Il 25 Aprile italiano non lo celebro è la festa dei nazi comunisti e non della liberazione e della libertà.
Io come cittadino italiano di nazionalità veneta non mi sento affatto né liberato né libero.
Veneziani: «Ecco i sette motivi per cui non festeggio il 25 aprile»
mercoledì 24 aprile 15:05
https://www.secoloditalia.it/2019/04/ve ... -25-aprile
Intervento magistrale di Marcello Veneziani sul 25 aprile dalla colonne de LaVerità. Lo scrittore ed editorialista entra senza tanti preamboli nel tema di una festa divisiva e destinata ad avvelenare gli animi. Una festa che mai e poi mai potrebbe celebrare. «Non celebro il 25 aprile per sette motivi. Uno, perché non è una festa inclusiva e nazionale, ma è sempre stata la festa delle bandiere rosse e del fossato d’odio tra due Italie».
Lo spettacolo a cui stiamo assistendo già da giorni, alla vigilia di questa data infausta, sono la prova provata, del resto, di quanto il “fossato d’odio” sia profondo. Veneziani prosegue punto per punto, elencando le ragioni dei ordine storico, civile e morale per cui non festeggerà il 25 aprile. Sette motivi che spiegano in bella sintesi perché questa data non è una festa.
«Una data ipocrita che nega la memoria»
Secondo motivo: «perché è una festa contro gli italiani del giorno prima, ovvero non considera che gli italiani fino all’ora erano stati, in larga parte fascisti o comunque non antifascisti e dunque istiga alla doppiezza, all’ipocrisia».
«Tre, perché non rende onore al nemico, ma nega dignità e memoria a tutti coloro che hanno dato la vita per la patria, solo per la patria, pur sapendo che si trattava di una guerra perduta.
Quattro, perché l’antifascismo finisce quando finisce l’antagonista da cui prende il nome: il fascismo è morto e sepolto e non può sopravvivergli il suo antidoto,nato con l’esclusiva missione di abbatterlo».
«Se il 25 aprile viene usato per altri scopi…»
Fin qui i motivi storici che inducono lo scrittore a tenersi alla larga da questa data. Poi viene un altro male indigesto, un vizio italico atavico, che Veneziani ha sempre osteggiato nelle sue analisi: la retorica. Lo spiega, elencando il quinto dei motivi: «Perché quando una festa aumenta l’enfasi con il passare degli anni anziché attenuarsi, come è legge naturale del tempo, allora regge all’ipocrisia faziosa e viene usata per altri scopi: ieri per colpire Silvio Berlusconi, oggi Matteo Salvini».
Retorica celebrativa
C’è poi la retorica celebrativa – scrive Veneziani passando al sesto motivo per cui aborre questa data: «Perché è solo celebrativa, a differenza delle altre ricorrenze nazionali, si pensi al 4 novembre in cui si ricordano infamie e dolori della Grande Guerra; invece nel 25 aprile è vietato ricordare le pagine sporche o sanguinarie che l’hanno accompagnata e distinguere tra chi combatteva per la libertà e chi voleva instaurare un’altra dittatura».
Arriviamo quindi all’ultimo aspetto: «Sette, perché celebrando sempre e solo il 25 aprile, unica festa civile in Italia, si riduce la storia millenaria di una patria, di una nazione, ai suoi ultimi tempi feroci e divisi. Troppo poco per l’Italia e per la sua antica civiltà».
LA SENATRICE SEGRE «Il 25 Aprile? Chi fa politica studi la storia»
di Stefano Landi
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Consuma le scarpe in giro per l'Italia. Una vita da testimone quella di Liliana Segre, 88 anni, sopravvissuta all'Olocausto e senatrice a vita.
«Infatti sono stanca. Questo 25 aprile credo che rimarrò a casa. Mi hanno invitato in tv, ma ho davvero bisogno di staccare. Forse non ho più l'età per andare in corteo. Devo cominciare a delegare».
Che impressione le hanno fatto le polemiche sulla partecipazione del governo al 25 Aprile? I 5 Stelle ci saranno, la Lega lo ignora. Salvini dice che la vera liberazione è solo quella dalla mafia...
