http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /kw-41.jpg“Le origini della cultura europea” del filologo Giovanni Semerano
(da p 548)
I LIGURI
Ad Aquae Sextiae, nello scontro con gli Ambroni che si erano uniti ai Teutoni, contro i Romani, riferisce Plutarco (Vita di C. Mario, 19) che i Liguri, primi fra gli Italici a scendere in campo, gridarono anch’essi lo stesso nome degli avversari,
Ambroni, antica denominazione del loro popolo.
L’antico nome che i Liguri antichi si riconoscevano era dunque
Ambrones: esso, come quello degli
Ambroni germani, deriva dalla base corrispondente ad accadico
appāru, sumero
ambar che significa “luogo paludoso”: a questo nome
ambar, appāru è da ricondurre la voce “
ambra”, ricavata dai fondali del mare Baltico e il cui traffico conosceva vie carovaniere che passavano anche per la Liguria.
Erodoto riporta una voce ligure
σγύννας (V, 9) che significa “trafficanti” (di ambra) ed è della stessa origine del latino
sucinum: ambra.
Sucinum confema l’etimologia di ambra, perché deriva da una base sinonimica corrispondente ad accadico
šikin, šiknu (sedimento, in zona acquitrinosa, ‘sediment im Fluss’).
L’italico Sicanus, che fu connesso al nome del fiume iberico, deriva dalla stessa base “
šikin, šiknu”: “
šikānu” (getto di detriti fluviali, ma anche stanziamento, fondazione, assetto, ‘Ablagerung, Sediment im Fluss’; ‘das Setzen Gestaltung : v. Gebäuden’, vS, 1234 sg.), dal verbo
šakānu (stabilire, fissare), in liste sinonimiche
šaḫan (abitare), cananeo
šakan, ebraico
šahan (‘to settle down, to lie down, to abide, to inhabit’), šahēn (abitante, vicino, ‘dwelling, inhabitant, neighbour’).
Aristocle, presumibilmente l’autore del
Περι χορνῶν, ricordato da Ateneo (14, 620 e), citato da Clemente Alessandrino e da Arnobio ma confuso con Aristotele (cfr. Rose, Aristoteles pseudephigraphus, p. 615 sgg.; F. Jakoby, Aristokles: F. Gr, Hist., 33) conosce i
Ligyreis di Tracia (Macrob., I, 18, 1).
L’etnico Liguri è stato variamente tentato : il raccordo
Ligures -Λίγυες, la presenza dei
Λιγυστîνοι in Tessaglia, i
Λιγυναîοι nella Baetica, i
Ligyreis in Tracia, sollecitano una soluzione che non si limiti a individuare una base LIG- o a supporre, a torto, un fenomeno di rotacismo tessalico in
Ligyreis; né la coincidenza tematica basta a classificare come “deuteroliguri” i
Λιγυρεîς traci, né il culto oracolare di Apollo attribuito a questi ultimi è elemento risolutivo a chiarire la denominazione dei Liguri.
La più colorita presentazione dell’ethnos ligure è in Diodoro Siculo (IV, 20): « i Liguri, che sono gli abitanti di questa regione, occupano un suolo aspro, assolutamente povero, che offre alle loro fatiche, alle loro angustie senza pari, magri frutti strappati a forza. Perciò tesi sotto questo peso e per il loro costante esercizio essi sono vigorosi...» con quello che segue, che è una esaltazione del vigore delle donne liguri e della loro tenacia nel lavoro.
Occorre dire subito che il nome Liguri sembra accostarli ai destini dei Veneti, per comuni origini mediorientali : i Veneti, gli Eneti, vedremo, sono il popolo che serba nel nome il ricordo del fiume
Enio, Ainios, Aenius, che lo rinnoverà nel nome dell’
Inn.
Strabone (II, 5, 28) dichiara i Liguri di razza diversa rispetto ai Celti, ma simili nei costumi. Li colloca nella parte delle Alpi che tocca gli Apennini e in una parte degli Appennini stessi.
Jullian (Histoire de la Gaule, I, 321) lanciò l'affascinante teoria panligure, secondo la quale tutto l’occidente europeo sarebbe stato popolato e civilizzato dai Liguri.
Le figure dotate di armi e utensili di bronzo, alabarde, accette, falci, incise sulle rocce, a quote superiori ai 2000 metri, nelle valli delle Alpi Marittime, intorno al massiccio del Monte Bego, vengono datate dall’età del bronzo (caratteristico il pugnale triangolare) o dalle prime fasi del ferro.
Testimonianze di riti cultuali sono offerte dalla rappresentazione, sia pure schematica, di bovini, per lo più aggiogati all’aratro.
Anche le stele della Lunigiana tramandano talora il segno del pugnale triangolare.
Ma questi che diciamo Liguri non sono le genti cavernicole, o vissute in stazioni all’aperto, che hanno dato origine al neolitico e sono risalite dal bacino del Mediterraneo : dolicocefali, bruni, in Liguria hanno in parte continuato i riti del paleolitico superiore di Grimaldi.
Le figure cornute testimoniano culti lunari della fecondità.
Una tradizione vuole che gli Argonauti risalissero il corso del Danubio sino all’Adriatico: è noto che la concezione geografica dell’antichità vede il Danubio come congiunzione fra il Ponto Eusino e l’Adriatico. Essi risalgono il corso dell’Eridano e del Rodano attraverso il paese dei Liguri.
Si ha l'impressione che si tratti delle genti che assumeranno la denominazione di Liguri.
Nella leggendaria spedizione di Ercole in Occidente, l’Eroe deve affrontare in Liguria genti assai fiere e utilizza per la lotta le pietre che Zeus fa prodigiosamente cadere dal cielo.
Le denominazioni delle loro popolazioni non si spiegano né col gallico né con l’indoeuropeo : i
Genuates, gli Apuani, gli Ingauni, gli Intimilii, gli Statielli, i Bagienni o Vagienni, i Taurini, i Salassi, i Friniates, i quali erano stanziati nell’Emilia.
Fuori d'Italia,
i Salyes o Salluvii, nella bassa valle del Rodano, gli
Elisyces nel territorio di Narbona.
