Zaia il veneto leghista

Zaia il veneto leghista

Messaggioda Berto » mer giu 03, 2015 2:32 pm

Zaia il veneto leghista
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 126&t=1647

Anni fa la pensavo così:
Xaia el leghista (ke par mi lè on fanfaron e casta)


Zaia: "Governo 'trombato' dai Veneti" - "Vogliamo subito i referendum per l'indipendenza e l'autonomia"
http://www.oggitreviso.it/zaia-governo- ... eti-112527

Il governo è stato clamorosamente trombato dai veneti. Se vuole riacquistare credibilità si deve sedere subito al tavolo con il governatore che poi sarei io per parlare di autonomia. Vogliamo che si facciano subito i referendum per l'indipendenza e l'autonomia". Così il neo rieletto presidente del Veneto, Luca Zaia nel corso della conferenza stampa al suo comitato elettorale al K3 a Villorba. "Mission possible realizzata", ha poi commentato soddisfatto.

"Questo risultato - ha spiegato Zaia- non dà alibi a noi ma nemmeno al governo che è venuto in Veneto durata la campagna elettorale con il premier per due volte in dieci giorni e ha portato qui tutti i suoi ministri".

"Siamo qui a ringraziare i veneti, io ho sempre detto e dimostrato di essere il governatore di tutti e questo è il risultato - ha aggiunto - Ed è stata premiata la mia imparzialità e il mio impegno in un momento non facile, fra crisi e alluvione".
"Ringrazio i veneti per il grande risultato e perché siamo la prima regione in Italia per affluenza alle urne - ha ricordato - ed è positivo il fatto che questa affluenza alle urne metta fine e ponga una pietra tombale a certe polemiche sulla disaffezione per la politica e a certe discussioni. Abbiamo portato i veneti al voto e alla partecipazione. Siamo l'unica regione che chiude a più del 50% - ha detto ancora - Sono il presidente che ha preso più voti a livello nazionale.
Questo risultato ci dà grande senso di responsabilita', grande carica, grande entusiasmo e grande legittimazione: i veneti con questo voto dicono 'vai, non ti curar di loro e continua ad amministrare'". "Spero che i veneti abbiano apprezzato che questa campagna. Noi l'abbiamo dedicata a parlare di progettualità - ha spiegato - Un popolo civile che va a votare è anche civile nel momento in cui apprezza i candidati per le progettualità".

"Ringrazio la Lega, che mi ha creduto, e mi ha permesso di fare una lista civica che ci ha consentito di intercettare voti di sinistra e gli indecisi, ringrazio gli altri compagni di viaggio, tutti i cittadini che ci hanno sostenuto, i candidati", ha aggiunto Zaia rilanciando: "E' un risultato che non lascia alibi, ho un programma molto dettagliato e che ho già depositato in tribunale: sono 200 pagine. Ai candidati dico 'uno per tutti, tutti per uno'. Non accetterò divagazioni sul tema e nessun libero pensatore. Si va giù a testa bassa, ci abbiamo messo la faccia, è giusto che i veneti siano rispettati e il rispetto passa per l'approvazione dei provvedimenti che abbiamo promesso". Il governatore riconfermato ha quindi assicurato che "passione e soddisfazione di questa elezione non le ho avute con altre elezioni, il 2010 niente a confronto di oggi". Sui concorrenti battuti Zaia ha quindi avvertito: "Non dite che i candidati sono deboli quando vinciamo noi. Chi è stato contro di me è stato un candidato rispettabile, hanno fatto ottime campagne".

Ke fanfaron!
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Re: Xaia el leghista

Messaggioda Berto » mer giu 03, 2015 2:57 pm

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Re: Xaia el leghista

Messaggioda Berto » mer giu 03, 2015 2:58 pm

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Re: Xaia el leghista

Messaggioda Berto » gio giu 04, 2015 7:24 am

???
https://www.facebook.com/giuseppe.ragogna?fref=nf

IL MODELLO ZAIA. In Veneto, la sua lista ha raccolto il 23,1% delle preferenze, praticamente cinque punti in più della Lega. Da solo vale un partito regionale. Zaia è un amministratore pragmatico, lontano dallo "stile Salvini". Si è interessato ai problemi: lavoro, economia, infrastrutture. Non ha usato la ruspa, ma la cazzuola per costruire rapporti civili. E ha vinto. Occhio a Luca Zaia, il Veneto gli va stretto. Lui potrebbe scendere verso il Centro-Sud, Salvini decisamente no.

http://elezioni2015.consiglioveneto.it/ ... /regionali

El 23% dei votanti ma lomè l 12% suxo dei veneti ełetori.
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Re: Xaia el leghista

Messaggioda Berto » mer ago 05, 2015 7:27 am

Tornare alla leva obbligatoria: un'idea per rifare gli italiani

La proposta di Salvini di reintrodurre anche il servizio civile va nella giusta direzione I giovani imparerebbero rispetto, sacrificio e generosità. E crollerebbe la disoccupazione
Renato Farina - Mer, 29/07/2015

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... tect=false


Scrive Matteo Salvini su Facebook: «La Lega sta preparando una proposta di legge per reintrodurre il servizio civile e militare obbligatorio per i maggiorenni.

