Quelli contro gli ebrei e il loro Israele
«Israele Stato-Nazione degli ebrei», ecco perché la legge fa discutere
Ugo Tramballi
2018-07-19
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=AErKACPF
Chiunque sia stato in Israele, atterrando a Ben Gurion non ha mai pensato di arrivare in un luogo diverso dal paese degli ebrei. La Menorah e la stella di Davide come simbolo dello stato; le strisce azzurre nella bandiera che ricordano il tallit, il mantello di preghiera ebraico. La lingua. E l’HaTikvah, la speranza, l’inno bellissimo e carico di tristezza, scritto da Samuel Cohen.
Da oggi, passata in parlamento la legge “Israele Stato-Nazione degli Ebrei”, il paese è lo stesso di ieri. Ma in un’epoca di nazionalismi, sovranismi e tribù, la domanda è se Israele sia anche la stessa democrazia di ieri. Adalah, il Centro legale per i diritti della minoranza araba, la definisce “una legge coloniale”.
Verificata la sua applicazione potrebbe essere anche peggio. Per ora è quanto meno una legge onomatopeica: non se ne sentiva la ragione se non per affermare l’aspetto etnico e nazionalistico di un paese e una storia uniche al mondo.
Israele, un sogno incompleto
Alla Knesset non è stato un passaggio facile: 62 favorevoli, 55 contrari, due astenuti. Fra questi e i contrari molti vecchi rappresentanti della destra, come Benny Begin, figlio di Menahem, l’ex premier del Likud: nazionalista si, ma convinto che anche la democrazia sia un valore fondamentale per la sopravvivenza dello stato degli ebrei. Il provvedimento aveva rischiato di non passare, dopo un dibattito durato anni. Il risultato della legge che ha valore quasi-costituzionale (nel paese non esiste una Costituzione) è questo: “Israele, patria del popolo ebraico”; “La realizzazione del diritto di autodeterminazione nazionale in Israele, è unica per il popolo ebraico”; “Gerusalemme unita come capitale”; l’ebraico come lingua ufficiale (status speciale per l’arabo, promette il premier Bibi Netanyahu”); “Lo stato guarda allo sviluppo dell’insediamento ebraico come un valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuovere la sua realizzazione e consolidamento”).
Tutto è nuovo e antico nello Stato di Israele
Quale sarà il posto della minoranza araba, cioè di quei palestinesi che nel 1947/48 non fuggirono o non furono cacciati quando nacque lo stato d’Israele? Una minoranza cospicua: più di un milione e 600 mila musulmani e cristiani, il 20,7% della popolazione d’Israele. Alla Knesset ci sono più deputati arabi di quanti ne abbia il parlamento della Giordania, dove i palestinesi sono più del 60%. Ma rispetto agli ebrei, gli arabo-israeliani restano cittadini di seconda categoria sotto tutti gli aspetti politici, sociali ed economici. Inoltre la legge non indica quali siano i confini dello stato degli ebrei: fino a che non nasce anche uno stato dei palestinesi, Israele non avrà frontiere orientali certe. Il punto che riguarda l’ “incoraggiare l’insediamento degli ebrei” solleva molte preoccupazioni riguardo al moltiplicarsi delle colonie ebraiche in Cisgiordania, i territori palestinesi occupati da 50 anni.
Gerusalemme, apre ambasciata Usa. Rivolta a Gaza, 55 uccisi
Se la legge sullo stato-nazione sembra non essere solo onomatopeica ma qualcosa di peggio, le cose potevano essere anche peggiori. Nel corso del dibattito era stato proposto di limitare i poteri della Corte suprema, costringendola a far prevalere la natura ebraica sopra quella democratica dello stato (l’idea era della ministra della Giustizia). Inoltre si voleva legalizzare la segregazione nazionale o religiosa delle minoranze. Il pericolo non è scampato: chi proponeva clausole così liberticide è sempre al governo.
La legge che dice la verità su Israele
Gideon Levy
2018/07/19
https://www.internazionale.it/opinione/ ... ge-nazione
Il parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato una delle leggi più importanti della sua storia, oltre che quella più conforme alla realtà. La legge sullo stato-nazione (che definisce Israele come la patria storica del popolo ebraico, incoraggia la creazione di comunità riservate agli ebrei, declassa l’arabo da lingua ufficiale a lingua a statuto speciale) mette fine al generico nazionalismo di Israele e presenta il sionismo per quello che è. La legge mette fine anche alla farsa di uno stato israeliano “ebraico e democratico”, una combinazione che non è mai esistita e non sarebbe mai potuta esistere per l’intrinseca contraddizione tra questi due valori, impossibili da conciliare se non con l’inganno.
