Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele

Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele

Messaggioda Berto » dom mag 13, 2018 7:47 am

Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele e i suoi ebrei
viewtopic.php?f=197&t=2770

Il 14 maggio prossimo io festeggio con Israele e i suoi ebrei, i 70 dello stato israeliano del popolo ebraico, la sua dichiarazione d'indipendenza, Gerusalemme capitale ed il trasferimento dell'ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele

Messaggioda Berto » dom mag 13, 2018 7:48 am

Il 14 maggio prossimo io festeggio con Israele e i suoi ebrei i 70 dello stato israeliano, la sua dichiarazione d'indipendenza, Gerusalemme capitale ed il trasferimento dell'ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme.
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674
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Re: Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele

Messaggioda Berto » dom mag 13, 2018 7:49 am

Io sto con Israele e i suoi ebrei che sono tra gli uomini più umani e civili della terra
viewtopic.php?f=197&t=2759
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5416849447
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Re: Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele

Messaggioda Berto » dom mag 13, 2018 7:50 am

Il 14 Maggio 1948 nasce lo Stato d’Israele
Nia Guaita

https://www.facebook.com/niaguaitaoffic ... 7313319488

Il 14 Maggio 1948 nasce lo Stato d’Israele. Nel 1947, l'Assemblea delle Nazioni Unite stabilì la creazione di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo in Palestina, con la città di Gerusalemme sotto l'amministrazione diretta dell'ONU. La dichiarazione venne accolta con favore dagli ebrei, mentre gli Stati arabi proposero la creazione di uno Stato unico federato, con due governi. Tra il dicembre del '47 e la prima metà di maggio del '48 vi saranno cruente azioni di guerra civile da ambo le parti. Il 14 maggio del 1948, venne dichiarata dal leader David Ben Gurion, la nascita dello Stato di Israele, ufficialmente entrato in essere il 15, quando, alla mezzanotte, terminò il precedente mandato britannico. Lo stesso giorno gli eserciti di Egitto, Siria, Libano, Iraq e Transgiordania, attaccarono il neonato Stato di Israele ma l'offensiva venne bloccata dall’appena sorto esercito israeliano e le forze arabe vennero costrette ad arretrare. La guerra, che terminò con la sconfitta araba nel maggio del 1949, diede origine a quella che resterà la causa degli scontri successivi: più di 700.000 profughi arabi. In seguito all'armistizio ed al ritiro delle truppe israeliane, l'Egitto occupò la striscia di Gaza, mentre la Transgiordania occupò la Cisgiordania, assumendo il nome di Giordania. Negli anni immediatamente successivi, dopo l'approvazione nel 1950 della “Legge del Ritorno” da parte del governo israeliano, si potè assistere ad una forte immigrazione, che porterà al raddoppio della popolazione di Israele. Il sostegno emotivo e politico più importante venne per gli ebrei (dopo la nascita dello Stato nazionale) dagli Stati Uniti. Il Governo Britannico del dopoguerra, non aveva la forza necessaria per controllare la situazione o trovare una mediazione con la quale soddisfare sia ebrei che arabi. Capacità che purtroppo, non furono neppure degli Stati Uniti nè di altri. Era iniziata una delle più gravi questioni del novecento, quella degli arabi e degli ebrei della Palestina.




Discorso del Primo Ministro d'Israele

https://www.facebook.com/pagnogno.mosca ... 6948618083

Il Sr. Nethanyahu ha detto:

• 70 anni fa gli ebrei sono stati condotti al macello come pecore
•60 anni fa non avevamo né un paese né un esercito
• 7 paesi arabi hanno dichiarato guerra al nostro piccolo stato, poche ore dopo la sua creazione!
• Eravamo solo 650mila ebrei, contro il resto del mondo arabo! Senza IDF (Forze di difesa israeliane). Senza una forza area potente, ma solo persone coraggiose senza meta
• Il Libano, la Siria, l'Iraq, la Giordania, l'Egitto, la Libia e l'Arabia Saudita ci hanno attaccato allo stesso tempo
• Il paese che ci ha dato le Nazioni Unite equivaleva al 65% del deserto. Il paese si trovava in mezzo al nulla
• 35 anni fa abbiamo lottato contro i 3 eserciti piú potenti del Medio Oriente, e li abbiamo spazzati...sí...in soli 6 giorni
Abbiamo lottato contro varie coalizioni di paesi arabi che possedevano eserciti moderni e molte armi sovietiche, e li abbiamo sempre sconfitti!

Oggi abbiamo:
• Un paese
• Un esercito
• Una potente forza aerea
• Un'economia di stato che esporta milioni di dollari
• Intel - Microsoft - IBM commercializzano i propri prodotti all'interno del paese
• I nostri medici ricevono premi per la ricerca medica
Abbiamo fatto fiorire il deserto, venduto arance, fiori e vegetali in tutto il mondo
Israele ha inviato i suoi satelliti nello spazio! 3 satelliti allo stesso tempo!

Non l'abbiamo mai ammesso ufficialmente, ma tutti sanno, che 60 anni fa, siamo stati condotti, invergognati e senza speranza, a morire nel deserto!
Abbiamo estirpato le rovine fumeggianti dell'Europa, abbiamo vinto le nostre guerre qui, con meno di niente. Abbiamo costruito il nostro piccolo "Impero" dal nulla.

Siamo sopravvissuti al Faraone
Siamo sopravvissuti ai greci
Siamo sopravvissuti ai romani
Siamo sopravvissuti all'inquisizione spagnola
Siamo sopravvissuti ai pogroms in Russia
Siamo sopravvissuti a Hitler
Siamo sopravvissuti ai tedeschi
Siamo sopravvissuti all'Olocausto
Siamo sopravvissuti agli eserciti di sette paesi arabi
Siamo sopravvissuti a Saddam
Continueremo a sopravvivere ai nemici presenti oggi

Ricordati: tutte le nazioni o culture che una volta hanno provato a distruggerci, oggi non esistono piú - mentre noi, viviamo ancora!
• Gli Egizi?
• I Greci?
• Alessandro Magno?
• I romani? (Qualcuno parla ancora in latino oggi?)
• Il Terzo Reich?
Ora guarda noi:
La nazione della Bibbia
Gli schiavi dell'Egitto
Siamo ancora qui!
E parliamo lo stesso idioma. Prima e ora! Gli arabi non sanno ancora ma impareranno che c'é un Dio...mentre conserveremo la nostra identitá sopravviveremo.
Quindi, perdonateci:
*se non ci preoccupiamo
*se non piangiamo
*se non abbiamo paura
Le cose vanno bene da queste parti.
Certamente, potrebbero migliorare.
Nel frattempo: non credere ai media, loro non dicono che le nostre feste continuano ad essere festeggiate, che le persone continuano a vivere, che le persone continuano ad uscire, che le persone continuano a vedersi con gli amici.
Sí, la nostra morale é bassa. E quindi? Soltanto perché piangiamo le nostre morti, mentre gli altri si rallegrano nel versare il nostro sangue?
É per questo che alla fine, noi vinceremo.
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Re: Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele

Messaggioda Berto » dom mag 13, 2018 7:50 am

Palestina: le ragioni di Israele
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Re: Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele

Messaggioda Berto » dom mag 13, 2018 7:51 am

Gerusalemme capitale storica sacra e santa di Israele, terra degli ebrei da almeno 3 mila anni.
viewtopic.php?f=197&t=2472

51° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DI GERUSALEMME
Oggi in Israele si festeggia Yom Yerushalayim,il giorno in cui si commemora la riunificazione di Gerusalemme dopo la vittoria di Israele nel Giugno del 1967 al termine della Guerra dei 6 giorni.
GERUSALEMME.... UNICA,INDIVISIBILE CAPITALE DELLO STATO EBRAICO.
Yom Yerushalaim Sameach!!!



Il 14 maggio del 2018 gli USA trasferiranno la loro ambasciata a Gerusalemme

Israele, l'ambasciata Usa passa a Gerusalemme il 14 maggio
I media israeliani annunciano la data dello spostamento. Durissima la reazione dei palestinesi: "Nessuna legittimità, non contribuisce al processo di pace"
23 febbraio 2018

http://www.repubblica.it/esteri/2018/02 ... -189596094

ROMA - L’ambasciata americana sarà trasferita da Tel Aviv a Gerusalemme il 14 maggio: nell’edificio nel quartiere di Arnona che oggi ospita il consolato americano. Lo annunciano i media israeliani che citano fonti politiche secondo cui l'ambasciatore David Friedman ha scelto quel giorno per trasferirsi a Gerusalemme insieme a un ristretto gruppo di funzionari. Un atto per ora meramente simbolico, visto che, almeno inizialmente, nella sede si assicureranno solo le funzioni consolari che già vengono svolte in loco. “Mi congratulo con Donald Trump per la sua decisione di trasferire l'ambasciata Usa nella nostra capitale nel 70/o anniversario dell'Indipendenza" esulta via twitter, il ministro dell'intelligence Israel Katz confermando così la notizia. "Non c'è regalo più grande di questo. La mossa più corretta e giusta. Grazie amico".

Intanto da Chicago l’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite Nikky Haley, parlando all'Institute of Politics della locale università fa sapere che il piano di pace dell'Amministrazione Trump per il Medioriente è "quasi pronto". Spiegando che i negoziatori Usa Jason Greenblatt e Jared Kushner - il genero del presidente Donald Trump - stanno ancora "facendo la spola tra le parti" senza indicare scadenze per eventuali futuri annunci. "Stanno mettendo a punto un piano. Non sarà amato da tutti, ma neanche odiato", ha detto la Haley.

Le prime reazioni palestinesi allo spostamento dell'ambasciata però non fanno certo presagire niente di buono. "Qualsiasi atto unilaterale non contribuisce al raggiungimento della pace e non offre legittimità" ha detto Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente Abu Mazen. "Qualsiasi iniziativa incoerente con la legittimità internazionale - ha spiegato - impedisce ogni tentativo di raggiungere accordi nella regione e crea un clima negativo e dannoso". Non solo: la data scelta dagli Stati Uniti per il trasferimento dell'ambasciata in Israele a Gerusalemme dai palestinesi è considerata una "provocazione" visto che ricade nel giorno della Dichiarazione d'indipendenza di Israele che gli arabi chiamano Nakba, la "catastrofe". Lo ha detto chiaramente il segretario generale del comitato esecutivo dell'Olp, Saeb Erekat in una nota: "Il fatto che l'Amministrazione americana abbia scelto il giorno dell'anniversario della Nakba per trasferire l'ambasciata a Gerusalemme è una provocazione per tutti

gli arabi e i musulmani e lo condanniamo con il massimo della forza. Anche per questo l'amministrazione Usa non può più svolgere il ruolo di sponsor nel processo di pace. Con questa decisione è diventata parte del problema e non può essere parte della soluzione"


Gerusalemme, a una settimana dallo spostamento dell'ambasciata Usa ecco i primi cartelli stradali
Nella città santa le indicazioni in ebraico, arabo e inglese per la nuova sede diplomatica che sarà inaugurata il 14 maggio
di VINCENZO NIGRO
07 maggio 2018

http://www.repubblica.it/esteri/2018/05 ... -195783793

Gerusalemme, a una settimana dallo spostamento dell'ambasciata Usa ecco i primi cartelli stradali
Una nuova indicazione stradale per l'ambasciata statunitense a Gerusalemme (ansa)
Manca una settimana all'apertura dell'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, e già nelle strade della città santa sono comparsi cartelli, in inglese, ebraico e arabo, che indicano la nuova sede. L'apertura ufficiale è prevista per il 14 maggio, 70° anniversario della proclamazione dello Stato di Israele. Il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat ha appeso il primo segnale stradale, che indica l'edificio che sarà sede provvisoria dell'ambasciata. Secondo un funzionario del Dipartimento di Stato americano, l'edificio iniziale sarà una "ambasciata ad interim", in quello che oggi è il compound del consolato americano a Gerusalemme. La sede permanente deve essere ancora scelta.
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Re: Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele

Messaggioda Berto » dom mag 13, 2018 7:53 am

Io sto con Israele e i suoi alleati contro i suoi nemici come l'Iran e i suoi satelliti e controllati l'Irak, la Siria, il Libano e chiunque altro si schierasse con loro. Mi dispiace per i cristiani di questi paesi ma se si schierano contro Israele e gli ebrei io sarò contro di loro.


Netanyahu avverte l’Iran “Fuori dalla Siria o sarà guerra”
6 maggio 2018
Yair Shalom

http://www.italiaisraeletoday.it/netany ... ara-guerra

Israele è determinato a impedire il radicamento iraniano in Siria, anche al prezzo di uno scontro diretto con la Repubblica islamica Benjamin Netanyahu a cuore aperto, senza strategie tre giorni prima dell’importante un incontro programmato con il presidente russo Vladimir Putin sulla sicurezza di Israele sul coordinamento tra l’esercito israeliano e l’esercito russo in Medio Oriente. Ma di certo il cuore dell’incontro sarà il proliferare “delle basi militari iraniane in Siria”:

Netanyahu ha rivelato che negli ultimi mesi il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran ha trasferito armi avanzate che potrebbero essere usate sia contro le posizioni avanzate di Israele che sul fronte interno. Quest’arma include droni d’attacco, missili terra-terra e sistemi anti-aerei che minaccerebbero i velivoli dell’aeronautica israeliana. “Siamo determinati a fermare l’aggressione iraniana contro di noi, anche se comporta una lotta – è meglio ora che dopo”, ha detto Netanyahu. ” Quando una nazione non reagisce subito ad un’aggressione omicida contro finisce col pagare sempre un prezzo molto più pesanti in seguito”.



Le tre condizioni di Trump per aggiustare l'accordo sul nucleare iraniano sono ormai imperative
Malcolm Lowe
7 maggio 2018

https://it.gatestoneinstitute.org/12266 ... cordo-iran

L'immagine del premier israeliano Benjamin Netanyahu in piedi davanti a un enorme archivio costituito da uno scaffale con i classificatori e da un pannello contenente i CD simboleggia forse il più grande colpo nella storia dello spionaggio: l'acquisizione da parte del Mossad dell'archivio del programma iraniano per lo sviluppo di armi nucleari. Un'impresa che ricorda le informazioni fornite riguardo all'Operazione Overlord – il nome in codice dello sbarco degli Alleati in Normandia alla fine della Seconda guerra mondiale – da parte di Elyesa Bazna, agente segreto ad Ankara e di Paul Fidrmuc che operava a Lisbona.

La Germania nazista non riuscì ad agire in base a tali informazioni riguardanti il luogo in cui sarebbe avvenuto il D-Day. Piuttosto, fu vittima di false informazioni fornite da una presunta spia che lavorava per gli Alleati. L'analogia con questo fallimento è offerta dall'attuale calca di politici e di cosiddetti esperti che affermano che il colpo del Mossad non dice nulla di nuovo e si limita a dimostrare che l'accordo è più giustificato che mai. In particolare essi sostengono che prima che l'accordo fosse sottoscritto l'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, già era a conoscenza fin nei minimi dettagli di ciò che rivelano le nuove informazioni.

Ciò che i vari apologeti dell'accordo sul nucleare iraniano non sono riusciti a cogliere è una semplice distinzione: la differenza tra sospetti e conferme. L'Aiea ha basato le proprie valutazioni su "oltre un migliaio di pagine" di documenti: ne abbiamo ormai un centinaio di migliaia.

Queste centomila pagine sono di fatto delle confessioni firmate dal regime iraniano che non ha rinunciato all'intento di costruire ordigni atomici e di sistemarli su missili di propria fabbricazione. Le menti ristrette degli apologeti sono semplicemente incapaci di cogliere la portata storica della scoperta fatta dal Mossad.

Nelle foto: Due immagini tratte dall'archivio nucleare segreto iraniano, mostrato pubblicamente dal premier israeliano Netanyahu il 30 aprile 2018. In quello che forse può essere considerate come il più grande colpo nella storia dello spionaggio, il Mossad israeliano ha acquisito più di 100 mila documenti dall'archivio del programma per lo sviluppo di armi nucleari. (Foto dell'Ufficio stampa del governo israeliano)

Oltre a Netanyahu, la persona più importante che ha compreso la portata dell'azione è il presidente Trump. Nel febbraio 2018, Trump ha informato i tre paesi europei coinvolti nell'accordo sul nucleare iraniano dei difetti che avrebbe voluto correggere per continuare a certificare l'accordo. Come riportato allora dalla Reuters:

"Trump ravvisa tre difetti nell'accordo: l'incapacità di affrontare la questione del programma sui missili balistici dell'Iran; i termini in base ai quali gli ispettori delle Nazioni Unite possono visitare i siti nucleati iraniani considerati sospetti; e le cosiddette "sunset clauses", le clausole che prevedono che i vincoli imposti al programma nucleare iraniano dall'accordo scadano dopo 10 anni. Trump vuole che le tre condizioni siano inasprite, se gli Stati Uniti non usciranno dall'accordo".

Il colpo del Mossad ha trasformato le tre proposte di Trump in tre imperativi, non solo per gli europei, ma anche per i due paesi coinvolti nell'accordo: la Russia e la Cina. (La Russia, in particolare, deve capire che le grandi città russe sono nel raggio d'azione dei missili iraniani.) In altre parole, se l'accordo dovesse sopravvivere, le "sunset clauses" dovranno essere cancellate, l'Aiea dovrà avere la libertà di ispezionare qualsiasi cosa desideri e la capacità dei missili a lungo raggio dovrà essere ridotta. E questo perché il Mossad ci ha fornito un centinaio di migliaia di confessioni firmate che il regime iraniano riprenderà e completerà i piani per dotarsi di missili in grado di trasportare testate nucleari non appena l'accordo glielo consentirà – anzi, lo autorizzerà – a farlo.

Malcolm Lowe è uno studioso gallese specialista di filosofia greca, di Nuovo Testamento e di relazioni ebraico-cristiane. Ha familiarità con la realtà israeliana dal 1970.


GAME OVER
Niram Ferretti
07/05/2018

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Donald Trump ha deciso di anticipare la sua decisione riguardo all'accordo sul nucleare iraniano. La deadline era prevista per il 12 di questo mese, ma gli ultimi eventi hanno dato una accelerazione.
Domani, alle due del pomeriggio della East Coast, il presidente degli Stati Uniti dichiarerà con ogni probabilità che l'accordo è finito, che non intende più restarvi.
L'esposizione da parte di Israele dell'archivio completo dell'Iran riguardo al programma nucleare iraniano ha messo la pietra tombale su un accordo che Trump, fin dal principio della sua campagna elettorale aveva giudicato come il peggiore mai fatto dagli Stati Uniti.
Ma c'è un altro fatto che ha dato una spinta alla decisione di Trump ed è la rivelazione che l'ex Segretario di Stato, John Kerry, uno degli alfieri dell'accordo, nell'ultimo periodo si era incontraro privatamente più volte con il suo omologo iraniano Javad Zarif, e almeno in una circostanza pubblicamente, a Oslo nel giugno del 2017, a un evento a cui era presente anche Federica Mogherini.
Lo scopo degli incontri di Kerry è evidentemente quello di trovare un modo per mantenere l'accordo in vita.
La politica ombra parallela fatta di pezzi dell'Amminitrazione Obama, il cosiddetto Deep State, è in azione da quando Trump è stato eletto. Il suo scopo è quello di intralciare in tutti i modi possibili la sua presidenza.
Ci è voluto un anno a Trump per mettere insieme una squadra efficace e compatta come quella attuale. Dai leakes continui fatti trapelare all'esterno della Casa Bianca per danneggiarlo, alle manovre costanti culminate nella mongolfiera della fuffa del Russiagate, il Deep State ha lavorato e continua a lavorare controcorrente.
Chi pensava che Obama sarebbe stato tranquillo e non avrebbe tramato ha peccato di grande ingenuità. Ma Trump ha fatto e sta facendo grandi passi avanti. L'uscità dall'accordo rappresenta la fine dell'era Obama e un chiaro segno che la politica americana ha cambiato passo.
L'Iran lo ha già capito e non è il solo. Un altro paese che lo ha capito in fretta è la Russia.
Siamo spettatori di uno dei picchi storici dell'alleanza Israele USA.


Iran, Islam scita e ebrei
viewtopic.php?f=188&t=2221

Iran, ebrei in Iran, persecuzione, guerra a Israele
viewtopic.php?f=197&t=2237

Medio Oriente: mai stata così vicina una guerra tra Iran e Israele
8/05/2018

https://www.rightsreporter.org/medio-or ... -e-israele

L’ordine da Teheran è già partito. C’è l’OK alla rappresaglia contro Israele. A impartirlo alla forza Quds, le Guardie della Rivoluzione iraniana, è stata la Guida suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei in persona.

A rivelarlo è stata l’intelligence israeliana che ieri ha fatto sapere di avere elementi per poter dire che la data decisa a Teheran per la rappresaglia contro Israele sarebbe stata immediatamente a ridosso delle elezioni in Libano. Si tratterebbe quindi di un attacco imminente.

Gli obiettivi nel mirino degli iraniani

Secondo un rapporto di intelligence che raccoglie tutti i dati, le intercettazioni e le immagini satellitari messe insieme nelle ultime settimane, gli obiettivi della ritorsione iraniana sarebbero le basi militari israeliane e in particolare quelle dell’aviazione. Gli iraniani non intenderebbero colpire obiettivi civili per non scatenare una massiccia reazione israeliana, che comunque non è detta non ci sia ugualmente.

Secondo le intercettazioni effettuate dalla intelligence del IDF e dal Mossad, accuratamente comparate e confrontate tra di loro, gli iraniani non si esporrebbero direttamente nell’attacco ma avrebbero delegato i loro proxy in Siria, cioè Hezbollah e le milizie sciite attualmente in territorio siriano.

Il piano sarebbe quello di colpire alcune basi militari israeliane con missili di precisione. La gamma di missili in mano a Hezbollah e alle milizie sciite è molto vasta e va dai razzi a corto raggio Fajr-5, ai missili Fateh 110 a medio raggio in grado di colpire obiettivi a circa 300 chilometri, fino ai missili balistici a lungo raggio Shahab, capaci di colpire bersagli a oltre 1.300 chilometri di distanza.

Stato di massima allerta in tutto Israele

Da ieri le forze armate israeliane e le difese aeree sono state messe in stato di massima allerta. Lo conferma l’ex capo dell’intelligence militare, Yaakov Amidror, attualmente membro illustre del Jerusalem Institute for Strategic Studies. «Israele è determinato a bloccare il radicamento iraniano in Siria anche a costo di uno scontro» ha detto Amidror riprendendo le parole di Netanyahu. «Non vogliamo una escalation ma siamo pronti per ogni scenario. Non vogliamo uno scontro ma se uno scontro ci deve essere meglio adesso che più in la nel tempo» ha detto Yaakov Amidror. «In Libano abbiamo commesso un grave errore lasciando che Hezbollah accumulasse oltre 120.000 missili, non ripeteremo lo stesso errore in Siria, non lasceremo che il Golan diventi come il Libano del sud» ha infine concluso l’ex consigliere di Netanyahu.

Sistemi di difesa operativi e vigili ma mancano i rifugi per i civili

Rifugi per civili improvvisati

Tutti i sistemi di difesa israeliani sono operativi e vigili. Israele dispone di sistemi anti-missile molto avanzati che vanno da Iron Dome al David’s Sling fino al sistema Arrow, sistemi in grado di abbattere tutta la gamma di missili iraniani. Tuttavia nelle dirigenza israeliana è molto forte la preoccupazione per i sistemi di difesa cosiddetti “passivi”, cioè quelli deputati a difendere la popolazione che non sarebbero sufficienti nel caso l’attacco di ritorsione iraniano non sia volto solo alle ben difese basi militari ma punti a colpire anche obiettivi civili. Specialmente nelle aree a nord del Paese, quelle cioè teoricamente più a rischio, circa il 24% degli ebrei e oltre il 40% dei residenti arabi non hanno rifugi antiaerei adeguati secondo un rapporto presentato a gennaio dall’IDF alla Knesset. Lo scorso mese di marzo il ministro della difesa Avigdor Liberman aveva chiesto fondi per adeguare i rifugi per i civili nel nord del Paese ma per l’eventuale imminente ritorsione iraniana è troppo tardi.

Clima di guerra

Nel nord di Israele, ma un po’ in tutto il Paese, si respira un vero e proprio clima di guerra come da molto tempo non si respirava. Non ci si faccia ingannare dall’apparente tranquillità della quotidianità, la preoccupazione anche tra i civili è palpabile. D’altro canto non potrebbe essere diversamente visto che la minaccia è seria e concreta. Non si è mai stati così vicini a uno scontro armato diretto tra Iran e Israele come in questo momento anche se il mondo non sembra interessarsene, preso com’è a criticare il presidente Trump per la sua imminente decisione di uscire dall’accordo sul nucleare iraniano. La comunità internazionale continua a guardare il dito e non la Luna.
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Re: Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele

Messaggioda Berto » dom mag 13, 2018 7:55 am

???

Nucleare Iran, per il Nyt Trump ha annunciato a Macron che gli Usa si ritireranno dall'accordo". L'Ue: "Va mantenuto"
di VINCENZO NIGRO
2018/05/08

http://www.repubblica.it/esteri/2018/05 ... -195831106

Donald Trump avrebbe deciso di ritirare gli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action). Lo avrebbe detto lo stesso presidente Usa al presidente francese Emmanuel Macron nel corso di una conversazione telefonica. A riferirlo è il New York Times, che cita come fonte una persona a conoscenza del contenuto della telefonata tra i due presidenti. In precedenza l'Eliseo aveva riferito che Trump e Macron avevano parlato della "pace e stabilità in Medio Oriente". L'annuncio ufficiale di Trump arriverà alle ore 20 italiane (le 14 a Washington).
Ma un alto funzionario della Casa Bianca ridimensiona: "Il presidente non ha detto quelle cose". Frenano anche fonti dell'entourage di Macron, citate dall'emittente francese Bfm Tv: Trump, nel corso la telefonata con il capo dell'Eliseo, "non ha svelato le sue intenzioni riguardanti l'accordo nucleare con l'Iran".
Il presidente americano - sempre secondo il Nyt - avrebbe spiegato al leader francese che gli Stati Uniti sono pronti a reintrodurre le sanzioni che erano state 'congelate' dall'accordo sul nucleare iraniano del luglio 2015, ma anche ad imporre ulteriori misure sul fronte economico.

Un'altra fonte, aggiunge sempre il Nyt, ha spiegato come i negoziati per scongiurare l'uscita degli Usa dall'accordo siano collassati a causa dell'insistenza di Trump su un punto: quello che i severi limiti previsti dall'intesa sulla produzione di energia nucleare da parte dell'Iran rimanessero in vigore anche dopo il 2030.

SCHEDA I punti dell'accordo

Tecnicamente quella di Trump non sarebbe la "cancellazione" o l'abbandono dell'accordo, perché di fatto il presidente passerà la palla al Congresso Usa. Ma nei fatti è un rinnegare quello che da 2 anni, riferendosi ad Obama, il presidente ha sempre definito "il peggior accordo della storia".

Ogni 3 mesi (e adesso entro il 12 maggio) il presidente statunitense deve dichiarare di fronte al Congresso se l'Iran ha rispettato o meno i termini dell'accordo e se il congelamento delle sanzioni secondarie verso Teheran rimane conforme all'interesse nazionale statunitense.

Questo perché dopo la firma dell'accordo dell'Iran con i 5+1 a Vienna nel luglio 2015, l'amministrazione Usa, in base a una legge nazionale, si assunse l'obbligo giuridico di certificare al Congresso ogni 90 giorni che l'Iran sta rispettando l'accordo.

Nucleare Iran, per il Nyt Trump ha annunciato a Macron che gli Usa si ritireranno dall'accordo". L'Ue: "Va mantenuto"

Sit-in a Washington contro il "congelamento" del patto anti-nucleare dell'Iran
L'obbligo era stato introdotto dall'Iran Nuclear Agreement Review Act (Inara), una legge approvata dal Congresso per assicurare che le Camere avessero potere di controllo sull'Jcpoa. Dal suo insediamento alla Casa Bianca, Trump ha già certificato tre volte la compliance iraniana.

Uno studio dello Istituto affari internazionali (Iai) ricorda che i criteri sulla base dei quali il presidente Usa è chiamato a formulare il suo giudizio sono quattro. Tre sono di natura oggettiva: la piena implementazione dell'accordo da parte iraniana in maniera trasparente e verificabile; la non violazione dell'accordo; l'assenza di azioni che possano indicare una ripresa clandestina delle attività di arricchimento nucleare. E tutte e tre queste condizioni fino ad ora erano state rispettate: l'autorità incaricata di vigilare sul rispetto dell'accordo da parte iraniana - l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) - ha pubblicato diversi rapporti di verifica.

Trump ora potrebbe giustificare la bocciatura della certificazione riferendosi a uno di questi 3 parametri, anche se andrebbe decisamente contro la valutazione della Aiea e quindi delle Nazioni Unite. L'ultimo criterio è però "soggettivo": verificare che l'accordo rimanga conforme all'interesse nazionale degli Usa. In questo caso il presidente avrebbe margine di manovra per dichiarare che il Jcpoa non rientra più nell'interesse nazionale di Washington o che, in maniera altrettanto vaga, l'Iran ha violato "lo spirito dell'accordo" in conseguenza del suo comportamento giudicato da Washington non cooperativo su dossier quali lo sviluppo di missili balistici, i diritti umani, il sostegno ad Assad in Siria.

Tra l'altro, molti argomenti a sostengo delle tesi di Trump potrebbero essere arrivati dalla dichiarazione pubblica fatta il 30 aprile dal premier israeliano Bibi Netanyahu. Rivelando un'operazione del Mossad condotta a Teheran, Netanyahu ha sostenuto che in un archivio di documenti sottratto agli iraniani ci sono evidenze della mancanza di correttezza nel negoziare l'accordo e le prove di un piano per il nucleare militare che in verità era già stato denunciato prima della firma del Jcpoa nel 2015.

A questo punto ci si chiede se la decertificazione porterà alla fine dell'accordo. Una conseguenza non scontata, anche se di fatto a medio termine è molto probabile che sarà così. Dopo la mossa di Trump, la parola - come detto - passerà al Congresso, che avrebbe 60 giorni di tempo per decidere cosa fare. Senatori e congressisti potrebbero intraprendere quattro diverse strade:

1) Reimporre tutte o alcune delle sanzioni relative al nucleare che sono state sospese in seguito al Jcpoa. La legislazione di ripresa delle sanzioni può essere introdotta in Congresso solamente dalla leadership repubblicana e democratica, verrebbe esaminata con un processo accelerato (max 10 ore di dibattito) e la sua approvazione richiederebbe al Senato una maggioranza semplice (51 senatori). Se approvato, il ripristino delle sanzioni relative al nucleare potrebbe essere giudicato dagli iraniani una violazione del Jcpoa. A esprimersi, dopo un periodo di revisione di 35 giorni, sarebbe la Commissione congiunta creata dall'accordo.

2) Introdurre nuove sanzioni non relative al nucleare. Si tratterebbe di sanzioni che colpirebbero soggetti mirati, per fare pressione su Teheran per le attività di destabilizzazione regionale e sostegno al terrorismo. La legislazione per l'imposizione di questo tipo di sanzioni può essere introdotta da qualsiasi Congressman (dunque non solo dai leader di maggioranza e opposizione come nel caso delle sanzioni relative al nucleare) e richiederebbe al Senato una maggioranza di 60 senatori. La sua eventuale approvazione non rappresenterebbe una violazione del Jcpoa.

3) Emendare l'Inara sollevando il presidente dall'obbligo di certificazione periodica della compliance iraniana. Questa misura permetterebbe a Trump di "salvare la faccia" e rafforzerebbe il Jcpoa, dando al contempo agli alleati europei e agli altri Stati parte del Jcpoa (Russia e Cina) rassicurazioni circa la futura tenuta dell'accordo.

4) Non fare nulla: anche in questo caso, il Jcpoa rimarrebbe intatto e Trump avrebbe modo di segnalare - tramite la de - certificazione - la propria ostilità verso l'Iran, senza però che questo abbia ricadute negative sull'accordo e sulla relazione con gli alleati.

Ma intanto arriva già una reazione dell'Europa: "Per noi quell'accordo funziona". L'Ue ribadisce quindi che "l'accordo sul nucleare iraniano va mantenuto e deve essere preservato. Resta il nostro impegno per la sua piena attuazione". Così una portavoce della Commissione Ue nel giorno dell'attesa decisione Usa. "Non speculiamo su quello che dirà Trump - ha aggiunto -. In serata interverrà l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini".


Trump: 'Usa via dall'accordo con l'Iran sul nucleare' - Nord America
2018/05/08

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/n ... a5a5c.html

Gli Stati Uniti usciranno dall'accoro sul programma nucleare dell'Iran: lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in una conferenza stampa, il quale ha sottolineato che "il regime in Iran finanzia il terrore". Gli Usa - ha aggiunto il tycoon - sono pronti a reintrodurre le sanzioni contro l'Iran. "L'accordo - ha aggiunto - serve solo alla sopravvivenza del regime a cui permette ancora di arricchire uranio".
Gli Stati Uniti "non saranno ostaggio del ricatto nucleare dell'Iran", ha ancora detto il presidente americano, definendo l'accordo del 2015 "disastroso, imbarazzante e che non avrebbe mai dovuto essere firmato".
Tutti i Paesi che aiuteranno l'Iran sul nucleare - spiega il numero uno della Casa Bianca - saranno colpiti dalle sanzioni.
Le sanzioni Usa all'Iran rientreranno in vigore fra 90 giorni, a partire da oggi. Lo affermano fonti dell'amministrazione Trump a Fox News. Le stesse fonti spiegano come gli Stati Uniti saranno ufficialmente fuori dall'accordo sul programma nucleare di Teheran solo quando le sanzioni verranno reintrodotte.


Nucleare Iran, Trump: "Teheran ha mentito, ho le prove. Accordo disastroso. Non andava firmato". L'Ue: "Va mantenuto"
Ora la palla passerà al Congresso americano e verranno riattivate le sanzioni contro Teheran. Tutti i possibili scenari
di VINCENZO NIGRO
08 maggio 2018

http://www.repubblica.it/esteri/2018/05 ... -195831106

Donald Trump ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action). Lo ha detto lo stesso presidente Usa nell'atteso annuncio tv.

L'accordo sul nucleare dell'Iran è "orribile", ha detto Trump, annunciando dalla Casa Bianca la posizione degli Stati Uniti rispetto all'intesa raggiunta nel 2015. "Il cosiddetto accordo nucleare avrebbe dovuto proteggere gli Usa e i nostri alleati dalla follia della bomba nucleare iraniana, un arma che metterebbe solo a rischio la sopravvivenza del regime iraniano", ha dichiarato Trump sostenendo di avere invece "le prove definitive che quella promessa iraniana è stata una menzogna". Il presidente americano ha dunque annunciato che gli Usa usciranno dall'intesa perché è stata violata. "Per me è chiaro - ha rimarcato - che non possiamo impedire all'Iran di avere la bomba nucleare sulla base della struttura decadente, marcia di questo accordo". Un'intesa, ha aggiunto, "disastrosa, imbarazzante e che non avrebbe mai dovuto essere firmata".

"Avevo ammonito lo scorso ottobre - ha aggiunto il presidente Usa - sul fatto che o si rinegoziava l'accordo o gli Stati Uniti si sarebbero ritirati. L'ho ripetuto a gennaio e sono partiti estesi negoziati che non hanno portato a una conclusione positiva. Per gli Stati Uniti, l'Iran non dovrà mai avere un'arma nucleare e per questo annuncio che usciremo da un accordo disastroso".

Trump, che ha firmato davanti alle telecamere e ai fotografi un memorandum presidenziale per reintrodurre le sanzioni contro l'Iran. "Istituiremo il livello più alto di sanzioni", ha detto il presidente Usa che ha ammonito: tutti i Paesi che aiuteranno l'Iran sul nucleare saranno colpiti dalle sanzioni. "Gli Stati Uniti non fanno più vuote minacce - ha aggiunto - Quando io faccio una promessa la mantengo".

Durante l'annuncio Trump ha anche rivelato che il segretario di Stato Usa Mike Pompeo "sta andando in Corea del Nord per preparare il mio incontro con Kim. Magari ci sarà un accordo, anche con l'aiuto della Cina, per un futuro di pace per tutti".

In precedenza voci di questo annuncio si erano diffuse dopo una telefonata fra Trump e il presidente francese Emmanuel Macron. A riferirlo per primo è stato il New York Times, che citava come fonte una persona a conoscenza del contenuto della telefonata tra i due presidenti. L'annuncio ufficiale di Trump è arrivato poco dopo le ore 20 italiane (le 14 a Washington). Successivamente anche una fonte dell'amministrazione Usa, l'agenzia Ap e altri media americani e internazionali avevano ribadito le intenzioni di Trump. Secondo la Cnn Trump ha preso la sua decisione nel fine settimana.

In precedenza l'Eliseo aveva riferito che Trump e Macron avevano parlato della "pace e stabilità in Medio Oriente". Sempre l'Eliseo ha dato notizia di una telefonata tra il presidente francese Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca Angela Merkel e la premier britannica fissata per le 19.30, quindi mezz'ora prima dell'annuncio di Donald Trump sull'accordo sul nucleare iraniano. L'Eliseo non ha fornito ulteriori dettagli, ma i tre Paesi europei firmatari dell'accordo del 2015 sembrano preparare una posizione comune dopo l'annuncio di Donald Trump.
Una fonte, aveva aggiunto il Nyt, ha spiegato come i negoziati per scongiurare l'uscita degli Usa dall'accordo siano collassati a causa dell'insistenza di Trump su un punto: quello che i severi limiti previsti dall'intesa sulla produzione di energia nucleare da parte dell'Iran rimanessero in vigore anche dopo il 2030.

SCHEDA I punti dell'accordo

Tecnicamente quella di Trump non sarebbe la "cancellazione" o l'abbandono dell'accordo, perché di fatto il presidente passerà la palla al Congresso Usa. Ma nei fatti è un rinnegare quello che da 2 anni, riferendosi ad Obama, il presidente ha sempre definito "il peggior accordo della storia".

Ogni 3 mesi (e adesso entro il 12 maggio) il presidente statunitense deve dichiarare di fronte al Congresso se l'Iran ha rispettato o meno i termini dell'accordo e se il congelamento delle sanzioni secondarie verso Teheran rimane conforme all'interesse nazionale statunitense.

Questo perché dopo la firma dell'accordo dell'Iran con i 5+1 a Vienna nel luglio 2015, l'amministrazione Usa, in base a una legge nazionale, si assunse l'obbligo giuridico di certificare al Congresso ogni 90 giorni che l'Iran sta rispettando l'accordo.
Nucleare Iran, Trump: "Teheran ha mentito, ho le prove. Accordo disastroso. Non andava firmato". L'Ue: "Va mantenuto"

Sit-in a Washington contro il "congelamento" del patto anti-nucleare dell'Iran
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L'obbligo era stato introdotto dall'Iran Nuclear Agreement Review Act (Inara), una legge approvata dal Congresso per assicurare che le Camere avessero potere di controllo sull'Jcpoa. Dal suo insediamento alla Casa Bianca, Trump ha già certificato tre volte la compliance iraniana.

Uno studio dello Istituto affari internazionali (Iai) ricorda che i criteri sulla base dei quali il presidente Usa è chiamato a formulare il suo giudizio sono quattro. Tre sono di natura oggettiva: la piena implementazione dell'accordo da parte iraniana in maniera trasparente e verificabile; la non violazione dell'accordo; l'assenza di azioni che possano indicare una ripresa clandestina delle attività di arricchimento nucleare. E tutte e tre queste condizioni fino ad ora erano state rispettate: l'autorità incaricata di vigilare sul rispetto dell'accordo da parte iraniana - l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) - ha pubblicato diversi rapporti di verifica.

Trump ora potrebbe giustificare la bocciatura della certificazione riferendosi a uno di questi 3 parametri, anche se andrebbe decisamente contro la valutazione della Aiea e quindi delle Nazioni Unite. L'ultimo criterio è però "soggettivo": verificare che l'accordo rimanga conforme all'interesse nazionale degli Usa. In questo caso il presidente avrebbe margine di manovra per dichiarare che il Jcpoa non rientra più nell'interesse nazionale di Washington o che, in maniera altrettanto vaga, l'Iran ha violato "lo spirito dell'accordo" in conseguenza del suo comportamento giudicato da Washington non cooperativo su dossier quali lo sviluppo di missili balistici, i diritti umani, il sostegno ad Assad in Siria.

Tra l'altro, molti argomenti a sostengo delle tesi di Trump potrebbero essere arrivati dalla dichiarazione pubblica fatta il 30 aprile dal premier israeliano Bibi Netanyahu. Rivelando un'operazione del Mossad condotta a Teheran, Netanyahu ha sostenuto che in un archivio di documenti sottratto agli iraniani ci sono evidenze della mancanza di correttezza nel negoziare l'accordo e le prove di un piano per il nucleare militare che in verità era già stato denunciato prima della firma del Jcpoa nel 2015.

A questo punto ci si chiede se la decertificazione porterà alla fine dell'accordo. Una conseguenza non scontata, anche se di fatto a medio termine è molto probabile che sarà così. Dopo la mossa di Trump, la parola - come detto - passerà al Congresso, che avrebbe 60 giorni di tempo per decidere cosa fare. Senatori e congressisti potrebbero intraprendere quattro diverse strade:

1) Reimporre tutte o alcune delle sanzioni relative al nucleare che sono state sospese in seguito al Jcpoa. La legislazione di ripresa delle sanzioni può essere introdotta in Congresso solamente dalla leadership repubblicana e democratica, verrebbe esaminata con un processo accelerato (max 10 ore di dibattito) e la sua approvazione richiederebbe al Senato una maggioranza semplice (51 senatori). Se approvato, il ripristino delle sanzioni relative al nucleare potrebbe essere giudicato dagli iraniani una violazione del Jcpoa. A esprimersi, dopo un periodo di revisione di 35 giorni, sarebbe la Commissione congiunta creata dall'accordo.

2) Introdurre nuove sanzioni non relative al nucleare. Si tratterebbe di sanzioni che colpirebbero soggetti mirati, per fare pressione su Teheran per le attività di destabilizzazione regionale e sostegno al terrorismo. La legislazione per l'imposizione di questo tipo di sanzioni può essere introdotta da qualsiasi Congressman (dunque non solo dai leader di maggioranza e opposizione come nel caso delle sanzioni relative al nucleare) e richiederebbe al Senato una maggioranza di 60 senatori. La sua eventuale approvazione non rappresenterebbe una violazione del Jcpoa.

3) Emendare l'Inara sollevando il presidente dall'obbligo di certificazione periodica della compliance iraniana. Questa misura permetterebbe a Trump di "salvare la faccia" e rafforzerebbe il Jcpoa, dando al contempo agli alleati europei e agli altri Stati parte del Jcpoa (Russia e Cina) rassicurazioni circa la futura tenuta dell'accordo.

4) Non fare nulla: anche in questo caso, il Jcpoa rimarrebbe intatto e Trump avrebbe modo di segnalare - tramite la de - certificazione - la propria ostilità verso l'Iran, senza però che questo abbia ricadute negative sull'accordo e sulla relazione con gli alleati.

LE REAZIONI
Teheran è pronta al più pericoloso scenario, gli "Usa non hanno piani e strategie per la guerra ma l'Iran sa come garantire i propri interessi nel cuore della regione". È il monito del capo dei Pasdaran, generale Hossein Salami, agli Stati UnitI. "Se Trump farà lo sbaglio di uscire dall'intesa, sicuramente dovrà accettare i diritti del popolo iraniano più tardi, in condizioni peggiori", ha detto invece il ministro degli Esteri Javad Zarif.

"L'accordo nucleare appartiene all'intera comunità internazionale e l'Ue è determinata a preservarlo, al popolo iraniano dico: fate in modo che nessuno lo smantelli, è uno dei più grandi obiettivi mai raggiunti dalla comunità internazionale", ha detto l'alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, intervenendo sulla decisione del presidente Usa.

A Mosca "non credono che l'accordo" sul nucleare iraniano "cesserà di esistere immediatamente": lo ha detto il rappresentante della Russia presso l'Aiea Mikhail Ulianov in un'intervista all'agenzia di stampa iraniana Irna, ripresa da Interfax. "Avremo un po' di tempo per gli sforzi diplomatici - ha aggiunto Ulianov - e la Russia farà tutto il possibile per minimizzare le conseguenze negative della decisione americana". Secondo Ulianov, uscendo dall'accordo sul nucleare iraniano, gli Usa arrecherebbero "un danno reale al regime internazionale della non proliferazione delle armi nucleari, e non per mesi ma per anni".



Iran, Trump rinuncia all’accordo sul nucleare: “Regime finanzia il terrore”
E Israele allerta i riservisti
Le sanzioni saranno reintrodotte tra 90 giorni. Cresce la tensione tra Iran e Israele. Il presidente Rouhani: «Teheran non abbandona il trattato». Netanyahu: «Se Teheran attacca sentirà la nostra forza»
di Giuseppe Sarcina, corrispondente a Washington
08 maggio 2018
https://www.facebook.com/FoxNews/videos ... 3446576336
http://www.corriere.it/esteri/18_maggio ... 6efb.shtml

II governo iraniano «ha mentito». Teheran continua «la ricerca di armi atomiche» e, anzi, «la sua minaccia militare è cresciuta del 40%». L’accordo firmato nel 2015 «dalla precedente amministrazione non ha mai portato alla pace e mai vi porterà». Per tutti questi motivi, Donald Trump ha annunciato la decisione attesa da tutti: «Gli Stati Uniti si ritirano dall’intesa sul nucleare», sottoscritta da Russia, Cina e i tre alleati europei, Francia, Germania, Regno Unito.

Lo strappo sarà accompagnato dal ripristino delle sanzioni economiche, cancellate da Barack Obama. «Saranno le più pesanti possibili», ha detto il presidente alla fine di un intervento durato solo dieci minuti. Lo schema è trasparente: gli Stati Uniti vogliono mandare un segnale di forza al Paese degli ayatollah; ma sono disponibili a riprendere il negoziato su basi più ampie. Trump ha ripetuto le accuse formulate più volte: l’Iran appoggia «le organizzazioni terroristiche, dagli Hezbollah ai Talebani» e mette a rischio «la pace nel Medio Oriente». Anche questo deve entrare in una trattativa, insieme al dossier sugli armamenti, a cominciare dai missili balistici.

Due anni per trovare un’intesa

Il presidente americano ha evocato spesso la Corea del Nord. Quella è la strada. Linea dura, sanzioni, disponibilità a discutere, azzerando il passato. Trump, per altro, ha rivelato che il segretario di Stato, Mike Pompeo «in queste ore è Pyongyang e abbiamo già definito luogo e data per l’incontro con Kim Jong-un».

A breve, invece, il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, definirà nel concreto le sanzioni contro l’Iran, che verranno adottate nel giro di 90-180 giorni. Le linee guida sono davvero inquietanti: non solo verranno colpiti i settori locali dell’energia, del petrolio e dei servizi finanziari, ma anche i Paesi in affari con Teheran. Le aziende straniere avranno «un periodo di tempo transitorio» per chiudere i contratti in essere, poi se non se ne andranno, dovranno fronteggiare «le dure conseguenze» imposte dagli americani.

Il mondo è in allarme. Il presidente Hassan Rouhani ha dichiarato davanti alle telecamere: «L’Iran non abbandonerà l’accordo nucleare e non cederà all’atto di guerra psicologica deciso da Trump. Siamo pronti a discutere con Ue, Russia e Cina per avere le garanzie necessarie». È una risposta indiretta all’appello di Federica Mogherini, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza: «Mi rivolgo ai leader e ai cittadini iraniani. Restate fedeli ai vostri impegni e noi resteremo fedeli ai nostri».

Dall’Europa arriva anche una dichiarazione congiunta sottoscritta da Emmanuel Macron, Angela Merkel e Theresa May: noi sosteniamo l’intesa ed «esprimiamo rammarico e preoccupazione» per la mossa americana. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni condivide, su Twitter, la posizione dei leader di Francia, Germania e Regno Unito: «L’accordo con l’Iran va mantenuto. Contribuisce alla sicurezza nella regione e frena la proliferazione nucleare. L’Italia è con gli alleati europei per confermare gli impegni presi».

Con Trump si schierano l’Arabia Saudita e il premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Decisione buona e coraggiosa. Se l’Iran attacca, assaggerà la nostra forza». E in serata Israele è tornata a colpire in Siria con dei raid a sud di Damasco.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele

Messaggioda Berto » dom mag 13, 2018 7:55 am

È subito guerra tra Iran e Israele dopo annuncio Trump. Colpita base in Siria
08/05/2018

https://www.rightsreporter.org/e-subito ... e-in-siria

Notte di tensione nel nord di Israele dopo che l’IDF aveva annunciato “anomali movimenti di truppe iraniane” al confine con Israele e aveva predisposto l’apertura dei rifugi per la popolazione civile. La sensazione diffusa era che gli iraniani stessero per lanciare l’annunciato attacco di ritorsione contro il nord di Israele.
Per questo, anche se non ci sono conferme ufficiali da parte di Gerusalemme, l’IDF avrebbe lanciato un attacco preventivo contro una base in Siria usata dall’esercito iraniano per stoccare missili. La televisione siriana ha riferito di diverse esplosioni a Damasco e più precisamente nella regione di Al-Kiswah a sud della capitale siriana.
Lo conferma alla Reuters anche un alto ufficiale siriano il quale ha affermato che «Israele ha colpito una postazione dell’esercito siriano a sud di Damasco».
In realtà la base colpita dai missili sconosciuti, ma presumibilmente israeliani, sarebbe stata una base usata dagli iraniani per stoccare missili e armi e per ospitare le milizie sciite legate a Teheran che operano in Siria. Secondo un rapporto nell’attacco sarebbero morti almeno nove miliziani sciiti.

Una fonte a Gerusalemme conferma che poco prima dell’attacco l’esercito israeliano aveva ordinato l’apertura dei rifugi per la popolazione in tutto il nord di Israele. La stessa fonte sostiene che un certo numero di riservisti, più che altro appartenenti all’aviazione e alla protezione civile, sarebbero stati richiamati in servizio.
Una fonte civile residente nel nord di Israele ha confermato a RR che durante la notte l’aviazione israeliana è stata particolarmente attiva lungo il confine con il Libano e lungo quello con la Siria. I jet con la stella di David hanno sorvolato continuamente lo spazio aereo che confina con Libano e Siria. Confermati anche “importanti movimenti di truppe” e blindati.
Nei giorni scorsi l’intelligence israeliana aveva lanciato un concreto allarme in merito al fatto che gli iraniani, attraverso i loro proxy in Siria, stessero per lanciare un attacco missilistico contro obiettivi militari israeliani. La base da cui sarebbe dovuto partire l’attacco è stata individuata proprio in quella attaccata ieri sera. Secondo la fonte i missili erano già stati montati sulle rampe ed erano pronti ad essere lanciati. Di qui la decisione di attaccare preventivamente.



Iran, 9 morti nell'attacco di Israele in Siria. Khamenei contro Trump: "Non puoi fare un accidente!". Proteste a Teheran
9 maggio 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... sa/4343411

Nove persone hanno perso la vita nell’attacco lanciato nella notte da Israele in Siria. Lo riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui i missili dello Stato ebraico diretti nella campagna di Kisweh, a sud di Damasco, non hanno colpito solo depositi e piattaforme missilistiche. L’ipotesi è che i morti siano guardie iraniane rivoluzionarie o miliziani fedeli a Teheran. L’intervento militare – parzialmente confermato dal ministro dei Trasporti e dell’Intelligence di Tel Aviv Yisrael Katz, che in un’intervista ha ribadito la necessità di condurre dei raid per prevenire l’eccessiva presenza dell’Iran sul territorio siriano – è avvenuto in seguito all’annuncio del presidente statunitense Donald Trump di uscire dall’accordo sul nucleare. Poche ore dopo, alcuni deputati del Parlamento iraniano hanno dato alle fiamme una bandiera statunitense di carta, urlando “morte all’America“. Un canto usato più volte sin dalla rivoluzione islamica del Paese nel 1979.

Duro anche l’ayatollah Ali Khamenei, la Guida suprema iraniana, che si è espresso così contro la decisione di Trump, osteggiata da Unione europea, Russia e Cina: “Non puoi fare un accidente!“. Gli fa eco il presidente del Parlamento di Teheran Ali Larijani, che ha definito quello della Casa bianca un atto di “bullismo“. “Nella situazione attuale, l’Iran non è obbligato a rispettare i suoi impegni”, ha aggiunto Larijani in un discorso in aula trasmesso in diretta televisiva. “È evidente che Trump comprende solo il linguaggio della forza”. Il presidente ha poi fatto appello ai partner internazionali per “salvare l’accordo“.

Lunedì è attesa la prima mossa dell’Ue: i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito si incontreranno con i rappresentati di Teheran per trovare una soluzione e “ragionare insieme sulla situazione”, ha dichiarato il capo del dicastero francese Jean-Yves Le Drian. “Questo accordo non è morto. Si tratta di una rottura rispetto a un impegno internazionale e la Francia lamenta profondamente questa decisione”, ha aggiunto Le Drian a Rtl. “L’Iran rispetta i suoi impegni, come attesta l’Aiea, e proprio perché si tratta di un accordo che permette la sicurezza nella regione noi vogliamo restare a farne parte ed auspichiamo che l’Iran rimanga”. La Francia, dunque, mette in dubbio le prove “definitive” che dimostrerebbero la violazione degli accordi sull’arricchimento dell’uranio da parte di Teheran. Prove di cui – ad oggi – sarebbero in possesso gli Stati Uniti e Israele.

Anche la Russia continua ad aderire all’accordo sul nucleare dell’Iran da cui gli Stati Uniti escono, ha affermato il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, citato dall’agenzia di stampa Interfax. La Cina a sua volta ha espresso “rammarico” per la decisione degli Usa di uscire dall’accordo che è “globale”, negoziato su basi multilaterali e approvato con la delibera 2231 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “Tutte le parti dovrebbero seriamente attuare e mantenere l’integrità e la serietà di questo accordo”, ha commentato in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang. Sul caso è intervenuto anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che in un’intervista a Radio anch’io ha affermato che “Trump ha commesso un errore. Questa scelta non aiuta il processo di pace in Medio oriente e punta all’isolamento degli Usa”.



Nia Guaita
08/05/2018

https://www.facebook.com/niaguaitaoffic ... 3776170507

USA-IRAN e il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA). Trump ha da tempo definito l'accordo nucleare in base al quale l'Iran aveva accettato i limiti al suo programma di arricchimento dell'uranio in cambio di sgravi delle sanzioni, come il "peggiore accordo mai negoziato". Ed ora, pare proprio che gli Stati Uniti si tolgano dal patto. Massoumeh Torfeh, esperto dell'Iran presso la London School of Economics, citando la continua conformità del Paese alle ispezioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, aveva già dichiarato: “L'Iran ha tratto ben pochi vantaggi dall’JCPOA; il commercio internazionale e gli investimenti con l'Iran sono stati limitati dai limiti bancari sotto lo spettro delle continue sanzioni degli Stati Uniti.
Per quanto riguarda i missili balistici, l'Iran non accetterà di frenare il suo programma, tra le continue minacce israeliane e il fatto che Israele ha il più grande stock di questi missili". Ali Vaez, direttore del Progetto Iran con l'International Crisis Group, riferendosi al ritiro degli USA dall’JCPOA, ha dichiarato a Middle East Eye: “Se ciò dovesse accadere, le conseguenze globali potrebbero essere disastrose. La reazione dell'Iran potrebbe non essere limitata al nucleare. Potrebbe decidere di vendicarsi dove ha una posizione forte ... prendendo di mira le forze statunitensi nella regione che sono co-localizzate con le milizie sciite sostenute dall'Iran in Iraq e in Siria. O potrebbe decidere di spingere alcuni dei suoi alleati, come gli Houthi, a colpire gli alleati degli Stati Uniti nella regione. [Questo] potrebbe portare a un ciclo di escalation che potrebbe facilmente sfuggire al controllo". Nel frattempo, Israele ha rinnovato i suoi sforzi per affondare l'accordo, con il Primo ministro Benjamin Netanyahu che ha accusato l'Iran di "mentire palesemente" al mondo sulle sue ambizioni nucleari, senza però fornire alcuna prova che l'Iran abbia violato i suoi impegni da quando l'accordo è stato sottoscritto nel 2015. Riccardo Alcaro, coordinatore presso l'Istituto per gli affari internazionali a Roma, ha dichiarato a Middle East Eye: “L'obiettivo di Netanyahu è quello di fornire a Trump una giustificazione per lasciare l’JCPOA e costringere l'Europa a reimporre le sanzioni”. Mohammad Marandi, docente dell'Università di Teheran ha dichiarato: “Per quanto riguarda le capacità di difesa missilistica dell'Iran, quando gli Stati Uniti e i loro alleati si comportano come regimi disonesti mandando estremisti in Siria per creare una guerra civile, bombardare la Libia e distruggere il paese, aiutare i sauditi a strangolare il popolo dello Yemen, invadere l'Iraq e bombardare la Siria illegalmente e invadere anche l'Afghanistan, allora solo un pazzo sarebbe disposto a rinunciare alle sue capacità di difesa”. A mio avviso, una scelta del genere da parte di Trump, avrà come esito una nuova corsa agli armamenti in tutto il Medio Oriente ed un'escalation pericolosa delle tensioni a livello globale.


Militari israeliani accusano l'Iran: "Missili dalla Siria contro postazioni sul Golan"
Portavoce denuncia: "Lanciati 20 razzi, alcuni intercettati". Nessuna vittima. E scatta la reazione: attacchi a basi e depositi siriani, distrutto un radar. Segnalate esplosioni nei pressi di Damasco
10 maggio 2018

http://www.repubblica.it/esteri/2018/05 ... -195973444

Tensione alle stelle in Medio Oriente. Israele ha denunciato un attacco missilistico contro le proprie postazioni sulle alture del Golan. Secondo un portavoce militare, circa 20 razzi sarebbero stati lanciati dalla forza Al Quds iraniana. Alcuni sarebbero stati intercettati dal sistema di difesa antimissili israeliano denominato 'Iron Dome'. "L'attacco iraniano contro Israele è molto grave", ha commentato il portavoce, annunciando una reazione da parte delle forze israeliane.
E poche ore dopo è partita in effetti l'offensiva missilistica. Secondo l'agenzia ufficiale siriana Sana, citata da Rt, nelle stesse fasi in cui sul Golan sono suonate le sirene d'emergenza, colpi d'artiglieria sono stati sparati dal Golan verso la provincia di Quneitra, in particolare sulla città di Baath. "Decine di razzi sono stati intercettati nei cieli siriani", afferma Sana. Tra gli obiettivi, basi militari e depositi di armi. Secondo quanto dichiarato dalle autorità siriane i missili israeliani avrebbe centrato e distrutto un radar. Esplosioni sono state poi segnalate nei pressi di Damasco, con la capitale illuminata dalle luci della contraerea.
L'escalation era già partita nelle ore precedenti, tanto che le autorità israeliane hanno invitato la popolazione al confine con la Siria a mettersi al sicuro nei rifugi. Martedì i caccia israeliani avevano bombardato una base del regime siriano a sud di Damasco in cui sono presenti anche forze iraniane.


Israele, venti di guerra Rifugi antiaerei riaperti
Fiamma Nirenstein - Mer, 09/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 24077.html

Più diretto e duro di così non avrebbe potuto essere, senza giri di parole ha cancellato l'accordo con l'Iran, con il ritorno totale delle sanzioni, la definizione di quel Paese come di un centro di terrore imperialista, in cui persiste il disegno atomico, la forza distruttiva in Medio Oriente e nel mondo.

Netanyahu ha invitato l'Iran a restare tranquillo, dato che seguitano a arrivare notizie di un'intensa preparazione di missili al Nord in Siria nelle basi iraniane. Ieri sera ha fatto aprire tutti i rifugi antimissile sul Golan. Vista da Israele, la decisione di Trump è la conclusione di una battaglia infinita che Netanyahu si è sobbarcato, in cui è stato vituperato e trattato da guerrafondaio.

Vista dal Medioriente intero è una rivoluzione, una svolta che induce tutti a prepararsi alla difesa o all'attacco o al ripensamento. È un gesto di rottura che ristabilisce una leadership americana e affossa una vacca sacra del liberalismo obamiano. Anche l'Europa ne uscirà trasformata, costretta a risparmiare qualche sorriso coi dittatori.

Gli Stati Uniti l'hanno sancito dando ragione a Netanyahu: l'Iran è un Paese pericoloso. E anche Trump è stato coerente con la sua definizione del «peggiore accordo mai concluso». Germania, Inghilterra, Francia, coi dovuti distinguo, erano arrivati alla conclusione che «si deve essere più duri con l'Iran»: non è poco, gli sviluppi non potranno non tenere conto del giudizio Usa.

L'annuncio di Trump ha molte letture: l'Iran è in stato di choc, si sente in pericolo e quindi mostra i denti. Non si aspettava che l'accordo, che era stato una panacea, potesse venire travolto. I vantaggi erano stati moltissimi: intanto con la fine delle sanzioni l'acquisto del petrolio aveva riportato le compagnie globali a rimpinguare la banca centrale: adesso si prospetta un durissimo colpo all'economia. Poi i 5+1 avevano restaurato una sorta di fiducia internazionale in un regime feroce e autoritario, adesso le donne, i dissidenti, i disoccupati potranno invadere le piazze con una maggiore speranza di ottenere un cambio di regime.

Trump ha dichiarato loro il proprio sostegno, e questo è un fatto rivoluzionario. L'accordo aveva anche lasciato aperta la porta all'arricchimento nucleare fra sette anni, alla fine del trattato: una prospettiva testimoniata concretamente dalle carte archiviate mostrate dal governo israeliano. Dall'accordo in avanti l'Iran ha potuto migliorare la sua produzione balistica; spingersi come indispensabile alleato della Siria sostenuto dall'alto dai russi e dal basso dagli Hezbollah, così da costruirsi un confine per minacciare dal Nord Israele. Trump gli ha rovinato l'ascesa militare in Siria, Libano, Irak, Yemen e soprattutto la prospettiva di distruggere Israele. Ha distrutto la scalata del mondo sciita e la minaccia del mondo sunnita.

Questa parte del Medioriente vedrà nella messa all'angolo del suo nemico una prospettiva di maggiore equilibrio, e forse anche di un ripensamento russo del ruolo del suo alleato. Putin sa che la contestazione dell'Iran non implica necessariamente la perdita della presa sulla Siria. Oggi il suo incontro con Netanyahu a Mosca avrà molti argomenti. E il 14 il passaggio dell'ambasciata Usa a Gerusalemme. Il mondo sta cambiando.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Lunedì 14 maggio 2018 prossimo io festeggio con Israele

Messaggioda Berto » dom mag 13, 2018 7:56 am

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