Na conta sol DNA

Re: Na conta sol DNA

Messaggioda Berto » gio giu 29, 2017 8:31 pm

Fantaxie sol DNA dei veneti
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Na conta sol DNA

Messaggioda Berto » mer gen 24, 2018 11:21 pm

???

Il DNA di Tutankhamon – Genealogia Genetica
6 mag 2016

http://genealogiagenetica.it/le-origini ... utankhamon

Quando la società svizzera iGENEA effettuò l’esame del DNA sulla mummia del faraone Tutankhamon e ne diffuse i risultati, forse in molti pensarono ad una bufala, o ad un errore. Tanto è radicato nella nostra mente l’immagine stereotipata della storia come l’abbiamo imparata dall’infanzia, ma questa scoperta scientifica di straordinario valore adesso mette in dubbio molte delle nostre certezze.

King_TutTutankhamon nacque nel 1341 a.C., figlio del faraone Akhenaton e della sua consorte Nefertiti, Akhenaton precedentemente noto come Amenofi IV o Amenhotep IV è conosciuto anche come il faraone eretico in quanto abolì il culto politeistico istituendo il culto monoteistico del dio ATON, una divinità che contrariamente a tutte le altre non aveva una rappresentazione zoomorfa ma veniva rappresentata come un disco solare che emanava dei raggi che terminavano con delle mani.

Per dare più sostanza a questo profondo cambiamento il faraone della XVIII dinastia spostò la capitale dell’antico Egitto lontano da Tebe, costruendo sul medio corso del Nilo in una zona desertica una città nuova di zecca che fu chiamata Akhetaton che letteralmente significava “l’orizzonte di ATON” e che corrisponde all’odierna Al Amarnah. Dopo la caduta di Akhenaton, e la restaurazione del politeismo la città fu distrutta e la sua memoria cancellata dalla storia d’Egitto. Anche il nome di Tutankhamon in origine era differente, egli si chiamava infatti Tutankhaton, ma nelle convulse fasi successive alla caduta del monoteismo, ogni riferimento ad ATON doveva essere drasticamente rimosso, anche il nome del faraone doveva fare riferimento al più rassicurante dio Amon. Tutti i sacerdoti devoti ad ATON dovettero allora abbandonare il paese per stabilirsi ai confini più remoti del regno: la terra di Canaan. Questa è la storia che viene raccontata nella Bibbia e che noi conosciamo col nome di Esodo.

Dalla diaspora dei seguaci dell’atonismo sarebbe infatti nata la religione ebraica. Questo troverebbe dei riscontri in similitudini sia stilistiche che di contenuto che si possono trovare tra l’Inno al sole scritto sulla tomba del faraone Ay ed alcune parti della Bibbia come il Libro dei Salmi, ed il Libro dei Proverbi.

Il faraone Tutankhamon, morto prematuramente all’età di diciannove anni per una seria forma di malaria, apparteneva all’aplogruppo R1b1a2, SNP R-M269, è l’aplogruppo più diffuso in Europa occidentale e identifica le popolazioni che dopo l’ultima grande glaciazione hanno popolato l’Europa occidentale.

Nella tabella che segue ecco i valori dei primi 15 marker del suo cromosoma Y.

Sembrerebbe davvero che l’antico Egitto fosse in effetti governato da sovrani di origine ancestrale europea, il cui DNA era quindi assai differente dal resto della popolazione che amministravano. Oggi meno dell’1% degli egiziani è di aplogruppo R1b.

Fin troppo ovvio allora che se Tutankhamon era R-M269 allora erano dello stesso aplogruppo tutti i faraoni della XVIII dinastia che regnò sull’Egitto dal 1540 al 1299 a.c., il che troverebbe conferma anche da una rapida analisi di alcune mummie della dinastia come quella di Thutmosi IV, molto ben conservata, che presenta tratti del volto nordici e soprattutto i capelli rossi che sono un tratto peculiare per questo aplogruppo. In effetti test diagnostici sono stati compiuti sul DNA della mummia di Amenhotep III, su una mummia sconosciuta ma che si suppone sia di Akhenaton, confermando che le tre mummie erano tra loro correlate da legami di parentela.

