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Nucleare Iran, per il Nyt Trump ha annunciato a Macron che gli Usa si ritireranno dall'accordo". L'Ue: "Va mantenuto"di VINCENZO NIGRO
2018/05/08
http://www.repubblica.it/esteri/2018/05 ... -195831106 Donald Trump avrebbe deciso di ritirare gli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action). Lo avrebbe detto lo stesso presidente Usa al presidente francese Emmanuel Macron nel corso di una conversazione telefonica. A riferirlo è il New York Times, che cita come fonte una persona a conoscenza del contenuto della telefonata tra i due presidenti. In precedenza l'Eliseo aveva riferito che Trump e Macron avevano parlato della "pace e stabilità in Medio Oriente". L'annuncio ufficiale di Trump arriverà alle ore 20 italiane (le 14 a Washington).
Ma un alto funzionario della Casa Bianca ridimensiona: "Il presidente non ha detto quelle cose". Frenano anche fonti dell'entourage di Macron, citate dall'emittente francese Bfm Tv: Trump, nel corso la telefonata con il capo dell'Eliseo, "non ha svelato le sue intenzioni riguardanti l'accordo nucleare con l'Iran".
Il presidente americano - sempre secondo il Nyt - avrebbe spiegato al leader francese che gli Stati Uniti sono pronti a reintrodurre le sanzioni che erano state 'congelate' dall'accordo sul nucleare iraniano del luglio 2015, ma anche ad imporre ulteriori misure sul fronte economico.
Un'altra fonte, aggiunge sempre il Nyt, ha spiegato come i negoziati per scongiurare l'uscita degli Usa dall'accordo siano collassati a causa dell'insistenza di Trump su un punto: quello che i severi limiti previsti dall'intesa sulla produzione di energia nucleare da parte dell'Iran rimanessero in vigore anche dopo il 2030.
SCHEDA I punti dell'accordo
Tecnicamente quella di Trump non sarebbe la "cancellazione" o l'abbandono dell'accordo, perché di fatto il presidente passerà la palla al Congresso Usa. Ma nei fatti è un rinnegare quello che da 2 anni, riferendosi ad Obama, il presidente ha sempre definito "il peggior accordo della storia".
Ogni 3 mesi (e adesso entro il 12 maggio) il presidente statunitense deve dichiarare di fronte al Congresso se l'Iran ha rispettato o meno i termini dell'accordo e se il congelamento delle sanzioni secondarie verso Teheran rimane conforme all'interesse nazionale statunitense.
Questo perché dopo la firma dell'accordo dell'Iran con i 5+1 a Vienna nel luglio 2015, l'amministrazione Usa, in base a una legge nazionale, si assunse l'obbligo giuridico di certificare al Congresso ogni 90 giorni che l'Iran sta rispettando l'accordo.
Nucleare Iran, per il Nyt Trump ha annunciato a Macron che gli Usa si ritireranno dall'accordo". L'Ue: "Va mantenuto"
Sit-in a Washington contro il "congelamento" del patto anti-nucleare dell'Iran
L'obbligo era stato introdotto dall'Iran Nuclear Agreement Review Act (Inara), una legge approvata dal Congresso per assicurare che le Camere avessero potere di controllo sull'Jcpoa. Dal suo insediamento alla Casa Bianca, Trump ha già certificato tre volte la compliance iraniana.
Uno studio dello Istituto affari internazionali (Iai) ricorda che i criteri sulla base dei quali il presidente Usa è chiamato a formulare il suo giudizio sono quattro. Tre sono di natura oggettiva: la piena implementazione dell'accordo da parte iraniana in maniera trasparente e verificabile; la non violazione dell'accordo; l'assenza di azioni che possano indicare una ripresa clandestina delle attività di arricchimento nucleare. E tutte e tre queste condizioni fino ad ora erano state rispettate: l'autorità incaricata di vigilare sul rispetto dell'accordo da parte iraniana - l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) - ha pubblicato diversi rapporti di verifica.
