Io sto con Israele e i suoi ebrei

Re: Io sto con Israele e i suoi ebrei

Messaggioda Berto » dom nov 25, 2018 10:20 am

La Lega e il Movimento 5 Stelle spaccati sulla questione palestinese
Roberto Vivaldelli
23 novembre 2018

http://www.occhidellaguerra.it/quei-rap ... iVdGRdRT0I

Quale sarà la politica del governo “giallo-verde” nei confronti della questione palestinese? “Il principio dei due Stati è il principio guida per la soluzione del conflitto israelo-palestinese” ha affermato lo scorso luglio Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La sponda strategica che il governo del cambiamento cerca negli Stati Uniti e nel presidente Donald Trump potrebbe far presupporre che l’esecutivo sposi ciecamente la visione “trumpista” del Medio Oriente, che vede nell’Arabia Saudita e soprattutto in Israele due alleati irrinunciabili. È davvero così? Al momento la strategia non è chiarissima e pare che la nostra diplomazia su questa partita prediliga la prudenza e la continuità rispetto alla volubilità dell’alleato americano.

Cinque Stelle e Hamas?

Se tra i due alleati di governo la Lega appare la forza politica decisamente più legata agli interessi di Israele, alcune frange del Movimento Cinque Stelle sembrano altresì prediligere il dialogo con i palestinesi e in particolare con Hamas e le associazioni dei Palestinesi in Italia. Come riporta La Stampa, infatti, sulla pagina Facebook di Mohammad Hannoun, architetto giordano di origine palestinese residente da tempo nel nostro Paese e fondatore dell’ Abspp di Genova (Associazione Benefica di Solidarietà con il popolo palestinese), è comparsa una fotografia dello stesso Hannoun in Parlamento in compagnia del deputato di Liberi e Uguali Stefano Fassina e del 5Stelle Luca Frusone, attualmente in forze alla Commissione Difesa. Hannoun, considerato vicino ad Hamas, è presidente dell’Api – Associazione dei Palestinesi in Italia.

Le attività filo-palestinesi dei cinque stelle

“Ci siamo incontrati per caso, Hannoun stava parlando con Fassina e sedeva sul divanetto accanto a quello dove io conversavo con un giornalista, ho riconosciuto il suo assistente Sulaiman Hajiazi e ci siamo fatti una foto che non sapevo neppure sarebbe stata poi pubblicata” ha spiegato Luca Frusone a La Stampa, sottolineando che si trattava di un incontro casuale e null’altro, rimarcando che “non ci sono rapporti con l’ Abspp” e non e “c’ è vicinanza” con quest’ultima. Al netto delle smentite, però, rimane il fatto che Manlio Di Stefano, oggi alla Farnesina nel ruolo di Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, è stato relatore al XVIII Festival della Solidarietà con il Popolo Palestinese – invitato proprio da Hannoun.

Nel 2017, Di Stefano aveva inoltre definito un “abominio” la legge israeliana che legalizzava le colone in Cisgiordania: “Il messaggio che Israele rivolge al mondo è che continuerà con le sue politiche di occupazione, di insediamento e guerra” osservò. Nel 2013, Alessandro Di Battista si era speso in aula in memoria di Vittorio Arrigoni, l’attivista filo-palestinese rapito e ucciso dai terroristi il 15 aprile 2011 nella Striscia di Gaza.

La Lega e Israele

Sull’argomento, le visioni in casa Lega sono diametralmente opposte a quelle dei cinque stelle. Intervistato da Formiche.net lo scorso maggio, Guglielmo Picchi, deputato della Lega, consigliere di Matteo Salvini per la politica estera nonché animatore del Centro Studi Machiavelli, si era espresso chiaramente nella contesta fra Iran e Israele a favore di quest’ultimo: “Israele va difesa perché è il baluardo dell’Occidente in un mondo dove la democrazia, la libertà religiosa e i diritti umani sono sempre meno presenti. Non c’è teocrazia né interessi economici che ci possano far rinnegare i nostri valori. Troveremo il modo per rimanere vicini alla comunità internazionale e per non far soffrire le nostre aziende in Iran”.

La vicinanza del partito di Matteo Salvini a Tel-Aviv è riscontrabile anche nelle parole espresse dal leader in un’intervista dello scorso luglio rilasciata al Washington Post. Di Donald Trump, ha affermato il ministro dell’Interno, “apprezzo il fatto che abbia seguito ciò che ha promesso agli elettori, come ha fatto con il riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele. Una decisione su cui sono pienamente d’accordo”. Dichiarazioni che fecero infuriare proprio Di Stefano: “La sede della ambasciate italiane nel mondo è competenza della Farnesina – scrisse – e questa, oggi, è una buona notizia per chi crede nel processo di pace in Medio Oriente, nel diritto internazionale e nelle risoluzioni Onu. Gerusalemme è capitale dei due Stati, nessun dubbio a riguardo”.

