Invece di importare immigrati aiutiamo le famiglie a far figliMaggiori incentivi per il funerale che per la palestra dei bambini. Nel 2014, 825 milioni per gli immigrati contro il limite di spesa a 20 milioni per il bonus mamme
Giuseppe De Lorenzo - Ven, 16/10/2015
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 83364.html Dicono non ci sia altra soluzione: se vogliamo che nel futuro qualcuno paghi le nostre pensioni, dobbiamo aprire le porte agli immigrati. L’ha ripetuto l’Onu, che fissa a 250 milioni il numero di stranieri necessari per sostenere le spese previdenziali di tutta Europa. Il ragionamento sembra funzionare: se gli italiani non fanno figli, allora s’importino immigrati.
Sberna (Sc): "Renzi insufficiente"
Bonus bebè, in Ue siamo ultimi
Le proposte dell'ANFN
"Serve benefit baby sitter"
Ma questa non è la risposta corretta di un Paese che investe nel futuro: l’Italia dovrebbe aiutare le famiglie a fare figli. Invece fisco, casa, scuola, asili, politiche per la famiglia, lavoro per le mamme, bonus bebè, tariffe e spese scolastiche: non c’è nulla (o quasi) nella normativa italiana che faccia pensare questo sia un Paese costruito sulla famiglia.
Partiamo dal fisco. Allevare un bambino, dai pannolini alla laurea, costa circa 280.000 euro: se si volesse incentivare la natalità, bisognerebbe sostenere questo onere. Ma se si guarda alle modalità di calcolo dell’Isee - l’indicatore della situazione economica di una famiglia, che serve a ottenere benefici vari - si capisce che tutto gira al contrario. Prendiamo due famiglie, la prima con 1 solo figlio e un reddito di 25.000 euro; la seconda, invece, di pargoli deve allevarne 4 facendo affidamento su 75.000 euro. A parità di altre condizioni patrimoniali, la prima può dedicare al figlio tutto il reddito, la seconda (dividendolo per 4) potrà spendere 18.750 euro a bimbo.
Ebbene, secondo le regole attuali, i genitori del figlio unico potranno ottenere l’esenzione dalle tasse universitarie. Mentre la famiglia numerosa dovrà pagarle tutte per intero. “Il peso reale dei figli è ininfluente - ci racconta Davide, 8 figli - il nuovo Isee realizzato da quell’illuminato di Renzi non ci aiuta: i figli oltre il 4° non vengono conteggiati. Il mio Isee non mi permette di avere alcun bonus, anche se non sono ricco”.
Navigando nel mare delle detrazioni, delle deduzioni e dei bonus familiari si capisce una cosa: che i bambini non sono al centro delle attenzioni dello Stato. Nelle politiche familiari non v'è un incentivo a procreare, né tantomeno un aiuto sostanziale per crescere i nuovi nati. “Per la gravidanza ho sborsato 1.000 euro di visite, per i primi 30 mesi di vita del bimbo - ci racconta Caterina - si spendono tra i 1.400 e i 3.000 euro per i pannolini. Poi c’è il latte artificiale (60 euro al mese) e i vestiti: di tutte queste uscite non ci fanno detrarre nulla dalle tasse”.
Non c' da stupirsi. Per l’Italia, infatti, vale più un morto che l’attività fisica di un bambino. Alle famiglie che hanno affrontato un funerale è permesso detrarre 294,38 euro, mentre per la palestra dei bimbi il limite massimo è di 210 euro. Un mondo al contrario. Dove la detrazione per ogni figlio a carico fatica a raggiungere i 4 quel euro al giorno: poco più di uno snack.
Inutile approfondire i ticket sanitari e gli assegni familiari che “sono una presa per il culo- dice Caterina -: solo 40 euro al mese, una miseria”. Irrisorio anche il bonus gas, che si aggira tra i 53 e i 297 euro all’anno per chi ha 4 figli e arriva a spenderne anche 650 euro. “Per ottenerlo, poi - aggiunge Cristina, mamma di 12 figli - bisogna avere un 730 da fame”. Non cambia molto per il bonus luce, che a fronte di una spesa media di 1.300 euro l’anno garantisce uno “sconto” in bolletta di 153 euro. Ovvero 3 euro al mese per ogni figlio. Soldi che svaniscono se si ha una potenza maggiore a 4,5Kw, come la maggioranza dei nuclei numerosi.