Trump ora potrebbe giustificare la bocciatura della certificazione riferendosi a uno di questi 3 parametri, anche se andrebbe decisamente contro la valutazione della Aiea e quindi delle Nazioni Unite. L'ultimo criterio è però "soggettivo": verificare che l'accordo rimanga conforme all'interesse nazionale degli Usa. In questo caso il presidente avrebbe margine di manovra per dichiarare che il Jcpoa non rientra più nell'interesse nazionale di Washington o che, in maniera altrettanto vaga, l'Iran ha violato "lo spirito dell'accordo" in conseguenza del suo comportamento giudicato da Washington non cooperativo su dossier quali lo sviluppo di missili balistici, i diritti umani, il sostegno ad Assad in Siria.
Tra l'altro, molti argomenti a sostengo delle tesi di Trump potrebbero essere arrivati dalla dichiarazione pubblica fatta il 30 aprile dal premier israeliano Bibi Netanyahu. Rivelando un'operazione del Mossad condotta a Teheran, Netanyahu ha sostenuto che in un archivio di documenti sottratto agli iraniani ci sono evidenze della mancanza di correttezza nel negoziare l'accordo e le prove di un piano per il nucleare militare che in verità era già stato denunciato prima della firma del Jcpoa nel 2015.
A questo punto ci si chiede se la decertificazione porterà alla fine dell'accordo. Una conseguenza non scontata, anche se di fatto a medio termine è molto probabile che sarà così. Dopo la mossa di Trump, la parola - come detto - passerà al Congresso, che avrebbe 60 giorni di tempo per decidere cosa fare. Senatori e congressisti potrebbero intraprendere quattro diverse strade:
1) Reimporre tutte o alcune delle sanzioni relative al nucleare che sono state sospese in seguito al Jcpoa. La legislazione di ripresa delle sanzioni può essere introdotta in Congresso solamente dalla leadership repubblicana e democratica, verrebbe esaminata con un processo accelerato (max 10 ore di dibattito) e la sua approvazione richiederebbe al Senato una maggioranza semplice (51 senatori). Se approvato, il ripristino delle sanzioni relative al nucleare potrebbe essere giudicato dagli iraniani una violazione del Jcpoa. A esprimersi, dopo un periodo di revisione di 35 giorni, sarebbe la Commissione congiunta creata dall'accordo.
2) Introdurre nuove sanzioni non relative al nucleare. Si tratterebbe di sanzioni che colpirebbero soggetti mirati, per fare pressione su Teheran per le attività di destabilizzazione regionale e sostegno al terrorismo. La legislazione per l'imposizione di questo tipo di sanzioni può essere introdotta da qualsiasi Congressman (dunque non solo dai leader di maggioranza e opposizione come nel caso delle sanzioni relative al nucleare) e richiederebbe al Senato una maggioranza di 60 senatori. La sua eventuale approvazione non rappresenterebbe una violazione del Jcpoa.
3) Emendare l'Inara sollevando il presidente dall'obbligo di certificazione periodica della compliance iraniana. Questa misura permetterebbe a Trump di "salvare la faccia" e rafforzerebbe il Jcpoa, dando al contempo agli alleati europei e agli altri Stati parte del Jcpoa (Russia e Cina) rassicurazioni circa la futura tenuta dell'accordo.
4) Non fare nulla: anche in questo caso, il Jcpoa rimarrebbe intatto e Trump avrebbe modo di segnalare - tramite la de - certificazione - la propria ostilità verso l'Iran, senza però che questo abbia ricadute negative sull'accordo e sulla relazione con gli alleati.
Ma intanto arriva già una reazione dell'Europa: "Per noi quell'accordo funziona". L'Ue ribadisce quindi che "l'accordo sul nucleare iraniano va mantenuto e deve essere preservato. Resta il nostro impegno per la sua piena attuazione". Così una portavoce della Commissione Ue nel giorno dell'attesa decisione Usa. "Non speculiamo su quello che dirà Trump - ha aggiunto -. In serata interverrà l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini".
