Referendi svizzeri

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Messaggioda Berto » ven gen 17, 2014 8:43 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » ven gen 17, 2014 8:45 am

Jurassik Parks: il referendum svizzero del 1974

http://www.lindipendenza.com/jurassik-p ... o-del-1974


di PAOLO L. BERNARDINI

Il 2014 non è solo l’anno del referendum della Scozia, certo, della Catalogna, molto probabile, direi quasi certo, e del Veneto, auspicabile. E’ anche l’anno decisivo per Trieste, per il Sudtirolo, per la Sardegna, per il Belgio, probabilmente per i Paesi Baschi e la Bretagna. E questo senza menzionare le Faroe Islands, ma anche la vecchia Libia, che potrebbe dividersi nelle tre parti originarie che costituivano la regione prima della sciagurata impresa coloniale italiana. Dal punto di vista delle ricorrenze separatistiche, il 2014 vede la celebrazione dei quarantanni dal referendum, il primo di molti, che portò alla creazione del Giura Bernese.

Tra le diverse sciagure provocate dal congresso di Vienna e dal suo tentativo veramente imperfetto di “restaurare” l’Europa come era prima del conflitto rivoluzionario-napoleonico, vi furono episodi maggiori, ad esempio la mancata restaurazione della repubblica Serenissima, non ostante il parere favorevole della stessa Inghilterra, della repubblica di Genova, non ostante il nobile tentativo del Corvetto, e numerosi altri (si pensi al caso polacco). Ma anche in Svizzera, la Svizzera che in qualche modo aveva convinto della bontà del federalismo ed anzi della moltiplicazione dei Cantoni un centralista assoluto come Napoleone, il Congresso di Vienna apportò cambiamenti non graditi, ad esempio l’attribuzione a Berna dei territori del Giura già del principato vescovile di Basilea. Questa creava conflitti linguistici ed identitari, tra francesi e tedeschi, che in qualche modo si protraggono fino ad ora.

I primi comitati separatisti moderni si formarono nel 1947. Ma solo venti anni dopo il governo cantonale, ovvero dello stato di Berna, creò una apposita commissione per studiare la cosa, ovvero la fattibilità della creazione di un nuovo cantone, cosa prevista peraltro dalla Costituzione. Finalmente, si tenne un primo referendum quaranta anni fa, il 23 Giugno 1974, che stabilì la volontà popolare di creare un nuovo stato, e si giunse alla separazione dei distretti di Delémont, Porrentruy e Franches-Montagnes solo con un referendum successivo, tenutosi il 16 Marzo 1975. Attraverso una serie di altre consultazioni si giunse finalmente alla creazione del nuovo cantone, ovvero nuovo stato, il primo gennaio 1979, ma dopo un saggio processo che vide anche la popolazione dei distretti ormai separati ratificare la costituzione cantonale addirittura due anni prima, nel 1977. Il problema di alcuni distretti bernesi che vorrebbero ancora separarsi oggi è aperto.

Cosa insegna questa vicenda? Diverse cose. Cominciamo dalle minori. La pagina su Wikipedia che parla del referendum “giurassico” (“Jurassic separatism”) si trova in tedesco, inglese e francese, non in italiano, pure una delle tre lingue ufficiali della Svizzera. Ogni (o quasi) movimento separatistico innesca processi violenti, anche se naturalmente di violenza contenuta (certe volte solo verbale, e dunque massimamente accettabile), e certamente la lunga vicenda, dal 1815, di una coabitazione non gradita sotto uno stesso tetto, ha portato a numerose tensioni e scontri. Di questo parla abbondantemente il testo “Why Switzerland?” del Professor Jonathan Steinberg che sto traducendo in italiano.

Il separatismo spesso mostra il suo carattere di processo a lungo termine, se è vero che ancora oggi vi sono tensioni nella zona, porzioni di popolazione e distretti non soddisfatti anche solo per questioni viarie, di percorsi stradali. Insegna anche come sia possibile creare un nuovo stato in un ordinamente autenticamente federale. Insegna soprattutto che nel Veneto libero del futuro, nella Lombardia libera del futuro, nel Sudtirolo libero del futuro, nel Friuli libero del futuro, non si dovranno ostacolare processi separatistici, che riguarderanno penso soprattutto situazioni di confine. I bresciani e bergamaschi decideranno liberamente se appartenere alla Lombardia o al Veneto, se questa sarà la loro unica scelta (la Storia un giorno dovrebbe offrire loro la scelta di essere piccolo città libere, che è la miglior cosa).

Il futuro dopo la fine dell’Italia dovrà essere deciso con un approccio bottom-up, del tutto empirico ed extra-nazionalistico ed extra-territorialistico. Il popolo di ciascuna comunità deciderà liberamente la propria collocazione. Posto ad esempio che un referendum in Veneto mostri la volontà di una parte dei comuni, indipendentemente dalla contiguità territoriale, di rimanere in Italia, ebbene rimangano in Italia. La contiguità territoriale è uno dei mostri generato dal centralismo dell’assolutismo “illuminato” settecentesco poi tradotto in pratica brutale dal suo erede parziale, il centralismo fanatico e democratico dei giacobini.

Sono esistiti stati ed imperi privi di contiguità territoriale, il mondo medievale e per gran parte dell’antico regime lo dimostra. La Franca Contea divenne francese solo nel 1688, vivendo uno straordinario periodo di libertà come dominio extra-territoriale degli Absburgo. Il fatto di diventare francese – essendo confinante, avrebbe potuto aggregarsi interamente alla Svizzera, non le portò grandi vantaggi – non ostante la sanguinosa ambizione francese di riconquistarla. Per fortuna vi una piccola enclave francese, Montbéliart, che resistette fino al 1793 prima di diventare francese, dopo una breve esperienza nella repubblica rauracica, interessante micro-stato nato, primo esempio di filiazione involontaria, sul modello della prima repubblica francese, ma durato poco.

La storia non è solo “magistra vitae”, anzi meglio non lo sia, ma talvolta, conoscendola, diventa “magistra libertatis”. Quaranta anni fa nascevano le basi, in Svizzera, per un nuovo Stato. Significativamente, un uomo intelligente come Salmond ha fissato al 2016 la nascita della Scozia indipendente, mentre il popolo decide su questo nel 2014. In Svizzera si venne alla decisione popolare nel 1974, e lo stato del Giura bernese cominciò la sua esistenza nel 1977. Ci si deve abituare ad aspettare, per poi far bene le cose e garantire lunga vita (intendo, secoli) ai nuovi nati.

Con cautela e attenzione ad ogni dettaglio, stiamo gettando le basi perché ne nascano diversi altri nel 2014.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » dom feb 09, 2014 11:36 pm

La Svizzera ha votato per mettere un freno all’immigrazione di massa

http://www.lindipendenza.com/la-svizzer ... e-di-massa

d i SALVATORE ANTONACI

Uno schiaffone in piena faccia all’Unione Europea. Questa l’immagine, un poco a tinte forti, con la quale potremmo sintetizzare l’esito dell’odierno referendum svizzero in tema di immigrazione.

Si trattava dell’iniziativa popolare del partito della destra nazional-conservatrice UDC dal titolo, come al solito concreto fino alla brutalità, “contro l’immigrazione di massa”.
In realtà, l’obiettivo dei promotori è meno draconiano di quel che potrebbe apparire: nessuna espulsione di massa o revoche di cittadinanza alle viste, ma una reintroduzione del controllo confederale sulla materia attraverso il meccanismo delle “quote” e la contestuale rinegoziazione del trattato di libera circolazione delle persone al quale anche la Svizzera aveva aderito, dopo laboriose trattative ed un altro voto referendario nel 2002.

In questi termini la proposta è sembrata, perlomeno alla risicata maggioranza dei favorevoli nelle urne, più una questione di buonsenso che una pericolosa deriva populista come era stata dipinta dall’insieme di partiti, sindacati ed organizzazioni imprenditoriali svizzere e dall’interessata burocrazia continentale sempre più ansiosa di stringere nel proprio abbraccio mortale la riottosa nazione alpina.

Fino a poche settimane or sono il destino del quesito sembrava scontato:
un netto rifiuto previsto ed avallato da tutti i centri di potere, in primis dal Consiglio Federale, dalle burocrazie di cui sopra e dai media liberal e compiacenti. Ma coll’incedere della campagna elettorale l’inopinato capovolgimento si è consumato sotto gli occhi dei tanti increduli spettatori interessati.
Doppia maggioranza, quindi , come richiesto: 15 cantoni contro 9 (percentuali clamorose per il Ticino vicino al 70%) e voto popolare seppure per un’incollatura: poche migliaia di voti.
Decisivo il responso bernese che ha rovesciato il tradizionale consenso progressista proveniente dalle grandi città, Ginevra, Basilea e Zurigo.

La Svizzera profonda (tedesca) più il frontaliero ed italofono Ticino hanno regalato percentuali molto alte ai partigiani del Sì; per contro la Romandìa francofona si è espressa in senso contrario. Come su scritto non è stato sufficiente l’appoggio dei principali centri urbani a recuperare il gap tra le due parti.

Mai come in questa occasione il fossato che divide due diverse visioni della società e dei rapporti con il resto dell’Europa è apparso tanto netto. Tuttavia, a ben ponderare la cosa, si può notare che, mutatis mutandis, la vecchia contrapposizione tra conservatori e progressisti che ha attraversato gli ultimi due secoli della storia svizzera non è mai veramente venuta meno e si è , anzi, approfondita tutte le volte che il popolo veniva chiamato a decidere su issues classificabili, cum grano salis, come “ideologiche”.
Così è stato per il referendum sui minareti di qualche anno addietro, così è oggi nel caso dell’immigrazione.

Solo un rigurgito identitario, dunque? No. Nel verdetto di oggi c’è anche il tentativo di dare una risposta a dei problemi concreti che si sono manifestati negli ultimi anni e che una porzione maggioritaria (seppure, lo ripetiamo, di strettissima misura) della popolazione ha ritenuto di controbattere in questo modo, ovvero seguendo i consigli di un partito politico per certi aspetti, magari, controverso, ma che di certo ha dimostrato di avere in diverse circostanze il polso della situazione ben più di altre realtà consolidate. Da domani, ad essere facili profeti, la grande community di analisti, commentatori , politologi si interrogherà sui motivi di questa clamorosa dèbacle dell’ortodossia politicamente corretta e dell’opposto trionfo degli “isolazionisti”. Un esercizio dal quale ci asterremo lasciando l’incombenza a ben più alacri ed esperti professionisti dell’esegesi politica e sociologica. In attesa di dibattere del prossimo campanello d’allarme per uno status quo giunto drammaticamente al capolinea.


Immigrazione: dagli allo svizzero, travisando anche la realtà (video). Ma il problema sta in Italia
http://www.lindipendenza.com/immigrazio ... -la-realta

http://www.youtube.com/watch?v=jPLVR8ixpRI

di GIANLUCA MARCHI

L’Italia è un paese da barzelletta e i suoi mezzi di comunicazione (giornali e televisioni) in gran parte non sono da meno. Dopo il voto con cui domenica il popolo svizzero ha deciso, per ora in modo molto generico e differito, un freno all’immigrazione, gli italici hanno gridato allo scandalo, e hanno scritto e fatto credere che da ieri mattina sarebbe cominciata la “caccia al frontaliero”, cominciando dai 60 mila connazionali che ogni giorno varcano il confine per lavorare in terra rossocrociata. Non si sono nemmeno preoccupati, politici e soloni del giornalismo pizza e pummarola, di andare a leggere il quesito referendario su cui si è pronunciata la Svizzera. Avrebbero scoperto – ma non avrebbe fatto comodo alla loro caccia al razzista – che per tre anni non cambierà proprio nulla, dopodiché le istituzioni elvetiche dovranno trovare tempi e modi per dare applicazione a quanto deciso dal popolo.

“Il frontaliere che lavora in Ticino non deve temere, e’ fondamentale per la nostra economia”. Cosi’ Paolo Beltraminelli, presidente del Consiglio di Stato del Ticino (il Governo locale), intervenuto a Effetto Giorno, su Radio24, in merito al referendum: “In tanti settori senza i frontalieri non abbiamo nessuna possibilita’ e lavorano anche molto bene. Ma fossero loro nella nostra stessa situazione, avrebbero reagito nella stessa maniera. Quindi dico loro: un po’ di pazienza, troviamo delle soluzioni, lavoriamo insieme”. In merito alle trattative che si apriranno con l’Europa, Beltraminelli osserva che “prima di negoziare con Bruxelles bisognera’ chiarire al nostro interno su come applicare questa iniziativa. Le iniziative sono molto generiche, parlano di grandi principi, poi bisogna tradurli in legge. L’asticella dovrebbe essere posta in funzione al territorio, quello che il territorio puo’ permettersi e con diversita’ tra i vari settori”.

