I collegia professionali nel bellunese: il caso dei dendrophori. Stato degli studi e proposte di riflessione
http://unitn.academia.edu/DavideFaoro/P ... iflessioneN. 324 ARCHIVIO STOEICO DIBELLUNO FELTRE E C ADORE ANNOLXXV DAVIDE FAORO
I COLLEGIA PROFESSIONALINEE BELLUNESE: IL CASO DEI DENDROPHORI. STATO DEGLISTUD1E PROPOSTE DI R1FLESSIONE
L'epigrafia ' feltrina, e bellunese in genere, sebbene non brilli per quantita di documenti, offre agli studiosi interessanti spunti di riflessione, sia da un punto di vista squisitamente epigrafico, sia, piu generalmente, per delineare l’evoluzione della societa bellunese nei primi secoli dopo Cristo.
Tra le diverse questioni meritevoli di un approfondimento, emerge la posizione dei collegia lavorativi di Belluno e Feltre in relazione allo sfruttamento del territorio pedemontano, al commercio alto adriatico e agli scambi con le province danubiane dell'Europa continentale.
La presenza di più iscrizioni menzionanti i collegi dei fabri, dei centonarii e dei dendrophori assume un'importanza notevole al fine della comprensione della realta sociale dei municipi alpini e subalpini, i quali appaiono nel nostro caso perfettamente integrati nella rete di rapporti che intercorrevano fra i centri della Regio X.
La continuita nel tempo delle attestazioni di collegia, comprendente gran parte dell'eta imperiale, conferma la presenza di una struttura sociale dinamica, in cui una felice simbiosi fra risorse e territorio ha consentito ampi benefici economici a livelli differenziati, come testimoniato dagli scavi nell'area sottostante il duomo di Feltre -1.
Verosimilmente, la ragguardevole estensione del territorio municipale, sfruttata secondo le modalita deWager publicus, consent! una permanente fruizione
1.
Le sigle delle raccolte di iscrizioni che compaiono in questo contributo sono le seguenti: AE = L'Annee Epigraphique. Revue des publications epigraphiques relatives a l'antiquite romaine. Paris 1888-...; CIL - Corpus Inscriptionum Latinarum. Berlin 1863-...: IG = Inscriptions Graecae, Ber- lin 1877...; ILS = Inscriptions Latinae Selectae. H. Dessau, Berlin 1892-1916; Inscrilt = Inscrip- tions Italiae, Roma 1931-1986; Suppl. Itat. n.s. = Suppletnenta Italica (nuova serie), Roma 1981-...
2.
Marisa Rigoni, Nuovi dati sulla realta urbana di Feltre romana, in Romanitd in provincia di Belluno. Belluno 28-29 ottobre 1988. Atti del convegno organizzato dagli Amici del Museo sotto gli auspici del Comune di Belluno, Padova, Dipartimento di Scienze dell’antichità - Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore - Fondazione Giovanni Angelini, 1995, pp. 185-189; Ead., Feltria e la via Claudia Augusta, in Via Claudia Augusta. Un'arteria alle origini dell'Europa: ipotesi problemi prospettive.
Atti del convegno internazionale, Feltre, 24-25 settembre 1999, a cura di Vittorio Galliazzo, Feltre, Comune di Feltre, 2002, pp. 151-156; la studiosa sostiene la tesi dell'esistenza di una schola di centonarii in virtu delle testimonianze architettonico-monumentali e di lamine iscritte riconducibili a persone o a partite di merci, probabilmente connesse all'attivita di una fullonica, cfr. Ezio Buchi, Societa ed economia dei territori feltrino, bellunese e cadorino in eta romana, "Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore" (ASBFC), LV, 268-269 (1989), pp. 194-195.
Poi con modifiche in: Romanità in provincia di Belluno, pp. 75-125. 5 ANNO LXXV ARCHIVIO STORICO DIBELLUNO FELTRE E C ADORE N. 324 di pascoli e foreste, risorse necessarie per lo sviluppo di attivita proprie della zona: rallevamento di ovini (con conseguente produzione tessile) e il commercio del legno. Quest’ultima materia fu una delle voci di esportazione piu importanti del Bellunese: come per le epoche successive, anche in eta romana l’afflusso di legname per via fluviale verso la pianura dovette essere massiccio e costante. Infatti, oltre agli impieghi quali combustibile o materiale per l’edilizia pubblica e privata, una vera divoratrice del legname era la cantieristica navale, sia fluviale sia marittima.
Come molte fonti indicano, nella Venetia padana, la fitta rete di vie d'acqua che risaliva dalla laguna sino a l’entroterra era servita da una flotta, per lo piu mercantile, la quale necessitava costantemente di vari tipi di legno per la costruzione o la manutenzione delle imbarcazioni. In tal senso, appare chiaro che un notevole impulso al commercio e al traffico di merci fu dovuto alla felice localizzazione dei due municipia di Bellunum e Feltria lungo la valle del Piave, sulla cui corrente venivano trasportate grandi quantita di tronchi, secondo un sistema di fluitazione utilizzato fino al secolo scorso. Questa valutazione e maggiormente valida per la zona di Feltre, grazie al convergervi di vari percorsi fin dall'eta piu antica".
Non di meno, la costruzione della Claudia Augusta, gia completata entro il 47 d.C. 7, dovette incidere non poco sull'incremento dei ... . Enrico Cavada, Il territorio: popolamento, abitati, necropoli, in Storia del Trentino II. L'eta romana, a cura di Ezio Buchi, Bologna, ... Mulino, 2000, p. 416; lo studioso avanza l'ipotesi che la mancata colonizzazione dell'agro feltrino occidentale sia stata realizzata al fine di uno sfruttamento gestito dalle sue potenzialita naturali.
4.