Trump: 'Usa via dall'accordo con l'Iran sul nucleare' - Nord America2018/05/08
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/n ... a5a5c.html Gli Stati Uniti usciranno dall'accoro sul programma nucleare dell'Iran: lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in una conferenza stampa, il quale ha sottolineato che "il regime in Iran finanzia il terrore". Gli Usa - ha aggiunto il tycoon - sono pronti a reintrodurre le sanzioni contro l'Iran. "L'accordo - ha aggiunto - serve solo alla sopravvivenza del regime a cui permette ancora di arricchire uranio".
Gli Stati Uniti "non saranno ostaggio del ricatto nucleare dell'Iran", ha ancora detto il presidente americano, definendo l'accordo del 2015 "disastroso, imbarazzante e che non avrebbe mai dovuto essere firmato".
Tutti i Paesi che aiuteranno l'Iran sul nucleare - spiega il numero uno della Casa Bianca - saranno colpiti dalle sanzioni.
Le sanzioni Usa all'Iran rientreranno in vigore fra 90 giorni, a partire da oggi. Lo affermano fonti dell'amministrazione Trump a Fox News. Le stesse fonti spiegano come gli Stati Uniti saranno ufficialmente fuori dall'accordo sul programma nucleare di Teheran solo quando le sanzioni verranno reintrodotte.
Nucleare Iran, Trump: "Teheran ha mentito, ho le prove. Accordo disastroso. Non andava firmato". L'Ue: "Va mantenuto"Ora la palla passerà al Congresso americano e verranno riattivate le sanzioni contro Teheran. Tutti i possibili scenari
di VINCENZO NIGRO
08 maggio 2018
http://www.repubblica.it/esteri/2018/05 ... -195831106Donald Trump ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action). Lo ha detto lo stesso presidente Usa nell'atteso annuncio tv.
L'accordo sul nucleare dell'Iran è "orribile", ha detto Trump, annunciando dalla Casa Bianca la posizione degli Stati Uniti rispetto all'intesa raggiunta nel 2015. "Il cosiddetto accordo nucleare avrebbe dovuto proteggere gli Usa e i nostri alleati dalla follia della bomba nucleare iraniana, un arma che metterebbe solo a rischio la sopravvivenza del regime iraniano", ha dichiarato Trump sostenendo di avere invece "le prove definitive che quella promessa iraniana è stata una menzogna". Il presidente americano ha dunque annunciato che gli Usa usciranno dall'intesa perché è stata violata. "Per me è chiaro - ha rimarcato - che non possiamo impedire all'Iran di avere la bomba nucleare sulla base della struttura decadente, marcia di questo accordo". Un'intesa, ha aggiunto, "disastrosa, imbarazzante e che non avrebbe mai dovuto essere firmata".
"Avevo ammonito lo scorso ottobre - ha aggiunto il presidente Usa - sul fatto che o si rinegoziava l'accordo o gli Stati Uniti si sarebbero ritirati. L'ho ripetuto a gennaio e sono partiti estesi negoziati che non hanno portato a una conclusione positiva. Per gli Stati Uniti, l'Iran non dovrà mai avere un'arma nucleare e per questo annuncio che usciremo da un accordo disastroso".
Trump, che ha firmato davanti alle telecamere e ai fotografi un memorandum presidenziale per reintrodurre le sanzioni contro l'Iran. "Istituiremo il livello più alto di sanzioni", ha detto il presidente Usa che ha ammonito: tutti i Paesi che aiuteranno l'Iran sul nucleare saranno colpiti dalle sanzioni. "Gli Stati Uniti non fanno più vuote minacce - ha aggiunto - Quando io faccio una promessa la mantengo".
Durante l'annuncio Trump ha anche rivelato che il segretario di Stato Usa Mike Pompeo "sta andando in Corea del Nord per preparare il mio incontro con Kim. Magari ci sarà un accordo, anche con l'aiuto della Cina, per un futuro di pace per tutti".
In precedenza voci di questo annuncio si erano diffuse dopo una telefonata fra Trump e il presidente francese Emmanuel Macron. A riferirlo per primo è stato il New York Times, che citava come fonte una persona a conoscenza del contenuto della telefonata tra i due presidenti. L'annuncio ufficiale di Trump è arrivato poco dopo le ore 20 italiane (le 14 a Washington). Successivamente anche una fonte dell'amministrazione Usa, l'agenzia Ap e altri media americani e internazionali avevano ribadito le intenzioni di Trump. Secondo la Cnn Trump ha preso la sua decisione nel fine settimana.
