Crisi politica, nuove elezioni il 25/9/22

Re: Crisi politica, nuove elezioni il 25/9/22

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2022 3:28 pm

3)
Certamente non voterò chi sta dalla parte del criminale del Cremlino Putin e la sua Russia nazifascista, suprematista, imperialista, guerrafondaia, genocida ed etnocida.


Se la Lega vuole il mio voto si deve schierare senza se e senza ma contro la criminale Russia di Putin e a pieno sostegno dell'Ucraina fino alla sua completa liberazione dall'invasione criminale russa e al totale risarcimento per le centinaia di miliardi di danni subiti e per le decine di migliaia di morti avuti.


SALVINI AMICO DI PUTIN. IL NEW YORK TIMES INCHIODA IL LEADER DELLA LEGA. ORA RINNEGA SE STESSO MA ALL'ESTERO NON DIMENTICANO.
" L'aggressione di Putin lascia il suo fan club di destra nelle contorsioni.
L'uomo forte russo è stato per anni idolatrato da un Who's Who di leader populisti e nazionalisti. Ora stanno inciampando su cosa dire.
Di Jason Horowitz
26/28 febbraio 2022

https://www.facebook.com/groups/1807630 ... 8645197480
https://www.nytimes.com/2022/02/26/worl ... e-pen.html

ROMA — Da anni un coro mondiale di politici di destra canta le lodi di Vladimir V. Putin. Consideravano l'uomo forte russo come un difensore dei confini chiusi, del conservatorismo cristiano e del maschilismo a torso nudo in un'era di politica dell'identità liberale e globalizzazione occidentale. Adularlo era una parte fondamentale del playbook populista.
Ma il massacro dell'Ucraina da parte di Putin, che molti dei suoi sostenitori di destra avevano detto che non avrebbe mai fatto, ha riformulato il presidente russo in modo più chiaro come una minaccia globale e un uomo nero con ambizioni di impero che sta minacciando la guerra nucleare e l'instabilità europea.
Per molti dei suoi ammiratori di lunga data – dalla Francia alla Germania e dagli Stati Uniti al Brasile – è una specie di posto imbarazzante. La macchia della nuova reputazione di Putin minaccia di contaminare anche i suoi compagni di viaggio.
"Sarà un colpo decisivo per loro", ha detto Lucio Caracciolo, direttore della rivista geopolitica italiana Limes, che considerava l'invasione di Putin una mossa irrazionale e potenzialmente suicida. Ha detto che i membri dell'ultradestra internazionale che godevano di una relazione speciale e del sostegno finanziario del signor Putin erano "in guai seri".
"Hanno messo tutte le uova nello stesso paniere", ha detto il signor Caracciolo. "E il cestino sta crollando."
Forse nessuno dimostra il dilemma più di Matteo Salvini, il principale politico di destra italiano, che è stato un impenitente fan di Putin.
Indossava magliette con la faccia di Putin sulla Piazza Rossa di Mosca e al Parlamento europeo. Ha detto di preferire il presidente russo a quello italiano. Ha incessantemente fatto eco agli appelli di Putin di porre fine alle sanzioni alla Russia per la sua annessione della Crimea. Ha deriso coloro che hanno affermato che fosse nelle tasche del signor Putin dicendo: "Lo stimo gratis, non per soldi".
Come alcuni altri leader di destra, ora sta cercando di infilare l'ago più stretto condannando la violenza, o anche la Russia, ma non il signor Putin per nome, o condannando la violenza ma trovando scuse per essa con argomenti anti-NATO .
Mentre alcuni membri della sua coorte hanno ammesso di aver forse valutato il signor Putin in modo errato, il signor Salvini non è stato pronto a fare una tale concessione.
Giovedì, ha scritto su Twitter di aver fermamente condannato "qualsiasi aggressione militare" e poi ha consegnato fiori all'ambasciata ucraina. Alla fine è arrivato a riconoscere che la Russia era l'aggressore militare, ma sembra ancora avere difficoltà a portare se stesso a esprimere critiche e il nome del signor Putin nella stessa frase.
"Sono deluso dall'essere umano che, nel 2022, cerca di risolvere i problemi economici e politici con la guerra", ha detto Salvini in un'intervista radiofonica. (Il portavoce di Salvini, Matteo Pandini, ha insistito sul fatto di aver anche detto "Putin ha iniziato una guerra e quindi Putin ha torto", ma non ha potuto indicare dove l'avesse detto.)
L'italiano si trova in una compagnia familiare quando si tratta di leader europei che ora stanno lottando per accettare il loro passato sostegno a Putin con la guerra di scelta che sta conducendo nel loro continente. Il cast di ex apologeti di Putin alle prese con le scuse si legge come un Who's
Who dell'ascesa populista del 2018
In Francia, la guerra di Putin ha provocato un dietrofront politicamente doloroso, e forse costoso, in vista delle elezioni presidenziali di aprile. I candidati di estrema destra che hanno passato anni a lodare il leader russo e settimane a minimizzare il rischio di un'invasione hanno rivalutato Putin e il vantaggio elettorale di essere nel suo angolo.
Marine Le Pen, la leader del partito di estrema destra National Rally, che ha ricevuto un prestito da una banca russa, ha dichiarato che l'annessione della Crimea da parte della Russia non è illegale e ha fatto visita a Putin a Mosca prima delle ultime elezioni presidenziali del 2017. Mentre si oppone Nella NATO, la signora Le Pen ha denunciato venerdì l'aggressione militare di Putin, dicendo: “Penso che quello che ha fatto sia completamente riprovevole. Cambia, in parte, l'opinione che avevo di lui".
Il suo rivale di estrema destra nella campagna presidenziale, Éric Zemmour, in passato ha definito un "sogno" la prospettiva di un equivalente francese di Putin ha ammirato gli sforzi della Russia per ripristinare "un impero in declino". Come molti altri entusiasti di Putin, dubitava che ci fosse un'invasione nelle carte e incolpava gli Stati Uniti per aver diffuso quella che chiamava "propaganda".
Ma giovedì anche lui ha denunciato l'invasione, dicendo che "la Russia non è stata né attaccata né direttamente minacciata dall'Ucraina" in un discorso pronunciato da un leggio che, per chiarire le cose, mostrava un cartello che diceva: "Condanno pienamente l'esercito russo intervento in Ucraina”.
In Gran Bretagna, Nigel Farage, uno dei principali sostenitori della Brexit, non aveva creduto che Putin avrebbe invaso l'Ucraina. "Beh, mi sbagliavo", ha scritto giovedì su Twitter, anche se ha affermato che l'Unione Europea e la NATO avevano provocato inutilmente la Russia con l'espansione. "Putin è andato molto più in là di quanto pensassi".
Altre forze di destra in giro per l'Europa hanno cercato di quadrare il cerchio condannando la violenza, ma spostando la colpa lontano da Putin.
Alexander Gauland, una figura chiave del partito di estrema destra Alternativa per la Germania, noto con le sue iniziali tedesche AfD, giovedì ha detto al quotidiano Neue Osnabrücker Zeitung che l'invasione è stata "il risultato di fallimenti passati" e ha attribuito la colpa all'espansione verso est della NATO dopo la Guerra Fredda per aver violato "i legittimi interessi di sicurezza della Russia". Il signor Putin è stato più popolare nella parte orientale della Germania, precedentemente governata dai comunisti, dove l'AfD ha la sua base politica
Petr Bystron, portavoce del partito per gli affari esteri, lo scorso anno ha visitato Mosca con una delegazione dei suoi legislatori. Ha rilasciato una dichiarazione in cui si "rammaricava" degli attuali sviluppi, ma ha aggiunto: "Non dobbiamo ora commettere l'errore di attribuire la responsabilità esclusiva di questo sviluppo alla Russia".
"È un segno della loro vicinanza ideologica al nazionalismo aggressivo di Putin", ha affermato Hajo Funke, un importante studioso tedesco dell'estrema destra del Paese.
I sostenitori di Putin non sono affatto limitati all'Europa.
Negli Stati Uniti, l'ex presidente Donald J. Trump, il cui mandato è stato contrassegnato con sollecitudine nei confronti del leader russo che ha confuso i suoi alleati occidentali, ha dichiarato mercoledì che Putin era "molto esperto" e ha fatto una mossa "geniale" di dichiarare le regioni dell'Ucraina come stati indipendenti come presupposto per trasferirsi nell'esercito russo.
Quelle osservazioni hanno lasciato il signor Trump un valore anomalo nel Partito Repubblicano di cui è il leader de facto. Ma non era del tutto isolato.
La cheerleader dei media di Trump, il conduttore di Fox News Tucker Carlson, ha esortato gli americani a chiedersi cosa avevano contro Putin e ha fatto eco al Cremlino mentre denigrava l'Ucraina non come una democrazia ma un burattino dell'Occidente e degli Stati Uniti che era " gestita essenzialmente dal Dipartimento di Stato”. Dopo l'invasione, anche lui ha moderato, avvertendo di "una guerra mondiale" e dicendo "Vladimir Putin ha iniziato questa guerra, quindi qualunque sia il contesto della decisione che ha preso, l'ha fatto".
L'ultimo grande leader a visitare Putin prima della guerra, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, a cui una volta Putin aveva detto di aver espresso "le migliori qualità maschili", ha deciso invece di tenere a freno la lingua. Ma forse ha mostrato la sua mano quando ha rimproverato il suo vicepresidente per aver detto che il Brasile si era opposto all'invasione russa dell'Ucraina.
Ma forse sono stati i vecchi amici del signor Putin a sembrare più sbalorditi dall'attacco.
Silvio Berlusconi, l'ex presidente del Consiglio italiano che nella sua dacia di Sochi indossava cappelli di pelliccia con i russi e ha ricevuto in regalo un "grande letto" dal signor Putin, ha condannato le violenze ma non ha detto nulla pubblicamente sul suo vecchio amico . Non è chiaro se avesse contattato Putin, ma a quanto pare ha detto ai membri del suo partito in una telefonata che stava mettendo le sue relazioni internazionali al servizio della pace e della difesa dell'Europa.
"Ho parlato con Berlusconi ieri sera, è molto preoccupato ed è quasi terrorizzato da ciò che sta accadendo", ha detto venerdì alla radio italiana Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa nel partito di Berlusconi. Ha aggiunto: "Semplicemente non vede in Vladimir Putin la persona che aveva conosciuto".



