‘Ndrangheta: maxi-blitz in tutta Italia, 334 arresti. C’è anche l’ex parlamentare di Fi PittelliCarlo Macrì
19 dicembre 2019
https://www.corriere.it/cronache/19_dic ... a5cc.shtml C’è anche il presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo (Vibo Valentia) tra le 334 persone arrestate giovedì mattina dal Ros dei carabinieri in una operazione denominata «Rinascita-Scott» che ha disarticolato una organizzazione che legava insieme ‘ndranghetisti, politici, massoni, imprenditori, avvocati e commercialisti.
Un’altra figura di «peso» finita in galera è Giancarlo Pittelli, noto avvocato di Catanzaro, con un passato in politica. Pittelli è stato, infatti, parlamentare di Forza Italia, ex membro della Commissione Giustizia alla Camera e coordinatore regionale del partito di Berlusconi. In manette anche il comandante della polizia municipale di Vibo Filippo Nesci, l’avvocato Francesco Stilo, legale del titolare dell’assegno da 100 milioni di euro, arrestato nei giorni scorsi alla frontiera con la Svizzera. E ancora un dipendente del tribunale di Vibo Danilo Tripodi e il noto imprenditore del settore abbigliamento Mario Artusa.
«È la più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo» ha detto il procuratore distrettuale di Catanzaro Nicola Gratteri. In tutto gli indagati sono 416. In ginocchio le cosche che operano nel territorio vibonese, Mancuso di Limbadi e Lo Bianco-Barba. All’operazione hanno preso parte 2500 carabinieri del Ros e dei comandi provinciali, supportati da unità del Gis, del Reggimento paracadutisti, degli squadroni eliportati Cacciatori di Calabria. Diverse le ipotesi di reato: associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidi, estorsioni, usura, intestazione fittizia di beni, riciclaggio. Sequestrati inoltre beni per 15 milioni di euro.
‘Ndrangheta: la «Santa», il sangue e i reati secondo il Codice d’onore. I pizzini dell’operazione calabrese
La mitologia
L’imponente operazione, frutto di indagini durate anni, oltre alla Calabria interessa varie regioni d’Italia dove la ‘ndrangheta vibonese si è ramificata: Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata. Alcuni indagati sono stati localizzati e arrestati in Germania, Svizzera e Bulgaria in collaborazione con le locali forze di Polizia e in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria di Catanzaro. I dettagli dell’operazione verranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11 nella Procura della Repubblica di Catanzaro alla quale parteciperanno il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, il comandante del Ros Pasquale Angelosanto e il comandante della Legione Carabinieri Calabria Andrea Paterna.
'Ndrangheta Italia: la rete di amicizie dei clan tra banchieri, politici, vescovi e magistratidi Giovanni Tizian
10 gennaio 2020
https://m.espresso.repubblica.it/plus/a ... e-1.342795 La multinazionale del crimine più apprezzata dal potere. Accolta nei palazzi della politica, nei santuari della finanza, nelle cattedrali del capitalismo moderno. Un marchio italiano, ma non sovranista, piuttosto globalista. Potere e crimine, liturgie del denaro e riti arcaici impastati nella stessa organizzazione. Governatori di Regione implicati all’ombra delle Alpi, assessori regionali coinvolti a Torino, sindaci sostenuti dalle cosche in Umbria e in Emilia, ex senatori massoni arrestati con amici banchieri e pezzi grossi dell’alta finanza.
Il Paese reale trasformato in mangiatoia da un sistema criminale che vanta migliaia di affiliati, centinaia di sedi dislocate in Italia e nel mondo, un numero impressionante di complicità spesso celate dietro la nebbia padana. ’Ndrangheta come un “franchising”, hanno scritto i giudici della Cassazione per spiegare il funzionamento e la strategia delle cosche calabresi fuori dai confini regionali.
