Votar o no votar

Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » ven feb 23, 2018 9:51 am

LUIGI DI MAIO, IL NULLA A 5 STELLE
di MATTEO CORSINI

https://www.miglioverde.eu/luigi-maio-nulla-5-stelle

Su una cosa non si può dire che gli esponenti di punta del M5S non abbiano imparato in fretta dagli avversari più esperti: pronunciare frasi che non dicono assolutamente nulla di concreto. Ecco, per esempio, cosa dice il capo politico Luigi Di Maio: “Naturalmente, se si vuole conseguire una crescita più robusta dell’attuale, ma al tempo stesso sostenibile e orientata alla qualità della vita, bisogna scegliere in modo saggio i settori e le opere su cui orientare lo sforzo dello Stato. Il Movimento 5 Stelle in tal senso ha presentato delle chiare direttrici che potrebbero modificare radicalmente il paradigma di progresso, andando incontro alle sfide dell’innovazione e ricollocando strategicamente l’Italia nella segmentazione produttiva globale”.
Sulla “saggezza” mi permetto di nutrire dei dubbi. Uno sguardo al passato, non solo in Italia, dovrebbe consigliare a chiunque una certa prudenza nel dire cose del genere. Saggezza a parte, nessun governante è onnisciente. Ma quando si arriva alle “chiare direttrici che potrebbero modificare radicalmente il paradigma di progresso” credo sia lecito mettersi le mani nei capelli o, per gli scaramantici, altrove.
Ovviamente non manca mai il richiamo alla solidarietà altrui: “Sul fronte degli eurobond, il M5S esprime apprezzamento per qualunque strumento possa contribuire a cambiare il volto dell’Europa, sfigurato da sovrastrutture normative e regolamentari, soprattutto in materia di finanza, che hanno messo i decimali davanti ai cittadini, da una filosofia egoistica e ragionieristica lontanissima dall’ispirazione dei padri fondatori. È finito il tempo di una austerity stupida e cieca. Il nostro governo chiederà, infatti, in sede Ue di rivedere i principi del Fiscal compact e, come primo obiettivo, di scorporare la spesa virtuosa in conto capitale dai parametri che riguardano debito e disavanzo”.
Come no: in Europa stanno aspettando che al tavolo a rappresentare l’Italia ci sia Di Maio per irrorare di eurobond la Penisola e fare della spesa in deficit il nuovo paradigma dominante. Come si fa a essere ottimisti quando questi sono il partito che otterrà con ogni probabilità il maggior numero di voti?



Se mai qualcuno di voi avesse in mente di votare il movimento 5 stelle, si legga questo articolo del foglio

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 7091080721

Luigi Di Maio ospite di "In mezz'ora"

Roma. I voti non puzzano. Ma nemmeno certi gruppi Facebook da decine di migliaia di iscritti. Anche quando postano contenuti violenti, razzisti, antisemiti. Anche se inneggiano a Mussolini e utilizzano foto di Hitler per insultare e minacciare gli avversari politici.

Questa è la storia di uno dei più noti gruppi Facebook di appoggio al Movimento cinque stelle, anzi del suo capo politico: il “Club Luigi Di Maio”.

Pochi mesi fa la pagina Fb dedicata al politico campano scatenò un tale vespaio per i suoi contenuti che, su denuncia di Enrico Mentana, bersagliato con livore dal club, l’aspirante inquilino di Palazzo Chigi prese le distanze: “Non c’è alcun legame né con me né con il Movimento, chiederemo che cambino nome”.

Ma le vie del web, e soprattutto della propaganda web, sono infinite. E così oggi possiamo raccontare un’altra storia, quella vera, del “Club Luigi Di Maio”.


L’immersione

La propaganda è fatta anche di bugie, ma se la menzogna riguarda i mezzi che la propaganda usa la faccenda è ben più seria. Partiamo quindi dalla bugia più grossa. Il Club Luigi Di Maio non è estraneo al movimento, anzi è perfettamente inserito nella stanza dei bottoni del Capo politico M5s, parte integrante e centrale della sua rete di propaganda.

Se fino all’estate scorsa il club era semplice propaganda (violenta) in appoggio al M5s, dopo la presa di posizione di Di Maio nel board degli amministratori entrano personaggi interni al movimento.

A farne parte ci sono attivisti di peso e candidati, a loro volta legati a due pezzi da novanta del firmamento a cinque stelle, Pietro Dettori e Dario De Falco, entrambi nel comitato elettorale di Luigi Di Maio.

“Abbiamo chiesto a Facebook di cambiarne il nome” diceva Di Maio nel pieno delle polemiche ma nulla di questo è avvenuto. Il club ha operato un cambio di policy, da pubblico è diventato chiuso, bisogna iscriversi per leggere i post e condividerli. La scelta quindi non è stata lo sganciamento ma l’immersione: un’operazione per il timore di far vedere al mondo come la pensano gli oltre 70 mila fan del vicepresidente della Camera?

Chi condivide quei contenuti così violenti? E di cosa stiamo parlando?


Razzismo, minacce, antisemitismo

Tra il giugno e il luglio scorso 2017 il crucifige pubblico del “Club Luigi Di Maio” toccò a Enrico Mentana – reo di aver appoggiato la marcia di Milano a favore dei migranti e contro il razzismo e poi al deputato di origini ebraiche Emanuele Fiano: un meme lo paragonava a un maiale – animale considerato impuro dalla sua religione. La bolla era scoppiata, il club finiva sotto la lente dei media. Eppure da tempo i contenuti pubblicati andavano ben oltre lo scontro politico e la propaganda. Il 22 agosto 2016 veniva postato un video di un pestaggio a danno di tre immigrati. I commenti erano questi:

Andrea: “Così gli ha insegnato a quei negri ad essere negri”.

Salvatore: “Grandi la prossima volta chiamatemi”.

Marco: “Cavolo, povere mazze da basaballe (sic)….ma non erano meglio dei tubi di ferro da 1/2″ ???”.

Fabio: “Hanno fatto bene anzi che li hanno lasciati vivi sono fortunati immigrati merda!!!”.

Marco: “Evviva le squadracce… se ne sentiva la mancanza”.

Contro il direttore del Tg La7 i commenti virarono sull’elogio di Mussolini e delle sue leggi razziali.

Giulio G.: “Non nominare il Duce invano”.

Roberto D.: “Mentana attento all’olio di ricino”.

Massimo G.: “Onorato di essere fedele a Mussolini”.

Alessandro C.: “E viva il Duce grazie a lui l Italia e cresciuta non di certo per gli aristocratici che lo hanno preceduto”.

Antonio V.: “Se ci stava lui tutte ste merde tra cui te non c’erano”.

Marcello C.: “Si, ci vorrebbe un altro Mussolini, manderebbe te e tutto sto Governo del c…o a casa”.

Vincenzo P.: “Li metterebbe faccia al muro e li fucilerebbe per alto tradimento…”.

Biagio G.: “Prima di parlare di mussolini sciaquati (sic) la bocca servo del pd”.

Maurizio P.: “Fieri di essere eredi di Mussolini”.

Marco C.: “Meglio eredi di Mussolini che di Usrael Massoneria Satanista Sionista”.

Il 10 Luglio 2017 nel gruppo compare un cartello con le foto di alcuni politici del Pd. “Guardateli bene perché quando governerà il Movimento 5 Stelle saranno tutti ospiti nelle Patrie Galere”. Sotto il post ci sono 329 commenti, tra i quali:

“Ma in galera..ci sono i forni!!???” scrive Pippo, altrettanto Paolo che suggerisce l’inceneritore, mentre Gianna ai forni preferisce il gas (“fate prima e si risparmia vitto e alloggio”) e Tonino le fosse comuni. Federico invece propone di esporli in pubblica piazza come animali. Luciano si limita al veleno e a definire “zoccole” le donne nella foto, mentre Antonio va dritto al punto: “UCCIDETELI”.

“PARASSITI BASTARDI COMUNISTI DI MERDA!!!!!” scrive Giuseppe, mentre Filippo vorrebbe prima dare un pizzicotto nella “zona B” alla Boschi. Daniele se li trovasse farebbe una strage, mentre Mario vuole assistere alla strage in diretta televisiva e Claudio vorrebbe cercarli “come gli ebrei hanno cercato i nazzisti (sic) tedeschi in tutto il mondo”, infine Vincenzo pubblica una foto di Hitler sorridente con la scritta “non siete altro che pellets”.