Sulla fede di Artemidoro e di Eustazio sappiamo che gli antichi tendevano ad assimilare il nome dei Liguri a quello della
Loira, Liger e, in epoca più recente, si credette di intravedere il nostro etnico in
Llogrys, Locyers, Locgrws della Gran Bretagna, a nord del Tamigi, così come l’antico nome
Albion dell’Inghilterra fu connesso con l’italico
Album, Albium, Alba: Album Intemilium, Ventimiglia, Albium Ingaunum, Albenga, e così
Alba Docilia, Alba Longa, Albula, l’antico nome del Tevere.
Costante indagatore della base
Ligur è stato Deloche che ha creduto di scorgere quella voce in vaste zone della Francia, nei bacini della Senna e della Mosa.
La base originaria da cui deriva l’etnico
Ligus, Ligures ha lo stesso significato di
Ambrones, cioè “abitanti delle paludi” (si ricordino
Vada Sabbatia), nome col quale anche si riconoscono i Ligures:
Ligures ha la stessa base di
Liger, Loire, Luca, Lucca, Lugii etc.: tale base corrisponde alla voce accadica
liḫmû (liḫwû), luḫmû (terreno paludoso, ‘Morast’), che torna in
Lugdunum, in
Lucca e in
Lucania che ripete il nome del suo fiume
Laus.
Ma
Ligus è calcato su basi come accadico
l-igu (ad flumen).
La scoperta recente della necropoli di Chiavari, al centro della Liguria, se ha rivelato un mondo culturale sconosciuto che differisce dal villanoviano e dall’atestino, non ha dissipato le tenebre che avvolgono gli antichissimi Liguri.
Dal fondo della remota tradizione greca emerge per bocca di Esiodo un’eco perduta nella indeterminatezza di un frammento citato da Eratostene e ripreso da Strabone (VII, 3, 7) : «
gli Etiopi, i Liguri e gli Sciti che mungono cavalle, Αêθίοπάς τε Λίγς τε êδè Σχύθας ëππημολγούς».
Nei frammenti di Ecateo accenni indiretti ai Liguri troviamo nel ricordo degli
Έλίσυxοι, che sono detti
œθνος Λιγύων: sono i Liguri che abitano le alture, l’etnico ha lo stesso valore etimologico di
Elimi e la sua base corrisponde ad accadico
eli (in alto, su, ‘oben, ins Oberland: die Leute ... elišma’, vS, 201 b);
eliš è avverbio di
elûm, elium (alto, ‘hoch’).
Marsiglia (
Massaglia)è detta da Ecateo (63) città della
ΛιγυστιχÖς, come
Monaco e
Ampelo (65, 66, Nenci).
In Erodoto (VII, 165) ritroviamo dei Liguri mercenari di Terillo, tiranno di Imera, attruppati con
Cartaginesi, Libici, Iberi, Elisici, Sardi e Corsi, tutte genti con cui essi dovevano avere alle origini qualche affinità.
Si è discusso a lungo dei
Λίγυες che marciano nell’esercito di Serse (Herod., VII, 72) con lo stesso armamento dei Paflagoni, dei Siri, dei Mariandini.
Una notizia preziosa di Eustazio, alla quale non si è data molta importanza, accenna a una colonia di
Λίγυες nella Colchide, ben più ad est cioè dei Liguri di cui si fa cenno in questo passo erodoteo.
È illuminante l’idea (Legrand, Hérod., VII, p. 99, n. 1) che in Erodoto si tratti di una tribù di Assiri (Siri) della Cappadocia.
Ci preme rilevare l’importanza che Erodoto dà a gli stanziamenti egizi nella Colchide, alla stessa maniera di lavorare il lino, alla somiglianza di lingua, al medesimo uso della circoncisione, a certe somiglianze fisiche: Erodoto afferma trionfalmente : « È evidente che i Colchi sono di razza egizia e lo sostengo per averlo intuito da me prima di averlo sentito da altri » (II, 104-105). Non basta: Erodoto ci elargisce un’altra preziosa notizia: il lino dei Colchi i Greci lo chiamano
sardonico,
σαρδονιχόν, dice, e i filologi non hanno saputo far di meglio a commento della notizia se non aggiungere il sospetto che si tratti, al solito, dell’errore di un copista.
Ma è un caso che Strabone parli delle tuniche e dei sai che vengono dalla Liguria? «......................................................................» (IV, 6, 2).
L’etnico di quei
Λίγυες orientali richiama una base corrispondente all’egiziano rhw (uomini, persone, ‘men, fellows’, rḫyt (‘people, common folk’).
Ma i nostri Liguri, in epoca storica, non si riconoscevano sotto la denominazione
Λίγυες tramandataci dai Greci, come gli Etruschi non si riconoscevano nel greco
Τυρσηνοί, né gli Umbri nel greco
’Ομβριχοί.
I Greci sono i più fantastici trasmettitori di toponimi e di etnici.
Perciò, per certi conguagli etrusco-greci, alcuni presunti stravolgimenti etruschi vanno giudicati sulla scorta di una testimonianza comune alle due lingue.
Dobbiamo, dunque, ai Greci l’etnico
Λίγυς, ed è certo che essi hanno avuto notizia di Liguri attraverso il vicino Oriente prima che direttamente.
Per
Λίγυς hanno alle origini recepito una voce che suonava come la base da cui vien fuori la parola
λιγύς (sonoro) di cui non fu data una etimologia, ma che è certo della stessa base di accadico
rigwu, rigmu (suono, voce, ‘Stimme, Stimmengewirr, Lärm’) : moltissime voci greche e latine risultano da una base la cui iniziale è
r-, definita la regina delle consonanti.
La voce da cui ha origine
λιγύς (sonoro) :
rigmu (suono, voce), può lasciar pensare che sull’etnico abbia influito una voce che indica, come molti etnici italici, popolazioni ancora in preda a sconvolgenti, indisciplinate situazioni idrologiche, la voce che in accadico significa “alluvioni”,
riḫsu (‘inundation, flood’).
Le piane costiere, formate da terreni alluvionali, la vasta pianura di Albenga, costituita dalle alluvioni del Centa, la pianura alluvionale di Loano (forse anca la Val Liona nei colli Berici ?), contrastano con i rapidi rilievi montani alle spalle della costa ligure, e rendendo non agevoli le comunicazioni con il retroterra dovettero costringere gli abitanti al mare.
