Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine

Re: Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine

Messaggioda Berto » sab lug 21, 2018 1:09 am

Quelli contro gli ebrei e il loro Israele


«Israele Stato-Nazione degli ebrei», ecco perché la legge fa discutere
Ugo Tramballi
2018-07-19

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=AErKACPF

Chiunque sia stato in Israele, atterrando a Ben Gurion non ha mai pensato di arrivare in un luogo diverso dal paese degli ebrei. La Menorah e la stella di Davide come simbolo dello stato; le strisce azzurre nella bandiera che ricordano il tallit, il mantello di preghiera ebraico. La lingua. E l’HaTikvah, la speranza, l’inno bellissimo e carico di tristezza, scritto da Samuel Cohen.

Da oggi, passata in parlamento la legge “Israele Stato-Nazione degli Ebrei”, il paese è lo stesso di ieri. Ma in un’epoca di nazionalismi, sovranismi e tribù, la domanda è se Israele sia anche la stessa democrazia di ieri. Adalah, il Centro legale per i diritti della minoranza araba, la definisce “una legge coloniale”.

Verificata la sua applicazione potrebbe essere anche peggio. Per ora è quanto meno una legge onomatopeica: non se ne sentiva la ragione se non per affermare l’aspetto etnico e nazionalistico di un paese e una storia uniche al mondo.

Israele, un sogno incompleto

Alla Knesset non è stato un passaggio facile: 62 favorevoli, 55 contrari, due astenuti. Fra questi e i contrari molti vecchi rappresentanti della destra, come Benny Begin, figlio di Menahem, l’ex premier del Likud: nazionalista si, ma convinto che anche la democrazia sia un valore fondamentale per la sopravvivenza dello stato degli ebrei. Il provvedimento aveva rischiato di non passare, dopo un dibattito durato anni. Il risultato della legge che ha valore quasi-costituzionale (nel paese non esiste una Costituzione) è questo: “Israele, patria del popolo ebraico”; “La realizzazione del diritto di autodeterminazione nazionale in Israele, è unica per il popolo ebraico”; “Gerusalemme unita come capitale”; l’ebraico come lingua ufficiale (status speciale per l’arabo, promette il premier Bibi Netanyahu”); “Lo stato guarda allo sviluppo dell’insediamento ebraico come un valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuovere la sua realizzazione e consolidamento”).


Tutto è nuovo e antico nello Stato di Israele

Quale sarà il posto della minoranza araba, cioè di quei palestinesi che nel 1947/48 non fuggirono o non furono cacciati quando nacque lo stato d’Israele? Una minoranza cospicua: più di un milione e 600 mila musulmani e cristiani, il 20,7% della popolazione d’Israele. Alla Knesset ci sono più deputati arabi di quanti ne abbia il parlamento della Giordania, dove i palestinesi sono più del 60%. Ma rispetto agli ebrei, gli arabo-israeliani restano cittadini di seconda categoria sotto tutti gli aspetti politici, sociali ed economici. Inoltre la legge non indica quali siano i confini dello stato degli ebrei: fino a che non nasce anche uno stato dei palestinesi, Israele non avrà frontiere orientali certe. Il punto che riguarda l’ “incoraggiare l’insediamento degli ebrei” solleva molte preoccupazioni riguardo al moltiplicarsi delle colonie ebraiche in Cisgiordania, i territori palestinesi occupati da 50 anni.

Gerusalemme, apre ambasciata Usa. Rivolta a Gaza, 55 uccisi

Se la legge sullo stato-nazione sembra non essere solo onomatopeica ma qualcosa di peggio, le cose potevano essere anche peggiori. Nel corso del dibattito era stato proposto di limitare i poteri della Corte suprema, costringendola a far prevalere la natura ebraica sopra quella democratica dello stato (l’idea era della ministra della Giustizia). Inoltre si voleva legalizzare la segregazione nazionale o religiosa delle minoranze. Il pericolo non è scampato: chi proponeva clausole così liberticide è sempre al governo.



La legge che dice la verità su Israele
Gideon Levy
2018/07/19

https://www.internazionale.it/opinione/ ... ge-nazione

Il parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato una delle leggi più importanti della sua storia, oltre che quella più conforme alla realtà. La legge sullo stato-nazione (che definisce Israele come la patria storica del popolo ebraico, incoraggia la creazione di comunità riservate agli ebrei, declassa l’arabo da lingua ufficiale a lingua a statuto speciale) mette fine al generico nazionalismo di Israele e presenta il sionismo per quello che è. La legge mette fine anche alla farsa di uno stato israeliano “ebraico e democratico”, una combinazione che non è mai esistita e non sarebbe mai potuta esistere per l’intrinseca contraddizione tra questi due valori, impossibili da conciliare se non con l’inganno.

Se lo stato è ebraico non può essere democratico, perché non esiste uguaglianza. Se è democratico, non può essere ebraico, poiché una democrazia non garantisce privilegi sulla base dell’origine etnica. Quindi la Knesset ha deciso: Israele è ebraica. Israele dichiara di essere lo stato nazione del popolo ebraico, non uno stato formato dai suoi cittadini, non uno stato di due popoli che convivono al suo interno, e ha quindi smesso di essere una democrazia egualitaria, non soltanto in pratica ma anche in teoria. È per questo che questa legge è così importante. È una legge sincera.
Le proteste contro la proposta di legge erano nate soprattutto come un tentativo di conservare la politica di ambiguità nazionale.

Il presidente della repubblica, Reuven Rivlin, e il procuratore generale di stato, i difensori pubblici della moralità, avevano protestato, ottenendo le lodi del campo progressista. Il presidente aveva gridato che la legge sarebbe stata “un’arma nelle mani dei nemici di Israele”, mentre il procuratore generale aveva messo in guardia contro le sue “conseguenze internazionali”. La prospettiva che la verità su Israele si riveli agli occhi del mondo li ha spinti ad agire. Rivlin, va detto, si è scagliato con grande vigore e coraggio contro la clausola che permette ai comitati di comunità di escludere alcuni residenti e contro le sue implicazioni per il governo, ma la verità è che a scioccare la maggior parte dei progressisti non è stato altro che vedere la realtà codificata in legge.

Anche il giurista Mordechai Kremnitzer ha denunciato invano il fatto che la proposta di legge avrebbe “scatenato una rivoluzione, né più né meno. Sancirà la fine di Israele come stato ebraico e democratico”. Ha poi aggiunto che la legge avrebbe reso Israele un paese guida “per stati nazionalisti come Polonia e Ungheria”, come se non fosse già così da molto tempo. In Polonia e Ungheria non esiste un popolo che esercita la tirannia su un altro popolo privo di diritti, un fatto che è diventato una realtà permanente e un elemento inscindibile del modo in cui agiscono Israele e il suo governo, senza che se ne intraveda la fine.

Tutti questi anni d’ipocrisia sono stati piacevoli. Era bello dire che l’apartheid riguardava solo il Sudafrica, perché lì tutto il sistema si basava su leggi razziali, mentre noi non avevamo alcuna legge simile. Dire che quello che succede a Hebron non è apartheid, che quello che succede in Cisgiordania non è apartheid e che l’occupazione in realtà non faceva parte del regime. Dire che eravamo l’unica democrazia della regione, nonostante i territori occupati. Era piacevole sostenere che, poiché gli arabi israeliani possono votare, la nostra è una democrazia egualitaria. O fare notare che esiste un partito arabo, anche se non ha alcuna influenza. O dire che gli arabi possono essere ammessi negli ospedali ebraici, che possono studiare nelle università ebraiche e vivere dove meglio credono (sì, come no).

Ma quanto siamo illuminati. La nostra corte suprema ha stabilito, nel caso dei Kaadan, che una famiglia araba poteva comprare una casa a Katzir, una comunità ebraica, solo dopo anni di dispute. Quanto siamo tolleranti nel consentire agli arabi di parlare arabo, una delle lingue ufficiali. Quest’ultima è chiaramente una menzogna. L’arabo non è mai stato neanche remotamente trattato come una lingua ufficiale, come succede invece per lo svedese in Finlandia, la cui minoranza è nettamente più piccola di quella araba in Israele.

Era comodo ignorare che i terreni di proprietà del Fondo nazionale ebraico, che includono buona parte delle terre dello stato, erano riservati ai soli ebrei, una posizione sostenuta dalla corte suprema, e affermare che fossimo una democrazia. Era molto più piacevole considerarci egualitari.

Adesso ci sarà uno stato che dice la verità. Israele è solo per gli ebrei, anche sulla carta. Lo stato nazione del popolo ebraico, non dei suoi abitanti. I suoi arabi sono cittadini di seconda classe e i suoi abitanti palestinesi non hanno statuto, non esistono. Il loro destino è determinato da Gerusalemme, ma non sono parte dello stato. È più facile per tutti così.

Rimane un piccolo problema con il resto del mondo, e con l’immagine d’Israele che questa legge in parte macchia. Ma non è un grave problema. I nuovi amici d’Israele saranno fieri di questa legge. Per loro sarà una luce che illumina le nazioni. Tanto le persone dotate di coscienza di tutto il mondo conoscono già la verità, e da tempo devono farci i conti. Sarà un’arma nelle mani del movimento Bds (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele)? Sicuramente. Israele se l’è guadagnata, e ora ne ha fatto una legge.

(Traduzione di Federico Ferrone)



"SCANDALOSA" TAUTOLOGIA
Enrico Mentana infila nella sua collana un'altra perla falsa.
Niram Ferretti

Leggiamolo.

Diventando per legge "Stato-nazione del popolo ebraico" Israele settant'anni dopo la sua nascita va a trasformarsi sempre più in un paese dai forti connotati etnico-confessionali. Già molti segnali politici, costituzionali, sociali avevano preceduto questa svolta. Il mondo e il Medio Oriente cambiano, e Israele con loro. E il Novecento si allontana, col senso storico di quel che accadde e perché.