Alberto Pento

Che credibilità e affidabilità etico-morale, umana, civile e politica possono avere coloro (politici, partiti e intellettuali) che stanno con Putin che giustificano e sostengono Putin, che sono contro l'Ucraina, che vedono in Putin il bene e nelle sue azioni politiche e belliche cose buone, giuste ed esemplari?
Ecco chi è il nazifascista Putin e cosa è la sua Russia suprematista e imperialista:


Ecco chi è Putin!

Il demenziale bullo nazifascista del Cremlino,
il gemello eterozigote di Kin Jong-un.

Il macellaio del Cremlino è un criminale assassino,
un brigante, un grassatore, un mafioso, un oligarca ladro e farabutto,
un suprematista e imperialista russo come gli Zar e Stalin.

Il bullo del Cremlino è un demenziale fallito,
fallito come uomo, come cristiano, come statista.

Questo bullo criminale con il suo Impero del male minaccia il Mondo di sterminio nucleare.

Il macellaio del Cremlino come ha detto Trump è un genio ma del male
e per questo verrà ricordato come un criminale assassino,
uno stupratore di popoli e di cristiani,
come Moametto, Hitler e Stalin,
come i peggiori dittatori e assassini della storia,
una vergogna dei cristiani e dell'umanità.

E come per lui vi sarà grande vergogna anche per tutti coloro che demenzialmente lo hanno eletto a eroe, a santo, a paladino, a messia, a redentore dei cristiani e dell'umanità.

Costui dovrà essere bannato dall'ONU (già bandito dal Consiglio per i Diritti Umani) e da tutti i paesi del Mondo Libero e condannato dalla Corte Internazionale dell'Aia per gravi crimini contro l'umanità (sono già iniziate le pratiche sia all'ONU che all'Aia), dovrà essere braccato e arrestato da tutte le polizie dei paesi civili, sulla sua testa si dovrà mettere una taglia adeguata vivo o morto e i paesi che gli daranno rifugio dovranno essere boicottati in tutto come si fece con l'Afganistan che diede rifugio al criminale Osama Bin Laden.



Ecco la Russia di Putin.

La Russia di Putin è una delle potenze in cui si articola maggiormente il male della terra.
Essa ha ereditato e proseguito il male della Russia suprematista e imperialista dell'URSS che tanto danno ha fatto e ancora fa all'umanità intera.
Essa ha scientemente e militarmente diffuso l'infezione social comunista e ha promosso, sostenuto e sostiene tutte le dittature social comuniste della terra da quella cubana a quella cinese a quella coreana di Kim Jong-un, a quella venezuelana di Maduro;
ha promosso, sostenuto e sostiene tutte le dittature nazi maomettane teocratiche e laiche della terra da quella siriana di Assad a quella iraniana degli Ayatollah, al conflitto israelo palestinese con l'invenzione del fantomatico popolo palestine e giustificando il suo terrorismo antisemita e antisraeliano;
essa è la causa principale diretta e indiretta in concorso con la Cina di gran parte dei conflitti in cui sono dovuti intervenire l'ONU, gli USA e la NATO in tutti i continenti:
Afganistan, Corea del Nord, Cuba, Vietnam, Medioriente, Europa balcanica e mille altri conflitti in Africa, America, Asia e Europa.


Putin, no grazie! Sta con il male della terra.
Putin il dittatore zarista ex comunista che piace ai rosso bruni destro sinistrati dell'Occidente in perenne attesa di un Messia cazzuto e armato.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8961991036

La Russia nazi fascista di Putin
La Russia di Putin e l'Ucraina e la putinlatria
viewtopic.php?f=92&t=2990


5 PUNTI

Penso che sia profondamente sbagliato, indice di una mentalità poco laica e per nulla liberale, pensare di dare il proprio voto solo a partiti con cui si è d’accordo su tutto.
Questo è a maggior ragione vero OGGI, in Italia.
Alle prossime elezioni non si voterà per il “meglio” ma per il “meno peggio”.
Giovanni Bernardini
23 luglio 2022

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 5297796999

Per ciò che mi riguarda (e riguarda solo ME) ritengo che ci siano 5 punti fondamentali in base ai quali valuterò a chi dare il mio voto, per ciò che questo può contare.
1) Appoggio militare senza se e senza ma all’Ucraina contro l’aggressione russa.
2) Riduzione o quanto meno contenimento della pressione fiscale e della spesa pubblica.
3) Contrasto alla immigrazione clandestina.
4) Politiche tese alla autonomia energetica con chiara scelta a favore del nucleare.
5) Riforma vera della giustizia che ridimensioni lo strapotere dei PM.
So bene che ci sono moltissime cose da fare oltre a questi 5 punti, ma questi sono per me assolutamente centrali, fondamentali.
NON darò il mio voto ai putinisti, ai dispensatori di mance, a chi spalanca le porte ai clandestini, agli amici di Greta ed ai giustizialisti forcaioli.
Quanto al resto, le polemiche infinite, gli strilli, le accuse e le contro accuse, le ripicche e le etichette NON mi interessano.
E non mi interessa neppure iniziare polemiche infinite con chi non è d’accordo con me.
Dixi et salvavi animam meam.


Alberto Pento
Io aggiungerei un sesto punto la lotta al nazismo maomettano e all'ideologia politico religiosa islamica che non è cosa da poco.



Silvio Berlusconi ha parlato con l’ambasciatore russo e ora chiede agli ucraini di accogliere le domande di Putin; sono parole pesanti come pietre e di gravità assoluta. Dopo Salvini, è Berlusconi a ricordarci che la destra ha idee ben precise sulla collocazione italiana nel mondo: amici di Putin ed Orban e dei loro modelli dittatoriali ed illiberali.

Benedetto Della Vedova
29 luglio 2022

https://www.facebook.com/BenedettoDella ... e1PorWcUwl
Salvini e Berlusconi si mostrano indulgenti con Putin e i suoi missili che continuano a colpire i civili; Più Europa invece sostiene la resistenza Ucraina che difende la democrazia e le aspirazioni europee di Kiev.
O con Putin o con l’Ucraina e la Ue: la destra spieghi la scelta agli elettori e ai partner internazionali.



Berlusconi al telefono con l’ambasciatore russo? Lui smentisce: «Mai incontrato né sentito»
29 luglio 2022

https://www.open.online/2022/07/29/silv ... a-ucraina/

Silvio Berlusconi ha prontamente smentito il retroscena rivelato oggi da Repubblica. Il quotidiano raccontava di alcune presunte confidenze fatte dal Cav ad alcuni big di Forza Italia a Villa Grande: «Ho parlato con l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov. Mi ha spiegato le loro ragioni, cosa ha fatto Zelensky». Razov gli avrebbe detto che l’Ucraina voleva attaccare la Russia. E ancora: «Mi ha raccontato che è stata l’Ucraina a provocare ventimila vittime nelle zone contese. E che l’invasione era necessaria perché il rischio era che l’Ucraina attaccasse la Russia». La conversazione sarebbe avvenuta mercoledì 13 luglio. O mai, secondo quanto dichiarato dal leader di Forza Italia: «Non ho incontrato l’ambasciatore russo nè mai avuto conversazioni telefoniche con lui», è stata la sua secca risposta, contenuta in una nota.

La smentita

Fa eco Forza Italia: «Stupisce che uno dei più grandi quotidiani italiani dia spazio a illazioni non soltanto infondate, ma che vanno nella direzione esattamente opposta rispetto alle nostre convinzioni e ai nostri comportamenti», si legge in una nota del partito. «È sconcertante – prosegue il messaggio – l’idea che un leader si faccia suggerire dall’ambasciatore di un paese straniero valutazioni di politica internazionale. Un leader della caratura internazionale di Silvio Berlusconi, quando desidera avere contatti con leader stranieri lo fa al massimo livello, cosa che con la Russia non avviene da molto tempo». Forza Italia ribadisce come la loro posizione sia «perfettamente allineata con quella del Governo Italiano, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti».

Tuttavia, come ricorda anche Tommaso Ciriaco, non è la prima volta che Berlusconi pronuncia parole ambigue sulla Russia. Il suo rapporto con Putin è antico e consolidato. Il 24 febbraio, giorno dell’inizio dell’offensiva russa in Ucraina, il Cavaliere è rimasto in silenzio. Poi, nel maggio scorso a Napoli durante un evento di Forza Italia Berlusconi è andato all’attacco: «L’Europa deve fare una proposta di pace cercando di far accogliere agli ucraini le domande di Putin. Inviare armi significa essere cobelligeranti». Anche in quel caso, successivamente era arrivata la rettifica.


Povero Salvini che statista di bassissima levatura!
Salvini: «Se avessimo un #putin in Italia staremmo sicuramente meglio.»
https://www.facebook.com/543448768/vide ... 446345037/


IL PATTO D'ACCIAIO TRA PUTIN E SALVINI NON E' FICTION: È IN UN CONTRATTO

ECCOLO
Il Foglio
Niram Ferretti
30 luglio 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 0206736088

Il 6 marzo del 2017, Matteo Salvini, leader della Lega, ha firmato a Mosca un accordo per così dire ambizioso: un patto di cooperazione tra Lega e Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Quell’accordo scadeva il 6 marzo 2022 e a ridosso di quella data la Lega aveva due scelte. Primo: cancellarlo, comunicando ai vertici del partito di Putin la propria decisione di recedere dal contratto. Secondo: fare finta di nulla e rinnovare automaticamente il patto. La Lega ha scelto di seguire la seconda strada. E questo è ciò che è previsto nell’accordo con Russia Unita. Validità del patto: fino al 2027. Buona lettura.
Il partito politico nazionale russo Russia Unita rappresentato dal vicsegretario generale del consiglio per le Relazioni internazionali S.V. Zhelezniak che agisce a titolo dello Statuto del partito e della deliberazione del presidium del Consiglio generale del partito del 28 novembre 2016 da una parte, e dall’altra parte il partito politico Lega nord, nella persona di presidente del partito Matteo Salvini di seguito denominate “parti”.
Basandosi su un partenariato paritario e confidenziale tra la Federazione russa e la Repubblica italiana; esprimendo la volontà di facilitare l’espansione e l’approfondimento della cooperazione multilaterale e la collaborazione tra la Federazione russa e la Repubblica italiana; tenendo conto che i rapporti tra i partiti sono una parte importante delle relazioni russo-italiane e sono finalizzate al loro pieno sviluppo; sulla base dei princìpi di sovranità statale, rispetto reciproco, non interferenza reciproca negli affari interni di ciascuno, partenariato paritario, affidabile e reciprocamente vantaggioso.