Le voci
liques,
liquor latine, che vengono annodate al persiano
rēxtan (versare) risalgono alla stessa vicenda
liḫ- riḫsu (‘inundation’; cfr. il verbo, antico accadico
raḫājum : ‘to water’).
Il ricalco della base
liḫwu su
riḫ- trova conferma oltre che in
Liger in molte antiche designazioni di fiumi in territorio celtico, come
Legra fluvio, dal quale William of Malmesbury (Gesta Pontificum) fa derivare la
Legorensis civitas, 803 (Leicester),
Ligera ceaster, 942; più antico nome del fiume deve essere stato
Ligor (cfr. E. Ekwall, Engl. piace names, 4a, 1974, p. 294); nomi antichi di fiumi del Galles come
Lligwy, Llufwy, inoltre
Lugg, Lhygwy (1572). È il noto esito
ṛ >
l in ligure (Merlo, Bottiglioni).
Ligures e l’aggettivo
Ligusticus, Λιγυστιxός, postulano per
ṛ /
l, la corrispondenza con accadico
riḫsu, riḫistu (‘Überschwemmung’) che testimonia di “zone lagunari” come sedi di una popolazione ligure, il cui nome è stato assunto a simbolo di tutte le popolazioni liguri.
Per chiarire la forma
Lig- di
Ligures, Λιγυρεîς etc. occorre vedervi l’interferenza di voci corrispondenti a
l-igu (vicino al canale) : semitico occidentale
l- (avanti, accanto, ‘at, for’), corrispondente ad accadico
an, e la base che richiama antico accadico
īgu, īku, siriaco
īgā (canale, ‘canal’) seguita dalla base come accadico
rē’ū (padrone, signore, ‘ruler, leader’).
In tale forma denotò originariamente le genti delle zone limitrofe a quello che è il pelago nel senso originario di “fiume” e insieme mare secondo l’accezione greca, di
πόντος, l’Ellesponto.
Dopo tale premessa possiamo saggiare le vicende a cui sarà stato assoggettato tale etnico per interferenze semantiche e foniche.
Molti etnici italici, si è detto, e toponimi testimoniano nell’antichità di genti condizionate dalle situazioni ecologiche, specie idrologiche, e richiamano a remote esperienze di palafitticoli. Si ricorda che l’etnico
Enotri, Ο(ί)νωτροί fu inteso sulla base di una glossa di Esichio che registra ο(ί)νωτρον, palo al quale si appoggia la vite, ma per la parte d'Italia che si sarebbe denominata Ο(ί)νωτρία ciò contrasta con la realtà. Ο(ί)νωτροί deve essere stato sentito come accadico
ēnu, semitico
‘ain (fiume, ‘river’) e semitico: ugaritico ar, aramaico arā (luogo), accaddico ašru: la zona dei fiumi, la Lucania; analogamente Bruttium indica la terra affacciata allo stretto:
būrtum (‘waterhole, pit, well’).
Salassi, liguri, da accadico
salā'u, salāhu (inondare, innaffiare, ‘besprengen mit Wasser’), e
apsû, sumero
ab-zu (acqua profonda, abisso ? ‘Grundwasser’) ;
Osci anch'essi da
apsû;
Sabini ha subito la suggestione dalla base
sabû sapû (‘to irrigate: a field’; durchfeuchten, tränken’, cfr. accadico
zâbu nel senso di ebraico, aramaico ‘to flow’);
Umbri, etnico che non compare nelle fonti indigene, nome del popolo che dà origine ai Sabini, cacciato dal territorio di Rieti (Dionys. Alicarn., II, 49), Όμβριχοί è dalla base corrispondente ad accadico
appāru, sumero,
ambar (palude, acquitrino, ‘marsh’, ‘marse’), base che si ritrova negli idronimi
Ambra e Ombrone; si pensi alla etimologia di Ravenna e a quella più notevole di Rieti, bagnata dal fiume Velino: Reate dalla base di accadico
rātu, aramaico
raḫat (corrente, ‘Rinne’) : " la città dei fiumi "; l'Umbria con il suo fiume Nera, Nar, accadico
nāru (fiume, ‘Fluss, Kanal’), a
Rasna, Rasenna che potè suonare da basi come accadico
rāšu-ēni (i signori dei fiumi):
rāšu (capo, ‘Haupt’ ), ebraico
roš (‘chief, head, leader’) ed
ēnu, semitico
‘ain (‘river’) ;
l'etnico
Marsi, nobilitato come “gente di Marte”, ma forse calcato su base come accadico
marḫāsu (lo sgorgare dei fiumi, il dilavare dei fiumi, ‘Spülung, Abfluss’) da
raḫāsu (überschwennen’).
L'etnico Liguri ha avuto originario riferimento a genti che vivevano nelle condizioni di abitanti fra i
Vada Sabatia (Vado; cfr. con
Vago di Lavagno,
Guà/guado/wado/uado???): l'etnico
Sabati è dalla base che corrisponde ad accadico
sapûm, sapiu, epû (bagnato, ammollato, ‘bewässert, aufgeweicht’),
sapûm (innaffiare, bagnare, abbeverare, ‘durchfeuchten, tränken’), ed esprime la stessa situazione dell'etnico
Salii, Salluvii, Sallui, Salyes o Salues, la popolazione di origine ligure della regione che fu detta Gallia Narbonese, tra la riva sinistra del Rodano e la Durance, costretta ai monti e alle cime delle valli dall'avanzata dei Celti, mentre i loro parenti, i Salassi, stanziano nella regione corrispondente al Canavese.
Così per i
Friniates ligures,
Briniates dei codici liviani, popolazione che dette nome all'attuale Frignano, tra le altre valli del Secchia e del Panaro, l'etnico si chiarisce con la base corrispondente ad accadico
bīru (‘terrain surrounded by water’) e
ēnu, semitico
‘ain (fiume).
L'etnico
Vagienni, che si alterna coi
Salluvii nella valle del Varaita, si chiarisce come accadico
(w)agî- ēni le genti vicine al " corso del fiume ":
(w)agû ‘flow of water, current’) e
ēnu (‘spring’); il fiume è ovviamente il
Varaita: tale idronimo Varaita serba intatti i suoi elementi costitutivi, corrispondenti ad accadico
wârum (corso, letteralmente l'andare, lo scorrere, ' to go '; ‘gehen, wandeln, fliessen’) e accadico rātum (fiume, canale, ‘canal, Rinne’).