E' sì, è strano davvero che Israele diventi ciò che è da settanta anni e di cui Mentana non si era accorto, uno Stato ebraico. Infondo nasce con questi presupposti di essere lo Stato degli ebrei, il che non signfica escludere che al suo interno dimorino altre etnie oltre a quella ebraica, come è ben noto. In modo particolare quella araba. Quindi sì, "questa svolta" null'altro è se non una tautologia certificata semi costituzionalmente, ovvero trasformata in legge basilare.

Il Washington Post sottolinea come in questa legge non vi sia assolutamente nulla di discriminatorio e tantomeno razzista, "Sette stati della UE contengono norme di autonomia nazionalista le quali fanno riferimento allo stato come alla casa nazionale o il luogo dell'autodeterminazione del gruppo etnico maggioritario del paese. Esiste anche il caso di luoghi come i Baltici con vaste e minoritarie popolazioni emarginate. Per esempio la costituzione lettone si apre invocando 'l'incrollabile volontà della nazione Lettone di avere il proprio stato e il suo inalienabile diritto all'autodeterminazione in modo da garantire l'esistenza e lo sviluppo della nazione Lettone, la sua lingua e la sua cultura lungo i secoli". Ma quello che va bene per la Lettonia non può andare bene per Israele.

No, Mentana, "non è il Novecento che si allontana", anzi è il Novecento che infine prende corpo, o meglio la fine dell'Ottocento, quando nasce l'impulso di dotare gli ebrei di una loro patria per sottrarre il loro destino alle decisioni di altre nazioni.

"Il senso di quel che accadde e perchè" va visto DOPO che l'utopia sionista aveva preso corpo. La Shoah, che Hertzel non aveva potuto prevedere.

Certo, lo sappiamo ormai da cinquanta anni, Israele è un sorvegliato speciale, e come tutti i sorvegliati speciali qualsiasi cosa esso faccia viene posta sotto uno scrutinio a cui nessun altro paese è sottoposto.

Ma è così che funziona e Israele ci ha fatto il callo. Si tranquillizzi Mentana, uno Stato democratico con una forte identità è garanzia di minoranze etniche che vivono al proprio interno, come lo sono la Francia, l'Italia, la Polonia, la Spagna e altri stati.

Gli arabi israeliani continueranno a essere tutelati e integrati esattamente come lo sono sempre stati, ma Israele non nasce come Stato binazionale arabo-ebraico. Nasce come Stato ebraico.

La legge passata alla Knesset non fa che ribadirlo.



Alberto Pento
Diciamo che ebraico è un termine che si applca sia a chi è di religione ebraica sia a chi si sente etnicamente e culturalmente ebreo ma non di religione ebraica in senso pieno. Io ad esempio sono veneto e aidolo e la maggior parte dei veneti è cristiana però sia io che mi sento aidolo sia gli altri veneti che si sentono cristiani siamo tutti veneti.
Poi vi è da dire che la regione ebraica è pienamente compatibile con i valori/doveri/diritti umani universali mentre quella maomettana no, e ciò fa una grande differenza: Israele offre una garanzia a tutti mente nei paesi maomettani è dimostrato che alle minoranze religioes e ai diversamenti pensanti non è concessa alcuna garanzia di rispetto e di libertà
.
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Re: Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine

Messaggioda Berto » mer lug 25, 2018 8:54 pm

Erdogan, parole durissime contro Israele e la Legge sulla Nazione
24 luglio 2018

http://www.progettodreyfus.com/erdogan-israele

Erdogan attacca Israele, Netanyahu risponde. È l’estrema sintesi della tensione fatta scoppiare dal leader turco, che non ha usato mezzi termini per colpire verbalmente lo Stato ebraico nel corso di un intervento in Parlamento.

Recep Tayyip Erdogan ha chiamato gli stati islamici a mobilitarsi contro Israele e la legge sulla Nazione approvata la scorsa settimana alla Knesset:

“Israele è il Paese più sionista, fascista e razzista del mondo. La nazione ebraica ha passato in Parlamento una legge che mostra le reali intenzioni del Paese legittima così tutte le azioni illegali e le oppressioni. Non c’è differenza fra l’ossessione di Hitler per la razza ariana e la mentalità di Israele. Lo spirito di Hitler èriemerso sotto l’amministrazione israeliana”.

Tempestiva e inevitabile la risposta del premier israeliana Benjamin Netanyahu, che ha rispedito al mittente le gravi accuse:

“Erdogan compie massacri in Siria e fra i curdi, chiude in carcere decine di migliaia di suoi cittadini. Il fatto che un gran ‘democratico’ del genere attacchi la nostra Legge sulla Nazione è il complimento migliore per quella legge. Sotto il governo di Erdogan la Turchia è divenuta una dittatura oscurantista, mentre Israele garantisce con meticolosità la parità di diritti fra i propri cittadini: prima della promulgazione di quella legge, e anche dopo”.

L’aspra battaglia dialettica tra Erdogan e Netanyahu è arrivata dopo quella fra il presidente Donald Trump e quello iraniano Hassan Rouhani, “avvertito” dal leader americano di non minacciare gli Stati Uniti salvo gravi conseguenze, che danno la misura dell’attuale situazione in Medioriente, che nelle ultime ore ha fatto registrare l’abbattimento di un aereo militare siriano entrato in territorio israeliano.

Il paragone fra Israele e la Germania nazista sta diventando una stancante e noiosa litania, usata da alcuni leader islamici per attaccare Gerusalemme, nel vano tentativo di celare uno smisurato odio antiebraico.

Come sta diventando stancante e noiosa la polemica dopo l’approvazione della legge sulla Nazione ebraica. Non risulta che nei numerosi paesi islamici del mondo ci sia posto per gli ebrei. Non risulta che Israele imprigioni giornalisti e dissidenti del governo come fatto Erdogan in Turchia
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Re: Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine

Messaggioda Berto » gio ago 02, 2018 6:31 am

La Costituzione dello Stato di Israele
21 luglio 2018

http://www.italiaisraeletoday.it/la-cos ... di-israele
Israele, Stato Nazione del Popolo Ebraico

1) Principi fondamentali
A. La Terra di Israele è la patria storica del popolo ebraico, in cui lo Stato di Israele si è insediato.
B. Lo Stato di Israele è la patria nazionale del popolo ebraico, in cui esercita il suo naturale, culturale, religioso e storico diritto all’autodeterminazione.
C. Il diritto di esercitare l’autodeterminazione nazionale nello Stato di Israele è unico per il popolo ebraico.

2) Simboli dello Stato
A. Il nome dello Stato è “Israele.
B. La bandiera dello Stato è bianca con due strisce azzurre verso le estremità e una stella blu di David al centro.
C. Il simbolo dello Stato è una menorah a sette bracci con foglie d’ulivo ad entrambi i lati e la scritta “Israele” sotto esso.
D. L’inno nazionale è l'”Hatikvah”.
E. Ulteriori dettagli sui simboli di stati saranno determinati da legge ordinaria.

3) La capitale dello Stato
Gerusalemme, integra e unita, è la capitale di Israele.

4) Lingua
A. La lingua ufficiale è l’ebraico.
B. La lingua araba gode di riconoscimento speciale nello stato. La legge regolamenterà l’impiego dell’arabo nelle istituzioni di stato.
C. Questa previsione non pregiudica lo status riconosciuto alla lingua araba dalle normative preesistenti.

5) Ritorno degli esuli
Lo Stato è aperto all’immigrazione ebraica e al ritorno degli esuli

6) Collegamento con il popolo ebraico
A. Lo Stato si impegnerà affinché sia garantita la sicurezza dei membri del popolo ebraico in pericolo o in cattività a causa della loro ebraicità o cittadinanza.
B. Lo Stato agirà nell’ambito della Diaspora per rafforzare l’affinità fra esso e i membri del popolo ebraico.
C. Lo Stato agirà per preservare il patrimonio culturale, storico e religioso del popolo ebraico fra gli ebrei della Diaspora.

7) Insediamenti ebraici
A. Lo Stato considera lo sviluppo di insediamenti ebraici come valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuoverne l’insediamento e il consolidamento

8) Calendario ufficiale
Il calendario ebraico è il calendario ufficiale dello Stato, e sarà affiancato dal calendario gregoriano come calendario ufficiale. L’utilizzo del calendario ebraico e di quello gregoriano sarà disciplinato dalla legge.

legge-israele
9) Giornata dell’Indipendenza e commemorazioni
A. La Giornata dell’Indipendenza è la festività nazionale ufficiale dello Stato.
B. La Giornata della Memoria per i Caduti in tutte le Guerre di Israele, per le vittime dell’Olocausto, nonché la Giornata del Ricordo dell’Eroismo, sono giorni di commemorazione dello Stato.

10) Giorni del riposto e Sabbath
Lo Sabbath e le festività di Israele sono i giorni di riposo fissati per lo Stato. I non ebrei hanno diritto a rispettare i loro giorni di riposo e le loro festività. I dettagli di questo tema saranno fissati dalla legge.

11) Immutabilità
Questa legge fondamentale non può essere emendata che da un’altra legge fondamentale, approvata dalla maggioranza dei membri della Knesset





Le lezioni della storia - Gli ebrei hanno un diritto morale alla sovranità politica e hanno l’obbligo morale di proteggere i diritti delle minoranze
(Da: Jerusalem Post, 10.5.17)

http://www.israele.net/le-lezioni-della-storia

Il disegno di legge attualmente in discussione sul carattere ebraico di Israele ha scatenato parecchie polemiche. I critici sostengono che il disegno di legge, che mira a incardinare nel diritto il fatto che lo stato di Israele è lo stato nazionale del popolo ebraico, vìola i diritti della minoranza araba all’interno del paese e compie un’ingiustizia dichiarando che la lingua araba gode di uno “status speciale”, anziché essere di fatto “lingua ufficiale” del paese insieme all’ebraico, una condizione mantenutasi dal periodo del Mandato Britannico senza che fosse sancita da una legge scritta.

I sostenitori sostengono che il disegno di legge non fa che ancorare nel diritto i peculiari elementi ebraici e israeliani dello stato senza danneggiare i diritti dei cittadini non ebrei.