Faraoni XVIII dinastia (Aplogruppo R-M269) Periodo di regno Sposa
Ahmosi 1540-1515 Ahmes-Nefertari
Amenhotep I 1515-1494 Meritamon
Thutmosi I 1494-1482 Ahmose
Thutmosi II 1482-1479 Hatshepsut
Hatshepsut 1479-1457
Thutmosi III 1479-1425 Hatshepsut Meritre
Amenhotep II 1427-1393 Tia
Thutmosi IV 1394-1384 Mutmuia
Amenhotep III 1384-1346 Tyi
Akhenaton 1358-1340 Nefertiti
Smenkhara 1342-1340 Meritato
Tutankhamon 1340-1323 Ankhesenamon
Ay 1323-1319 Tey
Horemheb 1319-1299 Mutnedjemet

È possibile che il culto di ATON sia continuato anche lontano dall’Egitto, nella terra di Canaan, dove potrebbero essersi rifugiati i seguaci del cosiddetto faraone eretico dando origine al monoteismo. A suffragio di questa tesi vi è uno studio linguistico del 1922 sulla parola Adonai che in ebraico significa Signore e che mette in luce come questa parola non sarebbe di origine semitica ma proverrebbe dall’Egitto. Adonai = ATON-Ay e prenderebbe il nome dal sommo sacerdote Ay durante il regno di Akhenaton, che divenne anche faraone nel 1323 alla morte di Tutankhamon. Foneticamente le due parole corrispondono a parte la rotazione consonantica t > d che è abbastanza comune.

O forse furono gli Esseni detti anche Nazir i più diretti discendenti dei sacerdoti di ATON che nel deserto di Qumran nei pressi del Mar Morto continuarono le pratiche di adorazione monoteistiche seguendo uno stile di vita votato alla castità e alla purificazione, alla stessa setta sembra essere appartenuto anche Gesù di Nazareth, di questa spiritualità mistica resta traccia nei Vangeli e nei suoi insegnamenti votati alla vita semplice ed al rifiuto delle vane glorie del mondo. Nella traduzione del Nuovo Testamento la parola ebraica per Nazareno ovvero “di Nazareth” è praticamente identica alla parola Nazir, in ebraico: נזיר, cioè consacrato, separato, eletto, in pratica la casta druidica della tradizione celtica.

I capelli rossi sono un indizio genetico facilmente rintracciabile anche nell’antico testamento:

“Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo. Uscì il primo, rossiccio, e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù.” Genesi, 25,25

Comunque la si pensi, cosa ci faceva questo aplotipo nell’antico Egitto della XVIII dinastia?
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Re: Na conta sol DNA

Messaggioda Berto » mer gen 31, 2018 7:37 pm

Cercate un miracolo? Non dovete andare troppo lontano…
Lo studio del DNA umano potrebbe farvi credere subito nei miracoli
2017/05/03

https://it.aleteia.org/2017/05/03/dna-m ... del-monaco

Alla fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento, un umile monaco iniziò a compiere esperimenti con le piante di piselli. Nato come Johann Mendel, prese il nome Gregor dopo essere entrato nella vita monastica. Aveva fallito due volte l’esame orale per diventare docente di scuola superiore, ma dopo ulteriori studi alla fine fu nominato abate dell’Abbazia di San Tommaso di Brno, all’epoca in Germania e oggi nella Repubblica Ceca.

Mendel iniziò i suoi esperimenti con le piante di piselli cercando di capire come si trasmettessero i vari tratti negli organismi. Per un lungo periodo era stato ampiamente accettato che le caratteristiche venissero trasmesse attraverso quella che veniva chiamata blending inheritance, ma all’inizio degli anni Sessanta dell’Ottocento Mendel iniziò a notare qualcosa di diverso nelle oltre 28.000 piante che aveva coltivato.

Assumendo una posizione contrastante rispetto alle teorie precedenti, capì che c’erano dei tratti che venivano spesso ereditati ed espressi mediante modelli dominanti e recessivi.

Nel 1866 pubblicò un documento che passò ampiamente inosservato fino ai primi anni del Novecento. Quando però gli scienziati del XX secolo hanno iniziato ad analizzare in modo più approfondito quello che ci costituisce, è emersa l’importanza delle scoperte di Mendel, che sono state riconosciute come la pietra angolare di quello che sappiamo oggi. Dopo la sua morte Mendel è diventato noto come il padre della genetica moderna, e oggi le sue scoperte costituiscono le “Leggi dell’eredità di Mendel”.