Da non dimenticare poi che la Lega ha da poco aderito a The Movement, il movimento populista “anti-Soros” fondato da Steve Bannon e che vede fra i suoi fondatori anche Mischaël Modrikamen, leader del Partito popolare belga e grande sostenitore di Israele. Almeno per ciò che riguarda Israele e Palestina, insomma, la convivenza fra Movimento Cinque Stelle e Lega appare decisamente complicata e contraddittoria. Contratto di governo o meno.
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Re: Io sto con Israele e i suoi ebrei

Messaggioda Berto » gio mag 09, 2019 9:35 pm

“L’Iran è un pericolo per il mondo Chi vuole annientare Israele non può avere a che fare con me”
9 maggio 2019
Eduardo Palumbo

http://www.italiaisraeletoday.it/liran- ... sxYtGYseLQ

“L’Iran è un pericolo per il mondo intero…” Il ministro degli interni Matteo Salvini alla trasmissione de LA7 Otto e mezzo di Lilli Gruber prende una netta ed inequivocabile posizione sul Medio Oriente. “Chi dice di avere come obiettivo l’annientamento di Israele non potrà mai avere nulla a che fare con me e con un governo del quale faccio parte….”

L’intervento di Salvini provocato da una domanda sulla politica dei dazi del presidente degli Stati Uniti Trump. Lei è d’accordo con Trump ha chiesto la conduttrice? “Certo che sono d’accordo. Anche se l’Italia deve perdere dei soldi, io non accetterò mai la politica dell’Iran. Proprio Oggi ho avuto un colloquio telefonico con Netanyahu, abbiamo parlato di gasdotto e di tante altre cose. E tornando a Trump, certo che sono d’accordo con lui. La pensiamo allo stesso modo. La difesa dei confini “Prima gli italiani” è come “Prima gli americani”,
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Re: Io sto con Israele e i suoi ebrei

Messaggioda Berto » gio ago 29, 2019 6:42 am

La verità rubata
13 luglio 2019
Niram Ferretti

http://www.italiaisraeletoday.it/la-ver ... A24J2NMYrU

La guerra di Israele contro i suoi nemici arabi non è mai stata vinta completamente. Le guerre vinte sul campo sono indubbiamente prove inequivocabili della sua superiorità militare e tecnologica, così come ne è prova la straordinaria efficienza con cui la sicurezza dello stato ha, dalla terribile Seconda Intifada in poi, sempre più circoscritto il numero degli attentati. Ma, se tutto ciò è vero, è altrettanto vero che sul piano della propaganda, della narrativa consolidata ed egemone, Israele la guerra non l’ha affatto vinta. La narrativa propalestinista, secondo la quale Israele sarebbe uno stato usurpante terre arabe e i palestinesi un popolo autoctono costretto all’esilio (vedi alla voce rifugiati) o vittima di massacri, angherie e soprusi, ha fatto grande breccia in buona parte dell’opinione pubblica mondiale.

Questa narrativa fraudolenta finora non è stata efficacemente combattuta. Alla strategia di comunicazione razionale israeliana, basata puntualmente su fatti, statistiche, dati oggettivi, la strategia araba ha opposto una fiction basata interamente sulla emotività, un epos straziante costruito sul binomio oppositivo archetipico carnefici/vittime.

Si tratta di un canovaccio vincente perché fondato sulla primarietà delle emozioni, sull’istinto, sulla visceralità. Di fronte a questo magma pulsionale, l’ordine luminoso che promana dal logos viene travolto. Hamas questo lo ha capito molto bene, come, prima di esso, lo aveva capito l’OLP.

epa06886473 Palestinians carry a wounded protester during the clashes between Israeli troops and Palestinians protesters after Friday protest near the border in the east Gaza City on, 13 July 2018. Fifteen years old Othman Helles was killed and 165 others were injured during the clashes near the border in the east Gaza Strip. Protesters plan to call for the rights of Palestinian refugees across the Middle East to return to their homes that they fled in the war surrounding the 1948 creation of Israel. EPA/HAITHAM IMAD

Ogni guerra che Israele è costretto a fare per difendersi dalle aggressioni dei suoi nemici diventa occasione ghiotta per mostrare al mondo i morti, soprattutto le donne e i bambini, e così lucrare sull’indignazione attizzando l’odio nei suoi confronti e, inevitabilmente, nei confronti degli ebrei, sui quali a cascata tornano a essere rovesciate tutte le accuse infamanti del passato.