Domanda da rivolgere a tutti coloro che oggi gridano allo scandalo e anche ai singoli cittadini che si dichiarano indignati: un Paese che attualmente ha oltre il 25% di immigrati ha o no il diritto di porre un freno al flusso immigratorio? Senza contare che a giudicare sono gli italiani i quali spessi si lamentano dell’immigrazione, avendo un indice di presenza foresta che non arriva all’8%…, ma dare addosso allo svizzero oggi fa tanto politically correct.


Referendum? Svizzera, così il popolo cambia la Costituzione
23 Feb 2015
http://www.lindipendenzanuova.com/refer ... -il-popolo
di ANDREA TURATIsvizzera

“E’ scritto nella Costituzione dal 9 febbraio 2014. Non è una scelta, la Costituzione non è un testo che si prende quando se ne ha voglia. E’ scritto nella Costituzione. E’ stata una decisione della maggioranza della nostra popolazione e che adesso bisogna concretizzare”.
La presidente della Confederazione, Simonetta Sommaruga parla come vorremmo parlassero i politici seri.
Nonostante un diverso parere del mondo dei partiti e dell’industria, il governo ha dovuto infatti rispettare le indicazioni per contingentare gli ingressi di stranieri in Svizzera.
Precedenza, inoltre, alla mano d’opera dei residenti.
La legge insomma arriverà nonostante gli accordi bilateriali stipulati con l’Unione europea.
Per i politici svizzeri, la volontà popolare vale più di Bruxelles.

Delle commissioni valuteranno le richieste delle imprese, mentre i sindacati confidano che la nuova legge possa contrastare l’attuale dumping salariale. Nel 1980 in Ticino i frontalieri erano 15mila su 30mila lavoratori, oggi dopo 35 anni, sono 16.5 su 29mila lavoratori. Un numero costante. Ma oggi il 45% della popolazione è contro gli accordi bilaterali, e di questo a quanto pare inizia ad accorgersene anche Bruxelles, tanto che la presidente Sommaruga ha dichiarato di recente a TvSvizzera.it che nel palazzo si è registrata “una pista per trovare la quadra”. Ma senza prendere per i fondelli il popolo che ha votato indicando un cambio di direzione alla politica.

L’iniziativa popolare contro l’immigrazione di massa, accettata dal popolo il 9 febbraio 2014, obbliga il governo elvetico a presentare una legge d’applicazione entro il 9 febbraio 2017.

A un anno dalla votazione, il Consiglio federale ha dunque presentato il progetto di legge, che come sempre, è stato inviato a tutte le parti interessate (partiti, associazioni di categoria, ecc) affinché entro fine maggio prendano posizione su ogni singolo articolo.

Cosa prevede la legge? Esattamente, o quasi, quanto era stato chiesto nella iniziativa popolare. Ovvero, introduzione di contingenti annuali per tutti gli stranieri, applicazione di tetti massimi ai soggiorni a fini lavorativi della durata superiore ai quattro mesi (tra cui anche i frontalieri), preferenza ai lavoratori già presenti sul territorio (che possono essere anche stranieri), migliore sfruttamento del potenziale della manodopera locale, in particolare donne e lavoratori più anziani.

I contingenti saranno fissati dal governo federale, sulla base d’indicatori economici, del mondo del lavoro e dei cantoni.

Per poter applicare queste misure senza contravvenire ai trattati sottoscritti con l’UE e continuare nella via bilaterale con Bruxelles, Berna dovrà però rinegoziare l’accordo di libera circolazione, entrato in vigore progressivamente dal 2002.

Non è così escluso che il popolo svizzero sia nuovamente chiamato alle urne per decidere se confermare gli accordi bilaterali con l’UE o invece denunciarli.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » ven feb 21, 2014 10:47 pm

Svizzera, Blocher: “Niente più diktat dall’Unione Europea”

http://www.lindipendenza.com/blocher-ni ... ne-europea

BERNA – Dopo l’onda d’urto del voto del 9 febbraio in Svizzera, ora parla Christoph Blocher, padre dell’iniziativa UDC “Contro l’immigrazione di massa”, e lo fa attraverso le colonne del Corriere del Ticino. Ecco ampi stralci dell’intervista esclusiva all’ex consigliere federale democentrista, che troverete nella sua versione integrale sull’edizione cartacea di oggi, giovedì.

Signor Blocher, a chi non la voleva in Governo lei disse “Ci rivedremo a Filippi”. Oggi è a Filippi e ha vinto. Soddisfatto?
“Certamente (ride…), ma solo in parte. Il voto di domenica 9 febbraio è solo l’inizio di un cammino che deve concretizzare ciò che il popolo svizzero ha deciso mantenendo buone relazioni con i Paesi europei ma uscendo finalmente da un rapporto di tipo coloniale con l’UE”.

Lei è soddisfatto, ma è sicuro che anche la Svizzera abbia motivo di rallegrarsi di questo voto?
“Sono sicuro. Per troppo tempo sia l’UE che la maggioranza della classe politica svizzera hanno creduto che in un modo o nell’altro noi fossimo membri dell’Unione europea e dovessimo quindi subirne i diktat. Adesso è chiaro che siamo uno Stato sovrano e che non intendiamo subire regole che creano un sacco di problemi: esse valgono per chi ne fa parte ma non per noi. Per come si è andata sviluppando, l’UE che esiste oggi è una costruzione intellettuale e calata dall’alto, incompatibile con la natura stessa della democrazia elvetica. Una costruzione costruita a tavolino che non tiene conto della realtà: delle differenze di cultura politica, di modi di pensare e di evoluzione storica dei Paesi che la compongono. L’UE paga due errori. Anzitutto l’Euro, un’operazione politica e non economica creata in modo velleitario nell’illusione che avrebbe risolto i problemi, mentre invece ne ha creati. La realtà è che per i greci e gli italiani l’Euro è troppo caro mentre per i tedeschi è troppo scadente. La moneta non riesce più ad adattarsi all’economia e il debito esplode, costringendo tutti a una tremenda operazione salvataggio nella speranza di evitare la bancarotta. Il secondo problema è la libera circolazione delle persone. Un principio che è valido solo per uno Stato ma è inapplicabile fra Stati. L’UE vuole essere sempre di più uno Stato. Ma noi vogliamo rimanere indipendenti. Le conseguenze negative della libera circolazione delle persone sarebbero state sempre più intollerabili per il nostro Paese”.

Ma non può negare i benefici economici dei Bilaterali, Signor Blocher.
“È la libera circolazione che abbiamo disdetto, non il resto”.

L’Unione europea dice che se si tocca alla libera circolazione, cade tutto.
“Se Bruxelles vuole disdire tutti gli accordi bilaterali con la Svizzera, è libera di farlo. Il nostro Paese non crollerà per questo”.

Ma non avremo più il libero accesso al mercato europeo.
“Gli ostacoli al mercato che più contano – dico al mercato e non al mercato unico europeo, di cui non siamo membri e al quale neppure vogliamo aderire – non sono stati superati dagli accordi bilaterali con l’UE ma dall’accordo di libero scambio concluso a livello mondiale in seno all’OMC. E gli ostacoli tecnici al commercio le aziende li hanno regolati prima dell’accordo con Bruxelles. Intendiamoci, io non sono contrario ad accordi europei che portano beneficio reciproco. Lasciamoli pure. Ma non drammatizziamo la situazione, per favore”.

Adesso occorre rinegoziare – e sarà molto dura – con l’Unione europea. Immaginiamo che lei riceva i pieni poteri dal Consiglio federale per trattare con Bruxelles. Quali le sue priorità?
“Per me è chiaro ciò che deve succedere a Bruxelles. Il Consiglio federale e i suoi diplomatici devono cominciare col dire che la Svizzera non è membro dell’Unione europea e neppure intende diventarlo. Che la domanda di adesione persa in qualche cassetto va dichiarata decaduta. Bisogna anzi precisare bene che non siamo membri neppure del mercato unico europeo”.

Spieghi cosa significa…
“Un mercato unico implica una costruzione conchiusa in cui ogni membro è tenuto ad applicare sistematicamente tutte le norme giuridiche in tutti i settori, compreso quello fiscale e monetario e di politica estera. A Bruxelles credono – così si deduce dalle loro recenti dichiarazioni – che noi siamo parte del mercato unico e probabilmente qualcuno a Berna gliel’ha lasciato credere. Qui sta l’equivoco che occorre chiarire. La Commissione europea ha dichiarato anzitutto che la Svizzera deve mantenere i propri impegni e noi lo faremo, anche per quanto concerne la libera circolazione delle persone. L’accordo contiene clausole che permettono una revisione in caso di difficoltà gravi e noi le invocheremo. Se non troviamo un’intesa, denunceremo l’accordo in modo conforme al diritto. Ma noi non siamo membri del mercato unico e non siamo quindi tenuti ad applicare le quattro libertà. L’altra cosa che occorre precisare bene a Bruxelles è che il popolo svizzero è l’autorità suprema, che si colloca sopra il Governo e il Parlamento. Nelle dichiarazioni degli ultimi giorni Bruxelles ci ha detto che rispetta la decisione del popolo svizzero, ma la verità è che non la capiscono. Come mi aveva detto a suo tempo Jacques Delors dopo un paio d’ore di dialogo: se dovessimo applicare la democrazia diretta nell’UE non potremmo mai portare a compimento il nostro modello. Ma quel modello in Svizzera non è applicabile”.

Ipotizziamo che dobbiamo denunciare la libera circolazione e che l’UE applichi la clausola ghigliottina che fa decadere tutti gli altri accordi. Che facciamo?
“L’Ue è libera. Se intende farlo, dobbiamo valutare settore dopo settore dove vale la pena di battersi. Per quanto riguarda il traffico di transito bisognerà mandare a dire a Bruxelles che il prezzo di 300 franchi a camion che applichiamo oggi ai transiti non potrà più essere mantenuto: bisognerà che paghino il costo reale di 1200 franchi. Poi abbiamo un’iniziativa sulle Alpi che fissa un massimo di transiti a 300.000. Se non abbiamo più l’accordo sul transito, lo applicheremo alla lettera. Crede davvero che l’Olanda, la Germania, l’Italia affonderanno l’accordo sul traffico? I paesi dell’UE oggi fanno la voce grossa, ma alla fin fine hanno interessi da difendere…”.

di Moreno Bernasconi - TRATTO DA CORRIERE DEL TICINO
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » gio mag 15, 2014 1:26 pm

Svizzera, gli aerei da guerra si comprano solo dopo un referendum

http://www.lindipendenza.com/svizzera-g ... referendum


di LUIGI CORTINOVIS

La Svizzera non è l’Italia: meno cialtroni, meno parassiti e democrazia diretta per far decidere “il popolo”. Domenica prossima gli svizzeri sono chiamati al voto per esprimersi su quattro iniziative popolari, due delle quali, salario minimo e acquisto dei Gripen, sono particolarmente controverse. Ma se la prima non sembra, secondo i sondaggi, avere chance di successo, la seconda ha un esito decisamente incerto: il 51% dei votanti si è espresso contro l’acquisto dei 22 aerei da combattimento Gripen, mentre solo il 44% è a favore, secondo gli ultimi sondaggi.

I comitati referendari “No al Gripen” sostengono di volere una difesa nazionale credibile, ma che a tale scopo non sono necessari nuovi aerei da combattimento: una scelta irragionevole dal punto di vista finanziario e superflua dal punto di vista della sicurezza, poiché gli F/A 18 in dotazione alle forze aeree elvetiche sono sufficienti agli attuali compiti di polizia aerea. Calcolando l’acquisto, l’esercizio e le revisioni durante il loro ciclo di vita – sostengono sempre i promotori dell’iniziativa – i Gripen costeranno circa 10 miliardi di franchi, in un momento in cui si tagliano risorse per la previdenza, la formazione e la svolta energetica.