Rispetto per il prossimo, spirito di sacrificio, generosità. Voi sareste d'accordo?».

Io sì. Le ragioni a tra poco. Una premessa però. Senza offesa per nessuno dei due, formulata così, questa idea potrebbe averla scritta Rosy Bindi. Non si accenna a fucili e cannoni, non vengono nominati né armi, né esercito, né guerra. In questi termini si potrebbe parlare anche di un anno di seminario o di convento obbligatorio, e si risparmia sulle cartucce. In realtà Salvini sa benissimo che già adesso le esigenze di difesa e di attacco, non si combinano con addestramento di qualche mese buono per tutti. La guerra più tosta e alla fine persino più cruenta la si combatte con commando di pirati informatici, e anche i tagliatori di teste sono fulminati da droni più che da caporali di giornata. Per questo Salvini concepisce la leva per tutti proprio così: una sorta di noviziato laico per diventare uomini (e donne) capaci di stare al mondo, indotti a viva forza ad accorgersi che esiste il vasto mondo, qualcosa oltre il proprio ombelico, e la pappa non è sempre pronta mentre si ciondola in attesa di un lavoro che non viene. Un campo di rieducazione, per dirla in modo antipatico, che somiglia a una scuola di sopravvivenza per chi non sa concepirsi lontano dalle lasagne della mamma.

Sia chiaro. Il militare obbligatorio è nato con gli Stati moderni, prima non esisteva. È stato l'unico modo per fornire carne da cannone in quantità bastevole alle spaventose guerre che hanno riempito di sangue e di morti il secolo scorso. E nelle guerre il male si raccoglie a secchi e il bene con un cucchiaio.

Eppure quel cucchiaio è stato un bene preziosissimo. Parlo del nostro paese. La prima guerra mondiale, con il carico mortale dei suoi 650mila caduti in trincea, è stato il vero inizio dell'unità nazionale. Si sono trovati nella stessa condizione uomini di ogni regione e cultura. Ovvio: i laureati e i signori facevano gli ufficiali, ma sul terreno - eccettuati gli alti pennacchi - si sono spezzate le corazze invisibili che rendevano impermeabili tra loro le classi sociali. Non parlavano neppure la stessa lingua, ma è stata una mescolanza rigeneratrice. Tutti miseri, tutti bisognosi, alla fine fratelli. Il film di Mario Monicelli, La Grande Guerra mostra l'incontro tra il milanese Gassman e il romano Sordi, tenuti insieme da qualcosa di più forte delle differenze, che è proprio la disponibilità al sacrificio, persino della vita, alla generosità, al rispetto. Tali e quali le virtù citate da Salvini e senza delle quali esiste solo l' homo homini lupus di Hobbes. O, per dirla con Eduardo: "«Arruobbe tu? Arrobbo pur'io! Si salvi chi può!».

Nel secondo dopo guerra la leva obbligatoria ha accompagnato la crescita tumultuosa dell'Italia, e ha consentito un'immigrazione dal Sud al Nord capace di integrazione, senza che diffidenza per chi arrivava povero e sperduto, con altri costumi e modi di essere, tracimasse in violenza sociale e razzismo.

Oggi elencherei altri utili insegnamenti. Il principio di autorità. La sanzione per l'indisciplina. L'idea di essere parte di un corpo. La capacità di adattamento. Tutto a coronamento di quei tre valori di cui sopra: rispetto, sacrificio, generosità.

Restano un paio di siepi da scavalcare peggio di cavalli di frisia. Innanzitutto nelle scuole di ogni ordine e grado vige ancora il residuato bellico della cultura sessantottina, per cui i militari sono considerati una razza parassitaria in tempo di pace e sanguinaria quando lavora. Soprattutto c'è nel linguaggio di Salvini una parola tabù che rende impossibile il ripristino della leva e della coscrizione. È l'aggettivo «obbligatorio»: ha il torto di essere l'equivalente di «dovere». L'idea che noi dobbiamo qualcosa a qualcuno, urta contro la cultura ossessiva e totalitaria dei diritti individuali, l'unica cosa assoluta. Vuoi mettere il diritto alla cannabis?

