Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » gio mar 22, 2018 7:25 pm

Francesco, l’eretico grillino
21 marzo 2018
BEO-BERGOGLIO
Gerardo Verolino

http://www.italiaisraeletoday.it/france ... o-grillino

Sono trascorsi cinque anni dall’elezione al Soglio Pontificio del primo Papa grillino della storia. Francesco I o Bergoglio L’Onesto è infatti un raro caso di Papa che, anticipando i tumultuosi eventi che nelle elezioni politiche d el 2018 avrebbero stravolto il quadro politico nazionale, ha indossato i panni del movimentista, dell’agit-prop, del Savonarola, del fustigatore dei costumi, delpropugnatore della morale, del bonificatore delle stanze vaticane, del soccorritore degli ultimi, insomma di quell’Unto del Signore sceso sulla Terra per fare un repulisti generale del passato e indicare la retta via al suo popolo.

In pratica, Jorge Mario Bergoglio, da vecchio furbone di tre cotte che annusa prima degli altri dove va il vento, ha capito, come il suo compare laico, Beppe Grillo, l’aria moralizzatrice che tirava nella società (non solo italiana) e ha cavalcato la tigre del malcontento generale atteggiandosi a Uomo della (Divina) Provvidenza, colui che non vi preoccupate-basta corruzione nella Chiesa cattolica-metto tutto a posto io.

Assumendo gli abiti dimessi dell’uomo povero e senza vanità (anche se ogni suo abito della sartoria Gammarelli costa seicento euro) ma che in realtà trabocca di vanità atteggiandosi a pauperista di comodo, lasciando i finti agi degli appartamenti vaticani per quelli più disadorni (così è se vi pare) dei 70 metri quadrati di Santa Marta, rifiutando la mozzetta rossa, “paramenti da museo”, (“Questa te la metti tu!” dice a muso duro al povero maestro delle celebrazioni, Guido Marini, che gliela sta porgendo il giorno dell’investitura) perché lui, l’umile gesuita, non porta orpelli né simboli del potere, così si presenta al Mondo. Ma non basta. Parla un linguaggio che sembra semplice ma che in realtà è misero e somiglia a rozzi ed elementari discorsi da Bar di San Pietro.

Per chi è abituato all’alta lezione teologica di Ratzinger, capace di affascinare anche i non-credenti (si pensi alla lectio magistralis di Ratisbona su “Fede, ragione e università”) si è passati ai ragionamenti pedestri di Bergoglio specchietti per le allodole di quel popolaccio qualunquista che lui vuole carpire.

Si dice che Dio si esprima attraverso la lingua del Papa (cosa plausibile col sommo teologo Ratzinger e il Grande Comunicatore cristiano, Wojtyla) ma, attraverso Bergoglio, sembra parlare un Dio ubriaco o male in arnese.

Una volta, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais paragona, in uncerto senso, il presidente americano Trump a Hitler “perché anche Hitler fu eletto da popolo”. In un’altra circostanza nega l’esistenza di un terrorismo legato alle religioni omettendo, smemorato, il terrorismo islamico dell’Isis. Per promuovere lo Ius soli, cosa che non gli riguarderebbe, dice che il Salvatore è”colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza”.

Non pago, un’altra volta paragona Gesù al diavolo. “Gesù si è fatto peccato, diavolo, serpente per noi”. Quasi una bestemmia. Ancora su Gesù, in un altro momentolo definisce eretico. Al che il giornale cattolico online “Difendiamo la Verità'”, in uno sferzante editoriale, scrive che “Bergoglio ha superato ogni limite” e che”siamo alla follia pura”.

Racconta, anche, di essere stato in cura da una psicanalista: un Papa che va in analisi è davvero troppo anche per un ateo. Per giustificare, udite udite, i terroristi islamici che hanno ucciso i redattori del giornale satirico Charlie Ebdo dice che non bisogna offendere la religione altrui. E rincara.

Va bene la libertà d’espressione ma senza “provocare, insultare o ridicolizzare la fede degli altri” dichiara. E, aggiungendo che “se uno mi offende la madre gli do un pugno” e mimando proprio il gesto dell’atto di dare il pugno rivolto a chi gli era vicino.

Parole che sembrano uscite di bocca ad un tassinaro della Fede o ad un qualunquista grillino non al successore della cattedra di San Pietro. In politica estera ha una speciale attrazione per i dittatori sudamericani, dal cubano Raul Castro al cileno Maduro. Non a caso, oggi, a celebrare il suo pontificato, è il quotidiano comunista de L’Avana, Granma.

Ma anche con gli eletti dal popolo non va meglio. Quando incontra il boliviano Evo Morales riceve in dono un crocifisso a forma di falce e martello, simbolo sinistro di crimini efferati nel Mondo, che il Papa argentino accoglie sorridendo come se fosse il vecchio pupazzo Five di Canale 5.

Con Israele i rapporti sono, da subito, tesi. Nel 2015 riconosce, nello sconcerto generale, lo Stato palestinese.

Ogni volta che incontra Abu Mazen lo abbraccia come se fosse un vecchio amico e quando è invece Trump a “riconoscere” Gerusalemme come capitale israeliana, un accigliato Bergoglio tuona, col ditino puntato contro, che si ritorni subito allo “status quo”.

È il Papa che cita spesso il”Gesù palestinese” e quando celebra messa a Betlemme è davanti ad un bambinello avvolto nella keifah. Ma ancora, Bergoglio è anche un Papa con la kippah secondo Sergio Yitzhak Minerbi storico vaticanista israeliano. “Nella Pasqua dopo la sua elezione e in quelle successive cita brani del Vangelo antisemiti” dice.
L’apice viene raggiunto quando Bergoglio, in un discorso nella Chiesa di San Bartolomeo sull’Isola Tiberina, paragona i Centri per i migranti italiani ai campi di concentramento nazisti insultando, nello stesso momento, il governo italiano che userebbe metodi da Terzo Reich e la comunità ebraica offesa dall’improprio paragone con i lager che banalizza l’Olocausto.

Intanto a Roma qualcosa si muove se una settantina fra teologi, giornalisti e alti prelati (Il banchiere dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, il capo dei Lefebvriani,Bernard Fellay, il direttore della rivista “Radici Cristiane”, Mauro Faverzani, tra gli altri) sottoscrivono un documento accusandolo di ben 7 eresie.

E il filosofo metafisico, monsignor Livi, decano della dottrina cattolica contemporanea, dice che quello di Bergoglio è “un Pontificato divisivo” e con lui la “Chiesa è allo sbando”. Su Internet fioccano i blog di aperta critica al Papa eretico. Da “Stilum Curiae” del vaticanista Marco Tosatti a Anonimi della Croce”. Da “Riscossa Cristiana” a “La Nuova Bussola Quotidiana” diretto da Riccardo Cascioli. Da “Libertà e Persona” a Papalepapale.it (sito improvvisamente scomparso da internet) al gruppo “In favore dei francescani dell’Immacolata”.

Lo stesso cardinal Gerhard Muller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, preoccupato per la deriva qualunquista presa dal Vaticano, sostiene che il Papa si esprime “in modo infelice, fuorviante o vago”.

Nel clima di contestazione generale che spira nel mondo si inserisce perfettamente l’elezione di un Papa “anti-teologico”, populista e grillino come Bergoglio che, elevato cinque anni fa al Soglio pontificio, più che riformare la Chiesa, sembra proprio voglia squassarla. C’è il rischio concreto che altri cinque o più anni di dottrina vaffanculista bergogliana finiranno per demolirla del tutto.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » sab mar 24, 2018 9:53 pm

Salutate Roberto Fico, il nostro nuovo presidente della Camera dei Deputati.
Lo stesso che ha chiesto di ritirare l'ambasciatore italiano a Tel Aviv e la sospensione di tutti gli accordi con Israele. Povera Italia!

Giulio Meotti

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 9849882071


Un antisionista alla presidenza della Camera
Di Riccardo Ghezzi
24 marzo 2018

http://www.linformale.eu/un-antisionist ... lla-camera

Ce lo aspettavamo. Il buon risultato elettorale del Movimento 5 Stelle ha portato in dote alla truppa della Casaleggio Associati s.r.l. la terza carica dello Stato. La presidenza della Camera dei Deputati va ad un pentastellato, anche in virtù di un accordo politico con il centro-destra: il Senato alla berlusconiana di ferro Maria Elisabetta Alberti Casellati di Forza Italia, la Camera a Roberto Fico del Movimento 5 Stelle.
L’accordo si è chiuso dopo due giorni di tatticismi e nomi bruciati, tra cui quelli del forzista Romani e del grillino Fraccaro, ma ormai ad interessare non sono più le partite di poker figurato tra i banchi di Montecitorio e Palazzo Madama, bensì i profili istituzionali delle due figure chiamate a rappresentare le due Camere del Parlamento.
Su Roberto Fico ci eravamo già espressi su queste colonne, nella seconda puntata della nostra guida elettorale. Analizzando i candidati della regione Campania, avevamo messo il semaforo rosso proprio sul nome dell’attuale presidente della Camera. Le posizioni di Fico sul Medio Oriente e su Israele sono sovrapponibili a quelle degli esponenti più illustri del Movimento 5 Stelle e questa non è affatto una bella notizia.

Sono due i post su facebook, vecchi di qualche anno, in cui Fico si esprime sulla questione israelo-palestinese, argomentando concetti degni di Manlio Di Stefano (che Fico ringrazia pure in uno dei due post) e Alessandro Di Battista. In uno di questi, datato 28 febbraio 2015, l’attuale presidente della Camera propone addirittura di richiamare l’ambasciatore di Tel Aviv.
Idee confuse e senza dubbio poco imparziali, che probabilmente Roberto Fico dovrà limare ricoprendo un’importante carica istituzionale. Forse però, prima di appoggiare la sua candidatura in virtù di una accordo di spartizione delle presidenze della Camere, anche il centrodestra avrebbe dovuto valutare meglio il profilo e la caratura del candidato proposto dal Movimento 5 Stelle, esercitando il diritto di veto e suggerendo di proporre un altro nome.
Non ci illudiamo che alla politica italiana interessino particolarmente le sorti di Israele, ma da parte nostra è perlomeno lecito pretendere che un onorevole che scrive su facebook frasi del genere non possa essere considerato idoneo ad essere eletto alla presidenza della Camera.
Oggi la politica italiana ha commesso un ennesimo grave autogol.


Roma, M5S incontra ambasciatore israeliano: “Criticare Tel Aviv non è antisemitismo”
7 ago 2014
https://www.youtube.com/watch?v=ACM8H2G ... ture=share
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » lun mar 26, 2018 7:49 am

Roberto fico e i clandestini

E il M5S si spacca sulle Ong, Fico dice il contrario di Di Maio
14.08.2017

https://www.giornalettismo.com/archives ... co-di-maio

La giornata di Roberto Fico comincia con una smentita di Repubblica. L’esponente M5S accusa oggi il quotidiano di aver dato una chiave di lettura sbagliata ad un suo messaggio sulla vicenda Ong, di aver parlato di spaccatura e strappo nel Movimento. «Faccio una riflessione di ampio respiro sull’immigrazione mettendo in forte discussione il lavoro dell’Europa e contestando allo stesso tempo alcuni dati detti da Gentiloni e ‘la Repubblica’ riporta i miei contenuti come lotte interne al movimento, linee sconfessate ecc…», ha scritto il deputato su Facebook avvertendo i suoi follower. Secondo Fico, insomma, la sua uscita non sarebbe nessuna battaglia ai vertici del M5S. Una precisazione apprezzabile di chi sembra non voler alzare i toni. Restano però le divergenze di vedute con altri due rappresentanti di primo piano del Movimento, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, che sostengono che il governo sull’immigrazione ha copiato il Movimento.

MIGRANTI E ONG, FICO: «DA GOVERNO FALSA RAPPRESENTAZIONE DELLA REALTÀ»

Fico, nel post di Facebook ripreso da Repubblica, ha scritto che il termine ‘rifugiato’ «dovrebbe riguardare anche i rifugiati ambientali, cioè coloro che non hanno più mezzi per vivere a causa di fenomeni come la desertificazione, la deforestazione, la carenza di acqua o altri disastri ambientali che pregiudicano la loro salute». Poi ha attaccato il governo perché le Ong «sembrano essere considerate quasi le responsabili dei flussi migratori». «Se una di loro – ha aggiunto il deputato – avesse agito non rispettando le norme internazionali e interne, sarà la magistratura ad accertarlo». Fico dice di considerare l’esecutivo «il primo a cavalcare» una «falsa rappresentazione della realtà», «con Gentiloni che da mero esecutore si presta a diffondere bufale come quella per cui l’85 per cento dei migranti sarebbe costituito da ‘migranti economici’». Per l’esponente M5S sono solo «cifre sparate a caso». E cita «studi scientifici, come quello della Middlesex University commissionato dal Consiglio per le ricerche economiche e sociali britannico».

MIGRANTI E ONG, DI MAIO: «IL GOVERNO COPIA DEL M5S»

«Le stesse identiche proposte sono razziste se le fa il Movimento 5 Stelle e diventano buone se a proporle è il governo», scriveva un mese fa Di Maio sul blog delle Stelle. L’esecutivo – affermava il probabile candidato premier alle Politiche 2018 – « tre mesi di ritardo si è accorto che le soluzioni per fermare il traffico di esseri umani e contenere l’emergenza immigrazione esistono. E non sono né di destra, né di sinistra, sono semplicemente buone idee». «I primi a lanciare l’allarme sulle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo ad opera di alcune Organizzazioni non governative e a proporre soluzioni di buon senso – affermava ancora Di Maio – siamo stati noi del Movimento 5 Stelle, tra gli insulti e le critiche del Pd, della stampa mainstream e del governo. Oggi, dopo tre mesi, lo stesso allarme e le stesse proposte le ritroviamo sulla bocca del ministro dell’Interno Minniti e sono quelle che il governo ha portato in Europa». Ma a Fico piacciono davvero poco.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » mar mar 27, 2018 10:43 am

Grillo in Tribunale contro l'ex attivista, che gli lancia una mela marcia: "Dove hai messo i soldi del blog?"
di Fabio Capasso
26 marzo 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... og/4251716

Beppe Grillo atteso al processo al Tribunale di Napoli Nord di Aversa per deporre come teste d’accusa nel processo per diffamazione contro l’ex attivista pentastellato Angelo Ferrillo, contro il quale sporse denuncia Gianroberto Casaleggio nel gennaio del 2015, dopo le primarie del M5S di allora per la Regione. Ferrillo era candidato alle “Regionarie” e in seguito ad un post pubblicato su Facebook fu espulso dal Movimento. Dopo la morte del fondatore del M5S, il figlio Davide Casaleggio si è costituito parte civile dando seguito al procedimento. Oggi, all’esterno del Tribunale, Ferrillo ha parlato ai giornalisti con una mela in mano: “La voglio dare a Grillo, perché la mela marcia che deve uscire dal Movimento è lui: dove sono i fondi raccolti per 10 anni con la pubblicità sul blog?”
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » gio mar 29, 2018 7:27 pm

Il Movimento 5 Stelle non esiste più, prepariamoci alla Dimaiocrazia
Andrea Viola
Avvocato e ex consigliere comunale Pd
2018/03/29

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ia/4259791

Un passo alla volta tutto inizia a definirsi realmente. Come ampiamente previsto, il partito di Luigi Di Maio per le elezioni dei presidenti della Camera e del Senato si è messo tranquillamente d’accordo con Berlusconi, Salvini e la Meloni. Nessuna scelta fatta dalla rete o in streaming ma tutto semplicemente con l’accordo “telefonico” fra 5Stelle e centrodestra. Al Senato, il partito 5Stelle ha fatto eleggere la berlusconiana di ferro, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Inutile ricordare le evidenti ipocrisie e contraddizioni ma così è: il Movimento 5 Stelle non esiste più.
Ora i 5Stelle sembrano avere una smania di potere e poltrone tale che farebbero accordi con tutti. Non sono inciuci, sono accordi sui programmi per il bene del Paese. Il loro leader è diventato dimaiocristiano. Tutte le parole e le offese da campagna elettorale continua di questi ultimi cinque anni sono volate via. Accordi su tutto con Berlusconi e la Lega, quella stessa Lega che i grillini dimenticano chi sia. Tutto perdonato.

Il paradosso dei 5Stelle è proprio questo: accusare ingiustamente per anni il Pd e poi allearsi con il partito di Dell’Utri e con il partito di Bossi (rieletto al Senato nonostante le due condanne). Insomma, una Lega, con gravi problema giudiziari, diventata la grande alleata di Di Maio. Ma va tutto bene, l’importante era gettare fango sul nemico comune, il Pd.

Ieri l’accordo centrodestra-Di Maio ha tenuto anche per le elezioni dei vice presidenti del Senato e dei relativi uffici. Oggi stesso accordo andrà in scena alla Camera. Intanto i preparativi per il Governo sono già iniziati anche mediaticamente: Di Maio e Salvini si fanno i complimenti a vicenda e dimenticano le loro mirabolanti promesse della campagna elettorale. Non si parla più di reddito di cittadinanza, non si parla più di flat tax ma di diminuire genericamente le tasse.

Tutto ammorbidito. Tutto diluito. Ora l’importante è prendere tutte le poltrone del sistema.

Le contraddizioni a cui stiamo assistendo sono talmente complesse che in questo momento non vale neanche la pena discuterle, tutto ha una giustificazione. Come diceva Indro Montanelli su Berlusconi. La gente capirà i grillini solo quando gli avrà provati al governo. Semplici constatazioni.

Sul governo l’unico nodo sembra essere la scelta del premier, i ministri non sono più un problema: alcuni li sceglierà Berlusconi, altri Dell’Utri, altri Bossi e alcuni Di Maio. Il leader cinquestelle pur di fare il premier non avrebbe problemi ad avere ministri del centrodestra. Stesso vale per Matteo Salvini. Magari i due si metteranno d’accordo per una eventuale staffetta o per un nome terzo da indicare premier.

Dimentichiamoci il passato e prepariamoci alla Dimaiocrazia.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » sab mar 31, 2018 2:59 pm

Il nuovo regolamento parlamentare del M5S
Lo ha raccontato Repubblica, è molto diverso da quello della scorsa legislatura e stabilisce chiaramente che comanda una persona sola
(ANSA/ETTORE FERRARI)
2018/03/28

https://www.ilpost.it/2018/03/28/regola ... amento-m5s

La giornalista Annalisa Cuzzocrea ha trovato e pubblicato su Repubblica il nuovo regolamento interno dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle. È molto diverso dal precedente e stabilisce con chiarezza che a decidere su quasi tutto è il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. Nel regolamento precedente, invece, si stabiliva che il massimo potere apparteneva all’assemblea dei parlamentari. Il vecchio regolamento conteneva anche alcune clausole per evitare la nascita di leadership personali, la più importante delle quali stabiliva una rotazione ogni tre mesi degli incarichi dei capigruppo; quella regola è stata significativamente modificata.

La novità principale del regolamento riguarda proprio il ruolo di capogruppo, o presidente del gruppo, un incarico molto importante per la vita parlamentare di qualsiasi partito. I capigruppo, uno per la Camera e uno per il Senato, hanno il compito di mantenere la disciplina all’interno delle rappresentanze parlamentari, di assicurarsi che tutti i parlamentari siano presenti alle votazioni e che si esprimano secondo le indicazioni ricevute. I capigruppo dei vari partiti si incontrano tra di loro in apposite riunioni – la conferenza dei capigruppo – in cui vengono decisi i calendari dei lavori parlamentari e numerose altre questioni di procedura.

Il nuovo regolamento stabilisce che queste importanti figure vengono nominate direttamente dal capo politico del Movimento. L’assemblea dei parlamentari ha il compito di “ratificare” con un voto a maggioranza la decisione del capo politico (non viene specificato però cosa accade nell’eventualità in cui il gruppo decida di non ratificare la nomina). Il regolamento specifica anche che i capigruppo possono essere rimossi su richiesta del capo politico, mentre l’assemblea non è dotata di questo potere. I capigruppo nominati a inizio legislatura rimangono in carica per 18 mesi. Quelli eletti successivamente soltanto per dodici mesi. Attualmente i capigruppo scelti da Di Maio sono Danilo Toninelli per il Senato e Giulia Grillo per la Camera.

All’articolo 17 del nuovo regolamento viene specificato che anche il responsabile della comunicazione dei gruppi parlamentari viene deciso dal capo politico del Movimento 5 Stelle, cioè sempre Di Maio. I parlamentari non hanno scelta se non affidarsi alla struttura comunicativa stabilita dal capo, il quale avrà anche il compito di coordinare la comunicazione dei gruppi parlamentari con quella del partito più in generale. Nel regolamento viene anche stabilito che le piattaforme ufficiali su cui si svolge la vita politica dei parlamentari del Movimento 5 Stelle sono il sito blogdellestelle.it e la cosiddetta “piattaforma Rousseau” (controllata dall’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio).

Uno degli elementi più curiosi del regolamento si trova all’articolo uno, dove vengono elencati i requisiti per essere ammessi al gruppo: «Eventuali richieste di adesione provenienti da senatori precedentemente iscritti ad altri Gruppi potranno essere valutate, purché siano incensurati, non siano iscritti ad altro partito, non abbiano già svolto più di un mandato elettivo oltre quello in corso, ed abbiano accettato e previamente sottoscritto il “Codice etico”». È una clausola perché il Movimento 5 Stelle si è a lungo battuto contro i cosiddetti “cambi di casacca”, cioè i passaggi dei parlamentari da un gruppo all’altro.

I leader del partito sono addirittura arrivati a chiedere di cambiare la Costituzione per eliminare l’articolo che proibisce il “vincolo di mandato”, quello che stabilisce che una volta eletto un parlamentare è libero di votare come preferisce, senza essere costretto a fare scelte sulla base di quanto deciso dai capi del suo partito. Il Movimento, inoltre, stabilisce nel regolamento che i parlamentari che abbandonano il gruppo o che ne vengono espulsi sono tenuti a pagare una penale di 100 mila euro: ma è improbabile che questa clausola sia legale, e fino a questo momento a nessuno dei numerosi espulsi dal Movimento è stato chiesto di pagare alcunché. Nonostante le sue battaglie contro i “cambi di casacca” e le forti proibizioni ai suoi componenti di lasciare il gruppo, comunque, il Movimento quindi sembra più che disponibile, a determinate condizioni, ad accogliere parlamentari provenienti da altri partiti.

Infine il regolamento stabilisce le regole che portano all’espulsione dal gruppo. Nella maggior parte dei casi, per decidere se espellere un componente o meno bisogna sottoporre la decisione al voto degli iscritti al Movimento sulla piattaforma Rousseau. Ma il regolamento stabilisce chiaramente che il capo politico può decidere in autonomia le espulsioni, senza bisogno di ricorrere a votazioni né tra gli iscritti né tra i parlamentari.

In sostanza il regolamento del Movimento è quello di un partito centralizzato e verticistico, in cui i leader hanno un controllo quasi assoluto sulla vita parlamentare degli eletti. Non è una novità nel panorama politico italiano: Forza Italia è stata a lungo un partito dove, in Parlamento, non era possibile – o era comunque molto difficile – deviare dalle indicazioni del leader. Anche la Lega ha adottato sistemi stringenti per controllare i suoi parlamentari, mentre in passato era il Partito Comunista Italiano a essere il simbolo dei partiti “militarizzati” (per questo in questi giorni il Movimento viene definito da alcuni osservatori e commentatori un partito “leninista”). La stranezza, se così si può chiamare, è che il Movimento fino a pochi anni fa sosteneva la necessità di organizzare la vita del partito in maniera diametralmente opposta: senza leader con poteri quasi assoluti e con una continua partecipazione degli iscritti, che invece, dall’attuale regolamento, è sostanzialmente sparita.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » gio apr 05, 2018 6:36 am

Cinque Stelle, un lusso che non possiamo permetterci
L'Opinione delle Libertà
2018/04/04

http://www.opinione.it/editoriali/2018/ ... berlusconi

È necessario sgombrare il campo dagli equivoci: il Movimento Cinque Stelle non è – come spesso si sente dire in televisione – una forza antisistema ma, anzi, è esso stesso il sistema. È la più evidente espressione del nostro sistema ed è egemone rispetto al potere dominante.

I pentastellati sono nati nel 2009 come risposta del sistema all’insoddisfazione dilagante aprendo così, fin da quel momento di quasi dieci anni fa, una stagione nuova rispetto al quindicennio precedente. Insomma, che il M5S fosse il socio di maggioranza della partitocrazia italiana era già evidente nel 2013, cioè da quando il Movimento è diventato, fin dalle elezioni politiche di cinque anni fa, il primo partito del nostro Paese. Anche se ha svolto un ruolo d’opposizione al governo. Ma il sistema è garantito sia dalle forze che sostengono l’Esecutivo, sia dalle forze d’opposizione che agiscono dentro il recinto del Palazzo e del Potere.

Ancor di più possiamo affermare che i “grillini” sono, oggi, i massimi rappresentanti dell’attuale sistema di potere con oltre il 32 per cento dei voti. Inoltre, se aggiungiamo a tale forza elettorale anche il consenso degli altri soggetti politici considerati come espressioni di forze antisistema, allora superiamo in modo cospicuo addirittura il 50 per cento dei consensi. E non esiste al mondo una forza antisistema con oltre il 32 per cento di suffragi. Ancor di meno, possono definirsi forze antisistema quelle che, se considerate tutte insieme, rappresentano la maggioranza schiacciante delle forze in campo. Comunque, gli sguardi e l’udito sono oggi rivolti verso il Quirinale per cogliere ogni sussurro dovesse provenire dal primo giro di consultazioni dei gruppi parlamentari e dei partiti politici che, come predisposto dall’agenda di Sergio Mattarella, saliranno sul Colle più alto per incontrarsi col capo dello Stato.

La domanda retorica che tutti si pongono in questo momento è: basterà un solo giro di consultazioni? Probabilmente, no. Sicuramente, invece, la responsabilità maggiore ricade oggi sul M5S. Perché è su di loro che sono puntati gli occhi. Infatti, per sciogliere il nodo di un futuro ed eventuale governo, bisognerà capire quali mosse verranno compiute dai pentastellati in questa estenuante partita a scacchi. Perché di questo si tratta. Anche se lo stallo che stiamo vivendo in questi giorni è stato pensato, voluto e costruito tramite la pessima legge elettorale con cui siamo andati al voto. Si è scelta questa legge elettorale appositamente per creare lo stallo e, in qualche modo, l’impossibilità di qualsivoglia delle forze politiche in campo di uscire vincitrici dalle elezioni. Tutti vincenti, nessun vincitore. Finora, si sono fatte molte chiacchiere. Non a caso, più che assistere a dinamiche politiche, abbiamo visto mettere in atto delle banali strategie di posizionamento. Del resto, dal 4 marzo ad oggi, a parte il giorno dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato, tutto è apparso scontato. Come anche scontato è apparso l’esito elettorale uscito dalle urne. Con la legge elettorale in vigore, denominata “Rosatellum”, non poteva che prodursi una tale situazione di stallo. Era stato ampiamente previsto da innumerevoli osservatori e, come si poteva immaginare, siamo stati facili profeti. Luigi Di Maio, intanto, ha lanciato la proposta di un contratto di governo aperto soltanto alla Lega e al Pd, cioè si è rivolto ai “due forni” dei Cinque Stelle, escludendo Forza Italia da una possibile intesa di governo e ha così posto, di fatto, un veto su Silvio Berlusconi e sui suoi nomi per l’Esecutivo. A tale gioco delle tre carte, i Dem hanno immediatamente risposto picche, cioè hanno ribadito la loro scelta di porsi all’opposizione rispetto alle forze cosiddette populiste. Grazie, noi no.

Per quanto riguarda il sottoscritto, proprio su questo punto, come ho scritto qualche rigo più sopra, ricordo di aver più volte detto e ribadito che, dopo il voto, si sarebbe creato un panorama politico in cui tutti sarebbero apparsi vincenti, ma non vi sarebbe stato alcun vincitore. Anche il Partito Democratico può essere considerato vincente in questa situazione perché potrebbe diventare l’ago della bilancia, ma come tutti gli altri vincenti anche il Pd ha perso.

Insomma, neppure il Pd, sul piano delle dinamiche parlamentari, può dirsi perduto, ma perdente sì. Nessuno dei poli ha ottenuto la maggioranza, ancor meno il 51 per cento. Quindi, per formare un governo, serviranno delle alleanze parlamentari. Questo sarà possibile perché non esiste, per fortuna, in Costituzione, il vincolo di mandato. Altrimenti, la formazione di una maggioranza parlamentare sarebbe impossibile. Tutti vincenti, nessun vincitore. Tutti perdenti, nessuno sconfitto davvero. Neppure Berlusconi. Ma il nodo da sciogliere è quello dei pentastellati. Cinque anni fa, anticipando quello che successivamente disse anche Beppe Grillo, scrissi che il M5S aveva il pregio e il merito di convogliare la rabbia e la forte insoddisfazione dei cittadini italiani incanalandola verso una direzione elettorale dal risvolto politico piuttosto che farla esplodere attraverso l’odio o la violenza per le strade. La penso ancora così. Tanto più che il voto ai “grillini” evidenzia un chiaro voto di protesta, contro l’establishment di chi ha governato l’Italia negli ultimi 25 anni.

Gli elettori, con il loro consenso al M5S, hanno voluto inviare un messaggio preciso alla nomenklatura dei partiti considerati responsabili dell’attuale difficoltà in cui versano le persone comuni, la stragrande maggioranza degli italiani, gran parte del Meridione: votiamo i Cinque Stelle perché vogliamo cambiare, siamo delusi. Soprattutto, gli elettori si sono mostrati delusi da Matteo Renzi e dal Pd. Resta il problema principale: i cosiddetti “grillini” sono una forza che propone un “welfare senza libertà”. I pentastellati sono un movimento illiberale che aspira a comandare e non a governare. Questo, ormai, è chiaro. I Cinque Stelle sono un lusso che la libertà non può permettersi.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » gio apr 05, 2018 7:10 am

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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » ven apr 06, 2018 7:27 am

La saga dei Casaleggios e Telecom
Maria Carla Sicilia
2018/04/05

https://www.ilfoglio.it/economia/2018/0 ... w.facebook

Nel 2000 Gianroberto Casaleggio è amministratore delegato di Webegg società di consulenza nata da Finsiel e Olivetti e specializzata nella comunicazione su Internet. Uno dei principali clienti dell'azienda è Telecom Italia, che a giugno 2002 compra il 50 per cento del capitale da Olivetti per 57,5 milioni di euro.

Nel 2004, portandosi dietro quattro dipendenti da Webegg, tutti ex Telecom, Gianroberto fonda la Casaleggio Associati.