Il governo di Berna, invece, nel sostenere la creazione di un Fondo da oltre 3 miliardi di franchi per l’acquisto degli aerei, fa leva essenzialmente su due argomenti: che la sicurezza è una condizione indispensabile per difendere il benessere della Svizzera, tanto da aggressioni militari che da attacchi terroristici; in secondo luogo che l’acquisto dei Gripen è una soluzione ragionevole da un punto di vista economico, poiché vanno a sostituire 54 aerei obsoleti e sarnno impiegati per i prossimi trent’anni.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » dom mag 18, 2014 4:40 pm

Democrazia diretta: la Svizzera boccia il salario minimo e i caccia

http://www.lindipendenza.com/democrazia ... rio-minimo

Non e’ passato il referendum per introdurre il salario minimo in Svizzera: un exit poll indica che solo il 23% ha votato a favore della misura, contro un 77% di contrari. L’introduzione del salario minimo avrebbe avuto effetti pesanti per l’economia visto che a tutti i lavoratori sarebbero stati garantiti 22 franchi (18 euro) all’ora, che al mese fanno uno stipendio minimo pari a 3.270 euro. Si sarebbe trattato di una retribuzione minima piu’ che doppia rispetto a quella di 8,50 euro all’ora della Germania e dei 10,10 dollari proposti negli Usa da Barack Obama.

I sostenitori del si’, il sindacato Sgb e Verdi e socialisti, affermavano che il costo della vita nel piccolo Paese alpino e’ altissimo, con un lavoratore su dieci che fatica a pagare l’affitto e solo il 40% delle professioni che e’ coperto da contratto collettivo. Gli imprenditori elvetici avevano ribattuto che un salario minimo cosi’ alto avrebbe bloccato le assunzioni di giovani e la crescita.

Per quanto riguarda gli altri due quesiti associati a questa tornata di referendum, emerge la bocciatura dell’acquisto di 22 caccia Gripen dal gruppo aerospaziale svedese Saab che avrebbe richiesto tagli in altri settori tra cui l’istruzione.
Come previsto, e’ stato invece approvato il divieto per i pedofili di lavorare accanto ai bambini.

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Dai referendum svizzeri l’ennesima lezione a Roma

http://www.lindipendenza.com/dai-refere ... one-a-roma

di GIAN LUIGI LOMBARDI CERRI

Mi sono letto avidamente il Corriere del Ticino per avere notizie e commenti relativi all’ultimo referendum popolare. Dire che la democrazia romana, al confronto di quella svizzera è uno scherzo di pessimo gusto è solo una constatazione senza la necessità di fare particolari aggiunte. Che cosa hanno deciso i cittadini svizzeri?

Semplicissimo! Hanno deciso , in modo inaggirabile (Roma impari) quanto segue:

1.- I nuovi caccia Gripen non si comprano perchè in questo momento i cittadini NON SI POSSONO PERMETTERE la SPESA. Alla faccia di tutte le teorie sulla necessità di partecipare alle spedizioni internazionali di pace keeping e altre balle del genere ( ricordatevi che abbiamo ben due portaerei a disposizione e ben due marò tenuti in carcere alla faccia dei nostri muscoli e delle nostre querimonie). Il proponente Ministro Uli Maurer , Consigliere Federale ha semplicemente dichiarato, senza acrobazie verbali : “…è una mia sconfitta personale…”. Altro che i ministri italioti i quali vincono sempre anche se perdono.

2.- Non se ne parla del salario minimo, pur di una allettante consistenza. I “mungivacche” ( mi perdonino i montanari svizzeri, ma non intendo minimamente offenderli) i conti li sanno fare e molto bene , anche se non hanno tre lauree a testa.

3.- I condannati per pedofilia NON POTRANNO MAI PIU’ INSEGNARE AI BAMBINI. A dispetto dei filosofi del diritto (sparsi per ogni dove )sulla indipensabilità di commisurare la pena al reato. I cittadini hanno detto NO. Ai nostri figli il pedofilo non insegna mai più! Potrà dedicarsi a tutto quello che vuole ma ai nostri figli mai più. Tenere tuttavia ben presente che in Svizzera i tribunali non condannano per un reato ipotetico, solo perchè il giudicando è un avversario politico.

4.- I bernesi hanno votato NO allo smantellamento immediato della centrale nucleare di Muehlberg, dando così una chiara indicazione di un sensato ripensamento su decisioni prese in stato spiccatamente emotivo.

Con questi sondaggi-decisione /referendum insomma) ben ponderati e discussi, ma attuati con velocità supersoniche i cosiddetti intellettuali progressisti sono stati messi a tacere. Indubbiamente gli svizzeri hanno a disposizione una stampa che non è sistematicamente faziosa, anche perchè la Svizzera è un paese in cui sulla democrazia ( quella vera, non quella farlocca che ci viene sistematicamente propinata) non si scherza perchè, oltretutto, il popolo le ARMI le HA a CASA (per ogni evenienza).

A corollario degli argomenti di cui sopra altre due notizie:

1.- La Consigliera di Stato Laura Sadis, pur avendo viste accettate le sue proposte se ne è andata a casa per eccesso di dissensi. Oltretutto perchè a casa sa come sfamarsi, a differenza di personaggi di nostra conoscenza che, se vanno a casa l’unica cosa che a loro rimane è quella di chiedere la carità davanti alla porta di una chiesa.

2.- Inoltre è stato votato, in Canton Ticino,

– il freno al deficit che non potrà superare il 4% delle entrate ( si, ragazzi il folle 4%)

– il rigoroso blocco del moltiplicatore cantonale di imposta.

Che ne dite?

Questo sanno fare “i produttori di orologi, di formaggi e di cioccolato”, mentre gli scienziati ( che fanno della stupida ironia ) dissertano sistematicamente e unicamente sul sesso degli angeli.

Comenti===============================================================================================================================


Ferdinando Bosco
24 Maggio 2014 at 12:29 am #
In alcuni commenti (Michelangelo, Seo, lucyrrus)affiorano barzellette sorprendenti : “…gli Svizzeri sono più corretti, ,più onesti…” Ah, ah,ah, più onesti?? Gli Svizzeri??? “..(1940)la Svizzera era integrata nell’ambito economico della Germania nazista.. la Svizzera svolse un ruolo importante per la Germania sul MERCATO DELL’ORO. Alla Germania serviva valuta per comprare materie prime di valore strategico…La maggior parte degli Stati,fra cui anche quelli NEUTRALI come la Svezia ed il Portogallo, RIFIUTAVANO DI ACCETTARE ORO TEDESCO; al Reich rimase dunque soltanto la Svizzera per concludere affari in oro e valuta…Tutto ciò si svolse sotto il controllo della Banca Nazionale elvetica e con l’esplicito consenso del Consiglio Federale” (J. ZIEGLER- “LA SVIZZERA,L’ORO E I MORTI”-MONDADORI pag. 26-27).Gli Svizzeri, di fatto alleati con i nazisti, approvarono la politica razziale antisemita dei tedeschi. il capo della polizia elvetica Rothmund, invitato dai “colleghi” della Gestapo ad un party nel lager di Sachsenhausen, ebbe modo di vedere e di conoscere l’atroce destino dei deportati ebrei. Ma egli era pure antisemita, ed in una relazione al governo elvetico scrisse che bisognava difendersi dal pericolo della “GIUDEIZZAZIONE” rappresentato dai fuggiaschi provenienti da Germania, Austria e ,poi, dai Paesi invasi dai tedeschi. Proprio per evitare di accogliere migliaia di Ebrei perseguitati, egli chiese al governo tedesco DI FAR SCRIVERE SUI PASSAPORTI I NOMI DEI CITTADINI TED. O AUSTRIACI EBREI CON L’INCHIOSTRO ROSSO( i nomi dei non ebrei erano scritti con inchiostro nero). Inoltre , per individuarli subito, chiese al governo nazista di stampare sui passaporti dei cittadini ebrei la lettera maiuscola J(=Jude). In questo modo furono accolti soltanto 28.000 ebrei, ma ne furono respinti oltre 100.000, che arrestati immediatamente dai nazi, furono massacrati nei lager.I tedeschi trafugarono le riserve auree di oltre 11 Paesi da loro invasi( Polonia, Danimarca, Belgio, Olanda, Francia, ecc…)depositandole presso le banche svizzere, in cambio di valuta, per comprare materiale indispensabile alle loro forze armate. I nazisti, inoltre, si appropriarono di tutti i risparmi e gli oggetti di valore posseduti dagli Ebrei catturati e ,poi, sterminati. Questa colossale refurtiva finiva regolarmente nelle banche svizzere, su conti dei gerarchi nazisti, quasi sempre cifrati. Le attuali , ingenti, ” riserve auree della Banca Nazionale elvetica sono tuttora costituite in buona parte dall’oro rubato dai nazisti, più precisamente dai LINGOTTI PRODOTTI MEDIANTE LA FUSIONE DI DENTI, FEDI E GIOIELLI PERSONALI STRAPPATE ALLE VITTIME DEI LAGER…..RISULTATO PARADOSSALE: oggi le banche svizzere dovrebbero versare ai discendenti (figli, nipoti,pronipoti)eredi dei dei CRIMINALI NAZISTI il bottino che questi ultimi avevano estorto alle loro vittime nei lager !!!” (ibidem pag. 366). Soltanto da Treblinka “ogni settimana partivano due valigie contenenti da otto a dieci chili d’oro” (ibidem pag. 159); oro che i gerarchi nazi-ladri e assassini depositavano, su conti anonimi cifrati, presso le banche degli “onestissimi fratelli svizzeri. Qual’era il valore complessivo, rivalutato, della colossale refurtiva accumulata nelle banche svizzere nel secondo dopoguerra ? Secondo gli economisti, alcune CENTINAIA DI MILIARDI DI DOLLARI mai restituiti ai legittimi proprietari (Stati nazionali o singoli individui). Se a questo enorme bottino aggiungiamo i gli ingenti risparmi depositati presso le banche elvetiche dagli Ebrei europei perseguitati, prima della loro deportazione e del loro sterminio, allora possiamo comprendere come questo piccolo popolo ( circa 5.000.000 di individui ,anni 1933-45)di montanari poverissimi fino al 1933 si sia velocemente industrializzato(grazie a prestiti concessi, ad interessi irrisori, dalle banche, piene di oro e valuta), diventando una delle comunità più ricche della terra . ” L’oro rubato da Adolf Hitler e dai suoi scherani, che in gran parte si trova ancora in Svizzera, non è poi molto diverso dal denaro criminale che il tiranno dello Zaire, Mobutu(anno 1997) deposita sui suoi conti privati nelle grandi banche svizzere. MILIONI DI UOMINI, DONNE E BAMBINI SONO STATI UCCISI PER ORDINE DI HITLER; CENTINAIA DI MIGLIAIA DI BAMBINI MUOIONO OGNI ANNO DI EPIDEMIE E DENUTRIZIONE IN ZAIRE ED IN ALTRI PAESI DELL’AFRICA, DELL’ASIA E DELL’AMERICA LATINA, SOLO PERCHE’MOBUTU E GLI ALTRI DITTATORI DELLA SUA RISMA SPOGLIANO I LORO RISPETTIVI PAESI CON L’AIUTO DEGLI AVVOLTOI DELLA FINANZA SVIZZERA………NON VORREI CHE TRA CINQUANT’ANNI I MIEI NIPOTI DOVESSERO RIVIVERE LO STESSO ERRORE , IL GIORNO IN CUI SCOPRISSERO CHE L’IMPRESSIONANTE RICCHEZZA DEL LORO PAESE SI NUTRE DEI CAPITALI DEI MAGNATI DEL CRIMINE…E DEL DENARO MACCHIATO DI SANGUE DEI DITTATORI E DEGLI SFRUTTATORI DEL TERZO MONDO”(ibidem pag . 53). Ma come sono corretti ed onesti questi svizzeri !!! Sappiamo da tempo che altri avvoltoi, in altri luoghi(Austria, isole Cayman, Isole Vergini, Lichtenstein,Londra, USA) tentano di emulare i delinquenti svizzeri che, nel settore, rimangono ancora maestri insuperati.. Secondo Seo, questo crimine finanziario, che provoca effetti devastanti in lontani Paesi della terra impoveriti proprio dalle rapine contabili degli schifosi maestri del riciclaggio, sarebbe un fatto normale, legale, perchè ogni Paese fa i suoi interessi. Complimenti ! Tipica mentalità da indipendentista celtico di “razza superiore”


Alberto Pento
24 Maggio 2014 at 9:54 am #
Fertinando Bosco el scrive:

…Le attuali , ingenti, ” riserve auree della Banca Nazionale elvetica sono tuttora costituite in buona parte dall’oro rubato dai nazisti, più precisamente dai LINGOTTI PRODOTTI MEDIANTE LA FUSIONE DI DENTI, FEDI E GIOIELLI PERSONALI STRAPPATE ALLE VITTIME DEI LAGER…..