Attestazioni di collegia di navicularii o dei nautae nella Venetia preposti al commercio (CIL V, 2315; CIL V, 2526; CIL V, 4990; CIL V, 4015, 4016, 4017; AE 1977, 298), cfr. Ray- mond Chevallier, La romanisation de la Celtique du Pd. Essai d'histoire provinciale, Roma, Ecole Francaise de Rome, 1983, pp. 23, 218, 298; in generale sul commercio e la lavorazione del legno in Veneto si veda: Ezio Buchi, Assetto agrario, risorse e attivita ecanaxmiche. in // Veneto nell'eta romana, I, Verona, Banca popolare di Verona, 1987, a cura di Id., pp, 121-123. 5. Alberto Zamboni, Berua, "Aquileia Nostra", XLV-XL1 (1974-75), coll. 83-98. 6. Stefania Pesavento Mattioli, L'antica viabilita nel lerritorio bellunese, ASBFC, LX, 266 (1989), pp. 58-68. Poi con modifiche in Romanità in provincia di Belluno, pp. 13-23. 7. Miliario di Rabla-Rabland del 46 a.C, con punto di partenza il Po (CIL V, 8003; Maria Ausserhofer, Die romischen Meilensteine in Siidtirol, "Der Schlern", L (1976), pp. 3-34; Gerold Walser, L'impegno dell'imperatore Claudio nella costruzione di strade, Bologna, La fotocromo emiliana, 1982, p. 30; Patrizia Basso, / miliari della Venetia romana, Padova, Societa Archeologica Veneta, 1986, pp. 101-103, n. 41; per la cronologia dedotta dalla titolatura imperiale, Angela Donati, Alpibus hello patefactis, in Labor omnibus unus. Gerald Walser zum 70. Geburstag, Stuttgart, Steiner Verlag Wiesbaden. 1989, pp. 21-24; Stefania Pesavento Mattioli, // sistema stradale nel quadra della viabilita dell'Italia nord-orienlale, in Storia del Trentino, pp. 11-46 (in part. pp. 28-30) e il miliario di Cesiomaggiore del 47 d.C. con 1'origine del tracciato ad Altino (CIL V 8002 = 1LS, 208); Walser, L'impegno, pp. 29-30; Basso, / miliari, pp. 89-90; sull'originaria collocazione deH'iscrizione, prima del suo riutilizzo come altare nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Cesiomaggiore: Guido Rosada, Ancora sulla Claudia Augusta e sul miliare di Cesiomag- giore, in Itinera, scritti in onore di Luciano Bosio, Padova, Societa Archeologica Veneta, 1994, pp. 131-138; da ultimo in generale: Via Claudia Augusta. Un'arteria. 6 n 324 ARCHIVIO STORICO DIBELLUNO FELTKE E C ADORE ANNOLXXV contatti con le localita padane, per quanto permangano dubbi sull'originario tracciato.
Cio che va sottolineato ai fini della nostra argomentazione, e la posizione di riguardo riservata ad Altino, che fin dalla primissima eta imperiale viene ascritta a meta naturale dei traffici bellunesi, secondo un percorso che vedremo non essere solo commerciale.
Cosi nell'iscrizione di Cesiomaggiore la citta altinate e considerata dalle maestranze locali come una concreta indicazione di partenza della Claudia Augusta, sebbene, piu probabilmente, Altinum sia da considerare semplicemente una tappa airinterno di un'intricata rete di collegamenti terrestri, marittimi e lagunari. Si è dunque brevemente accennato alle condizioni che hanno promosso lo sviluppo di un'attivita connessa alla lavorazione e al commercio del legno nei municipia di Feltria e Bellunum, attivita che, secondo molti studiosi, era riservata ai collegia dendrophorum, un'associazione che avrebbe contato nelle proprie file i lavoratori del legno, dal taglio al commercio.
Di questo collegio si possiedono alcune attestazioni nel Bellunese, e, piu precisamente, tre, di cui una da Feltre (CIL V, 2071) e due da Belluno (AE 1888, 132; AE 1976, 252). Prima dell'analisi dei documenti, ritengo necessario proporre alcune precisazioni in merito alia figura dei dendrofori, alla loro storia e alle opinioni maturate in merito dalla dottrina scientifica. Molto ancora rimane da chiarire riguardo la reale natura del collegio in questione.
Il nome stesso, chiaramente di origine greca, si discosta dal tradizionale vocabolario latino utilizzato per i nomi dei mestieri, richiamando.... Sulla tesi secondo la quale la via si divideva in due direttrici separate, poi congiuntesi a Trento (Vallagarina-Trento e Valle del Piave-Valsugana-Trento) per poi proseguire su un unico tracciato fino al passo della Resia, Konrad Miller, Itineraria Romana. Romische Reisewege an der Hand der Tabula Peutingeriana, Stuttgart. Strecker und Schroder, 1916; Alberto Alpago Novello, Da Altino a Maia sulla via Claudia Augusta, Milano, Cavour, 1972, p. 62; Peter W. Haider, Von der Antike ins friihe Mittekdter, in Geschichte des Landes Tirol, I, Bozen, Athesia, 1985, pp. 127-264; Gioia Conta, Romanizzazione e viabilitd nella regione altoatesina, in La Venetia nell'area padano-danubiana. Le vie di comunicazione. Convegno internazionale, Venezia, 6-10 aprile 1988, Venezia, Giunta regionate del Veneto, 1990, pp. 229-230; Alfredo Buonopane, Regio X. Venetia et Histria. Ager inter Benacum et Athesin a Bardolinu usque ad Roveretum, Suppl. Ital, n.s., XI, p. 165. Ora sembra riprendere consistenza l'ipotesi, gia avanzata il secolo scorso, (Mommsen in CIL V, p. 938) di un tracciato unitario daH'Adriatico al Danubio. che avesse come punto di partenza Ostiglia o Altino; da ultimo con bibliografia Pesavento Mattioli, // sistema stradale, pp. 35-36. 9. Altino dunque come meta naturale dei traffici con la pianura; Donati, Alpibus. p. 22; sulla rete di collegamenti fra entroterrra, delta e laguna, Luciano Bosio, Le strade romane della Venetia e dell'Histria, Padova, Programma, 1991, pp. 83-85; Guido Rosada, La direttrice endolagunare e per le acque interne nella decima Regio romana; tra risorsa naturale ed organizzazione antropica, in La Venetia, pp. 153-182. ~7 /
ANNOLXXV ARCHIVIO STORJCO DI BELLUNO FELTRE E CADORE N. 324 dosi piuttosto a sodalizi religiosi, come i cannophori o gli hastiferi. In effetti dai documenti in nostra possesso emerge evidente il carattere religioso del collegio, in sintonia dunque con quanto affermato nelle fonti letterarie sull'importante ruolo rivestito dai dendrofori in seno al culto della Magna Mater e di Attis. Era infatti compito loro trasportare in processione il sacro pino, l'albero sotto il quale il giovane si era evirato e, secondo la versione di Ovidio, era stato trasformato ".
II 22 marzo tale dendrophoria, da cui il nome del collegio, si concludeva solennemente sul Palatino, presso il tempio della Gran Madre degli Dei. Il culto, sotto questa forma, sarebbe stato introdotto a Roma da Claudio, prima del cui principato infatti, non vi e alcuna testimonianza ne letteraria ne epigrafica menzionante i dendrofori.
I documenti epigrafici confermano e avvallano la tesi di una profonda relazione fra i dendrofori e il culto metroaco.