Nel 2010, durante un'assemblea degli azionisti, Beppe Grillo interviene sulla vendita di Telecom alla spagnola Telefonica. “Telecom deve essere venduta al più presto a Telefonica o a qualche grande gruppo internazionale prima che gli attuali azionisti ne spolpino anche le ossa. Telecom è morta, ma si possono espiantare i suoi organi e salvare l’occupazione ancora rimasta. […] Cari Bernabè e Galateri, vendete quello che è rimasto a Telefonica, restituite la dorsale allo Stato e dopo andate a casa, insieme al consiglio di amministrazione, prima del fallimento”.

Nel 2013 Grillo rivede la sua posizione e in un post sul suo blog scrive: "Le telecomunicazioni diventano spagnole. Un disastro annunciato da un saccheggio continuato, pianificato e portato a termine con cinismo di quella che era tra le più potenti, innovative e floride società italiane. Fondamentale per le politiche di innovazione del Paese. Il governo deve intervenire per bloccare la vendita a Telefonica con l'acquisto della sua quota, è sufficiente dirottare parte dei miliardi di euro destinati alla Tav in Val di Susa che neppure il governo francese vuole più”.

Nel 2013, in un'intervista di Gianluigi Nuzzi il fondatore della Casaleggio associati, Gianroberto Casaleggio, dice che la rete è lo strumento che mette in contatto cittadini e politica e descrive il contesto italiano come arretrato a causa della limitata diffusione di internet: “È un dato di fatto. In Italia c'è una diffusione parziale di internet e dei servizi che sono stati creati su internet. Non ho nessuna prova che sia stato fatto a posta, però vedo che avevamo la possibilità di avere un'estensione negli anni scorsi che non è stata colta. Come ho scritto anche in un libro, contro la rete sono state fatte decine e decine di leggi che hanno impedito la diffusione di internet o volevano impedirla”.

Nel 2015, commentando l'ingresso di Vivendi in Telecom, i deputati M5s della commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni scrivono in una nota che l'arrivo dei francesi “è il colpo di grazia per Telecom Italia. Il compimento di un disegno avviato con la sua scellerata privatizzazione della fine degli anni 90. [...] Occorre procedere speditamente verso la costituzione di una società della rete a maggioranza pubblica. Un'unica società della rete con un'unica governance, contro l'attuale frammentazione, che sostenga la piena tutela e valorizzazione dell'occupazione e del patrimonio di conoscenze e competenze di Telecom Italia”.

Nel 2017, durante la presentazione di un libro in Senato, la deputata Roberta Lombardi rimarca la posizione del movimento. “E’ inutile che ci giriamo attorno. Ogni Paese industrializzato che si rispetti c’è un big tlc in mano allo Stato. Qui invece, in piena era cyberterrorismo, accade l’esatto contrario. Che cosa vogliamo fare? Noi da sempre abbiamo respinto ogni ipotesi di privatizzazione”.

Nel marzo 2018 l'economista candidato al ministero dell'Economia dal Movimento 5 stelle, Andrea Roventini, interviene sul blog di Beppe Grillo a proposito delle nomine dei vertici delle società partecipate pubbliche e si sofferma su Cassa Depositi e Prestiti. “La CDP è una risorsa dell’Italia che può assumere il ruolo di banca di sviluppo per stimolare l’innovazione, lo sviluppo tecnologico e aiutare le nostre imprese sul mercato nazionale e su quelli esteri. La CDP può e deve assumere un ruolo chiave nello sviluppo industriale dell’Italia. Le politiche industriali, soprattutto se mission-oriented, possono liberare nuovamente la creatività industriale italiana, permettendo al nostro Paese di tornare protagonista in Europa. Tali politiche devono anche essere un’occasione per sviluppare le aree depresse del nostro Paese, supportate dalla rivoluzione digitale che deve trasformare e migliorare la pubblica amministrazione”.

A marzo 2018 Start Magazine pubblica un articolo in cui riporta quanto sostenuto da Davide Casaleggio nel corso di un seminario a porte chiuse. Il figlio di Gianroberto, scrive la testata online, ha espresso “idee 'sovraniste' per il settore, auspicando un ruolo più attivo dello Stato sull’innovazione digitale”. “Auspico che possano essere le aziende oggi presenti in Italia a espandersi acquisendo quelle estere e non il contrario come purtroppo sempre più spesso sta accadendo portando come conseguenza anche la delocalizzazione delle nostre imprese” – ha scritto qualche giorno dopo su Facebook Davide, rispondendo al dibattito sollevato da Start Magazine – “La possibilità di sostegno al sistema attraverso il finanziamento statale è solo una componente della soluzione prospettata per colmare questo gap, ma è altrettanto importante”.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » ven apr 06, 2018 7:14 pm

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