Papà e figli sempre più vittime nelle separazioni conflittualiDavide Testa
https://www.universomamma.it/papa-nelle ... asi-sempreÈ risaputo che quando una coppia si separa spesso a pagarne le conseguenze sono i figli, a meno che i genitori non si impegnino in tal senso, ponendo il benessere e la tranquillità dei figli come loro comune priorità.
In realtà, leggendo un articolo del Fatto Quotidiano sulle separazioni conflittuali si rimane sorpresi apprendendo alcuni dati in merito alle dispute legali. Accade infatti che in una grossa percentuale di separazioni conflittuali si assiste spesso all’eliminazione della figura paterna. In che modo? Sparando la cosiddetta pallottola d’argento, ossia lanciando false accuse di abusi sessuali e maltrattamenti, ma che possono davvero uccidere.
Negli ultimi anni sono infatti drammaticamente aumentate le denunce di abuso nel corso delle cause di separazione o dopo, in caso di conflitti tra ex-coniugi per decisioni riguardanti i figli, come il mantenimento, la residenza, ecc.
Si tratta di un fenomeno non solo italiano, ma secondo la denuncia del Telefono Azzurro, il numero di false accuse di abuso risulta essere maggiore di quelle di abusi reali.
La “pallottola d’argento” sparata sui papà
La “pallottola d’argento”, la falsa accusa di abuso sessuale, è così chiamata perchè basta il sospetto per allontanare il genitore accusato, per periodi oltretutto lunghi considerando i tempi della giustizia. Inoltre anche se alla fine dell’iter giudizionario viene provata l’innocenza e l’accusato viene assolto, rimane nell’opionione pubblica (parenti, amici per primi) il sospetto o il dubbio.
Inoltre, una falsa accusa non tocca solo il genitore accusato, ma anche e soprattutto i figli.
Anna Oliverio Ferraris docente di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma, spiega i motivi per cui un bambino potrebbe mentire, tra cui:
la paura di ritorsioni
il rapporto tra i genitori separati
il bisogno di attirare su di sé l’attenzione
ricordi contaminati da interpretazioni e suggerimenti forniti dall’altro genitore.
La dottoressa fornisce anche un esempio dello scenario tipico di come si possa “generare” un falso abuso, parlando di costruzione progressiva:”Il bambino mostra un disagio che sembra aumentare prima e dopo le visite dal padre. Come spiega Yves-Hiram Haesevoets (1999), la madre è convinta che questo malessere sia la conseguenza di approcci malsani e comunica un sentimento di allarme al figlio (o figlia), senza considerare che il malessere può essere causato dalla separazione dei genitori e non da motivi ulteriori. Parlando con il figlio, o di fronte a lui, la madre insinua dubbi su certi comportamenti “inadeguati” del padre e il bambino viene man mano contagiato dalle domande che lei gli pone dopo le visite, dalle reazioni di lei, dalla maniera in cui lei lo guarda, cosicché, alla fine, può arrivare a dire ciò che lei si attende da lui. Le affermazioni del bambino potranno sembrare spontanee a chi in seguito dovrà interrogano, in realtà lui (lei) dirà a sua insaputa ciò che la madre, con i suoi atteggiamenti e le sue ansie, ha insinuato nella sua mente.”
Le conseguenze nei bambini delle denunce di falsi abusi
Dopo che un genitore ha denunciato l’ex compagno, è il bambino che deve però provare i fatti, diventando così l’accusatore e di conseguenza il “distruttore” del genitore accusato. Egli dovrà affrontare discorsi su argomenti scomodi, ascoltare termini nuovi e cambierà quindi il suo approccio alla sessualità.
Anche in caso di esito favorevole al genitore accusato, rimane nei figli il segno del percorso vissuto: la tensione, le domande, le confidenze vere e quelle inventate. La dottoressa parla addirittura di ricerche secondo le quali le conseguenze a livello psicologico per i bambini divenuti “accusatori” di falsi abusi sessuali sono le stesse subite dai bambini vittime di reali abusi sessuali
Di fronte ai numeri (in Italia nel 2007 ben l’80% delle vittime di accusa di abuso sessuale è rappresentato dai papà separati, risultanti poi innocenti nel 92,4% dei casi) la Presidente del Tribunale dei Minorenni di Roma, Melita Cavallo, ha dichiarato: “ Purtroppo molte madri accusano i padri di tali condotte così allarmanti quando vogliono che si interrompa il rapporto con il padre, perché all’inizio il Giudice non sa e deve accertare, e molto spesso si ha l’interruzione dei rapporti. E quindi è uno strumento nelle mani di alcuni avvocati che suggeriscono questa strategia di intervento per distanziare il bambino dal padre”. Basterebbe che la magistratura trattasse questa linea di condotta come un sistema criminale perché vengano scoraggiati ad usarlo sedicenti avvocati matrimonialisti e mogli ansiose di distruggere l’ex.