Dallo Stretto di Messina alle Alpi. La pervasività delle ’ndrine è scolpita con dati e numeri sulla carta di centinaia di fascicoli: soltanto nel 2019 sono state portate a termine 40 inchieste in tutta Italia. Oltre tre al mese, quasi un migliaio tra indagati e arrestati. Boss e insospettabili della buona borghesia. Eppure la ’ndrangheta nell’immaginario resta un fenomeno folkloristico, in fondo «innocua, perché non spara come una volta». E la politica? Latita. Distratta dal clima perenne di campagna elettorale, il tema immigrazione si prende la scena. Intanto la ’ndrangheta holding avvelena l’economia con i capitali sporchi e la democrazia del Paese dirigendo il consenso elettorale. Come dimostra l’ultima inchiesta “Rinascita-Scott” che fa tremare il sistema. Una maxi operazione condotta dal Ros dei carabinieri guidati dal generale Pasquale Angelosanto e coordinata dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri: 334 arresti, oltre 400 indagati, beni sequestrati per 15 milioni, 3 mila militari in campo nella notte tra il 18 e il 19 dicembre.
IL PAESE DELLE 'NDRINE, TRA POLITICA E LOGGE
La mappa delle “Locali”(gruppi strutturati) della ’ndrangheta. Degli ultimi casi (2019) di politici indagati per rapporti con i boss. E degli scioglimenti dei comuni per infiltrazione dei clan calabresi. (Cliccando sui cerchi è possibile scoprire i dettagli)
LA CERNIERA
Ma l’Atlantide sommersa della mafia calabrese sta oltre queste cifre. Sta in figure cerniera, ufficiali di collegamento tra sottobosco mafioso e società civile. Tra questi c’è l’avvocato, massone ed ex senatore di Forza Italia (di recente vicino a Fratelli d’Italia) Giancarlo Pittelli, indagato per concorso esterno alla cosca Mancuso di Limbadi, paesino della provincia di Vibo Valentia, noto più per la produzione dell’amaro del Capo che per essere regno di una delle più potenti famiglie di ’ndrangheta. Per capire chi sono i Mancuso di Limbadi, dobbiamo tornare al 1983, quando il capo bastone Ciccio Mancuso vinse le elezioni da latitante. Dovette intervenire il presidente della Repubblica Sandro Pertini per sciogliere il Comune. Mancuso e politica. Un’eredità che ora ha travolto Pittelli.
A casa sua i carabinieri durante le perquisizioni hanno trovato appunti scritti a mano: un elenco dettagliato dei temi dell’inchiesta “Rinascita”. Chi ha informato Pittelli dei segreti di un’indagine riservatissima? Di certo l’avvocato del boss gode della stima di un pezzo della magistratura. Le cimici del Ros hanno persino registrato una cena nella sua abitazione con otto magistrati e altri professionisti. Toghe, spiegano fonti autorevoli a L’Espresso, non della procura ma di altri uffici giudiziari di Catanzaro. Contatti privilegiati dell’ex senatore finiti in informative senza ipotesi di reato inviate alla procura di Salerno competente sui magistrati catanzaresi. Toghe, e pure vescovi amici. Prelati del calibro di don Francesco Massara, l’ex parroco di Limbadi, nominato da Papa Francesco arcivescovo di Camerino-San Severino Marche. Grazie a don Massara, Pittelli dice di aver «ottenuto la tessera del Vaticano». E il vescovo ha mediato affinché l’avvocato della ’ndrina potesse incontrare Monsignor Giuseppe Russo, sottosegretario dell’Apsa - l’ente che gestisce il patrimonio della Santa Sede - per valutare l’acquisto di alcuni immobili del Vaticano.
Questa ’ndrangheta è un sistema criminale che agisce su più livelli. Alcuni visibili a occhio nudo: militare (con bombe e intimidazioni) e imprenditoriale (quattrini sporchi che creano concorrenza sleale). Altri invisibili: finanziario (flussi di riciclaggio che approdano nei paradisi fiscali) e politico (pacchetti di voti che si spostano da un candidato a un altro).
TERRA DI MEZZO
L’avvocato Pittelli è dunque accusato di essere la cerniera tra due mondi. Un complice esterno, per i pm. Non secondo il giudice che ha ordinato l’arresto: convinto che l’ex senatore sia organico al clan, ora toccherà al Riesame decidere sul ricorso di Pittelli. Di certo avrà molte cose da spiegare agli inquirenti. A partire da quell’incontro a Messina con il rettore dell’Università per presentargli la figlia del boss Mancuso, studentessa di Medicina in difficoltà con un esame. «“Troppo avvocato, troppo avvocato” si è messa a piangere... che bella famiglia», questa la reazione della rampolla, confidata dall’ex senatore a un amico.