No te se gnanca coel ke te dixi!
Ti lurido talian a te si manco de on mona.
Pensa a l’oro e a li skei e a le vide omane ke ga robà li Savoia e el Stado Talian da co el se ga costituio co la violensa, l’engano, la troufa, le falberie … pensa al patimento dei veneti par colpa de li taliani.
Pensa a l’oro e a l’arxento e a le vide robà dai romani a le xenti mediterane e ouropee …

Łi barbari romani
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... l0bVE/edit
Łi sasini de l’ebreo Cristo – I romani
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... dtS1k/edit
L’oror de łi tałego romani
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Nyamc/edit


lo psichiatra
24 Maggio 2014 at 11:28 am #
Oh Dio,riappare il nazista veneto che detesta i Romani di 2000 anni fa.Questo psicopatico ha il cervello come quello del cane di Pavlov. Quando legge delle critiche nei confronti dei suoi nazisti austro-tedeschi ( o svizzeri), parte all’attacco ,col computer, citando i misfatti dei Romani di 2000 anni fa. Se i Romani fossero vissuti anche nel giurassico, lui citerebbe anche i loro “possibili” misfatti ai danni dei dinosauri o degli australopitechi. pentooo… curati, gli psicofarmaci non ti fanno più effetto , ti occorre un immediato TSO !!


Seo
24 Maggio 2014 at 11:12 am #
Caro Bosco, se lei conosciesse anche solo minimamente i regolamenti che reggono il sistema bancario svizzero non parlerebbe così, ma si sa, l’ignoranza è una gran brutta bestia.
In Svizzera ci sono regole severissime per le banche. Non possono accettare qualsiasi capitale, e devono identificarne la provenienza, purtroppo non sempre è così facile. Ma di chi è la colpa, di chi commette il crimine e pulisce i suoi introiti, come la mafia in Italia, o di chi accetta fondi che sono già stati ripuliti? Guardi che il grosso del riciclo dei proventi mafiosi avviene già in Italia e nella UE prima di arrivare da noi.
Poi è vero che ci sono state anche banche e collaboratori di banche che hanno violato la legge, ma non è perchè l’Italia è la culla e la patria della mafia, che tutti gli italiani sono mafiosi!
E’ ora di finirla di dire che la ricchezza della Svizzera deriva dai traffici loschi delle banche, è alquanto riduttivo.
E’ stato uno dei primi paesi dell’Europa continentale dove l’industrializzazione ha preso piede. Le banche rappresentano meno del 12% del PIL e di questo oltre il 50% proviene dal mercato interno e per il restante 50% da capitali esteri o affari con l’estero che sono dichiarati e alla luce del sole. Lei cita i conti cifrati, ma per la legge svizera un conto cifrato non è più segreto di un conto nominativo. La banca deve conosciere gli aventi diritto e in caso di richiesta giuridica, deve fornire i dati alle autorità competenti. Ma in Italia avete questo mito del conto cifrato… mah!

Ziegler è un intellettuale di sinistra con il dente avvelenato che ha avuto il merito d’aver sollevato il problema sulla posizione svizzera durante la seconda guerra mondiale e non solo. Per conoscere comunque la verità storica non bisognerebbe limitarsi a leggere un “romanzo” e pensare d’aver capito tutto!
Se si leggesse “Il rapporto Berger”, commissione internazionale di storici presieduta per l’appunto dal Prof. Berger, si renderebbe conto che Ziegler ha esagerato e che la Svizzera, all’epoca, non ha avuto scelta.
Caro Bosco, non mi risulta che sia stata la Svizzera a richiedere d’essere praticamente isolata in mezzo all’Europa nazista e fascista. Vorrei ricordarle che i veri alleati della Terzo Reich eravate voi, con l’Austria annessa e la Francia di Pétain. La Svizzera ha avuto la fortuna di non essere stata invasa, ma eravamo in mezzo, senza nessuno sbocco e con poche possibilità di reggere il colpo a lungo in caso d’invasione. Ora la responsabilità di un qualsiasi governante è quella di salvaguardare il suo paese e i suoi cittadini, e in certe situazioni, anche turandosi il naso, bisogna scendere a patti. La neutralità Svizzera, riconosciuta comunque da tutte le parti in causa, prevede equidistanza dai belligeranti, e venivano favoriti tanto gli alleati che l’asse nazi-fascista allo stesso modo, nè più nè meno.
Noi comunque la revisione della nostra storia l’abbiamo fatta, abbiamo ritornato agli eredi i fondi sottratti dai nazisti agli ebrei e c’è stata una presa di coscienza da parte del popolo, sotto pressioni internazionali, ma l’abbiamo fatto.
Per contro non mi risulta che voi, i veri alleati dei nazisti, abbiate già fatto questo passo. Siete rimasti alla contrapposizione tra fascisti e comunisti, e c’è ancora tanta gente in Italia che vedrebbe di buon occhio il ritorno del fascismo e rimpiange il ventennio.
E’ al corrente che le banche israeliane tengono tutt’ora in pancia capitali e risparmi di vittime dell’Olocausto e non solo non li hanno ancora ritornati, ma non hanno nessuna intenzione di farlo.
Gli USA, il paese più prepotente del pianeta, hanno fatto affari con il regime nazista prima e durante la guerra, qualcuno ne parla?
L’Italia le deportazioni le ha eseguite, per conto nei nazisti, ma le ha eseguite, tutto questo famigerato oro che lei cita, proviene anche dai vostri crimini!
Ma è fin troppo facile attaccare gli altri, ci fà sentire migliori! Vero Bosco?
Prima di guardare la pagliuzza nell’occhio del vicino bisognerebbe preoccuparsi della trave che c’è nel proprio!

Ferdinando Bosco
24 Maggio 2014 at 10:51 pm #
Seo,lei scrive che Ziegler ha il dente avvelenato. Con chi ? Perché? Egli è( se pensionato, era) un noto intellettuale svizzero, professore di Sociologia e Diritto nelle Università di GInevra e di Parigi(Sorbona) ed è , anche, Relatore nel Consiglio dei diritti umani all’ONU. Ha ,quindi, un curriculum di tutto rispetto ed i suoi saggi critici sulla storia svizzera sono ben documentati e privi di esagerazioni. Come il nostro Saviano , è stato costretto a vivere sotto scorta perchè qualcuno lo ha minacciato con lettere anonime.(Le minacce, in , Italia provengono dalla camorra. in Svizzera? Dallo Stato o dalle banche ?) Un altro noto intellettuale svizzero, lo storico professor Jacob Tanner (insegna nelle Università di Berna e Zurigo) ha condiviso i risultati degli studi di Ziegler , scrivendo : ” IN SVIZZERA NON C’E’ MAI STATA DENAZIFICAZIONE”. E l’autore del rapporto da lei citato,J. F. Bergier,intervistato a Zurigo (“Facts”) il 9-1-1997, ha scritto : “Avevamo paura di fare sulla Storia uno spietato lavoro di chiarimento. LA SVIZZERA HA FINORA IDEALIZZATO IL SUO PASSATO E RIMOSSO GLI ASPETTI SCONVENIENTI DELLA SUA STORIA….GLI STORICI HANNO SPESSO DIFFICOLTA’ AD ACCEDERE A INFORMAZIONI COMPLETE”. Stato svizzero e banche , su molti documenti relativi agli anni 1933-45, pongono il divieto di consultazione . Chissà perché ?…. Scrive Ziegler :” E’ proprio durante la seconda guerra mondiale che è nata la potenza mondiale delle banche svizzere(pag.347)….Dovrei essere riconoscente a quei ministri opportunisti, ai ricettatori di oro ed ai trafficanti d’armi… che operavano (in Svizzera) nella seconda guerra mondiale?…I potenti di questo Paese non hanno imparato niente, non si sono scusati e non si sono dimessi. Al contrario, per far dimenticare la loro complicità con Hitler, hanno fabbricato UNA MENZOGNA GIGANTESCA…La classe dirigente elvetica commenta dal 1945 gli eventi del mondo con altezzosa sicurezza , sempre pronta ad impartire lezioni di morale (pag.346-347). Proprio come fa lei ,da tipico svizzero, Signor Seo.Nel gennaio del 1997, il presidente della Jewish Agency, A. Burg, definì la sottrazione della maggior parte del bottino dell’Olocausto “IL PIU’ GRANDE FURTO DELLA STORIA CHE SIA MAI STATO ORGANIZZATO DALLE BANCHE” (pag.335). Quanto alle vicende italiana, durante il nefasto periodo fascista, potrei fare alcune considerazioni : 1) Mussolini, l’imbecille padano di Predappio, con i suoi servili collaboratori (militari e politici), è il principale responsabile delle catastrofiche decisioni che hanno determinato l’alleanza con i delinquenti Austro-tedeschi e la penosa sconfitta militare; 2)l’antisemitismo fascista, per quanto odioso e criminale, non ha prodotto campi di annientamento(come invece accadde nel Terzo Reich), né arricchimento bancario né industrializzazione (come in Svizzera); 3) le deportazioni di Ebrei italiani in Germania sono avvenute durante l’occupazione militare tedesca, e alle retate organizzate dai nazisti, hanno partecipato pochi fanatici militi repubblichini. Il popolo italiano, a differenza di quello Austro-tedesco, non ha manifestato odio antisemita, anzi (come ricordato anche dallo storico Daniel Goldhagen), in alcuni lodevoli casi, ha aiutato gli Ebrei perseguitati . In particolare, i militari italiani di stanza in Dalmazia ed in Francia Meridionale hanno protetto, dai tedeschi persecutori, le comunità ebraiche. Non é vero, come lei afferma che la Svizzera ha avuto la fortuna di non essere invasa dai tedeschi. La fortuna non c’entra. La Svizzera era, di fatto, alleata occulta della Germania. Alcuni capitalisti svizzeri, di tendenza antisemita, fin dal lontano agosto 1923, hanno finanziato Hitler. Egli era stato invitato a Zurigo (Hotel Gothard, Bahnhofstrasse)ad un sontuoso banchetto organizzato dalla famiglia Wille-Rieter, importante azionista della banca “Credito Svizzero”. E l’antisemita Hitler, in quell’anno, era ancora un agitatore politico di scarse speranze. Ma l’avido fiuto razzista dei banchieri elvetici, interessati soprattutto al denaro, era stato propulsivo. Ottenuto il potere(1933) , Hitler diede inizio al riarmo delle forze armate germaniche che, grazie ad enormi investimenti, diventarono le più potenti in Europa. Però, così facendo, il dittatore nazista investì ed esaurì l’intera disponibilità finanziaria(in valuta ed in riserve auree)della Germania. il 7 gennaio 1939 , il ministro delle finanze nazista H.Schacht inviò un allarmante memorandum al suo capo(il documento é conservato negli archivi), in cui gli comunicava che le riserve auree ed in valuta erano esaurite. la Germania era , quindi, prossima al fallimento economico-finanziario ed aveva,quindi, un disperato bisogno di finanziamenti. Il gangster austriaco trovò la “soluzione”. Il primo settembre dello stesso anno aggredì la Polonia, trafugandone subito le riserve auree.La Svizzera fu l’unico Paese che riciclò (e ricettò) i lingotti polacchi in cambio di valuta . Il grande gangster…impadronendosi successivamente del Benelux e della Norvegia, ammassò un bottino considerevole. Era necessario che il frutto delle sue ruberie venisse riciclato da un complice insospettabile….sotto un’etichetta neutrale (pag. 60). Ciò vale anche per i denti d’oro strappati alle vittime dei campi di sterminio dalle SS, per le fedi ed i gioielli sottratti ai deportati…IL MERCATO SVIZZERO SI ASSUNSE QUESTI NOBILI INCARICHI: GLI AVVOLTOI DELLA FINANZA ..ELVETICA FURONO I RICETTATORI ED I RICICLATORI DELLE RISERVE D’ORO RUBATE NELLE BANCHE CENTRALI… DEGLI 11PAESI PROGRESSIVAMENTE INVASI. SONO GLI AVVOLTOI SVIZZERI CHE HANNO FINANZIATO LE GUERRE DI CONQUISTA DI HITLER (pag.60). IL FRANCO SVIZZERO FU DURANTE LA GUERRA L’UNICA MONETA NEGOZIABILE NEL MONDO INTERO. Perchè la Germania avrebbe dovuto invadere la Svizzera se questo era l’unico Paese che consentiva finanziariamente ai tedeschi di continuare a combattere? W. Funk , ministro tedesco della Germania nazista, ha scritto:” La Svizzera è L’UNICO PAESE attraverso il quale possiamo procurarci valuta” (pag.84). Il giornale inglese Evening Standard ha scritto (13/ 9/1996):” La neutralità svizzera: solo una scusa per arricchirsi”. Altri Paesi neutrali(Svezia, Portogallo, ecc..), passibili, in quegli anni di minacce naziste, hanno rifiutato di riciclare il bottino nazista, sporco del sangue di milioni di innocenti. La furbissima Svizzera era, invece , pronta fin dal 1923. I soldi prima di tutto ! E fu così che un popolo di poveri emigranti e mercenari diventò ricchissimo e, scoperto il “trucco”, ha continuato “onestamente” , per decenni a riciclare e ricettare enormi capitali , depositati da criminali, dittatori ed evasori del pianeta terra .