Di recente mi sono ritrovato a rispolverare – o meglio a reimparare – le basi della genetica come parte della ricerca per uno studio. Una fonte a cui ho attinto (ho cercato le più rigorose che potessi trovare) è stata Genetica per Negati. Mi è stato ricordato quanto sia notevolmente complesso, brillantemente semplice e profondamente misterioso il mondo della genetica, e come scienza e divinità si incontrino in alcuni dei modi più straordinari.

Per chi è solo agli inizi, parliamo un po’ delle basi.

Tutte le cellule somatiche, che sono quelle che costituiscono il nostro corpo (ad esempio le cellule della pelle, quelle del fegato, ecc.), hanno una copia completa dell’intero genoma. Anche se le vostre cellule oculari producono solo cellule oculari, possiedono una mappa di tutto ciò che siete voi. Considerate che nei soggetti sani una goccia di sangue contiene tra i 7.000 e i 25.000 globuli bianchi (molti di più nei soggetti affetti da cancro). Ciascuna di quelle cellule possiede una copia del genoma della persona.

Tutte le cellule umane iniziano come totipotenti, il che significa che possono formare qualsiasi tipo di cellule, ma quando la cellula iniziale (dal concepimento) si è divisa in 16 cellule, queste iniziano a diversificarsi e a poter produrre solo un tipo specifico di cellule. È interessante notare che per le donne questo è anche il momento in cui uno dei cromosomi X (ricordiamo che le femmine hanno due cromosomi X) viene disattivato per il resto della vita. Gli scienziati stanno ancora cercando di capire come e perché.

Nonostante l’enorme complessità del nostro genoma, il DNA in realtà è ben poco complicato. È composto da azoto, zuccheri e fosfati che si uniscono a formare quattro basi – guanina, adenina, citosina e timina -, che formano coppie di basi. Ovviamente dovrei dire che gli esseri umani hanno circa 3 miliardi di coppie di basi, e che tutte si trovano nei nostri 46 cromosomi. Attraverso il processo di superavvolgimento, il DNA è avvolto stretto in una formazione a doppia elica. Ma quanto stretto? Beh, tutto il DNA di una cellula del vostro corpo, disteso, misurerebbe circa 1,80 metri. Considerando che nel corpo abbiamo circa 100 trilioni di cellule, ciò vuol dire che il DNA di tutte le nostre cellule disteso coprirebbe la distanza per arrivare al Sole e ritorno – quasi 100 volte. È interessante notare che voi e il vostro vicino condividete il 99,999% delle stesse coppie di basi. In questo caso, è davvero lo 0,001% che fa la differenza.

Pensate che sia straordinario? Considerate che il DNA è sia duraturo che replicabile su ampia scala. È stato scoperto il DNA di organismi che si pensa siano vissuti più di 100.000 anni fa. Nel frattempo, il vostro corpo svolge continuamente il processo di creare nuovo DNA attraverso la mitosi, o replica cellulare. In qualsiasi momento, il vostro corpo è sottoposto a un processo di revisione del DNA che rende il comitato editoriale del New York Times un club di bambini che colorano dei disegni. Nonostante la quantità sorprendente di repliche di DNA che si devono verificare, c’è una media di un errore ogni 10 milioni di coppie di basi dopo la revisione e prima che gli enzimi di “pulizia” compaiano per la “spazzata” finale.

Uno dei risultati scientifici più incredibili dell’ultimo secolo è la mappatura del genoma umano, e tuttavia solo il 2% del genoma spiega i tratti e le funzioni umani. Il resto è chiamato “DNA spazzatura”. Perché? Perché non codifica sequenze di proteine che formano funzioni specifiche nel corpo. Gli scienziati stanno ancora cercando di capire cosa faccia, ma è sicuramente uno dei tratti che rendono unica ogni persona.

La maggior parte di noi cerca regolarmente segni di miracoli nella propria vita quotidiana ed è attirata da storie incredibili che sfidano qualsiasi spiegazione razionale o scientifica. Meno di due settimane fa ho avuto la benedizione di testimoniare il miracolo della nascita del nostro settimo figlio, Samuel Augustine. Tutte le spiegazioni scientifiche su come possa essere arrivato crollano di fronte a lui come persona reale, ma mi colpisce il fatto che 160 anni fa un tranquillo monaco agostiniano abbia iniziato a scoprire grazie alla sua tenacia il miracolo nascosto della vita quotidiana. E allora, la prossima volta che cercate qualcosa che sembra troppo impossibile per essere vero non andate oltre il DNA dentro di voi, che mi ha sicuramente dato un’altra prospettiva miracolosa sul miracolo del nostro nuovo bambino.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]
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Re: Na conta sol DNA

Messaggioda Berto » ven mag 04, 2018 2:40 am

???

Gli italiani non esistono. Siamo un grande mix genetico. Tranne i sardi
Luigi Ripamonti
3 maggio 2018

https://www.corriere.it/salute/18_maggi ... 5c11.shtml


Gli Italiani? Non esistono. «Si tratta solo di un’aggregazione di tipo geografico. Abbiamo identità genetiche differenti, legate a storie e provenienze diverse e non solo a quelle» spiega Davide Pettener, antropologo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, che ha creato una banca di campioni di Dna per tracciare la storia genetica degli Italiani, insieme a Donata Luiselli del Dipartimento di Beni Culturali di Ravenna e collaboratori. Lo studio rientra in un progetto mondiale finanziato dalla National Geographic Society.

Maschi e femmine

«Coinvolgendo i centri di donazione Avis abbiamo raccolto 3 mila campioni di sangue di italiani provenienti da tutte le regioni» racconta Pettener. «Di questi ne abbiamo per ora utilizzati circa 900. Ogni persona coinvolta doveva avere i 4 nonni provenienti dalla stessa provincia. I primi dati, pubblicati sulla rivista PlosOne, hanno riguardato i cosiddetti marcatori uniparentali: il cromosoma Y, trasmesso per via paterna e il Dna mitocondriale, per via materna». Risultato? «Si pensa in genere che la variabilità genetica in Italia segua un cambiamento graduale secondo un asse Nord-Sud— spiega l’esperto— Invece, dal punto di vista del cromosoma Y (linea paterna), emerge, a parte la Sardegna, un’Italia divisa secondo una linea più longitudinale, che separa una zona nord-occidentale da una sud-orientale. Ciò non si osserva però con il Dna mitocondriale (linea materna), che ha una distribuzione più omogenea, spiegabile con la maggiore mobilità femminile legata a pratiche matrimoniali che prevedevano lo spostamento della donna. Il quadro complessivo è frutto di spostamenti lungo due traiettorie diverse iniziati nel neolitico, con l’avvento delle tecnologie agricole e dell’allevamento. Nei periodi successivi è successo di tutto: Germani, Greci, Longobardi, Normanni, Svevi, Arabi sono passati lasciando i loro geni».
Malattie

La storia genetica degli Italiani, però, non è stata influenzata solo dalle migrazioni. Anche l’adattamento alle diverse pressioni selettive è stato determinante, influenzato la suscettibilità a malattie diverse. A sancirlo è un altro studio, pubblicato su Scientific Reports, coordinato dal gruppo di Antropologia Molecolare e Adattamento Umano del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali (BiGeA) dell’Università di Bologna. «L’evoluzione delle popolazioni dell’Italia settentrionale è stata condizionata da un clima freddo, che ha reso necessaria una dieta molto calorica e grassa» spiega Marco Sazzini, ricercatore del BiGeA. «La selezione naturale ha favorito in queste popolazioni la diffusione di varianti genetiche in grado di modulare il metabolismo di trigliceridi e colesterolo e la sensibilità all’insulina, riducendo il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete. Clima diverso e contributo genetico di altre popolazioni mediterranee hanno fatto sì che gli abitanti dell’Italia centro-meridionale mantenessero più diffusamente varianti genetiche responsabili di una maggiore vulnerabilità a tali malattie». Oltre al clima e alla dieta un altro fattore che ha indirizzato gli adattamenti genetici degli Italiani, soprattutto in Sardegna e nell’Italia centro-meridionale sono le malattie infettive. In Sardegna, ad esempio, la malaria ha rappresentato una delle principali pressioni ambientali, mentre nel Sud la selezione naturale ha potenziato le risposte infiammatorie contro i batteri di tubercolosi e lebbra, le quali potrebbero però essere una delle cause evolutive alla base di una maggiore suscettibilità a patologie infiammatorie dell’intestino, come per esempio il morbo di Crohn.

Il caso della Sardegna

A proposito di Sardegna, un aspetto interessante di questi studi è quello relativo all’analisi delle popolazioni isolate. «I Sardi» sottolinea Pettener, «si differenziano da tutte le popolazioni italiane ed europee. Mentre la Sicilia è stata un hub per tutte le popolazioni mediterranee, la Sardegna conserva le più antiche tracce non avendo subito invasioni e si è differenziata da tutte le popolazioni europee al pari di Baschi e Lapponi.
???
«Lo studio delle popolazioni isolate, come e più della Sardegna, per esempio come quella Arbëreshë (le popolazioni di lingua albanese stanziate in alcune zone del Sud), i Ladini, sparsi nelle valli delle Dolomiti, i Cimbri dell’Altopiano di Asiago o i Grichi e i Grecanici del Salento e della Calabria è interessante perché ci permette di vedere come eravamo, presumendo che ci siano stati pochi innesti nel tempo di Dna differente.
Una vera macchina del tempo».

(Donata Luiselli e Davide Pettener terranno una conferenza sulla storia genomica degli italiani venerdì 4 maggio alle 17.30 nell’ambito della quarta edizione del Festival della Scienza Medica di Bologna, che si tiene dal 3 al 6 maggio).
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Re: Na conta sol DNA

Messaggioda Berto » mar mag 28, 2019 5:55 pm

Chi sono gli antenati dei moderni europei?
21 maggio 2015
Nadia Vitali

https://scienze.fanpage.it/chi-sono-gli ... ni-europei


La maggior parte degli europei contemporanei discendono da un pugno di uomini che vivevano già nel vecchio continente nell'Età del Bronzo, ossia tra il 3.500 e il 1.200 a. C. circa. Diversi millenni fa una esplosione demografica portò alla crescita esponenziale di questo ceppo, oggi rintracciato attraverso uno studio curato dal Professor Mark Jobling e dalla Dottoressa Chiara Batini, del Dipartimento di Genetica della britannica University of Leicester. Il lavoro è stato reso noto attraverso un articolo pubblicato dalla rivista Nature Communications.


L’albero genealogico degli europei

Le tecniche di sequenziamento del genoma consentono già da diversi anni di risalire indietro nel tempo, fino a migliaia di anni fa, consentendo di ricostruire storie di intere popolazioni o nazioni. In questo caso particolare, i ricercatori hanno individuato le tracce genetiche del cromosoma Y, che si trasmette esclusivamente di padre in figlio, in 334 uomini provenienti da 17 nazioni dell’Europa e del Medio Oriente. Metodi innovativi di analisi hanno restituito un ritratto meno sbiadito della diversità genetica dell’epoca, consentendo una stima dei tempi estremamente precisa. Questo ha portato alla costruzione di un albero genealogico del cromosoma Y europeo che può essere utilizzato per il calcolo dell’età di ciascun ramo.


Due terzi dei maschi europei condividono gli stessi antenati

Tre rami più giovani, le cui forme indicano recenti espansioni, hanno in comune un cromosoma Y che ricorre nel 64% degli uomini studiati: questo significa che la gran parte della discendenza europea sarebbe ascrivibile ad appena tre giovani lignaggi paterni. Gli studi sulle popolazioni, inoltre, indicano un costante spostamento di popolazioni dall'area balcanica verso le isole britanniche, probabile conseguenza di un incremento demografico importante verificatosi lungo un arco di tempo compreso tra 2.000 e 4.000 anni fa. Curiosamente, questo risultato è in contrasto con studi precedenti che avevano ricostruito la storia dell'umanità anche esclusivamente attraverso il DNA mitocondriale, che si eredita per via materna: in precedenza, infatti, si erano individuati boom demografici molto più antichi.


