La difesa del territorio del proprio paese (città, nazione, stato), coincide e corrisponde con la difesa del proprio domicilio, della propria casa, della proprietà privata e tutto ciò corrisponde alla difesa dello spazio vitale nelle sue varie estensioni a tutela e a difesa della propria persona, del proprio corpo e della propria vita.
È un'estensione sociale e politica della legittima difesa personale.Legittima difesahttps://it.wikipedia.org/wiki/Legittima_difesa_(diritto)
La legittima difesa, in diritto, è un istituto giuridico previsto da vari ordinamenti giuridici, generalmente con finalità di tutela.
Cenni storici
La ragione dell'istituto è probabilmente ispirata al brocardo latino vim vi repellere licet e la ratio va individuata nella prevalenza attribuita, in un atto di autodifesa, all'interesse dell'ingiustamente aggredito piuttosto che all'interesse dell'aggressore.
La legittima difesa non solo è pienamente umana ma è anche pienamente cristiana e rientrante nei diritti e doveri umani universali
viewtopic.php?f=141&t=2540 https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1356950777 Legittima difesa di Israele all'aggressione invasione dei nazisti maomettani palestinesi. Quando si supera il confine/limite/linea fisica e pisichica di sicurezza. che è un valore segnale universale per tutte le specie animali, tra cui l'uomo, si configura pienamente la violenza aggressiva dello spazio vitale altrui con tutte le conseguenze possibili e ciò richiede una reazione di chiusura e difesa altrettanto violenta."Strage" e "Massacro", titola La Repubblica in prima pagina oggi sulla guerra che Hamas ha portato al confine di Israele. Non una riga sul diritto di Israele di proteggere i propri confini e i propri civili. Non era una "marcia". Era terrorismo che Hamas ha ordito con milioni di dollari al confine di Israele. Spari da parte di Hamas e Jihad Islamica? Scomparsi. Sommosse per abbattere il confine? Scomparse. "Uccisi" i palestinesi. Scomparsa la relazione di causa ed effetto. Cosi si demonizza il popolo di Israele e si processa il suo diritto a difendersi da una organizzazione terroristica che da trent'anni cerca di distruggerlo a suon di kamikaze e missili, che costruisce tunnel sotto quei confini e che ieri ha cercato di organizzargli una Pasqua di sangue. Che vergogna di giornalismo. Non ho visto gli stessi titoli di prima pagina sparati sui 5 israeliani uccisi dai terroristi palestinesi nelle ultime settimane. O me li sono persi?
https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 4101535663 Stallo e impotenza Onu sul sangue di Gaza. Israele: "Se insistono la nostra risposta sarà più potente"2018/03/31
https://www.huffingtonpost.it/2018/03/3 ... a_23399786 Il drammatico venerdì di sangue alla frontiera israeliana rischia di non rimanere un fatto isolato. L'Onu è in pieno stallo, dimostra tutta la sua impotenza annunciando un'indagine e dicendosi pronta a rilanciare i dialoghi di pace, ma Israele minaccia Hamas, se proseguiranno la protesta stavolta la risposta sarà ancora più imponente, e l'Autorità nazionale palestinese denuncia Israele di "omicidio premeditato". E non sfugge che tra le voci di condanna contro Israele sia arrivata prontamente quella dell'Iran, che denuncia il "tiranno sionista".
La situazione in Medio Oriente sta per precipitare e il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, chiede "un'indagine indipendente e trasparente" sui violenti scontri avvenuti al confine tra Israele e la Striscia di Gaza in occasione della Grande Marcia del Ritorno. Il bilancio è pesantissimo, stimato è di 17 palestinesi morti, con oltre 2 mila feriti. Secondo quanto riferito da un portavoce, l'Onu ha ribadito "la prontezza" dell'organismo mondiale a dare nuovo slancio agli sforzi per la pace. "C'è il timore che la situazione possa deteriorarsi nei prossimi giorni", ha spiegato l'assistente del segretario generale delle Nazioni Unite per gli affari politici, Taye-Brook Zerihoun. "Siamo profondamente rattristati dalla perdita della vita di oggi", ha aggiunto il diplomatico. "Il rischio di escalation è molto reale", ha affermato ricordando che "esiste la possibilità di un nuovo conflitto nella Striscia di Gaza".
