Pascoe veronexi ensorxensa spontanea o ordenà da Venesia ?

Pascoe veronexi ensorxensa spontanea o ordenà da Venesia ?

Messaggioda Berto » dom mag 11, 2014 5:51 pm

Pascoe veronexi
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http://www.traditio.it/PASQUE%20VERONES ... gramma.pdf


Mentre sulla Venetia soffiano impetuosi i venti dell’indipendentismo, meglio, del giusto rimpianto e recupero di un glorioso passato marciano, legato a un’orizzonte ideale quale fu e non potrà che essere quello degli Stati antecedenti la demoniaca Rivoluzione di Francia; mentre si fa sempre più forte la consapevolezza dell’ineluttabilità di un ritorno all’ordine tradizionale dei nostri Padri; mentre la crisi economica che morde, mette a nudo le autentiche cause ultime del disastro economico, che sono politiche, morali e spirituali e rimontano tutte, in ultima analisi, agli eventi tragici del 1796-97 e del 1861-66 e alla nuova Italia dei senza Dio, sostituitasi a quella tradizionale e cattolica; mentre vi è ancora chi soffre nelle galere, e non solo, a causa della camicia di forza imposta dal cosiddetto risorgimento; ci accingiamo con orgoglio a celebrare il 217° anniversario dell’eroica insurrezione dei nostri Padri contro il despota Bonaparte, consegnata alla storia come Pasque Veronesi (17-25 aprile 1797).

La più importante Insorgenza dell’Italia centro-settentrionale.
Sopra il link che rimanda al fitto programma di celebrazioni, che inizieranno il 17 aprile e che culmineranno anche quest’anno nel corteo storico, con le divise e le armi del tempo, per le strade cittadine.
Quando, nel lontano 1996, duecentesimo della calata dei barbari rivoluzionari, fondammo il Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi, non avremmo mai immaginato di rievocare ancora, 18 anni dopo, il tragico e glorioso evento della sollevazione di Verona contro il più potente esercito del mondo, nel nome di San Marco, della fedeltà alla Repubblica (di cui la Città scaligera salvò l’onore) e alla vera Religione.

Ma la forza delle buone idee è immensa. Se è vero, com’è vero, che pare imminente a tutti, ormai, il ritorno di quelle Istituzioni e di quella storia, che i giacobini e i neogiacobini credevano di aver sepolto per sempre e per cui caddero tanti nostri concittadini e non solo.
Per questo, mai come in questo 2014, risuoni per le vie quel grido che commosse gli animi dei nostri compatrioti in quella primavera del 1797 e per cui non invano s’immolarono tante giovine vite: Viva San Marco!

Il Segretario del Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi
Maurizio-G. Ruggiero

http://www.traditio.it/PASQUE%20VERONES ... storia.pdf
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Re: Pascoe veronexi

Messaggioda Berto » dom mag 11, 2014 5:52 pm

Pascoe veronexi
Sergio Romano: “Il Veneto e la Serenissima, due storie diverse”
http://www.lindipendenza.com/beggiato-r ... erenissima

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di REDAZIONE

Pubblichiamo, di seguito, il “botta e risposta” fra Ettore Beggiato e Sergio Romano, apparse nella rubrica “La lettera del giorno” su “Il Corriere della Sera” di oggi.

Nella sua risposta a una lettera pubblicata sul Corriere del 13 maggio, lei ricorda giustamente che la Scozia e la Catalogna sono nazioni storiche, mentre la Padania no: giustissimo. Io credo che nazione storica d’Europa si possa tranquillamente definire il Veneto, popolo che si identifica nella Serenissima Repubblica Veneta che ha avuto ben 1.100 di indipendenza, e che ha ancor oggi ha una propria lingua, una propria identità, un proprio modello economico. O no? (Ettore Beggiato)

LA RISPOSTA DI SERGIO ROMANO:

Caro Beggiato, il Veneto è certamente una regione storica, ma credo che nella sua identificazione con la Serenissima vi sia una forzatura leghista. Padova, Verona, Vicenza, Treviso, Udine hanno le loro storie, alquanto diverse da quella di Venezia e della sua Repubblica. Sono state assorbite dal loro grande e fortunato vicino in tempi diversi, ma la classe dirigente della Repubblica è stata per molti secoli prevalentemente veneziana e la elezione di un doge friulano coincide, guarda caso, con l’agonia dello Stato. Nella storia della Repubblica i veneti di terraferma hanno avuto un ruolo importante, ma sono in ultima analisi soltanto una delle quattro principali nazionalità da cui la Repubblica era composta. Venezia partecipò attivamente alle vicende italiane e cercò di estendere la sua influenza nella penisola, ma fu soprattutto un piccolo impero multinazionale e multiconfessionale dell’Adriatico e dell’Egeo.