«Chi fa politica non può ignorare la storia. Deve averla studiata. Con ognuna di queste dichiarazioni chi ha dato la vita muore una volta di più. Non penso solo ai partigiani, ma anche ai militari italiani, morti di stenti, malattie, in un campo di concentramento, pur di non aderire alla Repubblica Sociale».
La statua bruciata di una partigiana domenica alle porte di Milano. Gli episodi di violenza che ogni anno si ripetono regolarmente...
«Non possiamo sempre, ridurre tutto all'ignoranza. È il bisogno di odiare che muove certa gente. Appena messo piede in Senato mi sono battuta per una legge contro gli hate speech. L'odio torna a galla in contesti molto diversi. Per strada, su Internet soprattutto. È un sentimento che c'è sempre stato: la storia è fatta di corsi e ricorsi. Diciamo che dopo la Seconda guerra mondiale, dopo tutto quello che si era visto e sofferto, si aveva paura di ripetere certi atteggiamenti. Si è abbassato il volume, non si è spenta la musica».
Le hanno pure attribuito profili social finti che pubblicano dichiarazioni false a suo nome...
«Prese di posizione, spesso molto aggressive, che non corrispondono al mio pensiero. Ho già denunciato la situazione alla Polizia postale che sta indagando».
È più facile dimenticare il passato?
«Credo che la storia sia maestra di vita. Non si può capire il 25 Aprile se non si è studiato il passato. Non è solo colpa della superficialità dei giovani d'oggi. Gli stessi genitori non ricordano. E gli insegnanti sono troppo presi da altre dinamiche, pensano più alla forma che ai contenuti».
Lei incontra tantissimi ragazzi nelle scuole. Che idea si è fatta di questa generazione bollata come quella del disimpegno?
“Il 99 per cento di loro vive incollato al telefono, non si informa e accetta di essere omologato da una tv ignorante. Ma c'è quell'1 per cento che riscatta una classe intera. Hanno fatto una scelta, quella di non stare nell'ombra del gruppo. C'è chi in questi giorni ha rinunciato alle vacanze per venirmi ad ascoltare. La loro attenzione mi emoziona. Concludo sempre la mia testimonianza spiegando come andando da loro abbia ricordato una parte di storia per me tragica. Uno sforzo che sarà ripagato se solo uno di loro accenderà una candela della memoria».
Cosa vede nei loro occhi?
«II desiderio di provarci. A casa ho scatole piene di lettere di ragazzi che mi scrivono. Ricevo anche migliaia di mail. Ci sono delle riflessioni bellissime, che lascerò come eredità».
Qualche settimana fa più di mille ragazzi si sono alzati in piedi per lei a New York dopo averla ascoltata in videoconferenza in religioso silenzio...
«Spiegavo come nei lager non si va in gita, ma per ascoltare la propria coscienza». Riceve molti insulti?
«Regolarmente, di ogni genere. Pesantissimi. Un professore di Venezia, ex militante di Forza Nuova, mi ha augurato di finire in un termovalorizzatore. Altri mi volevano nei forni. Non reagisco agli insulti, ho imparato a lasciarli cadere».
Le testimonianze pesano..
«Siamo morti quasi tutti. Chi resta lo deve sentire come un dovere. Alla fine ogni sforzo vale ancora la pena».
Alberto Pento
Il 25 aprile ha troppe bandiere rosse nazi comuniste e io di certo non lo celebro; la sinistra Segre anche se ebrea sbaglia di grosso e non può dirsi antifascista perché è schierata con i nazi-fascisti di sinistra.
Un vero antifascista non può essere schierato con i fascisti rossi.
Lei sfrutta la sua ebraicità e la Shoà per dare contro non solo ai social fascisti antisemiti ma a tutta la destra che non è né fascista né antisemita e per sostenere lo schieramento di sinistra che è manifestatamente e doppiamente antisemita in quanto antisraeliano/antisionista e filo nazi maomettano; schieramento sinistro che è schifosamente anche anticristiano e che viola i diritti umani e civili degli indigeni e dei cittadini europei, bianchi e occidentali.
L'italiana ebrea sinistra Segre contribuisce a far passare il nazi fascismo comunista come se fosse cosa buona e giusta e questo è vergognoso e non le fa onore anche in considerazione del suo passato di ebrea perseguitata e della sua professata ebraicità.