Dunque? Dunque si tratta di essere lucidamente consapevoli di questa amara realtà e al contempo di vedere che, malgrado tutto questo, Israele ha un grosso e irrefutabile vantaggio sui suoi avversari. Israele funziona, è prospero, felice.

Nonostante sia sempre minacciato, ha una economia fiorente, una tecnologia tra le prime al mondo, una qualità di vita alta, offre un modello di pluralismo democratico unico in tutto il Medioriente.

E questo è dovuto al fatto che ha saputo scommettere incessantemente sulla vita e sul futuro. Basta passeggiare per Tel Aviv, cuore pulsante della sua economia, per rendersene conto. I cantieri sono perennemente aperti, i grattacieli continuano a sorgere, la gioventù israeliana, tra le più belle e sane al mondo, è nei caffè, nei pub, nei ristoranti, all’aperto, fino a tardi.

Dall’altra parte invece c’è un mondo rinchiuso nel perimetro angusto di tribalismi e autocrazie, dove il futuro è solo inteso come una perenne lotta per il potere e il controllo su una popolazione cresciuta nel risentimento e nella menzogna, un mondo che ha già perso il treno per l’avvenire da più di un secolo perché non ha mai voluto cogliere davvero la grande opportunità di potere crescere autonomo insieme a uno stato moderno e creativo al massimo.
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Re: Io sto con Israele e i suoi ebrei

Messaggioda Berto » gio ago 29, 2019 6:42 am

Sventato grande attacco iraniano con droni esplosivi contro Israele
Sarah G. Agosto 25, 2019·

https://www.rightsreporter.org/sventato ... kEoHfNCZ1I

Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno sventato un grande attacco iraniano contro Israele che sarebbe dovuto partire dal suolo siriano.

Lo ha reso noto ieri sera il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che è anche Ministro della Difesa.

L’attacco iraniano contro Israele era stato organizzato dalla Forza Quds dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC oppure Pasdaran) e doveva avvenire per mezzo dell’uso di droni riempiti di esplosivo i quali si dovevano schiantare contro obiettivi in Israele.

Grazie al prezioso lavoro della intelligence israeliana, il comando dell’IDF è riuscito a conoscere in tempo i piani iraniani e con un attacco chirurgico su una base iraniana nei pressi di Damasco è riuscito a distruggere i droni che dovevano colpire Israele.

Secondo il portavoce delle IDF, il colonnello Jonathan Conricus, il piano iraniano ordito dalla Forza Quds era pronto per essere messo in pratica ed era imminente.

L’Intelligence monitorava da mesi le attività iraniane in Siria dopo che alcune fonti avevano riferito del piano iraniano.

Ieri sera il Premier Netanyahu ha riunito d’urgenza i vertici delle IDF presso il Ministero della Difesa a Tel Aviv per discutere delle contromisure da prendere contro questo tipo di attacchi che possono essere devastanti.

«Questo era un piano significativo e di altissimo livello» ha detto il portavoce delle IDF «organizzato nei minimi dettagli da diversi mesi e poteva essere davvero devastante».

Le forze di difesa israeliane hanno deciso di innalzare ulteriormente il livello di guardia in tutto il fronte nord.

Alcune batterie di Iron Dome nonché di missili Patriot sono state “riposizionate”. Il comando IDF non esclude infatti che il rischio sia ancora reale nonostante la distruzione dei droni iraniani che dovevano attaccare Israele.




Raid in Iraq, Libano e Siria: Israele riaccende la sfida all'Iran
Paolo Mauri
27 agosto 2019

https://it.insideover.com/guerra/raid-i ... 8300CQcKAk

Negli ultimi giorni c’è stata una recrudescenza dei raid israeliani che hanno avuto come bersaglio le posizioni delle milizie sciite filoiraniane in Iraq, Siria e Libano, ma l’ultimo attacco avvenuto a Beirut nel corso del fine settimana ha causato la dura reazione di Hezbollah che potrebbe ora passare alla controffensiva e innescare una spirale di violenza che, data la situazione nel Medio Oriente, potrebbe facilmente degenerare.

La notte di sabato un attacco preventivo delle Idf ha sventato quello che sembrava essere un tentativo della Forza Quds iraniana in Siria di attaccare con droni il nord di Israele. Poche ore dopo a Beirut, un secondo attacco attribuibile a Tel Aviv, ma non rivendicato, ha messo nel mirino la roccaforte di Hezbollah con l’utilizzo di due droni, di cui uno sarebbe stato abbattuto.

