Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » dom set 08, 2019 3:27 am

“Mi hanno fatto bere poi mi hanno stuprata”. Parla la ragazza che accusa il figlio di Grillo
7 settembre 2019
Davide Falcioni

https://www.fanpage.it/attualita/mi-han ... -di-grillo

"Avevo bevuto molto, soprattutto vodka, ero ubriaca. A casa hanno continuato a farmi bere. A un certo punto uno di loro mi ha portato in una stanza, voleva fare sesso. Gli ho detto di no due volte, lui mi ha costretta. Poi sono arrivati gli altri e hanno abusato di me a turno". E' il racconto fatto dalla modella scandinava che ha denunciato Ciro Grillo, figlio del comico Beppe, e tre suoi amici. La giovane ha raccontato di essere stata stuprata dal gruppo dopo un incontro alla discoteca Billionaire di Flavio Briatore, a cui era seguito un festino nella villa del fondatore del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo a Porto Cervo.

Come spiega Il Secolo XIX la modella ha sporto denuncia il 26 luglio ai carabinieri della stazione Moscova di Milano. Oltre a Ciro Grillo, figlio di Beppe, la ventenne accusa tre suoi amici genovesi, Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria, ed Edoardo Capitta. La ragazza sarebbe arrivata in caserma sconvolta in compagnia della madre. Quando le è stato chiesto come mai avesse atteso dieci giorni prima di denunciare un fatto avvenuto il sedici luglio la ragazza ha detto che era in vacanza con delle amiche e, prima dell’arrivo della madre, è rimasta sola alcuni giorni; a lei trova il coraggio di raccontare quanto accaduto. Il volo per il ritorno a Milano, ha raccontato ancora agli inquirenti, era già stato prenotato e per questo ha deciso di sporgere denuncia solo una volta tornata a casa.

Dal canto loro i quattro indagati, tutti figli di importanti professionisti della cosiddetta "Genova bene", hanno dichiarato che il rapporto con la ragazza è stato consenziente. I quattro ragazzi due giorni fa sono stati interrogati per ore dal magistrato Laura Bassani, pubblico ministero della Procura di Tempio Pausania, titolare del fascicolo. Nel frattempo i carabinieri di Milano hanno acquisito tutti i cellulari e un filmato, la cui interpretazione però non sarebbe univoca. Secondo la vittima dimostrerebbe la violenza, mentre per i legali dei quattro dimostrerebbe il contrario, cioè che la ragazza era consenziente.


La figlia di Grillo segnalata per cocaina
14 11 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/1 ... ina/414286

Nel corso di un controllo è stata trovata con due dosi di cocaina, una da 0,3 e l’altra da 0,16 grammi. Luna Grillo, figlia di Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, è stata segnalata alla Prefettura di Rimini come assuntrice di sostanze stupefacenti, provvedimento amministrativo che scatta quando un soggetto viene trovato con dosi di droga per uso personale. Luna, cantante 32enne, è stata fermata da una Volante della Questura nella serata del 7 novembre.

La notizia è stata riportata dalla stampa locale. La figlia del leader dei grillini stava percorrendo in auto piazzale Tripoli. Alla vista dei poliziotti, ha consegnato di sua spontanea volontà due involucri con una modica quantità di cocaina, per uso personale. A quel punto è scattata la segnalazione alla Prefettura.

“Luna ha peccato d’ingenuità e si è fidata della persona sbagliata. Tutto qui. Tutto il resto è gossip e fango”. Commenta così su Facebook Sonia Toni, l’ex moglie di Grillo, la vicenda che ha visto protagonista sua figlia Luna. “Per quanto attiene alla vicenda accaduta a nostra figlia Luna, vorrei soltanto ricordare a tutti gli avvoltoi che affonderanno le loro zampacce in questa situazione, che in questo modo, non faranno altro che rafforzare il M5S”.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » dom dic 29, 2019 10:16 pm

Crisi di governo, no a nuove elezioni e il nuovo governo, forza Salvini
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » dom dic 29, 2019 10:16 pm

La conversione di Di Maio: "Stupito positivamente dal Pd"
Nico Di Giuseppe - Mar, 10/09/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... kLlJK081g8

Fino a un mese fa dichiarava: "Mai col partito di Bibbiano". E il grillino attacca Salvini: "Si è rivelato inaffidabile"

Ormai Luigi Di Maio ci ha abituati alle capriole. Ma quella sul Pd è la più plastica.

Il ministro degli Esteri, ospite a diMartedì, ha affermato: "Ero uno dei più scettici sull'alleanza con il Pd e avevo parlato di andare al voto. Mi sono sono consultato con esponenti del Movimento e anche con Beppe Grillo, poi l'abbiamo messa al voto tra i nostri iscritti e ha raggiunto l'80% dei consensi. Quando mi sono seduto al tavolo con un pò di scetticismo, mi ha stupito positivamente che fossero d'accordo sui temi acqua pubblica, salario minimo, sulla rivoluzione per rendere l'Italia 100% rinnovabile".

Insomma, sono lontani i tempi in cui il grillino assicurava: "Mai con il partito di Bibbiano, non voglio avere nulla a che fare con il Pd". Eppure lo diceva neanche un mese fa. La poltrona fa miracoli? Almeno stando a quanto dice Salvini. Il penstallato poi ha spiegato: "In questo governo vedo una grande opportunità, noi in questa fase, lo abbiamo concordato quindi non ho ragione di credere il contrario, abbiamo la grande opportunità di fare una rivoluzione verde, ecologica per l'Italia, ci sono una serie di sensibilità unite ai grandi cambiamenti climatici, temi all'ordine del giorno, che tutti i cittadini percepiscono".

In merito al rapporto turbolento con la Lega, il pentastellato poi ha spiegato: "Dopo le Europee ho detto alla Lega: avete vinto le Europee, prendete il commissario e andate a cambiare l'Europa. Secondo: visto che avete a cuore la flat tax e ci accusate di non volerla fare prendete il ministero dell'Economia. Sapete che è successo? Mi sono sentito come quello fermo al semaforo rosso che viene tamponato da uno che poi scende e dice: 'è colpa tua perché hai frenato di colpo, 'ma se ero fermò; 'allora non ti funzionavano gli stop' 'ma ero fermo!'".

E ancora: "Quando nella Lega hanno capito di aver fatto una sciocchezza hanno provato a tornare indietro ritirando la mozione di sfiducia e chiedendo a me di fare il presidente del Consiglio di un governo M5S Lega. Ma il tema è che quando uno fino al 6 agosto dice che va tutto bene e il 7 agosto cambia tutto con un sms non c'è più affidabilità". Su questo punto il diretto interessato ha ribattuto. "L'offerta della premiership a Di Maio "fatta per togliere qualunque alibi del fatto che erano costretti ad andare con il Pd".
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » dom dic 29, 2019 10:17 pm

Tre milioni di euro in pranzi e cene, 10 milioni per gli alloggi. Ecco tutti i rimborsi dei parlamentari 5 Stelle
Ristoranti, appartamenti, alberghi, viaggi e consulenti: costa cara la vita dei deputati e senatori grillini. Nel 2013 dissero che avrebbero restituito i 9 mila euro di diaria mensile e trattenuto solo quello realmente necessario e speso. Ma gli scontrini non ci sono più. Tutto avviene a piè di lista. E da metà 2014 le restituzioni sono crollate
Claudia Fusani, giornalista parlamentare
19 febbraio 2018

https://notizie.tiscali.it/politica/art ... 8EMszJPO_o

Qualcuno lo ricorderà quel disperato post su Facebook. Era aprile 2013, i 5 Stelle erano da poco sbarcati in Parlamento pronti ad aprirlo “come una scatoletta di tonno” (cit.Grillo). Roberta Lombardi, appena nominata capogruppo, denunciò il furto della borsa e la noia immane non solo di rifare i documenti ma di dover ricostruire le spese fin lì sostenute per determinare gli effettivi rimborsi. “Poichè è mia intenzione trattenere dalle voci di rimborso che compongono il mio stipendio solo quelle effettivamente sostenute e documentate e restituire il resto, cosa faccio? Aspetto vostri consigli” scriveva Lombardi.

Il vortice dei numeri

Cinque anni dopo abbiamo Ivan Della Valle, ormai ex per via dei bonifici taroccati con photoshop (ha trattenuto 270 mila euro), che denuncia: “Ho restituito più io di molti altri. Non guardate solo le restituzioni al fondo delle piccole e media imprese. Andate a vedere i rimborsi della diaria, quelli che dovevano restituire con tanto di rendiconto e scontrini…Ecco quasi nessuno ha restituito più nulla. Ed è impossibile spendere 8-9 mila euro al mese”. Molti ex, anche se in tempi diversi, puntano oggi il dito sul tema rimborsi/diaria. Artini, Barbanti, Turco, sono molti oggi a dire che la vera “ipocrisia” è lì, in quelle spese portate a piè di lista ma senza giustificativi e rimborsate al buio. Ogni mese mille euro di viaggi (quanto i parlamentari hanno treni e aerei gratis), mille e passa euro di ristoranti, gli affitti che variano, un mese 1.400 e quello dopo 2.500 ma poi tornano a 1.700.

Restituzioni & rimborsi

Il caos soldi che da due settimane funesta la campagna elettorale di Di Maio riguarda due diverse tipologie di rimborsi. Ha a che fare con le regole interne del Movimento e non con il codice penale. Con la credibilità e l’affidabilità. La prima tipologia ha tenuto banco in questi giorni e coinvolge l’indennità di ciascun parlamentare, circa 5 mila euro. La regola interna prevede che ogni eletto – in Parlamento o nei consigli regionali – doni circa duemila euro a un fondo il cui conto corrente è attivo al Ministero economia e finanze. Quindici eletti, è il dato aggiornato a ieri, hanno taroccato i bonifici mensili e simulato di donare soldi che in realtà non sono mai arrivati al Mef. Di Maio li ha espulsi dal Movimento (è ancora sub iudice Giulia Sarti) e promette che, una volta eletti (sono tutti in posizioni sicure) rinunceranno al seggio. Vedremo.

Le spese quotidiane

La seconda tipologia di rimborsi ha a che fare con la diaria, quei 9 mila euro che in media ogni mese vengono dati a ciascun eletto per far fronte alle spese quotidiane del mandato parlamentare. Su questa voce i parlamentari grillini si erano tutti impegnati a ricevere solo i soldi effettivamente utilizzati nell’arco del mese. Avrebbero dovuto far fede gli scontrini, i giustificativi di quelle spese. Adesso però, come dicono molti, emerge che pochi portavoce hanno effettivamente restituito i soldi della diaria. E che alla fine molti si sono tenuti quei 9 mila euro. Giustificandoli a piè di lista. Senza il dettaglio. Esattamente come fanno i parlamentari degli altri partiti che però non rivendicano una presunta diversità.

Tutto on line

Bisogna armarsi di tanta pazienza, mettere in conto qualche ora di tempo e spulciare due siti, www.tirendiconto.it (attivato dai 5 Stelle dove ciascun parlamentare pubblica le sue spese) e il sito www.maquantospendi.it che, attivato da ex 5 Stelle, analizza i dati pubblicati. Onore ai 5 Stelle che, unico movimento, fa un’indubbia operazione di trasparenza e rende disponibili i dati. Ma non c’è dubbio che questi dati raccontano una realtà come minimo molto diversa dal francescanesimo politico sbandierato dai 5 Selle. Una realtà che dimostra che fare politica costa. Anche a Di Maio, a Lombardi, a Taverna e Alessandro Di Battista.

Case, consulenze, viaggi. Soprattutto affamati

Da aprile 2013 a novembre 2017, i 130 parlamentari 5s hanno speso in cibo tre milioni e 460 mila euro. E’ la somma di tre voci inserite nella rendicontazione: cene/pranzi lavoro; pranzo/cena/bar; alimentari. Tra i più affamati Mattia Fantinati ( 46,391.65), Silvia Chimenti ( 41,649.26) e Danilo Toninelli ( 40,659.80). Praticamente a digiuno Massimiliano Bernini (contestato per le restituzioni) e quasi gandhiani il deputato Luigi Gallo (poco più di 6mila euro di pasti) e Roberta Lombardi. Queste cifre sono giustificate (il documento con la rendicontazione è consultabile nella pagina web di ogni parlamentare) da una serie di scontrini. Ma – attenzione – non esiste specifica: non è scritto da nessuna parte con chi è stata consumata la cena e per quale motivo. Rimborsi a piè di lista, basta presentare ricevute e scontrini. Per tutte le voci rimborsabili, circa venti tra cui consulenze, collaboratori, attività sul territorio, vitto, viaggi, telefono, alloggio.

Affitti e hotel

Ad esempio, accadono certamente cose strane con gli appartamenti presi in affitto e gli alberghi. Quasi che uno possa dormire contestualmente nella casa presa in affitto e in hotel. Da aprile 2013 a dicembre 2017 i parlamentari grillini hanno speso 10 milioni e 300 mila euro per la voce alloggi. Di questi, 613 mila euro se ne sono andati in hotel e nella top five dei consumers ci sono Enzo Ciampolillo (86.500), Petraroli (60 mila), Federico D’Inca (50 mila) Giulia Grillo. Oltre 9 milioni se ne sono andati in affitti, al netto di romani e dintorni che non dovrebbero aver bisogno della casa in centro a Roma. Anche qui emergono alcune curiosità. La top five vede al primo posto la deputata uscente Marta Grande: ha certificato 131 mila euro di spesa per l’affitto, vive a Civitavecchia, un’ora di treno da Roma e il Parlamento lavora 4 giorni su sette. Segue Barbara Lezzi (120mila euro), Andrea Cioffi (119 mila), Del Grosso e Bianchi (117 mila). Massimiliano Bernini, che però preferiva rientrare a Viterbo tutte le sere, è costato alle casse pubbliche zero euro. Tra le sistemazioni più esose, figurano quelle di Nicola Bianchi ( 73,601.14), Barbara Lezzi (quasi 67mila euro) e Nicola Morra (61mila), mentre Luigi Di Maio si è limitato a spendere 16mila euro. Il leader Cinque Stelle guida però la classifica delle missioni non ufficiali: 42mila euro in tre anni. E quella della cancelleria: 7mila e 500 euro in penne e matite.

Consulenze

Nella hit delle consulenze (spese complessive per quasi tre milioni e 200 mila), spiccano i 136mila euro di Lello Ciampolillo. Lo stesso che fino a ottobre 2017 ha speso 90mila euro in hotel e 70mila euro di trasporti, di cui quasi 30mila in taxi. Le contraddizioni emergono anche alla voce spese sanitarie. Nel 2017 il deputato Riccardo Fraccaro esultò perché l'assistenza sanitaria dei parlamentari non sarebbe più stata a carico dei contribuenti. Peccato che il mese prima Danilo Toninelli aveva fatto in tempo a farsi restituire 5.480 euro di assicurazione sanitaria integrativa mentre il più morigerato Di Battista ne chiedeva indietro soltanto 90. Dibba si è rifatto con la voce consulenze: 68 mila euro, quasi tutti per questioni legali. Nonostante treni e aerei gratis, i 135 parlamentari 5 Stelle spendono 3 milioni e 400 mila euro per le voci “viaggi e trasporti” dunque auto, carburante, taxi e mezzi pubblici (pochi a giudicare dalla spesa). Nella top ten ci sono Ciampolillo (68 mila), Rizzo e D’Inca (66 mila) e anche Giarrusso, Toninelli, Taverna e Lezzi. Federico D'Incà, ricandidato dal M5s, ha speso in mobilità 39.772 euro, di cui 32mila per rimborsi chilometrici. Insomma, dopo 5 anni possiamo dire che i 5 Stelle hanno aperto la scatoletta ma il tonno che c’era dentro gli è piaciuto e parecchio, anche.

Gli ex francescani

Dunque, francescani e morigerati i 5 Stelle lo sono stati ma solo per pochissimo tempo. Quello necessario per capire che fare politica costa. Anche per i teorici della decrescita felice. Dicono che c’è stato un momento, nella primavera 2014, in una riunione con Grillo (all’epoca era spesso in Parlamento) in cui i Parlamentari manifestarono le loro perplessità sul meccanismo degli scontrini, complicato ma soprattutto antieconomico per le loro tasche. Da allora i rimborsi sono stati chiesti a forfait e le restituzioni sono quasi del tutto azzerate come dimostrano le schede sul sito tirendiconto.it. Ne prendiamo qualcuna, a caso, tra i parlamentari più noti. Molti sono fermi a settembre 2017. Qualcuno arriva fino a dicembre. Nessuno ha rendicontato per ora, i mesi del 2018.

Dibba fermo a settembre

L’ultimo resoconto di Alessandro Di Battista risale a settembre 2017. Al netto di ritardi nell’aggiornamento del sito, è come se, una volta deciso di non ricandidarsi, il front man grillino avesse smesso di resocontare. Non solo sulla diaria mensile ma anche sull’indennità, e dunque sulla restituzione al Fondo piccole e medie imprese. Comunque Di Battista è tra i più virtuosi. Nel 2017 ha ricevuto una diaria mensile di circa 7.500 euro al mese. Ha restituito qualcosa nei primi quattro mesi (2.800 euro) e poi più nulla. Le voci più costose sono vitto (mille euro al mese), trasporti, attività sul territorio e consulenze. Fino a metà del 2014 restituiva anche 3-4 mila euro al mese. Poi sempre meno fino allo zero degli ultimi mesi.

Michele Giarrusso

Il senatore di Catania è in pari fino a dicembre 2017. Ma in tutto l’anno non ha mai restituito neppure un centesimo della ricca diaria (circa 9 mila euro di media). Trasporti (eppure treni e aerei sono gratis) e vitto le voci più caricate. Va allo stesso modo anche nel 2016. Nel 2015 restituisce fino a luglio.

Il leader politico e il quasi ministro della Giustizia

Luigi di Maio e Alfonso Bonafede sono tra i più virtuosi. Di Maio è in pari fino a dicembre 2017, restituisce poche centinaia di euro tranne che in agosto (1259 euro) e a dicembre (2.052). Gli altri mesi sono 200-300 euro. La voce più costosa per lui sono le attività sul territorio che assorbono 4-5 mila euro al mese. Bonafede è fermo a settembre ma è costante negli anni e restituisce cifre sempre alte, una media di duemila euro al mese.

Carla Ruocco

Capolista a Roma, non restituisce mai nel 2017, neppure nel 2016 e solo due mesi (gennaio e febbraio) nel 2015. “Attività sul territorio” e un generico “altre spese” le voci più ricorrenti e più impegnative: 66 mila euro, seconda solo a Di Maio che in questi anni ha investito 204 mila nel territorio per costruire il profilo del leader.

La sorella del quasi governatore siciliano

Maria Azzurra Cancelleri spende molto per mangiare, una media di mille euro al mese in ristoranti, circa 50 mila euro in cinque anni. Però è virtuosa e restituisce oltre mille euro ogni mese. Tranne a dicembre 2017, ultimo mese rendicontato quando la restituzione è zero.

Il candidato alla guida della Farnesina

Manlio Di Stefano riceve una diaria pari a circa 9 mila euro al mese. Restituisce poche centinaia di euro nel 2017, fino al mese maggio: 320 a gennaio, 859 a febbraio, 255 a marzo, 367 in aprile. Anche per lui “vitto” e “attività sul territorio” sono le voci più pesanti: a luglio spende 1774 euro in ristoranti e difficilmente va sotto i mille euro. Nel 2015, a fronte della stessa diaria, restituisce circa mille euro al mese. Da giugno 2016 si limita a 3-400 euro al mese. Il resto della diaria è tutto rimborsato.
Paola Taverna e Roberta Lombardi

Analogo l’andamento scontrini della senatrice Taverna: fino a giugno 2015 restituisce circa mille euro al mese di una diaria pari a circa 9 mila mensili. Nel 2016 versa fino a metà anno; nel 2017 restituisce solo a febbraio (1534), aprile (2699) e agosto (511). Quello di agosto è uno dei misteri più strani: come è noto il Parlamento è chiuso, la diaria corre ugualmente ma i parlamentari sono in ferie in genere fino alla prima settimana di settembre. Roberta Lombardi spende molto per la voce “collaboratori” (circa seimila euro ogni mese) e questo depone bene perché sono posti di lavoro. Anche la candidata alla guida della regione Lazio restituisce pochi spiccioli nel 2017 (1.400 euro in quattro mesi) e circa quattromila euro nel 2016.

La parabola di Toninelli

Racconta l’andamento standard della maggior parte dei parlamentari: virtuoso nel 2014 con restituzioni mensili fino a duemila euro; nel 2015 la vita del parlamentare costa molta di più e le restituzioni crollano fino ad azzerarsi nel 2016 e nel 2017. Vitto (49 mila), trasporti (45 mila) (e consulenze (43 mila) le voci più onerose.

Barbara Lezzi

Il suo destino è ancora incerto. E’ entrata e uscita due volte dalla black list dell’inchiesta delle Iene che ha riguardato il fronte delle donazioni al fondo delle piccole e medie imprese. Sul fronte diaria/rimborsi, la senatrice segna alcuni record: è seconda in assoluto (rispetto al gruppo) per la spesa in consulenze (105 mila euro in cinque anni) e seconda anche per i costi dell’alloggio (119 mila). Le spese per la casa variano di mese in mese passando da due e tremila euro. E comunque la senatrice restituisce con una certa costanza circa 500 euro al mese. L’arte di fare bella figura con poco.

Laura Castelli

L’economista del gruppo, che si è imposta negli anni anche rispetto a Carla Rocco, ha smesso di restituire nel 2017. Fino al 2016 era stata capace di restituire più di mille euro al mese. E questo nonostante i 43 mila euro spesi per i trasporti, i 24 mila per il vitto e i 36 mila per eventi sul territorio. I 5 Stelle sono arrivati in Parlamento pronti, come dissero, “ad aprirlo come una scatoletta di tonno”. Poi quel tonno gli è piaciuto e la scatoletta è rimasta vuota.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » dom dic 29, 2019 10:18 pm

Il gaio fallimento dei grillini al governo
Marcello Veneziani
24 novembre 2019

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... aUqw8wKmm8

Da quando governano l’Italia, i grillini hanno stabilito un record assoluto: il danno che hanno prodotto al Paese in così breve arco di tempo non ha precedenti. Forse gli unici contendenti sono i tecnici montiani, che avvilirono e danneggiarono scientificamente l’Italia, con cognizione di causa, a differenza dei grillini che lo bombardano a capocchia con gaia incompetenza e una miscela letale di ignoranza e arroganza.

No, la questione non è Di Maio, l’Emilia o la Calabria. È l’M5S in sé.

Ogni capitolo fallimentare dei grillini ha la faccia di un testimonial. Si comincia con gli enti locali, col fulgido esempio di Virginia Raggi che è riuscita a far rimpiangere tutti i sindaci che l’hanno preceduta (e ce ne voleva) e a dare il colpo di grazia e disgrazia a una Città già in ginocchio e autolesionista di suo.

Si finisce col premier Contebis che rappresenta la più vistosa negazione del movimento 5stelle: è un maggiordomo di Palazzo, domestico dell’Establishment mondiale, annunciatore di rimedi per un domani che si sposta ogni giorno; democristiano con attaccamento vinavil alla poltrona, paraculista e trasformista, ora filo-dem, borioso e fumoso, figurante istituzionale. Incarnazione perfetta e gaia del vuoto al governo e del nulla in politica.

Nel mezzo scorrono le relative faccine che testimoniano i vari capitoli del fallimento grillino: la fatuità egizio-partenopea del tardoprogressista Roberto Fico, col suo gne-gne napoletano sinistrese, pessima imitazione della già pessima Boldrini che l’ha preceduto; le improvvisate sciampiste cinquestelle che occuparono i ministeri con risultati penosi; il proverbiale Danilo Tonninelli (una enne l’ha guadagnata sul campo), prototipo del grillino doc, simbolo ottuso di tutti i no grillini a ogni opera; la ministra dell’autoDifesa Elisabetta Trenta che si è moltiplicata per sei ed è passata da Trenta a Centottanta (metri quadri), con le forze armate che portavano a spasso il cane, e lei che riceve gli eserciti di tutto il mondo a casa, perciò ha bisogno di una casa grande; il Ministro alla pubblica ricreazione Lorenzo Fioramonti, che ha ridotto la scuola a un osservatorio climatico e si occupa di plastica e merendine da un punto di vista eco-progressista; per non dire delle pulcinellate di Gigino Di Maio, i suoi voltafaccia e i suoi vistosi errori presentati in modo trionfale: povertà abolita, disoccupazione battuta, acciaieria risanata, Alitalia in via di decollo, manette annunciate ai grandi evasori e occhiolino strizzato ai molti evasori, l’infatuazione suicida filo-cinese e altre enormi cappellate. Oggi lui è diventato il capro espiatorio ma il difetto è nel manico e in tutti gli ombrelli della ditta.

Il reddito di cittadinanza resta la porcata più vistosa dei grillini, dal punto di vista del danno erariale, del danno sociale, del danno morale. Si ha ogni giorno di più la certezza che non produrrà un solo posto di lavoro in più né un solo lavoro nero in meno. Non è un reddito d’inclusione o d’inserimento, è solo un gravoso costo, parassitario e diseducativo, che peggiora il tessuto sociale del paese e il bilancio dello Stato, santifica l’inerzia, la demeritocrazia e pure il malaffare. È la versione stracciona, plebea e lazzarona del comunismo. All’inizio si disse che era un’indennità divano, i grillini reagivano indignati, ma quella previsione era già ottimistica: molti titolari del reddito non stanno nemmeno a casa loro ma continuano di soppiatto i loro lavori neri e qualcuno addirittura continua le attività criminose, come si è visto.

C’è poi TeleCasalino, un tempo tg1, un imbarazzante volantino grillino e contino. Per non dire degli altri, dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede al ministro Vincenzo Spadafora e a tutta la gaia compagnia dei grillini. E per non risalire ai mandanti, Beppe Grillo e la Casaleggio & Associati, più qualche predicatore manettaro. Il fallimento dei grillini ha la faccia sconsolata dell’esule, il Comandante Ale Diba, al secolo Alessandro Di Battista, la cui eclissi dimostra la fine del fervore originario, quando i grillini erano ancora una minacciosa promessa in pubertà.

Non si è mai visto un movimento perdere nel giro di pochi mesi di governo tante milionate di voti e sparire dai territori con una velocità impressionante. Hanno esaurito il credito, ormai. Resta il problema di trovare quale discarica possa contenere così tanti rifiuti ammassati in così poco tempo.

La parabola dei grillini è un monito per gli elettori e i cittadini che votandoli s’illusero di punire tutti gli altri: i movimenti eruttati dal nulla, nati soltanto dal cabaret, dal vaffa e dal rifiuto di tutto, dove uno vale l’altro, dove i deputati sono burattini nelle mani della Piattaforma, dove la democrazia diretta è una caricatura che nasconde un’autocrazia eterodiretta da non-eletti, dove si può nominare a sorteggio e si può diventare ministri non sapendo nulla, non avendo mai fatto nulla nella vita, non avendo la più pallida idea, poi producono solo danni e nulla. Per arginare la deriva corrotta della politica, il malaffare, devi trovare gente motivata e seria, non pescata così, random, spesso nullafacente. Appena a uno di questi dai in mano un po’ di potere, diventa un arraffone e vuole sistemarsi per la vita. E quando gli ricapita?

Infine i grillini hanno fatto saltare l’unica eredità buona della seconda repubblica, l’alternanza bipolare, reimmettendo al centro un partito bifronte. La sinistra merita giudizi negativi molto severi, sa essere più contro che con i cittadini, almeno quelli in regola. Ma è un avversario da sconfiggere sul terreno dei fatti, della politica e delle idee; invece i grillini sono una mucillagine urticante, una grottesca complicazione del quadro, e da alleati della sinistra al governo sono solo un’aggravante del malgoverno. Che tornino presto al Nulla da cui provengono. È l’augurio per un paese stremato, che ha già troppi guai per doversi caricare pure dei grillini.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » dom dic 29, 2019 10:18 pm

Paragone: «Il Movimento è morto, se provano ad espellermi vado dal giudice»
29 dicembre 2019

https://www.open.online/2019/12/29/para ... x8YslFkRXE

Il senatore e battitore libero del Movimento Gianluigi Paragone è pronto – come sempre – a dare battaglia. Ha votato No alla manovra, promette di votare contro la maggioranza anche a proposito dell’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini, e non teme le minacce di espulsione.

«Io sono come Spirit, il cavallo selvaggio, e d’altra parte loro mi avevano preso per questo. Io sono oggi quello che loro erano alle origini e che ora non sono più perché il sistema li ha addomesticati», dice in una intervista a tutto campo con Il Quotidiano Nazionale (Il Giorno, La Nazione e Il Resto del Carlino). E spiega che, se proveranno ad espellerlo, si appellerà prima alle regole interne disattese e quindi – è la minaccia più pesante – alla magistratura ordinaria:

«Ci proveranno, certo. Forse ce la faranno pure, ma poi metterò in evidenza che il collegio dei probiviri è composto da persone che sono incompatibili. Poi mi appellerò all’espulsione e se tutto questo poi non dovesse bastare, allora resterà sempre la giustizia ordinaria. Perché se tutti quelli che non hanno pagato, come, invece, ho fatto io, hanno disatteso la regola della rendicontazione non verranno espulsi, allora vorrà dire che tutto questo è solo una truffa».

Paragone (conduttore televisivo e per un certo periodo direttore de La Padania) non perdona soprattutto la rottura con la Lega. È li, dice, che il Movimento ha perso la sua autenticità: «Nel Movimento – spiega – c’è ancora una terza parte che, come me, è rimasta alle radici di nucleo politico antisistema che a mio giudizio stava meglio con la Lega perché insieme rappresentavano meglio le forze antisistema».

Nessuna simpatia per le Sardine: «Sono prive di rabbia politica, per questo non mi piacciono, hanno una narrazione poetica della politica che non può rispondere a chi vede che si tutelano ancora le élite e non chi lavora».

Infine, il giudizio gelido su Luigi Di Maio: «La forza di Luigi sta nel fatto che la sua debolezza è comunque più forte della somma delle debolezze di tutti gli altri. È per questo che non c’è alternativa oggi a Luigi anche se lui non controlla più i gruppi e di fatto non sa dove portare il Movimento. Il Movimento ha rinnegato se stesso. E io farò di tutto per metterli davanti a questo tradimento».
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » dom gen 05, 2020 11:24 am

La patacca del dottor Grillo: quella laurea tutta da ridere
Carmelo Caruso - Dom, 05/01/2020

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... d1q7TD48fc

Beppe si commuove per il titolo ricevuto da un misterioso ateneo. Una volta avrebbe ringraziato con una pernacchia

Fuma di patacca e ci spiace dirlo al neolaureato Beppe Grillo, ma siamo sicuri che, un tempo, anche lui avrebbe sorriso di questa laurea che non lo celebra, ma lo degrada da «Elevato» a «Dottore», anzi, «Giuseppe Grillo, the title of doctor honoris causa in Human Sciences».

E dunque, davvero, guardando ieri la fotografia di Grillo ricevere non uno, ma bensì due titoli di studio, abbondandis in abbondandum direbbe Totò, dalla World Umanistic University di Miami, ma con sede a Quito (Ecuador), veniva da pensare che sarà forse questa l'immagine che, fra tanti anni, racconterà la parabola del comico che non riuscì più a fare sorridere e neppure a farsi prendere sul serio.

C'è infatti da scommettere che il vecchio Grillo avrebbe demolito questo nuovo con il tocco e con la toga che è volato oltreoceano (a proposito, dove? Quito o Miami?) per ricevere la pergamena che gli è stata conferita, e qui Grillo sarebbe partito con la pernacchia, sentite, «a causa del notevole servizio reso all'umanità e incentrato sull'aiutare il prossimo con una grande senso di fratellanza, giustizia, equità e umanità». E invece, Grillo si è commosso sul serio, lui che si era iscritto all'università di Genova alla facoltà di Economia e Commercio senza mai completare gli studi, tanto da scrivere su Facebook: «Con un velo di commozione ieri ho ricevuto la laurea Honoris Causa in Antropologia». Insomma, si capisce immediatamente - dall'ingrandimento della cartapecora che Grillo ha voluto esibire - che i due titoli sembrano essere rilasciati dall'università del professore Aristogitone, quello di Alto Gradimento di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni. L'università si chiama World Umanistic University e, consultando il suo sito internet, si ha l'impressione di trovarsi nell'agenzia di scommesse del film La Stangata. Anche i visitatori del sito sono meno di tutti i parlamentari che Grillo è riuscito a fare eleggere: 3.239 visite. L'inglese è invece quello maccheronico «boar of gobernance» al posto di quello accademico board of governance.

Grazie a Grillo si conoscono anche i nomi dei docenti che hanno coronato di alloro la sua testa. Sono la professoressa nonché rettore Carmina De La Torre, il presidente dell'ateneo Henry Soria, mentre hanno partecipato alla consegna i professori Narcisa Soria e l'italiano Stefano Rimoli. Non conosciamo le pubblicazioni di ciascuno, ma di Soria siamo in grado di riprodurre alcuni momenti essenziali della sua formazione, a partire dagli studi effettuati alla Supdi, Scuola universitaria privata di San Marino e Zugo (Svizzera). E tra le cariche di Soria, che Grillo ci informa essere stato ex console generale dell'Ecuador, la più prestigiosa è sicuramente quella di ambasciatore del principato di San Bernardino. Si tratta di un isolotto situato tra lo Yemen e l'Eritrea ed è in pratica un'appendice dello Stato di San Marino costituito il 30 settembre 2013. Alla guida c'è Gianni Rolando, ex motociclista che si presenta così: «Mi chiamavano il playboy del paddock. La mia famiglia fa parte dell'ordine dei Cavalieri di Malta» mentre il Principato di San Bernardino si annuncia come libero perché «non è sotto il giogo di un debito pubblico che divora la ricchezza dei propri cittadini. Firmato Sua Altezza Serenissima, Gianni Rolando». In un post firmato invece da Grillo, il 22 maggio scorso, si scopre cosa abbia convinto gli ecuadoregni a insignirlo. Il collegamento è Stefano Rimoli fondatore del Centro Colibrì di Trieste presentato da Grillo «come l'unica istituzione scientifica a occuparsi dello studio della fisiologia del colibrì, impollinatori dell'85% della flora sudamericana». Grillo ha perfino devoluto parte dei compensi dei suoi spettacoli a questo centro. Trasferitosi in Ecuador, e lo scrive Grillo, Rimoli ha voluto ripagarlo «arrivando parlare di me alle autorità locali. Fu così che l'Ecuador ringraziò il sottoscritto. Mi fu concessa la cittadinanza onoraria dell'Ecuador». Non ce ne voglia, ma ci piace ricordarlo alla vecchia maniera: fischiato a Oxford anziché laureato a Quito.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » gio gen 09, 2020 10:50 pm

Grillo cede ai ribelli M5s: "Se decidete di lasciare non mollate il governo"
Domenico Di Sanzo - Gio, 09/01/2020

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... _5cZPmraDw

L'ordine del Garante ai suoi: "Conte deve andare avanti, se si vota ci estinguiamo"

Il ragionamento, Beppe Grillo, lo aveva già fatto nei suoi colloqui privati durante l'ultimo blitz a Roma, il 17 dicembre. E suona così: «Se proprio non possiamo evitare che escano dal M5s, almeno facciamo sì che continuino a sostenere il governo».

Segue l'imperativo: «Conte deve andare avanti, se andiamo al voto ci estinguiamo». Mentre il capo politico Luigi Di Maio, controvoglia, è costretto ad occuparsi delle crisi internazionali in Libia e Iraq, il fondatore è tornato a prendersi cura della sua creatura. Occupando il vuoto di potere lasciato da un leader senza più legittimazione interna e da un Davide Casaleggio che, giorno dopo giorno, sente il fiato sul collo delle proteste dei parlamentari contro le ingerenze dell'Associazione Rousseau. Resta «Beppe». Nonostante le parole di fuoco di Di Maio e soci sulla necessità di punire con durezza i riottosi, la strategia del Garante è tutta sulla difensiva.

Anche ieri, il giorno prima della riunione plenaria dei gruppi parlamentari, Grillo ha fatto arrivare il suo messaggio ai tanti che vogliono uscire. La riflessione è speculare a quella confidata agli amici una ventina di giorni fa, fatta intendere in questi termini davanti ai cronisti: «Non posso convincere nessuno a restare nel M5s». Ciò che si può fare, però, è puntellare il governo a tutti i costi. Invitando i fuggitivi a entrare nel Misto per continuare ad appoggiare i giallorossi. La paura è un esodo verso la Lega, o comunque un riposizionamento all'opposizione di alcuni tra gli scontenti. Soprattutto al Senato, dove ogni defezione rischia di far traballare l'esecutivo. Per Grillo, Conte e i ministri M5s lo spauracchio è la forza attrattiva del partito di Salvini, che sta raccogliendo adesioni anche al di fuori del Parlamento. Particolarmente clamoroso il passaggio al Carroccio di Eleonora Cimbro, ex deputata lombarda della sinistra di Mdp-Leu.

Perciò sono tenute sotto osservazione le mosse di qualche senatore, alla prima legislatura, sospettato di volersi appuntare al petto la spilla di Alberto da Giussano. Oppure, in alternativa, di seguire Gianluigi Paragone al Misto, ma collocandosi all'opposizione. Su questo fronte si fanno i nomi di Cataldo Mininno, detto Dino, Luigi Di Marzio, Nicola Acunzo e Emanuele Dessì. Proprio Dessì il 3 gennaio scorso si è lanciato in un paragone quantomeno ardito: «Il nostro leader è Beppe Grillo, per noi è come Gramsci». E Grillo è l'unica figura, nel caos del M5s, che riesce a dialogare con tutte le anime pentastellate. Compreso il drappello di parlamentari pronto a seguire l'ex ministro Lorenzo Fioramonti, continuando a sostenere il governo Conte - bis. Insomma, per Grillo è diventato più importante il progetto della costruzione di un nuovo centrosinistra, con una gamba grillina, che il consolidamento dei consensi del M5s e della leadership di Di Maio.

Per ridurre l'emorragia nei gruppi parlamentari, è importante la capacità di mediazione di Grillo. Una carta che potrebbe anche convincere qualcuno a rimanere dentro. Infatti la «fronda delle restituzioni» ha sostanzialmente due bersagli: Di Maio e Casaleggio. E il Garante ha la possibilità di promettere meno ingerenze di Rousseau e una gestione interna più collegiale. Da guitto dell'antipolitica a grande saggio. Con tanto di citazione della poesia «L'analfabeta politico» di Bertold Brecht, pubblicata martedì sul Blog. Un rimprovero a chi insiste con il vaffa: «L'analfabeta politico è così somaro che si vanta e si gonfia il petto dicendo che odia la politica», ha attaccato Grillo rinnegando se stesso.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » ven gen 10, 2020 8:59 pm

Altri guai per i 5 Stelle: in dodici condannati per firme false copiate
Vincenzo Ganci - Ven, 10/01/2020

http://www.ilgiornale.it/news/palermo/f ... IMoneyIhKY

Secondo l'accusa durante la campagna elettorale per le amministrative di Palermo, al comitato del Movimento furono ricopiate migliaia di firme per provare a rimediare a un banale errore

Si è concluso oggi, con dodici condanne e due assoluzioni il procedimento per la vicenda delle firme false presentate dal Movimento 5 Stelle nel 2012 a sostegno della lista per le elezioni comunali di Palermo.

La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico della quinta sezione del tribunale di Palermo Salvatore Flaccovio, che ha accolto in parte le richieste del pm Claudia Ferra.

Condannati anche gli ex deputati nazionali Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita. Per loro il giudice ha deciso una condanna a un anno e dieci mesi. Un anno a Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, ex deputati all'Assemblea Regionale Siciliana del M5S. Gli imputati rispondevano, a vario titolo, di falso e della violazione della legge regionale che ha recepito il testo unico in materia elettorale.

Ecco di seguito le pene: Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino condannati a un anno e 10 mesi, gli ex deputati regionali siciliani Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca condannati a un anno di reclusione. Samantha Busalacchi condannata a un anno e 10 mesi, Alice Pantaleone (un anno e 10 mesi), Antonio Ferrara (un anno e 10 mesi), Stefano Paradiso (un anno e 10 mesi). Giovanni Scarpello e l'avvocato Francesco Menallo condannati a un anno e 6 mesi di reclusione. Un anno di carcere per Giuseppe Ippolito.

Assolti "per non aver commesso il fatto" Riccardo Ricciardi, presente in aula, e Pietro Salvino. Al termine della requisitoria il pm Claudia Ferrari aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati. La pena più alta era stata chiesta per il cancelliere Giovanni Scarpello e l'avvocato Francesco Menallo, entrambi condannati a un anno e mezzo.


La vicenda delle firme false

Secondo la procura di Palermo, nella notte del 3 aprile 2012, durante la campagna elettorale per le amministrative di Palermo, al comitato del Movimento furono ricopiate migliaia di firme per provare a rimediare a un banale errore su un luogo di nascita di un sottoscrittore. Il timore dei militanti del Movimento, era quello di non riuscire più a raccogliere le firme necessarie per la presentazione delle liste. Secondo l'accusa, tutto sarebbe avvenuto, su input di Riccardo Nuti, all'epoca candidato sindaco. Per scongiurare il rischio di non presentare la lista, Nuti avrebbero deciso di ricopiare le sottoscrizioni, correggendo il vizio. Il cancelliere avrebbe dichiarato falsamente che le firme erano state apposte in sua presenza. La prima ad ammettere, che dopo essersi accorti del vizio nei dati anagrafici, si decise di ricopiare le firme, è stata Claudia La Rocca. Questo, per evitare, visto che mancavano tre giorni alla scadenza, di far saltare tutto.

"Tutti i moduli con le firme rischiavano di essere nulli - aveva spiegato in aula l'ex deputata che non si è ricandidata nel 2017 perché sotto inchiesta - perciò si decise di ricopiarle. Ma non c'è stata alcuna volontà di commettere un falso ai danni dei nostri sostenitori. Eravamo inesperti, nessuno pensò che potesse essere una cosa tanto grave".

L'avvocato Valerio D'Antoni, che difende Claudia La Rocca nel corso del l'arringa difensiva non aveva risparmiato attacchi e critiche nei confronti degli altri imputati, tra cui l'ex deputato Riccardo Nuti, Mannino e Di Vita. E ricordava la querela presentata da Nuti nei confronti di Ugo Forello, ex capogruppo M5S al consiglio comunale di Palermo, accusandolo di "condotta calunniatoria". Ecco perché alla fine ha chiesto al tribunale la trasmissione degli atti in procura a carico di Nuti, Mannino e Di Vita "per calunnia". "Non ho mai visto un processo in cui il comportamento degli altri imputati delinea comportamenti ancora più gravi dei reati di cui sono accusati. C'è stato un ricorso sistematico alle menzogne e alle mistificazioni della realtà", aveva detto il legale. Oggi la decisione del giudice monocratico che accoglie quasi totalmente le richieste della procura.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » mer gen 22, 2020 9:59 pm

Di Maio si dimette da capo politico: "Mio compito terminato"
22/01/2020

https://www.adnkronos.com/fatti/politic ... OwQxtUPfU0

"Sono qui per rassegnare le mie dimissioni da capo politico Cinquestelle. Molti mi hanno detto di non mollare, ma io non ci penso per nulla. Per quanto mi riguarda si chiude soltanto una fase. Ci sarò e non mollerò mai, continuerò a seguire il M5S". Così Luigi Di Maio, dal palco dell'evento M5S al Tempio di Adriano dove è stato presentato il team dei facilitatori, ha annunciato ufficialmente le sue dimissioni dal leader. Accolto dall'ovazione della platea, il capo politico uscente del Movimento Cinquestelle ha ringraziato per l'accoglienza per poi pronunciare il suo discorso: "Da oggi - ha sottolineato il leader uscente - la nostra organizzazione è definitiva. Dopo i facilitatori tematici e quelli organizzativi, finalmente ogni regione avrà persone che si prenderanno cura dei cittadini con più attenzione". E ha aggiunto: "Per stare al governo e dare risposte concrete alle persone serve essere presenti sul territorio in maniera organizzata e strutturata. Ho lavorato per un anno a questo progetto, dalle elezioni in Abruzzo del 2019, che ci hanno scosso non poco per il risultato. E adesso posso dire di aver portato a termine il mio compito. Da oggi inizia per il M5S il percorso per gli stati generali, i primi della nostra storia". Gli stati generali, ha scandito Di Maio, saranno "un momento importantissimo in cui il M5S traccerà una nuova idea di paese per i prossimi decenni, lo faremo tutti insieme. Perché rispetto a quando siamo nati 10 anni fa l'Italia è cambiata, anche grazie al M5S".

"Continuerò a lavorare per il bene degli italiani da ministro degli Esteri", assicura Di Maio, che continua: "Il Movimento è un progetto rivoluzionario. Continueremo ad essere determinanti per l'Italia, abbiamo davanti a noi lungo percorso di crescita". Poi il bilancio: "Se negli ultimi anni non fossimo andati così spesso l'uno contro l'altro, avremmo raggiunto risultati ancor più importanti". Ma, aggiunge, "dobbiamo essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso. Mi fido di voi e di chi verrà dopo di me". "Stare al governo richiede fiducia prima di tutto in noi stessi. Ci vuole pianificazione e realismo", dice ancora Di Maio, per il quale l'esecutivo "deve andare avanti, i risultati arriveranno". Il M5S, del resto, "non può essere giudicato per 20 mesi al governo" e "dobbiamo avere il tempo di mettere a posto quello che hanno messo in disordine per 30 anni quelli di prima". Dal palco, Di Maio rivendica: "Abbiamo fatto tanto da quando siamo al governo: per il lavoro, per le famiglie, la giustizia, l'ambiente. Nottate passate ai tavoli a lavorare". Di Maio si scaglia poi contro il "fuoco amico": "Lesi dal tutti contro tutti, il rumore di pochi ha fatto danni -. Basta pugnalate dalle retrovie". Il leader pentastellato ha condannato infatti gli "attacchi ai probiviri da chi fa il martire tradendo regole" e definito "da psichiatria chi lascia e sostiene il governo dal gruppo Misto".



Berlusconi smonta Di Maio: "Si è dimesso per paura di perdere"
Luca Sablone
Mer, 22/01/2020

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... Twgv_E0vsg

Il Cav commenta il passo indietro del ministro degli Esteri: "È indifferente, i grillini hanno comunque fallito per la loro incapacità di governo"

A pochi minuti dalle dimissioni ufficiali da parte di Luigi Di Maio come capo politico grillino, Silvio Berlusconi esce allo scoperto e attacca duramente l'intero Movimento 5 Stelle: "Credo che sia una cosa che dal punto di vista generale cambi poco perché i Cinque Stelle hanno fallito per la loro incapacità di governo".

Appare infatti evidente come non si possano prendere le redini di un Paese "con un programma determinato dall'invidia sociale e con il dilettantismo e la capacità più assoluta". Il Cav è andato oltre e ha provato a spiegare anche la possibile motivazione del passo indetro da parte del ministro degli Esteri: "Probabilmente l'ha fatto anche per non assumersi la responsabilità di questa ulteriore sconfitta alle prossime elezioni regionali".

Incontrando i giornalisti a Bologna, prima di partecipare a un'iniziativa con Anna Maria Bernini e Lucia Borgonzoni, il presidente di Forza Italia ha commentato la citofonata di Matteo Salvini al presunto pusher in via Deledda, nel cuore del quartiere popolare del Pilastro a Bologna: "Io penso che Salvini segua la sua natura e il suo stile che è un pò teatrale e provocatorio. La citofonata di ieri non dice nulla. Invece è molto grave che interi quartieri delle nostre città siano pervasi dallo spaccio della droga. Questa è una cosa di cui ci si deve assolutamente interessare".

"Cambiamento in Emilia"

L'ex presidente del Consiglio è intervenuto in vista di domenica 26 gennio, quando l'Emilia-Romagna sarà chiamata alle urne: "Sono ottimista perchè ho parlato con molte persone e c'è in giro una voglia di cambiamento molto forte anche in cittadini che avevano votato per la sinistra". L'intenzione del centrodestra è di porre fine a quello che viene definito "un monopolio che finisce per diventare un club a sè stante che marginalizza chi non è dello stretto giro, che conferisce le funzioni non a chi è più bravo ma a chi è più vicino, agli amici degli amici, ai parenti, ai familiari". Ha rivelato inoltre che in giro ha avvertito una forte "voglia di cambiamento". E ha colto l'occasione per complimentarsi con Lucia Borgonzoni: "È una persona intelligente, colta, preparata". Nel caso in cui dovesse cadere la roccaforte rossa, "il cambio del governo sarebbe una cosa naturale".

Berlusconi infine ha risposto alle domande sul caso Gregoretti: "Noi difendiamo da sempre il fatto che quando un ministro a tutela degli interessi nazionali, nel rispetto della legge, non possa essere giudicato in un tribunale, debba essere giudicato nell'aula del Parlamento". "Non possiamo sottoporre a un condizionamento giudiziario le scelte della sovranità popolare, cioè della politica", ha concluso.



E ora trema Conte
Alessandro Sallusti
Ven, 24/01/2020

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 0yX6bC8gII

Il premier Giuseppe Conte non è un cuor di leone, il suo governo è appeso alle elezioni in Emilia Romagna e Calabria ma lui la faccia si guarda bene da mettercela, forse memore della figuraccia che rimediò apparendo sia pur fugacemente e controvoglia nella disastrosa per la sua maggioranza campagna elettorale in Umbria l' ottobre scorso.

Lui, Conte, la faccia non ce l' ha messa neppure sul siluramento di Di Maio da leader dei Cinque Stelle nonostante nella vicenda ci sia molta farina del suo sacco. Del resto non ce l' ha messa sul caso della nave Gregoretti che potrebbe mandare a processo Salvini anche se loperazione è avvenuta con la sua benedizione sotto forma di silenzio-assenso. Lui quando c' è un problema va al Quirinale a volte nei palazzi Vaticani a prendere ordini che quasi sempre sono: tu stai zitto, fai finta di niente che ci pensiamo noi. Già, ma questa volta è tosta, al punto di annullare la sua partecipazione al vertice dei vertici, quello in corso a Davos tra i grandi del mondo. E se uno narcisista ed egocentrico come lui fa questo sacrificio vuole proprio dire che la situazione è grave e che la paura fa novanta.

Conte ha fatto fuori Salvini dal governo e Di Maio dai Cinque stelle dopo aver appoggiato e sottoscritto ogni loro capriccio e ogni follia, porti chiusi o redditi di cittadinanza che fossero. La sua difesa è la classica io non c' ero e se c' ero dormivo, ma sarà difficile dormire lunedì mattina se Pd e Cinque Stelle dovessero perdere l' Emilia perché il botto sarà così forte che rimbomberà anche dentro Palazzo Chigi.

Dopo la caduta di Di Maio, se lunedì dovesse fare le valigie anche Zingaretti il premier Conte non può pensare di essere l' unico furbo della simpatica compagnia a farla franca. Dicono che dal Quirinale lo stiano rassicurando sul suo futuro, ma è una rassicurazione che somiglia molto a quel «Enrico stai sereno» data dal segretario Renzi al premier Letta il giorno prima di scaricarlo. Un prescelto dai grillini che dice di aver votato Pd come pensa di salvarsi dal tracollo dei grillini e del Pd? Forse sostenendo che in fondo lui ha una cugina che vota Forza Italia e un nipote simpatizzante delle Sardine? L' uomo lo ha dimostrato è capace di tutto, le giravolte sono il suo forte. In queste ore più che a Davos Conte deve andare in chiesa a pregare santi e madonne che l' Emilia Romagna resti rossa. E non è detto che un simile miracolo basti a salvargli la poltrona. Il prossimo della lista nera è proprio lui.
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