Seo
25 Maggio 2014 at 11:40 am #
Pento ha ragione, fa finta di non capire! Bosco, ripete quello che già ha scritto nel primo post… ha fatto un copia incolla? Io non ho mai detto che la Svizzera è senza macchia, abbiamo fatto anche noi i nostri sbagli, quale paese non ha scheletri negli armadi? L’Italia è dalla sua fondazione che ne ha, per arrivare ai giorni nostri, dove stragi di stato sono ancora coperte da segreto. Noi a differenza vostra, un po’ di pulizia l’abbiamo fatta, non si può tornare indietro, quel che è stato è stato, ma una presa di coscienza e l’ammissione dei propri errori, con tutto quel che ne consegue, aiuta ad evitare il ripetersi di tali errori e fanno cresciere un paese e un popolo.

Una Svizzera libera e indipendente faceva comodo a tutti durante la 2. guerra mondiale, lei pensa che gli alleati l’avrebbero lasciata fare se non fossero stati d’accordo? Anche loro la usavano come centro di spionaggio, e piazza finanziaria. E’ indubbio che il fatto di non aver subito distruzioni ha lasciato il nostro patrimonio industriale indenne e pronto a produrre non appena finita la guerra, dando un notevole vantaggio sui paesi usciti in macerie dalla guerra. Non erano solo le banche ma tutto il sistema che ha permesso al paese di diventare quello che poi è diventato.

Per tornare a Ziegler, non metto assolutamente in dubbio le sue competenze, ma la sua parzialità si. Lui si è limitato a scrivere libri, che comunque doveva vendere, ha dato un punto di vista, storico, ma pur sempre un punto di vista. Lui fa parte di quel gruppo di La commissione Berger, anche se magari a volte con dificoltà, ha avuto accesso a tutti i documenti necessari per poter ricostruire il quadro storico del paese in quell’epoca. Nel suo rapporto vi sono sia i lati oscuri del comportamento del paese, sia i lati piu luminosi. Perchè anche in Svizzera, su pressioni tedesche, vi erano delle leggi restrittive sull’accoglienza di profughi, ebrei e non solo, ma poi la realtà era ben diversa. Quanti soldati, doganieri, cittadini hanno aiutato persone in difficoltà? Quanti profughi sono stati accolti? Quando la pressione nazi-fascista è calata sulla Svizzera, con le disfatte in Russia e lo sbarco in Normandia, la politica di respingimento si è comunque allentata.

Seo
25 Maggio 2014 at 11:50 am #
Ops… mi è partito il post per sbaglio :-)
Nell’ultimo paragrafo, quello di Ziegler per intenderci, stavo scrivendo che fa parte di quel gruppo d’intellettuali di sinistra che vedrebbero di buon occhio la fine della Svizzera così come la conosciamo. Che cercano di minare, anche con iniziative e referdum popolari i pilastri del paese. Obiettivo ultimo è l’integrazione della Svizzera nell’UE. Il dente avvelenato Ziegler ce l’ha con la Svizzera in quanto tale. Ecco perchè scrive libri di parte. Inoltre anche lui qualche scheletro nell’armadio ce l’ha… Amicizie strane, per esempio con quel criminale che era Gadafi, quello che voleva smembrare la Svizzera e dividerla tra i paesi che la circondano… dimenticavo che il leader libico era anche il miglior amico del vostro condannato, malfattore e vergognoso ex presidente del consiglio!

Ferdinando Bosco
27 Maggio 2014 at 7:09 pm #
Seo, le sue risposte contengono tali falsità da suscitare sorpresa e sorrisi di compatimento. Lei scrive di doganieri e soldati, alle frontiere elvetiche, pronti ad accogliere gli infelici Ebrei perseguitati dai tedeschi. Ma dove? Ma quando ? Le cito le dichiarazioni (lettera autografa, oggi in archivio) di Max Feingold, ebreo-tedesco , fuggiasco, e richiedente asilo assieme alla moglie , alla dogana nei pressi del colle di Balme, nel Vallese:” martedì 13 ottobre 1942, alle 7 di sera , ho tentato con mia moglie (incinta di 4 mesi)di entrare in Svizzera , per il colle di Balme…..mia moglie era completamente esausta…e’ arrivato un doganiere svizzero ed ha cominciato a coprirci dei peggiori insulti. Ci ha detto tra l’altro:” Siete ebrei,nel nostro paese ne abbiamo già abbastanza di questa gentaglia, qui non abbiamo bisogno di porcherie !..qualunque cosa voi siate ve ne dovete andare! !…E’ arrivato un altro doganiere..che ha tenuto ai soldati riuniti il seguente discorso: ” Soldati, perché siete qui? A causa di questi sporchi ebrei! …bisogna che questa gentaglia crepi e sia sterminata” e, girandosi verso mia moglie in lacrime , le disse:” se non ve n’è andate , spacco la testa di vostro marito in due con il calcio del mio fucile. ” E a me ha detto :” se fate un solo passo indietro , vi abbatto come un cane !!!” Scrive C. Graf: ” la politica restrittiva della Svizzera nei confronti dei rifugiati e’ stata anche determinata da un atteggiamento antisemita, …assai diffuso nel paese”.(pag.290-291-292). Tra le centinaia di militari svizzeri, di stanza alle frontiere, restii ad accogliere stranieri perseguitati dai tedeschi, c’ e’ stata una sola eccezione positiva: il capitano Grüninger, nel cantone di San Gallo ,che disobbedendo alle crudeli leggi svizzere,non volle negare l’accoglienza ad oltre 2.000 ebrei in fuga dall’Austria. La reazione dello Stato elvetico fu immediata: processato e radiato.Senza diritto di pensione ! Oltre100.000 Ebrei furono respinti, e quindi , come ho scritto sopra, poi, massacrati dai tedeschi “fratelli di lingua e cultura”.soltanto 28.000 gli accolti, sostenuti economicamente da una vergognosa tassazione imposta dallo Stato svizzero agli Ebrei, nati e residenti in Svizzera. Inaudito! E’ come se , oggi, lo Stato Italiano imponesse ai poveri fuggiaschi siriani ed egiziani ,sbarcati in Sicilia,di essere mantenuti tramite una tassazione imposta ai loro compatrioti residenti in Italia. Per non citare, poi, l’ignobile rifiuto di asilo agli Ebrei che, da tempo, detenevano ingenti depositi nelle banche svizzere. Depositi , poi, incamerati ..da chi? Visto che i proprietari furono sterminati nei lager.Che lei , Seu, svizzero, accusi le banche israeliane di non aver rimborsato gli eredi delle vittime dei deportati..e’ il colmo! Vuol far dimenticare furbescamente lo scandalo delle solite “oneste” banche svizzere che, ancora oggi, rifiutano di rimborsare gli eredi degli assassinati perché non possono esibire il “certificato di morte” dei parenti proprietari dei depositi. Come se i delinquenti tedeschi (Mengele, Höss, ecc.) che assassinavano milioni di Ebrei(vecchi, donne, bambini,uomini) sì premuravano, dopo l’esecuzione, di redigere documenti attestanti il loro decesso. E che dire dell’onesta banca UBS che si è’ appropriata degli enormi depositi degli scomparsi nei lager, facendo distruggere dai suoi impiegati , i documenti e gli estratti conto attestanti la somma dei risparmi dei titolari assassinati? Un dipendente onesto, C.Meili, disobbedendo alle ignobili direttive dei dirigenti della sua sede (UBS) di Zurigo(Bahnhofstrasse), e’ riuscito a recuperare e conservare tutti i documenti bancari, finiti nel cestino della spazzatura, consegnandoli alla comunità israelitica di Zurigo, che ha subito denunciato la banca. Il principale quotidiano di Zurigo, ha commentato ipocritamente l’episodio:” incomprensibile distruzione di documenti da partedell’UBS” …incomprensibile? LADRIIII ! Ovviamente la legge , in Svizzera, va osservata rigidamente e, come accaduto al capitano Grüninger, il signor C. Meili e’ stato immediatamente licenziato! Lei scrive che gli intellettuali come Ziegler “cercano di minare…i pilastri del paese” . I pilastri del paese? Quali sono? Gli enormi capitali dei criminali , ricettati e riciclati, che fanno sorgere ogni giorno , nella “laboriosa e onesta “5Svizzera, una nuova industria? Non contenti di aver derubato le comunità ebraiche (anni 1933-45) e di aver contribuito al loro massacro, oggi, gli integerrimi elvetici continuano imperterriti ad incassare cifre pazzesche , collaborando con dittatori e criminali di tutti i continenti. ” da 300a500miliardi di dollari: e’ questa la stima dei profitti annuali del mercato della droga. Una montagna di denaro sporco di morte, il cui principale ricettacolo ….e’ il sistema bancario svizzero…che ha in Zurigo la propria capitale…Vere e proprie multinazionali del crimine…godono “nell’emirato elvetico” della protezione di alti esponenti della politica e della magistratura ( LA SVIZZERA LAVA PIÙ’ BIANCO-Mondadori). L’ex presidente del consiglio italiano, il mascalzone lombardo SilvioBerlusconi, e’ stato condannato ed ora e’ uno squallido pregiudicato. I vostri politici, a quanto pare, secondo Ziegler, non sono minimamente scalfiti dalla legge. Essi, ricchissimi e corrotti, sono la legge !!! Chus Seu.

Al
25 Maggio 2014 at 4:09 pm #
Bosco, bla bla bla e ancora bla.
Ripassati un po’ la storia, che tra quello che avete fatto in Africa e in Europa nemmeno i nazisti sono arrivati a tanto.
Infatti nei campi di concentramento (e uno pure di sterminio) italiani in Croazia il tasso di mortalità era ben superiore di quelli tedeschi. Per non parlare delle pulizie etniche…
Memoria corta o ignoranza e stupidità allo stato puro?
Dalla svizzera, a te e a quelli come te, un vaffanculo gratis ripetibile al bisogno.

Alberto Pento
26 Maggio 2014 at 8:35 am #
On lurido talian kel copa on xlavo:
http://www.ruralpini.it/images/Sangue_v ... vinti1.jpg

Ferdinando Bosco
27 Maggio 2014 at 7:35 pm #
Ignorante , in Croazia, nel campo di concentramento non c’erano deportati ebrei ma militari prigionieri di guerra e civili accusati di far parte dei gruppi partigiani. Forse non sai leggere, ma io ho scritto che Mussolini ed i fascisti sono stati una tragedia per l’Italia. Che poi il numero degli uccisi in questi campi sia maggiore di quelli sterminati dai tedeschi, (con il supporto svizzero, come chiarito sopra) vallo a raccontare a tuo nonno . Bugiardo ed ipocrita come tutti gli svizzeri che vi arricchite approfittando delle disgrazie altrui!