Senza entrare nei dettagli della proposta legislativa, vi sono alcuni principi che a nostro parere devono essere affermati. E’ importante dichiarare in modo chiaro e inequivocabile che lo stato d’Israele è stato istituito in modo che il popolo ebraico potesse esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione nella propria patria storica. Allo stesso tempo, è essenziale che questo stato ebraico tenga fede a quanto proclamato nella sua Dichiarazione di Indipendenza in materia di salvaguardia dei “precetti di libertà, giustizia e pace insegnati dai profeti ebrei” e di tutela “della piena eguaglianza sociale e politica di tutti i suoi cittadini senza distinzione di razza, sesso o religione”.

Entrambi questi pilastri etici dello stato d’Israele derivano dall’esperienza storica. Da un lato, la storia ha dolorosamente insegnato al popolo ebraico che non può contare sulla benevolenza delle nazioni del mondo per proteggersi dall’oppressione e dall’odio violento. Il diritto a una sovranità ebraica è un imperativo etico che dovrebbe essere condiviso da tutta l’umanità.

D’altra parte, secoli di discriminazione culminati nella Shoà hanno insegnato al popolo ebraico quali sono i pericoli dell’intolleranza, del razzismo e dello sciovinismo religioso. Proprio come la Bibbia comanda agli ebrei di essere sensibili alla sofferenza dello straniero “perché foste stranieri in terra d’Egitto”, così anche gli ebrei contemporanei devono essere attenti alle esigenze e ai diritti delle minoranze che vivono in uno stato ebraico. Una democrazia robusta che sancisce nella legge i diritti fondamentali delle minoranze indipendentemente da “razza, sesso o religione” è la migliore garanzia contro i potenziali eccessi di uno stato esclusivamente ebraico.

Finché Israele mantiene una forte maggioranza ebraica, è perfettamente possibile bilanciare le due dimensioni, quella ebraica e quella democratica, dello stato di Israele. La considerevole minoranza araba non si identificherà mai completamente con i simboli nazionali dello stato d’Israele come la bandiera con la sua stella di David, l’inno nazionale che comprende un verso sull’”anelito dell’anima ebraica” e le festività nazionali che ricordano le vittorie dello stato ebraico, le tragedie della Shoà e le feste tradizionali della religione ebraica (d’altra parte lo stesso si potrebbe dire delle bandiere, degli inni e delle festività di diversi altri paesi democratici con minoranze interne).

Ancorare nella legge questi simboli, o la Legge del Ritorno che concede la cittadinanza automatica agli ebrei della Diaspora (una delle fondamentali ragion d’essere d’Israele), o la legge che tutela lo Shabbat come giorno di riposo, non è in contraddizione con il carattere democratico di Israele. La libertà di espressione, l’eguaglianza davanti alla legge, il diritto alla rappresentanza politica, alla libertà religiosa e a altri basilari principi democratici possono essere garantiti senza compromettere il carattere ebraico d’Israele.

Nonostante esista da quasi settant’anni, lo stato d’Israele non ha cambiato un dato di fatto della vita ebraica: gli ebrei non possono dare per scontato il loro diritto ad esistere. Agli israeliani piace pensare che la creazione stessa dello stato d’Israele abbia sanato l’ansia esistenziale degli ebrei.

Con il ritorno degli ebrei nella patria storica, pensano di essere diventati semplicemente una nazione tra le nazioni. Ma come scrisse Saul Bellow nel suo Gerusalemme, andata e ritorno (1976), “la ricerca di un sollievo dall’ansia è la vera realtà di Israele. Il nazionalismo non è una realtà paragonabile … Gli ebrei non sono diventati nazionalisti traendo forza da qualcosa che somigli al blut und eisen [sangue e ferro] germanico, ma perché erano i soli tra i popoli della terra a non vedere sancito un incontestato diritto naturale ad esistere nella terra dove sono nati”.

Una legislazione che cerca di ancorare nella legge il diritto del popolo ebraico a vivere nella terra dei propri padri non è che un ulteriore tentativo di normalizzazione, una ricerca di sollievo dall’ansia. Gli ebrei hanno il diritto morale alla propria sovranità politica e hanno l’obbligo morale di proteggere i diritti delle minoranze. Non solo questi due principi non si escludono a vicenda: essi derivano dalle stesse lezioni della storia.
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Re: Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine

Messaggioda Berto » gio ago 02, 2018 6:35 am

ISRAELE, LA COSTITUZIONE E DANIEL BARENBOIM
2018/07/25

https://ilblogdibarbara.wordpress.com/2 ... -barenboim

Ma prima di parlare della Costituzione israeliana, due parole su quella italiana. La seconda parte dell’articolo 1 recita: “La sovranità appartiene al popolo”. Domanda: a quale popolo? Quello mozambicano? Delle isole Salomone? Azzardo troppo se penso che chiunque risponderebbe “al popolo italiano”? Azzardo troppo se suppongo che non sia stato specificato per il semplice fatto che è scontato che lo stato italiano è la patria del popolo italiano? Ci sono minoranze etnico-linguistiche in Italia? Sì: albanesi, catalani, croati, francesi, francoprovenzali, friulani, germanici, greci, ladini, occitani, sardi, sloveni per un totale di circa due milioni e mezzo di persone, riconosciuti e tutelati; ma la lingua ufficiale è una: l’italiano. Qualcuno lo trova scandaloso? Discriminatorio? Razzista? Fascista?
L’Italia ha deciso di stabilire la sua capitale a Torino, poi l’ha spostata a Firenze e infine a Roma, dopo averla sottratta con le armi al Vaticano che vi risiedeva da oltre un millennio e che l’aveva dotata del più grande patrimonio artistico esistente al mondo: ha chiesto il permesso a qualcuno? Qualcuno ha messo in discussione il suo diritto di farlo?
E passiamo ora a quella israeliana.

Legge Fondamentale: Israele, Stato Nazione del Popolo Ebraico

1) Principi fondamentali

A. La Terra di Israele è la patria storica del popolo ebraico, in cui lo Stato di Israele si è insediato.
B. Lo Stato di Israele è la patria nazionale del popolo ebraico, in cui esercita il suo naturale, culturale, religioso e storico diritto all’autodeterminazione.
C. Il diritto di esercitare l’autodeterminazione nazionale nello Stato di Israele è unico per il popolo ebraico.

2) Simboli dello Stato

A. Il nome dello Stato è “Israele.
B. La bandiera dello Stato è bianca con due strisce azzurre verso le estremità e una stella blu di David al centro.
C. Il simbolo dello Stato è una menorah a sette bracci con foglie d’ulivo ad entrambi i lati e la scritta “Israele” sotto esso.
D. L’inno nazionale è l'”Hatikvah”.
E. Ulteriori dettagli sui simboli di stati saranno determinati da legge ordinaria.

3) La capitale dello Stato

Gerusalemme, integra e unita, è la capitale di Israele.

4) Lingua

A. La lingua ufficiale è l’ebraico.
B. La lingua araba gode di riconoscimento speciale nello stato. La legge regolamenterà l’impiego dell’arabo nelle istituzioni di stato.
C. Questa previsione non pregiudica lo status riconosciuto alla lingua araba dalle normative preesistenti.

5) Ritorno degli esuli

Lo Stato è aperto all’immigrazione ebraica e al ritorno degli esuli

6) Collegamento con il popolo ebraico

A. Lo Stato si impegnerà affinché sia garantita la sicurezza dei membri del popolo ebraico in pericolo o in cattività a causa della loro ebraicità o cittadinanza.
B. Lo Stato agirà nell’ambito della Diaspora per rafforzare l’affinità fra esso e i membri del popolo ebraico.
C. Lo Stato agirà per preservare il patrimonio culturale, storico e religioso del popolo ebraico fra gli ebrei della Diaspora.

7) Insediamenti ebraici

A. Lo Stato considera lo sviluppo di insediamenti ebraici come valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuoverne l’insediamento e il consolidamento

8) Calendario ufficiale

Il calendario ebraico è il calendario ufficiale dello Stato, e sarà affiancato dal calendario gregoriano come calendario ufficiale. L’utilizzo del calendario ebraico e di quello gregoriano sarà disciplinato dalla legge.

9) Giornata dell’Indipendenza e commemorazioni

A. La Giornata dell’Indipendenza è la festività nazionale ufficiale dello Stato.
B. La Giornata della Memoria per i Caduti in tutte le Guerre di Israele, per le vittime dell’Olocausto, nonché la Giornata del Ricordo dell’Eroismo, sono giorni di commemorazione dello Stato.

10) Giorni del riposo e Shabbath

Lo Shabbath e le festività di Israele sono i giorni di riposo fissati per lo Stato. I non ebrei hanno diritto a rispettare i loro giorni di riposo e le loro festività. I dettagli di questo tema saranno fissati dalla legge.

11) Immutabilità

Questa legge fondamentale non può essere emendata che da un’altra legge fondamentale, approvata dalla maggioranza dei membri della Knesset. (Traduzione a cura di Il borghesino)

Forse può essere interessante dare un’occhiata ad alcuni articoli della costituzione palestinese, tenendo presente che per “Palestina” o “terre palestinesi” non si intende Giudea-Samaria (“Cisgiordania”) e Gaza, bensì tutto il territorio di Israele.