Innanzitutto, nell'Urbe, il nome completo e ufficiale del collegio e collegium dendrophorum Matris deum M(agnae) Id(aeae) et Attis (CIL VI, 30973 = ILS, 4171), mentre a Bovillae si presenta come col(l)egium salutar(is) den[drophororum] sanctum Matri Deum Magnae Idaeae] (AE 1927, 115), riflettendo il nome dei membri che, come citato in un'epigrafe di Roma, e dendrophorus M(atris) d(eum) M(agnae) (CIL VI, 641 = ILS, 3540).
Grazie a un documento proveniente da Cuma sappiamo inoltre che l'associazione era stata creata ex s(enatus) c(onsulto) e posta sotto la supervisione dei XV viri sacris faciundis, il collegio sacerdotale che a Roma controllava i culti stranieri.
Le stesse cariche interne all'associazione indicano la presenza di una gerarchia religiosa: cosi a Utica un'ara viene dedicata alla Magna Mater da parte di C. Rombius Felix, dendrophorus apparator (AE 1961, 201), mentre da Tomi sul Mar Nero compare un archidendrophorus (CIL III, 763) nonche uno iereus, due archidendroforoi e una archira (IG I, 614). Chiare testimonianze vi sono riguardo alia partecipazione diretta dei dendrofori al culto.
In merito a questi sodalizi, connessi al culto della Magna Mater alia pari dei dendrofori, Franz Cumont, Cannophorus, Dizionario Epigrafico di antichita Romane, (Diz. Ep.), II (1910), pp. 80-81; Ettore De Ruggjero, Hastiferi, Diz. Ep., Ill (1962), p. 643; Duncan Fishwick, The Cannophori and the March Festival of Magna Mater, "Transactions of the American Philological Association", XCVII (1966), pp. 193-202; Id., Hastiferi, "Journal of Roman Studies", LVII (1967), pp. 142-160; George Thomas, Magna Mater and Attis, "Aufstieg und Niedergang der romischen Welt", II, 17, 3, Berlin-New York, Walter de Gruyter, 1984, pp. 1500-1533. //. Ovidio, Metamorfosi, X, 103-105. 12. Testo base e Lyd., Mens., IV, 59. Sull'importanza del culto metroaco a Roma, basti qui ricordare: Giulia Sfameni Gasparro, Soteriology and Mystic Aspects in the Cult of Cybele and Attis, Leiden, E. J. Brill, 1985; Cybele, Attis and Related Cults, Essays in Memory of M.J., a cura di Eugene N. Lane, Leiden-New York-Koln, s. e., 1996; da ultimo, Maria Grazia Lancellotti, Attis, between Myth and History: King, Priest and God, Leiden-Boston-Koln, E. J. Brill, 2002, pp. 81-84 (dedicate al culto da parte dei sodalizi religiosi). 13. CIL X, 3699 = 30946 = ILS 4308. N. 324 archivio storico di BELLUNO FELTRE CADORE ANNO LXXV della Grande Madre: particolarmente rilevante e un'epigrafe da Mactaris, nell'Africa Proconsolare, dalla quale emerge come i criobolia e i taurobolia in onore della Magna Mater Idaea Augusta, celebrati dai sacerdoti della dea, si svolgessero una cum universis dendrophoris et sacratis, utriusque sexus.
Inoltre i membri dell'associazione sono presenti attivamente alla vita religiosa cittadina, assumendo spesso cariche sacerdotali esterne al collegio, fra le quali spicca il sevirato Augustale in ambito cisalpino, a Verona, il locale collegio riceve in dono da seviri augustali di origine libertina una statua e un abaco con le immagini di Ercole e Onfale.
In un'altra testimonianza di grande valore proveniente dalla Regio X, la connessione con il culto di Attis sembra trovare riscontro in un'iscrizione di Pola, in cui il sacerdos Matris deum Magnae Idaeae C, Laecanius Theodoras dona al locale collegio un'area sepolcrale riservata ai membri del collegio stesso. Appare dunque evidente un legame profondo fra i dendrofori e il culto della Grande Madre, relazione che sembra non precludere una connessione del collegio con un lavoro specifico, sebbene quest'ultima connotazione emerga in maniera meno visibile dalle fonti documentarie.
Il ruolo ricoperto all'interno del culto della Magna Mater, il significato stesso del loro nome, nonche la loro funzione di portatori del sacro pino, collegano i dendrofori alla lavorazione del.... CIL VIII, 23400-23401 = ILS 4142; cfr. anche CIL XII, !744 (Valentia, Gallia Narbonensh) e CIL XIII, 1751-1752 = ILS 4131-4132 da Lugdunum, entrambe con la menzione dei taurobolia.
Copiose, inoltre, le dediche da parte del collegio dei dendrofori in onore della Magna Mater e di Attis, riportate da Salvatore Aurigemma, Dendrophori, Diz. Ep., II (1910), pp. 1671-1704. 15. Vi e per esempio un magister dendrophorum e flamen annuus [-JCaecilius Paulinus (AE 1922, 22) da Cuicul, oppure attestazioni di dendrofori quali seviri Augustales (CIL XIV, 309 = ILS, 6163; CIL IX, 3938 = ILS 7470: AE 1956, 4). Una commistione fra culto metroaco e culto imperiale e testimoniata dalla fisura del dendrophorus Augustalis a cui fanno riferimento CIL XIII, 1961; 2026; 5153"; AE 1962, 232; AE 1935, 53. 16. CIL V, 3312 = ILS 3462. 17. CIL V, 81= ILS 4171 = Inscrlt X, I, 155. IH. Sulla funzione religiosa del collegio, Jean-Pierre Waltzing, Etude historique sur les corporations professionelles chez les Romains depuis les origines jusqu'a la chute de ['Empire occidental, Louvain, Peeters, 1895-1900, III, pp. 243-248; Franz Cumont, Dendrophori, "Pauiy-Wissowa Realencyclopadie der classichen Atertunswissenschaft" (P.W.), V. 1 (1903), col. 218-219; Hugo Hepdino, Attis. Seine Mythen und sein Knit, Giesszen, J. Richer'sche Verlag, 1903, pp. 145-155; Aurigemma, Dendrophori, pp. 1673-1681; Dikter Ladage, Stddtische Priester- und Kultamter im Lateinischen Westen des Imperium Romanum zur Kaiserzeit, Diss. Koln 1971, pp. 126-131; Thomas, Magna Mater and Attis, pp. 1529-1530; Rhbeca Rubio Rivera, Collegium dendrophorum: corporacion profesional y cofradia metroaca, "Gerion", XI (1993), pp. 175-183; Edmond Frezouls, Les noms des metiers dans Vepigraphie de la Gaule et de la Germanic romaine, "Ktema", XVI (1991). pp. 33-72, in part. pp. 36-37, il quale, proprio in considerazione del carattere fortemente religioso dell'associazione, la esclude nella sua analisi dalla lista dei collegia della Gallia e delta Germania.