Il portafoglio contatti dell’avvocato del boss è ricco. C’è Fabrizio Palenzona, ex numero due di Unicredit, presidente di Aiscat e di Prelios (ex Pirelli Re) la società di gestione e servizi immobiliari fondata da Marco Tronchetti Provera. Le informative del Ros riportano gli scambi di sms e gli incontri tra il banchiere e Pittelli, che lo definisce «mio grandissimo amico». Per i detective «Pittelli metteva a disposizione di Prelios i suoi rapporti privilegiati con Luigi Mancuso in cambio della disponibilità della stessa società finanziaria di appoggio per le sue iniziative imprenditoriali».
L’ex senatore ha incontrato Palenzona a Milano il 6 luglio 2018 negli uffici della società. Qui Pittelli ottiene un incarico speciale e potenzialmente milionario. Prelios gli chiede la cortesia di trovare un acquirente per il villaggio turistico ex Valtur da vendere a un prezzo stracciato. «Non sappiamo più cosa farcene... siamo disperati», gli dice un dirigente Prelios. Pittelli accetta per fare «una cortesia a Fabrizio Palenzona», che la sera stessa scrive un sms all’amico: «Caro Giancarlo, mi ha fatto molto piacere fino alla commozione rivederti. Grazie per la tua preziosa Amicizia, un forte abbraccio!!! Ps fammi sapere gli estremi del terreno».
L’ex senatore sa bene però che nel regno di Mancuso spetta al mammasantissima l’ultima parola: «A Nicotera questa storia la puoi vendere se hai un placet. Nicotera risponde a Luigi Mancuso», dice. Lo incontrerà al più presto, per chiedergli: «Interessa a qualche imprenditore della zona? Dobbiamo rispettare, non possiamo fare i cretini».
Il giorno dopo aver incontrato l’ex Mr Unicredit, l’intraprendente Pittelli riceve Giuseppe Mussari, l’ex presidente di Mps e di Abi condannato lo scorso novembre a 7 anni e mezzo per il buco provocato dall’acquisizione di Antonveneta. Mussari è catanzarese come Pittelli, dopo la catastrofica esperienza da banchiere, è tornato alle origini: «Questo non è il mio lavoro», confessò quando diede le dimissioni da Abi. Mussari e Pittelli durante l’incontro di luglio 2018 parlano del ghiotto affare Valtur proposto da Prelios: «Giusè, è una roba nella quale possiamo guadagnare 3-4 milioni di euro... a te non interessano i soldi... ti sfotto, ma che sei fesso!».
L’ex banchiere sul denaro è suscettibile e vuole essere chiaro: «Io non ho più una lira perché ho pagato i miei avvocati, ma ho un’altra logica di vita, quando ho avuto i soldi non mi sono fatto mancare niente, perché tanto tutto quello che dovevo fare, i ristoranti, gli alberghi, le vacanze, i viaggi... ma ti assicuro non me ne fotte più niente». Poi prospettano due ipotesi: vendere il villaggio a un grosso operatore turistico o a un costruttore per poi ampliarlo. Per questa seconda ipotesi saranno necessarie nuove concessioni dal Comune di Nicotera. Nessun problema per la coppia Pittelli-Mussari: «Vado a parlare con il Sindaco, dopodiché i contatti col Comune te li segui tu... Giuse’! è lavoro! Secondo me possiamo guadagnare due, tre milioni... tranquillamente». Prima di salutarsi c’è il tempo di una battuta sui magistrati: «Tu li odii... io pure», ride Pittelli. Mussari saluta accennando un sorriso. Prima Palenzona, poi l’ex Mps, infine tocca al boss Luigi Mancuso: Pittelli lo incontra il 9 luglio. E per il Ros hanno «discusso della questione (Valtur)».
MAMMASANTISSIMA E "FRATELLI"
Le cinque province della Calabria con il numero di “Locali” e di singoli clan (dati: Procura nazionale antimafia e Dia) e le logge massoniche emerse dai racconti dei pentiti e dalle inchieste. La provincia di Reggio Calabria conta 72 “Locali”: 27 lato jonico, 37 area città, 9 fascia tirrenica. (Cliccando sulle icone è possibile scoprire i dettagli)
Una platea di amici insospettabili che la 'ndrangheta ha anche al Nord. All'ombra della Alpi, in Valle d'Aosta e Piemonte. Ai piedi degli Appennini, in Emilia. E nella pianura lombarda.