Va detto che qualche utente ha riportato nei commenti la propria preoccupazione in merito a questi interventi e qualcuno ha anche affermato di voler contattare Di Maio per avvisarlo di ciò che accade all’interno di quel gruppo e porre fine alla deriva. Dopo lo scandalo dei commenti antisemiti contro Fiano, Di Maio aveva preso le distanze. “Mi si fa passare per antisemita e fascista perché in un gruppo che si chiama ‘Club Luigi Di Maio’, di cui abbiamo già chiesto a Facebook che venga cambiato il nome e che non ha alcun legame con me né con il movimento 5 stelle, qualcuno a me estraneo ha pubblicato delle foto insultando il deputato Pd Fiano”.

I numeri dell’odio

La produzione di simili contenuti – in violazione della policy di Facebook – era disponibile a tutti, ma dopo la presa di posizione di Di Maio solo gli iscritti verificati dagli amministratori possono accedervi e condividerli. Il club è un hub che ha oltre 70mila iscritti, produce – dati rilevati il 28 gennaio 2018 – 1.531 post al giorno e mette a disposizione un macchina ben oliata di black propaganda a un bacino di utenza di oltre un milione di persone al giorno. Nonostante sia un gruppo chiuso siamo riusciti a entrare nel sancta sanctorum del Club e le sorprese non mancano, a partire proprio da chi lo amministra.

Un gruppo composto da utenti che inneggiano a Mussolini e Hitler, che insultano pesantemente e augurano la morte degli avversari politici, che sciorinano un razzismo violento è passato dall’essere un luogo da evitare a un luogo da sfruttare, solo in modo meno visibile.

Nel cuore della propaganda del Capo politico

Il crash test con la realtà è evidente: nonostante le dichiarazioni di Di Maio il club è un perno centrale della sua comunicazione e viralizza contenuti provenienti dall’inner circle.

A postare sul gruppo Facebook – che nulla avrebbe avuto a che fare con Di Maio e il Movimento – è il suo storico e più stretto collaboratore Dario De Falco, membro del comitato elettorale del Capo politico.

Nelle stesse ore e in quella stessa stanza in cui il Capo politico stilava le regole per i candidati alle elezioni stabilendo il niet agli haters del web, De Falco utilizzava il Club che vuole bruciare gli avversari, inneggia a Mussolini e consente la viralizzazione di contenuti antisemiti e razzisti. Era già successo il 2 dicembre 2016, per la campagna referendaria, prima che scoppiasse il caso. E continua a ripetersi oggi anche dopo la presa di distanze dal “suo” Club fatta da Di Maio.

De Falco riutilizza quell’hub dell’odio il 19 gennaio scorso e il 28 gennaio 2018: posta sulla pagina del Club il video del suo capo politico che presenta al Viminale il simbolo elettorale e undici giorni dopo una diretta video di Luigi Di Maio.

Agli admin storici si sono aggiunti nuovi moderatori del Club. Il primo è Ugo Nicolosi, candidato del M5S a Palermo per le comunali del 2016, guardia giurata e blogger. Decine di foto e selfie lo mostrano accanto all’aristocrazia a cinque stelle: Di Maio ma anche Di Battista, nelle manifestazioni di piazza compare con il tesserino Staff. L’altro è Pierre Cantagallo, attivista del Movimento 5 Stelle, web star a cinque stelle, amministratore di pagine Fb da 180mila like.

Non solo quindi quella pagina è gestita da attivisti doc, candidati e quindi ritenuti affidabili, ma la ricerca dimostra come il “Club Luigi Di Maio” interseca il cuore dell’inner circle del capo politico M5S.

Cantagallo, che ha provato a candidarsi nel 2016, è infatti un influencer in stretto contatto con Pietro Dettori – ex gestore dei profili social di Beppe Grillo e del blog – oggi uno dei quattro membri dell’Associazione Rousseau e come De Falco membro del comitato elettorale di Di Maio.

L’utilizzo di questo hub dell’odio viene negato in pubblico e promosso nelle stanze che contano.

Una propaganda double face: volto moderato in tv e cuore violento sul web. Perché se i voti non puzzano, la propaganda non ha regole e tutto serve nella politica 2.0. Ma è impossibile non lasciare tracce.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » dom feb 25, 2018 11:12 am

REPUBBLICA VENETA: COMIZIO DEL DOGE PER IL "NON-VOTO"
24/02/2018

https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 4789681601

Oggi a Cittadella il comizio per il non-voto, parlerò da Doge! Cosa vuol dire?
Vuol dire che manifesterò e confermerò pubblicamente la riorganizzazione e la presenza politica nei territori della Serenissima del Maggior Consiglio, lo storico parlamento della Repubblica Veneta e il pieno funzionamento dell'ufficio dogale. Sarà importante ribadirlo perché le notizie non passano e il pubblico di Cittadella, come d'altrove, è costretto a pensare che la politica sia solo quella ingannevole presentata dalle tv, dove la Repubblica Veneta è bandita, come lo è Paradiso cristiano!
Sarà un vero piacere svelare ai presenti occasionali e ai pochi Veneti delle istituzioni della Serenissima, la vita e il lavoro del Doge.
Cercherò di far capire con precisione le difficoltà che il Doge di oggi deve superare quotidianamemente su tutti i fronti, interni ed internazionali.
e questo sarà forse il punto centrale del mio discorso.
Spiegherò naturalmente anche le ragioni importanti del non-voto per il sistema italiano che non rappresenta il nostro Stato, ma il nostro carceriere, il nostro sfruttatore, il nostro occupante.
Spiegherò, come fanno responsabilmente e coraggiosamente anche altri patrioti nella "rete", che votare significa legittimare l'occupazione della nostra Repubblica.
Inviterò a maturare scelte responsabili e coraggiose, capire che lo stato di miseria economica e morale in cui l'Italia ci fa vivere non ha sbocchi positivi ma solo peggiorativi. Dobbiamo capire che l'Italia è un Paese già fallito, un Paese che vive solo di sgoverno, di aumenti sistematici del debito pubblico, di tassazioni che strozzano il lavoro e l'economia. Alla società veneta in Italia è assicurata dunque solo la miseria!
Il nostro appello al non-voto è dunque un richiamo alla responsabilità e all'impegno di ripartire con la nostra Repubblica, la Repubblica di San Marco!
Non terremo altri comizi, basterà questo di Cittadella a confermare la nostra presenza e il nostro lavoro di ricomposizione della Repubblica Veneta, la Repubblica Veneta com'era e dov'era.
Non dovremo inventarci nulla!
Non dovremo costituire un nuovo Stato ma far funzionare quello che i nostri padri ci hanno lasciato e che i nostri nemici ci hanno bloccato!
Cittadella diremo che dobbiamo recuperare la nostra memoria, essere coscienti di essere i soli protagonisti della nostra storia, millenaria e gloriosa; diremo che bisogna avere fiducia nella nostra anima, positiva, costruttiva, solidale; diremo che dobbiamo contribuire a sostenere uno Stato veneto che continuerà nello spirito costruttivo della famigia.

