Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » lun gen 27, 2020 8:28 am

M5s, gelo siderale tra Grillo e Casaleggio, lo sgarro al fondatore: «Rousseau non pagherà più le spese legali di Beppe»
23 dicembre 2019

https://www.open.online/2019/12/23/m5s- ... vMFDrh3fYo

Non c’è più dialogo tra il presidente della Casaleggio associati oltre che dell’Associazione Rousseau e il garante del Movimento 5 stelle. Non è mai stato un idillio il rapporto tra Davide Casaleggio e Beppe Grillo, ma negli ultimi mesi la situazione si è deteriorata ulteriormente.

Il motivo? Secondo un retroscena del Corriere, Casaleggio avrebbe chiuso i rubinetti per le spese legali di Grillo. «Se dovesse continuare a farsi querelare per diffamazione o altro, che paghi di tasca sua. Perché noi non possiamo né vogliamo più continuare a pagare per lui», avrebbe detto Casaleggio.

L’Associazione Rousseau si è sempre fatta carico delle spese per gli avvocati del comico genovese. Ma, anche a causa «dei parlamentari che non pagano più la quota mensile a Rousseau», il bilancio dell’associazione non è così roseo. «Questa storia va avanti ormai da mesi. Sono più i parlamentari che non pagano che quelli che pagano», si è lamentato Casaleggio.

Nel bilancio del 2018 dell’Associazione Rousseau, circa 300mila euro cadono sotto la voce di «spese legali». Il 16,6% delle uscite dell’associazione, spesa seconda soltanto a quella del personale. Per gli avvocati Casaleggio spende il triplo dei soldi rispetto alla voce «struttura tecnologica» o alla «sicurezza» della piattaforma.

La maggior parte di quei 300mila euro è stata impiegate per le cause di Grillo. È la fine del rapporto tra Grillo e Casaleggio? Il colpo di grazia potrebbe arrivare dalle dimissioni di Max Bugani da socio di Rousseau. È lui la liaison vivente tra Grillo e Casaleggio padre. Ma il suo incarico politico al Comune di Roma ha fatto sollevare delle polemiche sull’incompatibilità delle due posizioni: se lasciasse l’organizzazione interna di Rousseau, potrebbe saltare l’ultimo forte legame tra Grillo e il mondo creato da Gianroberto Casaleggio.


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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » lun gen 27, 2020 9:18 am

Elezioni regionali, tracollo Cinque stelle: dalla culla alla tomba
In Emilia Romagna il Movimento va peggio persino di dieci anni fa: 5 per cento secondo le proiezioni, alle origini nel 2010 conquistò il 7 per cento. A lumicino pure in Calabria. I 309 parlamentari M5S, da ora, sono tecnicamente dei morti viventi. Da domani tutto balla. Anche le caselle del governo?
di Susanna Turco
27 gennaio 2020

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... a-1.343497

Il tracollo è verticale, spaventoso. Si può dirlo anche senza attendere il commento di Vito Crimi, da tre giorni reggente in luogo del dimissionario Luigi Di Maio e della sua cravatta. I numeri allontanano ancora la fotografia del voto delle politiche 2018, che immortalava una situazione completamente diversa da quella di oggi. A nulla può valere che l'ulteriore calo fosse prevedibile e ampiamente previsto. In Emilia Romagna, secondo le proiezioni, i Cinque stelle conquistano il 5 per cento: il candidato governatore Simone Benini agguanta a mala pena il 4 per cento, ed ha il coraggio di dirsi soddisfatto («volevamo esserci e ci siamo», proclama).

In realtà sono percentuali mai viste dal M5S in Regione, «culla e tomba» dei Cinque stelle. Record negativi che non furono toccati nemmeno nel movimento delle origini: dieci anni fa, 2010, sempre alle regionali il Movimento guidato da Beppe Grillo prese il 7 per cento – come ricorda l'oggi ex Giovanni Favia, che condusse l'impresa. Per non parlare dell'ultimo biennio: il 27,5 per cento il 4 marzo 2018, già sceso al 12 per cento alle europee del 2019. «I numeri sono impietosi, li condannano all'irrilevanza», commenta Silvio Berlusconi, peraltro dall'alto del 2,5 per cento raccolto nella regione più rossa d'Italia. In effetti, nella corsa a perdifiato verso il nulla, il partito del dimissionario Luigi di Maio va più forte persino del partito azzurro del Cavaliere - che pure è in disfacimento da tempo (si salva solo in Calabria, grazie alla candidata unitaria del centrodestra Jole Santelli).

Ancora più drammatico il crollo in Calabria: il 6,3 per cento ottenuto dai Cinque stelle secondo le prime proiezioni è sorprendente, a paragone del 26,7 per cento conquistato soltanto un anno fa. Per non parlare del fantasmagorico 43,4 per cento delle politiche 2018. È rimasto un voto su otto, di quelli di allora. E meno male che il reddito di cittadinanza doveva essere la chiave di volta per conservare i consensi raccolti al Sud.

Elezioni regionali Calabria: Jole Santelli e il centrodestra vincono di oltre venti punti
Battuto l'imprenditore Filippo Callipo sostenuto dal Pd (che ha sconfessato il suo governatore uscente). Crollano i 5 Stelle

Da domani, è il minimo, si moltiplicheranno i mal di pancia degli ondivaghi trecento parlamentari dei Cinque stelle (210 deputati e e 99 senatori). Eletti che non hanno allo stato praticamente alcuna probabilità di tornare in Aula, tecnicamente dei morti viventi nel Palazzo, forse pronti a tutto pur di sopravvivere.

Da domani – se non il governo stesso, così tanto cambiato nei pesi interni in soli quattro mesi – sono destinati ad essere presi d'assalto i punti più molli della maggioranza giallo-rossa. A partire dalla legge elettorale proporzionale e dalla mediazione sulla nuova prescrizione. Un riequilibrio pro-Pd sarebbe da immaginarsi, anche dal punto di vista della composizione dell'esecutivo: il guardasigilli Bonafede, l'unico che (insieme con Conte) ricopre il medesimo incarico che aveva nel precedente governo, riuscirà ad esempio a restare al suo posto? E il premier stesso, non ha nulla da temere?

A rigor di logica, visto il crollo di quello che era il primo partito della maggioranza, un terremoto dovrebbe essere alle porte. Eppure non sono pochi quelli che invitano a non sottovalutare la scarsità di mezzi, e ampiezza di manovra, di questo consesso umano. Insomma, in questo caos, anche trovare qualcuno in grado di mettere in piedi una strategia non sarà facile.
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Messaggioda Berto » gio apr 02, 2020 7:48 pm

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Messaggioda Berto » gio apr 02, 2020 7:49 pm

Ritratto di Beppe Grillo: comico che non c’è più, politico che non c’è mai stato
Il Riformista
Paolo Guzzanti
2 Febbraio 2020

https://www.ilriformista.it/ritratto-di ... ato-42779/

In genere quando si fa il ritratto di un grande o anche di un ingombrante personaggio, si usa la ricetta agrodolce: ha fatto questo, questo e questo di bello. peccato che abbia avuto anche questo, questo e quest’altro difetto. Un’arguzia al cerchio e una alla botte. Così facendo si rischia il vizio ambientale dell’ipocrisia. Forse a Beppe Grillo stesso, parlandone da vivo, non piacerebbe. Perché, di certo, il comico è morto. Da molto.

E il capo politico che era – un po’ Bertoldo e un po’ Fra’ Dolcino – è andato a fuoco lento insieme a tutta la biblioteca delle sue ardenti sciocchezze, alcune geniali, altre sciocche-sciocchezze, utili per la ribalta, pessime per questo inimitabile Paese che è il nostro. Ha preteso e recitato troppe parti in commedia: ha voluto essere la bocca della verità e un Lenin che non trova la porta del palazzo d’Inverno, il profetico rivelatore e l’organizzatore rivoluzionario saltando dal palcoscenico al carro del vincitore, senza neanche consultare su Google le condizioni del tempo storico.

E adesso, con Luigi di Maio che lo batte in illusionismo con il numero della cravatta scomparsa, guardatelo: è finito fuori strada come finirono fuori strada per sua colpa coloro che morirono nell’incidente di cui porta la colpa penale che gli preclude i pubblici uffici e il diritto di rappresentanza. Il fatto che sia sparito può, potrebbe, essere un improvviso segnale di saggezza. O almeno, di prudenza. Persino, hai visto mai, di pudore. Ma non è una prova di coraggio. Grillo non ci mette mai la faccia, né il barbone o il naso da muppet. Ferocissimo con i perdenti, applica a se stesso la terapia dell’indulgenza. Una Spa di autoindulgenza.

Dove prima ardeva il suo inferno dove lui se fosse stato foco e se fosse stato acqua, e persino morte… ma invece era Grillo Giuseppe e adesso tende a mimetizzarsi col paesaggio, che è sempre una trovata ecosostenibile. Sarà nella casona al mare? Sarà col figlio che gli ha dato tante preoccupazioni? Risponderà al telefono criptato? Indovinala grillo.

Per rispetto del lettore, devo confessare un pregiudizio che è un mio limite: da comico, non mi ha mai fatto veramente ridere. Da politico, ha fatto paura a molte persone sane di mente. La sua trovata-pretesa di aver arrestato appena in tempo una sanguinosa rivoluzione che avrebbe portato a un bagno di sangue ma che grazie al suo dirottamento si è trasformato in allegro hotel a cinque stelle movimento, è la dichiarazione di un codardo: in Italia non scoppia mai alcuna rivoluzione, mica siamo la Francia da Robespierre ai gilet jaunes. Al massimo, abbiamo avuto dei tristi brigatisti che sparavano alla nuca degli innocenti e poi chiedevano aiuto psicologico.
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Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » sab mag 16, 2020 8:27 am

Tutte le condanne di Travaglio.
18 Dicembre 2019

https://culturaesocieta.com/tutte-le-co ... travaglio/

Quante volte è stato condannato?
Sono molte le condanne collezionate da Marco Travaglio, qui le raccogliamo tutte. Possiamo definirlo un diffamatore seriale.

Lui si vede come una specie di super-eroe della libera informazione la cui missione è quella di punire i malvagi e redimere la Nazione.

Ma le cose non stanno così, quando parliamo di Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, parliamo di una persona che ha fatto della diffamazione il suo modus operandi e che nel suo mondo ha trasformato l’insinuazione in verità.

Ma le insinuazioni restano insinuazioni, le verità restano verità.

Ma vediamo quante volte è stato condannato.

Nel 2000 è stato condannato in sede civile,[82][83] dopo essere stato citato in giudizio da Cesare Previti a causa di un articolo in cui Travaglio aveva definito Previti «futuro cliente di procure e tribunali» su L’Indipendente. Previti era effettivamente indagato ma a causa dell’impossibilità da parte dell’avvocato del giornale di presentare le prove in difesa di Travaglio in quanto il legale non era retribuito, il giornalista fu obbligato al risarcimento del danno quantificato in 79 milioni di lire.

Il 4 giugno 2004 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile a un totale di 85 000 euro (più 31 000 euro di spese processuali) per un errore contenuto nel libro La Repubblica delle banane scritto assieme a Peter Gomez e pubblicato nel 2001; in esso, a pagina 537, si attribuiva erroneamente all’allora neo-parlamentare di Forza Italia, Giuseppe Fallica, una condanna per false fatture che aveva invece colpito un omonimo funzionario di Publitalia. L’errore era poi stato trasposto anche su L’Espresso, il Venerdì di Repubblica e La Rinascita della Sinistra, per cui la condanna in solido, oltreché alla Editori Riuniti, è stata estesa anche al gruppo Editoriale L’Espresso. Nel 2009, dopo il ricorso in appello, la pena è stata ridotta a 15 000 euro

Il 5 aprile 2005 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme all’allora direttore dell’Unità, Furio Colombo, al pagamento di 12 000 euro più 4000 di spese processuali a Fedele Confalonieri (Mediaset) dopo averne associato il nome ad alcune indagini per ricettazione e riciclaggio, reati per i quali, invece, non era risultato inquisito.

Il 20 febbraio 2008 il Tribunale di Torino in sede civile lo ha condannato a risarcire Fedele Confalonieri e Mediaset con 26 000 euro, a causa di una critica ritenuta «eccessiva» nell’articolo “Piazzale Loreto? Magari” pubblicato nella rubrica Uliwood Party su l’Unità il 16 luglio 2006

Nel giugno 2008 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme al direttore dell’Unità, Antonio Padellaro, e a Nuova Iniziativa Editoriale, al pagamento di 12 000 euro e al pagamento di 6000 euro di spese processuali per un articolo sulla giornalista del TG1 Susanna Petruni. L’articolo descriveva la giornalista come personaggio servile verso il potere e parziale nei suoi resoconti politici. «La pubblicazione – si legge nella sentenza – difetta del requisito della continenza espressiva e pertanto ha contenuto diffamatorio»

Il 21 ottobre 2009 è stato condannato in Cassazione (Terza sezione civile, sentenza 22190) al risarcimento di 5000 euro nei confronti del giudice Filippo Verde che era stato definito «più volte inquisito e condannato» nel libro “Il manuale del perfetto inquisito”

Affermazioni giudicate diffamatorie dalla Corte in quanto riferite «in maniera incompleta e sostanzialmente alterata» visto il «mancato riferimento alla sentenza di prescrizione o, comunque, la mancata puntualizzazione del carattere non definitivo della sentenza di condanna, suscitando nel lettore l’idea che la condanna fosse definitiva (se non addirittura l’idea di una pluralità di condanne)»

Il 18 giugno 2010 è stato condannato dal Tribunale di Torino – VII sezione civile – a risarcire 16 000 euro al Presidente del Senato Renato Schifani (che aveva chiesto un risarcimento di 1 750 000 euro) per diffamazione avendo evocato la metafora del lombrico e della muffa a Che tempo che fa il 10 maggio 2008.

L’11 ottobre 2010 Travaglio è stato condannato in sede civile per diffamazione dal Tribunale di Marsala, per aver dato del “figlioccio di un boss” all’assessore regionale siciliano David Costa, arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e poi assolto in appello. Travaglio è stato condannato a pagare 15 000 euro

Il 15 febbraio 2017 il giornale Il Fatto Quotidiano, diretto da Marco Travaglio, è stato condannato in primo grado dal tribunale civile di Roma per diffamazione nei confronti di Giuliano Amato. La sentenza afferma che negli articoli del Fatto, a firma di Marco Travaglio: “non può non riconoscersi la sussistenza del reato di diffamazione aggravata a mezzo stampa, sussistendone gli elementi oggettivo e soggettivo, che, come noto, il giudice civile può accertare in via incidentale”

Il 23 gennaio 2018 è stato condannato per diffamazione dal Tribunale di Roma in merito ad un editoriale su Il Fatto Quotidiano contro tre magistrati siciliani, riguardo alla latitanza di Bernardo Provenzano; la provvisionale disposta ammonta a 150 000 euro.

Il 22 ottobre 2018, il tribunale civile di Firenze lo ha condannato (in solido con la giornalista Gaia Scacciavillani e con la Società Editoriale Il Fatto) al pagamento di una somma di 95 000 euro a titolo di risarcimento per diffamazione nei confronti di Tiziano Renzi (padre di Matteo). Era stato citato in giudizio per diffamazione per due editoriali su Il Fatto Quotidiano riguardanti un processo penale per bancarotta che ha visto lo stesso imputato assolto con formula piena

Il 16 novembre 2018, in un procedimento (relativo alle parole pronunciate nel corso di un’ospitata nella trasmissione “Otto e mezzo”), Travaglio è stato condannato dal Tribunale di Firenze al pagamento di 50 000 euro per diffamazione nei confronti di Tiziano Renzi. Con riguardo a questa seconda condanna, Travaglio dichiara nel suo editoriale su Il Fatto Quotidiano del 17 Novembre 2018 di non avere avuto notizia alcuna del processo in corso contro di lui.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » sab mag 16, 2020 8:28 am

Coronavirus. L'intervento della deputata Sara Cunial e i numerosi complotti sul Covid-19 (e non solo)
Open
di David Puente
25-34 minuti

https://www.open.online/2020/05/15/coro ... -non-solo/


• Coronavirus in Italia: ultime notizie in diretta
• Speciale coronavirus: come difenderti dalle bufale e i falsi miti sul Covid-19
Il 14 maggio 2020 la deputata Sara Cunial, ex Movimento 5 Stelle già nota No-Vax che definì con il termine «genocidio» le vaccinazioni, interviene presso l’aula della Camera dei deputati con un discorso controverso e ricco di numerose teorie di complotto sull’emergenza Coronavirus (e non solo).


L’introduzione dei «nemici»

L’intervento della deputata inizia mettendo sotto accusa le istituzioni italiane, accusandole di «regime» dove le colpe verranno scaricate «solo e unicamente su noi cittadini», che asseconderebbe gli «appetiti» del capitalismo finanziario dove la figura di spicco sarebbe Bill Gates:
Il tutto per assecondare gli appetiti di un capitalismo finanziario il cui motore è il conflitto di interessi, ben rappresentato dall’OMS, il cui primo finanziatore è il noto filantropo e salvatore del mondo Bill Gates.