Articolo (2) Il popolo palestinese ha un’identità indipendente. Essi sono l’unica autorità che decide il proprio destino e hanno completa sovranità su tutte le loro terre.
Articolo (3) La rivoluzione palestinese ha un ruolo guida nella liberazione della Palestina.
Articolo (4) La lotta palestinese è parte integrante della lotta mondiale contro il sionismo, colonialismo e imperialismo internazionale.
Articolo (5) La liberazione della Palestina è un obbligo nazionale che ha bisogno del supporto materiale e umano della Nazione Araba.
Articolo (6) Progetti, accordi e risoluzioni dell’Onu o di singoli soggetti che minino il diritto del popolo palestinese nella propria terra sono illegali e rifiutati.
Articolo (9) La liberazione della Palestina e la protezione dei suoi luoghi santi è un obbligo arabo religioso e umano.
Articolo (17) La rivoluzione armata pubblica è il metodo inevitabile per liberare la Palestina.
Articolo (19) La lotta armata è una strategia e non una tattica, e la rivoluzione armata del popolo arabo palestinese è un fattore decisivo nella lotta di liberazione e nello sradicamento dell’esistenza sionista, e la sua lotta non cesserà fino a quando lo stato sionista non sarà demolito e la Palestina completamente liberata. (Enfasi mia, qui, traduzione mia)

Tornando invece alle democrazie – democrazie autentiche, indiscusse, riconosciute come tali da tutti (la precisazione è d’obbligo, dato che per il signor Ovadia Salomone, in arte Moni – e non sghignazzino i veneti – “Arafat non è un terrorista e chi dice questo è un pazzo. Arafat è il democratico e legittimo rappresentante del suo popolo”), può essere il caso di dare un’occhiata qui.

E veniamo ora al nostro Cicciobello.

Barenboim: «Mi vergogno di essere israeliano»

La legge sullo Stato nazionale del popolo ebraico

«Oggi mi vergogno di essere israeliano»: lo afferma il direttore d’orchestra Daniel Barenboim con un polemico intervento su Haaretz in seguito alla approvazione alla Knesset della legge che qualifica Israele come «lo Stato nazionale del popolo ebraico». Il significato di quella legge, sostiene, è che «gli arabi in Israele diventano cittadini di seconda classe. Questa è una forma molto chiara di apartheid». Barenboim sostiene che il parlamento ha tradito gli ideali dei Padri fondatori. Loro puntavano «alla giustizia, alla pace … promettevano libertà di culto, di coscienza, di lingua, di cultura». Ma 70 anni dopo, accusa, «il governo israeliano ha approvato una legge che sostituisce il principio di giustizia ed i valori universali con nazionalismo e razzismo». Barenboim conclude: «Non mi capacito che il popolo ebraico sia sopravvissuto duemila anni, malgrado le persecuzioni ed infiniti atti di crudeltà, per trasformarsi in un oppressore che tratta crudelmente un altro popolo».
(Il Messaggero, 24 luglio 2018)

Barenboim non si capacita e si vergogna. Non si capacita che Israele sia potuto sopravvivere duemila anni (in realtà sono molti di più), e quando un artista geniale non si capacita, non cerca di capacitarsi studiando e riflettendo un po’ di più, ma dà di piglio alla sua arte ed esprime ad alta voce il suo non aver capito niente. Poi aspetta gli applausi, che spesso, soprattutto quando si parla male di Israele, non tardano a venire. Ma oltre a non capacitarsi, lui si vergogna. Non del fatto di non aver capito niente, ma di essere israeliano. Nessuno gli dica che probabilmente in Israele sono molti di più quelli che si vergognano di lui.
Marcello Cicchese


E mi viene bene di riproporre questa cosetta a quattro mani fatta un po’ di anni fa.

LETTERA APERTA A DANIEL BARENBOIM

Stimatissimo e veneratissimo Maestro,
abbiamo appreso con dolore, con mestizia e anche, dobbiamo dirlo, con un po’ di vergogna, che un deplorevolissimo attacco mediatico è stato scatenato contro di Lei da parte di vari personaggi israeliani e anche da parte di altri ebrei del mondo libero. Questo è ciò che ci ha spinti a scriverLe questa lettera aperta, che cercheremo di pubblicizzare il più possibile: esprimerLe la nostra totale, incondizionata solidarietà. E la nostra sconfinata ammirazione per tutto ciò che Lei sta facendo, per la Sua coraggiosa opera a favore del meraviglioso popolo di Gaza, non ultimo mettendo a disposizione di questo popolo generoso la Sua sublime musica – tutte qualità, queste del popolo di Gaza, che i Suoi nemici non vogliono riconoscere. Che dire, per esempio, del fatto che da cinque anni stanno ospitando quel sionista, Gilad: cinque anni, cinque anni che gli provvedono vitto e alloggio e mai, mai una volta in cinque anni hanno chiesto un centesimo di rimborso spese? E sì che ne avrebbero bisogno, di contributi: basti pensare a quel missile teleguidato che hanno tirato sullo scuolabus: duecentoottantamila dollari per eliminare un unico, giovanissimo nemico! Quanti miliardi ci vorranno prima di liberare la Palestina dal fiume al mare? Eppure quelle anime generose continuano a ospitare il sionista completamente gratis! E i compatrioti di quel loro ospite cosa fanno invece di ringraziarli? Li criticano. E criticano Lei che generosamente si esibisce, immaginiamo gratis, di fronte a loro e di fronte agli eroici combattenti di Hamas che si dedicano senza risparmio alla loro lotta di liberazione – e sembra che la Sua presenza sia stata foriera di benefici effetti, visto che subito dopo Hamas e Fatah hanno trovato la forza di mettere una pietra sopra alle loro quotidiane carneficine reciproche occasionali piccoli dissidi e decidere uno storico accordo per combattere uniti contro l’unico vero, eterno nemico comune. Abbiamo saputo che questa volta, in questa Sua magnanima spedizione di pace, non ha potuto dirigere la Sua orchestra storica, la Divan – pare che ci fosse qualche difficoltà a far entrare nella Striscia i musicisti israeliani – ma ciò che conta è il risultato, no? E il risultato indiscutibile è stato l’entusiasmo di Hamas. Lei è talmente bravo, Maestro, da occultare persino i Suoi difetti congeniti: “Non sapevo che fosse ebreo”, pare abbia infatti detto un ragazzo palestinese per giustificare la propria presenza al concerto. Ed è vero: Lei è talmente bravo, talmente buono, talmente generoso, che non sembra neppure ebreo. E tanta è la nostra ammirazione per Lei che ci permettiamo di darLe due consigli: stracci il suo passaporto israeliano, Maestro: quegli ingrati sionisti non La meritano, non meritano di avere un concittadino come Lei. E si converta il più presto possibile alla religione di pace: non vorremmo davvero che ci dovesse capitare, dopo avere pianto il povero Juliano Mer-Khamis e il povero Vittorio Arrigoni, che ai loro e Suoi comuni amici avevano dedicato tutta intera la propria vita, di ritrovarci a piangere anche Lei.

Barbara Mella
Emanuel Segre Amar

07/05/2011

Sì, direi che ci sta proprio bene.

barbara



???
Israele Stato ebraico: la Chiesa cattolica: "Legge discriminatoria"
Raffaello Binelli - Lun, 30/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/isr ... 59849.html

Il Patriarcato latino di Gerusalemme esprime "grande preoccupazione" perché la legge non fornisce adeguate garanzie alle minoranze ed ai nativi

La legge sullo "Stato-nazione del popolo ebraico", varata di recente dal parlamento israeliano, non piace alla Chiesa cattolica.

Il Patriarcato latino di Gerusalemme la definisce "discriminatoria" ed esprime "grande preoccupazione" perché la norma non fornisce adeguate garanzie alle minoranze.

Vediamo nello specifico il nodo centrale dell'accusa. "La legge - si legge in un comunicato - non fornisce una qualche garanzia costituzionale ai diritti dei nativi e delle altre minoranze che vivono nel Paese. I cittadini palestinesi di Israele, che costituiscono il 20%, sono esclusi in maniera plateale".

Per la rappresentanza cattolico-latina in Terra Santa la legislazione è più "esclusiva che inclusiva, più controversa che di consenso, più politicizzata che radicata nelle regole di base che sono comuni e accettabili per tutti i segmenti della popolazione"

La legge in questione definisce Israele "patria del popolo ebraico" e riconosce solo a quest’ultimo "il diritto all’autodeterminazione".


Alberto Pento
Questi sono cristiani dementi antisemiti e antisareliani. Se non ci fosse Israele e i suoi ebrei i cristiani sarebbero dhimmi, perseguitati e uccisi, come ovunque capita nei paesi a dominio nazi-maomettano. I cristiani del Medio Oriente hanno solo da ringraziare gli ebrei e Israele il loro stato che protegge anche loro e tutti i diversamente religiosi.



POSTILLA SULLA LEGGE DI ISRAELE STATO EBRAICO
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Regna sovrana l'insipienza e si leggono cose demenziali a proposito della recente legge passata alla Knesset secondo la quale, udite udite, lo Stato ebraico sarebbe lo Stato degli ebrei...

Ci si è stracciate le vesti, e lo hanno fatto anche molti ebrei "illuminati" e illuministi, e naturalmente gli arabi i quali, non avendo mai avuto una democrazia e avendo fatto nei secoli degli ebrei e dei cristiani dei soggetti "dhimmi", discriminati etnicamente e costretti a umiliazioni sociali, hanno urlato che in questo modo verrebbero...discriminati.

Una simile idiozia si è sentita raramente ed è dovuta allo spirito nefasto del tempo che viviamo, in cui il cosidetto politicamente corretto ammorba la mente di tanti, e fa credere che se uno Stato sovrano dichiara di avere una lingua propria, una religione, una lunga storia fatta di costumi e tradizioni condivise, esso sarebbe razzista.

Quindi, al posto di dichiararsi ebraico, Israele avrebbe dovuto magari dichiararsi ebraico-musulmano o israeliano-arabo, oppure ancora meglio, "Stato di Tutti", con una nuova bandiera immaginata da Olivero Toscani.

Siamo alla follia.

Cosa si dovrebbe dire tra i molti esempi da citare, della Spagna, Stato degli spagnoli, in cui la lingua ufficiale viene dalla Castiglia ed è estesa a tutti i sudditi del regno inclusi i baschi che hanno la loro cultura, la loro lingua e le loro tradizioni, e ai galiziani portoghesi? Ma certo anche la Spagna è razzista. Smantelliamola.