L'etnico
Vennonetes o
Vennones delle alte valli dell'Inn e dell'Adda, indica come Veneti, " gli abitanti presso il fiume ";
e così
Anauni della valle del Non (Trentino): corrisponde ad accadico
ana-ēnu ("presso il fiume");
cfr. accadico
ēnu, semitico
‘ain (fiume, ‘river’) con la preposizione corrispondente ad accadico
ana, an (lat. ad.).
L'etnico
Ligures richiama semanticamente ciò che è implicito, oltre che nell'etnico
Salassi, Salii ubicati là dove si sviluppò il nucleo di
Aquae Sextiae, anche nel toponimo
Vada (Sabatia), i luoghi dove sorse
Vado Ligure:
vada è dalla base corrispondente ad accadico
(w)adû (‘onrush of water, high water’) e
sabatia, abbiamo visto, è dalla nota base corrispondente ad accadico
sabû (‘to irrigate’) e rappresenta un originario plurale dell'aggettivo verbale di
sabû ;
Ligures esprime certo ciò che dice già il loro vero etnico, Ambroni.
L'etnico Ingauni chiarisce il carattere della popolazione ligure stanziata nella zona pianeggiante lungo la costa, dedita ai traffici, ai commerci, la cui forza era nei fondachi e nei magazzini e la cui capitale era
Albium Ingaunum.
Tale etnico deriva da basi corrispondenti ad accadico
in- e la voce semitica corrispondente ad ebraico
gay (terra bassa, valle, ` valley, lowland’) :
In- è accadadico
in, ina (‘in, on’).
L'etnico Intimili denota dei " popoli rivieraschi ", al limite del mare:
in-itî-mīli : accadico
itû (‘border, territory, region, confines’) e
mīlu (‘fiood, high water, mass of waters’), base che torna nel nome del fiume
Mela.
Gli Statielli sono la piccola tribù ligure dell'alto Monferrato sulla via tra Genova e Piacenza; essi ebbero come capoluogo
Acqui, Aquae Statiellae (Strab., V, i, 11; Plin., Nat. hbist., XXXI, 2, 4), appoggiata agli ameni colli : l'etnico si chiarisce nel senso di " quelli delle alture " e corrisponde alle basi accadiche
šat-ellî:
šat pronome determinativo e
ellû, elû (‘high, tali’; ‘hoch’), ma
šat è ricalco di
šadû (monte).
Gli
Steni, Stoeni in Plinio il Vecchio e in Livio,
Στόνοι, con capitale
Στόνος, in Strabone, secondo gli
Acta Triumphalia sono
Ligures.
Occupavano le zone montuose sopra Brescia.
L'etnico si chiarisce con accadico
šadāni (monti, ‘Gebirge’), con lo stesso significato di
Carni, accadico
qarni (cime, letteralmente
corna) da
qarnu (‘Zinne, Horn’).
Pausania informa che
Κορσιχή Corsica, è denominazione data dagli abitanti, d'origine libica, all'isola che i Greci dicono
Κύρνος. Dallo stesso (X, 17, 9) sappiamo che i Cartaginesi riuscirono a sottomettere tutti gli abitanti della Sardegna, eccetto gli
Iliensi e gli oriundi corsi asserragliati sui monti.
I quali Corsi poi chiamarono
βαλαροί quegli Iberi o Libici che ribellatisi ai Cartaginesi si rifugiarono sulle cime dei monti : Pausania informa che nella loro lingua i
Cirnii (Corsi), chiamano
βαλορούς i φυγάδας cioè i " banditi " Iberi o Libici : in realtà se la base di
βαλαροί è il
bala- (altura) mediterraneo, largamente documentato sino al sardo
pala (altura, pendio), etrusco
*falat- (cielo) pregreco βαλόν, aramaico
ba’lā' (signore, padrone, ‘master’; ‘Herr’) incrociatosi con accadico
ba’lu (grande, ‘gross’), βαλαροί sono gli occupanti, " i padroni dei monti ", e la componente -
αροί richiama accadico
ḫarru (‘mountain’) : la voce
pala delle iscrizioni leponzie è l'eterno semitico
baal, che indicò il luogo elevato su cui si celebrava il culto di
Baal.
Perciò è qualcosa più di una pietra, è un’"ara ".
Mello- (altura) corrisponde ad accadico
mēlūm (altura, ‘Höhe’);
alba (corso d'acqua) corrisponde al sumero accadico
ḫalpû, sumero
ḫalbia (pozzo, ‘a kind of well’);
*rugia (corso d'acqua), latino
rugia, è dà una base corrispondente ad antico accadico
raḫājum (‘to water, to fertilize’), accadico
raḫû, reḫû (versare, ‘ergiessen’),
rāḫù (‘ergiessend’),
riḫītum (‘Ergiessung’),
raḫāsu (‘spiilen’),
riḫsum (‘trberschwemmung’).
Appenninus (crinale di monte) è dalla base corrispondente ad accadico
appu (cima, ‘tim, crown, rim, edge, spur of land’);
-bormo (gorgo) è accadico
būrum, ebraico
bōr (‘pit, hole, well, pond, pool’);
merides (parte di terreno diviso dal resto) è accadico
meḫretum (detto di giardini, di località: parte che sta discosto, a fronte, ‘gegenüberliegende Seite : nach ša : Garten’, vS, 640 b).
Lo Schulten considerava il ligure non indeuropeo, ma il Trombetti trovava che, ad esempio, « Porcobera, *porcifera (porcus, nome di un pesce) è chiaramente indeuropeo ». Ma scarso lume recava su
Blustemelus (monte),
Quiamelius e
Intimelius, limitandosi a rimandare a irlandese
mell “collina”, albanese
mal’ “monte”.
Saggiamo ancora qualche voce della lingua dei Liguri, che Livio (XXI, 32, 10) accostava in qualche modo al gallico e Seneca sentiva confluire nell'iberico, su territorio corso.
Seneca, che ci visse il suo esilio, informa (Ad Helv. matrem de cons., VII, 9) che la Corsica fu abitata da Liguri e che certi vocaboli sono comuni ai Cantabri e ai Corsi, ma in genere il linguaggio si è scostato dalla lingua originaria per influenza dei Liguri oltre che dei Greci.