In conclusione: la proposta è buona, tiene persino conto del servizio civile per chi non sopporta l'odore della polvere da sparo. Contribuirebbe persino ad abbassare il tasso di disoccupazione giovanile. Per questo non passerà.
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Re: Xaia el leghista

Messaggioda Berto » ven mag 20, 2016 9:26 am

“PASTORI DI NUVOLE” DELL’INDIPENDENTISMO VENETO - ENZO TRENTIN


Cane da guardia della democrazia. Questo è il ruolo che il giornalismo svolge (deve svolgere, deve poter svolgere) in una società democratica, secondo una formula ripetutamente utilizzata, con lessico anglosassone, dalla Corte Europea Dei Diritti Dell’uomo. Non ce ne voglia quindi il lettore se correremo il rischio di procurargli una specie di bulimia nervosa, un circolo auto-perpetuante di preoccupazione “facendo le bucce” allo Zio Tom Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, e ai suoi sodali: manovali, braccianti e peones dell’indipendentismo veneto, laddove scrivono e sostengono con favore un inutile referendum consultivo per l’autonomia dal costo di 14 milioni di Euro, non tenendo conto:

che la crisi economica dal 2008 ad oggi ha cancellato un terzo del sistema produttivo Veneto;
delle centinaia di suicidi di imprenditori aggrediti da un fisco persecutorio;
che il governo ha già detto no all’ipotesi d’imitare in Veneto il Trentino-Alto Adige;
di un Parlamento alieno all’autonomia di altre Regioni dopo le 5 a Statuto speciale.

Gli Zio Tom vogliono spendere 14 milioni di Euro per un referendum che – come dicevamo – non porterà a nulla, ma che – secondo i loro intendimenti – potrebbe rafforzare propagandisticamente la figura del Governatore che appartenendo alla Lega Nord non dà alcuna garanzia di risultato. Infatti, quante sono le battaglie politiche proposte e vinte dalla LN? Nessuna! Ma soprattutto dopo che a marzo 2016, secondo i dati di Bankitalia, contenuti nel Supplemento “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 14 miliardi rispetto a febbraio, salendo a 2.228,7 miliardi.

Potremmo fermarci qui, perché è di certo un po’ saccente ricordare che la democrazia è la forma più alta di gestione del potere. L’hanno inventata i greci un bel mucchio di anni fa anche se, a tutt’oggi, solo una parte del genere umano la pratica rispettando il suo significato. Anzi spesso la si applica in modo distorto mantenendo, di fatto, la facciata più che la sostanza. Quando i “padri fondatori” della nostra democrazia post bellica si riunirono per creare l’impalcatura della nuova Italia post fascista e, soprattutto, moderna, si posero con grande serietà questo interrogativo. Ma costoro nemmeno immaginavano le potenzialità degli odierni sistemi elettronici automatizzati, e della telematica.

E a dimostrazione di quanto siano nel pallone gli Zio Tom dell’indipendentismo (vogliamo rifiutare l’idea che siano in malafede), e quanto siano ignavi, c’è la constatazione del fatto che le riforme che potrebbero fare e che sono nella loro completa disponibilità, nemmeno se le sognano. Infatti, non ci sono solo le petizioni inevase [ https://docs.google.com/document/d/1WR0 ... dV9OU/edit ] che chiedono maggiori e più adeguati strumenti di democrazia diretta. Ci sono altri strumenti di buon governo.

Vediamo allora come si comportano le democrazie più mature lasciando stare, per una volta, l’esame di quanto avviene in Svizzera, per esaminare come detti strumenti siano presenti in altri Stati. Negli USA, per esempio, sono utilizzati: L’INIZIATIVA, I REFERENDUM ED IL RICHIAMO.

L’Iniziativa – Nella terminologia politica, l’iniziativa è un processo che consente ai cittadini di bypassare il legislatore statale proponendo Statuti e, in alcuni Stati, emendamenti costituzionali sulla scheda elettorale. Il primo Stato ad adottare l’iniziativa fu il South Dakota nel 1898. Da allora, altri 23 Stati hanno incluso il processo di iniziativa nelle loro Costituzioni, il più recente è il Mississippi nel 1992. Questo fa un totale di 24 Stati con un processo di iniziativa. Naturalmente qualche anima bella potrebbe obiettare che in Italia c’è la proposta di legge di iniziativa popolare; ma sono circa 630 quelle giacenti nelle cassepanche del Parlamento che non ha alcun obbligo di esaminarle, tanto meno approvarle. Quanto alla Regione Veneto, una sommaria ricerca del sito istituzionale non ha dato alcun risultato.