In un Paese dove la donna fatica ad affermare un suo ruolo sociale, oltre i confini del ruolo genitoriale, si rimane perplessi davanti a tanta iniquità nei divorzi. Ci sono padri che vengono esautorati dal ruolo solo per colpa dei conflitti insanabili con la moglie, grazie ad un retaggio culturale datato che vede la donna come unica figura in grado (e in diritto) di poter crescere da sola i figli in caso di divorzio. In un’epoca di discussione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso (e non c’è nessun tono discriminatorio in questa affermazione) è giunto il momento di cambiare registro anche nelle separazioni conflittuali.
E voi cari Unigenitori che ne pensate? Credete sia giusto e soprattutto sano segnare 2 esistenze per sempre?
Un’accusa ingiusta che sconvolge la vita (n. 3/12) ‹ Istituto di Studi sulla PaternitàAnna Oliverio Ferraris
http://lnx.ispitalia.org/unaccusa-ingiu ... vita-n-312“I maltrattamenti in famiglia stanno diventando un’arma di ritorsione per i contenzioni civili durante le separazioni. Solo in 2 casi su 10 si tratta di veri maltrattamenti il resto sono querele enfatizzate e usate come ricatto nei confronti dei mariti durante le separazioni”. Questa dichiarazione fu fatta dal PM Carmen Pugliese nel gennaio del 2009, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nell’aprile del 2010 – nel corso di un convegno dell’Associazione Nazionale familiaristi Italiani – la psicologa giuridica Sara Pezzuolo dichiarò che le false accuse di maltrattamenti, percosse, abusi sessuali e violenze di vario genere costruite al solo scopo di eliminare l’ex marito dalla vita dei figli oscillano da un minimo di 70 a un massimo di 95 per cento. A queste dichiarazioni ne sono seguite altre, tutte volte a segnalare un progressivo incremento di questo tipo di denunce nel corso delle cause di separazione o nei conflitti tra ex coniugi per le decisioni che riguardano i figli, le spese, la collocazione ecc. Il fenomeno non riguarda soltanto l’Italia, ma anche altri paesi.
Tra i falsi abusi, quello a carattere sessuale è il più temibile sia perché crea tensioni e sofferenza nella persona ingiustamente accusata, sia perché il solo sospetto di pedofilia ha l’effetto di separare il genitore dai figli per un lungo periodo. Poiché i tempi della giustizia sono lunghi, anche quando il sospettato e ingiustamente accusato alla fine viene assolto, in parenti, amici e conoscenti può restare il dubbio che “qualcosa sia accaduto”. Una falsa accusa di abuso sessuale rappresenta quindi un colpo molto duro all’immagine dell’accusato che sconvolge quasi sempre la sua vita, avvelena i rapporti familiari e non lascia indenni i figli.
Secondo alcune statistiche, la maggior parte delle false accuse di abuso sessuale proviene dalle madri (tra l’85 e il 95%) le quali possono essere in cattiva fede, ma anche in buona fede. Ecco uno scenario tipico di una madre “in buona fede”. Il bambino mostra un disagio che sembra aumentare dopo le visite dal padre. La madre è convinta che questo malessere sia la conseguenza di approcci malsani e comunica un sentimento di allarme al figlio/a senza considerare che il malessere può essere causato dalla separazione e non da motivi ulteriori. Parlando con il figlio/a, o di fronte a lui, insinua dubbi su certi comportamenti “inadeguati” del padre e il bambino viene man mano contagiato dalle domande che ella gli pone dopo le visite e dalle reazioni di lei, cosicché, alla fine, può arrivare a dire ciò che lei si attende da lui. In questo progredire graduale, un passaggio critico si verifica quando la mamma, nel fargli il bagno, nota un rossore nelle parti genitali: invece di pensare ad una attività automanipolatoria il pensiero va subito ad un contatto malsano.