Il portavoce dell'esercito israeliano, Ronen Manelis, ha detto che ieri è stato "il peggior giorno di sangue per Gaza dal 2014", ma se la protesta al confine proseguirà, la reazione di Israele sarà ancora più forte. Finora i soldati hanno reagito ai palestinesi che hanno provato a raggiungere la frontiera, ma se le incursioni proseguiranno la risposta verrà ampliata.
Il primo ministro dell'Anp Rami Hamdallah ha chiesto che Israele venga riconosciuto responsabile di quello che ha definito "omicidio premeditato" di palestinesi nella Striscia di Gaza. Sul suo account ufficiale di Facebook Hamdallah ha chiesto alla "comunità internazionale di riconoscere a Israele la piena responsabilità dell'omicidio premeditato del nostro popolo" per aver sparato e ucciso 15 civili palestinesi, oltre al ferimento di altre centinaia. Alla comunità internazionale, il premier dell'Anp chiede anche di prendere "azioni decisive per mettere fine all'occupazione, fornire protezione internazionale al popolo palestinese e trovare una soluzione allo status finale, soprattutto la questione dei rifugiati in base a quanto prevede la Risoluzione 194 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e la creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme come sua capitale".
Oggi nei Territori occupati si celebra una giornata di lutto nazionale indetta dal presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, che ha accusato Israele di essere "pienamente responsabile dell'aggressione a Gaza e della morte dei palestinesi". Il Consiglio di sicurezza ha esortato entrambe le parti alla moderazione, ma non deciso nessuna azione nè rilasciato alcuna dichiarazione al termine della riunione.
L'ambasciatore palestinese al Palazzo di Vetro, Riyad Mansour, si è detto rammaricato che il Consiglio di Sicurezza non si sia unito nella condanna di questo "massacro odioso" di dimostranti pacifici e non abbia sostenuto la richiesta di protezione internazionale per i civili palestinesi. "Ci aspettiamo - ha aggiunto - che il Consiglio di sicurezza si assuma le proprie responsabilità" e "disinneschi questa situazione instabile, che costituisce chiaramente una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali".
Per l'ambasciatore israeliano Danny Danon, invece, "la comunità internazionale non deve essere ingannata" da quello che ha definito come "un raduno del terrore ben organizzata e violento" sotto le insegne di una manifestazione pacifica.
L'Iran, attaverso il portavoce del ministro degli Esteri ha condannato i fatti di sangue di Gaza parlando di "massacro selvaggio" del "regime sionista" di Israele nei confronti dei palestinesi. Anche il ministro Mohammad Javad Zarif ha denunciato il "tiranno sionista" con un tweet.
Timori sono stati espressi dall'ambasciatore svedese Carl Skauper per "una situazione estremamente preoccupante", con il pericolo che ci sia un escalation fuori controllo. Alcuni membri hanno raccomandato di tenere un'indagine, sostenendo che Israele dovrebbe usare la forza in modo proporzionato.
La forza di Israele e la debolezza dell’Europa31/03/2018
Niram Ferretti
http://www.linformale.eu/la-forza-di-is ... delleuropa Durante l’estate del 2014, mentre era in corso l’operazione Margine di Protezione, l’ultimo conflitto diretto tra Israele e Hamas, il filosofo Gianni Vattimo affermava durante una trasmissione radiofonica di stare dalla parte del gruppo integralista islamico.
Vattimo è solo uno della schiera degli intellettuali europei e più in generale occidentali che hanno girato le spalle a Israele per abbracciare il jihadismo scambiandolo per “resistenza” nei confronti dell’oppressore. Si tratta di una capitolazione radicale dell’intelletto che vanta nomi illustri e che nel passato, sia a destra come a sinistra si è votato, da Sartre a Saramago, da Céline a Hamsun da Neruda a Schmitt, alle ragioni del totalitarismo nazista e comunista.
Oggi che nazismo e comunismo hanno terminato la loro corsa, (anche se il secondo continua come uno zombie a ripresentarsi sullo scenario della storia), resta pur sempre a una Europa sempre più afflitta da una profonda crisi identitaria, l’esecrazione di Israele. Non è qui possibile tracciare la genesi di questa affezione patologica, ma occorre dire che essa si nutre in parte sostanziale di terzomondismo e di anti-atlantismo declinato in modo classico come avversione nei confronti degli Stati Uniti.
I fatti recenti accaduti in Israele. I sedici morti arabi-palestinesi uccisi dall’esercito israeliano durante la manifestazione orchestrata a Gaza ai confini della barriera di separazione dallo Stato ebraico, hanno nuovamente dato la stura all’abituale coro di attacchi contro Israele per la sua risposta armata.