Ferdinando Bosco
27 Maggio 2014 at 9:37 pm #
P.S.una rettifica. Nel campo di concentramento di Arbe, furono internati , durante la gestione italiana , 10.000 prigionieri ! Soprattutto Slavi, ma anche Ebrei, che però decisero VOLONTARIAMENTE di rifugiarsi dagli Italiani, per evitare la feroce persecuzione tedesca e degli ustascia. Tanto e’ vero che,dopo l’armistizio italiano, uscirono sani e salvi e formarono un battaglione ebraico che combatte’ contro i tedeschi ed i loro alleati ustascia.Tra i prigionieri slavi ci furono molte vittime, soprattutto per fame e malattie , ma non per violenza sadica o, peggio, vittime di camere a gas, che erano attivate soltanto dai tedeschi. Non ci sono statistiche esatte, forse i morti furono 3.500. Il campo di Buchenwald era , invece, un campo di annientamento, dove furono deportati oltre 250.000 prigionieri, in maggioranza Ebrei. Ne furono uccisi oltre56.000. La moglie del comandante era famigerata per il suo sadismo. Faceva scorticare la pelle tatuata dei cadaveri per ricavarne copertine per libri e paralumi. La ferocia dei tedeschi non e’ comparabile a quella di altri popoli, resterà la più allucinante per omnia saecula saeculorum. Con questo, ripeto , non giustifico i fascisti italiani. Ma paragonarli alle belve tedesche..


http://archive.today/JOwIa
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » sab mag 24, 2014 9:53 pm

Rapporto finale e studi particolari della Commissione Bergier sulla Svizzera durante la Seconda Guerra Mondiale

https://sites.google.com/site/tabasio/r ... onebergier

RAPPORTO FINALE DELLA COMMISSIONE BERGIER, 22 MARZO 2002

Riproduco qui sotto il resoconto della conferenza stampa finale della commissione presideduta dal professor Jean-François Bergier (1931-2009), pubblicato dall'Agenzia telegrafica svizzera (ATS) il giorno stesso, il 22 marzo 2002. Seguono una scheda sugli elementi principali che emergono dal rapporto finale e dai 25 studi settoriali, una cronologia e una scheda su mandato, costi e composizione della commissione Bergier (tutte di produzione ATS e pubblicate lo stesso giorno).

Sul tema v. anche i documenti audiovisivi SRG SSR Timeline: Fondi ebraici, oro nazista e rapporto Bergier, in particolare Il rapporto Bergier e Intervista a J.-F. Bergier.


Commissione Bergier: presentato rapporto finale, giudizi severi

Una neutralità che "servì spesso da paravento", accomodamenti con i nazifascisti "andati troppo lontano", una politica verso i profughi "inutilmente" draconiana: la commissione Bergier, nel suo rapporto finale presentato oggi a Berna dopo cinque anni di lavoro, ridimensiona parecchio il mito di una Svizzera neutrale e terra d'asilo sopravvissuta indenne alla guerra per il solo potere dissuasivo del suo esercito.

Con la sua sintesi di oltre 500 pagine e i 25 studi settoriali che l'accompagnano (oltre 10'000 pagine), la Commissione indipendente d'esperti Svizzera - Seconda guerra mondiale (CIE) ha compiuto su mandato ufficiale un esame autocritico unico al mondo. Ma non ha ha elaborato una "storia generale" del paese al tempo del nazionalsocialismo, ha tenuto a precisare il presidente Jean-François Bergier. Il suo mandato era soltanto di chiarire alcuni punti controversi e poco noti in cui appariva che i dirigenti politici ed economici del paese avessero in parte abdicato alle loro responsabilità.

"Effettivamente, siamo giunti alla conclusione che in tre campi l'assunzione delle proprie responsabilità è stata carente, addirittura molto carente", ha affermato Bergier: la politica d'asilo di Confederazione e cantoni; gli accomodamenti con le potenze dell'Asse consentiti dallo Stato e da una parte dell'economia privata; le resituzioni del dopoguerra.

Politica d'asilo: "si tratta di gran lunga della questione più delicata, poiché riguarda la vita di migliaia di esseri umani", ha detto Bergier. La CIE, tenendo conto delle critiche seguite al suo rapporto sulla questione, ha cercato nella sintesi finale di contestualizzare l'atteggiamento di chiusura elvetico, indicando che era comune a buona parte dei paesi, USA compresi.

Essa non si esime tuttavia dal ribadire che "nel suo atteggiamento verso i profughi la neutrale Svizzera non solo venne meno ai suoi propri parametri, ma violò pure elementari principi di umanità": moltissime persone in pericolo furono respinte senza motivo; altre furono accolte, ma non sempre se ne rispettò la dignità umana.

Eppure - ha detto Bergier - le autorità erano al corrente del destino che attendeva le vittime, "e sapevano che un atteggiamento più flessibile e generoso non avrebbe avuto conseguenze insopportabili né per la sovranità del paese né per le condizioni di vita della popolazione, per precarie che fossero". L'affermazione secondo cui la politica delle autorità elvetiche ha contribuito alla realizzazione del più atroce obiettivo nazista, quello dello sterminio, è dunque "forse provocatoria nella forma, ma rispettosa della realtà".

"Il coraggio di alcuni cittadini, il loro senso della giustizia e il generoso impegno di ampie cerchie della popolazione, hanno un po' mitigato la politica ufficiale, senza però poterne mutare il corso", ha rilevato Bergier.

Anche nell'assecondare le potenze dell'Asse "si è andati troppo lontano", si dice convinta la commissione, che tuttavia non ha trovato "nessun caso di cooperazione per motivi ideologici o per simpatia verso il regime nazista", né da parte di organi statali né da parte dell'industria. Talune imprese vi hanno visto una opportunità di guadagno, altre una condizione per sopravvivere, al pari della Confederazione.

"Tuttavia - ha rilevato Bergier - tale collaborazione ha avuto per effetto di ledere il rigoroso rispetto della neutralità. Una neutralità che empiva la retorica ufficiale, che legittimava azioni a volte scabrose o il rifiuto d'agire. Uno slogan multiuso, ma che permise distorsioni dei doveri imposti dal diritto di neutralità".

Terzo campo di "responsabilità mal gestita": le restituzioni. Sia la Confederazione, attraverso disposizioni legali insufficienti e inadeguate, sia le imprese private, le banche, le assicurazioni, i fiduciari, le gallerie d'arte o i musei non hanno adottato con la dovuta serietà e tempestività le misure che si imponevano. Non per malevolenza o brama di arricchirsi, ma soprattutto per negligenza, per la mancata percezione di un problema ritenuto marginale, oppure per il desiderio di conservare intatti i vantaggi derivanti dalla strategia della discrezione.

Questa politica - ha rilevato Bergier - ha creato i cosiddetti "averi in giacenza" ed è all'origine di tutte le rivendicazioni e di tutti i problemi che la Svizzera si è vista costretta ad affrontare in questi ultimi anni, "avendoli trascurati quando sarebbe stato il momento di risolverli".

La commissione affronta pure l'accusa, formulata nel rapporto sull'"oro nazista" pubblicato il 7 maggio 1997 dal sottosegretario al commercio USA Stuart Eizenstat, secondo cui la Svizzera avrebbe contribuito a prolungare il conflitto mondiale. La sua risposta è che "né le forniture di armamenti né il finanziamento di materie prime strategiche ebbero (...) il tangibile effetto di prolungare la guerra. La CIE non ha trovato nessuna prova in questo senso. A suo avviso, "non si può neppure concludere che senza la Svizzera sarebbe finita prima".

Quanto alla domanda se la Svizzera abbia approfittato della guerra, la risposta "dipende dal metro di giustizia applicato", scrive la CIE senza sbilanciarsi.
La commissione critica in tale ambito "la scarsa presenza del Consiglio federale in questioni d'eminente portata", tanto più che il governo disponeva dei pieni poteri. La sua passività è stata "lampante" in almeno due casi: le transazioni in oro con la Reichsbank e il transito ferroviario. In
entrambi i casi il governo si disinteressò della questione, lasciando mano libera a Banca nazionale e FFS.



Commissione Bergier: 10'000 pagine in pillole - scheda

La sintesi finale e i 25 studi particolari che accompagnano il rapporto finale della commissione Bergier superano insieme le 10'000 pagine. Eccone in pillole le principali conclusioni, alcune riassuntive di interi studi, altre
contenute in essi o nella sintesi:

NEUTRALITÀ - Durante la Seconda guerra mondiale in diverse occasioni la Svizzera non rispettò il diritto della neutralità. La convenzione dell'Aja proibisce infatti ad un paese neutrale di esportare armi verso un paese in guerra e vieta il transito di materiale bellico appartenente ad una nazione belligerante.

GUERRA PROLUNGATA? - Durante la guerra la Svizzera fornì alla Germania nazista beni importanti, ma non decisivi per l'esito del conflitto. Per il Reich, l'elemento centrale delle relazioni fu la funzione della Svizzera quale fornitrice di divise. Per la commissione Bergier non è scientificamente possibile determinare se la politica economica estera della Svizzera abbia prolungato il conflitto.

PROFUGHI - "Una politica più sensibile alle esigenze umanitarie avrebbe salvato migliaia di persone dal genocidio", afferma la commissione Bergier, secondo la quale "l'apertura dei confini non avrebbe causato un'offensiva delle potenze dell'Asse, né generato insormontabili difficoltà economiche". L'antisemitismo giocò un
ruolo importante nella politica delle autorità elvetiche.

RESPINTI E ACCOLTI - Non si potrà mai sapere quanti furono i profughi del nazifascismo respinti dalla Svizzera. È comunque "lecito ritenere" che i respinti siano stati "più di 20'000". Inoltre le rappresentanze diplomatiche svizzere all'estero negarono 14'500 richieste d'immigrazione. I profughi accolti furono circa 300'000: circa 60'000 i civili, di cui un po' meno della metà ebrei.

BOLLO "J" - La responsabilità del famigerato timbro "J" sul passaporto degli ebrei tedeschi deciso nel 1938 fu certamente svizzera. E le colpe attribuite per decenni all'allora capo della Divisione di polizia Heinrich Rothmund vanno piuttosto accollate all'intero governo. Scriveva il ministro degli esteri Giuseppe
Motta: "Il Consiglio federale ha approvato all'unanimità l'accordo con la Germania (...). Il sig. Rothmund può dunque tranquillamente mettere a tacere i piccoli scrupoli che ancora lo assillavano".

EBREI SVIZZERI - La diplomazia elvetica non protesse i cittadini svizzeri di religione ebraica che risiedevano all'estero dalle spoliazioni dei nazisti. Le autorità tralasciarono di reagire alla politica di confisca, infischiandosene di principi giuridici come l'uguaglianza o il «minimum standard», che garantisce a tutti i residenti in una nazione - stranieri compresi - un nucleo di diritti fondamentali, come quello alla proprietà privata.

ZINGARI - Le autorità svizzere mantennero negli anni del nazismo una politica di totale rifiuto degli zingari, pur sapendo che cosa avveniva di loro nel Terzo Reich. Se per gli ebrei qualche spiraglio restava aperto, per i nomadi la frontiera rimase ermeticamente chiusa. Persino a zingari con passaporto rossocrociato fu rifiutato l'ingresso in Svizzera con pretesti diversi. Alcuni finirono in campi di concentramento o di sterminio.

TRENI DELLA MORTE - Nessun "treno della morte" carico di deportati attraversò la Svizzera verso la Germania durante la guerra. È invece appurato che dall'aprile 1941 al luglio 1943 300'000 lavoratori italiani si recarono in Germania attratti dai salari più alti e che oltre 180 mila lo fecero passando per la Svizzera.

TRAFFICO MERCI - Per il trasporto merci, le FFS offrirono servizi rilevanti al Terzo Reich. Durante la guerra il volume di merci in transito superò di oltre tre volte quello degli anni precedenti il conflitto. Considerate le carenze nei controlli si può impotizzare che nei numerosi treni piombati che passavano per la Svizzera ci fossero anche armi in violazione della neutralità.

TRANSAZIONI IN ORO - Durante la guerra la Svizzera fu la piazza di scambio più importante per l'oro proveniente dai territori nell'orbita del Terzo Reich, che si procurava divise sfruttando metallo prezioso depredato. Si svolsero per il tramite elvetico quasi i 4/5 di tutte le forniture all'estero compiute dalla Reichsbank, che vendette oro a banche commerciali elvetiche per 101 milioni di franchi e alla Banca nazionale svizzera per 1,23 miliardi.