Venezia 24.2.2018
Albert Grdin – 121° Doge
Ufficio Dogale – San Polo 2398 – 30125 Venezia
Albert Gardin – 121° Doge
Giancarlo Orini – Presidente del Maggior Consiglio
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » dom feb 25, 2018 1:20 pm

BORGHI E BAGNAI, ECCO LA LEGA DEI GUAI
di MATTEO CORSINI
25/02/2018

https://www.miglioverde.eu/borghi-bagna ... a-dei-guai

Matteo Salvini, che si affida per lo più al duo sovranista Borghi-Bagnai per delineare il programma della Lega in campo economico, si propone, come a parole tutti quanti, di ridurre il debito pubblico in rapporto al Pil.
“Ovvio che vogliamo ridurlo, ma facendo esattamente l’opposto di quanto hanno fatto in questi ultimi 15 anni tanto i governi di centrosinistra che quello di centrodestra.” In altri termini, “basta con la politica del rigore e dei tagli… il debito lo ridurremo facendo crescere il Pil”.
Considerando che la spesa pubblica non è mai realmente diminuita e che i propositi di Salvini (il cui partito ha governato 10 anni con Berlusconi, ndr) in materia previdenziale non farebbero altro che appesantirla ulteriormente, non mi pare credibile la promessa di riduzione del debito.
A meno di ipotizzare tassi di crescita del Pil che in Italia non si vedono da cinquant’anni e che, al giorno d’oggi, nessuna economia matura sperimenta, men che meno se oppressa da un fisco e una burocrazia ai livelli italiani.
Che pena.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » dom feb 25, 2018 3:57 pm

M5S, Alessandro Di Battista: "Sto con l'Isis, vanno capiti"
16 Agosto 2014

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... ista-.html

"Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana". A parlare non è un jihadista o un militante di Al Qaeda, ma un parlamentare italiano: il grillino Alessandro Di Battista. Con un lunghissimo post sul blog di Grillo, "Dibba" (così ama farsi chiamare dai suoi compagni grillini) si schiera al fianco dei jihadisti iracheni dell'Isis.

Il delirio - "L'obiettivo politico (parlo dell'obiettivo politico non delle assurde violenze commesse) dell'ISIS, ovvero la messa in discussione di alcuni stati-nazione imposti dall'occidente dopo la I guerra mondiale ha una sua logica". Lo scrive il deputato M5s Alessandro Di Battista in un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo. "Il processo di nascita di nuove realtà su base etnica è inarrestabile sia in Medio Oriente che in Europa. Bisogna prenderne atto e, assieme a tutti gli attori coinvolti, trovare nuove e coraggiose soluzioni", afferma il grillino. Poi non può mancare un passaggio sull'11 settembre, tema caro alla banda pentastellata: "L'attentato alle Torri Gemelle fu una panacea per il grande capitale nordamericano. Forse anche a New York qualcuno “alle 3 e mezza di mattina rideva dentro il letto” come capitò a quelle merde dopo il terremoto a L'Aquila. Quei 3.000 morti americani vennero utilizzati come pretesto per attaccare l'Afghanistan, un paese con delle leggi antitetiche rispetto al nostro diritto ma che con il terrorismo internazionale non ha mai avuto a che fare".


L’ultima trovata di luigino di maio: una grande coalizione con pd, liberi uguali e lista bonino
Ilario Lombardo per “la Stampa”
25/02/2018

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 167959.htm

A volte bisogna dare un nome alle cose perché possano esistere. «Un contratto alla tedesca - è l'idea che Luigi Di Maio ha maturato con il suo staff -. Se avremo l' incarico faremo come hanno fatto in Germania Cdu e Spd. Ci siederemo attorno a un tavolo con chi degli altri partiti vorrà starci, fisseremo dei punti e poi firmeremo un contratto». Non è un caso che Di Maio abbia iniziato anche pubblicamente a usare proprio quella parola, «contratto»: «Così lo firmiamo e tutti siamo vincolati all' impegni presi. Perché - ragiona il leader con i suoi collaboratori - non ci fidiamo degli altri partiti».

In queste ore, il capo politico è asserragliato nella sede del comitato elettorale, al centro di Roma. Sul tavolo ci sono grafici, percentuali, sondaggi. «I numeri, quelli conteranno». E per la Grosse Koalition all' italiana, Di Maio potrebbe ora rivolgersi al Pd, a Liberi e Uguali e a Emma Bonino, la più europeista di tutti. Su questo i grillini sanno di avere il conforto di Sergio Mattarella.

Sanno che il presidente della Repubblica non li escluderà a priori dai giochi post-elettorali. Se il Pd e Forza Italia non avranno abbastanza seggi per annodare le larghe intese, se il centrodestra unito non ce la farà a realizzare un governo, Di Maio è certo che toccherà al M5S. Ed è proprio guardando negli occhi il Capo dello Stato, o interpretando i messaggi che si sono scambiati con gli ambasciatori del Quirinale, che i grillini hanno capito che sarebbe più difficile da digerire per il Colle, e per Bruxelles, un'alleanza populista con la Lega di Matteo Salvini.

Sarebbe anche in contraddizione con la svolta radicale impressa da Di Maio il giorno in cui è stato incoronato candidato premier, ribadita con il suo viaggio a Washington e con dichiarazioni nettamente filo-europeiste. «Concertazione» è l'altra parola che il leader sdoganerà il 5 marzo, per far piacere a Mattarella e per solleticare le voglie di governo degli altri partiti, partendo da una squadra di ministri «un po' di centrodestra e un po' di centrosinistra, ma più di centrosinistra».

Un po' come il M5S ha fatto all'inizio a Roma scegliendo assessori di area Pd o ex Sel. Ecco perché Di Maio è tornato, in un'ottica più istituzionale e rassicurante, a guardare a sinistra, come già a dicembre disse di essere tentato di fare. Con una novità. I 5 Stelle sono rimasti sorpresi dall'exploit della lista di Emma Bonino (i sondaggi non possono essere divulgati ma circolano ugualmente).

Ed è proprio pensando alla storia dei Radicali, a quella flessibilità nelle alleanze in nome della necessità di combattere ovunque e con chiunque le proprie battaglie, che i 5 Stelle pensano di costruire un governo di programma blindato da un contratto, assieme al Pd a LeU e a Bonino. È quello che considerano «lo scenario più realistico anche per noi», dove in quel noi è contenuto il vecchio gruppo parlamentare, non proprio entusiasta di finire tra le braccia dei leghisti. «Piuttosto preferisco stare all'opposizione» sostiene Roberto Fico.

L'asse a sinistra era il progetto del 2013 di Pierluigi Bersani «Siamo certi che lui e Massimo D' Alema ci starebbero - spiega una fonte del M5S -. Il problema è Matteo Renzi. Ma noi scommettiamo nella sua disfatta». I 5 Stelle confessano di sperare in una derenzizzazione del Pd: «Avrete notato che con Paolo Gentiloni non c'è mai stata tutta questa acredine. È una persona seria e lo rispettiamo». Michele Emiliano, che ieri diceva di essere pronto a sostenere il governo Di Maio in funzione anti-Berlusconi, ha dato una mano. Altri della minoranza Pd hanno lanciato segnali. Ma Renzi? È con lui che dovranno fare i conti.

Seguendo lo schema di un accordo obbligato e patrocinato da Mattarella, c'è da scommetterci che Renzi porrà la sua di condizione per sedersi allo stesso tavolo con i suoi arcinemici Di Maio e D'Alema: che sia lui il presidente del Consiglio. Nel blocco parlamentare, cercherebbe di rientrare a Palazzo Chigi dalla porta principale, l'unica cosa che davvero a oggi sembra insperata.

Dalle parte del M5S, infatti, dicono che la storia non avrà mai questo esito. Su un unico punto i 5 Stelle hanno fatto capire di essere irremovibili: Di Maio deve essere il premier se il M5S sarà il primo partito.

«Non torneremo alla Prima Repubblica quando Spadolini diventava presidente del Consiglio con il 3%, perderemmo il nostro popolo» è il ragionamento del candidato con i suoi uomini. Interpretando se stesso come guida di un «grande partito popolare» Di Maio è pronto a vestire i panni di Angela Merkel e a incontrare i propri avversari di sinistra. Altrimenti, assicurano nel M5S, se respingeranno in toto l'offerta e la Lega accetterà il patto programmatico, «andrà bene pure Salvini. Anche se resta l' extrema ratio».
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » mar feb 27, 2018 8:41 pm

I VENETI NON SONO ITALIANI!

VENETO SERENISSIMO GOVERNO
Ufficio di Presidenza

Il Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della Storia, Cultura e Tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica, fin dalla sua ricostituzione nel 1987 si è fatto garante di fare in modo che il Popolo Veneto potesse esprimere la propria volontà riguardo il proprio destino di nazione storica d'Europa.