Mentre quasi tutte le città italiane erano papali o ghibelline e comunque legate, in maggiore o minore misura, alla storia dell’Impero d’Occidente e del Sacro Romano Impero, Venezia fu una costola dell’Impero d’Oriente. La sua gente era cattolica, ma la sua maggiore basilica ricorda gli edifici religiosi di Costantinopoli molto più di quanto assomigli alle chiese del retroterra veneto e della penisola italiana. I veneti di terraferma furono certamente sudditi della Repubblica, ma non diversamente dai croati della Dalmazia, dagli albanesi dell’Adriatico meridionale e dai greci delle isole dell’Egeo. Negli ultimi giorni della sua esistenza non fu difesa dai veronesi, dai padovani e dai vicentini. Si batterono per la Repubblica i suoi schiavoni, molto più fedeli a San Marco di quanto fossero i suoi sudditi italiani. Qualche mese fa, durante un viaggio ad Atene, un amico greco mi ha detto: «Si parla molto dell’influenza che la Turchia ha avuto sui nostri costumi e sulle nostra mentalità, ma si dimentica che una parte della Grecia è stata per molto tempo veneziana ». Un’ultima osservazione, caro Beggiato. Quando fu conquistata dai francesi e, più tardi, ceduta da Napoleone all’Austria, Venezia era ormai da molto tempo l’ombra di se stessa. Possiamo essere orgogliosi del suo grande passato, ma non della sua morte.

Comento =============================================================================================================================

Roberto Porcù - 26 Maggio 2013 at 9:25 pm #

“Possiamo essere orgogliosi del suo grande passato, ma non della sua morte”.
Condivido l’opinione di Sergio Romano e urlo ancora contro un falso storico che viene sbandierato.

Durante la rivoluzione francese un solo componente della famiglia Borbone era riuscito a salvarsi, mi sembra perché fosse già all’estero. Egli chiese asilo alla Repubblica Veneta e questo gli fu concesso.

La Serenissima era storicamente un luogo sicuro per chi volesse vivere e lavorare rispettando le leggi di Venezia (anche Manzoni fa passare l’Adda a Renzo Tramaglino).

Avvenne che in Francia prese a brillare l’astro Napoleone che vinceva tutte le battaglie. Egli chiese alla Serenissima il permesso di passare per marciare contro l’Austria dal Brennero. Il permesso gli fu accordato perché la Serenissima non era più quella di Lepanto in grado di battere da sola i turchi. Le rotte oceaniche si erano imposte ed i suoi commerci languivano. Era morta anche se non lo appariva.

Per timore di Napoleone al quale permise il passaggio (non potendolo impedire) revocò in fretta l’accoglienza al Borbone che si rifugiò allora in Austria.

Napoleone passò e lasciò a Verona, con un piccolo contingente, i soldati ammalati e la moglie incinta di un ufficiale. A Venezia pensavano di essersi ingraziati il cavallo vincente, ma le arrivarono notizie della sconfitta di Napoleone.

Quando uno stato è in coma, nulla funziona, nemmeno l’intelligence e le comunicazioni.

Freneticamente, per ingraziarsi gli austriaci, ordinarono a Verona di insorgere contro i francesi.

Ciò avvenne, promisero la grazia ai delinquenti rinchiusi, vuotarono le carceri e li mandarono con abiti civili contro i francesi facendo figurare una rivolta popolare.

Tutti furono ammazzati ed anche la donna incinta fu squartata.

A Napoleone al quale non era riuscito di agganciare gli austriaci, arrivò notizia di questi fatti, che non avrebbero dovuto accadere perché lui aveva chiesto ed ottenuto l’autorizzazione al passaggio.

Rientrò a Verona e si incazzò di brutto.

Queste sono i fatti delle Pasque Veronesi, una pagina di tradimenti che sarebbe bene dar a vedere di dimenticare.

Con la Serenissima agonizzante si comportò come tale.

Dopo Napoleone, con la restaurazione del Congresso di Vienna, tutto tornò come prima fuorché Venezia perché contro di essa si espresse il nuovo re di Francia che era il Borbone che Venezia aveva scacciato da Verona.

Di Venezia c’è da menar molto vanto della sua vita, ma neanche un po’ della sua morte.

A meno di non piegare fraudolentemente la Storia a proprio uso.
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Re: Pascoe veronexi

Messaggioda Berto » dom mag 11, 2014 6:00 pm

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Re: Pascoe veronexi ensorxensa spontanea o ordenà da Venesia

Messaggioda Berto » dom mag 11, 2014 7:11 pm

Insorgenze antifrancesi in Italia

http://it.wikipedia.org/wiki/Insorgenze ... _in_Italia

La Repubblica di Venezia costituiva il successivo obiettivo di Napoleone, nella sua avanzata verso l'Austria, dopo che nella primavera del 1796, era stata conquista la Lombardia[13]. Gli avvenimenti si svolsero tra il 1796 e il 1797, culminando nella settimana 17-25 aprile del 1797.
Il 30 maggio 1796 i francesi sconfissero gli austriaci a Borghetto ed oltrepassarono il Mincio, entrando nel territorio veronese. Giunti a Verona, i francesi cacciarono le truppe veneziane dai forti militari della città e vi si insediarono (1º giugno). Non ebbe esito la dichiarazione di neutralità da parte della Repubblica Veneta. I rapporti tra la popolazione veronese e le truppe francesi furono difficili sin dall'inizio per il comportamento più da occupanti che da "ospiti" delle truppe francesi. L'avanzata proseguì nei mesi di luglio e agosto. L'8 settembre Napoleone vinse la battaglia di Bassano. Alla fine del 1796 tutta la parte occidentale del Veneto era occupata dai francesi. La linea difensiva degli austriaci cominciava a nord di Vicenza ed arrivava al Cadore e al Friuli. Nonostante il Direttorio francese si fosse pronunciato per il rispetto formale della neutralità di Venezia, il generale francese ne aveva già deciso la fine.

Gli scontri tra francesi e austriaci proseguirono nei primi mesi del 1797. I cittadini locali, allarmati per l'atteggiamento remissivo della Repubblica, che aveva acconsentito al transito delle truppe francesi sul proprio territorio, imbracciarono le armi e si organizzarono in forze popolari. Tra tutte le sommosse che si registrarono, quella di Verona passò alla storia per le sue dimensioni e per le nefaste conseguenze che produsse sulla sorte della Repubblica stessa.

I tumulti scoppiarono a Verona il 17 aprile 1797[14] (secondo giorno di Pasqua), lo stesso giorno in cui veniva firmato il Trattato di Leoben con cui l'Austria cedeva la Lombardia ai francesi in cambio dei territori della neutrale Repubblica di Venezia; gli insorti presero possesso della città. Il popolo veronese fu il grande protagonista della sommossa: portò attacchi di propria iniziativa, a volte affiancato dalle truppe regolari venete. Le porte delle prigioni furono aperte liberando i soldati austriaci prigionieri dei francesi, che parteciparono a parte della rivolta. L'esercito francese rispose puntando i cannoni, dai forti sulle alture circostanti, direttamente sulla città. Il 19 il popolo si preparò a una difesa ad oltranza della città. Il 20 iniziò l'assedio a Castel Vecchio, dove si erano asserragliati i francesi.[15] La campana della torre dei Lamberti, che scandì i momenti più intensi della rivolta, fu colpita da numerosi colpi di cannone.

Intanto i francesi avevano chiamato i rinforzi. Il 21 la città era circondata da 15.000 soldati.[16] Il 22 cominciarono a scarseggiare le munizioni e anche le scorte alimentari iniziarono a non essere più sufficienti. Il giorno successivo le maggiori autorità cittadine si riunirono. Il 24 i veronesi decisero di trattare la resa con i francesi.[17] La mattina del 25 aprile (giorno di San Marco) la città si arrese. Seguì la democratizzazione[18] con l'insediamento di un nuovo municipio. La città fu obbligata a pagare una contribuzione di 1.800.000 lire tornesi e a consegnare l'argenteria delle chiese e di altri luoghi di culto. Numerose opere d'arte furono razziate, tra cui dipinti del Veronese e di Tiziano. Tutto il bottino fu fatto sfilare nel corteo di Parigi tra il 27 e il 28 luglio 1798. Le opere d'arte furono poi portate al museo del Louvre.

Le tre fortezze che dominano Verona bombardarono la città per otto giorni di seguito[19]; gli scontri causarono un alto numero di vittime: si contarono almeno 2.056 morti. L'intera guarnigione veneziana fu deportata in Francia e fu detenuta in campi di prigionia; solo un terzo dei soldati fecero ritorno vivi in Italia. Ripresa la città i giacobini, proibirono le processioni religiose ed anche i funerali. Inoltre abbatterono tutti i Leoni di San Marco e il monumento alla Serenissima che sorgeva in piazza Bra (la più grande piazza di Verona).

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Re: Pascoe veronexi ensorxensa spontanea o ordenà da Venesia

Messaggioda Berto » lun dic 29, 2014 8:12 am

La storia de l termene de ƚa Repiovega Veneta de Cristoforo Tentori

http://www.veneziadoc.net/Storia-di-Ven ... ori-40.php

Questa Pubblicazione contiene due oggetti molto importanti:
1 - Gli ordini segreti impartiti verbalmente da Napoleone a Kilmaine e Landrieux in merito al fomentare colpi di stato nelle Province venete al fine di produrre quelle reazioni popolari che costituiranno il casus belli per la sua Dichiarazione di Guerra ( a nota 4).
2 - Il ritrovamento del testo del fantomatico "Trattato di Sant'Eufemia" stipulato il 27 Maggio 1796 dai plenipotenziari veneti Sanfermo e Del Bene con Napoleone e il suo stato maggiore, Trattato a cui dedicherò una prossima Pubblicazione.

Abbiamo inoltre la Relazione dettagliata dei risibili tentativi di mediazione dei Deputati Pesaro e Corner con Napoleone a Gorizia.
Anche stavolta, come a Roverbella, Napoleone accetta denaro contante per far cessare le vessazioni, ma nel frattempo il suo prezzo è cresciuto. Adesso vuole un milione al mese per sei mesi, e gli sarà concesso...

Dispaccio altrettanto risibile da Parigi sempre in merito alle proteste veneziane per i saccheggi.

Salò è stata assaltata da una settantina di uomini e ha messo su una Municipalità molto attenta alle Casse Pubbliche.
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