La voce ligure riferita da Erodoto,
σιγύννας, " mercanti al minuto ", deve aver -subito l'influsso di una parola antichissima : sumero
šagan- (mercante al dettaglio, ‘Kleinhàndler’ (ŠAGAN.LA) : ma v. p. 548.
Erodoto aggiunge che a Cipro davano il nome di σιγύννας alle aste, giavellotti, presumibilmente per caccia (cfr. sumero-accadico suginnu asta, ‘Dürrholz’).
La base sumerica šagan- sarà calcata sulla base corrispondente ad accadico sūqum (via, ‘Strasse’), (ina) sūqim > sūqin nel senso di " ambulante " (letteralmente " nella strada ").
Questo è termine generico che darà zigani.[/u]
[u]Erodoto dunque annota tre voci omofone di diversa origine.Erodoto interrompe l'esposizione sui Traci per parlare della popolazione dei
Siginni, di là dal Danubio, dei loro cavalli piccoli e camusi, dalla loro spessa coltre di peli, incapaci di portar un uomo, ma agili attaccati ai carri (V, 9).
I Siginni dì Erodoto furono localizzati in Ungheria, ma
Strabone (XI, 11, 8),
Apollonio Rodio (IV, 320), Ctesia (fr. 88 M.) collocano non discosto dal Danubio inferiore dei
Siginni, Σύρννοι, Σίρυννοι e una città omonima nel Caucaso.
Erodoto si stupiva che essi pretendessero discendere dai Medi; in epoca moderna gli
zingari, ungherese
Czigáni, coi quali qualcuno ha assimilati i
Siginni, pretesero di discendere dagli
Egiziani.
La voce
γίννοι con cui, secondo Strabone (IV, 6, 2), i Liguri denotano i muli e i cavalli, è originariamente in funzione di attributo a indicare i muli, " cavalli di montagna ": è sumero-accadico
ginnû (montagna, ‘mountain’) : analogamente in sumero
anše-kurra indica il cavallo di montagna (‘Pferd: der Osten lag den Babyloniern den Bergen zu’).
Le voci liguri e piemontesi del tipo
Faiallo, passo a m. 1061 a nord di Voltri,
Faial, Feejal (a. 1558),
Fajal, frazione di Ponte Canavese, si fanno derivare da
faget-ale: cfr.
Ceriale (Savona), da
cerret-ale e nella toponomastica aragonese la serie dei collettivi arborei del tipo
Genestal (a. 1089): ma la terminazione
-alo -allo -ale si chiarisce ad evidenza con accadico
ālu (luogo, regione, area, ‘region’) e torna in zona francese.
Plinio (XVIII, 141) informa: «
Secale Taurinii sub Alpibus asiam vocant, deterrimum et tantum ad arcendam famem: fecunda, sed gracili stipula ».
Fu proposta una etimologia indeuropea, antico indiano
ásitah (nera), che dovrebbe avere l'originario valore di annerito dal fuoco: accadico
išātum (fire).
In realtà
asia corrisponde ad accadico
aššultu (erba ‘a grass’, reso, anche, da accadico con la base di
daš’u, dēšu (‘grass’); così
disarru (‘a wildgrowing cereal’; ‘Getreideart : Hafer oder Roggen’).
Λεβηρίς-[leberis], coniglio (
lievore, levore o liore in veneto), che si ritrova in Erotiano (Hippokrates-lex. 244: Μασσαλιῶται), Strabone (III, 144 : œνιοι λεβηρίδας προς) è dato per ligure dal Brück (v. qui Diz. lat.: lepus).
Ma Esichio dà altro significato: ‘Schlangenhaut, Bohnenhülse’ (v. λοβός).
Il ligure
pe, che si traduce “con”, corrisponde a ugaritico
p (‘und’), etrusco
pi (e).Ernst Hirsch (Die asca-Namen am Osthang der Wistalpen, in « Beiträge » del Krahe, 5-7, 1954-1956, p. 224 sgg.) allarga l'ambito topograico della ricerca avviata dal Flechia in nomi di epoca preromana e dei primi tempi di Roma. Il suffisso
-asca si risolve nella pronunzia persino in
-astšo, atšo etc.
Nella valle della Clairée, un affluente della Durante,
Nēvache (
Nevātšo) è da ricondurre alla forma originaria ANNAVASCA (documentata nell'anno 739: E. Hirsch, ibid., 226, D. T. Hautes-Alpes, 101), mentre documenti più tardi danno
Nevasca (1118),
Nevascha (1225),
Novachia (1358) etc.70
Il caratteristico suffisso in
-asco (cfr. Sententia Minuciorum, in C.I.L., V, 7749), che indica " appartenenza " è rideterminazione di pronome possessivo (accadico
sue) con suffisso come latino
-cus (v.): valga per analogia il tipo sardo in
-itanus studiato dal Wackernagel:
Sulcitanus etc. con ricalco di
-ites e
-ānus. È, ricalco su base simile a accadico
ešqu (‘lot as a device to determine a selection, share: a portion of land, property’).
Strabone annota (IV, 6, 1) che le
Alpi si chiamarono originariamente
Albia, Alpionia e che
Albios è nome di un monte presso gli
Iapodi, supergiù vicino a Ocra e alle Alpi.
Il nome delle Alpi fu ritenuto ligure:
Alpes fu accostato ai nomi
Alba, Albium degli abitanti di origine preromana nella Liguria augustea:
Alba Docilia, Albissola, Alba Pompeia, Alba Piemonte etc., base che tornerebbe in varie regioni europee abitate da Liguri o presumibilmente sotto influssi liguri (Nissen, Ital. Landeskunde, I, p. 140).
Festo (Ep., 4) chiariva
Alpes col sabino
Alpus, latino
Albus, « a candore nivium »; mentre per Servio «Alpes Gallorum lingua alti montes vocantur ».