Il 22 ottobre 2017 la maggioranza del Popolo Veneto si è espressa a favore del quesito referendario, il quale recitava “VUOI CHE ALLA REGIONE DEL VENETO SIANO ATTRIBUITE ULTERIORI FORME E CONDIZIONI PARTICOLARI DI AUTONOMIA?”, spetta quindi al Popolo Veneto decidere il grado di autonomia che desidera e a cui aspira. Colui il quale doveva essere garante del risultato elettorale, ovvero Luca Zaia nella sua veste di presidente della regione, con la sua presenza alla manifestazione leghista di Milano del 24/02/2018 ha di fatto abdicato al ruolo di garante che il Popolo Veneto gli aveva affidato. Ha abdicato, non tanto perché ha partecipato ad una manifestazione della Lega, ma perché sostiene un candidato premier (Matteo Salvini) che ha come slogan “prima gli italiani”, cosa in netto contrasto con il Popolo Veneto che è altro rispetto all'italia e ai crimini che essa ha perpretrato e continua a provocare in ogni angolo del mondo. Di fatto Luca Zaia con questo atto ratifica lo status del Veneto come colonia italiana e assume il ruolo di lunga mano dell'occupante italiano.

A fronte di questa presa di posizione pro italia di Luca Zaia, ogni atto che da esso verrà sottoscritto in merito all'autodeterminazione del Veneto sarà comunque nullo.

Il Veneto Serenissimo Governo ribadisce ulteriormente il proprio appello al Popolo Veneto perché diserti le urne per le elezioni al parlamento italiano del 4 marzo 2018.

Il Veneto Serenissimo Governo, prendendo atto di questi avvenimenti, con estrema responsabilità nei confronti del Popolo Veneto e per tutelare il risultato referendario del 22 ottobre 2017 decreta la mobilitazione generale ed é pronto a proporre un vero Patriota alla carica di presidente del Veneto alle prossime votazioni, il quale come primo atto proclamerà l'indipendenza del Veneto dall'italia, e il consiglio con lui eletto diverrà assemblea costituente veneta per stabilire il nuovo ordinamento della rinata Veneta Serenissima Repubblica.

Fin da ora chiediamo la costituzione di comitati elettorali che sostengano questa candidatura che ci dovrà portare all'indipendenza del Veneto.

Avanti per la libertà, la libertà del nostro Popolo Veneto.

Venezia-Longarone, 26 febbraio 2018
Il Vice Presidente del Veneto Serenissimo Governo
Andrea Viviani
Veneto Serenissimo Governo
segreteriadistato@serenissimogoverno.org, – kancelliere@katamail.com,
Tel. +39 349 1847544 - +39 340 6613027
www.serenissimogoverno.eu
www.radionazionaleveneta.org
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » mar feb 27, 2018 8:42 pm

Lo sciopero degli elettori
Pubblicato 26 febbraio 2018
Da daniele
Argomento segnalato da Giorgio Vigni

LO SCIOPERO DEGLI ELETTORI 28/11/1888 LE FIGARO di Octave Mirbeau

http://www.life.it/1/lo-sciopero-degli-elettori


Una cosa mi stupisce in maniera prodigiosa – oserei dire che mi sconcerta – ed è che nell’epoca in cui scrivo (1888!!!!!), dominata della scienza, dopo innumerevoli esperienze di scandali quotidiani, ci possa ancora essere nella nostra cara Francia (come dicono abitualmente i governanti) un elettore, un solo elettore, questo animale irrazionale, inorganico, allucinante, che si lasci distogliere dalle sue occupazioni, dai suoi sogni, dai suoi piaceri, per votare a favore di qualcuno o di qualche cosa. Quando uno ci riflette anche per un momento, tale fenomeno sorprendente non è forse un dato di fatto capace di sconvolgere le filosofie più sottili e confondere la ragione? Dov’è il letterato penetrante che ci darà la psicologia dell’elettore moderno? E l’illustre psichiatra che ci spiegherà l’anatomia e la patologia di questo incurabile demente? Noi lo attendiamo.

Io capisco che un imbroglione trovi sempre persone da spennare, la censura i suoi difensori, l’opera comica dei dilettanti, giornali che non valgono nulla degli abbonati, e gli uomini politici dei cronisti che ne esaltano la capacità; io capisco tutto ciò. Ma che un deputato, un senatore, un presidente di una qualche repubblica, o uno qualsiasi di tutti quegli strani buffoni che reclamano una funzione elettiva qualunque, trovi un elettore, vale a dire l’essere impensabile, il martire improbabile, disposto a nutrirvi del suo pane, vestirvi dei suoi abiti, ingrassarvi con la sua carne, arricchirvi con il suo denaro, e tutto ciò con la sola prospettiva di ricevere, in cambio di queste prodigalità, delle bastonate in testa, delle sassate sulla schiena, dei calci in culo, quando non si tratta addirittura di colpi di fucile nel ventre, questo supera le nozioni, già abbastanza pessimiste, che mi ero fatto fin qui della stupidità umana, in generale, e della stupidità nazionale, in particolare, questa nostra cara e immortale stupidità!

È chiaro che io faccio qui riferimento all’elettore sincero, convinto, a colui che teorizza il valore delle elezioni, a colui che si immagina, povero diavolo, di compiere un atto di cittadino libero, di manifestare la sua sovranità, di esprimere le sue opinioni, di sostenere – o follia ammirabile e sconcertante – dei programmi politici e delle rivendicazioni sociali; e non certo all’elettore “che la sa lunga” e che si fa beffe di tutto ciò, di colui che non vede negli “esiti della sua potenza di elettore sovrano” altro che una buffoneria di destra o una carnevalata di sinistra. Per quest’ultimo la sovranità è riempirsi le tasche a spese del suffragio universale. Lui ha ragione, ha capito tutto, gli importa solo quello e non si cura del resto. Sa quello che fa. Ma gli altri?

Ah! sì, gli altri! Le persone serie, le persone tutte di un pezzo, il popolo sovrano, coloro che avvertono una certa ebbrezza e un certo orgoglio quando si esaminano e si dicono: “Io sono un elettore! Tutto si fa per me. Io sono la base della società moderna. Per mezzo della mia volontà il Presidente del Consiglio, promulga leggi che vincolano 60 milioni di cittadini, inclusi gli alti poteri dello Stato.”

Come ce ne possono essere ancora di esseri di tal genere? Come è possibile che tali persone, per quanto fissate, orgogliose, paradossali, non siano, da lungo tempo, sfiduciate e piene di vergogna per il loro comportamento? Come può essere che si trovi ancora da qualche parte, persino nelle sperdute della Bretagne o nei luoghi inaccessibili delle Cévennes et dei Pyrénées, un sempliciotto così stupido, così insensato, così cieco e sordo a quanto si vede e si sente in giro, al punto da votare blu, bianco o rosso, senza che niente lo obblighi, senza essere né pagato né ubriaco?

A quale sentimento sofisticato, a quale misteriosa inclinazione può obbedire questo bipede pensante, dotato di una volontà, a quanto dicono, che si padroneggia, fiero del suo diritto, sicuro di aver compiuto un dovere, deponendo in una qualsiasi urna elettorale un certo pezzo di carta, poco importa il nome che vi è scritto sopra? … Che cosa dovrà dirsi tra sé, che giustifichi o anche solo spieghi questo gesto stravagante? Che cosa spera? Perché, in definitiva, per accettare dei padroni avidi che se lo spolpano e lo caricano di pesi e balzelli di ogni genere, occorre che si dica e speri qualcosa di straordinario che noi non siamo neppure in grado di immaginare. Occorre che, attraverso potenti tragitti cerebrali, le idee concernenti il ruolo dei deputati appaiano corrispondere in lui alle idee della scienza, della giustizia, del sacrificio, del lavoro e dell’onestà; occorre che solo a sentire i nomi di Barbe e di Baïhaut, non meno che quelli di Bouvier e di Wilson, egli scopra una magia speciale e veda, come in un miraggio, fiorire e sbocciare, in Vergoin e Hubbard, promesse di benessere futuro e di appagamento immediato.
Ed è proprio questo che è davvero terrificante. Nulla gli serve di lezione, né le farse più assurde né le tragedie più spaventose.

È da secoli che il mondo dura, che le società procedono e si succedono tali e quali l’una dopo l’altra, e che un dato unico domina le loro storie: la protezione dei potenti, l’annientamento dei deboli. L’individuo debole non riesce a capire che egli non ha che una sola ragione storica di esistere: pagare per una quantità enorme di cose di cui non godrà mai, ed essere sopraffatto da accordi politici che non lo riguardano affatto.