ANNO LXXV ARCHIVIO storico DI BELLUNO FELTRE E CADORE N.324 legname, dal taglio al commercio. L’indizio fondamentale in tal senso proviene dalla stretto rapporto che lega i dendrofori con collegi dall'indubitabile carattere lavorativo, quali i fabri e i centonarii, che trova esplicazione concreta nella scelta di patroni comuni, come nel caso delle iscrizioni bellunesi.
Conseguenza di ciò, e la diffusione del collegio in tutto 1’impero, di gran lunga superiore a qualsiasi confraternita religiosa. La stessa gerarchia interna all’associazione riflette la terminologia propria dei collegi professionali con quinquennales, curatores, magistri e quaestores, benche tali cariche non siano esclusive del mondo dell'associazionismo di mestiere. Di contro, come precedentemente sottolineato, è l'indiscutibile presenza nei collegi dei dendrofori di funzioni prettamente religiose che non trovano esatta corrispondenza con l'associazionismo professionale.
Ciononostante, se si cerca di avvicinare i dendrofori alle attivita connesse alla lavorazione del legno, si nota che essi andrebbero a occupare sostanzialmente l’ambito professionale dei lignarii che, secondo una suggestiva ipotesi, avrebbero mutato il nome nel momento dell'istituzione della dendrophoria sotto Claudio, collegandosi cosi al culto della Magna Mater. Tale interpretazione sarebbe confermata dal fatto che le uniche attestazioni collettive di semplici lignarii provengono da Pompei, antecedenti al momento in cui nella documentazione epigrafica inizia a comparire il nome dei dendrofori.
Va tuttavia sottolineato il fatto che non sempre e dovunque i dendrofori sono considerati come gli unici operatori nell'ambito del legno: a Ostia sono noti dei navicularii legnarii, che altro non potevano essere se non trasportatori di legname. A cio si deve aggiungere l’attestazione sempre ostiense dei fabri tignuarii, carpentieri e rifinitori nella lavorazione del legno, fatto che ridurrebbe la funzione dei dendrofori a semplici commercianti di legname, trasportato dai navicularii.
A favore di una caratterizzazione professionale dei dendrofori: Wtlhelm Ljeblnam, Zur Geschichte und Organisation des rumischen Vereinswesens, Leipzig, B. G. Teubner, 1890, pp. 105-106; Waltzing, Etude, I, pp. 241-243; Cumont, Dendrophori, col. 217; Auri- gemma, Dendrophori, pp. 1681-1685; Rubio Rivera, Collegium, pp. 175-183. 20. Cumont, Dendrophori, col. 216; Hepding, Attis, p. 153; Aurigemma, Dendrophori, p. 1684; Tenney Frank, An Economic Survey of Ancient Rome, V, Rome and Italy of the Empire, Baltimore, J. Hopkins press, 1940, p. 251. 21.
Per 1'iscrizione testimoniante i navicularii lignari si veda: Ladage, Stadtische Priester- und Kultamer, p. 130, che nota le difficolta create da questo documento riguardo la reale attivita svolta dai dendrofori; cfr. Russell Meiggs, Seaborne Timber Supplies to Rome, in The Seaborne Commerce of Ancient Rome: Studies in Archaeology and History, a cura di John Haughton D'Arms - Christian Kopff, Roma, American Academy, 1980, p. 190; Maria Luisa Caldelli, Pensores lignarii, in Epigrafia della produzione e della distribuzione. Actes de la Vllle rencontre franco-italienne sur l'epigraphie du monde romain organisee par TUniversite de Roma-La Sapienza et l’Ecole francaise de Rome, Rome 5-6 juin 1992, Roma, Universita di Roma-La Sapienza - Ecole Franchise de Rome, 1994, p. 730, nota 16, documento datato al II secolo d.C. 10 N. 324 archivio storico di belluno FELTRE E cadore ANNOLXXV lavorato dai fabri.
Ammettendo pure questa ipotesi, si deve comunque constatare come la nuova denominazione greca non abbia cancellato la precedente latina, come attesta una frammentaria iscrizione proveniente da Colonia, che fornisce il nome di un negotiator lignarius. Difficile, dunque, avanzare delle argomentazioni decisive sulla reale natura del collegio dei dendrofori, se non resta che sottolineare l'ampia considerazione sociale che tale collegio godeva nel mondo tomano, dai centri maggior rilievo, sino ai piccoli municipia come Feltria e Bellunum.
In particolare, da quest'ultimo centro provengono le prime due iscrizioni che esamineremo. Si tratta di due epigrafi onorarie, diverse solo nella parte finale del testo, che riportano la camera di C. Carnunius Pudens, appartenente all’ordine equestre e personaggio di gran rilievo nella vita politica e sociale del municipio di Bellunum. I testi sono su due basi di statua di calcare del Cansiglio, leggermente diversi per dimensione, ma uguali nella fattura. La prima, rinvenuta alla fine dell'Ottocento, si chiude con il nome della dedicante, Lunia Valeriana, che dedica marito rarissimo, il monumento, locus datus decreto decurionum.
Il secondo documento, ritrovato quasi un secolo dopo il primo, ricorda che la plebe urbana votò l'erezione della statua, ma la moglie dell'onorato, Lunia Valeriana, si preoccupò di restituire la spesa alla plebe, remissa plebei impensa, e di pagare a proprie spese, pecunia sua posuit.