E’ utile sapere che gli studi e le ricerche che hanno messo a confronto gruppi di bambini vittime di reali abusi sessuali con gruppi i bambini al centro di denunce infondate hanno evidenziato che, al termine dell’iter giudiziario, i sintomi e i problemi psicologici sono simili in entrambi i gruppi (Fonagy e Sandler, 2002). Al termine di una ricerca su 70 bambini (Camerini et al. 2010), 50% vittime di abuso sessuale e 50% coinvolti in false denunce gli autori hanno concluso: “I procedimenti penali sono in grado di incrementare i fattori di stress dovuti al rapporto con il sistema giudiziario e con i servizi sociosanitari in entrambi i gruppi; nel gruppo delle denunce infondate aumenta significativamente la probabilità di sviluppare veri e propri sintomi psicopatologici nei bambini coinvolti”.
Professore di Psicologia dello sviluppo,
Università “La Sapienza”, Roma.
Quando il padre non è l'orco e la madre è malevolahttp://www.opsonline.it/psicologia-3234 ... evola.htmlNon è infrequente che alla separazione tra coniugi facciano seguito false accuse di abusi riferite ai padri per penalizzarli rispetto all’affidamento dei figli. Anche questo è un abuso che peserà sulla vita psichica e relazionale dei figli!
Nel complesso e sofferto universo delle separazioni coniugali e della frequente conflittualità genitoriale che si riverbera sull’affidamento dei figli minori, si assiste in questi ultimi anni, verosimilmente a seguito della Legge n. 54 del 2006 sull’affidamento condiviso della prole, al progressivo incremento di due opposti fenomeni che affondano le loro radici nei mutamenti di ordine sociale e legislativo che hanno investito la famiglia e i suoi componenti.
Da una parte si registra l’aumento dei padri separati che, consapevoli del ruolo fondamentale che anche la figura paterna riveste nella vita dei figli e sinceramente interessati al loro armonico sviluppo, lottano per ottenerne l’affido condiviso, per esercitare cioè il diritto/dovere di frequentare con assiduità la prole con la concreta possibilità di attivare il proprio ruolo genitoriale pienamente ed efficacemente e non “col contagocce”.
Dall’altro si assiste a una epidemia di denunce sporte da moglie separande nei confronti di ex mariti e padri dipinti come degeneri, accusati, fra l’altro, di maltrattamenti ed abusi sessuali sui loro stessi figli. Una minima parte di queste accuse sono, purtroppo, fondate ma la maggior parte di esse, spesso le più infamanti, si dimostrano, dopo un iter doloroso, certamente non breve e grandemente nocivo soprattutto per i figli, false o inattendibili.
Le denunce “false” si fondano su un’ampia gamma di resoconti non corrispondenti alla verità/realtà dei fatti, che vanno dalle dichiarazioni menzognere sostenute con la precisa volontà e finalità di danneggiare l’ex marito-padre, alle dichiarazioni erronee a causa dell’interpretazione distorta dei messaggi e/o dei comportamenti del minore, in alcuni casi corroborata da pareri molto superficiali forniti dagli esperti consultati.
A tale proposito, come ben indicato dalla SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), occorre precisare che non esistono indicatori comportamentali assolutamente specifici dell’abuso sessuale, ma che le liste presenti nella letteratura specialistica o divulgativa sull’argomento vanno intese unicamente come segnali di possibile abuso.
Questi indicatori, inoltre, sono presenti e rintracciabili in numerose situazioni a carattere traumatico che il minore può trovarsi a vivere, come ad esempio una grave conflittualità familiare, la recente separazione dei genitori con la “scomparsa” di uno di essi, la morte o la grave malattia di un membro della famiglia, l’esperienza di un grave incidente stradale o di un disastro naturale come un terremoto.
Per quanto riguarda quegli indicatori ritenuti in passato più “pesanti”, come i comportamenti sessualizzati e le conoscenze sulla sessualità non adeguati all’età, le ricerche attuali inducono a grande cautela nella loro valutazione come sicuri effetti di un abuso, in quanto esse hanno dimostrato come il minore si relazioni con la sua sessualità in graduale sviluppo in modo molto più attivo e precoce di quanto si credesse fino a pochi anni fa, anche grazie ai numerosi e spesso incongrui stimoli e messaggi che i media o la navigazione in Rete veicolano, e a cui il bambino/a si trova esposto.
La maggior parte delle false denunce origina nel contesto della conflittualità collegata alle vicende legali della separazione, e vede un genitore che si sente ferito, oltraggiato o rifiutato dall’ex partner intenzionato a vendicarsi attraverso la costruzione dell’accusa più infamante: l’abuso sessuale nei confronti dei figli, con l’obiettivo di alienarglieli ed eliminarlo dalla loro vita, senza tener conto dei gravi danni che anche ai minori ne deriveranno.
Questi ultimi vengono spesso resi “complici” di questo progetto, vuoi esercitando su di loro inaudite pressioni psicologiche per affermare cose non vere o, forse peggio, inducendo in quelli più piccoli falsi elementi di memoria relativi ad abusi sessuali subiti.
Sono state identificate alcune tipologie genitoriali “costruttrici” di false denunce, che anche gli operatori di polizia che si occupano di reati contro i minori dovrebbero conoscere per meglio orientare le loro attività di indagine e di ricerca degli elementi probanti un’accusa di abuso, con l’avvertenza di evitare pericolose generalizzazioni e semplificazioni di una realtà molto complessa e difficile da catalogare in schemi esaustivi.
Una prima tipologia è costituita da individui con veri e propri disturbi psichici – più frequentemente disturbi di personalità di tipo isterico o borderline – che interferiscono con la capacità di interpretare correttamente la realtà, distinguendola dalla propria fantasia o dai propri esagerati timori.
Una seconda tipologia è rappresentata da soggetti che, di fronte a manifestazioni del minore che possono prestarsi a diverse interpretazioni, e quindi ambigue (ad esempio un rossore in area genitale al ritorno da una visita al padre), si rivolgono ad un esperto che in maniera avventata propende per l’abuso sessuale, determinando di fatto, con la sua autorevolezza, la conseguente denuncia.
Un terzo gruppo raccoglie persone che vivono con la costante ossessione che il proprio figlio/a possa essere oggetto di abuso sessuale. Questa idea “fissa” li determina ad interrogare ripetutamente il bambino sull’argomento, ad esaminare e controllare costantemente i genitali quando torna a casa, e specialmente se è stato dall’ex partner, a sottoporlo a continue visite mediche per la stessa verifica, fino a quando un rilievo interpretato in modo distorto, magari per l’incauto commento di qualche professionista, non giunge a confermare il sospetto determinando così la denuncia. Il motore dell’ossessione in questi casi può condurre nel tempo a reiterate denunce di abuso.
La quarta tipologia, la più frequente, annovera soggetti – che possono essere o meno portatori di disagio psichiatrico – pervasi dall’odio e dal desiderio di vendetta nei confronti dell’ex partner, tanto da disporsi a strumentalizzare il minore pur di distruggere il ‘nemico’, senza chiedersi se la prima vittima di questa guerra totale non sia proprio quella più indifesa: loro figlio.
In tutti questi casi, anche quando la falsa denuncia viene finalmente ad essere dichiarata infondata, si determina la vittimizzazione di figli e padre, a causa del tempo – spesso lungo – in cui non è stato permesso loro di frequentarsi, della vergogna e dell’imbarazzo di entrambi che consegue ai casi in cui il minore è stato manipolato per rivelare abusi mai subìti, della stigmatizzazione subìta dal genitore ad opera dei media e che nessuna sentenza di assoluzione potrà mai completamente cancellare, del terribile effetto confusivo sullo sviluppo psicologico del minore che l’induzione di falsi ricordi determina.
Tutto ciò richiede che l’operatore (psicologico, di polizia, legale, ecc.) si disponga in modo emotivamente neutro di fronte ad una denuncia di abuso sessuale, senza ipotesi pregiudiziali che orientino in modo distorto, in un senso o nell’altro, l’approccio con l’indagine e con il minore in particolare, nel più rigoroso rispetto di una metodologia comunicativa e relazionale garante della massima possibilità di raccogliere dalle presunte vittime resoconti veritieri, grazie a modalità di conduzione del colloquio rigorose e scientificamente fondate.
Pertanto il fenomeno delle false denunce impone agli operatori che si occupano di abuso ai minori un ulteriore incremento di professionalità, nella consapevolezza della gravità delle conseguenze sia di un abuso non riconosciuto, che di un abuso erroneamente convalidato, perché le tracce che resteranno nella psiche dei minori saranno comunque indelebili.