L'età del bronzo

La moderna popolazione europea sembrerebbe quindi discendere proprio da questa espansione della popolazione maschile, collocata in un momento di passaggio cruciale nella storia della civiltà umana: fu questa, infatti, l'epoca in cui si registrarono significativi mutamenti nelle pratiche di sepoltura, in cui si diffuse sempre più la pratica della domesticazione dei cavalli e in cui lo sviluppo della metallurgia portò alla fabbricazione di nuovi utensili ed armi. Un periodo del quale è la complessità culturale la cifra caratteristica, fatto che rende ancor più difficile stabilire un collegamento certo tra uno specifico evento e lo sviluppo demografico: tuttavia i ricercatori si dicono fiduciosi nella possibilità di comprendere come e quando accadde qualcosa di determinante per innescare questo processo, sempre attraverso ulteriori indagini sul cromosoma Y.
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Re: Na conta sol DNA

Messaggioda Berto » gio mag 30, 2019 6:54 am

Svelata la causa dell'estinzione dell'Uomo di Neanderthal
29 maggio 2019


http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 40yg10JMkk

Svelata la causa dell’estinzione dei Neanderthals e di altri mammiferi. Uno studio condotto dal Cnr-Ismar e dall’Università della Florida, pubblicato su Reviews of Geophysics, è riuscito a spiegare cosa sia accaduto quarantamila anni fa. La causa è stata individuata in un periodo definito "Evento di Laschamp", ovvero un lasso di tempo di circa 2000 anni in cui il campo magnetico terrestre subì un improvviso crollo (a circa il 25% del valore attuale) con il conseguente aumento di radiazioni ultra-violette (UVR), i cui effetti selezionarono i nostri antenati Cro-Magnon, a scapito dei neanderthaliani. Una variante genetica di una proteina sensibile ai raggi UV, il recettore arilico (AhR), fu determinante nella selezione. Il geologicamente breve intervallo di tempo bastò a porre fine ai Neanderthals e sviluppare i nostri antenati Sapiens.

Perché i Neanderthal si estinsero 40 mila anni fa?
Uno dei grandi misteri della paleoantropologia è oggetto di una ricerca pubblicata dalla rivista Reviews of Geophysics e frutto della collaborazione tra geologi dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Cnr-Ismar) e dell’Università della Florida a Gainesville. Combinando le datazioni sulla scomparsa dei Neanderthal (41.030-39.260 anni fa) dai principali siti paleolitici con dati genetici, i paleomagnetisti Luigi Vigliotti e Jim Channell hanno identificato l’Evento di Laschamp, una delle principali escursioni del campo magnetico terrestre, avvenuta 41 mila anni fa (41.300+/-600 anni) come il fattore che probabilmente causò l’estinzione. Il campo magnetico, infatti, funziona come schermo di protezione contro i raggi UV provenienti dal cosmo e la ricerca dimostra che sono stati gli effetti delle radiazioni UV a selezionare in modo irreversibile i nostri antenati Cromagnon a scapito dei Neanderthal, a causa di una variante genetica di una proteina nota come recettore arilico (AhR), sensibile agli UV, che fu loro fatale durante quel breve intervallo di tempo (circa 2000 anni) di minima intensità del campo magnetico.

La svolta con la scoperta della variante genetica Ala-381
“Neanderthal e Sapiens hanno convissuto, incrociandosi, per alcune migliaia di anni, come dimostrano le ‘impronte’ lasciate nel nostro DNA e i tratti somatici di alcuni individui contemporanei”, spiega Luigi Vigliotti del Cnr-Ismar. “La loro estinzione è stata oggetto di numerose ipotesi, incluso l’istinto ‘fratricida’ dei nostri antenati. Nel 2016 un gruppo di biologi molecolari ha scoperto l’esistenza di una piccola variante genetica Ala-381 nel recettore arilico dei Neanderthal rispetto al Val-381 dei Sapiens (e dei fossili Cro-Magnon), che fu interpretata come un vantaggio nell’assorbimento delle tossine prodotte dal fumo legato allo stile di vita trogloditico. Il recettore arilico è infatti fondamentale nel regolare l’effetto tossico della diossina. La coincidenza con i tempi dell’estinzione dei Neanderthal suggerisce che invece fu lo stress ossidativo prodotto dalla mancanza dello schermo fornito dal campo magnetico terrestre rispetto ai raggi UV ad essere responsabile della loro scomparsa”. Molti organismi acquatici e terrestri hanno sviluppato strategie per limitare i danni che i raggi UV - in aggiunta ai loro effetti positivi nella sintesi della vitamina D e nel contrastare virus, batteri e parassiti - possono procurare alla struttura del DNA. “Non è un caso, secondo il nostro studio, che la fine del Laschamp segni l’uscita di scena dei Neanderthal e l’espansione dei Cro-Magnon, cioè dell’uomo moderno”, prosegue Vigliotti.