Hanno concordato quanto segue:
1. Le parti si consulteranno e si scambieranno informazioni su temi di attualità della situazione nella Federazione russa e nella Repubblica italiana, sulle relazioni bilaterali e internazionali, sullo scambio di esperienze nella sfera della struttura del partito, del lavoro organizzato, delle politiche per i giovani, dello sviluppo economico, così come in altri campi di interesse reciproco.
2. Le parti si scambieranno regolarmente delegazioni di partito a vari livelli, per organizzare riunioni di esperti, così come condurre altre attività bilaterali.
3. Le parti promuovono attivamente le relazioni tra i partiti e i contatti a livello regionale.
4. Le parti promuovono la creazione di relazioni tra i deputati della Duma di stato dell’Assemblea federale della Federazione russa e l’organo legislativo della Repubblica italiana, eletti dal partito politico nazionale russo “Russia unita” e il partito politico Lega nord, e anche organizzano lo scambio di esperienze in attività legislative.
5. Le parti organizzeranno sotto gli auspici di seminari bilaterali e multilaterali, convegni, “tavole rotonde” sui temi più attuali delle relazioni russo-italiane, invitando una vasta gamma di professionisti e rappresentanti della società civile.
6. Le parti promuovono attivamente lo sviluppo di una cooperazione reciprocamente vantaggiosa e la collaborazione di organizzazioni giovanili, femminili, culturali, umanitarie, ecc. al fine di rafforzare l’amicizia, la formazione giovanile nello spirito di patriottismo e di operosità.
7. Le parti promuovono la cooperazione nei settori dell’economia, del commercio e degli investimenti tra i due paesi.
8. Il presente accordo entra in vigore all’atto della firma dei rappresentanti autorizzati delle parti e ha una validità di 5 anni. L’accordo è automaticamente prorogato per successivi periodi di 5 anni, a meno che una delle parti notifichi all’altra parte entro e non oltre 6 mesi prima della scadenza dell’accordo la sua intenzione alla cessazione dello stesso.
9. L’accordo è concluso a Mosca il 6 marzo 2017, ed è redatto in due copie, in due esemplari autentici, in lingua russa e italiana.
10. Il presente accordo non è legalmente vincolante ed è solo una manifestazione di interesse delle parti nella interazione e cooperazione.
Mosca, 6 marzo 2017
Il partito politico Lega nord
Salvini
Il partito politico nazionale russo Russia Unita
Zheleznyak
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Crisi politica, nuove elezioni il 25/9/22

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2022 3:29 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Crisi politica, nuove elezioni il 25/9/22

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2022 3:30 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Crisi politica, nuove elezioni il 25/9/22

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2022 3:31 pm

4)
Crisi nel Centro destra, speriamo che FI e la Lega si spacchino.



https://www.ilmessaggero.it/politica/si ... xtCWp9BgYE


Brunetta lascia Forza Italia: «Ha tradito la sua storia, fiero di aver servito l'Italia». Via anche Cangini
Stefania Piras
21 luglio 2022

https://www.ilmessaggero.it/politica/br ... 26482.html

Dopo Maria Stella Gelmini anche il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta lascia Forza Italia. E lo fa con parole pesantissime perché dice senza mezzi termini che si è tradito lo spirito del 1994: la storia e i valori del partito fondato da Silvio Berlusconi. Brunetta ha affermato in una nota che «non votando la fiducia a Draghi, Forza Italia ha tradito la sua storia e i suoi valori. Non sono io che lascio, è Forza Italia che lascia se stessa». L'unica dei tre ministri forzisti a rimanere nel partito è Mara Carfagna.

Brunetta compare nella storia di Forza Italia fin dai primi anni: ex socialista vicino a Gianni De Michelis, nel congresso del 1998 è responsabile del Programma, poi diventa vicecordinatore nazionale nel 2007 e l'anno successivo viene scelto per il ruolo di ministro per la pubblica amministrazione nel governo Berlusconi IV. Ora, dopo 20 anni, la sua storia di berlusconiano doc tramonta definitivamente.

Brunetta: traditi europeismo, atlantismo e liberalismo

«Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia, Non votando la fiducia a Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura: l'europeismo, l'atlantismo, il liberalismo, l'economia sociale di mercato, l'equità, i cardini della storia gloriosa del Ppe, a cui mi onoro di essere iscritto, integralmente recepiti nell'agenda Draghi e nel pragmatismo visionario del Pnrr», si legge nella nota diramata da Brunetta.

«Sono fiero - prosegue la nota - di aver servito l'Italia da ministro di questo Governo. Sono degli irresponsabili coloro che hanno scelto di anteporre l'interesse di parte all'interesse del Paese, in un momento così grave. I vertici sempre più ristretti di Forza Italia si sono appiattiti sul peggior populismo sovranista, sacrificando un campione come Draghi, orgoglio italiano nel mondo, sull'altare del più miope opportunismo elettorale. Io rimango dalla stessa parte: dalla parte dei tanti cittadini increduli che mi stanno scrivendo e chiamando, gli stessi che nei giorni scorsi si sono appellati a Draghi perché rimanesse alla guida del Governo».

«Io non cambio, è Forza Italia che è cambiata - prosegue il ministro - Mi batterò ora perché la sua cultura, i suoi valori e le sue migliori energie liberali e moderate non vadano perduti e confluiscano in un'unione repubblicana, saldamente ancorata all'euroatlantismo. Perché dobbiamo contrastare la deriva di un sistema politico privo degli anticorpi per emanciparsi dal populismo e dall'estremismo, piegato a chi lavora per modificare gli equilibri geopolitici, anche indebolendo l'alleanza occidentale a sostegno dell'Ucraina. È una battaglia per il futuro che coincide con la difesa della mia storia, e di quella di Forza Italia».

Centrodestra: è terremoto

Il terremoto che sta investendo il centrodestra e Forza Italia è notevole e per certi versi non giungono inaspettate le decisioni di due ministri come Gelmini e Brunetta considerati da tempo draghiani di ferro e perciò, a volte, "puniti" dal partito, soprattutto Gelmini è stata spesso redarguita dai portavoce ufficiali costretti a correggere le sue dichiarazioni bollate come «uscite di carattere personale». Ieri la prima ad abbandonare il partito era stata proprio lei: la ministra Maria Stella Gelmini. Motivo? Lo stesso di Brunetta.

Gelmini ha condannato senza appello la deriva populista di Forza Italia e ha manifestato i primi malesseri in concomitanza dell'aggressione russa all'Ucraina (i tre partiti che ieri hanno staccato la spina a Draghi hanno in comune proprio questo: l'equidistanza da Putin). Gelmini aveva confessato pubblicamente: «Non riconosco più il mio presidente» riferendosi a Silvio Berlusconi e le sue dichiarazioni concilianti verso l'amico di lunga data Putin. Oggi Gelmini racconta di essere stata esclusa dal partito già da tempo. «Siamo sempre stati esclusi da qualunque vertice che discutesse del futuro del governo», ha detto a Skytg24.

Ora anche Brunetta lascia il partito: il disagio è troppo forte se si rimane dentro un partito che si è sempre dichiarato liberale e manda a casa Mario Draghi. Questo in sintesi il ragionamento dei forzisti molto perplessi su ciò che è accaduto ieri in Senato. Un altro malpancista è Andrea Cangini che ieri, infatti, ha votato in dissenso dal gruppo e pure lui oggi ha abbandonato il partito. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ieri aveva avvertito: «Nulla sarà più come prima» e nel suo intervento in Senato aveva pronosticato l'arrivo dell'uragano. «Oggi i moderati di centrodestra segnano la loro scomparsa politica», aveva detto nelle sue dichiarazioni di voto intervallate da un battibecco con Ignazio La Russa (FdI). «Che La Russa sia contento è comprensibile, mi domando come possano esserlo quelli che pensavano di essere nel Ppe», ha chiosato Renzi. Ed è lo stesso dilemma che ha dilaniato Brunetta e Gelmini.

Ho appena assunto la decisione più difficile della mia pur breve vita politica. Dopo aver votato per 55 volte la fiducia al governo Draghi, in mancanza di fatti politici nuovi l'ho fatto anche oggi...



Lega, da Giorgetti a Fedriga: l'anima governista che plaude all'agenda Draghi e preoccupa Salvini
22 luglio 2022

https://www.ilmessaggero.it/politica/le ... 28994.html

Dai banchi del Governo il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che plaude alle parole del premier. Dagli scranni, il suo leader di partito, Matteo Salvini che storce più volte la bocca durante l'ultimo discorso del premier e resta a braccia conserte. A dimostrazione che le due anime del Carroccio, più volte vagheggiate, esistono eccome. E che la fine del governo di unità nazionale rischia di ampliarne la cesura.

La contrapposizione è tra i “barricaderi” salviani - che hanno come obiettivo la rimonta ad ogni costo di Giorgia Meloni- e gli amministratori, condottieri della fase pandemica, all’insegna del pragmatismo e dello slancio riformatore, apprezzato dalle le classi produttive del nord. È con loro, e non solo con Fratelli d'Italia, che deve ora fare i conti Matteo Salvini se vuole mettere al sicuro la propria leadership e traghettare il futuro governo.


Il segretario

Dalla crisi di governo Matteo Salvini esce come un leader dimezzato. Tira un sospiro di sollievo per la mancata fuoriuscita dall'Esecutivo dei soli grillini, che si sarebbero uniti a Fdi nei banchi dell’opposizione - ma lo fa con un’insolita discrezione. La stessa che ha utilizzato in Aula a Palazzo Madama perché fosse il senatore Candiani a intervenire al suo posto, evitando così, ad ogni modo, il rischio di vedersi attestare la rovinosa caduta del Governo. Avversa soprattutto alla "seconda anima". E così ha rinunciato ai panni del sovranista Salvini, per indossare quelli dello statista di governo, animato da responsabilità e ragion di Stato, per evitare strappi interni.