Il lettore provi a perdonarci se riportiamo così tanti numeri. Sono necessari per comprendere il disagio di chi desidera mettere al mondo una prole consistente. Guardiamo le tasse: Imu, Tari, Tasi e bollo auto sono balzelli calcolati appositamente per bastonare chi ha più figli. “Ho un VW Caravelle da 9 posti per portarli a scuola - racconta Marco, 7 figli - e la cilindrata alta mi costringe a pagare 800 euro di bollo. Cosa devo fare, comprarmi una smart?”. Stesso ritornello per la Tari sui rifiuti (che aumenta all’aumentare dei componenti della famiglia) e con l’Imu (più alta per le case ad alta metratura, necessaria per coppie con 3,4 o 5 figli). Infine, sui beni necessari al bimbo, una mamma paga più imposte di quanto non facciano i signori del gioco d’azzardo per divertirsi: 22% di Iva per il latte artificiale e 11% sulle ludoteche.
Poi c’è la donna che decide di diventare madre. “Posso testimoniare - denuncia Davide - di colleghe costrette a firmare dimissioni in bianco in caso di gravidanza”. “Ad un colloquio di lavoro, quando hanno scoperto che ho 2 figli mi hanno scartata”, racconta Chiara. Lungi dal pensare che la colpa sia solo del datore di lavoro. Piuttosto la responsabilità cade sulla fiscalità generale che non incentiva il part time, il lavoro da casa e gli asili aziendali.
L’asilo, altra tegola sulle famiglie: sono pochi, senza personale sufficiente e costano troppo. Spesso poi si è costretti a ricorrere a quelli privati: “Nelle liste di attesa noi italiani siamo sempre in fondo - dice Sara, 2 figli - anche se abbiamo un reddito medio. Gli immigrati hanno un Isee inferiore, passano davanti e pagano una retta agevolata”. Per due figli si spendono 700 euro, cui bisogna aggiungere il pre-scuola, i pasti e il doposcuola. Oppure la baby sitter. Impossibile, infatti, uscire dal lavoro per andare a prenderli alle 16.30, orario di chiusura dell maggioranza dei nidi. Poi nei due mesi di chiusura estiva ci si affida ai costosi campi scuola e a Natale non si ha idea di dove parcheggiare i bimbi. “Bisogna rivedere il ruolo della donna nel lavoro - conclude Sara - dandole la possibilità di stare con i figli, di crescerli”. Esiste un bonus deciso da Renzi per pagare alle mamme la baby sitter o l'asilo nido (600 euro per 6 mesi), ma il fondo che lo finanzia non supera i 20 milioni di euro. Quando nel 2014 l’investimento per i 35 euro degli immigrati ci è costato 825 milioni.
Viene da chiedersi: il governo Renzi è attento alle famiglie? “No - risponde l’on. Mario Sberna (Per l'Italia), ex presidente dell’Associazione Naz. Famiglie Numerose - assolutamente no”. Il motivo è semplice, nonostante i proclami del premier sugli 80 euro. “Dalla legge di stabilità del 2014 stiamo ancora attendendo 45 milioni da destinare ai buoni acquisto per le famiglie e numerose. E sulla finanziaria approvata ieri in Csm non v’è nulla per la natalità”. Niente fondi per ampliare i miseri 480 euro all’anno di carta acquisti per famiglie indigenti con bimbi piccoli (1,3 euro al giorno). Niente fondi per aiutare le famiglie a pagare i 500 euro all’anno per i libri scolastici, i trasporti pubblici e i 70 euro di astucci e matite. Niente soldi per aumentare le garanzie dei mutui per la prima casa.
E il bonus bebè da 80 euro per i nuovi nati negli anni 2015, 2016 e 2017? “Lodevole, certo - aggiunge Chiara - ma non aiuta gran che”. Servirebbe ben altro per rispondere alla crisi demografica.
Invece l'Italia “per pagare le pensioni” sceglie di importare stranieri. Ma favorire l'immigrazione è solo la risposta più semplice. Non quella giusta.
Politiche familiari, nel confronto con l'Europa siamo ultimi
In Francia, Germania, Filnandia e Regno Unito sono davanti a noi nelle politiche per la famiglia. Fare figli all'estero conviene
Giuseppe De Lorenzo - Ven, 16/10/2015
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 83500.htmlInultile fasciarsi la testa se l'Italia ha un tasso di natalità così basso che non riescre a sopperire ai decessi. Non c'è da stupirsi se abbiamo 8,5 bambini ogni mille abitanti, ben al di sotto della media europea e staccati di diversi punti dai Paesi più avanzati nelle politiche familiari.
Sono dati Eurostat: l'Irlanda ne ha 15 ogni mille, la Francia 12,3, il Regno Unito 12,2, la Svezia 11,8 e il Lussemburgo 11,3.
Il motivo di queste tendenze è semplice. Mettere al mondo i figli in Italia è sconveniente, nel resto d'Europa si trovano dei paradisi fiscali. Soldi, politiche lavorative per le neo-mamme, assegni familiari decenti, asili nido aziendali e sostegno alle fasce più povere. Solo l'Italia sembra non capirlo.