Non solo la fine dei Neanderthal, ma anche dei grandi mammiferi in Europa
“Il Laschamp non fu fatale solo ai neanderthaliani. Nello stesso intervallo di tempo in Australia si estinsero 14 generi di mammiferi, soprattutto di grossa taglia, - continua Luigi Vigliotti - come dimostra la drastica diminuzione nei sedimenti delle tracce di sporormiella, un fungo coprofilo che vive sullo sterco di grandi animali erbivori, proprio in corrispondenza del minimo di intensità del campo magnetico terrestre. Un altro minimo osservato circa 13 mila anni fa portò alla scomparsa di 35 generi di grandi mammiferi in Europa e soprattutto in Nord America intorno a questo intervallo di tempo, quasi in un ‘istante’ geologico. Questi due focolai di estinzione dipendono dalla diminuzione dell'ozono stratosferico durante gli episodi di bassa intensità di campo magnetico e dal ruolo della radiazione ultravioletta ben più che dall’overkill da parte dell'uomo o dal cambiamento delle condizioni climatiche”.

Nuove riflessioni sul rapporto tra esseri umani e campo magnetico terrestre
La ricerca appena pubblicata analizza anche le relazioni tra intensità del campo magnetico ed evoluzione umana negli ultimi 200 mila anni, l’intervallo di tempo che ha visto lo sviluppo dell’Homo sapiens. “Abbiamo integrato tutti i dati fossili esistenti con le datazioni delle ramificazioni principali dell’evoluzione umana in base all’analisi del DNA mitocondriale e del Cromosoma-Y. Nonostante la scarsità dei materiali fossili e i margini di errore delle metodologie utilizzate per ricostruire l’età delle ramificazioni dei vari aplogruppi (gruppi con lo stesso profilo genetico) umani, abbiamo trovato interessanti relazioni”, conclude il ricercatore Cnr-Ismar. “La datazione a circa 190 mila anni fa dei resti fossili del più antico Sapiens conosciuto (Omo Kibish, trovato in Etiopia) e del Mithocondrial Eve, il nostro più recente antenato comune su base matriarcale, coincide con un altro momento di assenza del campo magnetico terrestre noto come Iceland Basin Excursion. L’evoluzione umana ha poi avuto vari sviluppi concentrati tra 100 e 125 mila anni fa, nell’ultimo interglaciale, che hanno fatto considerare il clima uno dei fattori che hanno guidato l’evoluzione. Anche in questo caso però registriamo un altro minimo del campo magnetico terrestre: l’evento di Blake (125-100 mila anni fa). Con il procedere delle conoscenze sulla ricostruzione del campo magnetico, del suo ruolo nel modulare i raggi UV e di quello dell’AhR rispetto agli effetti di queste radiazioni, e quando saranno disponibili più accurate datazioni di nuovi reperti fossili e miglioramenti nella filogenesi umana, si chiarirà meglio il ruolo che l’intensità del campo magnetico gioca nell’evoluzione di tutti i mammiferi e forse non solo”.
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Re: Na conta sol DNA

Messaggioda Berto » dom dic 20, 2020 12:17 pm

Tredici genomi per 5000 anni di preistoria europea
Le Scienze
21 ottobre 2020

https://www.lescienze.it/news/2014/10/2 ... a-2339556/


Per le antiche popolazioni dell'Europa centrale, l'inizio del Neolitico, dell'Età del Rame e dell'Età del Bronzo fu accompagnato da altrettanti cambiamenti genomici, segno che le innovazioni materiali furono associate al mescolamento di popolazioni diverse. È quanto emerge dal sequenziamento di 13 genomi di individui vissuti nell'arco di 5000 anni, che mostra inoltre che in queste popolazioni la pelle divenne più chiara tra 19.000 e 11.000 anni fa, e la capacità di digerire il latte negli adulti comparve solo con l'Età del bronzo

Uno sguardo su ben 5000 anni di evoluzione genetica delle popolazioni europee: a offrirlo è il sequenziamento completo del DNA estratto dai resti di 13 individui vissuti dal Neolitico all'Età del ferro, pubblicato su “Nature Communication” da Cristina Gamba dello University College di Dublino, in Irlanda, e colleghi di un'ampia collaborazione internazionale

Lo studio dimostra che i grandi cambiamenti della cultura materiale di queste popolazioni preistoriche sono stati accompagnati da altrettanti shift genomici, cioè dal passaggio da alcuni corredi genetici caratteristici verso altri. Gli antichi campioni genetici indicherebbero inoltre che il consumo di prodotti caseari non iniziò nel Neolitico, come finora ritenuto, ma molto più tardi, nell'Età del bronzo, e che la pelle degli europei divenne sempre più chiara tra 19.000 e 11.000 anni fa.