Già ieri il segretario del Carroccio ha incontrato prima ministri e sottosegretari e poi europarlamentari per parlare dei futuri programmi. «Il partito ribadisce che si impegnerà nel governo affinchè siano immediatamente rinnovati gli sconti carburante, i sostegni alle famiglie per far fronte al caro bollette e i crediti d'imposta per le aziende», recita la nota filtrata dal quartier generale della Lega. Che, con dovizia di particolari, sottolinea pure che «già si sta preparando il futuro governo per approvare pace fiscale, taglio delle tasse e flat tax, riforma delle pensioni e nuovi decreti sicurezza».

Oggi, il secondo round, proprio con i governatori. Nell’incontro in video conferenza l'ex ministro dell'Interno ha annunciato loro il massimo coinvolgimento nella campagna elettorale:«I governatori sono già al lavoro, anche per offrire spunti utili in vista dei dossier più interessanti. E assicurato la «massima presenza» sui territori al presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimo Fedriga, della Lombardia Attilio Fontana, della provincia di Trento Maurizio Fugatti, cosi' come al sardo Christian Solinas, all'umbra Donatella Tesei e al veneto Luca Zaia.


Il ministro

Spesso indicato come uno dei potenziali competitor alla leadership di Salvini, per il momento Giancarlo Giorgetti sta a guardare: ha deciso di «non rinnegare» la Lega, ma nemmeno Draghi. C’era lui con Salvini, durante il vertice del centrodestra a Villa Grande e sempre lui, poco dopo a parlare con Mario Draghi durante le dichiarazioni di voto finale a Palazzo Madama. Facendosi sfuggire alla fine della votazioni un duro: «poteva finire in modo più dignitoso», poi corretto in corso: «non c’erano le condizioni politiche. Basta vedere come era messo il Senato ieri, insomma, e anche Draghi ne ha preso atto». Ma Giorgetti che più volte aveva avvertito il leader del Carroccio che catapultare il Paese in una fase di instabilità si sarebbe potuto rivelare un errore - non nasconde ai suoi una certa amarezza. E anche ieri alla Camera non ha rinunciato ad applaudire a Mario Draghi per il suo stile e per il suo operato.


I governatori

Ma ad incarnare l’anima governista non è solo il titolare del Mise. Tra le fila dei favorevoli alla continuazione dell'Esecutivo anche il governatore del Veneto, Luca Zaia. Che oggi si astiene da dichiarazioni a caldo e sulle elezioni di settembre glissa: «saranno sanificatorie, perché daranno il Paese in mano ad una forza di governo che spero sia assolutamente rappresentativa e possa portare stabilità». Sarebbe stato lui, nei giorni scorsi, a farsi portavoce, durante i faccia a faccia con il leader Matteo Salvini, delle preoccupazioni avanzate dei governatori del Nord. Così concrete da essere riassunte - secondo ricostruzioni giornalistiche - in un documento sul modello di quello firmato dai 1000 sindaci. Mai recapitato - secondo le smentite di via Bellerio - al segretario.

Anche Massimiliano Fedriga, governatore del Friulia, mantiene la bocca cucita sulla linea imboccata da Salvini. Ma non lesina parole di apprezzamento per l'operato del premier, anche nel giorno successivo alle sue dimissioni. «Mario Draghi - ha detto oggi il governatore friulano - ha condotto un ottimo percorso in mezzo a molte difficoltà con una maggioranza estremamente eterogenea«. E ha aggiunto: «Penso al Pnrr, alla lotta alla pandemia, alla crisi con la guerra in Ucraina, alla crisi economica: è riuscito a tenere e ad avere quella capacità di dialogare con i paesi stranieri che ha reso l'Italia protagonista».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Crisi politica, nuove elezioni il 25/9/22

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2022 3:31 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Crisi politica, nuove elezioni il 25/9/22

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2022 3:31 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Crisi politica, nuove elezioni il 25/9/22

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2022 3:33 pm

5)
I programmi e i politici della politica politicante



Sarà una delle campagne elettorali più brutte di sempre, credo.
Giovanni Bernardini
23 luglio 2022

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 8221245040

Berlusconi vuole le pensioni minime a 1000 euro mensili, per 13 mensilità. Perché non 2000 per 14 mensilità?
Però… stiamo attenti. Letta e compagnia bella strilleranno contro il “populismo” di simili proposte, ma qualcuno mi deve spiegare perché mai il salario minimo sia una misura di “giustizia sociale” mentre le pensioni minime sarebbero pura demagogia. In fondo se esiste un salario minimo dovrà pure esistere una pensione minima… o no?
Siamo il paese dei bonus, che TUTTI hanno allegramente distribuito a destra e a manca. Siamo il paese dei redditi universali e di cittadinanza, esiste la diffusa convinzione che si batta la povertà NON producendo ricchezza ma distribuendo denaro che viene da debiti sempre rinnovati ed imposte sempre nuove. Il risultato? Economia bloccata ed inflazione.
I sapientoni, quelli che si spacciano per grandi maestri di economia ed accusano tutti di demagogia populista potrebbero porre un freno a questa follia. Sarebbe semplice in fondo. Basterebbe porre in costituzione un limite alla spesa pubblica ed alla pressione fiscale. Non lo fanno.




È subito iniziato il “mercato delle candidature”: il dio sondaggio, i capi bastone, il tariffario dei posizionamenti in lista, il cerchio magico
Magdi Cristiano Allam
23 luglio 2022

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 1005943618

Cari amici buongiorno. In una democrazia marcia dove si sovrappongono i ruoli del Governo e dell'opposizione, dove i partiti che stanno al Governo fanno contemporaneamente opposizione al proprio Governo; dove i partiti che stanno al Governo sfruttano il potere per farsi campagna elettorale permanentemente e dove pertanto, la campagna elettorale non cessa mai a discapito della governabilità dello Stato, il “mercato delle candidature” è iniziato subito da quando nella tarda mattinata di giovedì 21 luglio il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha reiterato le proprie dimissioni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sciolto il Parlamento ed è stata annunciata la data di domenica 25 settembre per le nuove elezioni legislative.
Cominciamo con il “mercato dei parlamentari” che precede e consegue al “mercato delle candidature”. Nel parlamento che è stato appena sciolto, su un totale di 945 parlamentari, sono stati 213 i parlamentari, pari al 22,5%, che hanno cambiato Gruppo politico all'interno del Parlamento e, considerando che ci sono dei parlamentari che hanno cambiato più volte, il totale dei cambi dei Gruppi politici è stato di 282 pari al 29,8% del totale dei parlamentari.
Tornando al “mercato delle candidature” chiariamo che c'è da molto tempo, sicuramente dagli anni Novanta, ma forse c'è sempre stato anche nella cosiddetta «Prima Repubblica». Si comprende bene che ora, con il totale dei parlamentari eletti che calerà da 945 a 600, riducendosi alla Camera dei deputati da 630 a 400 e al Senato 315 a 200, il “mercato delle candidature” diventerà ancor più rovente, agguerrito e soprattutto costosissimo.
Precedenti inchieste giudiziarie hanno rivelato la realtà di un “tariffario” per essere inseriti nelle liste dei candidati, con un prezzo che sale a secondo della posizione nella lista. Chi vuole aggiudicarsi le candidature certe che garantiscono l'accesso al Parlamento, sia nei collegi uninominali sia nei collegi proporzionali, deve pagare molto di più.
Entrare in Parlamento è come vincere una lotteria: i senatori guadagnano ogni mese 14.634,89 euro netti e i deputati 13.971,35 euro netti; tutti hanno diritto a un assegno di fine mandato, che è pari all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità moltiplicato per il numero degli anni di mandato effettivo. Ma soprattutto ci sono i guadagni non calcolabili legati all'esercizio effettivo del proprio potere di parlamentare nel promuovere attività varie proprie o dei propri raccomandati.
La scelta dei candidati avviene in un clima di guerra intestina ai singoli partiti. Ciascun possibile candidato scopre che i suoi peggiori nemici sono proprio i suoi compagni o colleghi di partito perché sono i primi e i più diretti concorrenti ad aggiudicarsi il posto in lista.
I partiti funzionano come delle aziende che hanno un bilancio con entrate e uscite. Da quando i partiti non beneficiano più del finanziamento pubblico, tutti i partiti hanno i conti in rosso e hanno un disperato bisogno di soldi. I soldi sono vitali per assicurare l'attività delle strutture e gli stipendi dei funzionari che sorreggono il partito a livello nazionale. In aggiunta le campagne elettorali costano tantissimo.
Ebbene i soldi arrivano se i partiti occupano posti di potere: seggi nel Parlamento nazionale e in quello europeo, nei Consigli regionali, provinciali e comunali, presidenze e consigli di amministrazione degli enti statali o parastatali.
Alla luce di ciò le elezioni vengono concepite come l'anticamera dell'accesso alle stanze del potere e ai forzieri del fiume ininterrotto del denaro pubblico, concepito come denaro di tutti e di nessuno, oggetto del desiderio e di preda da parte di chi ha più potere.
Il faro che illumina le scelte dei partiti è innanzitutto il sondaggio, l'unico dio di fronte a cui tutti i partiti si prostrano e modificano spregiudicatamente le proprie scelte. Se il sondaggio dice che per conquistare maggiore consenso è opportuno virare a destra, al centro o a sinistra, lo si fa disinvoltamente. L'importante sono i voti, non importa se in cambio si fanno delle promesse irrealizzabili o dannose per l'interesse generale dello Stato.
In questa fase non si guarda in faccia o nessuno. Si accolgono a braccia aperte i cosiddetti «capi bastone», espressione mutuata dalla 'ndrangheta calabrese, per indicare coloro che sono in grado di assicurare al partito migliaia di voti sicuri, proprio perché espressi da un bacino controllato dalla criminalità organizzata o comunque con mezzi di persuasione che di fatto corrispondono al reato penale del «voto di scambio».
Fanno eccezione gli «amici» e gli «amici degli amici», gli «intoccabili», gli adepti al «cerchio magico» del capo supremo o dei capi locali, che devono comunque incarnare sia la fedeltà assoluta al capo sia la capacità di veicolare il consenso per il proprio partito, oppure sono semplicemente dei prestanome di «amici» potenti che preferiscono non apparire in prima persona.
In questo contesto chi si affaccia per la prima volta nella realtà dei partiti e dell'esperienza cruciale delle elezioni rimane attonito e scandalizzato. Nessuno immagina che i partiti siano essenzialmente delle macchine per catturare i voti costi quel che costi e che le elezioni sono una guerra intestina ai partiti e una guerra totale tra i partiti per conquistare i posti di potere che si traducono in denaro.
Cari amici, questa è la realtà della democrazia intrinsecamente marcia di uno Stato collassato e di una civiltà decaduta. Soprattutto la realtà della partitocrazia consociativa che ha sostenuto il Governo Draghi ci fa toccare con mano che i partiti non hanno più ideali o valori, l'importante è spartirsi la torta del potere e i soldi.
La Casa della Civiltà promuove un nuovo modello di democrazia con un'unica elezione a livello di circoscrizioni comunali con non più di 30 mila cittadini, dove si ha la certezza del rapporto fiduciario tra gli elettori e gli eletti, dove la sovranità popolare è garantita dal voto di preferenza, dove gli elettori hanno quotidianamente il fiato sul collo degli eletti per assicurare che i loro impegni elettorali si traducano in fatti concreti. La rifondazione dello Stato potrà esserci solo quando l'esercizio di una funzione politica pubblica sarà considerata un servizio e non una opportunità di lucro, quando la funzione politica pubblica sarà temporanea e ciascuno dovrà guadagnarsi onestamente il pane svolgendo una propria attività professionale, quando verrà prosciugato il fiume ininterrotto di denaro pubblico di fronte a cui tutti i partiti allungano le mani per arraffare fintantoché possono.
Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità Casa della Civiltà