Se lo stato è ebraico non può essere democratico, perché non esiste uguaglianza. Se è democratico, non può essere ebraico, poiché una democrazia non garantisce privilegi sulla base dell’origine etnica. Quindi la Knesset ha deciso: Israele è ebraica. Israele dichiara di essere lo stato nazione del popolo ebraico, non uno stato formato dai suoi cittadini, non uno stato di due popoli che convivono al suo interno, e ha quindi smesso di essere una democrazia egualitaria, non soltanto in pratica ma anche in teoria. È per questo che questa legge è così importante. È una legge sincera.
Le proteste contro la proposta di legge erano nate soprattutto come un tentativo di conservare la politica di ambiguità nazionale.
Il presidente della repubblica, Reuven Rivlin, e il procuratore generale di stato, i difensori pubblici della moralità, avevano protestato, ottenendo le lodi del campo progressista. Il presidente aveva gridato che la legge sarebbe stata “un’arma nelle mani dei nemici di Israele”, mentre il procuratore generale aveva messo in guardia contro le sue “conseguenze internazionali”. La prospettiva che la verità su Israele si riveli agli occhi del mondo li ha spinti ad agire. Rivlin, va detto, si è scagliato con grande vigore e coraggio contro la clausola che permette ai comitati di comunità di escludere alcuni residenti e contro le sue implicazioni per il governo, ma la verità è che a scioccare la maggior parte dei progressisti non è stato altro che vedere la realtà codificata in legge.
Anche il giurista Mordechai Kremnitzer ha denunciato invano il fatto che la proposta di legge avrebbe “scatenato una rivoluzione, né più né meno. Sancirà la fine di Israele come stato ebraico e democratico”. Ha poi aggiunto che la legge avrebbe reso Israele un paese guida “per stati nazionalisti come Polonia e Ungheria”, come se non fosse già così da molto tempo. In Polonia e Ungheria non esiste un popolo che esercita la tirannia su un altro popolo privo di diritti, un fatto che è diventato una realtà permanente e un elemento inscindibile del modo in cui agiscono Israele e il suo governo, senza che se ne intraveda la fine.
Tutti questi anni d’ipocrisia sono stati piacevoli. Era bello dire che l’apartheid riguardava solo il Sudafrica, perché lì tutto il sistema si basava su leggi razziali, mentre noi non avevamo alcuna legge simile. Dire che quello che succede a Hebron non è apartheid, che quello che succede in Cisgiordania non è apartheid e che l’occupazione in realtà non faceva parte del regime. Dire che eravamo l’unica democrazia della regione, nonostante i territori occupati. Era piacevole sostenere che, poiché gli arabi israeliani possono votare, la nostra è una democrazia egualitaria. O fare notare che esiste un partito arabo, anche se non ha alcuna influenza. O dire che gli arabi possono essere ammessi negli ospedali ebraici, che possono studiare nelle università ebraiche e vivere dove meglio credono (sì, come no).
Ma quanto siamo illuminati. La nostra corte suprema ha stabilito, nel caso dei Kaadan, che una famiglia araba poteva comprare una casa a Katzir, una comunità ebraica, solo dopo anni di dispute. Quanto siamo tolleranti nel consentire agli arabi di parlare arabo, una delle lingue ufficiali. Quest’ultima è chiaramente una menzogna. L’arabo non è mai stato neanche remotamente trattato come una lingua ufficiale, come succede invece per lo svedese in Finlandia, la cui minoranza è nettamente più piccola di quella araba in Israele.
Era comodo ignorare che i terreni di proprietà del Fondo nazionale ebraico, che includono buona parte delle terre dello stato, erano riservati ai soli ebrei, una posizione sostenuta dalla corte suprema, e affermare che fossimo una democrazia. Era molto più piacevole considerarci egualitari.
Adesso ci sarà uno stato che dice la verità. Israele è solo per gli ebrei, anche sulla carta. Lo stato nazione del popolo ebraico, non dei suoi abitanti. I suoi arabi sono cittadini di seconda classe e i suoi abitanti palestinesi non hanno statuto, non esistono. Il loro destino è determinato da Gerusalemme, ma non sono parte dello stato. È più facile per tutti così.
Rimane un piccolo problema con il resto del mondo, e con l’immagine d’Israele che questa legge in parte macchia. Ma non è un grave problema. I nuovi amici d’Israele saranno fieri di questa legge. Per loro sarà una luce che illumina le nazioni. Tanto le persone dotate di coscienza di tutto il mondo conoscono già la verità, e da tempo devono farci i conti. Sarà un’arma nelle mani del movimento Bds (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele)? Sicuramente. Israele se l’è guadagnata, e ora ne ha fatto una legge.
(Traduzione di Federico Ferrone)
"SCANDALOSA" TAUTOLOGIA
Enrico Mentana infila nella sua collana un'altra perla falsa.
Niram Ferretti
Leggiamolo.
Diventando per legge "Stato-nazione del popolo ebraico" Israele settant'anni dopo la sua nascita va a trasformarsi sempre più in un paese dai forti connotati etnico-confessionali. Già molti segnali politici, costituzionali, sociali avevano preceduto questa svolta. Il mondo e il Medio Oriente cambiano, e Israele con loro. E il Novecento si allontana, col senso storico di quel che accadde e perché.
E' sì, è strano davvero che Israele diventi ciò che è da settanta anni e di cui Mentana non si era accorto, uno Stato ebraico. Infondo nasce con questi presupposti di essere lo Stato degli ebrei, il che non signfica escludere che al suo interno dimorino altre etnie oltre a quella ebraica, come è ben noto. In modo particolare quella araba. Quindi sì, "questa svolta" null'altro è se non una tautologia certificata semi costituzionalmente, ovvero trasformata in legge basilare.
Il Washington Post sottolinea come in questa legge non vi sia assolutamente nulla di discriminatorio e tantomeno razzista, "Sette stati della UE contengono norme di autonomia nazionalista le quali fanno riferimento allo stato come alla casa nazionale o il luogo dell'autodeterminazione del gruppo etnico maggioritario del paese. Esiste anche il caso di luoghi come i Baltici con vaste e minoritarie popolazioni emarginate. Per esempio la costituzione lettone si apre invocando 'l'incrollabile volontà della nazione Lettone di avere il proprio stato e il suo inalienabile diritto all'autodeterminazione in modo da garantire l'esistenza e lo sviluppo della nazione Lettone, la sua lingua e la sua cultura lungo i secoli". Ma quello che va bene per la Lettonia non può andare bene per Israele.
No, Mentana, "non è il Novecento che si allontana", anzi è il Novecento che infine prende corpo, o meglio la fine dell'Ottocento, quando nasce l'impulso di dotare gli ebrei di una loro patria per sottrarre il loro destino alle decisioni di altre nazioni.
"Il senso di quel che accadde e perchè" va visto DOPO che l'utopia sionista aveva preso corpo. La Shoah, che Hertzel non aveva potuto prevedere.
Certo, lo sappiamo ormai da cinquanta anni, Israele è un sorvegliato speciale, e come tutti i sorvegliati speciali qualsiasi cosa esso faccia viene posta sotto uno scrutinio a cui nessun altro paese è sottoposto.
Ma è così che funziona e Israele ci ha fatto il callo. Si tranquillizzi Mentana, uno Stato democratico con una forte identità è garanzia di minoranze etniche che vivono al proprio interno, come lo sono la Francia, l'Italia, la Polonia, la Spagna e altri stati.
Gli arabi israeliani continueranno a essere tutelati e integrati esattamente come lo sono sempre stati, ma Israele non nasce come Stato binazionale arabo-ebraico. Nasce come Stato ebraico.
La legge passata alla Knesset non fa che ribadirlo.
Alberto Pento
Diciamo che ebraico è un termine che si applca sia a chi è di religione ebraica sia a chi si sente etnicamente e culturalmente ebreo ma non di religione ebraica in senso pieno. Io ad esempio sono veneto e aidolo e la maggior parte dei veneti è cristiana però sia io che mi sento aidolo sia gli altri veneti che si sentono cristiani siamo tutti veneti.
Poi vi è da dire che la regione ebraica è pienamente compatibile con i valori/doveri/diritti umani universali mentre quella maomettana no, e ciò fa una grande differenza: Israele offre una garanzia a tutti mente nei paesi maomettani è dimostrato che alle minoranze religioes e ai diversamenti pensanti non è concessa alcuna garanzia di rispetto e di libertà.