L’incontro al vertice delle forze sciite a Beirut

Lentamente stanno emergendo dettagli sul tentato attacco di Beirut, sebbene tutti provenienti da fonti libanesi: un primo drone da ricognizione è precipitato poco prima dell’alba del 25 agosto abbattuto, secondo quanto riferisce lo stesso leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, dal lancio di pietre di alcuni giovani residenti nella zona meridionale della città, mentre un altro è esploso sempre nella stessa zona. “Poco dopo – ha aggiunto Nasrallah – è giunto il secondo velivolo, era armato e mirava agli edifici. Era una missione suicida”. Uno dei due droni sarebbe precipitato a poche decine di metri da uno dei centri media del Partito di Dio libanese.

Resta ora da capire il perché di un simile attacco portato da Israele direttamente su obiettivi di Hezbollah a Beirut, e alcune indiscrezioni provenienti da una fonte della sicurezza libanese all’emittente Orient News, legata all’opposizione siriana, potrebbero fornirci la spiegazione. Quella notte si sarebbe tenuto un “incontro segreto” in città alla presenza dei vertici di Hezbollah, del comandante in capo dei Pasdaran, Hossein Salami, e del capo della Forza Quds, Qassem Soleimani. La stessa fonte ha spiegato, come riporta Agenzia Nova, che la delegazione iraniana ha avuto una serie di precedenti incontri in Iraq con i leader dei Mujaheddin del Popolo e a Damasco con il presidente siriano al-Assad.

L’attacco coi droni, non ancora ammesso da Israele, potrebbe quindi avere avuto come bersaglio la “testa del serpente” delle forze sciite filoiraniane presenti in Libano, Iraq e Siria riunite a Beirut nello stesso luogo e nello stesso momento: un’occasione troppo ghiotta per non tentare un “attacco suicida”, come lo ha definito Nasrallah, di decapitazione.

La fine di una “tregua”

Quello che conta, come sempre accade, non è chi abbia realmente fatto cosa, ma quello che il proprio avversario pensa sia avvenuto: che fosse realmente un attacco suicida per cercare di eliminare il vertice delle forze sciite o meno, poco importa; è invece importante la reazione di Hezbollah che ha avuto toni molto duri per bocca dello stesso Nasrallah.

Il leader sciita ha promesso infatti che i combattenti del Partito di Dio sono pronti ad abbattere qualsiasi drone israeliano sui cieli libanesi. Rivolgendosi poi al premier israeliano Benjamin Netanyahu, Nasrallah ha dichiarato: “tu e il tuo esercito sapete che non stiamo scherzando”.

Anche dopo un successivo attacco israeliano, che, nella giornata di domenica, ha colpito un convoglio sul confine tra Iraq e Siria causando 9 vittime tra le milizie sciite, Nasrallah non ha usato toni conciliatori: ha accusato Israele di violare “le regole del gioco” e ha minacciato una dura ed immediata risposta presumibilmente avente origine in Libano aggiungendo “dico ai soldati israeliani al confine di temere la nostra risposta a cominciare da stanotte”.

La Difesa israeliana non ha affatto sottovalutato le minacce di Hezbollah ed ha immediatamente aumentato lo stato d’allerta del sistema Iron Dome nel nord del Paese e dei posti di frontiera con il Libano e la Siria.

Ci sono stati dei precedenti infatti: nel 2015 un missile anticarro uccise due militari israeliani ad Har Dov, lungo il confine libanese, in risposta ad un attacco di Israele che eliminò Jihad Mughniyeh, un ufficiale di Hezbollah e un generale iraniano nel Golan siriano.

Mappa di Alberto Bellotto

Israele ha infatti oltrepassato, con questo ultimo raid effettuato coi droni, una “linea rossa” che sino ad oggi aveva garantito una certa stabilità tra Hezbollah e Israele: fintanto che Israele ha lasciato il Libano fuori dalle sue operazioni aeree il Partito di Dio non ha mai reagito agli attacchi di Tel Aviv in Siria che hanno avuto come bersaglio le milizie sciite.

Sembrerebbe quindi essersi rotta una tregua di lunga durata che aveva permesso a Netanyahu di concentrarsi sulla striscia di Gaza e sulla Siria avendo sostanzialmente messo in sicurezza il confine con il Libano.
Washington per ora tace

La reazione di Washington a questa ultima serie di attacchi israeliani per ora non c’è stata, ma possiamo ipotizzare che la Casa Bianca non sia affatto contenta dell’esacerbarsi ed allargarsi del conflitto che sta avendo luogo in Medio Oriente tra Iran ed Israele.