Bill Gates vuole diminuire la popolazione mondiale

Parte il primo «affondo» della deputata su Bill Gates:
Lo sappiamo tutti ormai: Bill Gates già nel 2018 profetizzava una pandemia, poi simulata lo scorso ottobre nell’Event 201, in accordo con gli amici di Davos, ed ormai da decenni si prodiga nello sviluppo di piani di depopolamento e controllo dittatoriale sulla politica globale (Commenti), puntando ad ottenere il primato su agricoltura, tecnologia ed energia; e dice – testuali parole, riprese da una sua dichiarazione – se facciamo un buon lavoro con i nuovi vaccini, la sanità e la salute riproduttiva, possiamo diminuire la popolazione mondiale del 10-15 per cento (Commenti); e continua – aperte virgolette – solo un genocidio può salvare il mondo.
Si tratta della solita bufala nei confronti di Bill Gates e del fantomatico piano di sterminio attraverso i vaccini. Ne abbiamo parlato in più occasioni, come nell’articolo dove raccoglievo tutte le teorie di complotto diffuse e collegate al Coronavirus. Il riferimento citato dalla deputata sulla «diminuzione della popolazione mondiale del 10-15 per cento» attraverso l’uso dei vaccini veniva riportato in un articolo del 2016 del sito Attiviamoci.it, sito No-Vax e complottista di Mida Riva, dal titolo «Il lapsus di Bill Gates che ammette: “i vaccini servono per diminuire la popolazione”»:
Insomma, un approccio matematico. E analizzando le singole voci, partendo dalla eccessiva presenza di esseri umani (questo bestiame ingombrante, ma perchè sono così tanti?) dice testualmente: “Lavorando bene, con i servizi sanitari, la contraccezione e i vaccini potremmo ridurre la popolazione di un 10-15%“. (fonte)
Non è neanche farina del sacco di Mida Riva, che non fa altro che riprendere ciò che dicono altri per attirare utenti ai propri siti e guadagnare attraverso i banner pubblicitari. Già nel 2010 veniva diffuso l’intervento di Bill Gates dove sostanzialmente affermava quanto segue:
Il primo fattore è la popolazione. Il mondo ha oggi 6,8 miliardi di abitanti. Ci dirigiamo verso i 9 miliardi. Se facciamo un buon lavoro con i nuovi vaccini, la sanità, la salute riproduttiva, possiamo diminuirlo forse del 10, 15 %, ma qui registriamo un aumento di circa il 30%.
Nulla a che vedere con uno sterminio di massa, nulla a che fare con un genocidio annunciato. Bastava leggere la lettera pubblicata nel 2009 del sito della Fondazione Bill & Melinda Gates:
A surprising but critical fact we learned was that reducing the number of deaths actually reduces population growth … Contrary to the Malthusian view that population will grow to the limit of however many kids can be fed, in fact parents choose to have enough kids to give them a high chance that several will survive to support them as they grow old. As the number of kids who survive to adulthood goes up, parents can achieve this goal without having as many children.
Secondo Bill Gates, nei paesi dove la mortalità infantile è alta le persone fanno più figli per avere maggiori probabilità che qualcuno di questi sopravviva e riesca a sostenere la famiglia in futuro. Dunque, sempre secondo la sua teoria, se si migliorano le condizioni di vita e si diminuiscono drasticamente le mortalità infantili (attraverso le vaccinazioni, ad esempio) allora diminuirà la necessità di fare più figli. Tutto qui.

Bill Gates ed Event 201
Durante l’intervento della deputata sentiamo parlare di Event 201, una simulazione di pandemia mondiale tenutasi nell’ottobre 2019 e organizzata dalla Johns Hopkins Center for Health Security, citato anche nel «video del pipistrello» diffuso dal canale Youtube del complottista Mazzucco, condiviso come «fonte di informazione» dai gestori dei gruppi complottisti e sovversivi per alimentare le credenze degli iscritti.

La simulazione non era altro che una sorta di proseguimento di ciò che aveva preoccupato Bill Gates diversi anni prima e che aveva spiegato durante un suo intervento del 2015 (ne ho parlato qui) in cui era stato forse fin troppo ottimista. In che senso? Secondo lui, dopo quanto successo con Ebola il mondo doveva prepararsi a una qualsiasi prossima pandemia, in maniera coordinata tra paesi, al fine di contrastarla nella maniera più rapida ed efficace possibile. In realtà, dal caso Ebola ad oggi non si è fatto niente di concreto, al massimo una simulazione di cui non abbiamo visto i frutti visto come è andata con il Sars-cov2.
Bill Gates ha sterilizzato milioni di donne in Africa?

La deputata continua e accusa Bill Gates di diversi crimini:

Grazie ai suoi vaccini è riuscito a sterilizzare milioni di donne in Africa
La fantomatica sterilizzazione era una teoria di complotto diffusa in Africa in vista delle campagne vaccinali adottate contro la polio. Infatti, i complottisti africani diffusero la bufala che i vaccini avrebbero sterilizzato coloro che si sarebbero sottoposti all’iniezione, il tutto sulla base di un’altra bufala spiegata precedentemente in questo articolo.

Bill Gates ha paralizzato i bambini in India?

Continua la deputata:
ha provocato un’epidemia di poliomelite che ha paralizzato 500 mila bambini in India, e ancora oggi con il suo DTP causa più morti della stessa malattia, così come con i suoi OGM sterilizzanti progettati da Monsanto e donati così generosamente alle popolazioni bisognose.
Si tratta di un’altra falsa notizia che sarebbe stata diffusa inizialmente da Robert F. Kennedy Jr., nipote dell’ex presidente John F. Kennedy e noto No-Vax. Non vi sono riscontri su un danno del genere causato dai vaccini contro la polio in India, mentre secondo l’analisi di PolitiFact i casi di polio derivati da vaccino tra il 2000 e il 2017 in India sarebbero soltanto 17.
Bill Gates cacciato dall’India?

Nella narrativa proposta per accusare Bill Gates di qualche forma di crimine incalcolabile, si parla dell’estromissione o «cacciata» della Fondazione dall’India nel 2017. Un evento che non ha nulla a che fare con l’accusa infondata di aver «paralizzato 500 mila bambini», ma per il semplice fatto che il Governo indiano voleva gestire il tutto internamente a livello nazionale. Di queste accuse se ne era occupato anche il sito antibufala Snopes riportando che nel 2019 la Fondazione opera ancora in India, ma in maniera limitata rispetto al passato. Non solo, l’attuale Primo Ministro indiano si è confrontato con Bill Gates il 14 maggio 2020 proprio per l’emergenza Covid-19, ringraziando la sua fondazione apprezzandone il lavoro svolto relativo alla salute per il suo paese e nel mondo:
Prime Minister appreciated the health related work being done by the Gates Foundation not only in India but also in many other parts of the world, including for coordinating global response to COVID-19. He sought suggestions from Mr. Gates on how India’s capacities and capabilities could be better leveraged for the general benefit of the world.


Monsanto e gli OGM sterilizzanti

In merito alle affermazioni degli «OGM sterilizzanti progettati da Monsanto», il riferimento va alle accuse mosse contro la società di produrre i semi sterili – noti come «Terminator» – ma che la stessa aveva negato di aver prodotto e per i quali si era impegnata a non produrre mai:
We remain committed not to commercialize sterile seed technology in food crops. After consulting with international experts and sharing many of the concerns of small landholder farmers, Monsanto made a commitment in 1999 not to commercialize sterile seed technology in food crops. We stand firmly by this commitment. We have no plans or research that would violate this commitment in any way.
Il «tatuaggio quantico»


L’ex M5s propone anche la teoria del «tatuaggio quantico»:

Il tutto mentre sta già pensando di distribuire il tattoo quantico per il riconoscimento vaccinale
Secondo i complottisti, attraverso la fondazione di Bill Gates, si vorrebbe promuovere la produzione di un vaccino-cerotto dove si verrebbe marchiati con un «tatuaggio quantico» che «contiene un quantità di altre informazioni su di voi, sanitarie e no»:
Il cerotto con 400 micro-aghi è quello finanziato e raccomandato dalla Bill e Melinda Gates foundation … Lascia nella pelle un tatuaggio quantico, a voi invisibile, ma leggibile da chi dispone dell’apposito lettore elettronico: il tatuaggio è fatto di microscopici cristalli semiconduttori, e informa il lettore di chi voi siete, e se avete ricevuto il vaccino – cosa essenziale, altrimenti non vi lasciano tornare al lavoro. Ma contiene un quantità di altre informazioni su di voi, sanitarie e no. Domani, potrà contenere informazioni sul vostro conto corrente, i vostri gusti sessuali, la vostra fedina penale.
L’unica informazione che si potrebbe ottenere sarebbe in verità l’aver fatto il vaccino. Si tratta di una ricerca svolta dal MIT per la creazione di un sistema di riconoscimento dell’avvenuta vaccinazione, utile soprattutto per quelle aree del mondo dove i registri vengono persi o non esiste affatto. Come funziona? Parliamo di tecnologia tipo microchip? No, soltanto di nanocristalli – che durerebbero sotto la pelle almeno 5 anni – che si illuminano con l’infrarosso, niente di più. Non solo, questo studio non ha nulla a che fare con il Covid-19.


Vaccini a mRNA che riprogrammano il sistema immunitario

Passiamo ora ai vaccini a mRNA:
i vaccini a mRNA come strumenti di riprogrammazione del nostro sistema immunitario;
Non è così! Il sistema studiato dalla società Moderna, come spiega un articolo della Fondazione Umberto Veronesi, consiste nel fare in modo che il corpo stesso produca il vaccino:
Con un approccio totalmente differente, frutto dell’intuizione alcuni anni fa dell’italiano Rino Rappuoli, la società Moderna therapeutics ha iniziato nel mese di marzo la sperimentazione di fase I di un vaccino direttamente nell’uomo. L’approccio consiste nell’iniettare all’interno del corpo degli mRNA in modo tale che una volta all’interno delle cellule sia il corpo stesso a produrre il vaccino. In questo caso è stato iniettato un mRNA capaci di generare una proteina virale di Sars-Cov-2. Superata la fase I si attende l’avvio dello studio per verificarne l’efficacia entro l’estate.
No! Non significa che il vaccino produrrà virus all’interno del corpo! Leggiamo la spiegazione di Wired:
In altre parole, il nuovo vaccino a rna ha il compito di codificare la proteina spike, già nel mirino di vaccini contro i coronavirus della Sars e della Mers. Lo scopo, precisano i ricercatori, è quello di simulare un’infezione naturale per innescare una risposta immunitaria più potente, in grado potenzialmente di proteggere dall’infezione del nuovo coronavirus.
Si tratta di un vaccino sperimentale e non è detto che funzioni del tutto. C’è da dire che altri complottisti avevano sostenuto l’assurdità che i vaccini a mRNA sarebbero capaci di «cambiare il nostro DNA».


L’indottrinamento dei medici?

Dopo il fantomatico «Deep State americano» arriviamo a quello italiano in cui accusa la società Senofi di indottrinare i medici:
E allora in questa tavola imbandita c’è tutto il deep State in salsa italiana: c’è la Sanofi, che insieme alla già collusa Glaxo, gli amici per intendersi di Ranieri Guerra, di Ricciardi e del noto virologo che noi paghiamo a 2 mila euro ogni dieci minuti per le presentazioni in RAI, sigla accordi con le società di medicina per l’indottrinamento dei medici del futuro, facendosi beffe della loro autonomia di giudizio e del loro giuramento.
Il riferimento è rivolto alla news del 23 aprile 2020 riportato da siti come Quotidianosanita.it dal titolo «Medicina generale. Sanofi sigla accordo con Fimmg e Simg per formare i medici del futuro». Che cos’è la Fimmg? Parliamo della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, un sindacato dei medici che ha siglato un accordo di formazione insieme all’associazione Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie e alla casa farmaceutica Sanofi.

In sostanza, si tratta di un accordo per tre anni per la formazione dei medici di medicina generale «su tematiche cliniche in costante evoluzione come l’ambito cardio-metabolico, la prevenzione e la gestione della cronicità» e per «un corretto orientamento in caso di emergenza sanitaria, picchi di gestione di condizioni o patologie stagionali». Cioè? Ecco quanto dichiarato dal segretario nazionale Fimmg:
“Il programma di collaborazione aiuterà a considerare anche la variazione dei modelli di offerta di salute e di evoluzione dello stesso rapporto medico paziente nella medicina generale – osserva Silvestro Scotti, segretario nazionale Fimmg – Tale rapporto potrà essere caratterizzato da modelli di fiduciarietà evoluta, ovvero diretta o indiretta attraverso la tecnologia e il contatto a distanza, tali presidi determineranno necessità di approfondimenti formativi sulla gestione di una diagnostica smart o attraverso device gestiti dal paziente in diretta connessione con una nuova medicina generale, forte nelle nostre intenzioni di un microteam professionale che possa differenziare compiti, carichi e competenze debitamente tutte formate all’obiettivo delle migliori pratiche”.

Una sorta di risposta tecnologica alla situazione che vivono medici e pazienti a causa dell’emergenza Coronavirus, dove un po’ tutti abbiamo dovuto affrontare le sfide tecnologiche e l’apprendimento di nuovi strumenti per svolgere il proprio lavoro a distanza. Un accordo, quello tra le due sigle e la casa farmaceutica, che è stata criticata dal sindacato FMI (Sindacato Medici Italiani):
“Diamo a Cesare quel che è di Cesare: riconosciamo l’ammirevole capacità imprenditoriale della FIMMG, il sindacato di maggioranza dei medici di medicina generale, per aver siglato accordi con regioni per l’utilizzo della loro piattaforma informatica, la Net Medica Italia, obbligando, così, tutti i medici di quelle regioni ad usufruirne. La FIMMG, inoltre, ha portato a casa un accordo con industrie del farmaco per la formazione dei colleghi, badate bene, di tutti i medici, non solo gli iscritti FIMMG” così Liliana Lora, Vice Presidente Nazionale Vicario del Sindacato Medici Italiani, in una lettera aperta agli organi di stampa, pone l’accento sull’accordo con alcune regioni per l’utilizzo della piattaforma informatica Net Medica Italia e sulla stipula per la formazione professionale tra FIMMG e alcune case farmaceutiche, tra cui la Sanofi.

Si parla di un accordo anche con la società Net Medica Italia, la quale dal mese di marzo 2020 forniva una piattaforma di videoconferenza per la comunicazione dei medici di medicina generale.


ID2020 e i vaccini?

Ecco che viene messa in mezzo un’altra teoria di complotto odierna:
Ci sono le multinazionali high tech come la romana Engineering, amica tra l’altro del nobile Mantoan, o la Bending Spoons della Pisano, per il controllo e la gestione dei nostri dati sanitari ed il rispetto dell’Agenda europea ID2020 di identificazione elettronica, che ricorre proprio alla vaccinazione di massa per ottenere una piattaforma di identità digitale, tra l’altro, in continuo con la cessione dei dati già avviata da Renzi all’IBM: Renzi che, ricordo, nel 2016 tra l’altro ha dato un più 30 per cento al Global Fund proprio di Gates.
Le teorie di complotto sulla ONG nota come ID2020 si sono diffuse durante la pandemia Covid-19, accusando appunto Bill Gates di aver pianificato la vaccinazione obbligatoria contro il Sars-cov2 al fine di impiantare insieme al vaccino anche un microchip o, secondo altri, il famoso «tatuaggio quantico che memorizza cose».
L’obiettivo di ID2020 è quello di fornire un ID digitale soprattutto a coloro che nel mondo sono privi di documenti, come ad esempio i rifugiati, ma con delle regole ben precise riportate nel manifesto: «We believe that individuals must have control over their own digital identities, including how personal data is collected, used, and shared».
Non si tratta di un piano di raccolta dati mondiale di tutti gli esseri umani per scopre quante volte comprano qualcosa, quante volte si alzano dal divano e/o quante volte vanno di corpo durante la giornata. Ci si potrebbe scherzare se non per un motivo serio: il personale della ONG, a seguito della diffusione della bufala ai loro danni, sono stati minacciati di morte.


Enrico Sassoon e i poteri forti

Si parla di Bilderberg e dell’ex socio della Casaleggio Associati, Enrico Sassoon:
Ci sono gli amici di Aspen come Sassoon e Colao, che, con i suoi report di quattro pagine da 800 euro l’ora, senza alcuna revisione scientifica ci detta la sua politica da generale del Bilderberg ben lontano dal campo di battaglia. Ma l’elenco è lungo, molto lungo: ci sarebbe anche la Medtronic di Arcuri, eccetera eccetera.
Enrico Sassoon, oggi direttore della Harvard Business Review Italia, è vittima di teorie di complotto – giunte anche dagli stessi «grillini» – dove viene scorrettamente imparentato alla famiglia Rothschild e preso di mira dagli antisemiti. La sua «colpa» legata al Covid-19 è l’aver pubblicato un libro dal titolo «Affrontare e vincere la crisi».


Colao e Bilderberg

Per quanto riguarda Colao, che guida la task force della «Fase 2» per la ricostruzione economica del Paese (comprendiamo, dunque, che non si tratta di una task force che si occupa di temi scientifici), si parla della sua associazione al gruppo Bilderberg. Di che cosa si tratta? Ecco una breve spiegazione fornita da Rainews:
Fondato nel 1954, la riunione di Bilderberg è una conferenza annuale destinata a promuovere il dialogo tra l’Europa e l’America del Nord. Ogni anno sono invitati a partecipare tra 120 e 140 leader politici ed esperti dell’industria, delle finanze, del mondo accademico e dei media. Circa due terzi dei partecipanti vengono dall’Europa e il resto dall’America del Nord; circa un quarto sono politici e rappresentanti del governo, il resto viene da altri settori.
Nell’articolo del 2018 di Rainews viene citato anche Vittorio Colao, partecipante all’incontro di quell’anno in qualità di Ceo di Vodafone Group (ruolo che abbandonò nel 2018). La sua partecipazione all’evento viene vista come la prova di una collaborazione con il fantomatico «Club Bilderberg» che vorrebbe influire sulle dinamiche economiche e politiche del mondo per favorire gli interessi personali degli associati, il tutto raccontato dall’omonimo libro cospirazionista dello scrittore lituano Daniel Estulin.
C’è da dire che le numerose teorie associate all’incontro annuale sono dovute al totale isolamento dai media, siccome l’obiettivo dichiarato è quello di permettere agli invitati di poter discutere in estrema libertà senza dover essere ripresi dalle loro aziende o che le loro discussioni vengano travisate dai media (oggi anche dai social). Ai cospirazionisti, in mancanza di prove concrete, non rimane altro che proporre teorie sulla base dei collegamenti tra aziende e uomini d’affari disegnando una «mappa del potere con foto e fili di lana appesi ad un muro».


Il vaccino e la sieroterapia

Torniamo al tema principale, i vaccini. Sara Cunial, giunta quasi al finale del suo intervento, cita la GAVI Alliance, l’Alleanza mondiale per vaccini e immunizzazione di cui fanno parte diversi governi del mondo, l’OMS, UNICEF, aziende farmaceutiche e la Fondazione di Bill Gates e sua moglie Melinda:
Il contributo italiano all’alleanza internazionale contro il Coronavirus sarà di 140 milioni di euro, di cui 120 a GAVI Alliance, proprio la no profit creata dalla Fondazione Gates. E sono solo una parte dei 7,4 miliardi di euro recuperati dalla Commissione europea per trovare i vaccini contro il Coronavirus, che serviranno proprio a quanto sopra descritto. Nulla ovviamente per la sieroterapia, che ovviamente ha il terribile effetto collaterale di costare pochissimo; per non parlare della prevenzione, quella vera, che riguarda il nostro stile di vita, la nostra alimentazione e il nostro rapporto con l’ambiente.
Sara Cunial contrappone la ricerca di un vaccino e la sieroterapia, senza considerare che questa viene considerata dall’AIFA e dall’Istituto Superiore di Sanità per la sua sperimentazione al fine di giungere a un protocollo scientificamente corretto, che oggi vede ufficialmente come capofila nazionale Pisa (non Mantova e Pavia). Una contrapposizione che non ha senso siccome la cura con il plasma è appunto una cura per i pazienti Covid-19, mentre il vaccino serve per prevenire che una persona debba diventare un paziente Covid-19 che possa anche gravare sul sistema sanitario nazionale con i costi di ospedalizzazione e dei farmaci da utilizzare a seconda dei casi. Purtroppo, la prevenzione dal Coronavirus non passa attraverso l’alimentazione.


Il controllo totale, i cittadini schiavi

Sul finale, la deputata Cunial sostiene che ci sia in atto un controllo totale che pone i cittadini come «schiavi»:
Il vero obiettivo di tutto questo è il controllo totale, il dominio assoluto sugli esseri umani ridotti a cavie e schiavi, violandone sovranità e libero arbitrio, il tutto tramite i vostri inganni travestiti da compromessi politici.
La deputata parla di inganni, di utilizzare i cittadini come cavie, senza fare un esplicito riferimento a quale sarebbe la sperimentazione alla quale sarebbero obbligati. I riferimenti li troviamo nella sua pagina Facebook dove parla di vaccini e 5G.
Alcuni dei post Facebook dove Sara Cunial condivide contenuti seguiti da No-Vax e No-5G per parlare di «italiani usati come cavie».
Sul 5G se ne sono dette di ogni e in tutte le salse complottiste, da quella in cui si sosteneva che il virus non esistesse e che era tutta colpa della nuova tecnologia che «indebolisce il sistema immunitario», il tutto senza fondamenti scientifici.


Il vilipendio a Mattarella?

Arriviamo a un tasto dolente, quello che la accuserebbe di vilipendio al Capo dello Stato. Secondo qualcuno i media starebbero inventando un caso riportando scorrettamente la trascrizione dell’intervento della deputata:
La deputata si è quindi scagliata contro la figura più alta dello Stato. “Lo scientismo dogmatico è protetto dal nostro pluripresidente della Repubblica, che è la vera epidemia culturale di questo Paese”. [Dall’articolo di Repubblica del 14 maggio 2020]
Ecco la trascrizione riportata dal sito della Camera dei Deputati:
Allora, mentre voi stracciate il Codice di Norimberga con TSO, multe, deportazioni, riconoscimento facciale e intimidazioni, avallati dallo scientismo dogmatico protetto dal nostro Pluripresidente della Repubblica che è la vera epidemia culturale di questo Paese (Proteste), noi fuori con i cittadini moltiplicheremo i fuochi di resistenza in modo tale che vi sia impossibile reprimerci tutti (Proteste).


La trascrizione riportata dal sito della Camera.

A sollevare dubbi sul vilipendio era stato un deputato di Italia Viva, Camillo D’Alessandro, il quale aveva poi interpellato il Presidente della Camera di turno poco dopo le parole pronunciate dalla collega deputata:
Camillo D’Alessandro (Iv) si è avvicinato al banco della Presidenza per segnalare l’insulto chiedendo un richiamo al vicepresidente Fabio Rampelli. “Stiamo cercando di capire – ha detto Rampelli – se l’epiteto virus era rivolto al Presidente del Consiglio o indirizzato al capo dello Stato, nel qual caso farebbe bene a scusarsi, altrimenti rientrerebbe nel vilipendio, con tutte le conseguenze”.
L’intervento, secondo la deputata ex M5s, non sarebbe rivolto all’attuale Presidente Mattarella, ma all’ex Presidente Napolitano. Ecco quanto riporta nel suo post Facebook dove pubblica il video della sua dichiarazione di voto:
Mentre voi stracciate Codice di Norimberga con #Tso, multe, deportazioni, riconoscimento facciale ed intimidazioni avallate dallo scientismo dogmatico – protetto dal nostro “pluripresidente” (Napolitano) – che è la vera epidemia culturale di questo Paese, noi MOLTIPLICHEREMO I FUOCHI DI #RESISTENZA in modo tale che vi sia impossibile reprimerci tutti.

Essendo il resoconto stenografico non un testo copia incollato dal foglio letto in aula dalla deputata, bensì la trascrizione di quanto detto al microfono durante l’intervento. Risulta difficile considerare le eventuali parentesi o trattini riportati nel post della Cunial, il problema risulta nell’emozione e nella fretta della deputata nell’esporre il suo intervento facendo intendere che non ci fosse una «pausa» tra le frasi:
[…] avallati dallo scientismo dogmatico protetto dal nostro Pluripresidente della Repubblica [nessuna pausa e un aumento del tono della voce] che è la vera epidemia culturale di questo Paese
Risulta probabile che la deputata definisse «vera epidemia culturale» proprio allo «scetticismo dogmatico», non a uno dei Presidenti. C’è anche da riflettere sulla parola «culturale», che nella dichiarazione della deputata sarebbe più legata a un’opera piuttosto che a una persona.

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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » mar giu 16, 2020 10:01 pm

Venezuelagate grillino, retroscena e personaggi. Ecco da dove viene il siluro ai 5 Stelle
Enzo Reale e Federico Punzi
16 giugno 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... -5-stelle/

Un’intera prima pagina, la foto di un documento ufficiale attribuito al governo venezuelano, un titolo che non lascia spazio a intepretazioni: “Il chavismo finanzió il Movimento 5 Stelle”. È lo scoop del giornale della destra spagnola ABC, piombato sulla politica italiana un lunedì mattina di giugno. Non proprio un fulmine a ciel sereno, se si considera che le affinità ideologiche e le dimostrazioni di appoggio dei grillini nei confronti del regime social-comunista di Maduro sono state frequenti nel corso degli anni: dai convegni organizzati da Di Battista dove si inneggiava al chavismo “contro il capitalismo e l’impero”, ai pellegrinaggi dei rappresentanti del movimento (tra cui il sottosegretario agli esteri Manlio Di Stefano) a Caracas, fino al mancato riconoscimento di Guaidò come legittimo presidente ad interim del Paese, in rottura con la Lega di Salvini in quel momento alleata di governo. Insomma, le premesse politiche per attribuire credibilità all’informazione di ABC ci sono tutte. Certo, se venisse confermata l’autenticità di quel documento, saremmo di fronte a un salto di qualità in grado di far traballare le fondamenta se non dell’Esecutivo guidato da Giuseppe Conte, almeno del dicastero degli Esteri occupato da Luigi Di Maio.

Il documento pubblicato dal quotidiano spagnolo risale al luglio 2010 e contiene un’informativa interna al servizio segreto militare venezuelano, in cui si specifica che la “valigetta inviata al console della Repubblica Bolivariana a Milano” conteneva “3,5 milioni di euro in contanti”, e che il loro destinatario era “un cittadino italiano di nome Gianroberto Casaleggio”. L’invio era stato avallato e autorizzato dall’allora ministro degli esteri Nicolás Maduro e la quantità di denaro era stata prelevata da fondi riservati amministrati da Tarek el Aissami, titolare degli interni all’epoca dei fatti, per appoggiare “un movimento di sinistra rivoluzionario e anticapitalista” in Italia. Il testo si conclude riferendo delle “istruzioni date al nostro funzionario in Italia a non continuare a dare informazioni sull’affare”, al fine di evitare incidenti diplomatici tra i due Paesi. Insomma, nero su bianco, un finanziamento illecito di un Paese straniero a un partito italiano agli inizi della sua folgorante ascesa politica. ABC non cita ovviamente la sua fonte e non spiega nemmeno come sia entrato in possesso del documento. L’informazione è stata immediatamente qualificata come “falsa” sia da fonti governative venezuelane che da Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto deceduto nel 2016, che ha minacciato querele. E alcuni dubbi sono emersi nelle ultime ore: il timbro, raffigurante un simbolo un po’ datato, pre-riforma del 2006, sarebbe la prova del falso.

La storia dei finanziamenti del regime chavista a forze politiche di stati esteri per esportare i principi della “rivoluzione bolivariana” è lunga e tristemente nota: dai rapporti più che amichevoli con esponenti di primo piano di Podemos in Spagna (si parla di pagamenti al partito di Iglesias per un totale di 7 milioni di dollari, veicolati in parte tramite fondazioni in parte attraverso le frequenze dell’emittente iraniana HispanTv), alla penetrazione del chavismo in Bolivia, Ecuador, Nicaragua e Argentina, dove Cristina Fernández Kirchner è ancora sotto inchiesta per i presunti finanziamenti ricevuti da Caracas in occasione della campagna elettorale del 2007 che l’avrebbe portata alla presidenza. Quindi, il versamento al Movimento 5 Stelle non dovrebbe destare alcuna sorpresa, non sarebbe un unicum, ma coerente con una pratica consolidata del regime di Caracas.

Ma per comprendere le ramificazioni che lo scoop di ABC lascia solo intravedere, e cercare di risalire all’origine del leak, a chi possa aver passato il documento alla testata spagnola, vale la pena soffermarsi sui personaggi coinvolti e sulla natura del narco-stato chavista.

Il primo nome, forse decisivo, che balza agli occhi nella possibile trama svelata da ABC, è quello di Hugo Carvajal, detto “il pollo“, che nel luglio 2010 si trovava precisamente al vertice dell’intelligence militare di Hugo Chávez. In pratica, l’informazione sui 3,5 milioni a Casaleggio era diretta a lui. Come già riportato su Atlantico Quotidiano, Carvajal fu arrestato nell’aprile del 2019 dalla polizia spagnola su richiesta degli Stati Uniti, con le accuse di traffico di stupefacenti e riciclaggio, come molti esponenti del regime, e per il suo sostegno alle Farc colombiane. L’Audiencia Nacional si pronunciò a favore dell’estradizione solo sette mesi dopo: nel frattempo Carvajal, rilasciato in via provvisoria, era già scappato. Attualmente nessuno sa dove si trovi, almeno ufficialmente: in realtà alcune fonti indicano che l’ex generale stia trattando le condizioni della sua estradizione attraverso i servizi segreti spagnoli direttamente con le autorità americane. Al momento del suo arresto il senatore repubblicano Marco Rubio, uno degli artefici della strategia della Casa Bianca sul Venezuela, dichiarò: “Hugo Carvajal sarà presto negli Stati Uniti dove rivelerà informazioni importanti sul regime di Maduro. Una brutta giornata per la famiglia criminale madurista”. La possibilità, se non la certezza, che Carvajal possa aprire le porte degli affari illeciti del regime e svelarne l’entità e la penetrazione a livello internazionale è ad oggi uno degli incubi ricorrenti del palazzo di Miraflores (la sede della presidenza a Caracas). E in un momento di stallo come l’attuale, in cui diplomazia e opzione militare sembrano avere le polveri bagnate, questa prospettiva potrebbe rappresentare l’unica alternativa possibile per ottenere la fine del regime chavista senza tamburi di guerra.

È lecito pensare che Carvajal (o qualche ex funzionario del regime a lui vicino) sia la fonte del documento pubblicato da ABC? La presenza di Carvajal in territorio spagnolo durante mesi, il suo appoggio esplicito a Guaidò, le trattative in corso con il governo degli Stati Uniti indicano che si tratta di un’ipotesi verosimile. Potrebbero essere molti i documenti di Carvajal già nelle mani delle autorità statunitensi con le quali l’ex generale starebbe trattando.

D’altra parte, è in chiave italiana, non venezuelana, che le tempistiche della rivelazione appaiono piuttosto significative: un governo in piena sindrome cinese, con il “pechinese” Di Maio alla Farnesina, un Movimento 5 Stelle in fase di smottamento interno, un alleato di governo (il Pd) in confusione sul da farsi e quindi politicamente vulnerabile. Sul piano internazionale, l’ennesima dimostrazione dell’azione di disturbo del chavismo sui tradizionali alleati Usa, da inserire nel contesto globale da nuova Guerra Fredda che si sta riproponendo sull’asse Pechino-Washington (con ricadute sui rispettivi satelliti). Dunque, sia l’opposizione venezuelana, che ha visto i 5 Stelle mettersi di traverso al riconoscimento di Guaidò da parte dell’Italia, sia Washington, sempre più insofferente per la deriva filo-cinese del governo Conte, avrebbero buoni motivi per colpire il Movimento nel suo momento di maggior debolezza e divisione interna.

Un secondo nome importante che compare nel documento è quello di Tarek el Aissami, ministro dell’interno che con i suoi fondi riservati avrebbe riempito la valigetta destinata ai grillini. Come avevamo provato a spiegare in un precedente articolo pubblicato su Atlantico Quotidiano più di un anno fa, circa il 60 per cento della droga che entra in Europa e negli Stati Uniti proviene da traffici gestiti dal territorio venezuelano. Il denaro sporco transita nella rete delle imprese statali controllate dal regime, su tutte il gigante petrolifero (PDVSA), oggi sotto il controllo proprio di el Aissami. Di origini sirio-libanesi, è un uomo di fiducia di Maduro, una sorta di factotum passato attraverso le pieghe del sistema messo in piedi da Chávez e proseguito dal suo successore: all’inizio viceministro della sicurezza, poi agli Interni e Giustizia, successivamente incaricato di rimettere ordine nel partito, infine designato al vertice dell’Industria e della Produzione, con competenze dirette sul settore petrolifero (PDVSA, appunto). Ma soprattutto, el Aissami è sulla lista nera della giustizia americana, ricercato dai servizi di immigrazione per narcotraffico e riciclaggio di denaro sporco, con una causa aperta davanti alla Corte federale di Manhattan. Dal febbraio 2017 è anche sotto sanzioni del Dipartimento del Tesoro. Perfino l’Unione europea lo ha sanzionato recentemente in qualità di alto funzionario del Sebin (il servizio segreto del regime) per reiterate “violazioni dei diritti umani”, tra cui arresti arbitrari e torture sui detenuti politici. Insomma, un pezzo da novanta del socialismo del XXI secolo.

Ma anche sulle sue connessioni mediorientali, complice l’origine della sua famiglia (il padre, un emigrante druso siriano, è stato a capo della sezione venezuelana del partito Ba’ath, quello di Saddam Hussein e Bashar al Assad), ci sono diversi dossier aperti: in cima a tutti quello che svela i legami economici e politici tra Venezuela e Iran, in una strategia congiunta che da una parte prevede la penetrazione diretta a livello commerciale e militare di Teheran in America Latina e dall’altra il finanziamento in loco di gruppi terroristici come Hamas e Hezbollah. Una relazione che continua attualmente, come dimostra tra l’altro l’arrivo di cinque navi iraniane cariche di petrolio nel porto venezuelano di El Palito, in piena crisi produttiva interna.

El Aissami è ritenuto l’anello di congiunzione tra il regime venezuelano e Hezbollah, quindi Teheran. Secondo il procuratore distrettuale di Manhattan Robert M. Morgenthau, El Aissami, quando era a capo di Onidex, l’agenzia venezuelana che gestisce il rilascio dei passaporti e le naturalizzazioni per il Ministero dell’interno, “è sospettato di aver emesso passaporti a membri di Hamas e Hezbollah”, entrambe organizzazioni terroristiche che rispondono al regime iraniano. Inoltre, riferiva Morgenthau ad una conferenza della Brookings Institution l’8 settembre 2009, “ci sono anche accuse secondo cui el Aissami e altri affiliati a Hezbollah siano responsabili del reclutamento di giovani arabi venezuelani che ora vengono addestrati nei campi di Hezbollah nel Sud del Libano”.

Accuse, sia quelle relative al narcotraffico che ai legami con Hezbollah, confermate da un dossier della stessa intelligence venezuelana citato un anno fa dal New York Times. Secondo le testimonianze raccolte nel dossier, el Aissami e il padre avrebbero fatto entrare nel Paese e addestrato militanti di Hezbollah al fine di espandere reti sia di spionaggio che di narcotraffico in America Latina.

Se, quindi, il denaro che sarebbe arrivato a Casaleggio tramite il consolato venezuelano di Milano è stato prelevato dai fondi riservati amministrati da el Aissami, non si può escludere un coinvolgimento iraniano, essendo quel tesoretto il frutto presumibilmente di attività congiunte tra i due regimi. Come abbiamo ricordato, anche nel caso del finanziamento a Podemos Teheran e Caracas hanno collaborato.

Le questioni che si aprono dopo la rivelazione di ABC sono varie. Prima di tutto è rilevante, dal punto di vista politico, che Chávez avesse identificato il Movimento 5 Stelle come un potenziale partito anti-sistema fin dal principio, quattro anni prima della nascita di Podemos in Spagna, il che indicherebbe che la strategia del chavismo ha radici lontane; in secondo luogo, andrebbe accertato se si trattò di un pagamento una tantum o se i presunti finanziamenti si siano ripetuti nel corso degli anni: in questo caso saremmo di fronte a un déjà vu alquanto rivelatore, in un paese abituato ad avere a che fare con partiti finanziati da regimi socialisti, con l’aggravante che, mentre il PCI non fu mai forza di governo in Italia, il M5S esprime il presidente del Consiglio e il ministro degli esteri; infine, e torniamo allo scenario internazionale, proprio oggi un altro quotidiano spagnolo di orientamento conservatore (El Mundo) rivela che l’ex ambasciatore di Zapatero in Venezuela, Raúl Morodo, avrebbe consegnato somme di denaro a un rappresentante della vicepresidenza venezuelana nell’ambito di un giro di pagamenti del governo di Caracas alla famiglia del diplomatico, tramite l’onnipresente compagnia petrolifera statale (PDVSA). Insomma, tutto fa pensare che qualcuno, da qualche parte, stia parlando e che a Maduro (e alle sue “colonie europee”) nei prossimi giorni fischieranno le orecchie.



L'autore dello scoop sui soldi venezuelani al m5s: ''confermo tutto''

https://www.dagospia.com/rubrica-3/poli ... 239482.htm

Il chavismo finanziò il Movimento 5 stelle che oggi governa l’Italia. L’autore di questo articolo pubblicato sul giornale Abc, è Marcos García Rey, un giornalista freelance spagnolo che da tempo segue le vicende interne al Venezuela. Oggi, 15 giugno, la sua inchiesta sta facendo tremare il partito italiano più rappresentato in parlamento: se dovesse essere confermato che a Gianroberto Casaleggio è stata consegnata una valigetta con 3,5 milioni di euro in contanti, potrebbe essere la fine dell’ultimo bastione della diversità dei Cinquestelle.

Mentre Vito Crimi e Davide Casaleggio annunciano azioni legali, il console del Venezuela in Italia, Gian Carlo Di Martino, ha detto a Open che l’inchiesta è una ricostruzione fantasiosa per affossare i 5 stelle e che il documento a suo supporto sarebbe falso. «Faccio il giornalista investigativo da molti anni, ho fonti importanti in diversi Paesi – racconta García Rey -. Sono tre anni che porto avanti indagini in Venezuela. Quello che ho scritto è tutto verificato, ho consultato più fonti, sia pubbliche che interne dell’intelligence del Paese sudamericano».

IL DOCUMENTO DEI SOLDI VENEZUELANI DI CHAVEZ AL M5S IL DOCUMENTO DEI SOLDI VENEZUELANI DI CHAVEZ AL M5S

García Rey, sei certo che questi 3,5 milioni di euro sono arrivati al Movimento 5 stelle?

«Sì, e se occorrerà sarò pronto a dimostrarlo in tutte le sedi opportune. Non so se ci siano stati altri flussi di denaro, ma per quanto riguarda i 3,5 milioni di euro più fonti dirette mi hanno confermato che sono arrivati nelle tasche dei 5 stelle».

Sei stupito dalla reazione che ha suscitato il tuo articolo?

«Capisco che in Italia questa notizia stia creando molto scalpore perché riguarda un partito di governo, ma in Spagna e negli altri Paesi no. Anche perché, almeno per quanto mi riguarda, il comportamento del Venezuela in questa vicenda non mi stupisce».

Come mai?

«Negli anni in cui Chavez poté approfittare di ingenti risorse derivanti dalla vendita del petrolio, sappiamo che lui e il suo governo favorirono i movimenti politici affini al socialismo. Non è successo solo in Italia, ma in molti altri Paesi. Per esempio ci sono indagini della polizia sul trasferimento di denaro dal Venezuela a movimenti politici in Argentina».

Davide Casaleggio e Vito Crimi hanno bollato il tuo pezzo come «fake news» e hanno annunciato una querela.

«Sono molto tranquillo, non pubblicherei mai qualcosa del genere senza verifiche. Nella mia vita ho ricevuto diverse azioni legali a mio carico, ma non ho mai perso una causa. Ribadisco, la mia tranquillità è estrema: riceverò attacchi tanto dal Movimento 5 stelle quanto dal governo venezuelano, ma sono abituato a lavorare sotto pressione».

Da dove è partita la tua indagine?

marcos garcia rey marcos garcia rey

«Mi è arrivato un documento che racconta una storia. Quella storia l’ho interpretata per i lettori, consultando tutte le mie fonti. Non ho dubbi che questa valigetta con i contanti sia arrivata in Italia attraverso il consolato di Milano e che Di Martino, il console, ha fatto da intermediario tra il governo di Hugo Chavez e il Movimento 5 stelle. Ho pubblicato il documento, ma ho altre prove che ciò che è scritto in quel documento sia verità».

Il console Di Martino dice che quel documento è falso.

«Ho le prove, invece, che quel documento sia vero e che Di Martino abbia fatto da intermediario. Il console rientra nella vicenda perché era la voce del governo di Chavez in Italia e lui senz’altro sapeva del dialogo tra Venezuela e 5 stelle. La valigetta con i 3,5 milioni di euro è passata per il suo consolato».

DELEGAZIONE M5S A CARACAS: MANLIO DI STEFANO, ORNELLA BERTOROTTA E VITO PETROCELLI DELEGAZIONE M5S A CARACAS: MANLIO DI STEFANO, ORNELLA BERTOROTTA E VITO PETROCELLI

A questo proposito, il console si difende sostenendo che fosse impossibile per lui, arrivato da un paio di mesi in Italia, avere dei legami con i 5 stelle.

«Capisco il suo tentativo di difesa, ma io ho le mie fonti che dicono il contrario. Quello che è sotto gli occhi di tutti, oggi, è che nel tempo ci sono state molte relazioni tra il Movimento 5 stelle e il Venezuela».

Marcos García Rey è un giornalista investigativo freelance. Fa parte dell’International Consortium of Investigative Journalists e coordina il master di giornalismo investigativo co-organizzato dall’Università Rey Juan Carlos e da Unidad Editorial.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » lun set 28, 2020 1:05 am

Grillini al capolinea
Cristofaro Sola
25 settembre 2020

http://www.opinione.it/editoriali/2020/ ... nto-conte/

Ora che si è posato al suolo il polverone propagandistico del tutti-vincitori-alle-Regionali-tranne-uno (Matteo Salvini), si coglie con chiarezza il vero nodo politico che il test elettorale ha messo a nudo: la liquefazione nelle urne del Movimento Cinque Stelle.

Un tale tonfo nei consensi non può essere archiviato senza avere ripercussioni sul quadro politico. Benché Luigi Di Maio e soci abbiano fatto di tutto per nascondere la sconfitta e tornare indisturbati alla gestione del potere, i fermenti in atto nel Movimento vanno trasformandosi in bollori che segnalano un’esplosione imminente. Tra i grillini non c’è più condivisione di progetti e di strategie. All’ala governista di Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli, a cui si affianca quella fusionista con il Partito Democratico rappresentata da Roberto Fico e Roberta Lombardi, si contrappone l’anima radicale che si riconosce in Alessandro Di Battista e nella pasionaria leccese Barbara Lezzi. A dare fuoco alle polveri è stato proprio Di Battista che ha messo una pietra tombale sul Movimento. Ammette la sconfitta elettorale – la peggiore nella storia del Movimento – ovunque e con qualsiasi formula i Cinque Stelle si siano presentati; denuncia una crisi d’identità profonda del grillismo; ammonisce di non indulgere in facili entusiasmi per il voto referendario dal momento che “gli italiani hanno apprezzato che si intervenisse in maniera precisa e puntuale sul calderone. Ma è altrettanto vero che tante persone che hanno votato sì non apprezzano il Movimento, magari lo detestano”; invoca gli “Stati generali” per una palingenesi dei Cinque Stelle; non rivendica esplicitamente a sé la leadership perché “si può mettere De Gaulle a capo del Movimento, e nessuno lo è, ma senza identità non si prendono voti”, ma, a riguardo, preannuncia battaglia. Tuttavia, una critica di tale portata è difficile che abbia un esito diverso dalla scissione.

Al momento, le declinazioni del grillismo non sono riducibili a un minimo comun denominatore. La debolezza dell’architettura ideologica ha fatto sì che, messi alla prova di governo, sulla tenuta politica facessero aggio le ambizioni personali e l’ancestrale richiamo del potere. Sul banco degli imputati “Dibba” e i duri e puri metteranno il rapporto con il Pd, rivelatosi esiziale per il Movimento. La “variabile” Di Battista non esclude pregiudizialmente l’interruzione dell’esperienza di governo con la sinistra e l’immediato ritorno alle urne. E non sarebbe il suicidio politico temuto. Di Battista, consapevole della fine della parabola grillina, potrebbe avere convenienza a rischiare adesso la verifica elettorale con una piattaforma programmatica che rilanci gli slogan originari dei pentastellati e faccia breccia su quel segmento di elettorato deluso dagli sviluppi della legislatura corrente ma ancora disponibile a concedere un’apertura di credito a chi si professi sinceramente anti-sistema. Di Battista ha le carte in regola per parlare a questa gente: ha fatto una sola legislatura e se n’è andato; non si è sporcato le mani con i giochi di palazzo nei quali, invece, il neo-democristiano Di Maio ha sguazzato. Al contrario, la difesa a oltranza dello status quo potrebbe portare ad una lenta consunzione del Movimento nei due anni e mezzo che lo separano dalla fine della legislatura col rischio, a questo punto concreto, che approvata la nuova legge elettorale con soglia di sbarramento al 5 per cento, ciò che resterà del Movimento potrebbe non farcela a ritornare in Parlamento. In realtà, già lo scorso anno, quando la Lega ruppe l’alleanza di governo, Di Battista provò a convincere i suoi che sarebbe stato meglio ritornare al voto piuttosto che imbarcarsi in un’avventura incomprensibile per il proprio elettorato. Non gli diedero ascolto anche perché nel frattempo era venuto fuori Beppe Grillo con il progetto di svendita del Movimento al Pd. La storia non è fatta di “se”. Tuttavia, come diceva qualcuno, i “se” aiutano a capire la storia. Di Battista aveva visto giusto. Se avessero votato l’ottobre scorso il Movimento si sarebbe dimezzato nei consensi, ma un 15/16 per cento l’avrebbe comunque conservato. Il test delle Regionali oggi lo colloca ampiamente sotto la soglia psicologica del 10 per cento. Ma se la curva discendente non si dovesse arrestare tra due anni anche un 7 per cento potrebbe essere utopia.

Sul fronte opposto c’è Luigi Di Maio che ha inciso sul suo vessillo “Hic manebimus optime”. Se pure non dovesse conoscerne il significato letterale, ne ha colto lo spirito. Di Maio si è trasformato in un politico a tutto tondo, pronto a barricarsi nella stanza dei bottoni. Anche a lui non sfugge l’irreversibilità della crisi grillina. Ma, a differenza del suo ex-gemello, non ritiene di dover tornare alle origini per ricostruirsi una credibilità politica, piuttosto pensa di “evolversi” in un nuovo soggetto centrista che possa fare da ago della bilancia tra forze opposte in un futuro Parlamento votato sulla base di un meccanismo proporzionale. Luigi Di Maio avrà valutato che, il giorno dopo delle elezioni, qualsiasi coalizione, di destra o di sinistra, volesse formare un governo avrebbe bisogno dei suoi voti. E lui sarà pronto e disponibile a sedere a tutti i tavoli negoziali fino a scegliere il miglior offerente. Si dirà: c’è Giuseppe Conte. Di Maio ne è consapevole ma sa che non sarà un problema. L’attuale premier non ha una struttura partitica propria su cui contare e, Mario Monti docet, per costruirne una che dia risultati affidabili sono richiesti un lavoro e un tempo che non ci sono fino all’ormai vicino 2023. Il giovanotto di Pomigliano d’Arco punterà a una dignitosa sistemazione istituzionale per il suo potenziale concorrente. Poi c’è Grillo che non ha rinunciato al suo progetto di cessione del Movimento al Pd. Lo dimostra l’uscita dell’altro ieri nel dibattito con il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. Il comico genovese è ricorso a un effetto pirotecnico, l’abolizione del parlamentarismo e l’instaurazione della democrazia diretta, per distrarre l’attenzione del pubblico dal vero obiettivo: la liquidazione del Movimento. Dire: il parlamentarismo non serve più, è stato il segnale in codice ai suoi di tenersi pronti a confluire nel Partito Democratico. Su questa strada c’è l’ininfluente Roberto Fico, ma quanti altri si sono decisi al grande passo ora che si sono dati la zappa sui piedi votando il taglio dei parlamentari?

A completare il quadro ci sono i cosiddetti peones. Sono quei parlamentari “invisibili” che i giornalisti non intervistano e i talk-show non invitano. Costoro hanno un solo motto: io, speriamo che me la cavo, perché sanno di essere condannati all’irrilevanza fino all’esaurimento del mandato che non gli verrà più rinnovato. Allora, addio stipendi sicuri, benefit da parlamentari e quella minima ossequiosa attenzione che il popolo di prossimità, dal salumiere al calzolaio, riserva a chi del loro quartiere o paesino da quivis de populo sia diventato una persona importante. I peones, soprattutto se senatori, messi spalle al muro dalla dirigenza di un Movimento in liquidazione, potrebbero decidere di vendere cara la pelle mettendosi in proprio sul mercato delle compravendite parlamentari. Nel caso, la vita politica di Conte e del suo Governo non varrebbe un soldo bucato.

Quella dei Cinque Stelle è una partita aperta e dal finale nient’affatto scontato. La condizione di sospensione del tempo in cui sembrano immersi i grillini non durerà a lungo. L’opposizione di destra dovrà solo avere le pazienza di attenderne gli esiti senza, nel frattempo, combinare guai inscenando autolesionisti “processi alla tappa”. Che non aiutano la causa.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » gio mar 11, 2021 11:22 pm

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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » gio mar 11, 2021 11:22 pm

"È finita, se la vedano gli avvocati". Rousseau e M5S a un passo dal divorzio
Luca Sablone
11 marzo 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1615495629

Le strade sembrano destinate a dividersi: "L'unica cosa da discutere è al massimo la buonuscita". Il braccio destro di Casaleggio avverte: "Non si può chiedere un voto e non pagare chi lavora"

Tra il Movimento 5 Stelle e Rousseau a breve potrebbe essere ufficialmente finita. Non tira buona aria da diverso tempo e, nonostante i tentativi di pace cercati da Beppe Grillo e da Giuseppe Conte, le strade sembrano ormai essere destinate a dividersi.

Lo sa bene il deputato pentastellato Giuseppe Brescia: "Sui rapporti con Rousseau credo sia tutto ormai chiaro da tempo. Le strade devono dividersi". Il presidente della commissione Affari costituzionali, interpellato dall'Agi, non ha lasciato intendere la presenza di margini per ricucire: "L'unica cosa da discutere è al massimo la buonuscita". Una situazione tutt'altro che gradevole per i grillini, che oltre alla scissione interna ora devono fare i conti con la dura presa di posizione dei vertici della piattaforma web.

A prendere parola è stata la socia Enrica Sabatini, che sull'ipotesi di Conte leader del M5S ha messo le cose in chiaro: "La modifica dello statuto del M5S prevede il voto su Rousseau". Intervistata da Piazzapulita per La7, ha sottolineato che il fattore economico rappresenta un mezzo per un fine, ovvero quello di portare a termine un lavoro condiviso "ed è giusto e legittimo che venga retribuito". Infatti è ritenuta "una condizione necessaria" la pretesa dei versamenti arretrati dei parlamentari: "Come non posso entrare in un negozio e prendere qualcosa senza pagarla, così non posso chiedere di fare un voto a una serie di persone che devono lavorare, ai fornitori che devono garantire la certificazione del voto e non pagarli".

Casaleggio a Roma

Se non si riuscisse a definire il rapporto con il Movimento 5 Stelle, Rousseau si dice disponibile a mettere a disposizione tutta la propria esperienza anche ad altri. In tal senso non è mancata una stoccata ai piani alti dei 5S: "Se la partecipazione non è considerata prioritaria e c'è invece una struttura gerarchica che prende decisioni dall'alto, non ha senso utilizzare un metodo che funziona per organizzazioni orizzontali. La partecipazione non è 'accendi e spegni' quando ti serve". Nello specifico sono tre i requisiti fondamentali per parlare di un accordo di partnership: "Un progetto condiviso, ruoli ben definiti e profondo rispetto reciproco, piena adesione ai valori della democrazia diretta". Intanto Davide Casaleggio è arrivato a Roma: sarebbe stato avvistato nei pressi di Palazzo Madama. Ieri c'è stata la presentazione del manifesto "ControVento", un'iniziativa contestata dai gruppi parlamentari di Camera e Senato.

Rottura a un passo

C'è chi sostiene che ormai il rapporto con Rousseau si sia ridotto semplicemente a una questione di tipo legale. "Si è interrotto il legame umano, mi spiace ma ora è solo una questione di avvocati", viene osservato. Il dossier sarebbe nelle mani di Giuseppe Conte, che insieme a Beppe Grillo starebbe elaborando il progetto rifondativo del M5S guardando al 2050. Entro la fine del mese l'ex presidente del Consiglio dovrebbe sciogliere la riserva per poi presentare la sua proposta di riorganizzazione.

Non mancano i commenti dei dissidenti in merito alla gestione della piattaforma: "Che strano, siamo stati cacciati per non aver obbedito a Rousseau sulla fiducia a Draghi e ora, a distanza di poche settimane, è Rousseau che vogliono cacciare. Benvenuti. È quello che si sa da tre anni". Dentro il Movimento si continua a storcere il naso su ciò che viene considerato un dato politico: "Casaleggio considera Rousseau un ecosistema del quale M5S deve fare parte. Non è e non può essere così. Semmai è il contrario".
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