In realtà la base corrisponde a sumero ḫalbia, ḫalbi (ghiaccio, ‘frost, freezing’), che può aver concorso all'origine di ugaritico ḫlb (monte, ‘mountain’).Nota 70 (sui suffissi liguri
-asco, -usco, -osco)
II merito di una prima penetrante indagine spetta a d'Arbois de Jubainville, che ricalca le linee del nostro Flechia e insegue in Liguria, ma anche in Lombardia, in Piemonte, in Emilia, in Toscana i toponimi con suffissi
-asco, -usco, -osco, testimoniati dalla nota iscrizione di Isola, nei pressi di Genova, contenente un giudizio arbitrale dei fratelli Minucii relativo ad una questione sorta tra Genova e i Liguri Langati (117 a. C.), suffissi attestati anche dalla cosidetta tavola alimentare di Traiano, del 102-103 a. C., ritrovata a Veleia. Tali suffissi si rinvengono in Francia, nei bacini del Rodano, della Loira, della Senna e, inoltre, in Spagna, in Svizzera, in Baviera, nelle valli del Reno, della Mosella, in Gran Bretagna.
Il Petracco-Siccardi (Ricerche topografiche e linguistiche sulla Tavola di Polcevera, «Studi genuensi», II, 1958-1959, p.33 dell’estratto) ha creduto di poter dimostrare che
Vindupala non è il nome del ruscello, ma della zona da cui discende, ciò nella presunzione che
Vindu- rappresenti la base con significato di " bianco ".
In realtà i toponimi, con tale base, come
Vindobona (Vienna) " costruzione o città sul fiume ",
Vindonissa (‘Windisch’) tra l’Aar e il Reuss,
Vindalum, alla confluenza del Sulgas e del Rodano,
Vindelicia, tra l’Inn e il Danubio, mettono in evidenza che
Vind- ha valore originario di fiume o per lo meno di riva; confine, limite: sumero e accadico
(w)id (fiume, ‘river’; ‘Fluss’),
(w)idu (‘border, side of the river’; ‘Seite’).
Vindius, sistema orografico a nord-ovest della Spagna Tarraconese, costituì il confine fra i Cantabri e gli Asturi.
Perciò l'idronimo
Vindupala più verisimilmente ha il valore di
fluminis caput, sorgente, dove
-pala ha il noto valore di rilievo, altura e quindi roccia, pietra.
Entella, il più importante fra i torrenti della Riviera di Levante, deriva dalle basi corrispondenti ad accadico ēnu-telli (sorgente dell'altura); e anche Entella, città siciliana presso il fiume Cremiso, Rocca d'Entella, che la tradizione voleva fondata da Aceste e dal troiano Entello, è presumibilmente il nome stesso del fiume e deriva, come il nome del ligure Entella, dalle stesse basi.
Il nome del troiano
Entello, invece, richiama accadico
etellu (eroe, ‘prince, lord’), cfr.
Metello/Metellu ?
Ballista, nome di monte in Livio (XXXIX, 2, 7) fu inteso come un superlativo riferibile a indeuropeo
*bhal-(l) col senso di " bianco lucente ", e fu accostato a greco
φαλός φαλαχρός, (Kretschmer, « KZ. », XXXVIII, 118).
La formazione di Ballista non può divergere da quella di
Blustiemelus che vedremo della stessa base corrispondente ad accadico balāsu col significato di sporgere (‘to protrude’, CAD, 2, 45) attestato anche da m. ebraico
bālat, aramaico
b(e)lat (‘hervorstehen’) ; tale base si incrociò con quella corrispondente ad accadico
palāsu (erompere, venir fuori, ‘durchbrechen’) della stessa base di flos.
Bego, il nome del monte sul quale si raccoglievano le antiche popolazioni richiama etrusco
Begoe: aramaico-ebraico
peha (capo) non " picco ", nel senso di " punta ", che viene derivato da una mal intesa radice onomatopeica
*pikk- (punta), ma è invece corrispondente ad accadico
pīqu (sottile, ‘eng’), da accadico
piāqum (essere sottile, ‘eng sein’) : l'italiano " piccolo ", è dalla stessa base di accadico
pīqu (sottile).
La voce
Alba talora richiama una base corrispondente ad accadico
ḫalpû, ḫalpiu sumero
ḫalbi(.),
ḫalbia (specchio d'acqua, ‘well’), da non confondere con
Alba derivante dalla base suddetta indicante alti monti candidi di neve: accadico
ḫalpû (‘frost, freezing’), sumero
ḫalbia.
Album Ingaunum,
Albenga, nel suo nome antico
Album riflette la sua ubicazione nella vasta piana costiera, costituita dai depositi alluvionali del fiume Centa che, dopo il Varo, è il più ricco di acqua nella Liguria occidentale.
Così in
Album Intimilum, l'antica Ventimiglia presso l'attuale Ponte Nervia del fiume Roia, che nei pressi della città ha la sua foce, la voce
Album, come la base del nome antico del Tevere,
Albula, richiama ancora la voce di origine sumerica
ḫalbia, accadico
ḫalpû (riserva d'acqua, pozzo, ‘a kind of well’), alla quale deve ricondursi l'idronimo indoeuropeo
*albh- al quale il Krahe (Sprache u. Vorzeit, p. 49) assegnava il significato di " acqua corrente ".
Alba, nell'attuale provincia di Cuneo, l'antica
Alba Pompeia, alla confluenza del torrente Cherasco col Tanaro e a dominio sulla via della valle del Tanaro, è ricordata da Plinio (III, 5, 49), Tolomeo (III, 1, 48) e altri; posa su una importante stazione neolitica.
Holder (s.v.
Albion) ritenne il nome ligure e significherebbe " città bianca ". Si tratta anche di toponimo d'origine idronimica per
Alba Julia, in Transilvania, posta sul torrente Ampoele, per
Alba Fucente, Alba Fucens o Fucentia, a nord ovest del lago Fucino.
La voce
Genua, omonima di
Genève, Genava, Ginevra, Genua, come è nei codici del De bello Gallico, risale ai remoti stanziamenti liguri.
I tentativi etimologici che accostarono Genua al latino genua (ginocchia) sono ingenui.L'oppidum preromano di
Genova, su un poggio a dirupo sul mare, nell'attuale regione di Castello, delle Grazie e di p. Sarzano, così come la posizione di
Ginevra, oppidum degli
Allobrogi, ma di nome preceltico, sul poggio che scende ripido verso il lago, lascia pensare che successivamente la base sia stata sentita come sumero
gen (monte; ‘Berg’), accadico
gennû, ginnû (montagna, ‘mountain’), che si ritrova in
Gennargentu, il nome del massiccio montuoso centro-orientale della Sardegna inteso poi " Porta d'argento " (v. p. 595
Gonnos e i vari
genna sardi).