Sebbene abbia più volte dimostrato di mantenere una linea dura con Teheran, gli Stati Uniti non sembrano volere uno scontro aperto che implicherebbe necessariamente il ricorso ad un’operazione militare – Trump già una volta sembrerebbe aver fermato un attacco aereo – preferendo piuttosto mostrare i muscoli per cercare di portare l’Iran ad un nuovo tavolo di trattative.

Dal punto di vista dell’attività delle milizie sciite, pur condannando fermamente Hezbollah – che per Washington è ancora un’organizzazione terrorista – e facendo in modo di isolarla diplomaticamente in ambito internazionale, la Casa Bianca mantiene sempre un canale diretto aperto con Nasrallah che recentemente ha ammesso che l’amministrazione americana “sta cercando di aprire canali di comunicazione con Hezbollah in Libano attraverso mediatori”.

La riapertura a tutto campo delle ostilità tra Israele ed Hezbollah potrebbe pertanto minare i piani degli Usa per una pax americana in Medio Oriente: già in occasione dei raid in Iraq la Casa Bianca ha duramente redarguito Tel Aviv intimandole di cessare ogni operazione militare nei cieli iracheni per evitare il rischio di vedersi estromessa dall’Iraq e di perdere un alleato prezioso – e le sue basi comunque preziose per il controllo dell’area del Golfo – nella crisi con l’Iran.

Nelle prossime ore sarà interessante guardare a cosa farà Washington: se proseguirà nel silenzio è ipotizzabile che la linea dura di Netanyahu venga premiata dall’amministrazione Trump che ha dimostrato, proprio al G7 di Biarritz, di non concedere troppo all’Iran affrettandosi a far sapere che non ci sarebbe stato nessun incontro tra il ministro degli Esteri iraniano Zaif e la delegazione americana se pur avendo aperto alla possibilità di un incontro al vertice tra il presidente Usa e Hassan Rouhani che ponga le basi per una ridefinizione dell’accordo nucleare Jcpoa, possibilità che Israele non vede di buon occhio.
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Re: Io sto con Israele e i suoi ebrei

Messaggioda Berto » mar nov 26, 2019 10:58 am

Io sto con Israele e gli ebrei
26 novembre 2019
Maurizio Belpietro

http://www.italiaisraeletoday.it/io-sto ... n9M1EQjPM4

Nel febbraio del 1991 il giornale per cui lavoravo, l’Europeo, mi inviò in Israele, al seguito di un gruppo di ebrei italiani e di politici milanesi. Era un viaggio della vicinanza, un modo per manifestare sostegno, perché in quei mesi le città israeliane erano prese di mira dai missili di Saddam Hussein. Ricordo i crateri provocati dagli Scud iracheni nei quartieri di Tel Aviv e gli arrivi, nonostante la guerra, degli aerei carichi di ebrei russi in cerca della terra promessa. Ricordo anche le serrande abbassate nei negozi del quartiere arabo di Gerusalemme e la paura negli occhi del negoziante palestinese che, dovendo sfamare la famiglia, cercava di vendermi qualche oggetto, rischiando la vendetta dei miliziani di Hamas che imponeva con le armi il coprifuoco e l’Intifada. I morti che addebitavano agli israeliani a volte erano infatti solo commercianti, che per aver venduto qualche cosa erano accusati di collaborazionismo.

Da allora, dopo quello che ho visto e soprattutto dopo aver toccato con mano la faziosità di gran parte della stampa italiana sul conflitto arabo-israeliano, sto dalla parte di Israele, senza se e senza ma. Certo, non sono mai andato a braccetto degli Hezbollah, cioè degli esponenti di un movimento terroristico libanese, come certi ministri degli Esteri della sinistra tipo Massimo D’Alema, il quale non si fece scrupolo di dimostrare la vicinanza a un gruppo che spesso e volentieri aveva tirato missili su Israele.

Tutto ciò per dire che non sono certo sospettabile di antisemitismo, di fascismo (non ho mai nutrito nostalgia per il Ventennio) e neppure di tutti quei sentimenti che si nutrono di discriminazione.

Ho anche grande rispetto per la tragedia di Liliana Segre, che fu deportata insieme alla famiglia ad Auschwitz, vivendo sulla propria pelle e su quella dei propri cari la Shoah. Nessuno che abbia visitato – e io l’ho fatto due volte – Yad Vashem, ossia il memoriale dell’Olocausto, può non averlo.

Dunque sono lieto che Liliana Segre sia stata nominata senatore a vita, perché penso che sia un parzialissimo risarcimento per le leggi razziali del 1938. E mi fa orrore che qualcuno, sui social o altrove, la insulti o la offenda.

Ciò premesso, non posso però non dire che la commissione che si è voluto istituire in Parlamento per indagare sui fenomeni di discriminazione serve solo a strumentalizzare la storia della senatrice Segre ai fini di una lotta politica.

In Italia esiste dagli anni Cinquanta una legge che punisce chiunque provi a ricostituire il partito fascista e spesso la magistratura è chiamata a giudicare atteggiamenti o movimenti ritenuti fascisti.

Dal 1993 è in vigore la legge Mancino, dal nome dell’ex ministro dell’Interno ed ex presidente del Senato, che non solo ribadisce il divieto di costituire movimenti che si ispirino al fascismo, ma sanziona penalmente chiunque discrimini le persone in base alla razza o alla religione. E anche in questo caso il giudizio è rimesso alla magistratura. Dunque, diciamo che se c’è un nazista o un fascista in circolazione e se questo nazista o fascista minaccia la sicurezza di un ebreo (ma anche di un musulmano o di un valdese) il nostro codice può essere tranquillamente applicato.

La controversa seduta del Senato per la nascita della Commissione parlamentare sull’odio

Perciò non si capisce a che cosa serva una commissione d’inchiesta con i poteri della magistratura. La legge c’è e chi la vìola può essere condannato. Per quale ragione dunque un gruppo di persone in Parlamento dovrebbe indagare sulle discriminazioni sovrapponendosi all’azione delle Procure? Serve alla lotta politica, in particolare a qualcuno che intende usare l’arma della commissione per convocare, interrogare e semmai censurare le persone che su certi argomenti non hanno un pensiero politicamente corretto.

In parole povere, serve a dire che in Italia si rischia il ritorno del fascismo e del nazismo, che chi critica l’immigrazione dissennata discrimina le persone in base al colore della pelle o della religione, che l’Italia è un Paese sostanzialmente xenofobo, islamofobo, segregazionista e razzista.

Non importa che le indagini demoscopiche dicano il contrario e neppure che le elezioni ogni volta smentiscano questa tesi (perché i cosiddetti movimenti di estrema destra, alle elezioni prendono sempre lo «zero virgola»). Non importa neppure che si lancino allarmi che non hanno alcun fondamento, come i numeri delle minacce quotidiane contro Liliana Segre e gli ebrei italiani, passati sulle pagine di Repubblica da 200 l’anno – come sono – a 200 al giorno, con il risultato di gonfiare il fenomeno e di accreditare a mezzo stampa una falsità.

L’antisemitismo non c’è, ma bisogna continuare a evocarlo, perché altrimenti gli antifascisti in servizio permanente effettivo non saprebbero più cosa fare. E da disoccupati, senza la mission di difendere la democrazia dalle squadracce nere, si troverebbero all’improvviso a doversi cercare un lavoro e una professione. Dunque a noi tocca il fascismo latente, che non c’è, ma è addormentato e sul punto di risvegliarsi appena se ne presenterà l’occasione.

Anzi, è già sulla rampa di lancio delle strumentalizzazioni, pronto a essere utilizzato al bisogno. Perché a questo serve la commissione. Non ad aiutare gli ebrei italiani a difendere la propria storia e la propria identità e a rammentare lo sterminio. Serve a colpire qualcuno che non la pensa come il pensiero dominante. Risultato, con la commissione ci attende un fiume di melassa, anzi un fiume di retorica. Come se non ci bastasse quella del fascismo, ci tocca pure quella dell’antifascismo. Anzi, quella dell’antirazzismo.

Perché la commissione vuole arrivare lì, a impedire di parlare degli immigrati, accolti dalla sinistra come nuovi italiani, ma anche come nuovi schiavi a basso costo. Io sto con Israele e con gli ebrei, non con chi usa l’antisemitismo per impedire di parlare di immigrazione, paragonando le leggi razziali al decreto sicurezza, i barconi affondati all’Olocausto. Io sto con Israele e gli ebrei, non con chi banalizza a fini politici la Shoah.
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Re: Io sto con Israele e i suoi ebrei

Messaggioda Berto » gio dic 26, 2019 8:26 pm

In un video messaggio in inglese diffuso dal suo ufficio e rilanciato dai media locali, in occasione del Natale Benjamin Netanyahu, accompagnato dalla moglie Sara, ha fatto gli auguri “a tutti gli amici cristiani in Israele e nel mondo i nostri migliori amici”.
26 dicembre 2019

http://www.italiaisraeletoday.it/i-cris ... ClNdwf53Q4

“Abbiamo in comune – ha continuato Netanyahu – la stessa civiltà, quella giudaico-cristiana, che ha dato al mondo i valori della libertà, della libertà individuale, della santità della vita e della fede in un unico Dio”.