Il testo, comune alle due epigrafi, e il seguente: (I)thaci. M(arco) Carmi/nio, M(arci) fil(io)/ Pap(iria tribu) Puden/ti, equo publico), / sacerdoti Lau(rentium) Lav(inatium), / electo / ad causas fisci / tuendas in pro/vincia Alpium Ma/ritimarum, patro/no rei pub(licae) Ter/gestinorum, pa/trono colleg(i) dendrophor(um) et / fabr(um), cur(atori) rei p(ublicae) / 22, Brigitte Galsterer, Hartmut Galsterer, Die romischen Steininschriften aus Koln, Koln, Greven & Bechtold, 1975, p. 78, n. 326 e tav. 70; cfr. anche Ladage, Stiidtische Priester- und Kultdmter, p. 130, probabilmente del II sec. d.C. 23. AE 1888, 132; Francesco Pellegrini, Due iscrizioni romane scoperte a Belluno il 9 luglio 1888, Belluno, Deliberali, 1888; Id., Iscrizioni romane scoperte a Belluno, "Archivio Veneto", 18 (1888), pp. 475-477; Waltzing, Etude, HI, p. 131, n. 452; Antonio Pastorello, Iscrizioni lapidarie della citlci di Belluno, dall'epoca romana alla contemporanea, Pordenone-Belluno, Rambaldo-Sommavilla, 1936, p. 148; Alessio De Bon, Ro- manita ne.l territorio vicentino, Vicenza, s. e., 1938, p. 10; Giovan Battista Pellegrini, Contributo alla studio della romanizzazione della provincia di Belluno, Padova, CEDAM, 1949, p. 22, n. 23; Id., // Cadore preromano e le nuove iscrizioni di Valle, "Archivio Veneto", s. 5, CI (1974), pp. 13-14; Franco Sartori, Note di epigrafia e prosopografia. bellunesi ASBFC, XLVII, 215 (1976), pp. 53-54; Francois Jacques, Les curateurs de cite dans /'Occident romain de Trajan d Gallien, Paris, Nouvelles editions latines, 1983, pp. 295-297; Geza Alfoldy, Romische Statiten in Venetia et Histria. Epigraphische Quellen, Heidelberg, C. Winter, 1984, p. 116, n. 152; Luciano Lazzaro, Bellunum, Suppl. It., n.s., IV (1988), pp. 327-330; da ultimo: Davide Faoro, Francesco Pellegrini - Tomaso Luciani carteggio inedito (1879-1888), in Francesco Pellegrini 1903-2003. Giornata di studi, 27 novembre 2003, Belluno 2004 (in corso di stampa). 11 ANNOLXXV ARCHIVIOSTORICODI BELLUNO FELTRE ECADORE N. 324
Man/tuanor(um), cur(atori) rei p(ublicae) Vicetinor(um), patro/no Catubrinorum. Fra le figure ricordate dall'epigrafia bellunese, Marcus Carminius Pudens fu sicuramente uno fra i cittadini piu in vista del municipio, come confermato dalla sua appartenenza al ceto equestre.
Tale posizione e sottolineata dalla carica religiosa di sacerdos Laurentium Lavinatium, membro del collegio sacerdotale il cui principale incarico consisteva nella celebrazione a Lavinio dei riti sacri in onore dei Penati di Troia, celebrazione strettamente collegata alle origini stesse di Roma. Egli fu inoltre procurator ad causas tuendas in provincia Alpium Maritimarum, incarico finanziario subalterno nella piccola provincia procuratoria alpina delle Alpi Marittime. Estremamente importante ai nostri fini e l'intensa attivita rivestita da Carminio Pudente quale patronus, nonche curator rei publicae in importanti centri della X Regio. Patrono del municipio di Tergeste e della comunita dei Catubrini, gli abitanti deH'odierno Cadore, il cavaliere bellunese fu curator rei publicae del municipio di Vicenza e della colonia di Mantova, con interessi e prestigio che spaziavano dalle comunita alpine sino alle realta urbane della pianura padana.
Nel municipio natale, Carminio Pudente rivesti il patronato della plebs urbana e, secondo una prassi diffusa nell'Italia romana, anche dei tria collegia: fabbri, centonari e dendrofori2. La datazione, vista la paleografia e la presenza del signum staccato, non dovrebbe essere precedente al III secolo d.C, sebbene la menzione della tribu possa far propendere per una cronologia a cavallo fra la fine del II e l'inizio del III secolo d.C 2S. 24.
Su questo sacerdozio, Ettore De Ruggiero, Silvio Accame, Lavinium, Diz. Ep., IV, (1947), p. 479; Christiane Saulnier, Laurens Lavinas. Quelques remarques a propos d'un sacerdoce equestre a Rome, "Latomus", 43 (1984), pp. 517-533. 25. In merilo basti ricordare: Hans-Georg Pflaum, Les carrieres procuratoriennes equestres sous les Haut-Empire romain, III, Paris, Gauthner, 1961, p. 1046.
Per l'amministrazione di una provincia procuratoria inoitre si veda: Werner Eck, Die Leitung und Verwaltung einer procuratorischen Provinz, in La Valle d'Aosta e Varco alpino nella politico del mondo antico. Atti del convegno intemazionale di St. Vincent - Centro Congressi Grand Hotel Billia - 26-28 aprile 1987, Aosta, Musumeci, 1988, pp. 102-117, ora in Werner Eck, Die Verwaltung des romischen Reiches in der hohen Kaiserzeit, ausgewdhlte und erweiterte Beitrdge, I, Basel-Berlin, F. Reinhardt, 1995, pp. 327-340. 26. Robert Duthoy, Curatores rei publicae en Occident durant le principat. Recherches preliminaires sur Vapport des sources epigraphiques, "Ancient Society", X (1979), pp. 193-194; Giuseppe Camodeca, Ricerche sui curatores rei publicae, "Aufstieg und Nie- dergang der romischen Welt", II, 13, Berlin-New York, Walter de Gruyter, 1980, pp. 520-522. 27. Guido Clemente, Patronato nei collegia dell'impero romano, "Studi classici orientali", XXI (1972), pp. 39-54; sui termine plebs nella documentazione epigrafica dell'Italia romana, da ultimo Stanislaw Mrozek, Die stadtischen Unterschichten Italiens in den Inschriften der romischen Kaiserzeit (populus, plebs, plebs urbana u. a.), Wroclaw- Warszawa-Krakow, Zaklad Narodowy Imienia Ossolinskich, 1990, pp. 21-31. 28. Lazzaro (Bellunum, p. 328), data l'iscrizione delle due basi al III secolo d.C. in base al signum staccato. 12 N. 324
ARCHIVIOSTORICODIBELLUNO FELTRE eCADORE ANNOLXXV
II prestigio del cavaliere bellunese dovette essere elevato nel suo municipium, dove fu onorato dall'erezione di due statue, per il patronato congiunto sulla plebe e sui tre collegi maggiori. Comunque, la sua influenza all'infuori di Bellunum non era minore: dal Cadore a Vicenza, a Mantova, seguendo un percorso nel quale verosimilmente gli affari privati dell'agiato cittadino bellunese collimavano con gli interessi di parte della comunita. Probabile riflesso di tracciati commerciali che, come abbiamo precedentemente sottolineato, si avvalevano dell'ausilio delle vie d'acqua, in particolare della valle del Piave e della valle del Brenta quali veicoli per il traffico di merci. La scelta di un notabile locale quale patrono dei trio collegia appare dunque condizionato dalla necessita di tutelare i potenziali punti chiave del commercio del municipio, centro intermediario fra le risorse naturali dei Catubrini, a nord, e le realta urbane della Venetia centro-occidentale.