Che importa che siano Tizio o Caio che gli spremono il portafoglio e gli logorano la vita, dal momento che egli è costretto a subire e dare? Ebbene! no. Tra i suoi ladri e i suoi aguzzini, lui ha delle preferenze, e vota per i più sanguisuga e i più malfattori. Lui ha votato ieri, voterà domani, voterà sempre. Le pecore vanno al macello. Non dicono niente, loro, e non sperano in niente. Ma almeno non votano per il macellaio che le sgozzerà, e per coloro che le mangeranno. Più bestia che le bestie, più pecora che le pecore, l’elettore elegge il suo macellaio e sceglie colui che lo divorerà. Lui ha fatto le rivoluzioni per conquistare questo diritto.

O buon elettore, ineffabile imbecille, povero disgraziato, se invece di lasciarti abbindolare dalle idiozie assurde che ti propinano, tutti i giorni, i giornali grandi e piccoli, blu o neri, bianchi o rossi, che sono pagati per manipolare ben bene il tuo cervello; se invece di credere alle lusinghe fantasiose di coloro che coltivano la tua vanità, con la quale rivestono la tua pietosa sovranità da straccione, se, invece di fermarti, eterno babbeo, davanti alle menzogne contenute nei programmi elettorali, tu leggessi talvolta, comodamente seduto in poltrona, Schopenhauer [1] e Max Nordau [2] due autori che la sanno lunga sui padroni e su di te elettore, forse apprenderesti nozioni sorprendenti e utili.

Può essere anche che, dopo averli letti, saresti meno pressato a rivestirti di un’aria seria, a mettere il tuo abito nuovo, e ad affrettarti verso le urne omicide dove, qualunque sia il nome che tu metta sulla scheda, sei sicuro in anticipo di scrivere il nome del tuo più mortale nemico. Questi autori ti diranno, in quanto conoscitori dell’umanità, che la politica è una abominevole menzogna, dove tutto quello che avviene va contro il buon senso, contro la giustizia e contro il diritto, e che tu non hai nulla da spartire con tutto ciò, tu la cui vita si scrive nel grande libro del futuro dell’umanità.

Sogna dopo ciò, se vuoi, di paradisi fatti di luci e di profumi, di fraternità impossibili, di felicità irreali. Fa bene sognare in quanto attenua la sofferenza. Ma non immischiare mai l’uomo politico con i tuoi sogni perché là dove c’è il politico, là c’è il dolore, l’odio e il malaffare. Soprattutto, ricordati che colui che sollecita il tuo voto è, solo per questo fatto, un disonesto, perché in cambio di una situazione più ricca e più allettante verso cui tu lo innalzi, egli ti promette un mare di cose meravigliose che non ti darà mai e che, d’altronde, non è in grado di darti. L’uomo che tu metti in posizione di comando non rappresenta né i tuoi problemi né le tue aspirazioni, né qualcos’altro di te; egli non rappresenta che le sue passioni e i suoi interessi, che sono contrari ai tuoi.

Per confortarti e metterti in guardia da speranze che sarebbero presto deluse, non pensare che lo spettacolo a cui tu assisti oggi sia particolare di un’epoca o di un regime, e che tutto ciò passerà. Tutte le epoche si equivalgono, e così anche tutti i regimi, nel senso che non valgono un bel niente.

Quindi, rientra a casa, buon uomo, e fai lo sciopero elettorale. Non hai nulla da perdere, te lo assicuro; anzi, ciò potrà anche darti un senso di allegro sollievo. Dalla finestra della tua casa, chiusa ai questuanti della politica, guarderai da lontano il malaffare della politica, fumando silenziosamente il tuo sigaro.

E anche se esistesse, in qualche luogo sconosciuto, un essere onesto capace di amministrarti e di rispettarti, non pentirti della tua scelta. Questa persona sarebbe troppo gelosa della sua dignità per immischiarsi nella lotta viscida dei partiti politici, troppo fiera per ottenere da te un mandato che tu concedi solo al cinico audace, all’insulto e alla menzogna.

Te lo ripeto, buon uomo, rientra a casa e fai lo sciopero.

Note

[1]Arthur Schopenhauer 88-1860) filosofo tedesco per il quale la volontà è una forza che controlla non solo le azioni degli individui ma anche tutti i fenomeni osservabili.

[2] Max Nordau (1849-1923), autore di Le bugie convenzionali della nostra civiltà, 1883, critica della politicizzazione e burocratizzazione della vita moderna.

Mencken

La democrazia è una forma di religione. E’ l’adorazione degli sciacalli da parte dei somari.

Se l’esperienza ci insegna qualcosa, ci insegna questo: che un buon politico, in democrazia, è tanto impensabile quanto un ladro onesto.

Demagogo. Uno che predica dottrine che sa false a gente che sa cretina.

Un idealista è uno che, notando che una rosa odora meglio d’un cavolo, ne conclude che se ne possa cavare una minestra migliore.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » mar feb 27, 2018 8:42 pm

Il don bacchetta gli astensionisti: «Non andare a votare è peccato»
di Marco Corazza

https://www.ilgazzettino.it/nordest/ven ... 72741.html

SAN MICHELE AL TAGLIAMENTO - «Non andare a votare è peccato». Dopo avere tuonato alcuni mesi fa contro gli automobilisti colti in flagrante dall'autovelox, don Andrea Vena, battagliero parroco di Bibione, punta il dito contro gli astensionisti e spiega che non votare «è un peccato di omissione».

L'appello di don Andrea è arrivato al termine di tutte le funzioni celebrate ieri. «Domenica si svolgeranno le votazioni politiche ha ricordato . Vista la previsione di alte di alte percentuali di astensione, se proprio non volete andare a votare per un partito di vostro gradimento, perché ormai delusi da tutti, almeno andate per non far avanzare il partito che non gradite»...
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » mer feb 28, 2018 7:19 pm

CANDIDATO MINISTRO PENTASTELLATO CHE SOSTIENE IL BOICOTTAGGIO DI ISRAELE
28/02/2018

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 4268428595

Secondo Luigi Di Maio, il candidato premier del Movimento Cinque Stelle, è la persona giusta al posto giusto perché nel suo campo rappresenta un’eccellenza italiana. Ieri sera davanti alle telecamere di Dimartedì, programma televisivo condotto da Giovanni Floris, Di Maio ha presentato il professor Lorenzo Fioramonti, docente dell’università di Pretoria, economista, e ministro designato allo sviluppo economico nel caso in cui il risultato delle elezioni premiasse la forza politica fondata dal comico Beppe Grillo.

Tralasciando la supponenza con cui per pochi istanti ha preso la parola denunciando la provincialità italiana nel fare giornalismo e nella gestione dello stato, il professor Fioramonti è noto per essere un sostenitore del movimento di boicottaggio di Israele. Nel 2016 disertò all’ultimo momento un summit sulle carenze idriche mondiali perché era venuto a sapere che l’ambasciatore di Israele Arthur Lenk, sarebbe stato tra i relatori spiegando in un’intervista per un’agenzia stampa on-line americana, che in Sudafrica molti accademici aderiscono al boicottaggio di Israele per raggiungere una pace equa e sostenibile con i palestinesi, vittime di una politica repressiva imposta da Israele, che negherebbe loro l’accesso all’acqua. Fioramonti ha anche affermato che i presunti successi di Israele nel reperimento dell’oro blu è un artefatto, una mera fantasia, e che in Medio Oriente esistono paesi che hanno una esperienza analoga a quella israeliana ma che inspiegabilmente non erano stati invitati alimentando la teoria del complotto che da sempre ha dato legna da ardere all’antisemitismo.