Negli USA ci sono due tipi di iniziative: dirette e indirette. Nel processo diretto, le proposte che si qualificano vanno direttamente sulla scheda elettorale. Nel processo indiretto, sono presentate al legislatore, che può agire in merito alla proposta. A seconda dello Stato, la questione dell’iniziativa va al ballottaggio se il legislatore la respinge, presenta una proposta diversa o non esegue alcuna azione. In alcuni Stati con il processo indiretto, il legislatore può presentare una misura concorrente che appare sulla scheda elettorale insieme alla proposta iniziale. Uniti con una qualche forma di processo indiretto sono Maine, Massachusetts, Michigan, Mississippi, Nevada e Ohio. In Utah e Washington, i sostenitori possono selezionare il metodo diretto o indiretto.

Non ci sono due Stati che hanno esattamente gli stessi requisiti per le iniziative di qualificazione per essere posizionati sulla scheda elettorale. Generalmente, tuttavia, il processo include le seguenti fasi:

deposito preliminare di un progetto di petizione ad un ufficiale di Stato designato.
revisione della domanda di conformità con i requisiti di legge e, in diversi Stati, una revisione del linguaggio della proposta.
preparazione di un titolo per la scheda elettorale, e di una sintesi.
la circolazione della petizione per ottenere il numero di firme di elettori registrati [negli USA tutti hanno diritto al voto, ma è necessario iscriversi alle apposite liste per esercitarlo. Ndr]. Di solito una percentuale dei voti espressi per un ufficio in tutto lo Stato nelle elezioni generali precedente; e
presentazione delle petizioni al funzionario preposto, che deve verificare il numero di firme stabilito.

Se un numero sufficiente di firme valide è ottenuto, la questione va al ballottaggio o, negli Stati con il processo indiretto, viene inviato al legislatore. Una volta che l’iniziativa è sulla scheda elettorale, il requisito generale per il passaggio è un voto di maggioranza. Eccezioni ci sono in: Nebraska, Massachusetts e Mississippi. Questi Stati richiedono una maggioranza, a condizione che i voti espressi su una iniziativa sia pari a una percentuale del totale dei voti espressi nelle elezioni: il 35% in Nebraska, il 30% in Massachusetts e il 40% in Mississippi. Nel Wyoming, l’iniziativa deve ricevere la maggioranza dei voti totali espressi in un’elezione generale. Per esempio, nel 1996 nel Wyoming l’elezione generale espresse i seguenti voti: 215.844, e l’iniziativa avrebbe dovuto ricevere almeno 107.923 per essere promossa. Si tenga presente che il Wyoming aveva 584.153 abitanti. In Nevada le iniziative che modificano la Costituzione devono ricevere un voto di maggioranza in due elezioni generali consecutive.

I Referendum – “Referendum” è un termine generico che si riferisce a una opzione che appare sulla scheda elettorale. Ci sono due tipi principali di referendum: il referendum legislativo, per cui il legislatore si riferisce ad una misura che gli elettori possono approvare, e il referendum popolare, una misura che appare sulla scheda elettorale a seguito di una petizione elettorale. Il referendum popolare è simile all’iniziativa nel senso che entrambi sono determinati dalle petizioni, ma ci sono differenze importanti. I legislativi sono spesso necessari per riferirsi ad alcune misure che si vuole approvate dagli elettori. Ad esempio, le modifiche alla Costituzione dello Stato che devono essere approvate dagli elettori prima che possano avere effetto. In molte legislazioni statali sono inoltre richiesti dalle loro Costituzioni per riferirsi a misure obbligatorie e modifiche fiscali. Anche se questo non è sempre il caso, i referendum legislativi tendono ad essere meno controversi delle iniziative dei cittadini, sono più spesso approvati dagli elettori di iniziative dei cittadini, e spesso ricevono soglie di voto più alte. I referendum legislativi possono apparire sulla scheda elettorale in tutti i 50 Stati.

Il referendum popolare è un dispositivo che permette agli elettori di approvare o abrogare un atto della Legislatura. Se il legislatore passa una legge che gli elettori non approvano, possono raccogliere le firme per chiedere una votazione popolare sulla legge. Generalmente, vi è un periodo di 90 giorni dopo che la legge è passata durante il quale il petitioning deve avvenire. Una volta che un numero sufficiente di firme sono raccolte e verificate, appare la nuova legge sulla scheda elettorale per un voto popolare. Durante il periodo tra il passaggio e il voto popolare, la legge potrebbe non avere effetto. Se gli elettori approvano la legge, ha effetto come programmato. Se gli elettori rifiutano la legge, è annullata e non ha effetto. 24 Stati hanno il referendum popolare. La maggior parte degli Stati hanno anche l’iniziativa.

L’Elezione di richiamo- Il Recall election è chiamato anche referendum revocatorio o richiamo del rappresentante [ https://en.wikipedia.org/wiki/Recall_election ]. Il Recall è una procedura che consente ai cittadini di rimuovere e sostituire un pubblico ufficiale prima della fine di un mandato. Ricordiamo che esso differisce da un altro metodo per la rimozione dall’ufficio di funzionari – impeachment – in quanto si tratta di un dispositivo politico, mentre l’impeachment è un processo legale. L’impeachment richiede di portare accuse specifiche e al Senato di agire come una giuria. Diciotto Stati consentono il richiamo dei funzionari statali. Un recente esempio del processo di richiamo di alto profilo, è stato il richiamo del governatore della California Gray Davis e la sua sostituzione con Arnold Schwarzenegger nel 2003.

Alla Regione Veneto, invece, solo ciarpame e libertinismo politico. Se i “rappresentanti” pseudo indipendentisti non riescono a realizzare ora queste riforme, cosa induce l’elettorato a credere che lo faranno ad indipendenza ottenuta? La più chiara ed evidente risposta a chi si chiede perché molti non partecipano più attivamente alle battaglie indipendentiste, è ravvisabile nel comportamento di Antonio Guadagnini con la sua storia politica ondivaga da un movimento/partito all’altro. È capogruppo di se stesso prima in “Indipendenza Noi Veneto”, oggi “Siamo Veneto”, è anche Consigliere Segretario in Ufficio di presidenza, a circa 12.000 € al mese.

Eletto con artifici elettorali dalla lista “Indipendenza noi Veneto con Zaia” ha sveltamente abbandonato questa formazione per crearne una tutta sua. I suoi ex colleghi di coalizione sostengono: «Guadagnini ha violato, trattenendo per sé l’intera retribuzione, quando in realtà aveva sottoscritto d’impegnare quota parte degli emolumenti a favore di iniziative indipendentiste determinate dal direttivo.» Risponde lui: «È chiaro che i nostri rapporti sono compromessi da tempo, sono mesi che non ci parlavamo. Era inutile, allora, che continuassimo a usare lo stesso simbolo. Io sono stato eletto dai cittadini e, soprattutto, non ho vincoli di mandato. Loro volevamo comandarmi, impormi perfino le persone della squadra con cui lavorare. Si sbagliavano, le persone di cui mi devo fidare le scelgo io».

E infatti, con l’incarico di segretario responsabile del gruppo consiliare “Indipendenza Noi Veneto”, stipendiato dalla Regione dal 1° luglio 2015 con 80.444,05 €, nomina Ettore Beggiato, [ http://bur.regione.veneto.it/BurvServic ... 15/09/2015 ] che avendo già fatto tre legislature in Regione Veneto percepisce un vitalizio annuo sui 49 mila €. Identico vitalizio sui 49 mila € per Fabrizio Comencini, il fondatore della Liga Veneta Repubblica dopo essere stato detronizzato dalla LN da Umberto Bossi; [ http://mattinopadova.gelocal.it/regione ... -1.9734534 ] approdato recentemente al Corecom, con una indennità annua lorda (compensi aggiornati al 2013, ultimo dato reperibile. Ndr) di ulteriori: 19.800 € annui. Insomma a tutti costoro sembra interessino più che altro i compensi e privilegi connessi.

Naturalmente questo dell’allocazione di alcuni pseudo leader della coalizione “Indipendenza noi Veneto con Zaia” è il “prezzo” della “fiducia”. Per i peones seguaci, invece, sono state prestamente allestite un paio di associazioni culturali che sicuramente vivranno – se vivranno – in funzione dei contributi pubblici che il “riformista” Guadagnini procurerà loro; ma sempre di soldi scuciti dalle tasche dei contribuenti si tratterà. Insomma per dirla con Max Weber, (“La politica come professione”, 1919): «Ci sono due modi di fare il politico: si può vivere “per” la politica oppure si può vivere “della” politica.»

Ovviamente non si tratta di persone particolarmente malvagie; semplicemente appartengono ad una cultura politica (Tsz!) non più up-to-date, tanto meno accettabile. E la logica domanda è: «per chi aspira sinceramente all’indipendenza del Veneto, questi pastori di nuvole potranno condurre all’autodeterminazione?».
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Re: Xaia el leghista (ke par mi lè on fanfaron e casta)

Messaggioda Berto » sab ott 29, 2016 6:59 pm

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Re: Xaia el leghista

Messaggioda Berto » sab ott 29, 2016 7:06 pm

Çitadeła Festa dei Veneti e Festa de ła Lega
viewtopic.php?f=126&t=1856

25 ani de Lega e de Liga cosa ne gałi portà?
viewtopic.php?f=139&t=1945

Davide Guiotto, ła łengoa veneta e łe glorie de Venesia
viewtopic.php?f=126&t=1588
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Re: Xaia el leghista

Messaggioda Berto » dom nov 20, 2016 10:11 pm

«Il mio tour tra i veneti del Brasile Comizi in dialetto per dire No»
Il governatore del Veneto Luca Zaia: la nostra è una lingua, la introdurrei nelle scuole
di Marco Cremonesi
19 novembre 2016

http://www.corriere.it/referendum-costi ... 9a91.shtml

«I me gà ciamà e me gan dito che xera un leon che g’aveva bisogno de mi. El Veneto le na terra dove i osei camina e el leon vola... ». Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia parla in dialetto stretto all’ombra di un campanile identico a quello di San Biagio di Callalta, nel trevisano. È in piazza per l’inaugurazione di una statua del Leone di San Marco, e intorno ci sono colline ricoperte da vigneti. Sembra la Serenissima, ma non lo è: il governatore si trova a Santa Tereza, nello stato brasiliano del Rio Grande do Sul. Terra riplasmata sul modello veneto da generazioni di immigrati. Che ancora oggi parlano la lingua dei loro avi: «Ma lei lo sa che il Talian, che in sostanza è un veneto che si è mantenuto arcaico, è lingua ufficiale del Brasile? Che è ancora parlato da quattro milioni di persone?».

Presidente, voteranno tutti per il No?
«Io lo spero. E penso di sì. Io gli ho ripetuto che se passa la riforma, per il loro Veneto è finita. Loro sono ancora molto attaccati alla loro terra, anche i ragazzi di terza generazione continuano a sentirne il richiamo».

Ma cosa ci fa un governatore italiano dall’altra parte dell’oceano?
«Per ribadire il nostro legame. Lo sa che mio nonno era nato nel 1896 a San Paolo? Lo sa che il governatore del Rio Grande, Sartori, non parla l’italiano ma soltanto il veneto? “Son Sartori de Feltre”, mi ha detto».

C’è chi obietta riguardo alla spesa sostenuta per il vostro viaggio.
«La mia non era una missione istituzionale, è stato tutto auto finanziato dalla Lega. Tutti i trascinabarattoli che chiedono carte farebbero bene a impiegare meglio il loro tempo».

La ministra Maria Elena Boschi l’ha battuta sul tempo, però.
«Ministra, giusto... Forse, più che spiegare che lei è una ministra e non un ministro, dovrebbe far parlare i fatti. In Argentina c’è questa cosa da matti: i figli di uomini italiani nati prima di una certa data, possono ottenere la cittadinanza italiana. I figli di donne italiane, invece, no. Bella roba, la ministra...».

Resta il fatto che l’ha battuta sul tempo.
«Lei è andata al teatro Coliseo di Buenos Aires, io ho scelto posti un po’ più popolari. La sede dei bellunesi, la Trevigiana... Una signora che avrà avuto 80 anni ha fatto le lasagne per cinquecento persone. E infatti, il sentiment per le ragioni del No è positivo, al di là delle sfilate. Lei ha incontrato gli stakeholders, come si dice. Io, il popolo».

Come vanno i rapporti con Forza Italia dopo lo strappo di Padova che è costato la poltrona del vostro sindaco Bitonci?
«Ci sono le decisioni del direttivo nazionale: non si discutono ma si applicano. In Regione comunque io ho un ottimo rapporto con gli alleati».

In Regione si parla di introdurre il bilinguismo amministrativo, il veneto come l’italiano.
«Il veneto è la lingua madre, quella in cui la gente pensa. Io di obbligatorio non farei nulla, ma l’introduzione del veneto nella scuola non mi scandalizza. Piuttosto, mi chiedo perché i libri di scuola continuino a ignorare i mille anni di storia della Repubblica veneta».
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Re: Xaia el leghista

Messaggioda Berto » ven gen 06, 2017 10:46 am

Gli italiani sono fatti. Ma non sono riusciti bene
di ENZO TRENTIN
6 Jan 2017


http://www.lindipendenzanuova.com/gli-i ... sciti-bene


Il 15 settembre 1923, Ernest Hemingway scrisse per “The Toronto Daily Star” un articolo sul mestiere di re in Europa. Prendiamo a pretesto il brano riguardante l’Italia per fare un po’ di speculazione intellettuale, e di raffronto con i nostri giorni.

«King Business in Europe Isn’t What It Used to Be […] Vittorio Emanuele d’Italia è un ometto basso, molto serio, mani e piedi piccolissimi. In divisa, quando portava le fasce militari, le sue gambe apparivano tozze e smilze come quelle di un fantino. La bassa statura del re d’Italia è una caratteristica dell’antica casata dei Savoia, nella cui lunga serie di regnanti i più alti erano anche più bassi di pugili peso bantam [peso gallo. Ndr].

Attualmente il re d’Italia è forse il più popolare sovrano d’Europa. Ha ceduto il regno, l’esercito e la flotta a Mussolini. Mussolini glieli ha resi cortesemente con molte proteste di fedeltà alla casa Savoia. Poi ha deciso di tenersi l’esercito e la flotta. Quando chiederà il regno, nessuno è in grado di dirlo.

Ho parlato a molti fascisti, antico nucleo originario del partito, che avevano tutti giurato di essere repubblicani. “Ma abbiamo fede in Mussolini” dicono. “Mussolini saprà quando sarà il momento.”

C’è una probabilità, naturalmente, che Mussolini sia disposto a rinunciare alla sua vecchia idea repubblicana, come già fece Garibaldi. Lo ha fatto temporaneamente, ma ha il dono di fare apparire definitivo ciò che fa provvisoriamente».

Ecco allora le speculazioni che ci sentiamo di proporre: nel suo lungo regno, Vittorio Emanuele III ricevette dalla stampa, da eminenti uomini di cultura o da politici, alcuni epiteti celebrativi legati alla Grande guerra: il “Re soldato”, “Re di Peschiera”, “Re della Vittoria”, o semplicemente “Re Vittorioso”. Dopo l’8 settembre 1943 fu anche chiamato dai fascisti di Salò il “Re Fellone”. Per l’ennesima volta l’Italia cambiava alleato nel corso di un conflitto. In fuga da Roma il Re, suo figlio Umberto, con Badoglio e lo Stato Maggiore approdarono a Brindisi, e la confusione provocata generò il caos in tutti i fronti sui quali ancora combattevano gli italiani. Lasciati senza precisi ordini, 815.000 soldati si sbandarono, vennero catturati dall’esercito germanico, e furono internati in diversi Lager.

In modo inverso nel corso della II G.M. i sovrani norvegesi e olandesi si ritirarono in esilio durante l’occupazione tedesca dei loro Paesi. Rimarchevole Cristiano X di Danimarca. Egli rimase nella capitale durante l’occupazione, diventando così un simbolo visibile di lealtà. Senza scorta, senza accompagnatori, solo con il suo cavallo Jubilee Cristiano X era un esempio di resistenza passiva, non violenta, e sosteneva in modo esemplare il morale dei danesi. Ostentò persino la Stella di Davide (il segno distintivo ebraico imposto dagli occupanti nazisti a tutte le persone di religione e di origine ebraica, nei Paesi occupati) come segno di supporto e solidarietà con gli ebrei danesi, che soffrivano la persecuzione durante l’occupazione.

Considerevole il salvataggio di migliaia e migliaia ebrei durante tale occupazione. Il Movimento di Resistenza, e l’aiuto di molti civili danesi, diedero vita all’evacuazione via mare degli ebrei dalla Danimarca verso la vicina Svezia neutrale. Oltre a quel salvataggio, l’interessamento dei danesi per la sorte del 5% di ebrei autoctoni che erano stati deportati nel campo di concentramento di Theresienstadt, consentì a più del 99% degli ebrei danesi di sopravvivere all’Olocausto.

Forse bastano questi dati per comprendere come, ad un certo punto, gli italiani optarono per la repubblica. In ogni caso l’opinione pubblica non ha idea di cosa siano disposte a fare alcune persone per esercitare il potere. Ci sono tanti diamanti falsi in questa vita che passano per veri, e viceversa. Dunque è bene soffermarsi a constatare che il “Re Fellone” amando la numismatica, non voleva impicci di governo, ma non per questo aveva smesso gli abiti del disinvolto. Mussolini pur di fare il Duce strizzò l’occhio alla borghesia, alla chiesa, ai Savoia. L’ipocrisia è un buon lubrificante, e lui non era meno spigliato. Dell’opinione degli iscritti al PNF non si curava granché.

Si sa che i seguaci di partito basta incistarli negli organismi dello Stato per farli star buoni e fedeli. In fondo un partito politico è ancor oggi una macchina centralizzata al servizio del leader, e della quale il leader non può fare a meno per raggiungere i suoi scopi. Anche ai giorni nostri chi avrebbe mai dato a Umberto Bossi la responsabilità di amministrare un condominio; ma tramite la Lega Nord…

È un giochino che funziona anche per un personaggio dalla lingua sciolta. Prima di fare il politico è anche stato un imbonitore che, con il pomposo appellativo di promoter, instradava i giovani nelle discoteche.

Nel dicembre 2014, in quella che fu la riunione sino ad allora più partecipata di indipendentisti veneti: circa tremila, a Bassano del Grappa. Gli ingenui “indy”, prima gli fecero da cordone di sicurezza durante il corteo, poi lo fecero salire sul palco a sermonggiare sull’indipendenza del Veneto. Passarono poche settimane, e già agli inizi del 2015, in piena campagna elettorale per le regionali, tentò di far credere che l’autonomia del Veneto è un passo necessario verso l’indipendenza. L’elettorato lo premiò.

Domanda: preso atto di come vanno le cose nel mondo, forse è giunto il tempo di sostituire le “democratiche” elezioni con dei ballottaggi?

Comunque, il “nostro”, come manovratore s’era già distinto nel 2014 quando operò per far approvare una legge regionale atta a indire un referendum consultivo per l’autonomia (legge regionale 15/2014), ed il giorno successivo un’altra per un referendum consultivo sull’indipendenza del Veneto (legge regionale 16/2014).

Domanda: come poteva non sapere che specie quest’ultima L.R. gli sarebbe stata cassata dallo Stato centralista?

I mesi passano, i suicidi di imprenditori che non ce la fanno a sostenere un fisco persecutorio sono centinaia. L’opinione pubblica non è certo soddisfatta dei governi Monti, Letta e Renzi. È alla ricerca di soluzioni. Sembra ragionevole supporre che l’autoctono manovratore, ai giorni nostri, riproponga l’artificio. Insomma, una sorta tria o tris o tela o filetto; nomi che vengono usati per indicare il gioco che si può considerare una semplificazione del mulino.

Manovra (attraverso i Consiglieri Finozzi, Sandonà, Montagnoli e Michieletto) per indire un referendum consultivo per l’autonomia del Veneto in autunno 2016. Non si sa se congiuntamente con il suo omologo alla Regione Lombardia. A proclami e promesse sono entrambi forti, e l’elettorato li ha sempre premiati; ma Matteo Renzi ha già detto che non si faranno questi referendum. Tuttavia la questione non è archiviabile, e dal cilindro un coniglio uscirà. Forse è meglio utilizzare una “testa di turco” (Si dice di una persona sulla quale vengono fatte ricadere tutte le colpe o le responsabilità altrui). Prontamente Antonio Guadagnini deposita il magniloquente Progetto di Legge n. 154: Referendum consultivo sull’indipendenza del Veneto.

A proposito di “testa di turco” – ça va sans dire – qui: http://www.miglioverde.eu/piemonte-cont ... -autonoma/ Roberto Gremmo accenna ad un esemplare piemontese: Renzo Rabellino, che con le sue disinvolte e compulsive acrobazie elettoral-politiche ha praticamente “disinnescato” le aspirazioni autonomistico-indipendentiste di quel popolo.

Sui social network, intanto, non manca qualche ingenuo che sostiene la bontà di una chiamata referendaria duplice e simultanea: 1) volete l’autonomia? 2) Volete l’indipendenza? Sanno tutti che giocando sulla disaffezione dell’elettorato e sull’equivoco, il risultato finale sarà pressappoco: «Vedete, i veneti vogliono l’autonomia, non l’indipendenza». Oppure, «i veneti non vogliono l’autonomia, figuriamoci se vogliono l’indipendenza!», poiché è lapalissiano che in caso di vittoria del referendum per l’indipendenza diranno: «Ma in fondo si trattava solo di un referendum consultivo…»

Sosteneva lo scrittore e commediografo William Somerset Maughan: «L’ipocrisia è un compito ventiquattr’ore su ventiquattro.», e la constatazione è che una finzione non può durare. Prima o poi gli indipendentisti veneti si stancheranno dei venditori dei gadget, dei conferenzieri impegnati a spacciare come perfetta l’oligarchia della Serenissima, dei memorialisti di celebrazioni storiche, di solleticare l’orgoglio per antiche battaglie vinte, e di plebisciti truffa. Alcuni stanno già organizzandosi per elaborare la bozza di un nuovo assetto istituzionale. Così forse le anime candide la smetteranno di sognare la vittoria di un referendum consultivo le cui conseguenze è fuor di dubbio che l’Italia non rispetterà.

Secessione! Secessione! Altro che referendum!

Si inneggia in molti ambienti indipendentisti.
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