"ORO DEI MORTI" - Tre lingotti di oro delle vittime dell'Olocausto inviate dall'Hauptsturmführer delle SS Bruno Melmer furono spedite dalla Reichsbank alla BNS a Berna nel gennaio 1943. Altri "lingotti Melmer" finirono in Svizzera per vie più tortuose. Nel complesso l'istituto di emissione tedesco vendette al suo partner elvetico poco meno di 120 kg di "oro Melmer", per un valore di 581'899 franchi, una quota "sorprendentemente scarsa" rispetto al totale inviato da Melmer, che assommava ad almeno 2580 kg di oro fino.

ESPORTAZIONI BELLICHE - Dal 1940 al 1944 l'industria svizzera esportò materiale bellico per 751 milioni di franchi, pari al 10% di tutto l'export commerciale: l'84% di queste esportazioni andò ai paesi dell'Asse, mentre Alleati e neutrali assorbirono entrambi l'8 %. Le ditte svizzere dovettero pagare commissioni e bustarelle per
accedere al mercato tedesco: la sola Oerlikon-Bührle ne versò una somma pari al totale dei salari pagati ai suoi 3 mila dipendenti durante tutto il conflitto.

CLEARING - Gli acquisti tedeschi di materiale bellico alle industrie elvetiche furono possibili solo grazie ai crediti di clearing concessi a Germania e Italia durante la guerra, benché contrari alla neutralità: seppur consapevoli di contribuire allo sforzo bellico dell'Asse, le autorità consideravano vitale sostenere le esportazioni per scongiurare la disoccupazione e garantirsi l'approvigionamento in materie prime.

FILIALI IN GERMANIA - Oltre a sostenere lo sforzo bellico tedesco le filiali di industrie elvetiche attive nei territori del Terzo Reich si adattarono velocemente al regime nazista non esitando ad impiegare lavoratori forzati. Non è vero che le case madri ignoravano l'utilizzazione da parte delle rispettive filiali di lavoratori coatti e gli affari in cui erano coinvolte. Tuttavia, il controllo delle case madri dipendeva dai rapporti di forza all'interno delle filiali e dalla struttura societaria.

LAVORATORI FORZATI - Non è stato possibile stabilire il numero di lavoratori coatti e prigionieri di guerra impiegati nelle filiali svizzere in Germania. Per la commissione, la cifra di "oltre 11'000" riportata dai media è "sottostimata".

SIG - Frustrata per non essere riuscita ad imporsi sui mercati dell'Asse durante la guerra, la Schweizerische-Industrie Gesellschaft (SIG) di Neuhausen (SH) si rifece producendo a prezzi maggiorati per le imprese d'armamento della Confederazione e abbassando contemporaneamente gli standard di qualità.

ELETTRICITÀ - Se nel 1943 la Germania nazista non lanciò una guerra economica contro la Svizzera fu anche a causa dell'importanza strategica attribuita dai tedeschi alle forniture svizzere di elettricità. Pur rappresentando solo l'1,5% nel 1940 e il 1,1% nel 1944 del totale del consumo tedesco di energia, le esportazioni svizzere svolsero un ruolo importante per l'industria tedesca e svizzera nel sud della Germania.

ASSICURATORI - Gli assicuratori svizzeri non brillarono per coraggio civile durante il Terzo Reich. Il desiderio di non essere estromessi da mercati lucrativi fu più sentito dell'esigenza di proteggere i propri dipendenti o di rispettare i diritti dei clienti. Le diverse compagnie fecero più o meno resistenza alle pressioni naziste, ma in alcuni casi la volontà di ingraziarsi le autorità portò ad uno zelo antiebraico non richiesto.

BANCHE - Le banche svizzere funsero da piattaforma per le operazioni finanziarie del Terzo Reich fino agli ultimi mesi della guerra. Esse permisero alla Germania nazista di procurarsi divise pregiate e importare materie prime essenziali per lo sforzo bellico. °

SEGRETO BANCARIO - L'idea che il segreto bancario, introdotto nel 1934, sia stato istituito per proteggersi dall'invadenza dei tedeschi è pura leggenda: in realtà si trattò di una misura adottata contro la Francia, alle prese con una preoccupante emorragia di capitali. I nazisti, dal canto loro, non si lamentarono mai per il segreto bancario, utile invece per svolgere operazioni triangolari e dissimulare averi depredati.

FONDI IN GIACENZA - Dopo la guerra, le banche svizzere hanno trascinato per le lunghe la questione dei fondi in giacenza puntando su una interpretazione restrittiva del diritto e non brillando per volontà di restituzione. Talvolta, hanno rifiutato informazioni agli eredi dei clienti facendo valere il segreto bancario e hanno chiuso conti e cassette di sicurezza il cui contenuto era di valore esiguo.

CONTI NAZISTI - La commissione Bergier non ha rintracciato in Svizzera averi appartenenti a gerarchi nazisti. Solo qualche conto bancario aperto a nome di rappresentanti dell'élite economica o diplomatica tedesca. Tuttavia, prima, durante e dopo la guerra, la piazza finanziaria elvetica venne utilizzata per occultare interessi economici tedeschi, quale sbocco per la vendita di beni saccheggiati e come rifugio per persone compromesse col regime
nazista.

TITOLI RUBATI - Moltissime banche e società finanziarie svizzere vendettero in borsa, fino all'aprile 1943, titoli sottratti dai nazisti agli ebrei e alla popolazione dei territori occupati. Solo una piccola somma è stata restituita dopo la guerra, a causa in particolare della resistenza delle banche e di una giustizia molto restrittiva.

ITALIA FASCISTA - Da dirigenti politici e istituti bancari svizzeri, il regime fascista italiano era considerato un
interlocutore degno di fiducia e la benevolenza elvetica non venne meno neppure dopo l'invasione dell'Etiopia, le leggi antiebraiche e il Patto d'acciaio con Hitler. La Svizzera continuò dunque ad offrire all'Italia servizi finanziari d'importanza strategica fino all'estate del 1941.

OPERE D'ARTE - Dal 1933 al 1945 la Svizzera svolse un ruolo importante quale piattaforma per lo smercio di opere d'arte. Tuttavia, nella Confederazione giunsero più beni in fuga dai nazisti che beni "depredati" dalle autorità del Terzo Reich.

RISCATTI - La piazza finanziaria svizzera servì da piattaforma internazionale nel pagamento di riscatti per la liberazione di ebrei olandesi imprigionati dai nazisti. La commissione Bergier ha censito circa 400 casi, in cui i nazisti estorsero in tutto almeno 35 milioni di franchi ad ebrei desiderosi di emigrare. In circa la metà dei casi, l'operazione avvenne con l'intervento di intermediari in Svizzera oppure di autorità federali o banche
elvetiche.

GIURISPRUDENZA - La dottrina giuridica svizzera e la giurisprudenza dei tribunali ha resistito bene all'ideologia
nazista durante il periodo 1933-1945: nell'applicare la legge i giuristi elvetici non si lasciarono influenzare dalla perversione del diritto che caratterizzò l'attività dei loro colleghi tedeschi.



Commissione Bergier: cinque anni di lavori - cronologia

13 DICEMBRE 1996 - Di fronte alla crisi dei "fondi in giacenza",
le Camere federali decidono con un decreto federale urgente di
nominare una commissione di esperti incaricata di esaminare il
ruolo della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale.

19 DICEMBRE 1996 - Il Consiglio federale nomina i nove membri
della commissione. Il professore losannese Jean-François Bergier,
specialista di storia economica, è nominato presidente.

MAGGIO 1997 - Un team di 24 ricercatori assunti dalla CIE si
mette all'opera.

1. DICEMBRE 1997 - La CIE presenta un compendio statistico sulle
vendite d'"oro nazista" alla Banca nazionale (BNS) e alle banche
commerciali elvetiche.

31 DICEMBRE 1997 - La CIE e il Vorort si mettono d'accordo sulle
modalità di accesso dei ricercatori agli archivi delle imprese.

25 MAGGIO 1998 - La CIE presenta il suo rapporto intermedio
sulle transazioni auree durante la Seconda guerra mondiale. Secondo
il rapporto, la BNS sapeva già nel 1941 che la Reichsbank tedesca
le forniva oro rubato. Nulla indica tuttavia che la BNS abbia
accettato consapevolmente oro sottratto alle vittime dei campi di
concentramento ("oro dei morti").

1. DICEMBRE 1998 - La CIE rivela alla conferenza di Washington
sui beni depredati dai nazisti che già a partire dal 1910 richieste
di naturalizzazione di ebrei d'Europa orientale in Svizzera erano
contrassegnate con il bollo "J" o una stella di Davide rossa.

10 DICEMBRE 1999 - La commissione presenta il suo rapporto
intermedio sulla politica di Berna nei confronti dei profughi. La
CIE conclude che le autorità svizzere, con una pratica più
umanitaria, avrebbero potuto salvare migliaia di persone dal
genocidio.

1. DICEMBRE 2000 - A complemento del rapporto sui rifugiati, la
CIE pubblica uno studio sulla politica della Svizzera verso gli
zingari, che documenta una prassi estremamente restrittiva, sebbene
Berna sapesse che cosa avveniva dei nomadi nel Terzo Reich.

3 LUGLIO 2001 - Con disappunto della CIE, il Consiglio federale
decide che le imprese private potranno chiedere la restituzione
delle copie dei loro documenti fatte dalla commissione.

30 AGOSTO 2001 - La CIE pubblica otto studi riguardanti temi per
lo più economici (filiali di imprese svizzere in Germania,
lavoratori forzati, sistema di clearing, transito ferroviario,
vicenda Interhandel, esportazioni di elettricità, opere artistiche
e altri beni in fuga e depredati).

29 NOVEMBRE 2001 - La CIE pubblica altri dieci volumi di studi
settoriali. Sette trattano di temi non ancora presentati in
precedenza e chiariscono diversi aspetti dei rapporti economici con
la Germania nazista e l'Italia fascista, illustrando inoltre
l'applicazione del diritto elvetico durante il nazismo. Ne risulta
l'immagine di una Svizzera piattaforma delle operazioni occulte del
regime di Hitler durante il conflitto mondiale.

19 DICEMBRE 2001 - La CIE consegna il suo rapporto finale a una
delegazione del Consiglio federale.

22 MARZO 2002 - La CIE presenta il rapporto finale, edito in
quattro lingue, e gli ultimi 7 dei 25 studi settoriali.



Commissione Bergier: mandato, costi, composizione

La commissione Bergier ha concluso i suoi lavori il 19 dicembre 2001, cinque anni essere stata costituita per volontà unanime di governo e parlamento, sotto la pressione della crisi dei "fondi in giacenza".

MANDATO - Il suo mandato iniziale era limitato all'esame delle accuse sui fondi "dormienti" e sulle transazioni in oro della Banca nazionale. in seguito è stato esteso ad altre questioni scottanti: rapporti economici con la Germania nazista, lavoratori forzati, profughi.

COSTI - Parallelamente, il credito stanziato per la commissione è stato portato da 5 a 22 milioni di franchi. Oltre alla sintesi finale, edita in quattro lingue, essa ha pubblicato 25 studi specifici (21 in tedesco e quattro in francese) su diversi temi, soprattutto economici e finanziari.