Le medesime considerazioni possono valere per il terzo documento che menziona il collegio dei dendrofori, ritrovato nel Cinquecento nel sottosuolo del duomo di Feltre, nei pressi della cosiddetta schola dei centonarii.
Si tratta anche in questo caso di un'iscrizione onoraria in favore di Caius Firmius Rufinus, cavaliere feltrino 30\ C(aio) Firmio C(ai) f(ilio) / Menenfia tribu) Rufino, / eq(uo) pub(lico), Lauren(ti) / Lav(inati), dec(urioni), flamin(i), / patrono colle/giorum fab(rum) cent/(onarium) dendr(ophorum) Feltriae, / itemque Beruens(ium) / colleg(ium) fab(rum) Alti/natium patrono....
L'eminente uomo pubblico feltrino, come risulta dall'iscrizione alla tribu Menenia, fu sicuramente, alla pari del bellunese Carminio Pudente, una fra le personalita di maggior spicco all’interno del tessuto sociale di Feltre. Anch'egli cavaliere come il precedente, fu inoltre decurione, Laurens Lavinas e flamine municipale. Tra gli altri onori, detenne il patronato del collegio dei fabbri, dei centonari e dei dendrofori di Feltre e Berua, nonche dei fabbri di Altino. Su base paleografica, Eepigrafe e databile al II secolo d.C, quindi precedente di circa un secolo i documenti bellunesi precedentemente analizzati. Il maggior problema presente nell'interpretazione dell'iscrizione e la localizione. Cfr. Borgaso, in CIL V 2071: "fu ritrovato avanti lo incendio che fo in questa cita l'anno 1511, presso alla chiesa cattedrale, mentre che si facevano li cavamenti", sulla schola dei centonarii si veda supra nota 1. 30, CIL V, 2071 = ILS 6691; Carlo Anti, Altino ed il commercio del legname con il Cadore, in Atti del Convegno per il retroterra veneziano. Mestre-Marghera, 13-15 novembre 1955, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1956, pp. 19-25; Zamboni, Berua, coll. 83-98; Bianca Maria Scarf!, Michele Tombolani, Altino preromana e romana. Quarto d'Altino, Comune di Quarto d'Altino, 1985, pp. 32-33; Lazzaro (Bellunum, p. 328) accenna brevemente all’iscrizione.
13 ANNOLXXV ARCHFVIO STORICO Dl BELLUNO FELTRE E CADORE N. 324 zazione del centro di Berua. Menzionato da Plinio -", che lo accomuna a Feltre e Trento fra i Raetica oppida, compare anche in un documento aquileiese, in due iscrizioni dell'Urbe ", e in una lapide sepolcrale venuta alla luce in Macedonia Recente e la pubblicazione di una nuova iscrizione dalla cittadina umbra di Fossombrone, attestante un //// vir I(ure) D(icundo) di Berua, che sembra confermare 1' appartenenza alla tribu Claudia del municipium dei Beruenses iS.
Diverse sono le ipotesi di localizzazione del centro in questione. In passato si era voluto situare Berua nell’area del Cadore e, piu precisamente, nel 31.
Plinio, Naturalis Hisloria, 111, 23, 130. 32. L'iscrizione di Aquileia, propriamente di Terzo (C1L V, 947), attesta un'altra forma, Q. Vettidius Q. f. Clau(dia) Beria, non sempre accettata quale equivalente di Berua: Theodor Mommsen, CIL V, 947 "Beria mihi ignota est, nisi eadem quae Berua"; alfred Holder, Alt-cehischer Sprachschatz, I, Leipzig, Teubner, 1896, p. 406; Christian Hulsen, Beria, PW, III, col. 293, "[...] vielleicht identisch tnit Berua"; certo dell'identificazione con Berua, Giovanni Forni, // reclutamento delle legioni da Augusto a Diocleziano, Milano-Roma, Facoha di Lettere e Filosofia dell'Universita di Pavia, 1953, p. 161; Id., Esercito e marina di Roma antica. Raccolta di contribute Stuttgart, F. Steiner, 1992, p. 85; poco sostenibile, a mio parere, l'ipotesi del cognomen in luogo All'origo sulla scorta di un'iscrizione aquileiese d’eta repubblicana (ClL V, 1092) in cui Beria compare come nome femminile. 33. CIL VI, 3559 = 32989 = ILS 9081 dal foro di Traiano, documenta (riga 6) un [...]us Strata Berua, dal cognome di origine greca, se non retaggio di onomastica indigena, cfr. Heikki Solin, Die griechischen Personennamen in Rom. Bin Namnebuch, Berlin-New York, Walter de Gruyter, 1982, p. 1293; CIL VI 1058, 13 = ILS, 2157 (riga 13) che riporta fra i curatori di una statua a Caracalla, un C. Antonius C. f. Antullus Beruae, centurione della V coorte dei vigili.
Data l'origo provinciale degli altri centurioni associati nella dedica (Savaria, Raetiaria, Poetovium, Aquincum, Caesaria), si e proposto di identificare Berua con le citta dal nome simile in Macedonia e Tracia: cosi Dessau, Ils 2157; contra, Anti, Altino e il commercio, p. 20. 34.
Da Scopje in Macedonia (Anna Sasel, JarO Sasel, Inscriptiones Latinae quae in Jugoslavia inter annos MCMXL et MCMLX repertae et ediiae sunt, "Situla, razprave narodnega muzeja v Ljubljani" (Dissertationes Musei Nationalis Labacensisj, V, Ljubljana, CGP Delo, 1963, p. 23, n. 29 menzionante un veterano, L. Apuleius L. f. Scaptia Valens Berua, che porrebbe problemi sull'attribuzione della tribu Claudia a Berua, appartenente invece aila Scaptia: cosi anche: Zamboni, Berua, col. 86.
Tuttavia, nel caso dei veterani, spesso la tribu era in connessione con la colonia o con il sito di dimora dopo il congedo: cosi intende l'iscrizione in esame Giovanni Forni.