Oppure la Francia altro grande stato nazione europeo la cui lingua ufficiale, il francese è tale anche per l'Alsazia e la Lorena a lungo contesa alla Germania e dove l'alsaziano, in virtù dell'egemonia linguistica francese, è praticamente scomparso. Ma certo, anche la Francia è razzista. Smantelliamola.

In nessun altro paese arabo, gli arabi godono dei diritti di cui godono in Israele, e sicuramente non lo godono i cosiddetti "palestinesi" in Giordania, o in Siria, o altrove. Eppure su Israele si è concentrato lo sdegno per avere osato l'impensabile e l'inosobile, dichiararsi ebraico.

Chissà perchè.
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Re: Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine

Messaggioda Berto » gio ago 02, 2018 6:36 am

La rivolta della demenza

Viaggio nell'Israele che si ribella allo "Stato-nazione" di Bibi Netanyahu
2018/08/01

https://www.huffingtonpost.it/2018/08/0 ... a_23493720

È la rivolta dell'intellighenzia. Che s'intreccia con quella delle minoranze etniche e della comunità gay. La rivolta contro una deriva fondamentalista che uccide gli stessi ideali originari del sionismo. Una deriva che rischia di trasformare definitivamente uno Stato democratico in uno Stato etnico. Stavolta non è in gioco "solo" la pace con i Palestinesi. Stavolta la posta è l'identità stessa d'Israele, la sua essenza, il suo essere. Stavolta non esistono vie di fuga, compromessi possibili, incontri a metà strada: si vince o si perde. Lo sanno bene le centinaia di artisti, scrittori, intellettuali israeliani che sabato scorso hanno lanciato una petizione in cui si chiede al primo ministro Benjamin Netanyahu di abolire la legge dello Stato-nazione, che formalmente definisce Israele come Stato-nazione del popolo ebraico (a favore del provvedimento hanno votato 62 deputati su 120: contrari 55, compresi i rappresentanti dei partiti arabi) e una legge sulla maternità surrogata che discrimina la comunità LGTB. I firmatari, tra cui David Grossman, Amos Oz, Abraham Yehoshua, Eshkol Nevo, Etgar Keret e Orly Castel-Bloom, hanno scritto: "Ci sono delle forzature che devono essere giudicate dalla Corte Suprema, ma ci sono violazioni che toccano il cuore del popolo ebraico e la sua patria, che meritano l'attenzione degli intellettuali e del giudizio della storia".

La legge dello stato-nazione, secondo la quale lo Stato di Israele è solo lo stato nazionale degli ebrei, autorizza espressamente la discriminazione razziale e religiosa, annulla l'arabo come lingua ufficiale accanto all'ebraico, non menziona la democrazia come fondamento del Paese e non menziona l'uguaglianza come valore di base: in quanto tale, la legge dello Stato nazione contraddice la definizione dello Stato come Stato democratico e contraddice la Dichiarazione di indipendenza su cui è stato fondato lo Stato d'Israele. E su questo la Knesset non può intervenire a colpi di maggioranza".

I firmatari della petizione si rivolgono direttamente a Netanyahu: "Durante gli anni del tuo governo, hai costantemente eroso le fondamenta del nostro Stato: hai danneggiato i rapporti tra Israele e gli ebrei americani e hai emarginato, riducendoli alla miseria, interi settori della società israeliana. Ma il colpo più grave è per i valori di uguaglianza e responsabilità reciproca su cui si basa la società israeliana e da cui trae la sua forza". Da qui le richieste: "Chiediamo l'immediata abolizione della legge dello stato-nazione, che crea una frattura tra la società israeliana e l'ebraismo americano, discrimina gli arabi, i drusi e i beduini e mina la convivenza della maggioranza ebraica in Israele con le sue minoranze. richiedi la tua risposta immediata alla richiesta di uguaglianza per i membri della comunità LGBT". "Queste leggi violano il diritto alla genitorialità dei membri della comunità LGBT, si uniscono a una lunga lista di misure prese dal governo israeliano sotto la tua guida che hanno danneggiato altri settori della società israeliana, colpendo i malati, gli anziani, i sopravvissuti all'Olocausto, disabili, madri single e immigrati etiopi". "Quando in discussione vi sono i fondamenti stessi della convivenza civile, quando ogni diversità viene vissuta e trattata come una minaccia da estirpare, quando l'essere ebreo viene usato per discriminare e non per includere, come è stato nella nostra storia, allora quello è il tempo di una rivolta culturale, etica, democratica. La legge sullo Stato-nazione e quella che discrimina la comunità LGTB sono più che un campanello d'allarme, esse rischiano di essere una campana a morto per la nostra democrazia", dice ad HuffPost Etgar Keret. La sua presenza tra i promotori della petizione è tanto più importante perché parla ai giovani, che hanno decretato il suo successo.

Etgar Keret è tra i più popolari scrittori israeliani della nuova generazione. I suoi libri, tradotti in trentacinque Paesi (in Italia editi da Feltrinelli) e trentuno lingue, gli hanno valso molti premi prestigiosi e un riconoscimento unanime a livello internazionale.". Il suo cortometraggio Skin Deep ha vinto numerosi premi internazionali, mentre il suo primo lungometraggio, Meduse, girato insieme alla moglie Shira Gefen, ha vinto a Cannes il premio Caméra d'Or nel 2007.

"La coesione nazionale è un bene prezioso, che questa legge mette a repentaglio – ci dice Eshkol Nevo, un altro degli scrittori più affermati della nuova generazione, nipote di Levi Eshkol, che fu il terzo Primo ministro d'Israele -. Proprio perché andiamo fieri del nostro sistema democratico - aggiunge Eskhol Nevo - dobbiamo batterci perché non sia affossato da leggi che invece di esaltare il principio di uguaglianza, codificano una discriminazione tra cittadini dello stesso Stato". A ribellarsi non sono solo le minoranze etniche, a cominciare dagli arabi israeliani (1.485.00 persone, circa il 20% della popolazione). La protesta si è estesa anche alla comunità drusa, che in Israele guarda principalmente a destra e che, a differenza dei palestinesi nati in Israele, svolge il servizio militare in Tsahal o presta servizio nella Guardia di frontiera. Per questo, è un segno dei tempi la lettera aperta che il capitano Amir Jmall, membro della comunità drusa d'Israele, ha rivolto al primo ministro Netanyahu sulla sua pagina Facebook: nella lettera, il capitano Jmall ha annunciato di voler chiudere la sua carriera militare e lasciare l'esercito, in segno di protesta per la legge sullo Stato-nazione. Non basta. Nella stessa lettera, Jmall ha anche chiesto ai leader della comunità drusa di lavorare per porre fine alla coscrizione obbligatoria dei Drusi nell'Idf (Le Forze armate israeliane). Tre parlamentari drusi, di tre partiti diversi, hanno deciso di rivolgersi all'Alta Corte di Giustizia israeliana perché annulli la legge o, in subordine, ne cassi alcune parti sulla base della violazione dei diritti fondamentali, compreso il diritto all'uguaglianza. Nella legge, sostengono i tre parlamentari drusi, le minoranze non hanno uno status. Quella legge, insistono, "esilia i Drusi e altri gruppi, nonostante la lealtà manifestata allo Stato, la cui sicurezza hanno contribuito a difendere prestando servizio militare e pagando un alto tributo di sangue". Si sentono traditi. Tra i tre appellanti c'è Hamad Amar, parlamentare di "Yisrael Beitenu", il partito della destra ultranazionalista vicino al movimento dei coloni, il cui leader è il ministro dell'Educazione Naftali Bennett che è tra i più fieri sostenitori della legge, ma ha dovuto ammettere, di essersi reso conto in ritardo di come la legge abbia ferito i sentimenti della comunità drusa d'Israele. "Questo naturalmente non è nell'intenzione del governo israeliano", ha twittato. "Questi sono i nostri fratelli di sangue, che stanno fianco a fianco con noi sul campo di battaglia e che sono entrati in un patto di vita con noi. Noi, il governo di Israele, abbiamo la responsabilità di trovare un modo per riparare la frattura".

Una frattura che si sta allargando. Perché quella che si sta sviluppando, non è solo la rivolta delle minoranze etniche e degli intellettuali. In Israele, la rivolta è anche gay. Colorata, festosa, determinata. È l'Israele dei diritti delle minoranze che difende non solo i propri spazi sociali, culturali, legislativi, ma che pone con forza il tema dei temi oggi in Israele: quello della qualità della sua democrazia. Che per essere tale, dice ad HuffPost Yael Dayan, scrittrice, più volte parlamentare laburista, paladina dei diritti civili, "deve essere altro dalla dittatura della maggioranza". L'Israele che non si rassegna alla deriva etnocratica, deve fare i conti, e scontrarsi, con due importanti e pesanti leggi con implicazioni drammatiche che sono state approvate la scorsa settimana, a maggioranza, dalla Knesset prima che il Parlamento israeliano chiudesse i battenti per la pausa estiva: la legge "Stato-nazione ebraica" e la legge che regolamenta le gestazioni surrogate. Secondo la legge, coppie sposate e donne single potranno iniziare il percorso di gestazione surrogata, ma non uomini single. Nonostante il parere contrario dell'avvocato del governo, che riscontrava già due anni fa una discriminazione tra uomini e donne, il Parlamento ha votato il testo che esclude gli uomini non sposati. In questo modo le coppie omosessuali non potranno usufruire del percorso di surrogazione in Israele.

Domenica 22 luglio, decine di migliaia di dimostranti si sono riuniti, in serata, nella piazza Rabin di Tel Aviv e altre dimostrazioni si sono svolte a Gerusalemme presso la residenza ufficiale del premier Benjamin Netanyahu, a Haifa e a Beer Sheva. Le proteste avevano come obiettivo non soltanto la legge sulla gravidanza surrogata ma anche una lunga serie di discriminazioni di cui la comunità gay ritiene di essere vittima. Secondo i manifestanti mentre esiste crescente comprensione per le loro istanze nel Paese, in Parlamento si moltiplicano le resistenze anche per l'ostilità dei partiti confessionali che sostengono la coalizione del premier Netanyahu. Le loro proteste sono sostenute fra l'altro dalla centrale sindacale Histadrut nonché da decine di aziende che hanno deciso di concedere una giornata di libertà a tutti i dipendenti membri della comunità LGTB.

Secondo la stampa si è tratta del primo "sciopero LGTB" nella storia di Israele ed ha rappresentato una significativa prova di forza del movimento di fronte alle istituzioni politiche del Paese. Annota Elena Loewenthal su La Stampa: "Esponenti politici, compresi alcuni del Likud, ufficiali dell'esercito, il sindacato nazionale, e altre voci istituzionali non hanno fatto mancare la loro solidarietà alla protesta. E sui social network lo slogan 'tutti hanno diritto a una famiglia' accompagnato dalla bandiera arcobaleno, ha spopolato su profili di gay, etero, uomini, donne. In altre parole, quella grossa fetta d'Israele estranea alle restrizioni degli schemi tradizionali, liberale e aperta, ha alzato la voce sdegnata dal passo falso del governo – e soprattutto di Netanyahu che si è rimangiato la parola data sull'emendamento, con un gesto di sudditanza all'ala ortodossa e conservatrice dello schieramento politico...". Yossi Shalom, assessore alla municipalità di Haifa per gli affari giovanili e LGTB, spiega "la legge discrimina principalmente le coppie di uomini omosessuali, ma anche uomini eterosessuali single, e per questo l'opposizione alla legge si è trasformata in una lotta principalmente di uomini omosessuali e di quanti sostengono la comunità", nonostante siano colpiti anche uomini eterosessuali single. Lo scorso 30 aprile la Knesset ha approvato una legge che impone ai tribunali di emettere sentenze che tengano conto della "legge e tradizione ebraiche". In pratica, quando le leggi dello Stato non sono abbastanza esplicite, i giudici dovranno decidere in base alla halakha, cioè alla normativa religiosa tradizionale dell'ebraismo.

Il crescente potere degli integralisti religiosi, non si manifesta solo con le vittorie in Parlamento, ma anche annullando in pratica i progressi civili compiuti in teoria: per esempio, la vittoria festeggiata dagli omosessuali quando hanno conquistato il diritto ad adottare è stata completamente annullata dal fatto che, in nove anni, solamente tre coppie hanno potuto usufruire di questo diritto. Nei mesi scorsi, la Knesset ha bocciato tutti e cinque i disegni di legge presentati per migliorare la condizione delle persone gay, lesbiche, bisessuali e trans. I disegni di legge puntavano a riconoscere le unioni civili, vietare le terapie riparative per i minori (molto praticate in Israele), riconoscere un risarcimento ai partner dei militari uccisi in azione, formare il personale sanitario perché sia preparato sulle questioni di genere e l'orientamento sessuale.

Come ha riportato il quotidiano Times of Israel, l'unico parlamentare apertamente omosessuale, Amir Ohana del Likud (il partito del premier Netanyahu), non era presente in aula per il voto. Gideon Levy, firma storica di Haaretz, censore critico, e per questo odiato, della destra ultranazionalista al potere, racconta così il "passaggio d'epoca" maturato alla Knesset: "Il Parlamento israeliano ha approvato una delle leggi più importanti della sua storia, oltre che quella più conforme alla realtà. La legge sullo Stato-nazione mette fine al generico nazionalismo di Israele e presenta il sionismo per quello che è. La legge mette fine anche alla farsa di uno Stato israeliano 'ebraico e democratico' una combinazione che non è mai esistita e non sarebbe mai potuta esistere per l'intrinseca contraddizione tra questi due valori, impossibili da conciliare se non con l'inganno... Se lo Stato è ebraico non può essere democratico, perché non esiste uguaglianza. Se è democratico, non può essere ebraico, poiché una democrazia non garantisce privilegi sulla base dell'origine etnica. Quindi la Knesset ha deciso: Israele è ebraica. Israele dichiara di essere lo stato nazione del popolo ebraico, non uno Stato formato dai suoi cittadini, non uno Stato di due popoli che convivono al suo interno, e ha quindi smesso di essere una democrazia egualitaria, non soltanto in pratica ma anche in teoria. È per questo che questa legge è così importante". Drammaticamente importante.
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Re: Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine

Messaggioda Berto » gio ago 02, 2018 6:47 am

LA NECESSITA' DI MOKED
Niram Ferretti
1 agosto 2018

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Su Moked, il salon de coiffure dell'ebraismo benpensante e sempre assai ben pettinato e profumato, la Lina Sotis della rivista, Daniela Fubini, dà con garbo bacchettate qui e là agli screanzati della Hasbara, le "Truppe per nulla scelte, e di norma non israeliane, e che di norma inondano i social con propaganda prodotta in quasi totale autonomia".

Sotis-Fubini non approva. A lei le truppe piacciono scelte e possibilmente israeliane, e possibilmente istruite a pasticcini e tè.

A Sotis-Fubini è venuta l'orticaria a causa della legge sullo Stato ebraico. Speriamo le passi presto, l'orticaria non è cosa piacevole. Potrebbe forse, per farsela passare, leggere "Il Muro di ferro" di Ze'ev Jabotinsky. Lì troverebbe spiegato, da un non israeliano senza orticaria, perchè Israele sia lo Stato degli ebrei, inclusivo ed esclusivo al tempo stesso. Ma probabilmente, la signora è in altre letture affaccendata.

Non contenta, ci informa anche che "L'arresto di un artista italiano, di murales ma pur sempre artista, è imbarazzante e basta".

Perbacco! Ma ha ragione! Tutte le persone a modo e con la messa in piega giusta sono imbarazzatissime per Jorit, il muralista napoletano che va in Israele e dipinge su un pezzo di cemento della barriera difensiva di Israele un murale gigantesco che raffigura la nuova icona del palestinismo da salotto, Ahed Tamini. Peccato che per le leggi israeliane, non possa farlo. È proibito.

Sono davvero imbarazzanti queste leggi israeliane che impediscono a un muralista di esprimere la sua arte esaltando la figura di una attivista palestinese dal look così europeo, facente parte di un clan tra i più attivi nel fare propaganda contro israele e la cui zietta (ma lei certo non ne ha colpa) nel 2002 fece saltare per aria la pizzeria Sbarro a Gerusalemme uccidendo uomini, donne e bambini.

Sotis-Fubini è avvilita, "L'immagine di Israele come luogo in cui la democrazia non gode di ottima salute sta cominciando ad emergere anche fuori da Israele".

Ha ragione. Peccato che siano 50 anni che non gode di ottima salute in virtù della più accanita propaganda contro uno stato democratico che la storia abbia conosciuto.

Ma Sotis-Fubini, a cui non piacciono i "post isterici" (e forse lo è anche questo per i suoi standard) non se ne era mai accorta. È accaduto ora, dopo la legge sullo Stato ebraico e l'arresto di Jorit.

Meglio tardi che mai. E grazie a Moked, sempre così pronto a sorvegliare i fatti, e ad additare le derive di Israele.
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Re: Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine

Messaggioda Berto » ven ago 03, 2018 4:58 am

“La legge di Israele è simile a quella di molti paesi europei”. Parla Kontorovich
di Giulio Meotti
2018/07/21

https://www.ilfoglio.it/esteri/2018/07/ ... ich-206802

Roma. Si chiama “legge sullo stato-nazione degli ebrei”, mercoledì è stata approvata dalla Knesset, il Parlamento di Gerusalemme, e fa discutere e divide Israele, la Diaspora e la comunità internazionale. “Apartheid”, gridano i deputati arabi alla Knesset. “Pericolo per la democrazia israeliana”, modulano i critici della nuova legislazione, che prevede la definizione di Israele come “patria del popolo ebraico”, il diritto all’autodeterminazione nazionale in Israele “unicamente per il popolo ebraico”, Gerusalemme come “capitale unita”, l’ebraico come “lingua ufficiale” (status speciale per l’arabo) e il riconoscimento dei tanti simboli nazionali.

Nessuno scandalo, ha scritto invece ieri sul Wall Street Journal Eugene Kontorovich, il giurista della Northwestern University che in quanto direttore internazionale del Kohelet Policy Forum ha fornito assistenza legale alla norma votata dalla Knesset. “La Legge fondamentale di Israele non sarebbe fuori luogo tra le costituzioni democratiche liberali dell’Europa, che includono disposizioni simili e che non hanno suscitato polemiche” spiega Kontorovich. La legge dichiara che Israele è un paese creato per adempiere al “diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico”. E ne costituzionalizza i simboli, dall’inno nazionale al calendario. “Non c’è nulla di antidemocratico o addirittura insolito in questo. Tra gli stati europei, sette hanno disposizioni costituzionali simili sulla nazionalità”. Prendiamo la Costituzione slovacca, che si apre con le parole “Noi la nazione slovacca”, e rivendica “il diritto naturale delle nazioni all’autodeterminazione”.

Così nei Paesi Baltici, che hanno grandi minoranze. La Costituzione lettone si apre invocando la “ferma volontà della nazione lettone di avere il proprio stato e il suo inalienabile diritto all’autodeterminazione”. La Lettonia è al 25 per cento russa.

La nuova legge israeliana stabilisce anche l’ebraico, la lingua dell’80 per cento della popolazione di Israele, come sola lingua ufficiale. “La maggior parte degli stati dell’Unione europea multietnica e multilingue danno lo status ufficiale solo alla lingua maggioritaria. La Costituzione spagnola, ad esempio, rende il castigliano lingua nazionale ufficiale e richiede a tutti i cittadini di impararlo, anche se la loro lingua madre è basca o catalana”. Lo stesso vale per l’Irlanda con il gaelico.

Israele non ha religioni ufficiali e nulla nella nuova legge fondamentale cambia questo. “A tale riguardo, Israele è più liberale rispetto ai sette paesi europei con religioni di stato costituzionalmente incastonate”. Questi paesi sono Inghilterra, Danimarca, Norvegia, Islanda, Finlandia, Grecia e Bulgaria.

Al Foglio, Kontorovich spiega che “gran parte dei paesi europei ha lingue nazionali, molti hanno l’autodeterminazione e anche disposizioni sul carattere nazionale. È questo che fa la legge di Israele”. Quanto alla bandiera israeliana con la Stella di Davide, 31 paesi al mondo hanno simboli cristiani nella bandiera, dalla Spagna all’Inghilterra, dall’Australia alla Danimarca, dalla Grecia alla Norvegia, dalla Svezia al Portogallo, così come 21 paesi islamici hanno la mezzaluna. Un terzo dei 196 paesi al mondo ha simboli religiosi nelle loro bandiere.

Perché per Israele dovrebbe essere diverso?
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Re: Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine

Messaggioda Berto » lun ago 06, 2018 7:52 pm

POSTILLA SU UN COMMENTO ILLUMINATO
Niram Ferretti

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Tale Matteo De Simone viene sulla mia bacheca improvvisando una sgangerata lectio da docente di Facebook. Riporto il suo commento perchè è interessante come campione di obnubliamento mentale.

"Permettetemi di far notare come in blocco stiate sostanzialmente cercando di sostenere che le ragioni del conflitto stiano nella mancata accettazione dello stato israeliano da parte del popolo arabo, dimenticando completamente che le modalità con cui lo stato israeliano è stato realizzato hanno inferto una ferita profonda nel popolo che fino a 120 anni fa (non 3000) abitava da diversi secoli quelle terre. Ora il punto che è che pretendere di essere riconosciuti senza ammettere che il popolo arabo è stato messo di fronte al fatto compiuto da poteri più forti di lui e che a questo ricatto ha rifiutato e rifiuta di cedere, è negare la Storia. Pretendere che il diritto millenario accampato dagli ebrei su quelle terre significhi qualcosa per gli Arabi è un po' troppo. Ora per altro ormai vi siete ripresi quasi tutto e dominate con la forza un territorio devastato. Io non nego le responsabilità del popolo arabo, ma suggerisco a Israele di abbandonare la retorica dell'auto difesa e del diritto assoluto e dei buoni e dei cattivi perché allo stato attuale delle cose non ha più nessun senso e non fa che generare irritazione, non ideologica ma fattuale, negli osservatori internazionali".

La "ferita profonda" inferta al "popolo arabo" che "fino a 120 anni fa (non 3000) abitava da diversi secoli quelle terre", sarebbe consistita nell'avere chiesto per gli ebrei su una estensione di terra più grande della Puglia un loro minuscolo stato, che gli arabi non volevano sulla base dell'assunto islamico che la terra conquistata dall'Islam è dell'Islam per l'eternità. Stiamo parlando, ripeto di una estensione di terra lunga 20.770 km².

Nel 1937 la Commisione Peel (uno dei poteri forti secondo il De Simone, che, scarso in storia dovrebbe sapere che buona parte del Medioriente per come lo conosciamo oggi, Siria, Libano, Iraq, Giordania, Palestina, è stato creato dai "poteri forti", allora Gran Bretagna e Francia, così come i "poteri forti" hanno sempre determinato dopo le conquiste i confini e le entità degli stati, facendoli e disfacendoli secondo i loro interessi. Gli arabi, sotto questo aspetto non si sono certo mai fatti mancare nulla dal VII secolo in avanti) propose agli arabi l'80% del territorio. La risposta fu un secco no. Ma il De Simone, magister historia, è particolarmente indignato per la "ferita profonda" inferta al popolo arabo su quei 20,770 km.

Il "popolo arabo", mi raccomando l'accento sul termine "popolo" si rifiuterebbe fieramente di subire l'affronto degli allora "poteri forti", cosa che non fece nel caso della Siria, dell'Iraq, del Libano, della Giordania, riconfigurate a piacimento dei "poteri forti". Chissà come mai? Forse perchè in questi casi non vi si voleva collocare una entità ebraica statale?

Gli ebrei si sarebbero "ripresi quasi tutto" e dominerebbero "con la forza un territorio devastato". Ripresi "quasi tutto" cosa? Il terriotorio dove sorge Israele è assai inferiore rispetto a quello che era stato fatto balenare come interamente disponibile agli ebrei dal Mandato Britannico per la Palestina del 1923, dove era scritto che gli ebrei avrebbero potuto insediarsi ovunque nei territori ad Occidente del fiume Giordano. Ma poi gli inglesi decisero di regalare alla dinastia hashemita un pezzo cospicuo di Transgiordania, sottraendola agli ebrei. Eh, quando si dice, "i poteri forti"...

Nel 1947, gli ebrei accettarono il piano di partizione ONU che trasgredendo gli impegni precedenti presi dalla Gran Betagna, assegnava loro il 46% in meno dei territori originariamente concessi. La risposta araba fu il tentativo di distruggere il neonato stato.

Il Magistre historia Facebook, che non ha mai messo piede in Israele, parla della dominazione da parte israeliana di un "territorio devastato". Bisogna strusciarsi gli occhi. L'Area C della Giudea e Samaria sarebbe come Homs? Perchè è lì che Israele ha il pieno controllo civile e militare, nell'Area A il controllo è interamente palestinese, e nell'Area B è congiunto. Nessuno che sia mai stato a Ramallah, Nablus, Betlemme o Nazareth, ha mai parlato di macerie e detriti, ma degli ottimi, anzi ottimissimi affari che vi prosperano in virtù dei clan arabi locali.

De Simone, invita Israele ad abbandonare la "retorica dell'autodifesa" e magari, di lasciare entrare Hamas nei suoi confini, oppure ad abbattere la barriera difensiva e vedere poi cosa succede.

Simili minus habentes circolano a frotte su Facebook, a volte capitano sulla mia bacheca.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine

Messaggioda Berto » mer ago 08, 2018 6:26 am

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Re: Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine

Messaggioda Berto » mer ago 08, 2018 6:28 am

KADIMA!
Niram Ferretti
7 agosto 2018

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La sinistra in affanno, ridotta ai minimi termini in Italia, annaspante in USA e in Israele, ammaccata ovunque in Europa, salvo l'Inghilterra dove a guidare il partito che fu di Tony Blair c'è un radicale con idee di walfare e politica estera che nemmeno Fausto Bertinotti, cosa fa? Grida al ritorno del razzismo e del fascismo. Usa toni isterici e allarmisti, nemmeno fossimo negli anni '30.

Il gruppo Repubblica-L'Espresso si distingue in modo particolare nel suo cannoneggiamento quotidiano contro Matteo Salvini e il governo attuale, per non parlare, ovviamente, della costante litania antitrumpiana.

In USA, i liberals sempre più estremisti dipingono Trump, da quando è stato eletto, come un incrocio tra Ceausescu e Mugabe, e lo stesso tocca a Netanyahu in Israele. La stampa mainstream ha cercato di fare passare una normalissima legge come quella fondamentale sullo Stato ebraico, come una legge degna del Sudafrica di De Klerk.

Sanno che stanno perdendo terreno e che il cosiddetto "popolo", quello che amano solo quando vota loro, non li segue più.

In Israele le migliaia che si sono radunate a piazza Rabin per protestare contro la Basic Law sono un bel numero, ma rappresentano una porzione irrisoria dell'elettorato israeliano che a netta maggioranza è a favore della legge.

L'isteria è il segno della debolezza estrema. Lo abbiamo visto qui in Italia con il Tribuno del Migrante, Roberto Saviano, un personaggio da clinica psichiatrica che si è convinto di essere una specie di redentore laico e si è beccato da Matteo Salvini una bella querela per diffamazione.

La buona notizia è che il vento è cambiato. Va tenuta la barra diritta come fa Donald Trump negli USA, portando avanti il suo programma con fermezza granitica e mantenendo una dopo l'altra tutte le promesse elettorali.

Fino a quando gli isterici progressisti continueranno a evocare centurie fasciste, il Ku Klux Klan, le Mannerbunden, insomma continueranno a mettere in scena tutto il repertorio cabarettistico in cui sono specializzati, si può tirare un sospiro di sollievo. Significa che si sta procedendo sulla strada giusta.


Niram Ferretti
Innanzitutto la legge fondamentale che è stata approvata dalla Knesset non ha assolutamente niente di etnocentrico. Cosa significa? Dichiarere uno stato lo stato di un popolo e l'ebraico la lingua ufficiale dello stato sarebbe "etnocentrico"? Benissimo, consideriamo entocentrica anche la Spagna e la Francia allora. La legge fondamentale non può essere letta da sola ma va inserita nel contesto di altre norme che esplicitano chiaramente il carattere democratico di Israele e la tutela delle minoranze. Tutto il resto è fuffa. Sul M5Stelle ho molte riserve, non perchè non si dichiari antifascista (è or di piantarla con questo requisito ridicolo, allora ci si dichiari anche anticomunisti e facciamola finita). Salvini, come Orban in Ungheria, Kaczyński in Polonia, Strache in Austria, Söder in Bavaria, ha una precisa agenda anti-immigrazionista. Tutti fascisti e nostalgici di Mussolini e Hitler perchè vogliono mettere dei paletti rigidi all'immigrazione? Fomenta il razzismo perchè vuole limitare l'immigrazione? Dunque per non fomentarlo dovrebbe aprire le porte a tutti? Trump è indubbiamente autoritario nei modi. Non conosco un leader degno di questo nome che non lo sia. E Trump può piacere o non piacere ma è un leader. Non c'è niente di populista nel volere aumentare la sicurezza ai confini con il Messico. Da quando volere aumentare la sicurezza è sinonimo di populismo? Populismo è un termine usato come un elastico e spregiativamente da parte della sinistra che ha sempre fatto del populismo e della demagogia la sua bandiera. Siamo indubbiamente entrati in una fase di conflittualità e forti contapposizioni ed è un bene. Significa che c'è reazione all'egemonia culturale progressista che ha imposto per decenni la propria narrativa basata sulla distruzione delle identità specifiche, sulla ibridazione culturale, sull'odio per gli stati nazione, sulla mistica dell'immigrazione e del multiculturalismo. Quindi, dal mio punto di vista, ottima cosa.