Non si vuole entrare in merito alle scelte politiche inerenti i nomi dei ministri, ma chi fa parte del board di ciò che si dichiara primo partito d’Italia e ha un briciolo di buonsenso, dovrebbe cominciare a porsi alcune domande. L’Europa è sotto attacco dal terrorismo islamista e tutte le intelligence europee sono quotidianamente in contatto con Israele che le aggiorna su foreign fighters, lupi solitari e preparazioni di attacchi terroristici. Solo nel 2017 i servizi segreti israeliani hanno contribuito a sventare dozzine di attentati in Europa, molti dei quali avrebbero coinvolto l’aviazione civile. Sempre nel 2017 Israele ha firmato accordi con quasi venti paesi africani offrendo la sua esperienza nel campo delle energie rinnovabili, lo sviluppo dell’agricoltura e reperimento dell’acqua con macchine in grado trasformare l’umidità dell’aria in acqua. Tra i paesi coinvolti anche il Sudafrica, paese dove insegna Fioramonti. A questo va anche aggiunto che in Africa sono sul campo diverse organizzazioni israeliane non governative che da almeno dieci anni mettono a disposizione la tecnologia made in Israel per migliorare e rendere più dignitosa la vita degli africani. Si contano oltre cento villaggi che hanno avuto accesso al know-how israeliano.

In questo contesto il Movimento Cinque Stelle propone un candidato ministro che sostiene il BDS pensando di fare il bene dei palestinesi che non sono altro che le vittime di Hamas e del presidente palestinese Mahmoud Abbas. Boicottare Israele significa boicottare sé stessi, se lo ricordino bene gli esponenti dei Cinque Stelle a pochi giorni dal voto.



Giulio Meotti sui 5 stelle
02/03/2018

https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 8416373700

Trovo vergognoso che un possibile “ministro” del primo partito in Italia abbia boicottato l’ambasciatore d’Israele durante un convegno sull'acqua.
Trovo vergognoso che i consiglieri comunali del primo partito in Italia abbiano invitato i boicottatori di Israele in Campidoglio.
Trovo vergognoso che il primo partito in Italia abbia chiesto di sospendere la vendita di armi a Israele.
Trovo vergognoso che i consiglieri comunicali del primo partito in Italia a Livorno abbia lasciato su uno striscione contro "Israele terrorista".
Trovo vergognoso che i deputati del primo partito in Italia abbiano definito il sionismo “una piaga”.
Trovo vergognoso che il fondatore del primo partito in Italia abbia paragonato Israele ad Attila e che abbia detto che l'informazione sul Medio Oriente è manipolata da Memri, "dietro c'è un ex agente del Mossad".
Trovo vergognoso che i parlamentari del primo partito in Italia abbiano partecipato a convegni assieme ai terroristi di Hezbollah.
Io sono un anarchico liberale e domenica non voto. Ma spero davvero che i 5 Stelle affondino nel proprio becero analfabetismo.


Alberto Pento
I grillini, 5 stelle, sono come i centri sociali


ENIGMA M5s: AMBIGUO VERSO L'ISLAM, OSTILE AD ISRAELE
Davide Riccardo Romano

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 5585761831

A pochi giorni dalle elezioni politiche, il M5S si accinge a essere il partito più votato e al contempo meno conosciuto dagli italiani.

Pochi sanno, infatti, quali siano le inquietanti posizioni del movimento fondato da Beppe Grillo nei confronti di quella parte dell’islam più violenta. I primi segnali delle simpatie del comico genovese per i fanatici islamici li troviamo durante l’intervista pubblicata dal Corriere della Sera il 25 giugno 2012. In quell’occasione il Garante dei 5 Stelle si sperticò in una sorprendente difesa del regime degli Ayatollah iraniani. Interrogato sulla pena di morte applicata a Teheran, rispose: “Un giorno ho visto impiccare una persona, su una piazza di Isfahan. Ero lì. Mi son chiesto: cos'è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro hanno la pena di morte”. Un paragone azzardato, se consideriamo che negli Stati Uniti c’è almeno la possibilità di difendersi nei processi. Per non parlare del fatto che negli USA la pena di morte viene comminata per reati gravissimi, mentre in Iran i motivi per essere impiccati sono legati a reati assurdi come quello di blasfemia, apostasia o omosessualità.

L’intervista prosegue, e alla domanda sui diritti delle donne in Iran risponde con un agghiacciante “Mia moglie è iraniana. Ho scoperto che la donna, in Iran, è al centro della famiglia. Le nostre paure nascono da cose che non conosciamo”. Nessun riferimento all’obbligo del velo, o al divieto fatto alle donne di viaggiare senza il permesso del marito o del padre, o al fatto che lo stupro coniugale e la violenza domestica non siano puniti.

Alla richiesta di spiegazioni sull’allora presidente iraniano Ahmadinejad che continuava a promettere la cancellazione di Israele, la risposta è così assurda che pare una battuta: “Cambierà idea. Non penso lo voglia davvero: lo dice e basta. Del resto, anche quando uscivano i discorsi di Bin Laden, mio suocero iraniano m'ha spiegato che le traduzioni non erano esatte…”. Insomma: anche lo sceicco del terrore, autore degli attentati dell’11 settembre, è stato tradotto male. Poverino.

Purtroppo l’accondiscendenza verso l’islam più fanatico non è solo del comico genovese, ma di tutto il movimento. E non riguarda solo l’Iran sciita, ma anche l’Isis che è di confessione sunnita. Il capogruppo M5S della Commissione Esteri della Camera Manlio Di Stefano dopo l’attentato negli alberghi di Susa in Tunisia nel giugno 2015 (38 morti) scrisse un post su facebook intitolato “il terrorismo islamico non esiste”. Anche Di Battista fece scalpore a suo tempo (agosto 2014) scrivendo che “il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore”. Perfino Luigi Di Maio non sfugge alla regola grillina di tolleranza verso l’integralismo stragista. E infatti il 30 novembre 2015, in epoca di espansione dell’ISIS, il candidato premier dei 5 stelle dichiara al Fatto Quotidiano di essere contrario alla guerra al cosiddetto “Stato islamico”, preferendo optare per un blocco delle armi e dei finanziamenti. Il fatto stesso che in questi giorni Di Maio abbia puntato sull’anti-israeliano Fioramonti per affidargli il Ministero dello Sviluppo economico, suona tragicamente coerente con i fatti sopra esposti. Il professore infatti, non ha nulla contro tutti gli Stati del globo terracqueo, comprese le dittature sanguinarie. Mentre ha tutto da eccepire solo contro la democrazia israeliana, come nella migliore tradizione islamista. Resta comunque il fatto grave (per il nostro Paese) che dai 5 Stelle viene candidato a ministro dello Sviluppo economico proprio l’uomo che boicotta uno dei paesi più innovatori al mondo, peraltro nostro prezioso partner nella lotta al terrorismo globale.

Ma forse la migliore dimostrazione dell’incapacità di vedere il pericolo jihadista è stata data a seguito delle stragi parigine del novembre 2015, quando sul blog di Beppe Grillo appare la seguente nota: “Il M5S è vicino alle famiglie delle vittime, alla Francia, a tutto il popolo francese, colpito venerdì da un attacco terribile, che deploriamo con fermezza”. Dopo che ben 130 innocenti (90 dei quali, giovani che assistevano a un concerto al Bataclan) sono stati massacrati, l’organo ufficiale del movimento grillino non riesce a condannare gli islamisti, ma arriva solo a uno stentato “deploriamo con fermezza”. Verrebbe da ridere pensando alle trattative interne ai 5 Stelle per non scrivere la parola “condanniamo”. Ma qui si parla di una forza politica che si candida a guidare il Paese. E c’è da preoccuparsi dell’equilibrio di chi insulta costantemente gli avversari politici, mentre non riesce a condannare in maniera chiara i terroristi islamici che ci uccidono.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » gio mar 01, 2018 9:41 am

Salvini con il rosario, il richiamo dell’arcivescovo di Milano Delpini: «Nei comizi si parli di politica»
26 febbraio 2018

http://milano.corriere.it/notizie/polit ... 6da8.shtml

La critica di monsignor Mario Delpini all’esibizione di simboli religiosi da parte del segretario della Lega sabato in piazza Duomo. La replica: «Io faccio quello che penso, quello che sento, quello che credo, sarò ben contento di confrontarmi con lui»
Il segretario della Lega Matteo Salvini con il rosario in mano sabato in piazza Duomo e, a destra, l’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini Il segretario della Lega Matteo Salvini con il rosario in mano sabato in piazza Duomo e, a destra, l’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini

L’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini ha criticato l’esposizione di simboli religiosi nel comizio di sabato del segretario del Carroccio Matteo Salvini. «Nei comizi si parli di politica»: così si è espresso monsignor Delpini, dopo il «giuramento» del leader della Lega con il rosario in mano. Matteo Salvini, chiudendo il comizio in piazza Duomo, fingendo di essere nominato premier ha inscenato un giuramento sul Vangelo e con in mano un rosario: «Giuro di applicare davvero la Costituzione italiana, da molti ignorata, e giuro di farlo - ha detto tra l’altro il segretario della Lega - rispettando gli insegnamenti contenuti in questo sacro Vangelo».

