I cognomi Mussolini, Stalin, Hitler, Maometto dati come nomi

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Messaggioda Berto » gio apr 11, 2019 8:53 pm

Il nome Maometto in Europa

L'Islam conquista l'Europa: Maometto il nome più diffuso
Francesco Vozza- 25 Febbraio 2017

http://www.ilpopulista.it/news/25-Febbr ... ffuso.html

Il numero dei musulmani che vivono in Europa è in continuo aumento, grazie principalmente a due fattori: la sempre più massiccia immigrazione e la maggiore propensione degli islamici a fare figli. E se è vero che ancora in nessuna città europea i musulmani siano riusciti a superare nel numero gli europei, è anche vero, però, che una piccola "conquista" simbolica l'abbiano già ottenuta: il nome Maometto, infatti, è diventato uno dei più diffusi nel nostro continente. Anzi, a dire il vero a Londra è in assoluto il più diffuso, tanto da soppiantare il popolarissimo Oliver, a cui gli inglesi sono particolarmente legati. Ma non è solo la Gran Bretagna ad esser stata "conquistata" dal profeta dell'islam: la situazione del Belgio, ad esempio, non è affatto diversa, con la sua capitale, Bruxelles, che sta assistendo impotente all'islamizzazione di interi quartieri. E dove le statistiche segnano un'impennata del nome Maometto, allora vuol dire che lì i musulmani avanzano più forti che mai.

A rischiare la colonizzazione sono anche Parigi e Oslo, mentre sembrano attualmente al riparo dall'espansione islamica la Germania, la Spagna e l'Italia, Stati in cui la presenza musulmana è ancora statisticamente irrilevante. Ma in molti sono pronti a scommettere che sia solo questione di tempo anche per noi e che ben presto Maometto potrebbe già conquistare Roma, Milano e Napoli...


Maometto (santo o criminale terrorista ?)
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2030

Islam, Maometto, Allah, Corano e Sharia sono orrore e terrore
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2644

Maometto e Totò Riina, quali differenze?
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2699
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5874201743

Hitler, Stalin e Maometto: chi è stato il peggior idolatra e criminale?
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2659

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... lIslam.jpg
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Messaggioda Berto » sab apr 13, 2019 8:39 am

Anche il nome Lola/Lolita hanno subito un degrato semantico che li ha portati ad essere avversati, riprovati


Lolita
https://it.wikipedia.org/wiki/Lolita_(romanzo)
https://it.wikipedia.org/wiki/Lolita_(termine)


Oltre ad Adolf, qual è un nome che ormai è stato permanentemente rovinato per un futuro bambino?
Samuele Bolotta
Samuele Bolotta, studiato presso Università degli Studi di Trento (2019)
C'era una volta un nome molto popolare per le bambine, che era il diminutivo di un nome più dignitoso, che in inglese significa "sofferenza"
Poi, a metà degli anni '50, uno scrittore americano di origini russe diede il nome ad un certo libro che scrisse, un libro su una ragazza che a un certo punto del libro racconta un'avventura con un uomo molto più anziano...
Il nome del libro e del giovane personaggio femminile è Lolita.
Qualche anno più tardi, il libro fu trasformato in un film, un film piuttosto famoso, e il danno divenne completo. Da allora il nome "Lolita" è diventato sinonimo dell'immagine di una giovane ragazza in età prepubescente che è anche una sorta di "tentatrice sessuale", e la sua popolarità come nome è assolutamente diminuita per le bambine in molte parti del mondo occidentale.
Il destino ormai segnato del nome Lolita può essere riconosciuto nella sua popolarità in declino. Secondo l’amministrazione della sicurezza sociale degli Stati Uniti (SSA), la popolarità del nome Lolita raggiunse il picco negli Stati Uniti nel 1963, quando era il 467° nome più popolare per le neonate. Dopodiché, è scomparso e non è nemmeno comparso tra i primi 1000 nomi della SSA dal 1973.


Lolita è esistita davvero
di Maurizio Stefanini
2018/09/10

https://www.ilfoglio.it/cultura/2018/09 ... ero-213003

“Lolita”, almeno per la Treccani: “[dal nome della protagonista del romanzo Lolita (1955), dello scrittore russo (naturalizzato americano) V. V. Nabokov]. Adolescente precoce, che, anche per i suoi atteggiamenti maliziosi, già suscita desideri sessuali, spec. in uomini maturi; ninfetta”. La dodicenne pericolosamente amata da Humber Humbert, sopratutto grazie alla trasposizione in film di Stanley Kubrik del 1962, è diventata uno di quei personaggi letterari il cui nome ha superato i confini della letteratura e ha iniziano a descrivere un tipo umano. Un po' come Don Abbondio, nel senso di vigliacco. Oppure Don Chisciotte, il folle idealista che sfida i metaforici mulini a vento. O anche Dottor Jekyll, sofferente di personalità sdoppiata.

Eppure Lolita non è soltanto Dolores Haze, un personaggio uscito dall'immaginazione di Vladimir Nabokov, è stata anche una ragazzina esistita realmente, vittima, suo malgrado di un sordido fatto di cronaca: si chiamava Sally Horner. La sua storia è stata ricostruita da Sarah Weinman in un libro appena uscito negli Stati Uniti e in Gran Bretagna: “The Real Lolita: The Kidnapping of Sally Horner and the Novel That Scandalized the World”.

Lo stesso Nabokov, in realtà, in una delle ultime pagine del suo racconto mette il protagonista a interrogare sé stesso: “Non è che ho fatto con Dolly lo stesso che Frank La Salle, un meccanico di 50 anni, aveva fatto nel 1948 con Sally Horner di 11?”. Anche se poi quando della vicenda si era parlato come possibile fonte di ispirazione aveva sempre smentito. Lo scrittore aveva ammesso che nello scrivere il libro aveva studiato vari fatti di cronaca simili, ma aveva allo stesso tempo spiegato che Lolita era solo un personaggio di fantasia.

Nel 2005 dell'argomento si era occupato Alexander Dolinin, considerato uno dei massimi esperti russi dell'opera di Nabokov. E fu Dolinin a rivelare che il caso di Sally Horner doveva aver rappresentato ben più di una generica fonte di ispirazione. Entrambe erano infatti brune, figlie di madri vedove, avevano la stessa età quando furono sequestrate e quando morirono. Ed entrambe erano state rapite in modalità quasi identici. Sfidata da alcune amiche a rubare un quaderno in un negozio, Sally fu scoperta da un uomo che le disse di essere un agente dell'Fbi e che doveva arrestarla. Ai pianti di lei le disse che non lo avrebbe fatto, a patto che lo seguisse. Spaventata, la bambina disse alla madre che era stata invitata a passare due settimane di vacanza a casa di un'amichetta, e La Salle rispose al telefono presentandosi come il padre dell'amica. La stessa madre la accompagnò al bus per la partenza. La differenza è che mentre Humber Humbert era un sofisticato docente di francese, La Salle era appunto un meccanico, con precedenti di pedofilia. Come racconta il libro di Sarah Weinman, Sally Horner sparì pochi giorni dopo il suo undicesimo compleanno nel giugno del 1948 e trascorrerà 21 mesi in luoghi sconosciuti prima di riuscire a scappare e tornare a casa. Ma proprio come Lolita muore di parto 17enne, anche Sally morì due anni dopo, anche se per un incidente stradale.

A questo va aggiunto che tra 1950 e 1952 Nabokov si trovava in una grave crisi creativa, che riuscì a superare, per sua stessa ammissione, scrivendo “Lolita”.

Partendo dalle intuizioni di Dolinin e aggiungendovi quattro anni di ricerca, Sarah Weinman crede di poter dimostrare che deve essere stata la lettura del caso Horner in qualche pagina di cronaca a sbloccarlo. E la sua idea è che anche Sally dovrebbe diventare un personaggio simbolo allo stesso modo di Lolita. Poiché Nabokov già in scritti precedenti era stato attratto dal tema della pedofilia, Sarah Weinman ricorda inoltre che lo stesso Nabokov a 9 anni era stato molestato da uno zio, che lo aveva fatto sedere sopra di sé in un modo simile a quello con cui Lolita fa provare a Humbert Humbert un orgasmo. Insomma, Nabokov era già stato entrambe le cose: è Humbert Humbert, trasparente travestimento di sé stesso; ed è Lolita. Ma aveva avuto bisogno di leggere la “trasposizione” di Sally e La Salle per calare i suoi fantasmi nella realtà.


Lola (Lolita)
https://it.wikipedia.org/wiki/Lola#Onomastica
Lola – forma ipocoristica del nome proprio di persona femminile Dolores
https://it.wikipedia.org/wiki/Dolores_(nome)
Inglese: Delore, Deloris, Delora
ipocoristici: Dolly, Dollie, Lola

Spagnolo
Ipocorostici: Lol, Lolita
Catalano: Dolors
Galiziano: Dores
Portoghese: Dores
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Messaggioda Berto » gio mag 16, 2019 8:49 pm

Saluto romano, per la Cassazione il gesto «non è un reato di lieve entità»
Giovedì 16 Maggio 2019

https://www.ilmessaggero.it/italia/salu ... 95877.html

Nessuno sconto sul saluto fascista: un gesto che, soprattutto se fatto durante un Consiglio comunale dove è in corso una riunione sulla sicurezza per il 'piano rom', non può essere considerato un fatto di «lieve entità». Chi lo fa non merita sconti di pena. Lo sottolinea la Cassazione. Così i supremi giudici hanno confermato la condanna a un mese e dieci giorni di reclusione con pena sospesa per Gabriele Leccisi, avvocato neomissino milanese, che l'8 maggio 2013 fece il saluto romano, a Palazzo Marino, mentre in seduta pubblica l'amministrazione allora guidata da Giuliano Pisapia stava organizzando una sistemazione per i nomadi sgomberati alla fine di aprile dal campo di Viale Ungheria.

Senza successo l'avvocato di Leccisi ha chiesto la non punibilità, per la particolare tenuità del fatto facendo presente che quel giorno si discuteva il 'piano Rom' in una «importante seduta consiliare». Ma per la Cassazione «sono proprio le circostanze di tempo e di luogo» nelle quali è avvenuto il 'saluto fascista' «a non consentire di ritenere sussistenti le condizioni» per applicare l'esimente.

Nel negare il 'beneficio' in favore di Leccisi, l'Alta Corte rileva che occorre «ulteriormente evidenziare che la seduta consiliare si svolgeva a margine della manifestazione di protesta organizzato dallo stesso imputato a Milano, in piazza San Babila», storico luogo dei raduni neofascisti negli anni della 'strategia della tensionè. Nel verdetto, la Suprema Corte ha ricordato che questo episodio è documentato da un filmato - realizzato da una giornalista - che dimostra che Leccisi «effettuava il 'saluto romano' accompagnandolo dalla frase 'presenti' e ne 'siamo fieri'» e questo comportamento, secondo gli ermellini, dimostra la sua «precisa volontà» di «rivendicare orgogliosamente il suo credo fascista».


Inneggiare al fascismo è vietato dalla legge Mancino, in quanto rievoca una ideologia basata su «valori politici di discriminazione razziale e intolleranza», prosegue la Cassazione - sentenza 21409 depositata oggi e relativa all'udienza dello scorso 27 marzo - aggiungendo che il ' saluto fascistà seguito dalla parola 'presentè è una «espressione gestuale pregiudizievole dell'ordinamento democratico e dei valori che vi sono sottesi». Inoltre, per la Suprema Corte, si tratta di un comportamento «usuale di organizzazioni o gruppi inequivocabilmente diretti a favorire la diffusione di idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico».

Con questa decisione, è stata confermata in pieno la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Milano il 17 aprile 2018, pronuncia che a sua volta convalidava quella emessa in primo grado dal Tribunale del capoluogo lombardo il 17 dicembre 2015.

Gabriele Leccisi è figlio di Domenico, deputato missino e fedelissimo del Duce che nel 1946 trafugò la salma di Benito Mussolini dal cimitero milanese di Maiocco. In seguito venne arrestato dalla polizia, come i suoi complici e fiancheggi.
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Messaggioda Berto » ven mag 24, 2019 10:33 am

Così "fascista" è diventata parola vuota
Paolo Guzzanti - Ven, 24/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 00350.html

Ormai è un insulto per zittire l'avversario. In America lo è il pensatore "scorretto". E nessuno ricorda che all'inizio il termine era quasi sinonimo di "sinistra"

Fascista! Ecco un aggettivo che ha subito una mutazione dei significati originari legati al partito creato da Benito Mussolini, riacclimatandosi come una lucertola in situazioni, ambienti, comportamenti che non hanno quasi mai a che fare con la storia e un elemento di arredo in ogni lingua, come se fosse nato per conto suo in tutte le lingue.

L'inglese, specialmente americano, è la lingua che lo usa di più, ed è in grande continuo uso per tutti, applicato come insulto a Trump e al partito repubblicano intero, compresi i neri che si dichiarano conservatori. Nelle università, qualsiasi oratore non di sinistra che voglia parlare agli studenti deve superare un cordone di militanti vocianti che inalberano sui loro cartelli l'aggettivo «fascista», un termine prêt-à-porter spendibile in ecologia come nel femminismo radicale, o nella politica transgender per cui non si va a fare pipì secondo un bagno per chi ha il pisello e uno per chi non ce l'ha, ma secondo come uno si sente nell'anima, se non sei d'accordo devi prenderti il marchio di fascista e portartelo a casa. E poi, ancora, è fascista chi è ordinato nei cassetti, chi chiede ordine e sicurezza sulle strade e nelle scuole, e chi pretende fascista! - proprietà di linguaggio e rispetto tassativo per grammatica e sintassi.

Pochi sanno che il Fascist Party of America (fascio littorio bianco in campo azzurro sulla bandiera nell'area delle stelle) fu fondato nel 1907 da oltranzisti democratici del Sud vicini al Ku Klux Klan, quando Benito Mussolini in Italia era un sovversivo rosso, cosa che oggi agli americani come anche agli italiani sembra una provocazione. Come sarebbe a dire che Mussolini era «di sinistra»? E allora bisogna spiegare che il futuro dittatore «di destra» usava il termine «compagni», era ricercato da molte polizie, faceva sdraiare le operaie sui binari delle tradotte per sabotare la guerra di Libia del 1912 ma più che altro odiava a morte i borghesi, i ricchi capitalisti e per un po' la Chiesa e i preti. Il disordinatamente avido Mussolini smunto, gli occhi allucinati, i baffi e la barba di chi non ha tempo per il rasoio, occupava lo spazio immaginario dei ribelli di tipo guevarista, specie nel periodo austriaco trentino o quello ginevrino quando condivideva cibo e sale riunioni con Lenin, che lo teneva a distanza anche se poi Mussolini si vantò di un rapporto speciale con il leader russo, dicendo che i comunisti erano «tutti miei figli». Se oggi prevalesse l'intelligenza e si avesse l'orgoglio patriottico di appartenere a una fortissima democrazia, sarebbe utile dichiarare decadute le norme ideologiche di guerra contro il fascismo per assenza dell'oggetto e finalmente permettere che se ne parli al passato, visto che la guerra è finita.