Alberto Pento
Il nuovo movimento culturale e politico di Magdi Allam il nuovo Messia religioso e politico.
Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità Casa della Civiltà
Che credibilità e affidabilità culturale, civile e politica può avere uno che difende il criminale del Cremlino e che si è schierato dalla sua parte contro l'Ucraina?

Come fa Magdi Allam a parlare della Casa della Civiltà stando dalla parte del criminale russo Putin?



Fratelli d'Italia e la Meloni

Alberto Pento
Il fascismo come tutte le ideologie politiche totalitarie e dittatoriali ha prodotto illusioni, privilegi, parassiti, guerra, distruzione, debito, ingiustizia, irresponsabilità.
Il fascismo poi era demenzialmente razzista e antisemita, stipidamente imperialista e a conti fatti il male prodotto è almeno dieci volte il bene fatto.
La Meloni io non la voterò mai innanzi tutto perché è dichiaratamente contro l'autonomia veneta, poi è una suprematista romana e non ha alcun programma politico per rendere civile Roma che è una delle città più incivili, parassitarie, irresponsabili, mafiose, corrotte e indebitate dell'Occidente.



SIC ET SIMPLICITER
Niram Ferretti
25 luglio 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 3310427111

A due mesi esatti dal voto comincia già la carica "progressista" contro il mostro "fascista". Ha cominciato il New York Times, araldo del pensiero illuminato-illuminista liberal americano, spiegandoci che un eventuale avvento di Giorgia Meloni alla guida di un futuro governo sarebbe una pagina nera (e la metafora vale in due sensi) per il nostro paese.
L'articolo ricorda l'edizione dell'Economist del 2001 in cui veniva spiegato che Berlusconi era inadeguato a guidare il governo.
Certo, Giorgia Meloni ha alcune cose da farsi perdonare, come quando prese le distanze da Matteo Salvini dopo che l'allora ministro degli Interni aveva definito giustamente Hezbollah un gruppo terrorista, spiegando che però la mano armata dell'Iran in Libano aiutava i cristiani siriani a fare i presepi. O, più recentemente, quando ha fatto gli auguri a Putin per la sua "democratica" riconferma a guida della Russia, ma, siamo onesti, chi non ha detto o fatto cose ben peggiori? L'elenco sarebbe interminabile, soprattutto da parte di coloro che si ritengono moralmente superiori.
Quindi, tornando all'incipit, eccoci serviti il solito antipasto. Il ritorno del fascismo e il pericolo per la tenuta democratica del paese. E' il menu fisso servito dai ristoranti progressisti ogni volta che si prefigura una vittoria della destra. Evidentemente sono convinti che qualcuno possa crederci.
Oggi, su Il Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia, certo non un intellettuale sospettabile di simpatie eversive, a proposito della Meloni e di Fratelli di Italia scrive:
"Considerare fascisti lei e il suo partito, pronti cioè a usare la violenza contro la sinistra e decisi a limitare le nostre libertà, appare alquanto inverosimile. Perché il fascismo — sarà bene ricordarlo — è stato ed è questo, non già opporsi allo ius scholae o al matrimonio tra persone dello stesso sesso: due misure su cui è perlomeno ragionevole avere dei dubbi anche se non si ha mai avuto alcuna simpatia per Benito Mussolini".
Ma attenzione, attenzione, oggi basta nutrire "dei ragionevoli dubbi" su feticci cari alla sinistra, per essere immediatamente bollati come fascisti. Lo si è visto con il DDL Zan, lo si vede ogni volta che si afferma una cosa che per millenni è stata la norma e che nessuno doveva ribadire, ovvero che la famiglia naturale (quella che si costituisce su un nucleo biologicamente fondato) è la famiglia eterosessuale. Persino Richard Dawkins, ateo militante e di sinistra è stato ricoperto di insulti per averlo detto.
Quindi, a Galli della Loggia, va ricordato che "fascista" è, sic et simpliciter, tutto ciò che non è rivendicato come ideologicamente essenziale da parte "progressista".





In Italia il centro è un luogo vuoto
Ernesto Galli della Loggia
24 luglio 2022

https://www.corriere.it/opinioni/22_lug ... 535a.shtml

È il momento della corsa al centro. Ormai è diventato difficile tenere il conto degli esponenti politici che in vista delle prossime elezioni si candidano a occupare quel luogo dello schieramento politico parlamentare e corrono a fregiarsi di quella denominazione. Ai due o tre gruppi che già da tempo occupavano il centro (Azione, Italia viva, +Europa) e a un numero indefinito di minuscoli gruppetti di parlamentari arruolatisi in sigle ai più sconosciute («Centro democratico, Facciamo Eco, Vinciamo Italia, Noi con l’Italia), se ne sono aggiunti altri. Gruppi animati da questo o da quel «centrista» d’annata tipo Quagliariello o Tabacci, seguiti di recente dalle truppe di Di Maio e, dall’altrieri, anche dalla migrazione consistente che ha lasciato o è sul punto di lasciare le file di Forza Italia. Invariabilmente tutti diretti al centro.

Oggi però nel sistema politico italiano il centro è un luogo vuoto, un non luogo. Politicamente è il nulla: dichiararsi di centro è come dichiararsi a favore dell’aria condizionata o del gelato alla crema anziché al cioccolato. Equivale cioè a un’identità politica evanescente che non sembra proprio in grado di attrarre grandi masse di elettori. Sicché per chi vi ha puntato le proprie fortune l’occupazione di una posizione di centro appare destinata a risolversi con ogni probabilità in una gigantesca delusione. Proclamarsi «di centro» non serve a nulla. Serve avere qualche idea: proporre qualcosa di importante e magari dire anche come, con quali tempi e quali mezzi sia possibile realizzarla. Serve cioè avere un programma. Anche dirsi «moderati» in Italia non significa granché: da queste parti, ad esempio, per far due cose certo da «moderati» come far pagare le tasse o costringere i tassisti a rinunciare ai loro privilegi serve un coraggio politico da kamikaze: altro che «moderazione»!

Sì, c’è stato un tempo in cui le cose erano diverse. Ed è il tenace ricordo del passato — in particolare dell’ultraquarantennale centrismo della Democrazia cristiana — che probabilmente vale a spiegare quanto sta succedendo oggi. Ma, la storia non si ripete. Il centro acquista un significato politico autentico e in quanto tale diviene quindi un formidabile valore aggiunto solo a una condizione. E cioè che nel sistema vi siano a destra e a sinistra dello schieramento politico due formazioni che per le loro caratteristiche ideologiche abbiano un carattere radicale, estremista, potenzialmente eversivo, che rende assai dubbia la loro legittimità al governo di un Paese retto da ordinamenti democratici. Non è neppure necessario che ciò sia effettivamente vero: basti che lo creda vero la maggioranza degli elettori. Fu per l’appunto questa, come si sa, la situazione italiana dal 1945 alla fine della prima Repubblica. Con un forte partito comunista filosovietico sulla sinistra e sul versante opposto una destra di aperti sentimenti neofascisti, l’unica area legittimata a governare era costituita dal centro. E per l’appunto fu specialmente grazie alla sua collocazione in questa area che per circa mezzo secolo la Democrazia cristiana riuscì a esercitare un virtuale monopolio del potere.

Ma che cosa ha mai a che vedere questa situazione con quella dell’Italia politica odierna? Proprio nulla, direi. Infatti, per quanto sia prevedibile che nelle prossime settimane gli avversari cercheranno di agitare contro la destra il pericolo del «fascio sovranismo» è difficile sostenere l’illegittimità a governare sia nei confronti di Berlusconi (presidente del Consiglio non so più per quanti anni), sia dell’ex ministro degli Interni Salvini. Potranno risultare entrambi sgraditi, sgraditissimi, odiosi, ma dipingerli come dei pericolosi nemici della democrazia repubblicana mi sembra arduo. E lo stesso vale per Giorgia Meloni. Considerare fascisti lei e il suo partito, pronti cioè a usare la violenza contro la sinistra e decisi a limitare le nostre libertà, appare alquanto inverosimile. Perché il fascismo — sarà bene ricordarlo — è stato ed è questo, non già opporsi allo ius scholae o al matrimonio tra persone dello stesso sesso: due misure su cui è perlomeno ragionevole avere dei dubbi anche se non si ha mai avuto alcuna simpatia per Benito Mussolini.

Considerazioni analoghe valgono per il Partito democratico. Davvero c’è qualcuno che lo considera il rappresentante di una sinistra pericolosa per la democrazia? Andiamo! E qual è mai la differenza ideologica tra Renzi e Letta? Finché si parla del Pd le differenze tra il suo dirsi «di sinistra» e il dirsi invece di «centro-sinistra» dei suoi rivali di questo nome è al massimo una differenza di sensibilità, di accenti, di qualche misura programmatica, non di sostanza. Davvero Franceschini o Bonafè sono più «di sinistra» di Rosato o di Calenda? Cerchiamo di essere seri.

La conclusione, data la disposizione e gli orientamenti delle forze politiche italiane appena tratteggiata, è che oggi la collocazione centrista non possiede alcuna valenza ideologica forte, non rappresenta alcun carattere identitario vero. Non vuol dire nulla. È semmai un’altra cosa. Anzi due. Da un lato è il frutto dell’inconsistenza e dunque del potenziale spappolamento di tutte quelle identità politiche nate interamente con la seconda Repubblica (incluso il Pd, nel quale la catastrofe comunista, insieme all’arrivo nelle sue fila di massicce schiere di profughi da altre famiglie politiche assai diverse dal vecchio Pci, ha creato un potpourri genericamente «democratico» privo completamente, però, di un’anima e di un baricentro). E dall’altro lato è il frutto della paurosa sterilità politica del Paese: della sua (della nostra?) incapacità di dar vita a qualcosa di politicamente nuovo e vitale, a una visione del futuro e a una prospettiva capaci di prendere il posto di quelle larvali che abbiamo oggi di fronte.

E allora non meraviglia che in questo vuoto fioriscano i personalismi di ogni tipo, i quali, non sapendo che cosa essere, che cosa dire, si rifugiano tutti nel grande parcheggio del centro. Assai prevedibilmente quasi tutti pronti a uscirne verso destra o verso sinistra a seconda dei risultati elettorali.


Fondatore e Presidente della Comunità Casa della Civiltà
Magdi Cristiano Allam
Lunedì 25 luglio 2022

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 4009143651

Salvini aspira a tornare a fare il Ministro dell’Interno e rilancia la parola d’ordine «zero clandestini». Denuncia la responsabilità della Lamorgese per l’impennata degli sbarchi dei clandestini, ma anche la Lega faceva parte del Governo Draghi
Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. La crisi politica e la pandemia infinita ci hanno distolto dalla realtà degli sbarchi dei clandestini che ieri, l’Agenzia giornalistica Agi ha sintetizzato con il titolo «Cè una (seria) emergenza migranti». «Migrante» è l’eufemismo con cui ufficialmente si occulta la realtà dei clandestini, corretta rappresentazione di chi entra in uno Stato straniero senza regolari documenti d’ingresso.
Leggiamo: «Sono state fatte sbarcare nei porti di Calabria e Sicilia le 674 persone soccorse a 124 miglia dalle coste italiane. Nel peschereccio alla deriva c'erano anche 5 morti. I migranti, alcuni dei quali sono stati recuperati in acqua, sono stati soccorsi da tre motovedette della Guardia costiera e da un'unità della Guardia di finanza, nonché dalla nave mercantile Nordic - fatta dirigere sul posto - che poi li ha trasbordati sulla nave Diciotti della Guardia Costiera presente nell’area».
E ancora: «Questa mattina la Ocean Viking di Sos Mediterranee ha avvistato e soccorso un gommone in acque internazionale, al largo della Libia, con 87 persone a bordo, tra cui 57 minori non accompagnati. Nessun migrante aveva il giubbotto di salvataggio».
E ancora: «A circa 4 miglia da Capo Ponente è stata bloccata una barca con 33 siriani ed egiziani, fra cui 10 donne e 2 minori. È approdato direttamente sul molo Madonnina, invece, un barchino di 5 metri, partito da Zarzis (Tunisia), con a bordo 13 tunisini, fra cui 4 minori. Sullo stesso molo sono approdati altri 14 tunisini partiti da Djerba. Il settimo sbarco, dopo l'avvistamento da parte della Guardia di finanza a 3 miglia e mezzo dalla costa, ha portato sull'isola 13 tunisini su una barca di 5 metri. Poco dopo, a 6 miglia, sono approdati altri 38 subsahariani, fra cui 16 donne e 4 minori».
E ancora: «All'alba sono approdati , dopo essere stati soccorsi a 19 miglia da Lampedusa, 41 bengalesi ed egiziani su un'imbarcazione alla deriva. A seguire, all'ingresso del porto, sono stati bloccati su un barcone di 10 metri, partito da Zuara, in Libia, 45 egiziani, bengalesi e marocchini; un barchino con 18 tunisini, fra cui 3 donne, ed ancora altri 18, fra cui una donna e due minori. Il tredicesimo barchino, partito da Djerba in Tunisia, aveva a bordo 13 migranti, fra cui 2 minori. A soccorrerli è stata la Guardia di finanza che ha pure bloccato altri 24 tunisini a bordo di due barche».
Infine: «Intanto l'hotspot di Lampedusa è nuovamente al collasso. Oltre 400 i migranti approdati sull'isola in una quindicina di sbarchi e quasi 1.200 gli ospiti del centro di accoglienza a fronte di una capienza di 350. Di sole poche settimane fa la precedente emergenza, quando l'hotspot è arrivato a contenere oltre duemila persone, bambini compresi, nel degrado e nella sporcizia. Sui quindici barchini arrivati nella notte tra sabato e domenica c'erano 411 migranti che si sono aggiunti alle altre 350 persone arrivate sabato in altri 13 sbarchi».
In questo contesto Matteo Salvini ha lanciato la parola d’ordine «zero clandestini», sperando di tornare a fare il Ministro dell’Interno nel prossimo Governo che, secondo i sondaggi, dovrebbe essere di Centrodestra: «Il 25 settembre si sceglie l'Italia dei prossimi 30 anni. Se andremo al Governo porteremo come prima proposta un nuovo decreto sicurezza e l'impegno a zero clandestini in giro per le nostre strade. Per i clandestini biglietto di sola andata per tornarsene a casa».
Il 14 luglio 2022, dopo la pubblicazione di un video che mostra l’esultanza di 314 clandestini a bordo della «Mediterraen Sea», una nave di una Ong (Organizzazione non governativa) che lavora nel Mar Mediterraneo, dopo aver avuto il via libera per attraccare in Italia e farli sbarcare, Salvini aveva commentato su Twitter: «Clandestini esultanti alla notizia che sbarcheranno tutti e 314… A Malta? In Grecia? In Francia? In Spagna? In Tunisia? Ma no. In Italia, ovviamente. Lamorgese, chi l’ha vista?».
Successivamente Salvini ha fatto questa valutazione complessiva: «Siamo neanche a metà luglio e siamo a 31.000 sbarchi contati di migranti in Italia. Siamo in una situazione di degrado nelle città grandi e soprattutto nelle piccole. È difficile lavorare in un governo in cui c’è il ministro dell’Interno di cui non si hanno notizie. Sbarchi senza sosta. Lampedusa al collasso. L’Italia sta per esplodere. Se Lamorgese non è in grado di difendere la sicurezza e i confini italiani si faccia aiutare. E ancora in un altro post in cui condivide la storia di Chiara Ferragni, che si è detta «angosciata e amareggiata della violenza che continua a esserci a Milano», Salvini scrive: «Prosegue l’incessante problema sicurezza a Milano. Ormai è proprio sotto gli occhi di tutti... Sala e Lamorgese, se ci sono battano un colpo, altrimenti si facciano aiutare».
L’emergenza degli sbarchi dei clandestini è una realtà documentati dai dati ufficiali del Ministero dell’Interno. Nel 2016 il totale dei clandestini provenienti dalla Libia furono 181.436; nel 2017 furono 139.369; nel 2018, il primo anno di Salvini come Ministro dell’Interno, i clandestini calarono a 23.370; nel 2019, secondo anno di Salvini a Ministro dell’Interno, i clandestini calarono ulteriormente a 11.471; nel 2020 con il primo anno della Lamorgese a Ministro dell’Interno con il Governo formato da M5S e Pd, i clandestini sbarcati risalirono a 34.154; nel 2021, nel secondo anno della Lamorgese a Ministro dell’Interno con il Governo Draghi di cui ha fatto parte anche la Lega, i clandestini sbarcati raddoppiarono a 67.040; nel 2022, fino al 22 luglio con la Lamorgese a ministro dell’Interno nel Governo Draghi, i clandestini sbarcati dalla Libia sono stati 34.013. Solitamente la stagione degli sbarchi si intensifica d’estate e prosegue fino a autunno.
Quindi è vero che con Salvini a Ministro dell’Interno i clandestini sbarcati dalla Libia calarono significativamente; ma è anche vero che con il Governo Draghi, di cui ha fatto parte anche la Lega, i clandestini sbarcati hanno raggiunto il picco di 67.040 nel 2021.
Cari amici, la Casa della Civiltà promuove la formazione professionale dei giovani e lo sviluppo economico degli Stati da cui provengono gran parte dei clandestini, per metterli nella condizione di scegliere di vivere dignitosamente a casa propria, salvaguardali dal trauma dello sradicamento dai propri cari e prevenendo la tragedia della schiavitù in cui taluni si ritrovano e soprattutto dei morti che purtroppo ci sono viaggiando su delle imbarcazioni precarie.
La Casa della Civiltà difende giustamente il diritto dell’Italia di accogliere solo gli stranieri autorizzati e il dovere di tutelare la vita, i beni, la sicurezza e la libertà dei cittadini italiani che vengono lesi e messi a repentaglio dall’arbitrio, arroganza e violenza con cui spesso si comportano i clandestini, perché chi ci governa ha trasformato l’Italia in una terra di tutti e di nessuno, dove chiunque può entrare, scorrazzare e uscire a piacimento, certi della loro impunità a causa di leggi e di magistrati schierati dalla parte dei clandestini e non delle forze dell’ordine e dei cittadini italiani.
Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo.


Voti in cambio di illusioni | La politica del raggiro è l’emblema di un Paese che preferisce l’allucinazione alla verità - Linkiesta.it
Carmelo Palma
25 luglio 2022

https://www.linkiesta.it/2022/07/politi ... -flat-tax/

Pronti, via! e la destra unita già promette di rottamare centinaia di miliardi di cartelle fiscali, dare mille euro di pensione minima a sessant’anni anni, mettere la flat tax al 20% a parità di spesa e fare dello sforamento di bilancio il pozzo di San Patrizio di ogni necessità e desiderio.