'Ndrangheta, appalti pilotati per favorire le cosche: 11 funzionari coinvolti, decine di arresti in tutta Italia28 maggio 2020
https://www.ilmessaggero.it/italia/ndra ... 54610.html Un cartello criminale composto da imprenditori e funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare le cosche della 'Ndrangheta. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza che sta eseguendo decine di arresti in diverse regioni italiane. L'indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha preso di mira i profili 'imprenditorialì dei Piromalli, la cosca che opera nella Piana di Gioia Tauro. I finanzieri stanno eseguendo anche sequestri di beni e imprese per oltre 103 milioni.
Reddito di cittadinanza per 101 boss di 'ndrangheta. Tra i beneficiari i figli dell'Escobar italiano della cocaina
I provvedimenti cautelari e i sequestri, nei quali sono impegnati circa 500 finanzieri dei comandi provinciali e dello Scico, sono scattati in Calabria, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, in Sicilia tra Messina, Palermo, Trapani e Agrigento, in Campania - a Benevento e Avellino -a Milano e Brescia in Lombardia e ad Alessandria, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma. L'operazione, coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e denominata 'Waterfront', è l'epilogo delle indagini sull' ala imprenditoriale dei Piromalli. Dagli accertamenti, infatti, è emersa l'esistenza di un cartello composto da imprenditori e pubblici ufficiali ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta aggravata dall'agevolazione mafiosa, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati. Sono 11 i funzionari pubblici coinvolti.
'Ndrangheta, appalti pilotati per favorire le cosche: 11 funzionari coinvolti, decine di arresti in tutta Italia28 maggio 2020
https://www.ilmessaggero.it/italia/ndra ... 54610.html Un cartello criminale composto da imprenditori e funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare le cosche della 'Ndrangheta. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza che sta eseguendo decine di arresti in diverse regioni italiane. L'indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha preso di mira i profili 'imprenditorialì dei Piromalli, la cosca che opera nella Piana di Gioia Tauro. I finanzieri stanno eseguendo anche sequestri di beni e imprese per oltre 103 milioni.
Reddito di cittadinanza per 101 boss di 'ndrangheta. Tra i beneficiari i figli dell'Escobar italiano della cocaina
I provvedimenti cautelari e i sequestri, nei quali sono impegnati circa 500 finanzieri dei comandi provinciali e dello Scico, sono scattati in Calabria, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, in Sicilia tra Messina, Palermo, Trapani e Agrigento, in Campania - a Benevento e Avellino -a Milano e Brescia in Lombardia e ad Alessandria, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma. L'operazione, coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e denominata 'Waterfront', è l'epilogo delle indagini sull' ala imprenditoriale dei Piromalli. Dagli accertamenti, infatti, è emersa l'esistenza di un cartello composto da imprenditori e pubblici ufficiali ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta aggravata dall'agevolazione mafiosa, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati. Sono 11 i funzionari pubblici coinvolti.
'Ndrangheta: appalti pilotati per favorire cosche, arresti in tutta Italia Giovedì, 28 Maggio 2020
http://www.lametino.it/Cronaca/ndranghe ... talia.htmlRoma - Un cartello criminale composto da imprenditori e funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare le cosche della 'ndrangheta. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza che sta eseguendo decine di arresti in diverse regioni italiane. L'indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha preso di mira i profili 'imprenditoriali' dei Piromalli, la cosca che opera nella Piana di Gioia Tauro. I finanzieri stanno eseguendo anche sequestri di beni e imprese per oltre 103 milioni.
I provvedimenti cautelari e i sequestri, nei quali sono impegnati circa 500 finanzieri dei comandi provinciali e dello Scico, sono scattati in Calabria, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, in Sicilia tra Messina, Palermo, Trapani e Agrigento, in Campania - a Benevento e Avellino - a Milano e Brescia in Lombardia e ad Alessandria, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma. L'operazione, coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e denominata 'Waterfront', è l'epilogo delle indagini sull'ala imprenditoriale dei Piromalli. Dagli accertamenti, infatti, è emersa l'esistenza di un cartello composto da imprenditori e pubblici ufficiali ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta aggravata dall'agevolazione mafiosa, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati. Sono 11 i funzionari pubblici coinvolti.