La cronaca ci dice che avviene l'esatto contrario e che si seguita a far finta che ci sia un pericolo fascista, basandosi su quella manciata di carnevalanti runici con simboli nibelungici e attrezzeria di altri Walhalla che non ha mai fatto parte della storia e Dna italiani. Del fascismo com'è stato, con tutte le sue canagliaggini e ridicolaggini, enfasi e trasporti emotivi collettivi, nessuno sa più nulla. Ha fatto più Federico Fellini con Amarcord (1973) che la scuola italiana dove, per prudenza, è stata abolita la Storia come materia d'esame, mantenendo però in allerta emozionale Bella ciao a tutta birra - l'antifascismo militante che ha bisogno dei suoi demoni. «Fascista», l'aggettivo, prospera in proprio anche a causa delle mutilazioni inflitte alla storia che passa in televisione, che sta alla base dell'ignoranza comune. Una delle mutilazioni più indecenti è quella che riguarda l'alleanza non solo militare ma anche ideologica fra Hitler e Stalin uniti dal settembre 1939 al giugno 1941 nella spartizione dell'Europa, con parate militari nazi-comuniste, bevute e abbracci e baci a Brest Litovsk. Il tema è tuttora interdetto (si deve alludere vagamente a un certo «trattato di non aggressione», va poi a sapere cos'è) perché quella storia cancellerebbe l'accredito dei partiti comunisti come protagonisti primi e intransigenti della guerra contro il nazismo. Nella Francia occupata i comunisti francesi riempivano i muri di manifesti di benvenuto al Camrade allemand venuto a combattere la borghesia capitalista. E poi, l'altra questione spinosa: i «fascisti» erano davvero gli sgherri degli agrari assoldati per picchiare gli operai, o erano invece parte di una rivoluzione di sinistra? Come si fa a sistemare uomini come Indro Montanelli, Giorgio Bocca, Eugenio Scalfari ma anche Pietro Ingrao e tutti i futuri comunisti, che non erano fascisti per caso ma per convinzione? Eugenio Scalfari incontrato in una libreria del centro di Roma mi ha detto con cipiglio: «Io nel 1943 (l'anno della caduta del fascismo, del bombardamento di Roma e dell'otto settembre, ndr) non ero fascista: io ero fascistissimo».

Il punto oggi è che questo aggettivo «fascista» è cresciuto divorando gli aggettivi contigui come «nazista». Chi dà più, oggi, del «nazista»? Nessuno. È fuori moda e imbarazza i tedeschi, mentre l'aggettivo «fascista» è una coperta leggera e arlecchinata che copre tutto, è multimediale, multinazionale, pratica ed elastica per tutti gli usi. Così, sono oggi bollati come fascisti gli antiabortisti afroamericani che parlano di un genocidio perpetrato dalla Planned Parenthood Federation of America, una creatura democratica che stermina l'ottanta per cento delle gravidanze nere, e sono chiamati fascisti i poliziotti in genere, ma in particolare quelli che pattugliano Chicago quando le comunità afroamericane cominciano a spararsi. Anche qui: non importa se i poliziotti sono neri. Fascisti anche loro, e non se ne parla più. Discutere con gli americani su che cosa sia fascista (specialmente se sono Democrats) è tempo perso perché i loro parametri sono indipendenti dalla Storia e dalla memoria. Gli adolescenti bianchi americani delle scuole superiori abbandonano le discussioni razziali, perché appena aprono bocca sono accusati di essere fascisti anche dai latinos e da molti asiatici pakistani.

In Europa oggi perfino i nativi di lingua tedesca hanno privilegiato l'aggettivo fascista, perché più leggero e planetario, sempre in grado di offrire l'effetto notte, quando tutti gli aggettivi, come i gatti, sono grigi e uno vale uno. In Italia, in occasione della vicenda al Salone del Libro di Torino, abbiamo sentito il presidente della Camera dei deputati Roberto Fico decretare che dichiararsi fascisti è di per sé reato da punire, a prescindere dalle azioni e che - quanto ai libri - sarebbe il caso di adottare l'abitudine hitleriana del rogo. Si tratta di un atteggiamento paragonabile all'«aggravante mafiosa» che, da aggravante applicabile alle pene sui delitti commessi in ambito mafioso, si è trasformata in delitto in sé. In maniera analoga, chiunque cada nel delitto di banalità ricordando la bonifica delle paludi Pontine (Canale Mussolini di Antonio Pennacchi) o per i treni che «quando c'era lui» arrivavano in orario, secondo la dottrina Fico, è da punire. In Italia lo spettro del fascismo resta uno spettro, o meglio una giungla in cui devi sempre stare attento a dove metti i pedi e a quel che dici perché i confini sono scivolosi e i trabocchetti sono troppi per non farsi prima o poi male.

I repubblicani americani, paradossalmente, hanno preso la questione del fascismo con maggior serietà: ideologi come Denish D'Souza e molti contribuenti del Washington Times affermano che il fascismo italiano va considerato come socialismo di Stato poiché risponde a tutti i requisiti di un socialismo autoritario. In primo luogo, secondo il vero ideologo del fascismo Giovanni Gentile, tutto deve essere nello Stato e nulla al di fuori dello Stato. Secondo: un regime socialista statalista scoraggia la concorrenza scegliendo una o più aziende private da mantenere al proprio servizio come la Fiat. Terzo, i socialismi nazionali statali (italiano, tedesco, russo) produssero il primo vero welfare statale: tutti i figli del popolo alle colonie marine e montane, sport per tutti, pensioni sociali, l'Iri, l'Inps e tutte le sigle dello Stato provvidente messe in funzione con il massimo vigore. Si può dire che ogni «aspetto buono» del fascismo era un'applicazione del socialismo, dalle case popolari (che a Roma ancora chiamano «le case di Mussolini») ai treni per la neve e il mare per un Paese ancora rurale e in gran parte analfabeta: caratteristiche «di sinistra» e non di destra. E così furono percepite in tutto il mondo occidentale, specialmente di lingua inglese, perché due erano le rivoluzioni che avevano affascinato e scosso l'umanità, quella bolscevica e quella fascista. Vedere, leggere per credere.
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Messaggioda Berto » ven set 13, 2019 9:19 pm

Saluti romani per Ramelli, tutti assolti in appello
Raffaello Binelli - Ven, 13/09/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... yKFrZvqRGk

I sedici imputati erano accusati di apologia di fascismo per aver partecipato, nel 2013, alla commemorazione di Sergio Ramelli, facendo il saluto romano. La Russa esulta

Sergio Ramelli, il giovane studente di destra rimasto ucciso a Milano dopo una violenta aggressione subita nel marzo del 1975 da parte dei militanti di Avanguardia Operaia, ogni anno viene ricordato nella sua città.

Ed ogni anno, puntualmente, si registrano le solite polemiche perché, per strada, si vedono diverse mani alzate. È di oggi la notizia che la Corte di appello di Milano ha assolto sedici persone denunciate per aver fatto il saluto romano durante la commemorazione di Ramelli nel 2013.

Già nel marzo 2016 la Cassazione aveva assolto due manifestanti di Casapound, chiarendo che il saluto romano non è reato se ha intento commemorativo e non violento. E in tal caso, quindi, può essere considerato una libera "manifestazione del pensiero" e non un attentato alla tenuta dell'ordine democratico.

Esulta il senatore Ignazio La Russa: "Un'altra assoluzione, due su due - dice all'Adnkronos -. La dedico al mio amico Fiano (senatore dem, ndr), perché è venuto il tempo di distinguere il grano dal loglio: una cosa è il rispetto e la tutela dell'ordine democratico e un'altra inseguire fantasmi che non esistono". Da avvocato La Russa è parte del collegio legale che ha difeso davanti alla Corte d'Appello di Milano i 16 militanti di destra radicale accusati di apologia di fascismo.
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