Questo programma pirotecnico e psichedelico e il suo potenziale (probabile?) successo nelle urne di settembre è una sorta di prova Invalsi della nostra democrazia che, anziché valutare la qualità del sistema formativo, misura quella del sistema politico e ne registra il miglioramento o il degrado.

Se si teme, come parrebbe dai sondaggi, che quasi un italiano su due sia disposto a concedere credito a questo sovranismo da Gratta e Vinci o da Superenalotto, occorre prendere drammaticamente atto dell’incompatibilità di un demos così conciato con il funzionamento del circuito democratico. Il che non significa – tranquillizziamo i “democratici per Giorgia” – sospendere la democrazia, ma riconoscere la sospensione della sua efficienza politica e della sua funzione di governo.

Se non si può esportare la democrazia semplicemente trapiantandone gli apparati e le procedure in contesti totalmente alieni ai suoi presupposti civili e culturali, non si può importare nella democrazia il ripudio della razionalità logica e morale come movente fondamentale dell’azione collettiva.

Proprio come il metodo scientifico, anche il metodo democratico è aperto, pluralistico e sottratto al principio di autorità, perché tutte le ipotesi possano essere sperimentate e tutte le tesi confutate e perché siano selezionate quelle migliori e più resistenti alla prova dei fatti, non perché le dispute si spostino dal piano della realtà all’universo parallelo delle verità prêt-à-porter e del terrapiattismo politico-scientifico.

Lo sgretolamento di un principio di razionalità pubblica, che non ha tanto a che fare con il sapere, ma con la responsabilità del pensiero e dell’azione, non a caso oggi presenta, in tutto l’Occidente, il carattere della rivolta contro le istituzioni politiche e scientifiche, accomunate dal sospetto di essere dispositivi di potere occulto e di nascondere nelle regole formali un dominio sostanziale incontrastato, perché non riconosciuto.

In Italia questo fenomeno ha caratteri ancora più intensi e diffusi. L’epopea del Movimento 5 Stelle nasce, non per pura coincidenza, all’indomani di quella della “cura Stamina”, un’allucinazione collettiva teleguidata da un delinquente, che ha soggiogato stampa, politica e opinione pubblica.

Grillo e Vannoni sono stati, in larga misura, la stessa cosa: hanno entrambi venduto ai malati il conforto di una cura immaginaria e l’hanno fatto persuadendoli che la gravità e l’inguaribilità della malattia fosse essa stessa ragione e obiettivo della terapia ufficiale.

Il programma economico-sociale (con rispetto parlando) della destra si innesta perfettamente in questo processo che porta dalla corruzione al raggiro e dal cinismo all’allucinazione. Se nell’Italia partitocratica il voto di scambio era prendere voti in cambio di cose, che è come da sempre i sovrani remunerano la fedeltà dei sudditi, nell’Italia antipolitica è prendere voti in cambio di illusioni, che è come i guaritori coltivano la devozione religiosa dei disperati. Non la compravendita del voto in cambio di pani e di pesci, ma dell’attesa del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Però un popolo disposto a votarsi all’illusionismo e a sacrificarsi in una frustrazione perennemente rigenerata da nuove illusioni non è una somma di persone, come un’epidemia non è purtroppo solo una somma di infetti. È un fatto storico, un fenomeno oggettivo, il segno di un’era.

Non è un fenomeno puramente “naturale”, né il prodotto di responsabilità personalmente imputabili, come la piazza Venezia gremita in attesa della dichiarazione di guerra di Mussolini non era semplicemente una responsabilità dei presenti, disposti ad applaudire l’ora delle decisioni irrevocabili.

La politica italiana a due mesi dal voto riparte da qui, da questo scenario chiaro e terribile, da questo circolo vizioso tra chimere e imposture. In fondo anche la vincente Meloni e la destra treccartara sono una tappa di questo processo e una stazione di questa via crucis nel fondo dell’abisso.




UNIDOS PODEMOS, PODEMOS UNIDOS
Niram Ferretti
26 luglio 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 9570344485

Nel tellurico movimento che agita i partiti in vista di un rassodamento empatico, necessario per presentarsi uniti alle prossime elezioni, nella sinistra fuori dal PD ecco presentarsi facce fresche e pulite. Giuseppe Conte, un personaggio sfuggito a Pirandello ora medita una nuova vita e chi potrebbe dargliela se non De Magistris e Michele Santoro?
La galassia Rifondazione Comunista-Potere al Popolo (el pueblo) è in fibrillazione. L'allegre brigata rosso fuoco ha già invitato il residuale M5S a unirsi nelle comuni battaglie. La nuova Cosa si chiamerà "Unione Popolare"? Possibile. Intanto il segretario di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo ha reso noto che Moni Ovadia e Vauro hanno firmato l'appello per la sua costituzione. Con nomi così di peso si andrà lontano.
De Magistris fibrilla per incontrare i 5 Stelle e portarli «in una coalizione che, tra le altre cose, si pone l’obiettivo di fermare la guerra e di togliere l’Italia da quel gruppo di Paesi, di cui fanno parte oltre a noi solo Polonia e Gran Bretagna, totalmente piegati al volere degli Usa e della Nato».
Claro no? Hasta la victoria siempre!


LA CAUDILLA
Niram Ferretti
26 luglio 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 8826995226

Nella campagna elettorale già iniziata, (leggere alla voce "come assassinare in effige Giorgia Meloni"), "La Repubblica", il giornale che fu di Scalfari e oggi è diretto da Maurizio Molinari, si distingue per una grossolanità che fa del "Sun" l'equivalente del "Times".
Ci eravamo illusi che dopo la truculenta direzione di Carlo Verdelli, il quale raggiunse l'apice con il memorabile titolo, "Cancellare Salvini", si fosse raggiunto il culmine, e in effetti quel titolo volutamente ambiguo (non un attacco personale all'allora ministro dell'Interno, come si difesero, ma alle sue leggi), è ancora un must, però quello attuale in cui un primo piano di Giorgia Meloni con il dito alzato accompagnato dal cubitale, "Il diktat", bisogna dire che il suo effetto lo fa.
Abbiamo capito, il fascismo, il fascismo e la caudilla e il periglio imminente, abbiamo capito che ormai questo è il totem del giornale, lo era con Salvini e con la Lega, un partito che non aveva una genealogia di destra (non fu D'Alema, a dirci parecchi anni fa che la Lega era "una costola della sinistra"?), figuriamoci con Fratelli di Italia. Dux! Dux!. Quindi ci aspettano esattamente due mesi, anzi, per la precisione due mesi meno un giorno, in cui senza sosta assisteremo a questa continua sceneggiata.
Certo, sarà difficile aggiornarla quotidianamente, perché il repertorio è sempre quello, ma a "La Repubblica" non si perderanno certo d'animo. Aspettiamo in adunata gli altri.



ALLE ARMI SON FASCISTI!
Niram Ferretti
27 luglio 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 4970276945

Il rischio è alto, altissimo, il maggiore da noi corso da dopo la Seconda guerra mondiale. Ce lo dice dal suo buen retiro svizzero Carlo De Benedetti.
Giorgia Meloni è come Orban, anzi un tantino peggio, forse. Con lei al governo la democrazia è a rischio, ca va sans dire, usciremo dall'Europa e forse dal Patto Atlantico. Sue fonti riservatissime al Dipartimento di Stato americano gli dicono che per gli USA una vittoria della Meloni sarebbe "orripilante".
La fonte di De Benedetti al Dipartimento di Stato è, ovviamente, non solo l'anima di questa amministrazione ma di quelle che verranno, anzi di più, incarna quella dell'intera nazione, tutti spaventati all'eventualità catastrofica che Mussolini, pardon Meloni vinca le elezioni in Italia.
Ce ne è anche per Salvini "antisemita". "Sono stato assolto" dice l'ingegnere che accusò il leader della Lega di antisemitismo, peccato che non dice che gli avvocati di Salvini hanno fatto ricorso in appello. Ma tant'è, per il momento è così, "Lui si è proclamato amico di Israele, ma una cosa è Israele un'altra sono gli ebrei".
Ah ecco. Si può essere antisemiti e filoisraeliani. Strano, essendo Israele lo Stato degli ebrei, ma Aldo Cazzullo non lo incalza, dopotutto è sulla Meloni e il pericolo fascista l'intervista.
Quella fascista della Meloni a favore dell'invio di armi all'Ucraina mentre il liberale De Benedetti no, perchè alimentano la guerra. Chissà se quell'altro fascista, il russo Putin, su questo argomento è più d'accordo con l'antifascista con cittadinanza svizzera o con la fascista italica?
C'è da ruminare.