Israele Stato nazionale: una legge importante anche per i rapporti con la Diaspora
Giorgio Sacerdoti

http://www.mosaico-cem.it/attualita-e-n ... a-diaspora

Israele Stato nazionale del popolo ebraico: una legge importante anche per i rapporti con la Diaspora (anche se con una lacuna)

La Legge fondamentale “Israele come Stato nazionale del popolo ebraico” adottata dalla Knesset il 19 luglio 2018 non merita le critiche di cui, soprattutto in chiave politica internazionale, è stata fatta sommariamente oggetto. Un esame attento delle sue disposizioni conferma che essa si colloca nel solco della realizzazione del sogno sionista con la costituzione dello Stato nel 1948 e nella direzione tracciata dalla Dichiarazione d’Indipendenza.

Non può essere messo in dubbio, come sancito nei due principi fondamentali espressi all’art.1 che “la terra d’Israele è la patria (homeland) storica del popolo ebraico dove è stato costituito lo Stato d’Israele” e che esso “è la patria (home) nazionale del popolo ebraico in cui esso realizza il suo diritto naturale, culturale, religioso e storico alla autodeterminazione.” Con questa proclamazione Israele si afferma come Stato nazionale non tanto della nazione israeliana ma del popolo ebraico, in una dimensione storico-nazionale fondamentale che non è dissimile da quanto proclamano altre costituzioni di paesi in cui la realizzazione del proprio Stato è stato oltremodo difficile, come è il caso dei paesi baltici.

Dalla proclamazione del carattere nazionale ebraico dello Stato d’Israele discendono logicamente le norme sui simboli dello Stato ( nome, bandiera, il candelabro a sette braccia come emblema, Hatikvah come inno;, la capitale (Gerusalemme indivisa); l’ebraico come lingua nazionale, fatto salvo uno speciale status della lingua araba; il calendario ebraico come quello ufficiale accanto al gregoriano; i giorni di festa nazionale, il sabato e le feste d’Israele come giorni di riposo (impregiudicato il diritto dei non ebrei di osservare i propri giorni di riposo settimanali e festivi). Molte di queste disposizioni si trovano già in leggi precedenti ma non erano inquadrate come espressione organica della natura di Israele come Stato nazionale del popolo ebraico a livello costituzionale.

È ben vero che molte costituzioni democratiche europee, così quella italiana del 1948, non proclamano, per esempio, che l’Italia è lo Stato nazionale del popolo italiano e che l’italiano è la lingua nazionale (però la nostra Costituzione “tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”). Vi sono però paesi dove la costituzione definisce una lingua come nazionale (la Spagna), che menziona che lo Stato è la realizzazione del diritto all’autodeterminazione della nazione (Slovacchia), mentre in ben sette paesi europei la costituzione riconosce l’esistenza di una religione ufficiale.

La Legge fondamentale, che come tale ha un valore costituzionale e si colloca accanto alle altre dodici così definite, emanate a partire dal 1958, che suppliscono alla mancanza in Israele di una costituzione organica, è importante anche per quello che non dice. La Legge anzitutto non definisce quale sia il territorio dello Stato in cui si realizza l’autodeterminazione. Resta così anche spazialmente indefinito l’ambito dell’art. 7 “lo Stato considera lo sviluppo dell’insediamento ebraico (jewish settlement) come un valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuoverne la realizzazione e il consolidamento”. La Legge non contiene infine nessun riferimento alla religione o alle autorità religiose, né contiene a una definizione di ebreo o di popolo ebraico, men che meno in chiave religiosa. La Legge si muove nell’ottica di una dimensione collettiva e nazionale, lo stesso termine di ebreo appare solo di sfuggita. Un elemento questo di unità contro ogni esclusione.

La Legge è infine importante perché sancisce a livello legislativo il rapporto tra Stato d’Israele e Diaspora, su un piano nazionale, sociale, culturale, sfuggendo alle insidie di un collegamento statalistico (come sarebbe la concessione della cittadinanza israeliana) o religioso (nessuna definizione in chiave religiosa di chi appartenga al popolo ebraico.

Dopo aver proclamato all’art. 5 (“Ritorno degli esiliati”) che “lo Stato sarà aperto all’immigrazione ebraica e al ritorno degli esiliati”, materia su cui già dispone la legge del ritorno del 1950, l’art. 6 (“Collegamento col popolo ebraico”) sancisce che Israele si impegnerà ad assicurare la sicurezza dei membri del popolo ebraico in pericolo a causa del loro essere ebrei; agirà nell’ambito della Diaspora per rafforzare l’affinità tra Israele e i membri del popolo ebraico; opererà per preservare il patrimonio culturale, storico e religioso del popolo ebraico tra gli ebrei nella Diaspora. Si tratta di un riconoscimento innovativo che impegna lo Stato d’Israele in prima persona alla salvaguardia degli ebrei nella Diaspora e del loro ebraismo, passando sopra, si può dire, a collegamenti più particolari, come adesione al sionismo, o a requisiti religiosi, fonte inevitabile di lacerazioni e polemiche viste le posizioni di chiusura del rabbinato ortodosso d’Israele che trovano nella Diaspora, soprattutto quella americana, forti critiche e opposizioni.

Manca però nella Legge del luglio scorso un elemento importante: nel momento in cui si proclama che Israele ha un carattere nazionale ebraico era opportuno ribadire che l’appartenenza o no al popolo ebraico, l’essere cioè ebrei, non può portare ad alcuna discriminazione in tema di riconoscimento dei diritti fondamentali ai cittadini israeliani non ebrei, siano essi arabi, drusi, immigrati russi non ebrei o chiunque altro. È vero che di per sé la Legge non implica alcuna discriminazione o restrizione dei diritti di qualsiasi cittadino israeliano per questo motivo. È anche vero che la Dichiarazione d’Indipendenza del 1948 impegna lo Stato a “creare uguaglianza completa di diritti, sociale e politica, per tutti i suoi cittadini, senza distinzione di religione, razza o sesso, e ad assicurare libertà di religione, coscienza, lingua, educazione e cultura”.

Al momento di formalizzare e rafforzare la natura ebraica dello Stato d’Israele sarebbe stato però opportuno ribadire l’altro pilastro del binomio di “Israele stato ebraico e democratico” proclamato nella Dichiarazione d’Indipendenza, cioè quello della tutela dei diritti fondamentali di tutti i suoi cittadini, ebrei o no.


Alberto Pento
Non vi è nulla di male, di antidemocratico, di disumano, di incivile, di contrastante con i valori-doveri-diritti umani universali nella democrazia etnica, anzi tutto il contrario; specialmente laddove vi sono etnie con "culture/inculture e valori/disvalori religiosi, umani e sociali contrastanti e conflittuali" che violano i valori-doveri-diritti umani universali e che se in maggioranza numerica attraverso il potere dello stato democratico non etnico, minerebbero la sicurezza e la vita stessa dell'etnia che nella e con la democrazia etnica si difende e autotutela. La democrazia non etnica ha senso solo nei paesi dove non vi sono contrasti e incompatibilità etnico "culturali e religiosi", altrimenti è l'unica soluzione come ad esempio nel Sudtirolo o Altoadige.

Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine
viewtopic.php?f=141&t=2558

Abbiamo visto e sperimentato e tutti possono ben verificarlo, come lungo tutta la storia dell'Islam o nazismo maomettano, ovunque nel mondo questa ideologia politico religiosa sia diventata etnicamente predominante abbia provocato la guerra civile, la secessione territoriale, la discriminazione sociale e umana, la cacciata e lo sterminio dei gruppi sociali diversamente religiosi o etnie culturali diverse da quella maomettana.
Anche per questo è fondamentale la democrazia etnica, che in Israele è l'unico baluardo contro la discriminazione, la cacciata e lo sterminio degli ebrei. W Israele e la sua democrazia etnica.



RESISTERE
Niram Ferretti
7 agosto 2018
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
Chi difende le proprie frontiere, ritiene che i valori la cultura di un popolo, di una civilità, siano da preservare, che tradizioni millenarie non siano paccottiglia da robivecchi, che essere cristiani, tanto per dirne una essendo stato il cristianesimo il collante dell'Occidente per duemila anni, non sia qualcosa di obsoleto e di cui vergognarsi, viene oggi additato dagli aedi del Futuro e del Progresso, come "sovranista" quando non "populista", quando non "fascista" o "nazista".

Coloro che avevano progettato il Mondo Nuovo, un mondo senza più frontiere e stati, poroso, soprattutto poroso nei confronti dell'immigrazione musulmana, la nuova robusta linfa per un'Europa denatalizzata che non crede pù in nulla se non nel culto della trasformazione di ogni desiderio in diritto, si trovano spiazzati. Spiazzati perchè la storia sembra non volere seguire questo progetto luminoso in cui il Migrante è il Bene in quanto tale, e chiunque si opponga a questo verbo è un seguace di Henrich Himmler.

La storia, infatti, non ha una essenza, ma è materia che si forma e sforma attraverso un percorso accidentato. Ognitanto giungono uomini e donne che in virtù di carisma e potere, la plasmano, la indirizzano verso una metà, ma bisogna fare molta attenzione a coloro i quali annunciano o pretendono di conoscere le leggi segrete degli eventi. Bisogna fare attenzione a chi spiega che il futuro e il bene sono inevitabilmente quelli che loro hanno intravisto in sfere di cristallo.

La società degli uomini felici non è mai esistita e non esisterà mai, se non per chi crede in una prospettiva escatologoca. In questo caso ogni cosa sarà trasfigurata. In attesa dei giorni pieni del Messia, bisogna combattere chi annuncia falsi messianismi, false prospettive di progresso e di benessere.

Gli "illuminati" che sanno dove va la storia sono quelli che hanno prodotto gli incubi maggiori. Opporsi è solo un dovere quando essI pretendono di volere parlare a nome della collettività.
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