In precedenza l'Eliseo aveva riferito che Trump e Macron avevano parlato della "pace e stabilità in Medio Oriente". Sempre l'Eliseo ha dato notizia di una telefonata tra il presidente francese Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca Angela Merkel e la premier britannica fissata per le 19.30, quindi mezz'ora prima dell'annuncio di Donald Trump sull'accordo sul nucleare iraniano. L'Eliseo non ha fornito ulteriori dettagli, ma i tre Paesi europei firmatari dell'accordo del 2015 sembrano preparare una posizione comune dopo l'annuncio di Donald Trump.
Una fonte, aveva aggiunto il Nyt, ha spiegato come i negoziati per scongiurare l'uscita degli Usa dall'accordo siano collassati a causa dell'insistenza di Trump su un punto: quello che i severi limiti previsti dall'intesa sulla produzione di energia nucleare da parte dell'Iran rimanessero in vigore anche dopo il 2030.
SCHEDA I punti dell'accordo
Tecnicamente quella di Trump non sarebbe la "cancellazione" o l'abbandono dell'accordo, perché di fatto il presidente passerà la palla al Congresso Usa. Ma nei fatti è un rinnegare quello che da 2 anni, riferendosi ad Obama, il presidente ha sempre definito "il peggior accordo della storia".
Ogni 3 mesi (e adesso entro il 12 maggio) il presidente statunitense deve dichiarare di fronte al Congresso se l'Iran ha rispettato o meno i termini dell'accordo e se il congelamento delle sanzioni secondarie verso Teheran rimane conforme all'interesse nazionale statunitense.
Questo perché dopo la firma dell'accordo dell'Iran con i 5+1 a Vienna nel luglio 2015, l'amministrazione Usa, in base a una legge nazionale, si assunse l'obbligo giuridico di certificare al Congresso ogni 90 giorni che l'Iran sta rispettando l'accordo.
Nucleare Iran, Trump: "Teheran ha mentito, ho le prove. Accordo disastroso. Non andava firmato". L'Ue: "Va mantenuto"
Sit-in a Washington contro il "congelamento" del patto anti-nucleare dell'Iran
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L'obbligo era stato introdotto dall'Iran Nuclear Agreement Review Act (Inara), una legge approvata dal Congresso per assicurare che le Camere avessero potere di controllo sull'Jcpoa. Dal suo insediamento alla Casa Bianca, Trump ha già certificato tre volte la compliance iraniana.
Uno studio dello Istituto affari internazionali (Iai) ricorda che i criteri sulla base dei quali il presidente Usa è chiamato a formulare il suo giudizio sono quattro. Tre sono di natura oggettiva: la piena implementazione dell'accordo da parte iraniana in maniera trasparente e verificabile; la non violazione dell'accordo; l'assenza di azioni che possano indicare una ripresa clandestina delle attività di arricchimento nucleare. E tutte e tre queste condizioni fino ad ora erano state rispettate: l'autorità incaricata di vigilare sul rispetto dell'accordo da parte iraniana - l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) - ha pubblicato diversi rapporti di verifica.
Trump ora potrebbe giustificare la bocciatura della certificazione riferendosi a uno di questi 3 parametri, anche se andrebbe decisamente contro la valutazione della Aiea e quindi delle Nazioni Unite. L'ultimo criterio è però "soggettivo": verificare che l'accordo rimanga conforme all'interesse nazionale degli Usa. In questo caso il presidente avrebbe margine di manovra per dichiarare che il Jcpoa non rientra più nell'interesse nazionale di Washington o che, in maniera altrettanto vaga, l'Iran ha violato "lo spirito dell'accordo" in conseguenza del suo comportamento giudicato da Washington non cooperativo su dossier quali lo sviluppo di missili balistici, i diritti umani, il sostegno ad Assad in Siria.
Tra l'altro, molti argomenti a sostengo delle tesi di Trump potrebbero essere arrivati dalla dichiarazione pubblica fatta il 30 aprile dal premier israeliano Bibi Netanyahu. Rivelando un'operazione del Mossad condotta a Teheran, Netanyahu ha sostenuto che in un archivio di documenti sottratto agli iraniani ci sono evidenze della mancanza di correttezza nel negoziare l'accordo e le prove di un piano per il nucleare militare che in verità era già stato denunciato prima della firma del Jcpoa nel 2015.
A questo punto ci si chiede se la decertificazione porterà alla fine dell'accordo. Una conseguenza non scontata, anche se di fatto a medio termine è molto probabile che sarà così. Dopo la mossa di Trump, la parola - come detto - passerà al Congresso, che avrebbe 60 giorni di tempo per decidere cosa fare. Senatori e congressisti potrebbero intraprendere quattro diverse strade:
1) Reimporre tutte o alcune delle sanzioni relative al nucleare che sono state sospese in seguito al Jcpoa. La legislazione di ripresa delle sanzioni può essere introdotta in Congresso solamente dalla leadership repubblicana e democratica, verrebbe esaminata con un processo accelerato (max 10 ore di dibattito) e la sua approvazione richiederebbe al Senato una maggioranza semplice (51 senatori). Se approvato, il ripristino delle sanzioni relative al nucleare potrebbe essere giudicato dagli iraniani una violazione del Jcpoa. A esprimersi, dopo un periodo di revisione di 35 giorni, sarebbe la Commissione congiunta creata dall'accordo.
2) Introdurre nuove sanzioni non relative al nucleare. Si tratterebbe di sanzioni che colpirebbero soggetti mirati, per fare pressione su Teheran per le attività di destabilizzazione regionale e sostegno al terrorismo. La legislazione per l'imposizione di questo tipo di sanzioni può essere introdotta da qualsiasi Congressman (dunque non solo dai leader di maggioranza e opposizione come nel caso delle sanzioni relative al nucleare) e richiederebbe al Senato una maggioranza di 60 senatori. La sua eventuale approvazione non rappresenterebbe una violazione del Jcpoa.
3) Emendare l'Inara sollevando il presidente dall'obbligo di certificazione periodica della compliance iraniana. Questa misura permetterebbe a Trump di "salvare la faccia" e rafforzerebbe il Jcpoa, dando al contempo agli alleati europei e agli altri Stati parte del Jcpoa (Russia e Cina) rassicurazioni circa la futura tenuta dell'accordo.
4) Non fare nulla: anche in questo caso, il Jcpoa rimarrebbe intatto e Trump avrebbe modo di segnalare - tramite la de - certificazione - la propria ostilità verso l'Iran, senza però che questo abbia ricadute negative sull'accordo e sulla relazione con gli alleati.
LE REAZIONI
Teheran è pronta al più pericoloso scenario, gli "Usa non hanno piani e strategie per la guerra ma l'Iran sa come garantire i propri interessi nel cuore della regione". È il monito del capo dei Pasdaran, generale Hossein Salami, agli Stati UnitI. "Se Trump farà lo sbaglio di uscire dall'intesa, sicuramente dovrà accettare i diritti del popolo iraniano più tardi, in condizioni peggiori", ha detto invece il ministro degli Esteri Javad Zarif.
"L'accordo nucleare appartiene all'intera comunità internazionale e l'Ue è determinata a preservarlo, al popolo iraniano dico: fate in modo che nessuno lo smantelli, è uno dei più grandi obiettivi mai raggiunti dalla comunità internazionale", ha detto l'alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, intervenendo sulla decisione del presidente Usa.
A Mosca "non credono che l'accordo" sul nucleare iraniano "cesserà di esistere immediatamente": lo ha detto il rappresentante della Russia presso l'Aiea Mikhail Ulianov in un'intervista all'agenzia di stampa iraniana Irna, ripresa da Interfax. "Avremo un po' di tempo per gli sforzi diplomatici - ha aggiunto Ulianov - e la Russia farà tutto il possibile per minimizzare le conseguenze negative della decisione americana". Secondo Ulianov, uscendo dall'accordo sul nucleare iraniano, gli Usa arrecherebbero "un danno reale al regime internazionale della non proliferazione delle armi nucleari, e non per mesi ma per anni".