Coinvolto funzionario Anas e tecnici comunali
Ci sono anche un funzionario dell'Anas in servizio a Reggio Calabria, e tecnici dei comuni di Rosarno e Gioia Tauro tra le persone coinvolte nell'inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che stamani ha portato a numerosi arresti in tutta Italia eseguiti della Guardia di finanza nei confronti dei presunti componenti di un cartello criminale composto da imprenditori e funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare la cosca Piromalli. L'operazione, denominata "Waterfront", è il frutto di tre filoni di indagine scaturiti dall'operazione "Cumbertazione" che nel gennaio 2017 portò al fermo di 35 persone ed alla scoperta di un "cartello" di imprenditori sostenuti dalle cosche della 'ndrangheta. Indagando su sette appalti già oggetto di quella inchiesta, i finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico, hanno portato alla luce altre ipotesi di reato di frode in pubbliche forniture portate a termine grazie anche a funzionari pubblici infedeli. Il secondo filone ha preso le mosse da quanto scoperto nel computer di uno degli arrestati in Cumbertazione che ha portato alla scoperta di un altro cartello di imprese al servizio delle cosche. Infine, dalle indagini èp emerso il coinvolgimento del responsabile dell'area reggina dell'Anas che avrebbe favorito un imprenditore in cambio del pagamento di somme di denaro in favore della moglie per prestazioni lavorative che secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza, in realtà, non sarebbero mai state svolte.
A cartello imprese appalti per oltre 100 milioni
Ammonta ad oltre 100 milioni di euro il valore degli appalti ottenuti illecitamente coperti dalle indagini condotte dalla Guardia di finanza e coordinate dalla Dda di Reggio Calabria che hanno portato alla luce un cartello composto da 57 imprenditori che, con attraverso turbative d'asta aggravate dall'agevolazione mafiosa, si sarebbero aggiudicati almeno 22 gare ad evidenza pubblica, frodando la Regione Calabria e la Comunità Europea. Le gare investigate dai finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria e dello Scico, sono state bandite tra il 2007 e il 2016 dalle stazioni appaltanti dei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, nonché dalla Stazione Unica Appaltante di Reggio Calabria. Così facendo, le imprese avrebbero agevolato l'attività dei Piromalli che si sono assicurati una rilevante "tangente ambientale", garantendo la realizzazione dei lavori. Gli appalti venivano ottenuto tramite offerte precedentemente concordate e se il cartello non risulta vincitore, venivano effettuati subappalti o procedura di nolo per ottenere comunque l'esecuzione dei lavori. Tra gli appalti finiti nel mirino degli investigatori anche quelli di riqualificazione del lungomare di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando in attuazione di Progetti Integrati di Sviluppo Urbano finanziati da fondi europei. Numerose le irregolarità riscontrate: la percezione di somme non dovute, liquidazioni di spese non dovute, distorto utilizzo di "varianti in corso d'opera", difformità nei progetti, omessi collaudi statici, prove non eseguite sulla qualità e sullo spessore degli asfalti bituminosi. Il tutto anche nell'esecuzione di opere quali il Palazzetto dello sport, il parcheggio interrato e il Centro polifunzionale di Gioia Tauro, nonché il Centro polisportivo di Rosarno.
Fondamentale, per l'accusa, è risultata la complicità, a vario titolo, di pubblici ufficiali - dirigenti e direttori dei lavori/collaudatori, tecnici/progettisti e/o responsabili unici pro tempore dei procedimenti relativi agli appalti - incaricati dalle relative stazioni appaltanti. Dalle indagini è emerso anche lo "stabile rapporto corruttivo" esistente tra il funzionario dell'Anas Giovanni Fiordaliso, del Compartimento di Reggio Calabria, e l'imprenditore Domenico Gallo, indicato come il "dominus" di numerose società fornitrici di bitume e calcestruzzo, per frodi in svariati contratti di fornitura indebitamente affidati ad imprese riconducibili a Gallo, compresi i lavori di ammodernamento di tratti dell'Autostrada A2 Salerno - Reggio Calabria effettuati con materiali di qualità inferiore rispetto ai parametri imposti dagli appalti. In cambio, secondo l'accusa, Fiordaliso avrebbe ottenuto beni di lusso e promesse di incarichi nelle sue imprese. L'imprenditore avrebbe anche versato circa 94.000 euro alla moglie di Fiordaliso per prestazioni di lavoro mai effettuate. A conclusione dell'operazione, 14 persone sono state poste ai domiciliari, a 20 è stato notificato l'obbligo di presentazione alla Pg e per 29 è scattato il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale.