La bareta frixa ła jera doparà dai soldà bixantini e coando ke ła lagouna veneta ła jera soto Bixansio łi soldà veneto-bixantini façiłe ke łi ghese anca luri sta cacioła, ke ła podeva esar doparà anca dal majistrado miłitar bixantin o Warnador bixantin o Dux bixantin da cu pò xe rivà el Doxe venesian:
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -doxi1.jpghttp://it.wikipedia.org/wiki/Dogi_della ... di_Veneziahttp://it.wikipedia.org/wiki/Berretto_frigio
... il Corno ducale, ovvero il copricapo distintivo del Doge della Serenissima Repubblica di Venezia, si ispirerebbe proprio al cappello frigio indossato dai soldati bizantini.
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 19-120.jpgDoxe = Doge, Duca, Dux viewtopic.php?f=137&t=661
http://it.wikipedia.org/wiki/Doge_(Venezia)
Il Doge (veneziano: Doxe, /dɔze/) era la suprema magistratura della Repubblica di Venezia, istituita sin dal 697 e durata fino alla caduta della Repubblica, il 12 maggio 1797. Al doge ci si rivolgeva anche con i titoli di Monsignor el Doxe, Serenissimo Principe o Sua Serenità o con l'originale latino Dux, cioè duca ("comandante" o "generale").
Dipanatasi su un periodo storico di mille e cento anni e per un numero di centoventi successori (escludendo le sovrapposizioni di coreggenza nelle epoche più antiche), l'istituto ducale veneziano subì una profonda evoluzione che, dall'accezione militare primitiva, evolse prima rapidamente in forma monarchica e poi, solo in epoca successiva, in magistratura repubblicana.
L'istituzione ducale, a Venezia, ha origini bizantine risalenti alla nomina del primo dux Paolo Lucio Anafesto, nel 697, quale governatore militare della Venezia bizantina per conto dell'Esarca di Ravenna. Contesa nel periodo 726-737 tra Veneziani e Bizantini e brevemente interrotta a seguito del trasferimento del potere ai Magistri Militum, l'elettività ducale fu, a partire dal 742, definitivamente sottratta al controllo imperiale, sancendo così l'inizio della monarchia ducale, che durò, con alterne vicende, sino all'XI secolo.
In tale periodo l'istituto ducale si modellò sulla forma della monarchia bizantina, divenendo a tratti ereditario e duplicandosi, con l'uso da parte del doge regnante di associarsi al trono il successore designato nella forma di un coreggente o co-Dux.
http://cronologia.leonardo.it/storia/anno600a.htmL' ITALIA BIZANTINA -
IL PAPATO, L' IMPERO E LA CONTROVERSIA MONOTELITICA
Come abbiamo visto nella precedente puntata, alla morte di Autari, l'Italia non è solo Longobarda ma è anche Bizantina, che per le vicende della guerra con i Longobardi, aveva subito non pochi mutamenti, in tutte le sue circoscrizioni, spesso non vicine, sparse a macchia di leopardo. Alla fine del VII secolo le parti d'Italia rimaste sotto il dominio bizantino erano:
1) La "Liguria", con Genova come capoluogo, limitata però alla costa dalla Magra a Ventimiglia. Alcuni affermano che Genova sia stata per un brevissimo periodo anch'essa occupata dai Longobardi.
2) La "Venezia e Istria" - Llimitate a parte della costa adriatica ed alle numerose isolette della laguna difese da castelli e governate da tribuni che dipendevano dal "magister militum" dell' Istria.
3) L' "Esarcato" - Si estendeva, a nord fino all'Adige, al Tartaro e alla confluenza del Panaro con il Po, ad ovest fino al corso del Panaro e all'Appennino, a sud fino alla Marecchia. Comprendeva le città di Ravenna e di Bologna.
4) Il "Ducato della Pentacoli"- Confinava, a nord con la Marecchia, ad ovest con l'Appennino e a sud con l' Esino. Era diviso in "Pentapoli marittima" comprendente Rimini, Pesaro, Fano, Sinigaglia, Ancona, e in "Pentapoli annonaria" comprendente Urbino, Fossombrone, Jesi, Cagli, Gubbio. Secondo alcuni le due "pentacoli" formavano la "Decapoli", secondo altri con questo nome si soleva indicare l' "annonaria" che comprendeva anche Osimo, Umana, Montefeltro, il territorio Valvense e Luccoli.
5) Il "Ducato di Roma"- Comprendeva, oltre la città di Roma e il suo territorio, quei lembi delle province di Tuscia, Valeria e Campania non conquistate dai Longobardi, e dal Tevere era diviso in "Tuscia romana" e "Campania".
6) Il "Ducato di Napoli" - Comprendeva un breve tratto della costa campana, le isole di Procida, Ischia e Capri e alcune città dell'interno, come Atella, Acerra e Nocera.
7) Parte dell' "Apulia" e l'antica "Calabria" dall'Ofanto al Bradano con le città di Bari, Siponto, Oria, Lecce, Brindisi, Otranto, Taranto, Gallipoli, alcune delle quali presto saranno strappate all'impero da Romualdo duca di Benevento. Nella "Lucania" i Bizantini occupavano ancora Agropoli.
8) Il "Bruzio" - Più tardi forse furono uniti i domini dell'Apulia e della Calabria e con il nome di quest'ultima regione fu formato un ducato. Il nome di Calabria nella seconda metà del VII secolo fu dato all'antico "Bruzio".
Altri possessi bizantini in Italia erano costituiti dalla Corsica, dalla Sardegna e dalla Sicilia; le prime due di queste isole però dipendevano dall' Esarcato d'Africa; la Sicilia era governata da un pretore, dipendente da Costantinopoli, che più tardi sarà sostituito da un comandante militare con il titolo di "stratega".
A capo dei domini bizantini della penisola c'era l' Esarca, che aveva anche il titolo di "Patrizio" e governava in nome dell'imperatore; aveva il supremo potere militare, civile e giudiziario; da lui dipendevano le finanze, i lavori pubblici e gli affari ecclesiastici. Nominava e revocava i funzionari, giudicava in appello, vigilava sulle elezioni episcopali, sorvegliava ed approvava l'elezione del papa. Risiedeva a Ravenna dove aveva una piccola corte e un certo numero di ministri ("scholastici e consiliarii"), una guardia speciale e parecchie categorie d'impiegati ("scholae") dipendenti da "primicerii".
Accanto all' Esarca e residente a Ravenna era il "prefetto del pretorio", che non aveva più l'autorità di una volta ed era nominato dall'imperatore. Al pari di lui avevano perduto molto della loro importanza i due vicari!, il "Vicarius Italiane" e il "Vicarius Urbis" che avevano cura dell'amministrazione.
L'amministrazione provinciale dalle mani dei "iudices provinciarum", eletti dal vescovo e dagli ottimati, era passata in quelle di capi militari detti "duces" o "magistri militum". Il "dux" non era solo il capo militare della provincia, ma anche il governatore civile; di solito era eletto dall' Esarca e da questo dipendeva; ma in seguito alcuni duchi si emanciparono dall' Esarca e passarono - come quelli di Venezia, di Napoli, di Roma e della Calabria - alle dirette dipendenze dell'imperatore, da cui vennero anche eletti. Dipendevano dai "
duces" i
tribuni che prima avevano il comando dei presidi militari delle città secondarie delle provincia, poi, decaduta la curia, ebbero anche il governo civile e il potere giudiziario e, mentre i "defensores" e "curatores" delle curie erano eletti dai vescovi e dal popolo,
i "duces" erano eletti dall'Esarca. Altri funzionari, di grado inferiore, detti "domestici, vicarii, locoservatores" avevano il governo di altre località meno importanti dei distretti.
Roma, come si è detto, aveva un vicario e un prefetto della città, cariche che poi si fusero in una sola, un maestro dei militi e un duca. Il Senato, ridotto dopo tante vicende a magistratura municipale, era scomparso era rimasto solo il nome, usato come sinonimo di nobiltà. Ma l'autorità maggiore della metropoli era naturalmente quella del pontefice.
La popolazione libera dell' Italia bizantina era divisa in quattro classi: popolo, esercito, nobiltà e clero. Il popolo era costituito dai cittadini poveri ("cives honesti") o formava la parte più numerosa della popolazione; l'esercito era costituito dai cittadini idonei alle armi, era diviso in "scholae", ciascuna delle quali aveva un capo, una bandiera e un luogo di riunione e rappresentava una specie di milizia territoriale che, in caso di bisogno, doveva custodire e difendere la città e il territorio, accanto alle truppe regolari.
La nobiltà era formata dai grandi proprietari di terre che, nello stesso tempo, ricoprivano cariche elevate nell'amministrazione civile e nell'esercito. II clero formava una classe a sé che rivaleggiava in potenza con la nobiltà e che aveva i suoi esponenti nei vescovi. Questi avevano una grande autorità nelle città e nelle provincia non solo per i poteri loro conferiti dalla legislazione giustiniana, ma per la natura del loro ufficio e per le grandi proprietà che avevano nelle loro diocesi e fuori.
L'autorità del clero era diventata grandissima sotto il pontificato di GREGORIO MAGNO. Non diminuì sotto i suoi successori sebbene nessuno eguagliasse il grande papa nella geniale operosità rivolta a consolidare il prestigio della Chiesa romana.
A Gregorio era successo SABINIANO ed a questo BONIFACIO III, il quale aveva ottenuto che l'imperatore FOCA emanasse un editto in cui era riconosciuto il primato della Sede Romana.