Chiavari, città ligure presso il mare, alla foce dell'Entella, il più notevole torrente della Riviera, deriva da basi corrispondenti ad accadico
kalû-ḫāri (argine del fiume):
kalû (argine, diga, ‘dike: surrounding fields to keep the irrigation water inside the field; a type of marshy ground affected by salinity’) e
ḫarru (‘watercourse’).
Il nome di
Camogli nella tradizione viene legato a quello di una divinità. In realtà il toponimo, di base antica, richiama testimonianze liguro-celtiche come il britannico
Camulodum (Colchester), dal nome del celtico :
Camulus " il furioso " corrispondente ad accadico
kamlu (‘wrathful’);
Camulogeno (il figlio di
Camulus), re dei Galli, da base di importazione di origine fenicia.
Larius il nome probabilmente ligure del lago di Como, riflette perfettamente la sua configurazione, poiché correndo da nord a sud si divide in due rami. Larius corrisponde ad antico babilonese
lârum (ramo, biforcazione, ‘branch, fork’).
La stessa etimologia ha il nome dell'antica città dei Frentani,
Larinum, ubicata su un ramo del Tifernus: -inum corrisponde ad accadico
-īnum che ha costantemente il significato di " fiume ", più che di " sorgente ".
Monaco, quiete in zona battuta da venti (Strab. 4, 6, 2),
Μόνοιχος, sembra attributo di Ercole che vi ebbe un tempio, un Melkart che acquieta le acque: significa ‘Meeresstille’; accadico
mû (acque) e
nuāḫu (calmarsi).
Per testimonianza di Catone (in Plin., III, 124 sgg.)
Bergomum, Bergamo, è orobia: ovviamente ci si affrettò a riannodarlo alla radice indoeuropea
bherg-: ma il senso di
bergen " nascondere " mal si chiarì col concetto di
tollendo servare.
Bergomum, come Πέργαμος,
Parga, Barga, Περγασή, demo greco, hanno origine da una base che si ritrova in accadico
parakkum (posto alto nel tempio, cella, santuario, ‘Hochsitz, Kapelle; Heiligtum od. Cella’; cfr. parak- seguito dal nome di divinità, vS, 828 a), dalla base di accadico
parākum (sbarrare, ‘sich quer legen’; cfr. parāqu ‘abtrennen’), con aggettivo verbale
parkum (che sbarra, ‘querliegend’), greco πύργος (recinto, baluardo), ittita parkuš (alto), latino
burgus, m. n. tededesco
Burg.
Plinio ha qualche giustificato riserbo nell'attingere ai Greci notizie di casa sua: « Pudet a Graecis Italiae rationem mutuari »; e, nonostante, si induce a riferire che
Bodincus, greco
Βόδεγχος, nome dell'alto Po, già ricordato da Polibio come nome usato dagli abitanti, παρά τοῖς ™γχωρίοις, a stare a Metrodoro (Plinio, N.h., III, 122) in ligure significherebbe " senza fondo ".
Plinio ricorda a tale proposito il più antico nome della città di Industria, Bodincomagus, non lontano da Chivasso. Il Müllenhoff (D. Altertumsk. III, 191) accostò l'indogermanico
*bhudb- (fondo), antico indiano
budhnah, greco πυφμήν, latino
fundus, antico alto tedesco
bodam.
Il Geografo Ravennate (IV, 26) reca
Bodungo, località sul lago di Costanza, dove dovremmo ammettere giungesse l'influenza ligure.
In realtà l'equazione
Bodincum ligure, latino fondo
carantem, merita il credito che raccoglie l'idronimo
Padus dallo stesso Metrodoro derivato dal gallico
padi, cioè arbor ... picea.
Padus, *Patus (cfr. Patavium) come risulta nel capitolo degli idronimi, corrisponde ad accadico
pattum (‘canal’; ‘Kanal’), da accostare ad accadico
pātum (riva, ‘side Seite, Rand’),
pā(t)um (limite, ‘Grenze’) ; antico assiro
battu (‘side’'); e
Bodincus, Βόδεγχος, che deve avere indicato un particolare tratto, significa " giro del fiume ", le così dette
ancone (
anse, anche) del Po: l'affisso
-encus, -incus richiama la base corrispondente ad accadico
enqu, unqu (piega, giro, ‘Windung’].
Ma non dobbiamo ammettere che sia del tutto invenzione di Metrodoro di Scepsi il significato di " privo di fondo " attribuito alla voce Βόδεγχος.
Egli può avere avuto presente una base corrispondente ad antico assiro e antico babilonese
butuqqû che significa " mancanza di ...e ciò è la spia che in realtà Bodincus risulti dal remoto incrocio con la base corrispondente ad accadico (
butuqtu)
butiqtu (inondazione, ‘fiood’).
I nomi antichi dei fiumi liguri sono di una chiara trasparenza: l'antico idronimo
Rutuba, la
Roia, echeggia l'antico nome del fiume britannico
Richborough, Rutupae, chiara testimonianza di una grande unità che si inserisce in un più vasto contesto: l'origine di questo idronimo si ritrova nella base corrispondente ad accadico
rutbu (irrigazione, umidità, ‘irrigation, moisture’; ‘Feuchtigkeit’), dal verbo
ratābu (‘to irrigate’; ‘befeuchten’), incrociatosi con antico babilonese
ratāpu (scorrere oltre, ‘fortfahren’); la
Magra, Macra, corrisponde ad accadico makrum, aggettivo verbale di
makāru (‘to flood to irrigate’) : ugaritico
mqr (fonte, ‘Brunnen’), arabo
maqrā (luogo dove si raccoglie l'acqua, ‘Ort, wo sich Wasser sammelt’); altrettanto leggibile è il significato di
Vara, il
Varo, di cui si può scorgere nel capitolo dedicato agli idronimi.
Ma non si può tacere qui del
Polcevera che nella tavola di bronzo del 117 a. C. appare nella forma
Porcobera o
Procobera; è fiume secco o quasi in estate.