Il copione è fisso da decenni. Quando Israele interviene per difendere le proprie ragioni scatta subito l’esecrazione pubblica. I palestinesi uccisi diventano immediatamente vittime e i soldati israeliani carnefici. Lo abbiamo visto massimamente nel 2014 quando le piazze soprattutto europee si riempivano di manifestazioni anti-israeliane e i manifestanti marciavano con chi glorificava e glorifica gli estremisti islamici di Hamas.
Per costoro, che Hamas controlli dal 2007 dopo un golpe in cui esautorò Fatah dal potere, l’enclave costiera di Gaza, imponendo un regime di terrore costruito sulla violenza, la delazione, la corruzione e avvilendo in modo drammatico le condizioni di vita della popolazione, è irrilevante. Come è irrilevante sapere che dieci degli arabi palestinesi uccisi dal soldati israeliani ieri, appartenessero alla Brigata Izz ad-Din al-Qassam, l’ala armata del gruppo jihadista.
Quello che conta è la narrazione secondo la quale la Marcia per il Ritorno, che ha portato ai confini tra Gaza e Israele 30.000 persone, sia una manifestazione pacifica perché così è stata annunciata dagli organizzatori e che, improvvisamente, soldati killer israeliani abbiano deciso di sparare a casaccio sulla folla. Si vuole credere questo, è necessario credere questo. Se così non fosse bisognerebbe ammettere che il cosiddetto “ritorno” invocato dagli aderenti alla marcia e abilmente orchestrato da Hamas che si trova in un momento di estrema debolezza e tenta così di rilanciarsi, significa, come scritto chiaramente nella Carta programmatica del gruppo, la presa di tutta la Palestina. Significa la fine di Israele in quanto stato ebraico.
Bisognerebbe ammettere che Hamas, e prima di Hamas l’OLP di Arafat hanno sempre e solo cercato di giungere a questo obbiettivo attraverso la lotta armata e il terrorismo. Bisognerebbe ammettere che le ragioni di Hamas sono quelle del jihad islamico, bisognerebbe ammettere che se Hamas avesse la meglio e Israele scomparisse, al suo posto ci sarebbe un altro stato islamico fondato sul rigorismo della sharia.
Ma siccome ammettere questo significa dovere riconoscere la verità e capitolare difronte alla realtà, si preferisce rappresentare Israele come una potenza malvagia e assassina e chi ha in odio la democrazia, la libertà e il pluralismo, come “resistente” e “vittima”.
D’altronde, quanti qui in Europa nelle file della sinistra, al cospetto della terribilità del totalitarismo sovietico e dei suoi regimi satelliti, osava denunciarne l’orrore e la disumanità, e non preferiva invece esaltarne supposte virtù di eguaglianza, progresso, emancipazione umana dalle storture del liberalismo e del capitalismo?
Leggere la stampa italiana (ma non solo) a proposito dei fatti accaduti al confine tra Gaza e Israele insieme alle dichiarazioni di alcuni esponenti politici, tra cui l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, provoca nel lettore il solito senso di vertigine per l’incapacità strutturale di vedere chiaramente la realtà e capire senza fallo da che parte abitino quei valori che l’Europa, nella sua travagliata storia si è conquistata faticosamente, e da che parte sta invece la barbarie.
Ma è uno dei segni terribili dei nostro tempo e di questa Europa che si crede al riparo dalle minacce rappresentate da chi ha in odio la democrazia e i suoi corollari, non sapersi riconoscersi senza se e senza ma nell’unico paese in Medioriente che sa difenderla senza indugio. Ed è forse questo il punto, che mentre Israele non ha mai smesso di difenderla, l’Europa sta progressivamente rinunciando a farlo.
In Israele si rischia una Pasqua di rappresagliaFiamma Nirenstein - Sab, 31/03/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 10965.htmlC'è confusione sui numeri ma non sul significato della «Marcia del ritorno», come l'ha chiamata Hamas.
15 morti, 1.400 feriti e 20mila dimostranti sul confine di Israele con Gaza, in una manifestazione organizzata per essere solo la prima in direzione di una mobilitazione di massa che dovrebbe avere il suo apice il 15 di maggio, giorno della Nakba palestinese, il «disastro», festa dell'indipendenza di Israele, che coinciderà anche con il passaggio dell'ambasciata americana a Gerusalemme.