“Siamo orgogliosi delle nostre tradizioni, siamo orgogliosi dei nostri amici cristiani – aggiunge Netanyahu – Sappiamo di non avere amici migliori al mondo dei nostri amici cristiani, quindi grazie, grazie a tutti per essere al fianco di Israele, per essere al fianco della verità. Buon Natale!”.
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Re: Io sto con Israele e i suoi ebrei

Messaggioda Berto » gio gen 23, 2020 11:32 pm

PASSO DECISIVO?
Niram Ferretti
23 gennaio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Iniziano a esserci dei leaks sul piano di pace che Donald Trump presenterà alla Casa Bianca a Benjamin Netanyahu e a Benny Gantz (quest'ultimo sarebbe stato invitato alla Casa Bianca per sollecitazione dello stesso Netanyahu).

Israele avrà piena sovranità sui 100 e più insediamenti in Giudea e Samaria.

Piena sovranità su tutta Gerusalemme, città vecchia inclusa.

Se Israele accetterà il piano e l'Autorità Palestinese lo rigetterà, Israele potrà contare sull'appoggio americano per l'annessione unilaterale degli insediamenti.

Ai palestinesi verrà riconosciuto una Stato solo dopo la demilitarizzazione di Gaza e quando avranno riconosciuto Israele come Stato ebraico con Gerusalemme sua capitale.

Se questi leaks si confermeranno veritieri si tratta della proposta più pro Israele mai fatta dagli Stati Uniti. Ovviamente, l'Autorità Palestinese non accetterà mai. Ma il punto non è questo.

Il fatto stesso che gli USA possano proporre una soluzione come questa significa che considerano ormai del tutto irrilevante ciò che pensa o possa fare l'Autorità Palestinese che non gode più ormai di alcun appoggio, se non puramente formale, da parte del mondo arabo.

Significa altresì che finalmente gli Accordi di Oslo del 1993-1995 verranno seppelliti. Significa, altrettanto finalmente, la presa d'atto che Israele ha pieno diritto ai territori assegnatogli dal Mandato Britannico per la Palestina del 1922.

Significa mettere fine alla propaganda indefessa dell'"occupazione". Significa uno schiaffo in faccia agli estremisti di sinistra israeliani e alle ONG finanziate dall'Europa come Breaking The Silence e B'Tselem, che per anni hanno delegittimato Israele sposando la narrativa propalestinese.
Significa un passo avanti decisivo verso la realtà.
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Re: Io sto con Israele e i suoi ebrei

Messaggioda Berto » gio feb 06, 2020 10:06 am

Otto ebrei americani su dieci sono con lo Stato di Israele
5 febbraio 2020
Nick Gimbel

http://www.italiaisraeletoday.it/otto-e ... ngfTipg8TE

Secondo uno studio della Ruderman Family Foundation la stragrande maggioranza degli ebrei americani è solidale con Israele, e la maggior parte di loro ha un legame emotivo con lo stato ebraico. Inoltre, oltre il 70% degli ebrei negli Stati Uniti ritiene che le loro relazioni personali con Israele siano uguali o più forti di cinque anni fa.

Otto ebrei su dieci si sono identificati come “pro-Israele” e il 67% ha affermato di essere “attaccato” o “molto attaccato” a Israele a livello emotivo. Sebbene vi sia un grande sostegno per lo Stato di Israele, la comunità ebraica negli Stati Uniti è anche critica nei confronti delle politiche del governo israeliano in varie aree, in particolare questioni religiose e statali, nonché degli atteggiamenti nei confronti degli arabi dell’Autorità Palestinese.

“Un schiacciante 80% di ebrei americani – ha dichiarato Jay Ruderman, presidente della Ruderman Family Foundation – sente attaccamento a Israele, compresi la maggior parte degli ebrei non affiliati e più giovani. È giunto il momento di diversificare il discorso tra le parti, portando nuovi volti e nuove idee sul tavolo. Questo studio ha una valenza che supera la politica e le pratiche religiose ebraiche e d’ora in poi bisognerà tener conto di questa di realtà “.
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Re: Io sto con Israele e i suoi ebrei