Iran, Trump rinuncia all’accordo sul nucleare: “Regime finanzia il terrore”E Israele allerta i riservisti
Le sanzioni saranno reintrodotte tra 90 giorni. Cresce la tensione tra Iran e Israele. Il presidente Rouhani: «Teheran non abbandona il trattato». Netanyahu: «Se Teheran attacca sentirà la nostra forza»
di Giuseppe Sarcina, corrispondente a Washington
08 maggio 2018
https://www.facebook.com/FoxNews/videos ... 3446576336 http://www.corriere.it/esteri/18_maggio ... 6efb.shtmlII governo iraniano «ha mentito». Teheran continua «la ricerca di armi atomiche» e, anzi, «la sua minaccia militare è cresciuta del 40%». L’accordo firmato nel 2015 «dalla precedente amministrazione non ha mai portato alla pace e mai vi porterà». Per tutti questi motivi, Donald Trump ha annunciato la decisione attesa da tutti: «Gli Stati Uniti si ritirano dall’intesa sul nucleare», sottoscritta da Russia, Cina e i tre alleati europei, Francia, Germania, Regno Unito.
Lo strappo sarà accompagnato dal ripristino delle sanzioni economiche, cancellate da Barack Obama. «Saranno le più pesanti possibili», ha detto il presidente alla fine di un intervento durato solo dieci minuti. Lo schema è trasparente: gli Stati Uniti vogliono mandare un segnale di forza al Paese degli ayatollah; ma sono disponibili a riprendere il negoziato su basi più ampie. Trump ha ripetuto le accuse formulate più volte: l’Iran appoggia «le organizzazioni terroristiche, dagli Hezbollah ai Talebani» e mette a rischio «la pace nel Medio Oriente». Anche questo deve entrare in una trattativa, insieme al dossier sugli armamenti, a cominciare dai missili balistici.
Due anni per trovare un’intesa
Il presidente americano ha evocato spesso la Corea del Nord. Quella è la strada. Linea dura, sanzioni, disponibilità a discutere, azzerando il passato. Trump, per altro, ha rivelato che il segretario di Stato, Mike Pompeo «in queste ore è Pyongyang e abbiamo già definito luogo e data per l’incontro con Kim Jong-un».
A breve, invece, il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, definirà nel concreto le sanzioni contro l’Iran, che verranno adottate nel giro di 90-180 giorni. Le linee guida sono davvero inquietanti: non solo verranno colpiti i settori locali dell’energia, del petrolio e dei servizi finanziari, ma anche i Paesi in affari con Teheran. Le aziende straniere avranno «un periodo di tempo transitorio» per chiudere i contratti in essere, poi se non se ne andranno, dovranno fronteggiare «le dure conseguenze» imposte dagli americani.
Il mondo è in allarme. Il presidente Hassan Rouhani ha dichiarato davanti alle telecamere: «L’Iran non abbandonerà l’accordo nucleare e non cederà all’atto di guerra psicologica deciso da Trump. Siamo pronti a discutere con Ue, Russia e Cina per avere le garanzie necessarie». È una risposta indiretta all’appello di Federica Mogherini, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza: «Mi rivolgo ai leader e ai cittadini iraniani. Restate fedeli ai vostri impegni e noi resteremo fedeli ai nostri».
Dall’Europa arriva anche una dichiarazione congiunta sottoscritta da Emmanuel Macron, Angela Merkel e Theresa May: noi sosteniamo l’intesa ed «esprimiamo rammarico e preoccupazione» per la mossa americana. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni condivide, su Twitter, la posizione dei leader di Francia, Germania e Regno Unito: «L’accordo con l’Iran va mantenuto. Contribuisce alla sicurezza nella regione e frena la proliferazione nucleare. L’Italia è con gli alleati europei per confermare gli impegni presi».
Con Trump si schierano l’Arabia Saudita e il premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Decisione buona e coraggiosa. Se l’Iran attacca, assaggerà la nostra forza». E in serata Israele è tornata a colpire in Siria con dei raid a sud di Damasco.