Un'escalation continua di eccitazione mentre cresceva l'incitamento ha visto per ben quattro volte unità di giovani armati di molotov, bombe a mano e coltelli, infiltrati dentro il confine. Un esempio limitato di quello che Hamas vorrebbe riprodurre su scala di massa, ovvero l'invasione di Israele, come nei loro discorsi ieri hanno ripetuto i leader massimi Ismail Hanyie e Yehyia Sinwar. Non a caso nei giorni della preparazione si sono svolte esercitazioni militari con lanci di razzi e incendi di finti carri armati, pretesi rapimenti e uccisioni che hanno persino fatto scattare i sistemi antimissile spedendo gli israeliani nei rifugi. Il messaggio di Hamas era chiaro: marciate, noi vi copriamo con le armi. Ma le intenzioni terroriste sono state incartate dentro lo scudo delle manifestazioni di massa e l'uso della popolazione civile, inclusi donne e bambini, è stato esaltato al massimo. Molti commentatori sottolineano che se Hamas decide di marciare, non ci sia molta scelta. E una marcia di civili risulta indiscutibile presso l'opinione pubblica occidentale, ma il messaggio sottinteso è stato spezzare il confine sovrano di Israele con la pressione della folla civile, utilizzare le strette regole di combattimento dell'esercito israeliano che mentre lo stato maggiore si arrovellava, si è trovato nel consueto dilemma delle guerre asimmetriche: tu usi soldati in divisa e il nemico soldati in abiti civili, donne, bambini, talora palesemente utilizzati come provocazione. L'esercito ha confermato che una piccola di sette anni per fortuna è stata individuata in tempo prima di venire travolta negli scontri. E in serata Israele ha bombardato con cannonate e raid aerei tre siti di Hamas a Gaza in risposta a un tentativo di attacco armato contro soldati.
La protesta di Hamas - che arriva alla vigilia della festa di Pesach, la Pasqua ebraica - ha vari scopi: il primo è legato alla situazione interna di Gaza. L'uso militarista dei fondi internazionali e il blocco conseguente del progresso produttivo ha reso la vita della gente miserabile e i confini restano chiusi. È colpa della minaccia che l'ingresso da Gaza di uomini comandati da un'entità terrorista, comporta per chiunque, israeliani o egiziani. Hamas con la marcia incrementa la sua concorrenza mortale con l'Anp di Abu Mazen, cui ha cercato di uccidere pochi giorni fa il primo ministro Rami Hamdallah; minacciata di taglio di fondi urla più forte che può contro Israele, cosa su cui la folla araba, anche quella dei Paesi oggi vicini a Israele come l'Arabia Saudita e l'Egitto, la sostiene. Il titolo «Marcia del ritorno» significa che non può esserci nessun accordo sul fondamento di qualsiasi accordo di pace, ovvero sulla rinuncia all'ingresso distruttivo nello Stato ebraico dei milioni di nipoti dei profughi del '48, quando una parte dei palestinesi fu cacciata e una parte se ne andò volontariamente certa di tornare sulla punta della baionetta araba.
Israele ha cercato invano di evitare che alle manifestazioni si facessero dei morti. Ma nessuno Stato sovrano accetterebbe da parte di migliaia di dimostranti guidati da un'organizzazione che si dedica solo alla sua morte una effrazione di confini. Hamas userà i nuovi shahid (povera gente) per propagandare la sua sete di morte in nome di Allah e contro Israele. Certo questo non crea in Israele maggiore fiducia verso una pace futura.
ISRAELE CI RICORDANiram Ferretti
01/04/2028
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 Stiamo assistendo in queste ore all'abituale festival dell'esecrazione di Israele. Non poteva essere diversamente. Chi sta dalla parte dei jihadisti di Hamas non può non risentirsi per il fatto che Israele abbia impedito l'ingresso di terroristi all'interno del proprio confine.
Hamas ha utilizzato lo schermo della marcia "pacifica" per infiltrare miliziani, esattamente come, durante i conflitti con Israele, hanno usato la popolazione civile come carne da cannone.
Sia nel 2009 che nel 2014 hanno fatto credere che Israele avesse perpetrato crimini contro l'umanità, gonfiando le cifre, inventando i morti.
È' una vecchia tecnica. È la propaganda usuale. Winston Churchill diceva, "Durante la guerra la prima vittima è sempre la verità".
Il caso di Jenin, nel 2002 ha fatto scuola.