L'estrazione etnica e sociale dei soldati nei primi tre secoli dell'impero, "Aufstieg und Niedergang der romischen Welt", II, 1, Berlin-New York, Walter de Grutyter, 1974, pp. 339-391, in part. pp. 361 e 364; Id., L'anagrqfla del soldato e del veterano, in Actes du VII Congres International d'Epigraphie Greque et Latine (Constantza 1977), Berlin-Paris, Editura Academici - Les belles lettres, 1979, p. 213; Id.,
L'esercito e marina di Roma antica, p. 79, in cui diversamente si cita il luogo d'origine con Beroea in luogo a Berua. 35. C(aio) Corcilio / Lfuci) ffilio) Claufdia tribu) Spicae / HHvir(o) i(ure) d(icundo) q(uaestori) Ber/uae locus sep/ult(urae) publice / d(ecreto) d(ecurionum); la sigla Q puo anche essere sciolta, seppur meno frequentemente, con q(uinquennalis); l’iscrizione e databile, su base epigrafica, alla prima meta del 1 secolo d.C; cfr. Stefania Pesavento Mattioli, / Raetica oppida di Plinio e la via Claudia Augusta, in La via Claudia Augusta. Un'arteria per I'Europa, pp. 423-436.
N.324 ARCHIVIO STORICO Dl BELLUNO FELTRE E CADORE ANNOLXXV territorio dell'odierna Pieve di Cadore J6. In seguito, Zamboni, sulla scorta di osservazioni linguistiche ed etnico-geografiche, situo 1'antica Berua nella zona dei Colli Berici, poco a sud di Vicenza, se non nella Valsugana, per gran parte compresa nell'agro feltrino, in particolare a Pergine, "dove esistevano tutte le condizioni favorevoli alLa costituzione di un'entita amministrativa autonoma" Sempre nell'area vicentina, ma piu a nord-ovest e in particolare nella zona dell'alto Vicentino affacciato sulla Valdastico, e la recente tesi proposta con buone argomentazioni dalla Pesavento Mattioli. AlLo stato attuale degli studi, appare dunque piu verosimile sostenere un'appartenenza di Berua all’area vicentina, in particolare prealpina, piuttosto che una localizzazione piu settentrionale, a mio avviso, meno sostenibile. Accettando tale ipotesi interpretativa, ci si troverebbe in presenza di un asse commerciale Feltre-Berua-Altino, che, come osservato per i documenti precedenti avvallerebbe la tesi di uno stretto legame intercittadino, finalizzato al commercio del legno. Tale traffico fluviale, doveva essere caratterizzato dalla presenza di punti di raccolta, Feltre e Berua, e un centra di smistamento, Altino. Anti, Altino e il commercio del legname con il Cadore, passim.
Oltre al carattere venetico e celtico del Cadore, e non retico, emerso dalle indagini archeologiche, a questa tesi si possono obbiettare la menzione dell'etnico Catubrini (vd. supra e nota 23), nonche la presunta appartenenza del Cadore all'agro di Iulium Carnicum (Zuglio), in virtu delle iscrizioni rupestri del Monte Civetta, Lazzaro, Bellunum, pp. 317-319, n. 1. Secondo Zanovello (in // Veneto nell'eta romana, II, Verona 1987, pp. 443-444), l’amministrazione romana avrebbe cosi rispettato le differenti etnie della regione registrate in Plinio (Naturalis Historia, Ill, 19, 23), assegnando il Cadore celtico a un centro egualmente celtico. Su Iulium Carnicum: cfr. Fulvia Mainardis, Iulium Carnicum, Suppl. Ital, n.s., XII (1994), pp, 67-150, sui confini in part. pp. 83-85; lulium Carnicum. CentrO alpino Ira Italia e Norico dalla protostoria all'eta imperiale. Atti del convegno, Arta terme - Cividale (Udine), 29-30 settembre 1995, a cura di Gino Bandelli - Federica Fontana, Roma, Quasar, 2001; in generate sui confini si veda, Elvira Migliario, Confine di comunita e comunita di confine di area alpina centro-orientale in eta romana, "Archeologia delle Atpi", 2 (2002), pp. 57-74. 37. Zamboni, Berua, coll. 92-93. 38. Pesavento Mattioli, / Raetica oppida, pp. 423-436. 39. Lorenzo Dal Ri, Romerzeitliche Funde in Brixner Stadtgebiet, "Der Schlem", 58 (1984), pp. 443-454, in part, nota 3 p. 445, in cui lo studioso suggerisce di identificare Berua con l'abitato romano e preromano di Stufles, insediamento che dovette, per le dimensioni, essere di primaria importanza nella val d'Isarco: cfr. Id., Tracce di manufatti stradali di epoca romana in scavi della Soprintendenza provinciate dei Beni Cultural! di Bolzano, in Venetia nell'area padano-danubiana: le vie di comunicazione. Atti del Convegno Internazionale (Venezia 6-10 aprile 1988), Venezia, Giunta regionale del Veneto, 1990, pp. 611-625, in part. pp. 617-619. Dato che tale sito si trova fuori dalla Regio X, e quindi dall'Italia, quest'ipotesi urta con la testimonianza di Plinio {Naturalis Historia, III, 23, 130), che inserisce i Beruenses, insieme ai Feltrini et Tridentini "[...] in mediterraneo regionis decimae", avvalendosi come fonte della Descriptio Italiae Totius in regiones XI di Augusto: cfr. Plinio, Naturalis Historia, III, 6, 46. 15 ANNOLXXV archivio 5TORICO di belluno feltre e cadore N. 324 prossimo alla laguna e al mare. In particolare, va valutata la felice posizione del municipio feltrino, possibile fruitore, oltre che del bacino del Piave, anche del corso del Brenta, incluso con buona parte della Valsugana nella sezione occidentale del territorio feltrino. A cio va aggiunto che al tempo i corsi inferiori del Piave e del Brenta seguivano direttrici diverse dalle odierne; infatti, prima della deviazione operata dai veneziani nel 1675, il Piave sfociava direttamente in laguna, passando per l'agro altinate, mentre il Brenta arrivava al mare sensibilmente piu a nord di oggi e raggiungeva con uno dei due rami la laguna veneta, precisamente a sud della stazione ad Portutn, poche miglia da Altino 40. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, vi sono indizi utili al collegamento fra l'attivita dei dendrofori e il commercio del legno nel Bellunese, secondo la prassi della fluitazione attraverso i due principali corsi d'acqua che interessavano i municipi di Feltria e Bellunum. La presenza dei tria collegia in entrambi i centri, assecondata da patroni che estendevano il loro prestigio ai centri commercialmente piu affini ai due municipi bellunesi, sembra indicare uno stretto legame fra le associazioni di mestiere e lo sviluppo del traffico di merci fra le zone alpine e la parte pedemontana e lagunare della parte centro-occidentale della Regio X. Comunque, non vi sono legami diretti, supportati da fonti certe, fra la lavorazione del legno, il suo trasporto e il collegio dei dendrofori.
Ve ne sono, invece, per altre categorie di lavoratori, per le quali la documentazione prova la connessione con la Iavorazione del legno all’interno della Regio X.