Messaggioda Berto » mar feb 18, 2020 8:33 pm

Quella missione segreta a Riad che potrebbe cambiare il Medio oriente
Emanuel Pietrobon
18 febbraio 2020

https://it.insideover.com/politica/quel ... -V7IEQ8O_k

Il partenariato strategico fra Arabia Saudita e Israele in chiave anti-iraniana, e in esteso anti-turca, rappresenta ormai una realtà consolidata, nonostante i vertici politici e diplomatici dei due Paesi continuino a negarne l’esistenza e i rapporti bilaterali siano ancora ufficialmente congelati. Sullo sfondo delle crescenti indiscrezioni di un possibile incontro fra Benjamin Netanyahu e Mohammad bin Salman, puntualmente smentite, la scorsa settimana è avvenuto un evento storico: una delegazione di ebrei americani è sbarcata a Riad per discutere delle relazioni internazionali nella regione e di Teheran.


La missione

La scorsa settimana, da lunedì a giovedì, la capitale saudita è stata visitata da alcuni esponenti di primo piano della Conferenza dei presidenti, l’organizzazione-ombrello che dal 1956 riunisce i principali gruppi di pressione, entità e associazioni dell’ebraismo statunitense, fungendo da intermediario fra loro e la Casa Bianca. La notizia è stata diffusa soltanto a viaggio concluso, grazie ad una “soffiata” arrivata alla Jewish Telegraphic Agency.

Si tratta di un evento storico: era dal 1993 che esponenti del mondo ebraico non entravano in Arabia Saudita, ossia da quando il Congresso ebraico americano inviò una delegazione nel contesto dei negoziati che avrebbero portato di lì a poco agli accordi di Oslo.

Non è dato sapere il numero esatto dei componenti della missione e, quindi, neanche i rappresentanti di quali organizzazioni hanno partecipato; ma è confermato che fosse presente interamente la dirigenza, composta dal presidente Arthur Stark, dal vice-presidente Malcolm Hoenlein e dall’amministratore delegato William Daroff. I tre sono stati guidati da un’agenda molto fitta e hanno avuto incontri di alto livello con membri della famiglia reale e con il segretario generale della Lega musulmana mondiale, Mohammed al-Issa.

La quattro giorni di Riad è stata l’occasione per ribadire la vicinanza di Israele e degli Stati Uniti all’Arabia Saudita nella sua lotta contro l’Iran, ritenuto il motivo principale dell’instabilità regionale e della proliferazione del terrorismo. Preoccupazione è stata espressa anche per quanto riguarda il programma nucleare di Teheran – che potrebbe spianare la strada verso la costruzione dell’atomica – uno scenario che si vuole assolutamente impedire.


Un evento storico

Come sostiene la Jewish Telegraphic Agency, il fatto che le autorità saudite abbiano dato luce verde all’arrivo della delegazione è il segno di un profondo mutamento dei tempi. La Conferenza dei presidenti, infatti, è una delle più importanti entità al servizio di Israele a Washington e i suoi membri, strenui difensori del sionismo più spinto, sono noti per le posizioni oltranziste sulle colonie ebraiche in Cisgiordania e sulla questione palestinese, ad esempio, e per il forte supporto verso Donald Trump.

L’arrivo della Conferenza dei Presidenti a Riad è significativo anche per un’altra ragione: fino all’anno scorso il dossier Israele-Arabia Saudita era stato portato avanti in maniera esclusiva dalla lobby evangelica. L’influente lobbista israeliano-statunitense Joel Rosenberg aveva guidato due missioni diplomatiche nel Paese nel novembre 2018 e a settembre dell’anno scorso, sempre per discutere di Iran, ed era stato seguito da politici repubblicani e reverendi, ma in nessun caso da esponenti del mondo ebraico. In pratica, ciò che sta accadendo è che con l’approfondirsi del partenariato viene meno anche la necessità di fare ricorso agli intermediari, gli evangelici in questo caso.

La visita della settimana passata simboleggia lo stato di avanzamento del dialogo bilaterale fra Riad e Tel Aviv, al di là del negazionismo delle leadership dei due Paesi, e avviene sullo sfondo di altri eventi altrettanto meritevoli di attenzione che stanno rivoluzionando la società saudita, come la graduale rimozione degli insegnamenti antisemiti dai curricula scolastici negli ultimi tre anni e i crescenti tentativi di condizionare idee e pensieri dell’opinione pubblica per mezzo della letteratura, dei media, degli intellettuali e dei personaggi pubblici. La fine del disgelo e lo ristabilimento dei rapporti diplomatici ufficiali potrebbero essere alle porte.
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Re: Io sto con Israele e i suoi ebrei

Messaggioda Berto » lun mag 17, 2021 5:59 pm

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