COMPOSIZIONE - La commissione era composta di nove membri, fra cui sette storici: gli svizzeri Jean-François Bergier (presidente), Georg Kreis, Jacques Picard e Jakob Tanner, affiancati da Saul Friedländer (Israele), Harold James (Gran Bretagna) e Wladyslaw Bartoszewski (Polonia). Completavano il team il giurista svizzero Daniel Thürer (subentrato nel febbraio 2000 a Joseph Voyaume) e l'economista americana Helen Junz (da febbraio 2001, al posto della storica sua connazionale Sybil Milton, morta nell'ottobre precedente).
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » lun set 22, 2014 8:22 pm

A noi la boiata delle Città metropolitane, alla Svizzera 14 referendum

http://www.lindipendenzanuova.com/28-se ... m-svizzera

di ELSA FARINELLI

Da noi il 28 settembre si voterà per quella boiata delle Città Metropolitane, per le finte Province che eleggono gli eletti facendoli scegliere tra liste di politici in carica negli enti.
Date invece qui un’occhiata a cosa accadrà domenica prossima in Svizzera quando i cittadini saranno chiamati a votare una sfila di referendum, da loro voluti, per decidere le sorti delle loro politiche economiche, sociali, amministrative. Voteranno e quel che avranno sancito sarà legge. In Italia, da Nord a Sud, quel è sancito è che non puoi mai decidere. Anche se voti.
In uno Stato in cui i funzionari della Camera guadagnano più del capo dello Stato, cosa si può pretendere?
Ecco la sfilza referendaria, dal Corriere del Ticino del 21 settembre 2014. Buona invidiosa lettura..
Si vota anche su temi a carattere locale il prossimo 28 settembre in dodici cantoni della Svizzera tedesca e in due della Romandia. Fra i temi rilevanti figurano – oltre all’eventuale fusione fra Basilea Città è Basilea Campagna (trattata separatamente) – un aggravio fiscale a Svitto, come pure oggetti che riguardano la trasparenza dei finanziamenti ai partiti, l’alloggio e il diritto di voto agli stranieri.
Nel canton Svitto i votanti decidono se aumentare l’aliquota d’imposta sui redditi che superano i 230.400 franchi l’anno e quella sulla sostanza, che passerebbe dallo 0,5 allo 0,6 per mille.
La proposta del governo per cercare di controbilanciare i disavanzi registrati dall’ultimo taglio alle imposte, deciso nel 2009, dovrebbe portare nelle casse pubbliche entrate supplementari dell’ordine di 32 milioni di franchi l’anno.
A ciò si aggiungerebbero 18 milioni di maggiori entrate dell’imposta sugli utili delle transazioni fondiarie e altri 14 milioni annui legati ad un balzello sui dividenti. La revisione, approvata a larga maggioranza dal parlamento, è combattuta da un referendum dell’associazione dei proprietari fondiari.
In Argovia ci si esprime sulla trasparenza dei finanziamenti ai partiti. Un’iniziativa della Gioventù socialista chiede di rendere di dominio pubblico le donazioni che superano i 5000 franchi, come pure i budget delle campagne per le elezioni e le votazioni.
I candidati a cariche politiche a livello comunale a cantonale sarebbero inoltre obbligati a rendere nota la dichiarazione dei redditi e i legami d’interesse con organizzazioni e aziende. L’iniziativa, sostenuta dal PS, dai Verdi e dai sindacati, è avversata dal governo e dalla maggioranza del parlamento.
Nel canton Sciaffusa, un’iniziativa della Lista alternativa vuole estendere il diritto di voto e di eleggibilità sul piano cantonale e comunale agli stranieri che risiedono da almeno cinque anni nel cantone e dispongono di un permesso di soggiorno.
Gli sciaffusani sono inoltre chiamati a decidere su un’iniziativa socialista per una partecipazione del Cantone dell’ordine di 1,5 milioni di franchi all’anno alla comunità tariffaria dei trasporti pubblici cantonali Flextax. L’obiettivo è di compensare una precedente agevolazione tariffaria che è stata abolita nell’ambito di un pacchetto di risparmi.
Nel canton Zurigo si vota su un controprogetto ad un’iniziativa socialista – nel frattempo ritirata – che permette ai comuni di fissare una superficie minima riservata agli alloggi a pigione moderata ogni qualvolta un terreno viene inserito in zona edificabile. Il testo si prefigge di lottare contro la penuria di alloggi accessibili alla classe media e lascia ai comuni un’ampia libertà di decisione.
Sugli alloggi accessibili alla classe media è incentrato anche un oggetto in votazione a Nidvaldo. I votanti si pronunciano su una decisione del parlamento che vuole affidare al governo il compito di creare una base legale sull’argomento. Il testo in votazione non contiene proposte concrete ed è un controprogetto ad un’iniziativa socialista che è stata ritirata.
A Soletta è in votazione un piano di risanamento della cassa pensioni cantonale per un importo di 1,1 miliardi di franchi. I votanti posso scegliere fra due varianti: la prima chiede al Cantone di coprire da solo la spesa, mentre la seconda prevede una partecipazione dei comuni per un ammontare di 118 milioni di franchi.
Nei Grigioni si vota una revisione della perequazione finanziaria intercomunale che risale al 1958. L’Alta Engadina è la regione che sarà maggiormente chiamata alla cassa, motivo per cui i liberali-radicali del distretto hanno deciso di lanciare il referendum.
In Obvaldo le autorità hanno messo in votazione un progetto per la protezione dalle piene che prevede la costruzione di un tunnel d’evacuazione delle acque lungo 6,6 chilometri fra il lago di Sarnen e il fiume Sarner Aa. L’opera verrebbe a costare 115 milioni di franchi e verrebbe in parte finanziata da una nuova imposta cantonale. La Confederazione dovrebbe coprire fra il 35 e il 65% della spesa, ma la decisione di Berna è prevista soltanto nel 2016.
Nel canton Uri si decide su credito di progettazione di 3 milioni per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’ospedale cantonale di Altdorf. Il costo dell’intera opera è stimato in 100 milioni di franchi e il credito iniziale è stato approvato dal parlamento senza voti contrari.
Anche altri due oggetti in votazione hanno fatto l’unanimità nel legislativo urano: si tratta di due modifiche alla legge sulla perequazione finanziaria intercomunale e di una revisione della legge sulla banca cantonale che affida al Consiglio di Stato, invece che a una commissione parlamentare, l’obbligo di vigilanza sull’istituto di credito statale.
Nel canton San Gallo sono in votazione due crediti per infrastrutture scolastiche: il primo ammonta a 49,9 milioni di franchi e prevede la ristrutturazione e l’ampliamento della scuola cantonale di Sargans; il secondo, per un importo di 32 milioni, riguarda la scuola agricola di Salez.
I giurassiani si pronunciano per la terza volta in 18 anni sull’estensione dei diritti politici degli stranieri. Frutto di un compromesso parlamentare, il progetto dovrebbe permettere agli stranieri di essere eletti negli esecutivi comunali, ma non di diventare sindaci.
Per accedere ad un Municipio, i candidati dovranno risiedere in Svizzera da almeno dieci anni e nel Giura da almeno un anno. Questa soluzione, varata dal parlamento con la sola opposizione del gruppo PLR, è stata decisa per evitare le bocciature uscite dalle urne nel 1996 e nel 2007. Nel secondo caso era infatti prevista l’eleggibilità degli stranieri residenti a tutte le cariche comunali, compresa quella di sindaco.
A Ginevra torna sul tappeto l’attraversamento stradale del lago, un tema che sale regolarmente alla ribalta nel cantone dal lontano 1896. Ai cittadini è sottoposta un’iniziativa dell’UDC, che propone la costruzione di un tunnel sotto il Lemano.
Appoggiato soltanto dalla stessa UDC, dall’MCG, dal PBD e dal TCS, il progetto è ritenuto inefficace dalle autorità: esso non permetterebbe di risolvere i problemi di traffico nel centro-città e rappresenterebbe una spesa eccessiva. A inizio mese, PLR e PPD hanno peraltro lanciato la raccolta delle firme per un’iniziativa che suggerisce un altro collegamento stradale fra le due sponde, situato più a monte rispetto a quello posto in votazione.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » mar dic 02, 2014 11:25 am

Tasse, oro e stranieri, la Svizzera non cambia le regole

http://www.lindipendenzanuova.com/tasse ... -le-regole

Si vota, si vota spesso e volentieri in Svizzera, anche perché quel che si decide è legge, il popolo conta ancora. E ieri i tre quesiti referendari potenzialmente rivoluzionari trattavano: l’abolizione della tassazione forfettaria sugli stranieri straricchi; il rientro dell’oro svizzero custodito fuori dalla Confederazione e un tetto in Costituzione all’ingresso di stranieri. Come è andata? I quesiti erano stati riassunti così:


“Basta ai privilegi fiscali dei milionari”, “Salvate l’oro della Svizzera” e “Stop alla sovrappopolazione – sì alla conservazione della basi naturali della vita”

“Basta ai privilegi fiscali dei milionari”
Nel primo caso, a netta maggioranza (59,20%) il popolo svizzero ha bocciato l’iniziativa popolare promossa dalla sinistra. Per queste persone, attualmente poco meno di 6000, le tasse non sono calcolate in base a reddito e patrimonio bensì in funzione delle spese sostenute per mantenere il tenore di vita. La partecipazione al voto è stata del 49,27% degli aventi diritto, riporta fedele ai risultati il Corriere del Ticino. Ciò vuol dire che poi, tra i cantoni, solo Sciaffusa si è schierato a favore (50,81% di sì), come già aveva fatto nel 2011 abolendo questa pratica a livello cantonale. Opposizione ampiamente sopra la media nazionale invece in Ticino (68,02%) e nei Grigioni (71,24%). Alte percentuali di “no” sono state registrate anche in Vallese – che con un tasso del 78,29% guida il fronte dei contrari – Nidvaldo (69,14%), Vaud (68,62%), Ginevra (68,28%) e Zugo (67,38%).

“Nettamente meno marcato il rifiuto a Zurigo (50,92%), che a livello cantonale ha abolito i forfait nel 2009, ma anche ad Appenzello Esterno (52,02%), che lo ha fatto nel 2012, Soletta (53,84% di no), Basilea Campagna (54,03%) e in misura minore a Berna (56,08%).
L’iniziativa – denominata “Basta ai privilegi fiscali dei milionari” – era sostenuta dal Partito socialista, dai Verdi, dall’Unione sindacale svizzera (USS) e dal sindacato UNIA. Sia il Consiglio federale che le due Camere del parlamento ne raccomandavano invece la bocciatura.

L’Iniziativa “Salvate l’oro della Svizzera (Iniziativa sull’oro)” è stata bocciata da tutti i cantoni e da una schiacciante maggioranza dei cittadini. “Salvate l’oro della Svizzera” -pure questa respinta da tutti cantoni, e con il 77,26% di no- voleva far iscrivere nella Costituzione l’obbligo, per la Banca nazionale, di detenere almeno il 20% degli attivi in oro e custodire l’intera riserva aurea in Svizzera. Il testo ne avrebbe peraltro vietato la vendita, anche nei momenti di necessità o in cui la quota di metallo prezioso superasse significativamente il 20% di attivo.Secondo i dati definitivi i “sì” hanno raggiunto solamente il 22,74% (580’815 votanti), mentre i “no” si sono attestati al 77,26% (1’973’558). La partecipazione è stata del 49,20%. I cantoni con i cittadini che si sono recati di più alle urne sono stati Sciaffusa (67,50%), Zugo (55,79%) e Zurigo (53,53%). Poca affluenza invece nel Giura (40,74%), a Glarona (40,80%) e nel canton Uri (41%).
In Ticino il testo è stato respinto dal 66,68% dei votanti, contro il 33,32% di favorevoli. La partecipazione ha raggiunto il 45,85%. In Argovia i contrari hanno prevalso con il 76,02% di voti, contro il 23,98% di favorevoli. Simile la situazione a Glarona, dove i “no” hanno ottenuto il 75,38% contro il 24,62%. Ancora più drastico il dato dei Grigioni (partecipazione al 46,11%), con i favorevoli che arrivano solamente al 20,35% (79,65% i “no”), e di Basilea Campagna (21,68% contro 78,32%) . Persino disastrose le cifre nel canton Vaud, con l’83,01% di contrari e il 16,99% di favorevoli.

“Stop alla sovrappopolazione” -bocciata con il 74,09% di no e da tutti i Cantoni- proponeva che il saldo migratorio annuo netto non superasse lo 0,2% della popolazione e che il 10% del denaro versato ai paesi in via di sviluppo fosse investito nella pianificazione familiare volontaria (informazione e contraccezione). Meglio conosciuta come ‘Ecopop’, l’iniziativa adduceva motivazioni di tipo ecologico e sociale. In tutti i cantoni la bocciatura è stata sonora: le percentuali più alte di “no” si sono registrate in Romandia e in particolare nel canton Vaud (82,7%), in Vallese (78,7%), a Ginevra (78,6%) e a Neuchâtel (78,2%). Ma anche altrove i rapporti di forza sono stati chiarissimi: 77,5% di pareri negativi nei Grigioni, 76,2% a Basilea Città, 75,7% a Zurigo e 74,9% a Berna. Complessivamente quasi tutti i cantoni hanno respinto la proposta di Ecopop con proporzioni superiori, o vicine, al 70%. Sotto questa soglia solo Svitto (65,8%) e soprattutto il Ticino (63,1%).
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » ven gen 23, 2015 7:01 pm

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