La replica

Quando gli è stato riferito il «richiamo» dell’arcivescovo, Salvini ha commentato: «Io faccio quello che penso, quello che sento, quello che credo. Penso che l’Italia abbia voglia di tranquillità, di sicurezza, di lavoro, di immigrazione controllata e tutto questo si fonda su radici cristiane che sono innegabili». «Abbiamo espresso un’idea di Italia chiara - ha aggiunto Salvini - che si basa sulla solidarietà, sul rispetto ma sulle regole, sui controlli, sulla dignità del lavoro e su radici cristiane che qualcuno ha negato sia in Italia che in Europa, poi sarò ben contento di confrontarmi anche con l’arcivescovo».




Matteo Salvini: giurando su Vangelo e Costituzione, si è fregato da solo
Paolo Farinella
27 febbraio 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... lo/4190177

Sinceramente non mi aspettavo che Matteo Salvini rispolverasse l’antico giuramento di Pontida rubando anche quello, oltre che la Lega, a Umberto Bossi, ormai rimasto a mani nude. Da Pontida a Milano. Là la cornice fu un’abbazia attorno ad un vescovo-abate, tutti decisi a lottare per la propria indipendenza, qui lo scenario è la piazza di Milano con il Duomo chiuso al nuovo leghista, che giura con il Rosario, il Vangelo e la Costituzione. L’arcivescovo di Milano gli ha ricordato di occuparsi delle cose sue e di non scherzare coi santi perché rischia di bruciarsi.

La sceneggiata è stata studiata a tavolino perché in un colpo solo espone tre simbologie. Il Rosario richiama la Battaglia di Lepanto del 1571, nella quale le armate «cristiane», coalizzate in «Lega Santa», sconfissero quelle musulmane, giunte alle porte di Vienna. Da allora nella Chiesa cattolica il mese di ottobre è dedicato a Maria, «Madonna del Rosario». Il vangelo è un richiamo a tutte le frange estremiste del cattolicesimo fondamentalista che si oppone a Papa Francesco e invoca in ogni occasione lo «spirito di Lepanto» per espellere dal sacro suolo d’Italia e d’Europa gli immigrati e i miscredenti musulmani perché l’unica religione deve essere quella cattolica in salsa leghista. Matteo Salvini non è nuovo a queste sceneggiate fuori luogo: a ogni Natale gira per le strade con un presepio in mano, dimenticandosi il senso di quello che rappresenta.

Salvini impugna il Vangelo e giura da premier

La Costituzione italiana è una novità, che ha solo uno scopo diretto: accreditarsi come democratico «moderato» (anche lui, come Berlusconi: ma se loro sono «moderati, io sono una pasta frolla). In un gesto solo, Matteo Salvini è stato capace di fare tre atti blasfemi, calpestando ogni valore religioso e di civiltà, se mai ve ne fosse stato bisogno. Peccato che nessuno sia intervenuto per un ricovero coatto, perché con la serietà ha perso anche il senso di vergogna. Queste le sue parole:

«Mi impegno e giuro di essere fedele al mio popolo, a 60 milioni di italiani, di servirlo con onestà e coraggio, giuro di applicare davvero la Costituzione italiana, da molti ignorata, e giuro di farlo rispettando gli insegnamenti contenuti in questo sacro Vangelo. Io lo giuro, giurate insieme a me? Grazie, andiamo a governare e a riprenderci questo Paese».

Si dichiara fedele «prima» al suo popolo e solo dopo a 60 milioni d’italiani, e lo dice avendo in mano il libretto della Costituzione! A queste parole quei libretti avrebbero dovuto bruciargli le mani e schizzare via come razzi perché sono il codice del contrario di quello che il matteuccio leghista, razzista, xenofobo, incitatore di paure, uomo piccino che per stare a galla e rimediare uno stipendio senza lavoro, semina non esitando a rimestare nel marcio e nel becero senza preoccuparsi nemmeno della sua ignoranza storica, culturale e religiosa.

Noticina storica per un veloce ripasso. Il 7 aprile 1167, secondo la tradizione, nell’abbazia di Pontida, nel bergamasco, vi fu un giuramento di cinque comuni italiani lombardi contro Federico il Barbarossa, legittimo imperatore del Sacro Romano Impero. Fu l’inizio di un lungo processo che porterà all’unità d’Italia- 820 anni dopo, Umberto Bossi si appropriò del ricordo storico e assunse la figura di Alberto da Giussano come simbolo della Lega-Nord con in programma solo la secessione del Lombardo-Veneto. Si fece anche una religione d’occasione, adorante il «dio Po», con pellegrinaggio-gita una volta l’anno al «Pian del Re» sul Monviso: ampolla, un sorso e via in trattoria a mangiare polenta e salsiccia. Peccato che Alberto da Giussano non sia mai esistito, ma se bisogna fare riferimento storico a qualcuno, occorre scomodare un certo «Guido di Landriano» (Paolo Grillo, Legnano 1176. Una battaglia per la libertà, Laterza, 2010).

Salvini stia attento a giurare perché nel vangelo che aveva in mano – era Vangelo? – c’è scritto:

«Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, né per la terra… Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,34-37).

Matteo avvisato, Salvini mezzo salvato. Riguardo poi al tema che è l’unico della predicazione del Matteo leghista, cioè l’immigrazione e quindi gli stranieri, in quello stesso vangelo è pure scritto:

«“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo [fatto tutto questo?]”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”» (Mt 25, 35-40).

Salvini Matteo ha giurato pubblicamente di osservare «gli insegnamenti contenuti in questo sacro Vangelo. Io lo giuro, giurate insieme a me? Grazie». Si è fregato da solo perché non può fare finta che sia stato un gioco, perché qui si misura la sua dignità o indegnità. Se non rispetta l’accoglienza dello straniero, dandogli assistenza per la vita e non per la sopravvivenza, è uno spergiuro. Anche la Costituzione lo inchioda a rinnegare tutto quello che ha predicato con arroganza in questi anni, in questi giorni, in questa campagna elettorale. Sono sufficienti pochi cenni di ripasso, per rinfrescare la memoria a chi sembra giocare con documenti solenni più grandi di lui e dei suoi:

Art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (art. 3 comma 1).

Art. 8. Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Art. 10. L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.

Pensando al Salvini di turno di ogni tempo, la Costituzione, si premura di scrivere all’art. 117 che «La potestà legislativa è esercitata dallo Stato… nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali». Ecco alcuni pro-memoria utili a Salvini e a chi è come lui.

Dalla Dichiarazione dei diritti umani dell’Onu del 1948:

Art. 13. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.

Art. 14. Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Art. 18. Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.

Salvini forse non sa che giurando sul Vangelo (col rosario per buon peso) e con la Costituzione in mano ha giurato su tutti questi impegni e doveri. In materia d’immigrazione l’Italia non può fare quello che vuole, ma deve rispettare la Legge e i Patti internazionali.

Ora Salvini deve rispettare il suo giuramento e riconoscere il dovere, anzi l’obbligo per l’Italia, a fare l’accoglienza in forza dei Trattati e o Convenzioni Internazionali, firmati e accolti nel proprio ordinamento. Essi sono: la «Dichiarazione Universale dei Diritti Umani» (ONU – Parigi, 10-12-1948); la «Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali» (Onu, 1966, in vigore dal 3-1-1976), il «Patto internazionale sui diritti civili e politici» (Onu, 1966, in vigore, 23-31976), la «Costituzione Europea» (Nizza, 7-12-2000).

Mi aspetto da Matteo Salvini, se è uomo d’onore, che vada in Tv, dove per altro è di casa, e inviti i suoi a non votare per la Lega e la sua congrèga perché in tutta la campagna elettorale ha sbagliato bersaglio e ha fatto confusione. È meglio che si prenda un lungo periodo di vacanza (tanto paghiamo noi) e si riposi, leggendo la Costituzione e per svago il Vangelo secondo Matteo, quello vero, non quello finto.



