Latin - le pì vece eiscrision
Inviato: lun lug 07, 2014 6:23 am
Latin - le pì vece eiscrision
viewtopic.php?f=119&t=969
Datazione del VI secolo a.C.: si tratterebbe della più antica iscrizione monumentale latina.
QUOI HON… SAKROS ESED… REGEI
KALATOREM… IOUXMENTA
KAPIA… IOUESTOD
Ovvero, in latino classico:
QUI HUNC… SACER ESTO… REGI
CALATOREM… IUMENTA
CAPIAT… IUSTO
Integrando, con buona verosimiglianza:
QUI HUNC (LOCUM VIOLAVERIT) SACER ESTO… REGI
CALATOREM… IUMENTA CAPIAT… IUSTO
che, in traduzione, suonerebbe:
CHI VIOLERÀ QUESTO LUOGO SIA MALEDETTO… AL RE
L’ARALDO… PRENDA IL BESTIAME… GIUSTO
L’inizio, come visto, sembra essere una formula di maledizione (mutuata forse dalle leges regiae ) scagliata contro chi avesse violato il luogo sacro. Inoltre, la menzione di un Kalator (ossia di un araldo dei sacerdoti) e del bestiame fa pensare ad un ulteriore avviso: l’araldo invita i passanti ad essere pronti a sciogliere gli animali aggiogati, poiché essi costituivano tracciato ininterrottamente: si avanza da un margine del campo, poi, arrivati a quello opposto, ci si gira e si ricomincia fino in fondo e così via. non è un caso, quindi, che il termine bustrofedica (di origine greca), derivi da boûs, ‘bue’, e strépho , ‘mi giro’.
La sigla con la quale gli studiosi indicano il Cippo del foro è ‘CIL I, 1’: la sigla abbrevia Corpus Inscriptionum Latinarum, la monumentale raccolta di tutte le iscrizioni romane, ordinate cronologicamente per luogo di ritrovamento. Così, il numero romano ci chiarisce che siamo a Roma, mentre il numero arabo dice che è l’iscrizione più antica.
Nel VI secolo a.C. per il Foro circolavano dunque ancora capi di bestiame: è la conferma che la Roma arcaica è saldamente innestata sulle sue origini contadine.
https://it.wikipedia.org/wiki/Lapis_niger
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Datazione del VI secolo a.C.: si tratterebbe della più antica iscrizione monumentale latina.
QUOI HON… SAKROS ESED… REGEI
KALATOREM… IOUXMENTA
KAPIA… IOUESTOD
Ovvero, in latino classico:
QUI HUNC… SACER ESTO… REGI
CALATOREM… IUMENTA
CAPIAT… IUSTO
Integrando, con buona verosimiglianza:
QUI HUNC (LOCUM VIOLAVERIT) SACER ESTO… REGI
CALATOREM… IUMENTA CAPIAT… IUSTO
che, in traduzione, suonerebbe:
CHI VIOLERÀ QUESTO LUOGO SIA MALEDETTO… AL RE
L’ARALDO… PRENDA IL BESTIAME… GIUSTO
L’inizio, come visto, sembra essere una formula di maledizione (mutuata forse dalle leges regiae ) scagliata contro chi avesse violato il luogo sacro. Inoltre, la menzione di un Kalator (ossia di un araldo dei sacerdoti) e del bestiame fa pensare ad un ulteriore avviso: l’araldo invita i passanti ad essere pronti a sciogliere gli animali aggiogati, poiché essi costituivano tracciato ininterrottamente: si avanza da un margine del campo, poi, arrivati a quello opposto, ci si gira e si ricomincia fino in fondo e così via. non è un caso, quindi, che il termine bustrofedica (di origine greca), derivi da boûs, ‘bue’, e strépho , ‘mi giro’.
La sigla con la quale gli studiosi indicano il Cippo del foro è ‘CIL I, 1’: la sigla abbrevia Corpus Inscriptionum Latinarum, la monumentale raccolta di tutte le iscrizioni romane, ordinate cronologicamente per luogo di ritrovamento. Così, il numero romano ci chiarisce che siamo a Roma, mentre il numero arabo dice che è l’iscrizione più antica.
Nel VI secolo a.C. per il Foro circolavano dunque ancora capi di bestiame: è la conferma che la Roma arcaica è saldamente innestata sulle sue origini contadine.
https://it.wikipedia.org/wiki/Lapis_niger