All'epoca Yasser Arafat proclamò che il “massacro di Jenin” poteva essere paragonato solo all’assedio di Stalingrado della seconda guerra mondiale. E l’ineffabile Erekat ( n.d. A. capo negoziatore palestinese) dichiarò alla stampa: “Il numero di morti si aggira sui 500”, aggiungendo: “Il campo profughi di Jenin non esiste più, e abbiamo notizia che vi avvengono esecuzioni di massa”. Cinque giorni più tardi, a combattimenti finiti, il Segretario Generale dell’Autorità Palestinese, Ahmed Abdel Rahman, dichiarò all’UPI che il numero era nell’ordine delle migliaia, usando la parola “genocidio”. E la notizia fece il giro del mondo.
Il numero effettivo dei morti a Jenin fu di 53 palestinesi e 23 soldati israeliani, ma prima che le cifre reali venissero verificate, la versione falsa del massacro israeliano era stata già propagata con successo per traslare poi, lo stesso anno, nel film “Jenin, Jenin” del regista arabo israeliano Mohammed Bakri. Nel film, il regista, successivamente portato in tribunale dai soldati reduci dell’episodio sostenuti nella loro azione dalle famiglie dei caduti, mostrava, alterando completamente la realtà dei fatti, l’esercito israeliano mentre sparava su donne, anziani e bambini. Bakri avrebbe poi affermato davanti ai giudici che la sua versione dei fatti era “artistica” e intesa a presentare “la verità palestinese”.
Israele, spara sui terroristi, decidendo di non farli entrare, e per questo viene linciato mediaticamente da una Europa fallimentare che ai terroristi non solo concede l'ingresso dentro le proprie frontiere, ma permette loro di costruire reti di affiliazioni, protetti dallo scudo dei "diritti umanitari".
L'Europa illusa, pensa che la guerra sia un'esperienza del passato, qualcosa di ormai concluso e che la pace sia acquisita. Per questa Europa la storia si è fermata. Non sappiamo più difenderci, non vogliamo più difenderci.
Israele ci ricorda che se vogliamo sopravvivere, la difesa è necessaria.
Alberto PentoAnche se non fossero terroristi ma solo civili, se entrassero senza permesso violando l'ordine e l'invito a non entrare, demolendo recinzioni, superando sbarramenti, sarebbe comunque un atto di agressione e una invasione violenta
che richiederebbe e giustificherebbe la reazione armata violenta come legittima difesa.Bergoglio Israele e GazaGiulio Meotti
01/03/2018
https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 3380727637Caro Papa Francesco, nel suo intervento prima della benedizione Urbi et Orbi ha detto che "la Terra Santa in questi giorni è ferita da conflitti aperti che non risparmiano gli inermi". È giusto dolersi per la perdita di vite umane a Gaza. Ma sarebbe stato corretto soltanto se avesse ricordato i terroristi di Hamas al fianco degli "inermi" (quanti sono i terroristi e quanti i veri inermi?). Era talmente inerme la "marcia" di Hamas contro Israele che il capo degli islamisti di Gaza Sinwar ha detto che "mangeremo i fegati degli israeliani". I fegati... Caro Papa Francesco, li guardi 15 su 16 dei pacifisti palestinesi uccisi da Israele. Vede pace nei loro sguardi? Osservi il funerale di uno di loro: si brandiscono fucili, non fiori, si spara in aria mascherati, non si piange a viso scoperto. Le guardi, le armi (Kalashnikov e granate) usate dalla cellula di Hamas che ha sparato ai soldati israeliani e che ha tentato di infiltrarsi oltre confine usando le famiglie palestinesi come scudi umani. Caro Papa Francesco, parlare di "inermi", lasciando intendere che sia colpa di Israele, senza denunciare il terrorismo che da 70 anni vuole buttare a mare gli ebrei, significa accettare di far parte della coreografia del terrore allestita da chi vuole "mangiare i fegati degli israeliani". Caro Papa Francesco, i cristiani del Medio Oriente sono scacciati e uccisi tutti da fondamentalisti islamici fratelli di fede e in armi di Hamas, in guerra con Israele. Non lo vede? Caro Papa Francesco, se fosse stato loro consentito di superare quei confini, anzichè dei terroristi morti avremmo avuto degli israeliani morti. Pensa che il mondo sarebbe stato forse piú a proprio agio se quegli "inermi" israeliani fossero stati assassinati come sa fare Hamas? Si puó essere cosi orbi, Papa Francesco?