Plinio (Nat. hist., III, 48) ha
Porcifera, inteso come “porteur de truites ou de perches” sulla base di irlandese
orc (*PORK0-, Olsen, « KZ. », XXXIX, 1906, p. 608 sgg.): il Devoto giustamente intuì la corrispondenza col latino
porca, ma tradusse “porteur de sillons”, che non ha senso.
(Non c’entra il porco-maiale; così anche tutti i toponimi Porcilaie-Porciglia che ci sono in giro, non hanno nulla a che fare con i porci.)
Il latino
porca ha l'accezione addotta da Festo: «
porcae appellantur rari sulci qui ducuntur aquae derivandae gratia»; e la voce latina, come antico alto tedecso
furh richiama accadico
perku, perkat (solco, linea trasversale, ‘Querlinie’, plurale’ Querfurchen’), e la componente
-bera corrisponde al suddetto accadico
bēru, būru, semitico
bi’r, ebraico
bōr (corso d'acqua, fonte, ‘well’; ‘Wasserlauf, Brunnen’).
(A -bera si può connettere Berua, antico nome nella Venetia)
Porcobera va connessa con la base di
Pergine, in Valsugana, sulla sella spartiacque tra Fersina e Brenta e persino con la base di
Perge, Πέργη, città della Panfilia, sulla destra del fiume Cistro.
Non è dubbio che la componente
Perco- o
Porco- sia la stessa che si ritrova nel nome che gli indigeni Iberi davano al Baetis, per testimonianza di Stefano Bizantino (Steph.: « .............................................................»).
Il Bochard richiama anche il nome dello stagno nei pressi di Enna,
Percusa (Geogr., p. 606).
In senso più aderente, dunque, la base richiama accadico
perku (riva, limite, argine, es.
perku ša nāri ‘Ein Flussdamm’ vS, 855):
Polcevera indica " l'argine del fiume ", un fiume che nelle piene ha ben bisogno di argini!
Gandobora non può disgiungersi da altri idronimi consimili, come
Cantwara base di
Cantwara-byrig (Canterbury), inteso a torto come la " città degli uomini del Kent ".
La base
ganda, di
Gandobera, si ritrova persino nel nome del castello romano
Ganda, Gand, alla confluenza della Lys con la Schelda.
L'idronimo fu analizzato dal Bertoldi in maniera che al Devoto parve impeccabile, come composto da un tema mediterraneo
ganda " pietra "
bera " che porta ".
Ben a ragione Dante Olivieri (Diz. di toponomastica lombarda, Milano 1961, p. 247) respinge l'interpretazione " trascinatore di sassi ", del Beroldi, meno bene reputa " illusoria " l'analogia supposta dal Bertoldi (Problemi di substrato., « Boll. Soc. Ling. », XXXII, 110; e « Norsk Tidskrift », V, 1930, 1768) del nome
Gandovere, che egli scrive
Gandòvera, col. n. ligure
Polcevera.
Il Monti (Voc. Como, 92; e Saggio Vcabilario Gallia Cisalpina, 43) ricondusse
Ganda al gallico GANDA "macereto, frana ".
Ma “macereto” non dà senso appropriato per un fiume.
Gando- risale a base antichissima che si ritrova persino in ebraico
gādā (sponda, riva, ‘bank of a river’), accadico
gadu, qadu, ḫadu, ad (latino
ad, ‘up to, as far as, concerning’) es.
qadu narē (lungo fiumi, ad flumina, cfr. vS, 892) :
Gandobera significa dunque "lungo fiume ", come si direbbe "Lungotevere, Lungarno".
La seconda componente richiama l'eterno accadico
bēru < bērtu (corso d'acqua, ‘Wasserlauf’, vS, 122).
Per
Comberanea, corso d'acqua nei pressi di Genova (C.I.L., ebd. 7) vengono richiamati cimrico
cymmer, confluvium, bretone
kemper ‘confluent’, e un celtico
*kom-bero ‘Vereinigung’ (Kretschmer, « KZ. », XXXVIII, 118) per i quali non si può escludere l'interferenza della base corrispondente ad accadico
kibru, kipru (‘bank of a canal, a river’). Per
Comberanea occorre partire dal volgare cumba, dato per celtico, col valore di " piega del terreno ", piemontese
cumba “sinclinale, convalle”, francese
combe, spagnolo
comba “concavità”.
E la base di
cumba, come del latino
cuppa, corrisponde ad accadico
kuppu, gubbu (‘catchwater at a well, well’) dal verbo
kapāpu, kabābu (‘to curve, to wrap around’), per assumere in
cumba il valore di “convessità del terreno ove confluiscono le acque” (come anche in campo): la componente
-beranea, richiama la base corrispondente ad accadico
-būrāni, plurale, di
būru, bēru, semitico
bi'ir, ebraico
bōr (‘pit, hole, well, pool’).
Nizza, da un presunto
Νίχη, Nicaea, richiama un'antica base accadica
nikkassa (tenuta, colonia, ‘property, assets’); il suo torrente
Palo è accadico
palgu (canale);
Cemenelum (Cimiez), dalla base di
Cevenne (v. p. 769) e accadico
nīlum (corrente, watering ').
Antibes,
Antipoli significò " al promontorio ": accadico
adi, latino
ad e la base di
pala, “altura”.
Pentema, sardo
pèntuma (precipizio), prelatino
pèntima (rupe), dialetti salentini
pentima, pentema, pentuma (macigno, scoglio), antico portoghese
Bendoma monte (vedere anche
Val Pantena nel veronese): antecedenti in accadico
bāmtum > bāntu, pāntu, ugaritico
bmt (costa montana, ‘Berg Hang, Rippengegend’), cfr. il
monte Pindo.
Vesulus, Monviso, da base che significa “emergente, che si eleva”: corrisponde ad accadico
wāsu-(e)lu (che si leva in alto): accadico
wāsu (‘protruding’), da accadico
asu (elevarsi, ‘to rise’) e
elu (alto, ‘tall’).
Voltri. L’antico
Veiturium, poi
Vulturium, che ora è parte integrante di Genova, sorge sul punto più settentrionale della costiera ligure, sulle rive del torrente
Leiro; il suo antico nome
Veiturium significa sobborgo:
battu-uri:
bātu, battu (‘region around a city, side, edge’) e
ūru (cinta di città, città, ‘enceinte, surrounding’), ebraico
‘īr (‘city, town, tower’).