Cosi un materiarius, cioe un venditore di legname impiegato soprattutto nell'edilizia operante ad Este; un capsarius, Marco Terenzio Marcello, fabbricante e venditore di cassette per libri scolastici, e un vitor, cestaio e viminaio, entrambi di nascita libera a Vicetia; di diversa condizione, era lo schiavo di Altino, Septemus, che si definisce un ab(i)etarius, lavoratore e/o commerciante di legno d'abete.
A questi, poi, vanno aggiunte le testimonianze di altri artigiani, impegnati, seppur non esclusivamente, nella lavorazione del legno. In primis, il riferimento va ai fabri, addetti alla lavorazione di vari materiali fra cui il legno, e dei quali conserviamo molte attestazioni per la Venetia. Inoltre, vanno Cfr. Anti, Altino ed il commercio, p. 19-25, in cui lo studioso, tuttavia, ignora che la foce del Brenta in eta romana fosse piu a nord, escludendo cosi Altino quale meta dei traffici feltrini e beruensi: Zamboni, Berua, col. 88 ss.; Luciano Bosio, Itinerari e strade della Venetia romana, Padova, CEDAM, 1970, p. 49; Id., Le strade romane della Venetia e dell’Histria, Padova, Programma, 1991, pp. 66-67, 239. 242-243, 254; Buchi, Assetto agrario, risorse e attivita economiche, pp. 123-124. 41. Si veda la documentazione raccolta da Buchi (Assetto agrario, risorse e attivita economiche, 1, pp. 122-123) con riferimenti bibliograftci. 42. Ricordiamo fra le tante il lascito ad memoriam colendam al locale collegio dei fabbri di Belluno da parte di due coniugi illustri (CIL V 2046); a Padova, un'iscrizione ci informa suH'organizzazione interna al collegio, con un magister e un quaestor (AE 1976. 235 e AE 1977, 267).
76 N324 ARCHIVIO STORICO DI BELI.UN'O FELTRE E C ADORE ANNOLXXV ricordati anche i carpentarii, riuniti a Padova in un sodalicium: inizialmente preposti alia costruzione di carrozze a due ruote (carpenta), successivamente interessati alla costruzione di piu generi di mezzi in legno.
L'aspetto professionale del collegio dei dendrofori, cosi come emerge dalla documentazione epigrafica, appare quindi labile, sebbene vi siano indizi per un legame piu o meno stretto fra la lavorazione del legname e il collegio in questione. Cio che al contrario sembra emergere con chiarezza, e la stretta connessione fra il culto della Magna Mater e i membri dell'associazione stessa, a cui, sicuramente, debbono il nome ellenizzante di portatori dell'albero sacro. Vista la grande diffusione del collegio in unione con i fabri ed i centonarii, risulta però presumibile l'esistenza di un aspetto professionale all’interno dei dendrofori, sebbene esso rispondesse probabilmente a una logica del tipo centro-periferia, in cui al primo termine corrisponde una maggiore vocazione religiosa dell’associazione, cui si affiancava, invece, una caratterizzazione di mestiere nel caso di piccoli centri periferici.
In ogni modo, il profondo legame che univa i dendrofori con il culto della Gran Madre non dovette venir meno neppure alcuni secoli dopo la costituzione della dendrophoria a opera di Claudio. Sappiamo infatti che in una costituzione antipagana di Onorio (415 d.C.) venivano requisite a favore del patrimonio imperiale tutte le rendite e tutte le proprieta detenute dai dendrofori, dsa frediani e dalle professiones gentiliciae, qualunque fosse il loro nome, e che tali associazioni impiegavano a copertura delle spese per i loro banchetti.
Se, come pare vero, i frediani sono da considerare i portatori di lettiga in cui venivano adagiate le immagini degli dei durante le processioni sacre, mentre i collegia gentiliciae professionis erano tutte le associazioni che facevano professione di fede pagana, i dendrofori all’inizio del V secolo d.C. erano visti alla stregua, non di unlassociazione di mestiere, bensi di una confraternita a tenore religioso.
Tuttavia, in virtu della loro forte connessione con la vita civile, e in particolare municipale, essi vennero obbligati da Costantino nel 315 d.C. a prestare servizio antincendio con i fabri e i centonari, al fine di sopperire al crescente depauperamento dell'associazionismo di mestiere. Codex Theodosianus, XVI, 10, 20, 2: "Ea autem, quae multiplicibus constitutis ad venerabilem ecclesiam voiuimus pertinere, Christiana sibi merita religio vindicabit, ita ut omnis expensa illius temporis ad superstitionem pertinens, quae iure damnata est, omniaque loca, quae frediani, quae dendrophori, quae singula quaeque nomina et professiones gentiliciae tenueruni epulis vel sumptibus deputata possint hoc errore submoto compendia nostrae domus sublevare". 44. Jean Marie Salamito, Les dendrophores dans I'Empire chretien. A propos de Code Theodosien, XIV, 8, 1, et XVI, 10, 20, 2, "Melanges de l'Ecole Fran^aise de Rome. Antiquite", XCIX (1987), pp. 1009-1014. 45. Codex Theodosianus, XIV, 8, 1.
77 ANNO LXXV archivio STORICO Dl BELLUNO FELTRE E CADORE N. 324
Un'importante iscrizione feltrina, ritrovata anch'essa sotto il duomo e datata in base alia datazione consolare all'anno 323 d.C.46, fornisce l’ultima attestazione di collegi di mestiere nel Bellunese. Si tratta di un lascito di 500.000 denari, il cui ricavato, attraverso un tasso d’usura del 1% mensile, doveva essere impiegato per cerimonie in onore del benefattore, Ostilio Flaminino, nel suo dies natalis.
I collegi ai quali viene assegnata tale somma sono i fabri ed i centonarii: cio non stupisce, poiche dal 288 d.C.47 l’epigrafia non offre piu alcuna testimonianza del collegium dendrophoritm.
L'assenza di documenti epigrafici del sodalizio per tutto il IV secolo d.C. e dovuta principalmente a due fattori: la scarsita della documentazione epigrafica, in particolare quella relativa ai collegi, e la sempre maggiore ostilita riservata all’associazione da parte di imperatori cristiani sempre meno tolleranti. Comunque, come dimostrato dalla costituzione costantiniana, l'importante ruolo rivestito nel tessuto municipale preserva l’esistenza dei dendrofori, i quali, pur ridimensionati, furono attivi sino all'inizio del V secolo d.C, quando, nell'ormai mutato clima socio-culturale, Onorio, Augusto d'Occidente, ne decreto una morte 'naturale'. 46. Lazzaro, Bellunum, pp. 253-255. 47. C1L VIII, 8457. 18
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