari sul mercato nero», senza contare che i terroristi hanno fatto anche uso di camion e automobili per portare a termine i loro proposito criminali.
Insomma, le direttive Ue volte ad inasprire il diritto sulla armi sono "pseudoleggi" che non migliorano la sicurezza, ma restringono invece i nostri diritti e la nostra libertà.
Il presidente della federazione sportiva svizzera di tiro sostiene di non avere nulla contro gli accordi di Schengen (che secondo i fautori della direttiva sarebbero a rischio senza un adeguamento legislativo da parte elvetica). Riguardo all'asserzione secondo cui un "no" alle urne potrebbe condurre ad una esclusione della Svizzera dallo spazio Schengen, Filippini ha risposto che, tenuto conto della posta in gioco, «vale la pena discutere e fare decidere il popolo». In caso di successo, bisognerà trovare una soluzione con Bruxelles: Schengen è utile sia a loro che a noi, ha rilevato.
Schengen troppo importante - La direttiva Ue sulle armi automatiche è stata adottata dal Parlamento lo scorso settembre. Come più volte ripetuto nei due rami del Parlamento durante i dibattiti, la Svizzera ha ottenuto eccezioni per quanto riguarda l'arma personale che ogni soldato ha il diritto di portare a casa. Anche per cacciatori e appassionati di tiro non cambierà nulla.
A combattere la direttiva Ue adottata dopo gli attentati terroristici di Parigi è stata l'UDC, secondo cui le nuove restrizioni nel possesso di armi metterebbero in pericolo la tradizione elvetica del tiro.
La maggioranza del Parlamento ha accolto le nuove disposizioni giudicando la partecipazione elvetica allo spazio Schengen troppo importante - a livello di sicurezza - per metterla in pericolo.
La nuova direttiva Ue - La nuova direttiva in materia era stata proposta dalla Commissione Ue il 18 novembre 2015, pochi giorni dopo la seconda strage di Parigi. Il Parlamento europeo l'ha approvata il 14 marzo 2017.
In base al progetto del Consiglio federale adottato dal parlamento, una volta prosciolti dall'obbligo di prestare servizio militare, i cittadini potranno ancora tenere l'arma dell'esercito col relativo caricatore da venti cartucce e continuare a utilizzarla per il tiro sportivo.
I Cantoni avranno tempo tre anni affinché gli attuali detentori di armi semiautomatiche si facciano confermare il legittimo possesso presso gli uffici preposti. Simile registrazione a posteriori è invisa al comitato referendario. Tale conferma non sarà però necessaria soltanto se l'arma non risulta già iscritta in un registro o non è stata ceduta in proprietà direttamente dall'esercito al termine degli obblighi militari.
Anche i collezionisti e i musei potranno acquisire armi, a condizione di aver adottato tutte le misure necessarie per custodirle in sicurezza e di tenere un elenco delle armi che necessitano di un'autorizzazione eccezionale.
https://eu-diktat-nein.ch/itGino Quarelo Sì ai cittadini armati per l'autodifesa, baluardo contro la ditturara a difesa della vita, dei beni, della libertà, della dignità e della sovranità, dai prepotenti e dai criminali predatori, terroristi e mafiosi.Attuazione nel diritto svizzero della direttiva dell’UE sulle armi19 maggio 2019
https://www.ejpd.admin.ch/ejpd/it/home/ ... linie.htmlL’attuazione nel diritto svizzero della direttiva dell’UE sulle armi è stata accettata alle urne il 19 maggio 2019 con il 63,7% di voti favorevoli.
Risultati ufficiali
Partecipazione: 43,88%
Totale: 2'356'154
Sì: 1'501'880 (63,7%)
No: 854'274 (36,3%)
Risultati della votazione in dettaglio
(Ufficio federale di statistica UST)
La consigliera federale Keller-Sutter sul Sì alla nuova legge sulle armi: "Rimaniamo fedeli alla nostra politica consolidata, di cui siamo profondamente convinti: ci impegniamo a favore della protezione e della sicurezza della popolazione in Svizzera, senza mettere in questione la tradizione del tiro."
Sotto trovate le informazioni sull’attuazione nel diritto svizzero della direttiva dell’UE sulle armi che il DFGP aveva messo in rete prima della votazione del 19 maggio 2019.
Video esplicativo
Dichiarazione per la TV
Conferenza stampa del 14 febbraio 2019
Intervista, 10vor10, 29.03.2019
Video con lingua dei segni
La Consigliera federale Simonetta Sommaruga
Video con lingua dei segni
Questo documento non è disponibile in italiano.
Di che cosa si tratta?
La legislazione svizzera sulle armi – alla stregua di quella dell’UE – ha l’obiettivo di prevenire l’abuso di armi. All’occorrenza occorre però adeguarla per restare al passo con le esigenze del momento. L’Unione europea ha avviato la revisione della sua direttiva sulle armi adottandola nel 2017. La Svizzera, associata alla rete di Stati Schengen e Dublino, intende trasporre nel diritto nazionale questa modifica della direttiva UE. La legge modificata prevede l’obbligo di contrassegnare tutte le parti essenziali di un’arma, permettendo alla polizia di identificarne la provenienza con maggiore facilità.
Inoltre migliora lo scambio di informazioni con gli altri Stati Schengen, ad esempio in merito alle persone cui per motivi di sicurezza è stato vietato l’acquisto di un’arma. È anche previsto qualche adeguamento riguardo all’autorizzazione di armi semiautomatiche dotate di grandi caricatori, che permettono di sparare a raffica senza dover ricaricare.
In quanto associata alla rete Schengen, la Svizzera ha potuto partecipare alla revisione parziale della direttiva sulle armi impedendo in tal modo normative più severe. Pertanto la tradizione svizzera in materia di tiro non è assolutamente a rischio:
anche in futuro i fucili d’assalto potranno essere tenuti dopo il servizio militare;
anche in futuro nello sport di tiro potranno essere usate armi semiautomatiche dotate di un grande caricatore, come ad esempio il fucile d’assalto;
anche in futuro non saranno necessari test medici o psicologici;
non è previsto un registro centrale delle armi;
i cacciatori potranno usare le proprie armi come finora.
La «Comunità d'interesse tiro svizzera» ha lanciato il referendum contro l’attuazione della direttiva dell’UE sulle armi. La votazione avrà luogo il 19 maggio 2019.
È molto probabile che un No alla revisione parziale metterebbe automaticamente fine alla collaborazione con la rete degli Stati Schengen e Dublino.