Francia
Uno degli esempi più eclatanti è il Paese d'Oltralpe. Le mamme francesi fanno 2 figli a testa in media. Ecco perché. Tutto parte dal bonus bebè. Se Renzi regala 80 euro al mese ai nuovi nati nel 2015, la Francia fa arrivare nelle casse familiari 185 euro al mese più un premio da 927,61 euro alla nascita. Si chiama "Prestazione di accoglienza del bambino", viene elargito dopo il quarto mese di gravidanza (in modo da permettere di sostenere le spese iniziali) e dura fino a 3 anni di ètà. Poi ci sono gli assegni familiari per chi ha due figli (129 euro al mese aggiuntivi), per chi ne ha tre (296,53 euro) e chi va oltre ne ottiene altri 166,55. Bisogna anche ricordare gli assegni per l'educazione dei figli handicappati e l'assegno giornaliero di presenza parentale, che permette ai genitori di assentarsi dal lavoro per assisitere i figli (51 euro se solo un genitore, 43 se entrambi). Si può anche richiedere l'integrazione di libera scelta di attività (CLCA) e la prestazione condivisa di educazione del bimbo (PrePare) che copre lunghi periodi di assenza dal lavoro o permette di ridurne gli orari (insieme significano 392 euro al mese, 146 se part time superiore a 50%). Infine, lo Francia mette a disposizione anche fondi per ottenere un aiuto per baby sitter e custodia del bimbo.
Germania
Qualche anno fa anche la Cancelliera Merkel ha dato il via ad una rivoluzione vera e propria. Ovvero il diritto a un posto in asilo ad ogni bambino che vive in Germania. Lo Stato deve garantire un posto all'asilo, se non lo fa la famiglia può far ricorso e entro tre mesi deve essere trovata una sistemazione in asili comunali o privati. Poi ci sono 184 euro al mese di Kindergeld (per i primi due bambini, che diventano a 190 e 215 per i successivi nati). E a luglio è stato attivato anche l'ElterngeldPlus, che assicura congedi parentali flessibili: 24 mesi di assenza retribuiti finno all'ottavo anno di età o assegni speciali per il lavoro part time.
Portogallo
Senza andare troppo lontano nel tempo, quest'anno il Portogallo ha approvato nella legge finanziaria la possibilità per i comuni di abbassare le tasse sulla casa in base al numero di figli. È una parte del "quoziente familiare" tanto richiesto anche in Italia. I sindaci potranno ridurre le tasse di un 10% alle familgie con un figlio, del 15% a chi ne ha due, del 20% a chi invece mette al mondo più di tre pargoli. È ovvio, infatti, che le famiglie numerose debbano acquistare case più grandi in relazione al numero di figli. In altri stati, come l'Italia, vengono penalizzati per questo.
Finlandia
Qui il 32% del Pil è riservato alle politiche sociali. Certo, le tasse sono alte ma per una buona causa. Storica è la baby box, una scatola piena di vestiti, coperte, calzini, pannolini in stoffa e lenzuola che aiutano la famiglia nei primi giorni di vita del bimbo. La cassetta poi può anche essere usata come culla per far dormire il nuovo nato. L'ente di previdenza sociale, la Kela, invia la scatola per tutti i bambini senza alcuna discriminazione e se non la si vuole si può chiedere che venga convertita in un buono da 140 euro. Gli assegni per i bebè, sono più alti di quelli italiani, durano fino ai 17 anni di età e aumentano all'aumentare del numero dei figli. Sono 104 euro alla prima gravidanza, 115 per la seconda e 146 per il terzo nuovo nato e via crescendo. Se il genitore è da solo, si aggiunge un bonus forfettario di 48 euro al mese per ogni bambino. Infine, dieci mesi di maternità retribuita e assegni giornalieri per l'assistenza ai figli (24 euro è il minimo).
Gran Bretagna
Qui i benefici sono maggiormente standardizzati. Il Child Benefit va a tutti quelli che fanno un figlio, con l'unico limite di 50 mila sterline di reddito, soglia oltre il quale si riduce la quota settimanale elargita dallo Stato. Si parla di 20,70 sterline settimanali per il primo figlio e altre 13,70 per i successivi. Normalmente dura fino ai 16 anni di età, ma se il giovane decide di studiare il tempo limite si allunga fino a 20 anni. Poi ci sono i crediti di imposta (Child Tax Credit, in base al reddito fino a 122 sterline a settimana per il primo figlio, poi 210 con due), i voucher per l'infanzia (55 sterline a settimana in base al reddito) e una sovvenzione per la scuola pubblica (155 sterline a settimana fino a 15 anni, che diventano 266,15 per i figli seguenti). Infine l'indennità per la maternità (maternity allowance), per cui le neo-mamme ricevono 139,58 sterline a settimana per 39 settimane.
Il confronto con l'Italia fa arrossire. Di vergogna.