La Grande pianura ungherese è un'ampia area dell'Europa centrale che si estende tra il Danubio e i Carpazi, ed è compresa nei confini nazionali di Ungheria, Slovacchia, Ucraina, Romania, Serbia e Croazia. Posta a metà strada tra il Mediterraneo e l'Europa temperata, per tutta la preistoria fu un crocevia di trasformazioni culturali e tecnologiche che provenivano sia da est sia da ovest.

In queste regioni, l'agricoltura iniziò durante il primo Neolitico, tra 6000 e 5500 anni fa, con la cosiddetta cultura di Körös, sviluppatasi lungo l'omonimo fiume ungherese. L'analisi dei reperti archeologici ha dimostrato una notevole continuità della cultura materiale tra il tardo Neolitico e la successiva Età del rame, nel quarto millennio a.C., che segna la transizione verso lo sviluppo della metallurgia.

È però con la prima fase dell'Età del Bronzo, tra 2800 e 1800 anni fa, che la crescente richiesta di minerali

ricchi di elementi metallici in tutta Europa diede origine a una nuova rete di commerci paneuropea e intercontinentale, che favorì l'acquisizione di elementi culturali e tecnologici del Vicino Oriente, delle steppe euroasiatiche e dell'Europa centrale.
Tredici genomi per 5000 anni di preistoria europea
Uno dei frammenti ossei utilizzati nello studio (Cortesia Kendra Sirak/Emory University)

I dati emersi dall'analisi genetica dei campioni mostrano che periodi che registrarono via via l'avvento del Neolitico, dell'Età del Bronzo e di quella del Ferro furono accompagnati da altrettanti shift genomici, mentre i periodi intermedi, cioè quelli i cui non vi furono significative trasformazioni nella cultura materiale, corrispondono a fasi di stabilità genomica. Ciò indica che le trasformazioni culturali furono veicolate dal mescolamento di popolazioni differenti.

In particolare, i genomi più antichi raccontano che nel Neolitico si verificò il contatto tra una popolazione ancestrale di cacciatori-raccoglitori europei e i primi agricoltori che provenivano probabilmente dal Medio Oriente. Gli ultimi campioni, invece, risalenti all'Età del Ferro, mostrano le tracce di un'influenza genomica di popolazioni originarie dell'Est europeo, corrispondente all'introduzione di riti funebri originari delle steppe.
Tredici genomi per 5000 anni di preistoria europea
Sepoltura risalente all'Età del Bronzo nel sito di Ludas-Varjú-dulo, in Ungheria, e datato al 1200 a.C. (Cortesia Janos Dani/Deri Museum, Debrecen, Hungary)

Sorprendentemente, i due campioni relativi alla cultura di Körös e i sette del Neolitico non mostrano i segni genetici di persistenza della lattasi, il fenomeno per cui questo enzima, che permette la digestione del lattosio, viene sintetizzato anche dall'organismo di individui adulti. Poiché nella maggior parte dei mammiferi la produzione di lattasi cessa con lo svezzamento, la sua persistenza è considerata uno dei più chiari adattamenti legati al cambiamento della dieta legato al consumo di prodotti caseari con l'inizio della pastorizia. Tradizionalmente si ritiene che questo cambiamento sia avvenuto già con la cultura di Körös, come confermerebbero i residui di latte trovati nel vasellame di quella cultura, ma i risultati di Gamba e colleghi lo collocherebbero in tempi più recenti.

I dati genetici mostrano infine il progressivo passaggio verso una pigmentazione più leggera della pelle, caratteristica delle attuali popolazioni europee. Questo processo, che facilitò probabilmente la sintesi della vitamina D da parte dell'organismo, avvenne in un arco di tempo relativamente lungo, tra 19.000 e 11.000 anni fa.
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