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Esiste un momento cruciale in cui i Veneti perdettero la Sovranità?http://venetostoria.com/2015/10/01/esis ... -sovranita1 ottobre 2015 di Millo Bozzolan
di Edoardo Rubini
Insomma: quando cadde la Repubblica?
La domanda se la pose qualche anno fa, in una conferenza all’Ateneo Veneto, uno storico che non ammiro tanto, ma a cui non si può disconoscere un certo acume, il prof. Gianantonio Paladini, ora scomparso.
Forse aveva infilato il dito dentro la piaga. Il principio della Sovranità Veneta è assoluto, imprescrittibile e inalienabile, osservo io.
Sul piano storico, invece, individuerei il momento critico – in cui si disconobbe formalmente la Sovranità Veneta – nel Congresso di Vienna del 1815, quando i 4 veri vincitori di 20 anni di guerra, Austria, Inghilterra, Prussia e Russia, restaurarono tutti i Regni abbattuti da Napoleone.
Non le Repubbliche, però, forse facendo una strana equazione Repubblica = Stato sovversivo liberale. Con questa equazione l’Austria fagocitò la Repubblica di San Marco da sempre cattolica, dando in realtà seguito alla mira espansionista mitteleuropea che durava da mille anni, avendo trovato autorevoli precedenti nella campagna militare antiveneta dei Franchi condotta dal “Re d’Italia” Pipino nell’809 e in quella di Massimiliano d’Asburgo con la Lega di Cambrais nel Cinquecento.
La Redazione riporta questa riflessione di un amico siciliano, Claudio Buda:
avevano paura di venezia..non perché potesse essere uno stato sovversivo..in quanto vecchia democrazia…ma perché la temevano come potenza economica…ed allora il suo smembramento ed asservimento sembrò la cosa più giusta!!..anche napoleone fece lo stesso ragionamento…per quanto decaduta…venezia el il suo sistema economico e giuridico facevano paura all’Europa di allora…..ed alla restaurazione…tutti furono d’accordo….a non ridare a Venezia la sua antica autonomia che poi si traduceva in autonomia economica….ergo la distrussero..facendola diventare una appendice dell’Austria…
Coante enpreçixion e falbarie!1) I veneti tuti no łi jera soràni, soràni łi jera lomè i venesiani o mejo ła casta arestogratega venesiana e staltri veneti de tera łi jera suditi dei venesiani, de Venesia e de l'arestograsia venesiana.
2) No se dexmenteghe ke ła casta venesiana, el Major Consejo el ga abdegà da ła so soranedà en favor de ła mouniçepałetà provexora:
https://it.wikipedia.org/wiki/Caduta_de ... di_VeneziaLa caduta della Repubblica di Venezia è l'evento storico che, nel 1797, pose fine alla millenaria storia della Serenissima Repubblica.
La mattina del 12 maggio, tra voci di congiure e dell'imminente attacco francese, il Maggior Consiglio della Repubblica si riunì per l'ultima volta. Nonostante alla seduta fossero presenti soli 537 dei mille e duecento patrizi aventi diritto e mancasse quindi il numero legale, il doge, Ludovico Manin, aprì la seduta con le seguenti parole:
(VEC)
« Quantunque siemo con l'animo molto afflitto e conturbà, pure dopo prese con una quasi unanimità le due Parti anteriori, e dichiarata così solennemente la pubblica volontà, anche Nu semo rassegnadi alle divine disposizion.
(...)
La parte che se ghe presenta no xe che una conseguenza de quanto Le ha già accordà con le precedenti (...); ma due articoli ne reca sommo conforto, vedendone assicurada con uno la nostra Santa Religion, e con l'altro li mezzi di sussistenza per li nostri concittadini (...).
(...)
Mentre ne vien minacià sempre el ferro e el fogo se non se aderisce alle loro ricerche; e in adesso semo circodadi da 60/m uomini caladi dalla Germania, vittoriosi ed in conseguenza liberadi dal timor dele Armi austriache.
(...)
Chiuderemo dunque, come ben se deve, col racomandarghe de rivolgerse sempre a Dio Signor ed alla Madre sua santissima, onde i se degni dopo tanti flagelli, che meritamente per le nostre colpe i n'ha fatto provar, i vogia riguardarne con gli occhi della loro misericordia, e sollevarne almeno in qualche parte da tante angustie che ne opprime. »
(IT)
« Per quanto siamo con l'animo molto afflitto e turbato, pur dopo aver preso con una quasi unanimità le due precedenti decisioni, e avendo dichiarato così solennemente la pubblica volontà, anche Noi siamo rassegnati alle divine decisioni.
(...)
La decisione che Vi si presenta non è che una conseguenza di quanto già accordato con quelle precedenti (...); ma due articoli ci danno sommo conforto, vedendoci assicurata con uno la nostra Santa Religione, e con l'altro i mezzi di sussistenza per i nostri concittadini (...).
(...)
Mentre ci viene minacciato sempre il ferro e il fuoco se non si aderisce alle loro richieste; e in questo momento siamo circondati da sessantamila uomini calati dalla Germania, vittoriosi e quindi liberati dal timore delle armi austriache.
(...)
Chiuderemo dunque, come ben si deve, col raccomandarVi di rivolgersi sempre a Dio Signore e alla sua Madre santissima, affinché si degnino dopo tanti flagelli, che meritatamente ci hanno fatto provare per le nostre colpe, e vogliano guardarci di nuovo con gli occhi della loro misericordia, e sollevarci almeno in parte dalle tante angustie che ci opprimono. »
(Ludovico Manin, discorso all'ultima seduta del Maggior Consiglio.)
Si procedette quindi ad esporre le richieste francesi, portate da alcuni esponenti giacobini veneziani, che prevedevano l'abdicazione del governo in favore di una Municipalità Provvisoria, l'innalzamento in piazza San Marco dell'albero della libertà, lo sbarco di un contingente di 4000 soldati francesi e la consegna di alcuni magistrati che più avevano sostenuto l'ipotesi di resistenza. Il suono, proveniente dalla piazza, delle salve di moschetto degli Schiavoni intenti a salutare il vessillo di San Marco prima di imbarcarsi, provocò nell'assemblea il terrore che fosse scoppiata una rivolta.
Così si procedette immediatamente alla votazione e, con 512 voti favorevoli, 5 astenuti e 20 contrari, la Repubblica fu dichiarata decaduta. Mentre il consiglio si scioglieva frettolosamente, il Doge e i magistrati deposero le insegne e si presentarono quindi al balcone di Palazzo Ducale per fare l'annuncio alla folla radunatasi nella sottostante piazzetta.
Al termine della lettura del decreto di scioglimento del Governo, il popolo si sollevò.
Anziché inneggiare alla rivoluzione, però, com'era stato nei peggiori timori del patriziato veneziano, il popolo, al grido di Viva San Marco! e Viva la Repubblica, issò il gonfalone marciano sulle tre antenne della piazza, tentando di reinsediare il Doge e attaccarono le case e i beni dei giacobini veneziani. I magistrati tentarono di riportare l'ordine, temendo di dover rispondere ai francesi dei tumulti, e verso sera le ronde di arsenalotti e i colpi di artiglieria sparati a Rialto riportarono l'ordine in città.
L'istituzione della Municipalità ProvvisoriaLa Municipalità Provvisoria si insediò in Palazzo Ducale, nella sala che era stata del Maggior Consiglio, emanando il 16 maggio un proclama per annunciare il nuovo ordine:
« I
l veneto Governo desiderando di dare un ultimo grado di perfezione al sistema repubblicano che forma da più secoli la gloria di questo paese, e di far godere sempre più ai cittadini di questa capitale d'una libertà che assicuri ad un tratto la religione, gl'individui e le proprietà, ed anelando di richiamare alla madre patria gli abitanti della Terraferma che se ne distaccarono, e che non di meno conservano per i loro fratelli della capitale l'antico loro attaccamento, persuaso d'altronde che l'intenzione del Governo francese sia di accrescere la potenza e la felicità del veneto popolo, associando la sua sorte a quella dei popoli liberi d'Italia, annuncia solennemente all'Europa intera, e particolarmente al popolo veneto, la riforma libera e franca ch'egli ha creduto necessaria alla costituzione della Repubblica. I soli nobili erano ammessi per diritto di nascita all'amministrazione dello Stato, questi nobili stessi rinunziano oggidì volontariamente a questo diritto, affinché i più meritevoli fra la nazione intera siano per l'avvenire ammessi ai pubblici impieghi. [...]
L'ultimo voto dei nobili veneti, facendo il glorioso sagrifizio dei loro titoli, è di vedere i figli tutti della patria una volta eguali e liberi, godere, nel seno della fratellanza, i benefizii della democrazia e onorare del rispetto delle leggi il titolo più sacro ch'eglino acquistarono di Cittadini »
(Proclama della Municipalità Provvisoria di Venezia del 16 maggio 1797.)
Ła Repiovega Veneto Venesiana lè termenà ente 1797 el 12 de majo.viewtopic.php?f=160&t=807 La fine de la Repiovega Arestogratega Venetaviewtopic.php?f=138&t=521
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