Il rischio ignorato. Emergenza separazioni: sempre più i figli plagiatiLuciano Moia mercoledì 2 dicembre 2015
https://www.avvenire.it/attualita/pagin ... -plagiati-Conseguenze anche patologiche quando un minore finisce coinvolto nell’addio conflittuale dei genitori
La vittima | La psicologa
Separazioni sempre più conflittuali. Bambini sempre più vittime dell’egoismo e della rabbia di genitori incapaci di valutare le conseguenze dei loro gesti. Accuse e contro- accuse segnate spesso da un concetto tanto aspro quanto dibattuto, quello di alienazione genitoriale. Madri e padri cioè che manipolano i propri figli per usarli come strumenti offensivi contro il coniuge separato. Succede molto più spesso di quanto ci si immagini. Ma è un problema reale? Qualcuno vorrebbe liquidare la questione quasi come una scelta ideologica da parte dei soliti maschi prevaricatori, un’esagerazione che rischia di danneggiare le stesse donne. Coloro che, vittime di un compagno violento o presunto tale, finiscono poi per essere ingiustamente accusate con questa 'inesistente' arma giuridico-scientifica. Ma è davvero 'inesistente'? Per tantissimi esperti è vero il contrario. Siamo di fronte – si spiega – a un autentico disturbo mentale. A una vessazione patologica che, nei casi di separazione, sfocia nell’abuso psicologico della volontà dei figli minori. Al di là delle diverse opinioni e del lessico che divide, l’alienazione genitoriale nei confronti dei bambini è una prassi deviante in costante aumento tra i genitori separati che si lasciano in modo conflittuale. Per questo c’è chi, come l’avvocato Giulia Bongiorno, con la sua associazione 'Doppia difesa', ha sentito il bisogno di presentare una proposta di legge in tema «di abuso delle relazioni familiari o di affido» che va a punire proprio quei genitori – in 8 casi su 10 si tratta di madri – che usano i figli minori come strumenti di attacco nei confronti del coniuge separato. Difficile valutare numericamente questi casi. Se è vero che le separazioni giudiziali sono meno del 20 per cento del totale – per i divorzi si arriva al 23 per cento – gli avvocati matrimonialisti fanno notare come le situazioni ad alto rischio siano sempre più numerose. Probabilmente il 10 per cento delle circa 17mila separazione giudiziali che si registrano ogni anno nel nostro Paese. Numeri che in ogni caso sono imponenti. In Italia ci sarebbero cioè quasi duemila famiglie in cui, ogni anno, un genitore separato tenta di manipolare la volontà di un figlio per accusare il coniuge. A farne le spese, evidentemente, sono sempre i bambini, non solo contesi, ma troppo spesso usati, manipo-lati, sottoposti a veri e propri lavaggi del cervello con un unico obiettivo: trasformare una storia fallita in un’occasione di vendetta che lascia spazio ai sentimenti e alle azioni peggiori. Vittorio Vezzetti, pediatra, presidente dell’Associazione 'Figli per sempre' che da anni si occupa del tema, invita a distinguere tra il nome scientifico del problema e i suoi effetti: «L’Apa, American psychiatric association, su pressione di importanti lobby vetero-femministe negli Usa, ha deciso di non elencare testualmente il concetto controverso di alienazione genitoriale nell’ultima edizione del catalogo dei disturbi mentali. Evidentemente questo non significa che l’alienazione, il condizionamento parossistico del minore da parte di genitori patologici, non esista: non esisterebbero neppure il mobbing o lo stalking su cui tanti Stati hanno elaborato dettagliate leggi». Difficile comprendere quale differenza esista concretamente tra il definire un problema – comunque preoccupante – sindrome o 'solo' disturbo relazionale. «Si tratta di un distinguo più politico che scientifico – prosegue Vezzetti – basti pensare che per evitare la parola alienazione, si ricorre a perifrasi come 'ostilità o biasimo dell’altro', oppure 'sentimenti ingiustificati di estraneamento'». Eppure le ricerche parlano chiaro. E non solo nei Paesi anglosassoni, dove il problema è da tempo dibattuto. In un recente studio pubblicato sulla Rivista della società italiana di psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, è stato messo in evidenza come il 92% delle denunce di violenza (nella stragrande maggioranza dei casi mosse dalle madri contro i padri separati) è risultata infondata, mentre analoga ricerca svolta in Olanda ha raggiunto il valore del 95%. «Peraltro occorre rilevare – prosegue l’esperto – che nei Paesi anglosassoni, dove notoriamente una denuncia falsa può avere, a differenza che in Italia, grosse ripercussioni sia in sede di affidamento della prole che in ambito risarcitorio, la percentuale di false denunce risulta mediamente molto più bassa che da noi, a dimostrazione che leggi e costumi giudiziari possono influenzare notevolmente i comportamenti delle persone».