Alberto Pento

Ricordo a Paolo Farinella prete genovese che:

la costituzione italiana e i vangeli vanno letti e interpretati con il buon senso e la ragionevolezza, diversamente se letti e interpretati con superficialità, ceca fede, decontestualizzati e non ragionati, senza contemperare tra i valori e i diversi doveri e diritti, da "potenziali fonti di bene" si trasformerebbero in fonti fanatiche di odio (come l'antisemitismo), di malvagità e assurdità disumane e tragiche come (il disprezzo per la vita, per la famiglia, per i figli, per il lavoro, per la proprietà; la castrazione reale o la castità e il celibato con le sue derive pedofile e depravate); l'imperialismo del missionarismo evangelico; l'esaltata ricerca del martirio, la caccia alle streghe, la persecuzione degli eretici, il disordine sociale e politico, l'impoverimento economico generale della comunità, il caos demenziale del millenarismo e del miracolismo).

La costituzione italiana non dice di trascurare i bisogni, la salute e la sicurezza dei cittadini; di maltrattare, di derubare i propri concittadini; di violare i loro diritti umani civili e politici come la sovranità democratica e la libertà o di sprecare le loro risorse economiche e finanziarie e i loro beni pubblici come la cittadinanza, il territorio, le tradizioni, il welfar, consumandoli senza criterio, regalandoli, sperperandoli, scialacquandoli, ridistribuendoli in rendite immeritate, privilegi assurdi, ladrocini criminali, aperture a invasioni di chichessia dal mondo; di mettere a rischio la loro vita, il loro futuro, i loro beni personali.

Le convenzioni internazionali sui rifugiati politici e sull'aiuto umanitario non dicono affatto che si debba accogliere comunque e chiunque senza criterio e senza tener conto delle possibilità economiche, demografiche, sociali che ogni paese ha di accogliere e ospitare; tanto meno di accogliere chi non è documentato, chi non si fa certificare, chi non ha rispetto e che può fare del male.

Per quanto riguarda la libertà religiosa si fa presente a questo prete che l'Islam non è solo un culto chiesastico o da moschea ma una ideologia e una pratica politica e giuridica totalitaria e criminale, che viola i diritti umani universali e che pertanto dovrebbe essere bandita come prescritto dalle costituzioni europea e italiana e dalle altre leggi vigenti.




Migranti, Salvini zittisce la Cei: "C'è chi vuole che giuri sul Corano"
Andrea Indini - Mer, 28/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 99442.html

Durissimo scontro con la Cei. Galantino: "Sui migranti sciacallaggio per avere quattro voti in più". Salvini: "E Renzi, Boldrini, Bonino che fanno comizi in chiesa?"

Adesso è scontro aperto. I primi a levare le critiche contro Matteo Salvini sono stati alcuni vescovi, alla spicciolata.

L'hanno attaccato perché sabato scorso aveva esibito alla manifestazione di Milano il Vangelo e il rosario. Poi è stata la volta del segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che seppur senza far nomi se l'è presa con chi fa sciacallaggio sui migranti "per quattro voti in più". La stessa chiesa che, però, poi chiude un occhio quando dai pulpiti delle chiese Laura Boldrini e Emma Bonino arringano i fedeli invitandoli a votare la sinistra. "Se qualcuno preferisce impegnarsi sul Corano o su altro - replica il leghista - io vado orgoglioso di una tradizione che qualcuno ha negato in Europa".

Tutta colpa del giuramento. Un giuramento (cristiano) che monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara conosciuto come "il vescovo dei profughi" per il suo impegno in favore degli immigrati durante il mandato alla fondazione Migrantes, non ha fatto preso bene. "Qui ci ritroviamo di fronte a un leader che in maniera contraddittoria si presenta col Vangelo e col rosario - ha detto a Repubblica - e dall'altro lato predica la non accoglienza e il rifiuto dell'altro: ieri il meridionale, oggi lo straniero". Non è stato certo più tenero Galantino. Accogliendo i 114 profughi, fatti arrivare a Roma dal Corno d'Africa con il primo corridoio umanitario istituito dal Viminale, non ha perso l'occasione per entrare a gamba tesa in una campagna elettorale già di per sé tesa. "Dopo che avrete raccattato quei quattro voti in più, andate un po' in giro per l'Italia e guardate negli occhi questi bambini - ha detto il capo dei vescovi - poi dite se continuerete ancora a speculare sulla storia drammatica di queste persone".

Da sempre non corre buon sangue tra Salvini e i vertici della Chiesa. Eppure il leader leghista difende da sempre le tradizioni cristiane del Paese. Sabato scorso, per esempio, ha chiuso la manifestazione in piazza Duomo mostrando una copia della Costituzione italiana e del Vangelo: "Mi impegno e giuro di essere fedele al mio popolo, ai 60 milioni di italiani e di farlo rispettando gli insegnamenti contenuti nella Costituzione e nel sacro Vangelo. Io lo giuro, lo giurate con me? Andiamo a governare, riprendiamoci il Paese". Il giuramento, però, non è piaciuto in Vaticano. Ma ai vescovi inorriditi il segretario del Carroccio ha fatto notare che da nessuna parte, nei quattro Vangeli, c'è scritto che bisogna accogliere tutti. "Nella mia Italia l'immigrazione ha delle regole, dei numeri, dei limiti - ha spiegato - con 5 milioni di italiani in povertà il 'prossimo mio' è a Milano, Napoli, Torino, Roma...". E a Galantino, che gli ha dato dello "sciacallo", ha ricordato i comizi di Renzi, Boldrini e Bonino nelle chiese. "Mi spiace se qualcuno si è offeso ma ho fatto un gesto col cuore...".



Ma Salvini ha mai letto il Vangelo?
di Antonio Gurrado
2018/02/26

https://www.ilfoglio.it/bandiera-bianca ... elo-180921

Ci ho messo un paio di giorni a riavermi dalla sorpresa che l’alleanza fra trono e altare, vilipesa e distrutta da giacobini e sanculotti con la rivoluzione francese, fosse stata riportata in auge da quel particolare tipo di giacobino e di sanculotto che è Matteo Salvini. Se il suo intento era dire che intende contrastare la jihad arroccandosi sui valori giudeocristiani, be’, allora ha avuto più senso sventolare il rosario: com’è noto, si tratta di una forma di devozione popolare non del tutto istituita (lo stesso Ratzinger ammetteva di annoiarsi dopo averne pregato tutt’al più una posta) che venne regolamentata da papa Pio V dopo la vittoria sui turchi a Lepanto, a mo’ di ringraziamento per avere fatta salva la civiltà occidentale. Non a caso nella ricorrenza della battaglia, 7 ottobre, si suole celebrare Nostra Signora del Rosario così come Nostra Signora della Vittoria.

Ma il Vangelo? Salvini ha giurato di governare rispettando gli insegnamenti che vi sono contenuti, e io sarei quasi tentato di sperare che vinca per vedere come farà poi a conciliare la flat tax con la storia del sicomoro fatto seccare da Gesù perché non portava fichi mentre non era la stagione dei fichi; o il vincolo di mandato con la storia della mandria di porci che pascolava serena nel paese dei Geraseni fino a che Gesù non vi cacciò dentro una legione di demoni, costringendoli a gettarsi ipso facto da una rupe.

Da un giuramento così coraggioso sorge il sospetto che Salvini non l’abbia letto tutto e bene, il Vangelo. Né sono messi meglio quelli che sono corsi a stracciarsi le vesti per protestare che gli insegnamenti del Vangelo sono del tutto contrari al programma sovranista, quasi si trattasse invece di un prontuario di boldrinismo teologico. In realtà il Vangelo è un testo duro e scabro in cui è scritto che nessuno è buono, in cui si dà dello stolto allo stolto e si minacciano macine al collo e spade al posto della pace. È un libro talmente poco incline all’ipocrisia e al compromesso da implicare che, se qualcuno vuole governare seguendone gli insegnamenti, non solo non deve candidarsi con la Lega. Non deve proprio candidarsi in Italia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » gio mar 01, 2018 6:45 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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