LA NORMALIZZAZIONE DI MELONI NON PASSA DALL'ATLANTISMO MA DALLA SUA ROMANITA'
di Claudio Cerasa, Il Foglio
28 luglio 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 5183532257

Era il suo punto di debolezza, è diventato il suo punto di forza. Era il suo tallone d’Achille, è diventato il suo scudo difensivo. Era il suo fianco scoperto, è diventato il suo tratto protettivo. Roma, per Giorgia Meloni, ha sempre coinciso con un tratto di vulnerabilità e dunque con un elemento di debolezza. C’è il suo passato, a Roma, e con il suo passato ci sono i molti peccati da scontare della destra estremista di cui Meloni è erede. C’è il suo presente, a Roma, e Roma per Meloni significa sconfitte, delusioni, non vittorie, come quella delle elezioni del 2016, quando Meloni non riuscì ad arrivare al ballottaggio, e come quella delle elezioni del 2021, con il candidato scelto da Meloni sconfitto malamente. C’è anche altro a Roma, ovviamente, e per i suoi avversari il dialetto di Meloni è sempre stato sinonimo di rudezza, per non dire altro.
Oggi, però, che Meloni si sente insieme con il suo partito a un passo dall’obiettivo grande, succede che la romanità per Meloni non viene più considerata dall’establishment politico e istituzionale come un elemento di debolezza, come un elemento distintivo di una più generale impresentabilità, ahó, ma diventa magicamente un tratto rassicurante, capace di smussare preventivamente e forse inopportunamente alcuni spigoli dell’estremismo della nuova destra sovranista.
La romanità, da punto di debolezza, diventa così un punto di forza, indicando una prossimità al potere, una vicinanza alle istituzioni e una contiguità con l’establishment che i leader della destra hanno fatto in passato molta fatica a conquistarsi anche in virtù della loro estraneità alle alchimie romane (chiedere al milanese Berlusconi, chiedere al milanese Salvini). E così, da mesi, in molti salotti romani, distanti anni luce dalla destra meloniana, può succedere di ragionare con preoccupazione su ciò che potrebbe essere un’Italia guidata da una destra sovranista ma può capitare con altrettanta frequenza di imbattersi in un numero impressionante di nuovi e vecchi boiardi di stato romani desiderosi di far sapere ai propri interlocutori che loro, “Giorgia”, la conoscono da una vita e che in fondo si fidano della sua romanità, della sua capacità di adattarsi al mondo e non di adattare il mondo alle sue idee. È la romanità che ha permesso in questi mesi di far apparire Meloni al potere romano come un qualcosa non più incompatibile con l’establishment del paese (la romana Meloni, romana e romanista, ha sempre avuto un rapporto cordiale con il romano Draghi) ed è la normalità che ha proiettato Meloni all’interno del così detto paradigma Flaiano.
Flaiano diceva che in Italia non si potrà mai fare una rivoluzione perché ci conosciamo tutti, e il potere romano ha semplicemente iniziato a sostituire la parola “Italia” con la parola “Roma” per cercare di tranquillizzare se stesso e autoconvincersi che la destra che potrebbe presto governare l’Italia, e che potrebbe essere costretta a chiedere una mano ad altri romani che si trovano alla guida di alcune grandi istituzioni europee, il romano Paolo Gentiloni, che nella vita fa il commissario all’Economia, e il romano Fabio Panetta, che nella vita fa il membro del board della Bce, è una destra che conoscendo tutti, a Roma, difficilmente farà le pericolose rivoluzioni che in molti temono. E così, ora che il potere la cerca (non Cdb, ma pazienza), ora che a differenza del passato di fronte alla destra il potere non soffre ma semmai s’offre, succede che i telefoni dei massimi dirigenti di Fratelli d’Italia siano pieni di messaggi di attuali capi di gabinetto, di consiglieri di stato, di pezzi intermedi della burocrazia che piuttosto che organizzarsi per preparare il proprio whatever it takes contro le destre si preparano a presentarsi loro come figure presentabili per governare con la destra. Nel volto rassicurante che Meloni cerca di offrire in questa campagna elettorale, una parte la gioca l’atlantismo, una parte la gioca il non esplicito anti europeismo ma una parte cruciale la gioca la romanità, come nuovo e insospettabile elemento di potenziale normalizzazione dell’estremismo.


Alberto Pento

Certo la Romanità, romanità che non è stata nei duecento anni trascorsi la salvezza dell'Italia e che non lo potrà essere .nemmeno in futuro.
Il mito risorgimentale e nazifascista della romanità come centro e fulcro dell'Italia statuale unita si è dimostrato del tutto inconsistente, una illusione e un inganno, ha fatto più male che bene alle genti della penisola italica che lo ha adottato speranzosa. Basta osservare come è Roma, non quella di duemila anni fa, ma quella di oggi a partire da duecento anni fa, un cattivissimo esempio di inciviltà.
Se il programma politico del Centrodestra si fonda sul mito della romanità e della Roma attuale io veneto autonomista non lo voterò di certo.




Roma - il mito tra il vero e il falso
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 111&t=2355
https://www.facebook.com/groups/romailm ... roeilfalso




Referendum autonomia: Meloni, no perché porta alla secessione
MF Milano Finanza
05/10/2017

https://www.milanofinanza.it/news/refer ... 0831039059

"No all'autonomia: porta alla secessione": questo il pensiero espresso da Giorgia Meloni per ribadire la contrarietà al referendum in Lombardia e Veneto in una lettera aperta a Liberto Quotidiano. "Non mi sono chiare le finalità dei referendum per l'autonomia di Lombardia e Veneto e credo che non siano chiare a tanti italiani", ha osservato la leader di Fratelli d'Italia, "la confusione nasce dalle diverse dichiarazioni degli stessi sostenitori dei referendum: alcuni parlano di un primo passo verso l'indipendenza, altri di una questione che riguarda solo la gestione delle entrate fiscali, qualcuno dice che è una battaglia per il Nord, altri che è un cambiamento per il bene di tutta l'Italia".

"Non credo nelle "piccole Patrie" e sono convinta che la Patria, quella vera, sia l'unico argine rimasto alla deriva mondialista e alla globalizzazione incontrollata", ha sottolineato la Meloni, "sono certa che i tecnocrati europei, la Bce, gli speculatori finanziari, i lobbisti e il grande capitale preferirebbero avere a che fare con le piccole Catalogne di tutta Europa piuttosto che con Stati forti e coesi. Difendere l'unità d'Italia vuol dire difendere la nostra identità, la nostra libertà e la nostra sovranità".

La Meloni ha anche avvertito i promotori del referendum che dicono di voler ridurre le tasse in Lombardia e Veneto che "le rivendicazioni fiscali potrebbero non fermarsi a livello regionale, ma penetrare più in profondità. "Per quale motivo, ad esempio, gli abitanti della provincia di Milano dovrebbero condividere la loro ricchezza con quelli della provincia di Pavia che hanno un reddito pro-capite che è meno della metà del loro? E giusto che i milanesi paghino la sanità ai pavesi? Aprire il vaso di Pandora dell'interesse particolare può riservare sorprese inimmaginabili". La leader di Fratelli d'Italia si è invece detta disponibile ad "aprire una discussione a livello nazionale per rivedere in modo unitario il grado di autonomia di tutte le Regioni italiane" come, ha osservato, "mi pare, nelle ultime dichiarazioni lasci intendere lo stesso Matteo Salvini".

Nel secondo trimestre in Italia il pil fa meglio delle attese, mentre a luglio l'inflazione scende (7,9%). E la Germania evita la recessione, almeno per ora. Secondo la lettura preliminare dell'Istat, il prodotto interno lordo italiano, nonostante la guerra in Ucraina e la crisi energetica, ha segnato un rialzo congiunturale dell'1% e un aumento anno su anno del 4,6%. Come per l'Italia,...;
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Crisi politica, nuove elezioni il 25/9/22

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2022 3:33 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Crisi politica, nuove elezioni il 25/9/22

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2022 3:33 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Crisi politica, nuove elezioni il 25/9/22

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2022 3:34 pm

6)
Difesa dell'Ucraina è cosa buona e giusta.

L'Ucraina vuole essere come noi, civile, occidentalee, liberale, democratica, europea, atlantista, amica e non nemica degli USA, contro le dittature e le loro menzogne, le loro violenze prepotenti e criminali, distruttive e disumane.


GUERRA E POLITICAMENTE CORRETTO
Giovanni Bernardini
27 luglio 2022

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 3026879226

Malgrado le previsioni di quanti profetizzavano una rapida vittoria russa, e consigliavano agli ucraini la resa, naturalmente “per il loro bene”, la guerra continua ed è destinata a durare ancora a lungo. Le previsioni sono difficili, quasi impossibili, ma è difficile ipotizzare che di qua a pochi mesi tutto sia finito.
Italia ed Europa hanno da tempo immemorabile delegato agli USA l’onere della difesa. Gli americani combattono e gli europei strillano “pace”, questo è da tempo lo schema. Che ora però non regge più. E mette gli europei, ed in particolare gli italiani, di fronte alle loro responsabilità.
L’occidente e soprattutto l’Europa, è preparato ai tempi durissimi che ci attendono? C’è da dubitarne, purtroppo.
L’Europa, e l’Italia in particolare, sono del tutto impreparate ad una guerra che si prolunga. Lo sono militarmente, economicamente, socialmente. Lo sono anche, forse soprattutto, culturalmente.
La guerra è quanto di più identitario e meno inclusivo si possa immaginare. La guerra divide il mondo in “NOI” e “LORO”, amici e nemici. La guerra, soprattutto una guerra come quella che si combatte in Ucraina, rivaluta il valore dei confini, della patria e della sua difesa. Tutte cose che distano anni luce dall’irenismo mondialista che caratterizza oggi l’occidente e soprattutto l’Europa (per non parlare della nostra povera italietta). Certo, si può combattere una guerra in nome di valori universali, che riguardano in quanto tali anche il nemico, ma l’applicazione di questi valori è rimandata al dopo guerra, intanto si combatte. Per farla breve, una guerra è quanto di meno politicamente corretto si possa immaginare.
La guerra spaventa, giustamente, per le sue conseguenze economiche. Chissà, fra due, tre mesi potremmo rimpiangere il caldo opprimente di questi giorni. Ma mette anche in crisi convinzioni consolidate, fa a pugni con deleteri abiti ideologici assai diffusi, e spinge tanta gente a ripetere fino alla noia le formulette del più stupido dei “pacifismi”.
È giusto, è realistico, è necessario sostenere l’Ucraina, senza se e senza ma. Se non lo facessimo ci troveremmo domani a dover affrontare guerre ancora più distruttive della attuale. Ma per sostenere sul serio l’Ucraina occorre gettare alle ortiche le ideologie insieme rassicuranti e nichiliste di cui per troppo tempo si è nutrita una parte considerevole della pubblica opinione occidentale, europea ed italiana.
Che oggi condiziona tutti gli schieramenti politici, purtroppo.


Alberto Pento
Chi è contro l'aiuto all'Ucraina alla sua difesa e alla sua liberazione è demenzialmente e responsabilmente complice del criminale del Cremlino. Non vi potrà mai essere pace e serenità per costoro come non potrà mai esservi per la Russia nazifascista di Putin.
I clandestini che invadono e infestano l'Italia che compiono crimini contro gli italiani, che mancano di rispetto, che minacciano, violentano, derubano e uccidono gli italiani non sono diversi dai criminali nazifascisti russi che hanno invaso l'Ucraina.


Il criminale del Cremlino Putin e la sua Russia nazifascista.

https://www.facebook.com/10707811196044 ... 5104078074
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Mi no voto! Ente na falba demograsia votar ła xe na vargogna

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron