Democrasia xvisara (on bon somexo)

Re: Democrasia xvisara (on bon somexo)

Messaggioda Berto » ven gen 17, 2014 7:57 pm

La Catalogna guarda al modello svizzero

http://www.lindipendenza.com/la-catalog ... o-svizzero


i SALVATORE ANTONACI

Mentre le schermaglie tra Madrid e la Catalogna ribelle si intensificano vieppiù nei toni, alcuni catalani iniziano a pensare al futuro modello politico ed istituzionale una volta conseguita la tanto attesa emancipazione dallo stato centrale.

Così, nel mezzo del dibattito referendario, la rappresentanza svizzera dell’Assemblea Nazionale Catalana (ANC) ha proposto di prendere ad esempio proprio la Confederazione elvetica, paese che offrirebbe soluzioni adeguate ai problemi di Barcellona, molti dei quali inoculati dai lunghi secoli di predominio castigliano.

Interessante notare come non è solo l’ aspetto politico ed amministrativo dello stato federale alpino ad attirare i referenti locali dell’indipendentismo catalano, ma anche un sistema economico foriero di ottimi successi per quanto riguarda il livello del reddito, la forza dell’export e la dinamicità dell’imprenditoria. Questi ultimi punti accomunano le due realtà; per quel che concerne il reddito, invece, la comparazione è sfavorevole ai catalani alle prese con un apparato statale estremamente inefficiente e con un drenaggio fiscale di notevoli proporzioni.

La sintesi del memorandum stilato dai referenti dell’ANC può essere riassunta in questa frase estrapolata dalla cronaca dei quotidiani: “Il paese dei referendum, dell’esercito discreto ed efficace, dell’efficienza amministrativa, della trasparenza pubblica e della decentralizzazione sarebbe un modello ideale da seguire per il neonato stato libero catalano”. E se l’Europa prendesse, come pare assai probabile, le parti del potere spagnolo?
Niente paura.La Svizzera insegna che c’è vita anche al di fuori dell’UE!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Democrasia xvisara (on bon somexo)

Messaggioda Berto » lun apr 14, 2014 8:02 am

La Svizzera insegna: col federalismo la politica non è un “mestiere”

Immagine

http://www.lindipendenza.com/la-svizzer ... n-mestiere

di GIANCARLO PAGLIARINI

Lunedì 7 Marzo grazie alla Società Svizzera e all’Associazione Terra Insubre ho avuto il privilegio di ascoltare una straordinaria e commossa relazione di Romano Bracalini . Titolo: Carlo Cattaneo da Milano alla Svizzera. Con gli occhi lucidi Bracalini ha ricordato che Cattaneo, non ascoltato e criticato nel suo paese, aveva detto “io vivo nei tempi che verranno”. Mi è sembrato di vederlo, grazie anche alle belle diapositive proiettate dal presidente di Terra Insubre Marco Peruzzi, mentre scuoteva la testa discutendo sconsolato di monarchia, di Cavour , o di quell’accusa di “volere l’Italia in pillole”.

E mi immagino la sua gioia se oggi fosse qui e potesse leggere assieme a noi che fare politica è un servizio alla collettività, non una professione : “I 246 membri del Consiglio nazionale e del consiglio degli Stati dedicano al mandato parlamentare buona parte del proprio tempo di lavoro. Generalmente oltre al ruolo di parlamentare , svolgono anche una attività professionale. Il fatto di assumere compiti e mandati pubblici in quanto attività accessoria viene definito in Svizzera sistema di milizia” (pagina 30 dell’opuscolo “La Confederazione in breve. 2014”. Lo trovate su http://www.admin.ch). Lui che si era rifiutato di mettere piede in Parlamento nel 1860 (Torino) e nel 1867 (Firenze) non (solo) per evitare di giurare fedeltà al re , ma per una scelta di rifiuto esistenziale.

“Italia in pillole”: è una accusa ripetuta anche oggi a quei pochi che provano a parlare seriamente di federalismo. Si tratta di cambiare il pensiero prima di cambiare il mondo: mentre Mazzini suggeriva di comperare armi, Cattaneo scriveva che quei soldi dovevano essere usati per attività educative.

Ecco il punto: il federalismo non è un mero “programma politico” o una corsa dietro a qualche Euro in più o in meno. Il Federalismo è una prospettiva sotto la quale si vede e si interpreta il mondo . “Si tratta della ricerca di unità nella molteplicità” (Carlo Moos. Il federalismo di Carlo Cattaneo. A pagina 23 del bel libro “Carlo Cattaneo: federalismo e sviluppo”. A cura di Carlo Lacaita e Franco Masoni. Ed Le Monnier). In Svizzera i “tempi che verranno” di Carlo Cattaneo sono nella Costituzione , che viene aggiornata spesso anche dal Popolo con strumenti di democrazia diretta .

Quella Costituzione non comincia con l’articolo uno ma con cinque premesse. Eccone una: “Il Popolo svizzero e i Cantoni… determinati a vivere la loro molteplicità nell’unità, nella considerazione e nel rispetto reciproci”. Molteplicità: un signore di Interlaken è diverso da un signore del Canton Ticino, esattamente come un veneto di Motta di Livenza è diverso da un toscano di Rignano sull’Arno, da un calabrese di Soveria Mannelli o da un siciliano di Sciacca. Non migliore o peggiore, ma diverso si. E uno svizzero che vota per l’Unione democratica di centro (UDC) ha idee politiche diverse da quelle di uno svizzero che vota per il Partito socialista svizzero (PS) : esattamente come un italiano che vota Forza Italia ha idee politiche diverse da quelle di un italiano che vota per il Partito Democratico. Non migliori o peggiori, ma diverse si.

Ed ecco il federalismo. L’articolo 3 della Costituzione Svizzera è intitolato Federalismo e comincia con le parole “I Cantoni sono sovrani”. L’essenza di una costituzione federale non sta tanto nel numero di funzioni spostate nella “periferia”, quanto nella capacità delle unità territoriali , che devono essere sovrane a tutti gli effetti sul proprio territorio, con competenze irrevocabili, di “resistere alla naturale tendenza espansiva del potere centrale”. Il 9 Settembre 2013 il Corriere della sera aveva pubblicato un articolo di Dario di Vico intitolato “Imprenditori delusi. Addio al federalismo. Il sondaggio del seminario: ormai il decentramento è diventato burocrazia. “ Ma federalismo e decentramento sono due cose assolutamente diverse . Il decentramento lascia intatta la sovranità dello Stato centrale. In un sistema federale la sovranità è degli enti territoriali. Lo stato centrale è al loro servizio e svolge i compiti che gli enti territoriali e i cittadini gli delegano.
La parola “servitore dello Stato” non ha senso: avete mai sentito di un servitore che ha dei servitori?

Dunque si tratta di “diversi” , ognuno sovrano a casa sua , che lavorano assieme per i cittadini e per le generazioni future.
Già: un’altra delle cinque premesse della Costituzione Svizzera parla delle “responsabilità verso le generazioni future”, alle quali, da quello che mi sembra di capire e spero di sbagliare, i signori che rimpiangono la nostra sovranità monetaria perduta e criticano la politica di austerità dell’UE , vogliono trasferire ancora maggiori debiti.
In Svizzera di solito il Governo è formato dai partiti con la maggiore quota elettorale, senza nessun premio di maggioranza , che a mio giudizio è una assurdità, una truffa, un non senso. Oggi i sette membri del Governo rappresentano cinque partiti. PS, partito socialista svizzero (due ministri) , PLR, i liberali (due ministri) , UDC, unione democratica di centro, PPD, partito popolare democratico e PBD, partito borghese democratico (un ministro a testa) .

Invece di “litigare per gestire il potere” i partiti politici svizzeri, dove il federalismo è nel DNA, “lavorano assieme per i cittadini e per le generazioni future”. Bene, allora usiamo la campagna elettorale che comincia in questi giorni per cercare di cominciare a vedere almeno i confini di quei “tempi che verranno” nei quali ha vissuto Carlo Cattaneo. Come? Ecco, io non so per chi voterò, ma so per chi non voterò. Non voterò per quelli che invece di dire cosa vogliono fare non fanno altro che parlare male degli altri, dei “diversi”, dei nemici. Ma perché in politica non si lavora assieme per i cittadini. Perché si parla di “combattere” invece che di “ragionare”? Perché tutti sentono il bisogno di avere o di inventarsi dei “nemici”? Il motivo è che da noi la politica non è “milizia” al servizio dei cittadini ma un “mestiere”, e di conseguenza ogni energia è sempre e solo al servizio del “Dio voto”.

Cosa ne dite? Usiamo internet, facebook, inventiamoci l’app “la politica non è una professione”, facciamo tam tam, segnali di fumo, telefono senza fili. Votiamo per chi ci dice cosa vuole fare , senza offendere la nostra intelligenza ripetendo che i comunisti mangiano i bambini, che Berlusconi è un delinquente, che il federalismo è solo puro egoismo e che gli “altri” sbagliano sempre. Un ultimo punto. Ho parlato di Svizzera e ogni tanto mi dicono che la Svizzera è piccola, che non si possono e non si devono fare confronti con l’Italia. Non sono d’accordo: la Svizzera è grande quasi il doppio della Lombardia ed ha circa 8 milioni di abitanti. In Lombardia siamo circa 10 milioni. In Veneto quasi 5 milioni. Quindi i confronti di qualità della vita, funzionamento della giustizia, lavoro, competitività, pensioni, sanità eccetera tra i 26 Cantoni svizzeri e le 12 province della Lombardia o le 7 province del Veneto possono e devono essere fatti. E non venite a dirmi “…ma le banche”. Il progetto Rubik è molto coraggioso e la lentezza dei paesi membri dell’UE è perlomeno sospetta.
Le banche? Ma la Svizzera da anni è al primo posto nella classifica di competitività del word economic forum, davanti ai grandi (Stati Uniti) e ai piccoli (Singapore).
Merito delle banche? No signori, merito del federalismo!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Democrasia xvisara (on bon somexo)

Messaggioda Berto » dom ago 10, 2014 2:21 pm

ESTRATTI da La democrazia diretta vista da vicino

http://www.paolomichelotto.it/blog/wp-c ... TRATTI.pdf
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Ntck0/edit


Landesgemeinde, foto tratta dal sito della città di Glarus
Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -1-638.jpg
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Democrasia xvisara (on bon somexo)

Messaggioda Berto » mar gen 06, 2015 12:16 pm

Simonetta Sommaruga e i dilemmi della democrazia diretta

http://www.swissinfo.ch/ita/simonetta-s ... a/41146876
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Democrasia xvisara (on bon somexo)

Messaggioda Berto » lun mar 09, 2015 8:45 am

Burqa vietato per Costituzione, la Svizzera davanti a tutti
8 Mar 2015
http://www.lindipendenzanuova.com/burqa ... ti-a-tutti

di ANDREA TURATI

La Svizzera non gira attorno ai problemi né aspetta che vi siano dieci sentenze diverse per interpretare la legge sulla pubblica sicurezza. Il burqa è vietato, punto. Il divieto di indossarlo, e accanto ad esso anche il niqab nei luoghi pubblici, è assolutamente conforme al diritto federale. A fare i primi passi era stata la costituzione cantonale ticinese. Ora la Camera dei cantoni si è espressa e ha concesso, si legge, la propria garanzia alla Carta fondamentale ticinese, facendo proprio il parere della sua commissione delle istituzioni politiche e del Consiglio federale. Il dossier va al Nazionale, scrive il Corriere del Ticino.

Nel confinante cantone infatti la decisione risale al 22 settembre 2013, quando venne accolta la volontà popolare per proibire di velare integralmente il volto nelle vie pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico. Niente velo, dunque sia per mascherare il volto durante eventi e manifestazioni sia per ragioni di professione di credo.

Questa disposizione – ricorda infatti il Cdt.ch – si ispira ad una legge francese che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).

Di più. Gli svizzeri ricordano che nel loro ordinamento chi costringe una donna a portare un velo è punibile per coazione in base all’articolo 181 del Codice penale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Democrasia xvisara (on bon somexo)

Messaggioda Berto » ven giu 26, 2015 9:41 am

“SVIZZERO SOLO SE TI PUOI MANTENERE”. BOCCIATA L’INIZIATIVA LEGHISTA

http://www.miglioverde.eu/svizzero-solo ... a-leghista

L’iniziativa parlamentare “Naturalizzazioni solo a chi è in grado di provvedere autonomamente e durevolmente al proprio mantenimento” presentata nel novembre del 2013 dalla deputata leghista Amanda Rückert è stata respinta oggi dal Parlamento nella ultima seduta pre-estiva.
Meglio, la maggioranza del Gran Consiglio ha respinto con 47 no – 31 favorevoli, 3 gli astenuti – il… rapporto di maggioranza, che chiedeva di accogliere l’iniziativa, rapporto difeso dal liberale-radicale Andrea Giudici.
Contrari all’introduzione del principio dell’autonomia economica come criterio per l’ottenimento della cittadinanza svizzera (già adottato da alcuni cantoni e in fase di adozione anche a livello federale), PPD, PS, Verdi e Mps. Favorevoli, Lega, La Destra e alcuni deputati del PLR, la cui maggioranza si è però opposta.
Per prima è intervenuta l’autrice dell’iniziativa. “L’iniziativa – ha detto Rückert – non intende perseguire l’obiettivo di naturalizzare solo i ricchi, come sostiene qualcuno, né escludere dall’ottenimento della cittadinanza svizzera le persone che per causa di forza maggiore, non potranno mai essere economicamente autosufficienti poiché – ad esempio – affette da disabilità mentali o gravemente invalide o malate. Non intende nemmeno escludere dalla cittadinanza studenti, pensionati, casalinghe o persone senza un lavoro o che dipendono finanziariamente da altre persone. Nemmeno si vogliono escludere dalla naturalizzazione le persone, o i nuclei famigliari che percepiscono sussidi di cassa malati, borse di studio, assegni famigliari o altri piccoli ma fondamentali aiuti”.
L’unico obiettivo dell’iniziativa, ha aggiunto, “è quello di escludere, anche solo momentaneamente, dalla naturalizzazione, le persone che dipendono durevolmente e in maniera considerevole da aiuti pubblici, segnatamente dall’assistenza sociale. Il fatto di riuscire a mantenersi rappresenta un criterio di integrazione. Direi che è un criterio di integrazione importante come quello di non avere gravi precedenti penali, pagare le imposte e non essere eccessivamente indebitati”.
Oltretutto, ha concluso, l’iniziativa è perfettamente compatibile con il diritto superiore e con le direttive federali, “e il criterio dell’indipendenza economica quale condizione per la naturalizzazione è già tradotto in legge in altri Cantoni, come ad esempio Zurigo. Ricordo anche nel novembre del 2013 i cittadini del Canton Berna hanno approvato una modifica costituzionale, inserendo il divieto di naturalizzare chi beneficia dell’aiuto sociale. Questa modifica ha ottenuto recentemente la garanzia federale”.
Dopo Rückert è intervenuto il relatore di maggioranza, Andrea Giudici. Ha preso quindi la parola il socialista Jacques Ducry, relatore del rapporto di minoranza.
“Vogliamo violare i principi scritti nella nostra Costituzione o vogliamo invece dare maggiore valore e importanza alla dignità umana? L’iniziativa si presta a enormi diseguaglianze che già sono sancite da leggi che favoriscono i ricchi, come quella sulla tassazione forfettaria. Dobbiamo essere solidali con i più deboli, e lo Stato deve favorire l’integrazione delle persone più deboli”.
Dopo molti interventi – personali e a nome dei gruppi politici – per il consiglio di Stato è intervenuto il presidente del Governo, Norman Gobbi, portando il sostegno al rapporto di maggioranza. Ma alla fine, dopo il voto nominale, la maggior parte dei deputati ha deciso di non introdurre il criterio dell’autosostentamento come elemento per ottenere la cittadinanza.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Democrasia xvisara (on bon somexo)

Messaggioda Berto » dom lug 05, 2015 7:59 am

Veneti ke łi sogna na nova Repiovega Arestogratega
viewtopic.php?f=167&t=885

Attenzione! Se la democrazia diretta è un’illusione, la Svizzera non esiste!!
di Gedeone Nenzi

http://vivereveneto.com/2015/06/24/la-s ... more-14535

[in risposta all’articolo “Veneti, ripristiniamo la nostra strada!” – clicca qui per leggerlo http://vivereveneto.com/2015/06/22/vene ... tra-strada]

Alcuni giornali di fantascienza hanno pubblicato che la Svizzera è il paese con il più alto tasso di felicità al mondo, davanti a Islanda e Danimarca. Eh già! Se la democrazia diretta fosse veramente un’illusione, come scrive nel suo articolo Roberto V., allora il Sole 24 ore, il Giornale, il Corriere, il Messaggero e altri giornali tratterrebbero argomenti di fantascienza!

Forse in certi casi può essere anche vero, ma per quanto riguarda la felicità dei cittadini svizzeri, dobbiamo rilevare che il dato emerge dalla nuova edizione del World Happiness Report (Rapporto sulla felicità nel mondo), realizzato per il Programma di sviluppo sostenibile dell’Onu da John Helliwell della University of British Columbia, Richard Layard della London School of Economics e Jeffrey D. Sachs, direttore dell’Earth Institute della Columbia University. Poiché lo scopo ultimo della politica, arte del governo della polis, è il raggiungimento della felicità dei cittadini, posso asserire che gli svizzeri si sono dati una politica che risulta essere la migliore del mondo nel 2015.

Ma ora, chiediamoci con quale sistema politico questo popolo, un crogiolo di genti diverse che vive in un impervio territorio alpino con poche risorse naturali, è riuscito in questa impresa. La Svizzera è una repubblica federale democratica composta da 26 cantoni e mantiene un particolare sistema di DEMOCRAZIA DIRETTA. Il referendum è un istituto presente nella costituzione svizzera sin dal 1848 ed è garantito anche dall’attuale costituzione del 1999 (artt. 138-142).

Ecco qual’è il risultato della Democrazia Diretta! È provato, è dimostrato, è un risultato scientifico! Anzi, abbiamo delle ottime ragioni per credere che noi veneti, con lo stesso sistema, potremmo in poco tempo superare la stessa Svizzera. Che sfida stupenda sarebbe, o no?

La ragione che porta me e tanti amici indipendentisti a credere ciò, e qui sono d’accordo invece con Roberto V., è che noi veneti possiamo attingere ai grandi insegnamenti che ci hanno lasciato i nostri avi, mi riferisco al modo di governare la Serenissima Repubblica di Venezia. Pensiamo ad esempio alle nomine brevi, al ballottaggio, al divieto di creare fazioni, i partiti erano addirittura inconcepibili, ecc. ecc.

Per quanto riguarda la Costituzione, presente anche nel sistema Svizzero, io personalmente preferirei il sistema consuetudinario, ma purtroppo abbiamo avuto 218 anni di interruzione dalle consuetudini della Serenissima, ed è difficile pensare di riprendere pari pari dal 1797. Poi dobbiamo considerare che per rendere efficace l’indipendenza, dovremo farci riconoscere dagli altri stati. Questi hanno la costituzione nella quasi totalità, e noi dovremmo in qualche modo “presentare” il nostro sistema a loro. Non potremo relazionarci senza dichiarare loro quali sono le nostre intenzioni, ad esempio in tema di sovranità, di difesa, di giustizia ecc.. dream_to_create_the_futureVi immaginate degli industriali stranieri, che vengano ad investire in Veneto senza un documento riconosciuto internazionalmente a garanzia della proprietà?

Certo vorrei qualcosa di molto leggero, pochi articoli chiari e significativi, ma credo che una Costituzione sia necessaria, ormai è nelle nostre consuetudini… Ad indipendenza fatta, le leggi potranno essere cambiate solamente in itinere e ci vorrà del tempo. Perciò un documento di guida e riferimento lo trovo utile.

Augurando a tutti di agire con entusiasmo per l’indipendenza al di sopra di qualsiasi divisione, vi saluto con un bel VIVA SAN MARCO!

Marco D'Aviano ha detto:
24/06/2015 alle 11:10

Proviamo a porci alcune semplici domande. Poniamo che la Civiltà Umana abbia una storia di circa 10.000 anni. Come mai in tutto questo tempo si sarebbe aspettato l’anno di Grazia 2015 per fare una scoperta così decisiva per l’umanità intera, cioè che la felicità umana dipenderebbe da una formula così semplice, simpatica e accattivante come la “Democrazia Diretta”?
Ciò presuppone che i nostri antenati fossero prigionieri di antiche superstizioni. Invece noi saremmo dei tali geni, che abbiamo scoperto all’improvviso principi così evidenti (da sembrare banali).
Oppure, forse ci sta sfuggendo qualcosa? Prendendo qualche libro in mano si scopre fatalmente che i problemi umani sono sempre identici a se stessi.
Si scopre anche che le soluzioni di problemi così importanti nulla hanno di semplice, di simpatico e di accattivante.
Vediamo oggi applicati in modo quasi estremistico concetti come “uguaglianza”, “diritti umani”, “democrazia”, “libertà” (si pensi all’immigrazione, dove disordinate invasioni sono giustificate proprio sul presupposto che siamo tutti eguali e che tutti abbiano diritto a tutto). Forse è arrivato il tempo di dubitare del fondamento di questi dogmi e dell’uso che si può farne.
Da circa due secoli domina una sorta di “religione dello stato moderno”, che tutti dovremmo conoscere bene: si chiama “liberalismo”.
Questa è anche la religione dello stato italiano (come pure di tutti gli stati formatisi sui medesimi presupposti ideologici, dopo le rivoluzioni americana del 1776 e francese del 1789).
È la religione che ci accompagna dalla culla alla tomba. La religione che ci insegnano dall’asilo e dalla scuola elementare, fino alla laurea.
È la religione profusa in dosi massicce dal cinema americano, che si riversa poi nelle nostre case dall’alba a notte fonda, senza incontrare filtri critici.
Logico che guardando le cose in questa prospettiva tutto appaia semplice, simpatico e accattivante. D’altronde nel ‘700 – quando nei salotti cominciò a dilagare la “filosofia illuminista” (o dei “novatori”, come la chiamavano tre secoli fa) – il tratto distintivo di questo pensiero era proprio “l’utopismo”.
Si pensava che sarebbe stato facile avere la Società Perfetta, dove non esistevano disparità sociali, dove erano aboliti il dolore, la malattia, la morte, il rimorso, la punizione, ecc.
Questo miracolo sarebbe avvenuto a patto che si mettessero da parte la Civiltà Tradizionale, dominata dal sacrificio e dal senso del dovere.
Di che tipo era questa Civiltà? Di carattere religioso, non c’è dubbio.
Prima della rivoluzione liberale, scatenatasi a fine ‘700 e tuttora in corso, il pensiero europeo era dominato dalla Dottrina e dalla Morale della Chiesa Cattolica. Gli Stati, in primis la Veneta Serenissima Repubblica, erano STATI CONFESSIONALI, dove Dio, visto come la fonte di ogni Bene, era collocato nel cuore dello Stato, come dispensatore della Sovranità, di cui godevano i popoli. La Sovranità era riflessa nella persona del Principe (da noi, detto il “Doge”).
Insomma, era una società di non eguali: un’aristocrazia.
Guidavano la società i migliori (i nobili), per cultura, educazione, capacità di sacrificio e portatori di alti ideali. La guidavano assieme al clero, responsabile della cultura e dell’educazione. Il popolo era fiero di avere grandi esempi da seguire. Era libero perché quei modelli umani e quella classe dirigente dava loro certezze.

Come si compì la rivoluzione liberale? Con una invasione armata e sanguinaria, seguita da ogni tipo di rapina e violenza distruttiva di ogni riferimento politico, economico, culturale. Ciò da noi avvenne negli anni 1796-97 con l’invasione napoleonica. La rivoluzione liberale continua tuttora con l’oppressione dello stato laicista ed è divenuta assai più intensa, poiché si inserisce e si accompagna alla globalizzazione (NWO). È un processo di una rivoluzione destinato a non avere mai fine, che si compirà con un’oppressione così totale, quale il mondo non ha ancora visto.
Dal ‘700 ad oggi il pensiero laicista anglosassone e francese ci ha convinti che avremmo cominciato una appassionante e progressiva scalata verso la “Società Perfetta” con la soppressione degli Stati Cristiani (dove – secondo gli “illuministi” – tiranneggiavano nobiltà e clero).
Hanno imposto “l’Uomo Nuovo”, per il quale la religione è un penoso retaggio del passato, in quanto non esistono doveri nella vita se non di ricercare la propria felicità, senza vincoli morali.
Così è cambiato in profondità anche il concetto di “felicità”. Il Cristianesimo ne dà una visione aderente alla tradizione classica. La vera felicità per Socrate, Platone, Aristotele, Cicerone e tanti uomini antichi, risiede nella realizzazione della Giustizia. Questo fatto spesso esige sacrifici, cioè di dover passare attraverso situazioni dolorose e di privazione.
Socrate si sente felice anche quando è costretto a bere la cicuta, perché sa di aver tenuto fede ai suoi principi di Giustizia. La Civiltà Cattolica riprende in toto questo atteggiamento, addirittura elevandolo. La Giustizia per un Cristiano si compendia nella Verità, poiché il Vero ed il Giusto discendono da Dio. In ogni caso, la felicità consiste nell’aderire ai principi trascendenti e immutabili che l’uomo percepisce attraverso la coscienza, quindi non è affatto legata al proprio utile, ma ad un senso morale superiore all’individuo.

Così siamo andato avanti per oltre due millenni. Ma guardiamo come poi è mutato il concetto di “felicità”, cioè la cosa più desiderabile della vita. Leggiamo due massime del padre dell’utilitarismo, Jeremy Bentham (1748-1832).
«La natura ha posto il genere umano sotto il dominio di due supremi padroni: il dolore e il piacere. Spetta a essi soltanto indicare quel che dovremmo fare, come anche determinare ciò che è giusto o ingiusto».
«La giustizia è il massimo della felicità per il massimo numero di persone».
Non serve una laurea in filosofia per capire che siamo agli antipodi rispetto alla visione della vita classico-cristiana, su cui era edificata la Civiltà Veneta. Le massime utilitariste appena riportate compendiano il pensiero liberale. A dove porta l’ideologia liberale?
All’egoismo sfrenato, a guardare solo al proprio interesse, infischiandosene di tutto ciò che comporta sacrificio e privazione.
Prima di tutto vengo io. Contano ben poco la Patria, il Bene, il Giusto, la famiglia, la morale, il rispetto per Dio, il rispetto per ogni cosa vada oltre i miei interessi. Perso il senso del Divino, l’uomo (che in sé non possiede nessuna intelligenza che Dio stesso non gli abbia conferito) non sa neppure che cosa sia il rispetto.

Veniamo alla famosa “democrazia diretta”. In un certo senso, è giusto il titolo dell’articolo “La Svizzera non esiste”. Infatti, non esiste il favoloso paese dei balocchi descritto dalla stampa liberale (“Il Sole 24 ore”, “Il Giornale”, “Il Corriere”, “Il Messaggero”, ecc.).
I vantaggi che la Svizzera ha su di noi lui deve dalla CONSERVAZIONE DEI SUOI PRESIDI DI CIVILTÀ TRADIZIONALI, non certo dall’aver fatto la rivoluzione liberale (che invece arriverà piano piano anche lì, cominciando ad erodere la loro società). Al netto della propaganda giornalistica, il segreto della Svizzera e degli altri paesi governati meglio del regime bananifero italiota è il BUON GOVERNO, che si regge sempre su una classe dirigente che si forma sui valori propri di una comunità storica. I dogmi universalistici, invece, sradicano i VALORI tradizionali, dissolvono lo Stato, mettono in mano i popoli agli organismi sovranazionali e alle strutture economiche apolidi, come la banche, l’Alta Finanza, le corporations, le multinazionali, ecc.
L’illusione un po’ infantile che tenere continue consultazioni referendarie su qualsiasi scelta politica sia il “sale della democrazia” è la premessa per consegnare tutto il potere politico alle elite che detengono i grandi capitali, cioè i mass media, che con crescente facilità riescono a convincere di tutto e del rovescio di tutto una massa spesso amorfa (dove le fasce di persone informate sono immancabilmente esigue minoranze).
È certo utile consultare la gente con i cosiddetti strumenti di democrazia diretta. Guardiamoci bene però dal trasformarli in una formuletta magica che risolverebbe tutti in problemi. Anzi, se per “democrazia diretta” si intende un’illusione ideologica, allora si sta imboccando la strada verso il “Grande Fratello”. Errore di cui non si avvede neanche il fanculista di turno, che al posto della fatica di scrivere un programma politico adatto ad affrontare i problemi concreti, spaccia l’illusione che la politica siano la sommatoria di rapide votazioni, espresse con un click sulla tastiera.


Enzo Trentin ha detto:
25/06/2015 alle 06:47

Nel gennaio 1798, con le truppe francesi al confine, la proclamazione della “Repubblica Lemanica” portò alla “liberazione” del Vodese; in questo caso anche in Svizzera nel segno della strategia politica della costituzione attorno alla Francia, di “repubbliche sorelle”, satelliti.

Un ordine che durò sul piano internazionale i pochi anni del fulgore napoleonico. Il 12 aprile dello stesso 1798, la Francia raggiunse lo stadio, che avrebbe voluto conclusivo, della sua politica in Svizzera: la costituzione della “Repubblica Elvetica”, “una e indivisibile”.

Pensando di poter controllare meglio la politica di un unico Stato svizzero che di più Stati, più piccoli, Napoleone dovette presto accorgersi di aver capito poco degli svizzeri. Fu un’invasione, quella francese, che finì col non piacere a molti di quegli stessi patrioti che l’avevano desiderata e provocata. Oltre al reclamato indennizzo per le spese della spedizione militare (15 milioni di franchi francesi divisi fra i cantoni resistenti) furono ricavati a Berna dai francesi 16 milioni di franchi e un ingente bottino (saccheggio dell’arsenale e lauta appropriazione di generi di prima necessità, fra i quali una enorme quantità di vino che i predetti posero in vendita traendone notevole incasso). Spoliazioni, carico formidabile di spesa (piccoli villaggi si trovarono a, dover mantenere migliaia di soldati) completarono il quadro, sempre più sconfortante, della invasione.

La polemica fra i partiti si accentuò e il processo di vera e propria restaurazione che s’era venuto determinando durante la guerra francese contro l’Austria e gli alleati, nelle zone territoriali sottratte ai francesi, sfociò, quando Massena vinse per le armi francesi la seconda battaglia di Zurigo nel settembre del 1795, in un incontenibile dissenso. Non mancarono neppure pronunciamenti di paesi e di
comunità di frontiera per l’annessione all’ Austria.

Le truppe francesi, più volte sollecitate dal Direttorio, se ne andarono nell’estate 1802, dopo la pace di Amiens; ma essendo poi ripresi i tentativi di restaurazione, i francesi intervennero ancora. Napoleone, primo console, infine interpose la sua mediazione (il relativo Atto è del 19 febbraio 1803) e venne varata una nuova Costituzione. Le truppe francesi lasciarono definitivamente la Svizzera l’anno successivo.

La Costituzione del 20 maggio 1802, detta Seconda Costituzione Elvetica, fu la prima votata dal popolo: 92.423 sì e 167.172 no. I non votanti vennero considerati favorevoli secondo legge, e il testo fu dunque approvato; il popolo svizzero aveva tuttavia avuto modo di attestare implicitamente la propria sfiducia alla Repubblica Elvetica. Visse pochi mesi. Le Costituzioni del 1798-1803 segnarono in ogni caso la fine dei privilegi di casta e affermarono i princìpi civili dello Stato moderno. Se il processo di centralizzazione amministrativa non poteva che arenarsi, anche di fronte alle grandi difficoltà finanziarie che comportava, restarono tuttavia validi alcuni fondamentali princìpi di applicazione della giustizia e dei tributi, sullo sfondo di uno spirito di eguaglianza e nell’interesse di tutta la collettività. Abolite le decime (delle quali l’80 per cento andava allo Stato che doveva pur mantenere il culto e le istituzioni di carità), con la legge del 10 novembre 1798, la più importante senz’altro fra quelle della Repubblica Elvetica, si crearono nuove imposte (fondiaria, sui fabbricati, sul capitale, sulle successioni e, via via, sui trasferimenti di proprietà, sul bollo, sulle bevande ecc.).

Sogni del centralismo democratico-patriottico, che a quell’epoca sarebbero stati ottimi per ogni altro Paese europeo che non fosse stato la Svizzera, un Paese nel quale l’anima popolare vuole cogliere da vicino, e nei tradizionali equilibri politici e amministrativi, i suoi riferimenti istituzionali immediatamente tangibili.

La CH già nel 1978 era al secondo posto nella graduatoria della prosperità mondiale.
Se la furia delle guerre mondiali ha risparmiato la Svizzera non lo si deve affatto – come pure tanti credono – alla sua dichiarata neutralità. Quale Hitler se n’è mai stropicciato? No. Se nessuno ha invaso la Svizzera è perché questo Paese ha sempre potuto contare su un efficientissimo deterrente militare; abbinato alla sua propensione a “far affari” (contrattualismo) con entrambe le parti in conflitto.
Per esempio, gli svizzeri tennero ai nazisti pressappoco questo discorso: «Invadeteci, e ogni svizzero fra i 17 e i 50 anni d’età si nasconderà sulle Alpi per portare un’interminabile guerra d’attrito. D’altro canto, se sarete tanto furbi da non invaderci, saremo lietissimi di fornirvi i migliori prodotti della nostra industria, fra le più avanzate del mondo. A pagamento, s’intende.»
E questo è esattamente ciò che avvenne. Ma non solo gli elvetici fornirono alla Germania hitleriana cannoni antiaerei, generatori di corrente, strumenti di precisione, macchine utensili; non solo permisero ai nazisti di servirsi delle loro ferrovie per far affluire rifornimenti al loro alleato Mussolini: essi chiesero e ottennero altro in cambio. Energia. Carbone dalla Ruhr. Elaborarono una formula pignolescamente precisa: per ogni tonnellata di materiale bellico in transito, tot quintali di carbone. Tale patto permise alla Svizzera di restare indenne e sopravvivere ai cinque lunghi anni di conflitto. Poiché la Svizzera non ha un grammo di carbone né una goccia di petrolio. E l’energia elettrica non sarebbe bastata. Funzionò. I tedeschi non toccarono la Svizzera. E le fornirono energia sufficiente, non solo a mandar avanti il Paese, ma a farlo prosperare mentre il resto d’Europa cadeva in rovina.

PER CONCLUDERE: Marco D’Aviano (Alias E.R.) è perfettamente comprensibile che sia contrario all’illuminismo, essendo lui un fondamentalista cristiano cui nemmeno la religione ufficiale va bene.
L’Occidente non sopporta il fondamentalismo musulmano; figuriamoci se dovessimo essere sottoposti o appoggiare quello cattolico di Marco D’Aviano che riproporrebbe l’inquisizione ed i roghi rivisti in salsa contemporanea.

Ma quello che proprio è insopportabilmente disdicevole è che costui, è un funzionario statale (della Regione Veneto) che come tanti parassiti del suo stampo non trova di meglio che leggere i blog, e rispondere alle polemiche, negli orari d’ufficio (si verifichi gli orari in cui pubblica: 24/06/2015 alle 11:10 e 24/06/2015 alle 11:11 e 24/06/2015 alle 11:11 e 24/06/2015 alle 11:12). Ovvero esattamente quella specie di parassiti che non solo non producono nulla, ma che ostacolano i liberi imprenditori costringendoli, a volte, al suicidio. Mentre le statistiche sulle centinaia di suicidi avvenuti in Veneto non contano nessun rappresentante della sua genia o di quella dei politici che ne hanno favorito l’assunzione tramite… «Concorso» Tsz!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Democrasia xvisara (on bon somexo)

Messaggioda Berto » lun apr 18, 2016 9:08 pm

In Svizzera, gli stranieri sono poco meno di 2 milioni, il 24,3% della popolazione secondi i dati 2014 dell’Ufficio federale di statistica (UST) [8'237'666 residenti, 1'998'459 stranieri].

http://www.tvsvizzera.it/qui-svizzera/l ... 61178.html


Quasi uno su quattro. Un rapporto piuttosto alto, dovuto certamente alla forte immigrazione, ma anche al fatto che sulla nazionalità svizzera vige lo ius sanguinis: chi nasce nel Paese non ne ottiene automaticamente il passaporto.

Del circa mezzo milione di nati nella Confederazione da genitori immigrati, soltanto un terzo ha chiesto la naturalizzazione. Nel 2014, dati USTAT, si contavano in Svizzera 388'700 nativi di nazionalità straniera.

Le comunità più rappresentate

Oltre l’80% degli stranieri residenti in Svizzera proviene da Paesi europei: tedeschi, italiani, portoghesi e francesi costituiscono da soli quasi la metà.

L’immigrazione

Se la percentuale di stranieri ha pochi pari al mondo, la Svizzera è anche il Paese con la più alta immigrazione in Europa. Nel 2013, con una media annuale di 20 arrivi ogni 1000 abitanti, era davanti a Germania (8,4), Regno Unito (8,2), Spagna (6) e Francia (5,1).

Una particolare categoria

Tra gli stranieri residenti in Svizzera, ce ne sono poco più di 5000 che nel Paese non sono nati né cresciuti, né vi conseguono il loro reddito. Però sono ricchi.

A questi facoltosi forestieri molti cantoni concedono una tassazione forfettaria –per questo sono detti ‘globalisti’- non basata sul reddito, bensì sul tenore di vita.

La sinistra ha tentato, con un’iniziativa, di vietare queste tassazioni ‘secondo il dispendio’, ma è stata sconfessata in votazione popolare.

E gli svizzeri all'estero?

Il 9% dei connazionali vive fuori dal Paese. La comunità degli svizzeri all'estero è spesso chiamata Quinta Svizzera (si aggiunge cioè alle quattro regioni linguistiche del Paese: Svizzera tedesca, francese, italiana e romancia).
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Democrasia xvisara (on bon somexo)

Messaggioda Berto » dom mag 01, 2016 11:09 am

SVIZZERA, IL REFERENDUM PER ABOLIRE LA RISERVA FRAZIONARIA
30/04/2016

http://www.miglioverde.eu/tedeschi-sviz ... razionaria

Un referendum popolare per cambiare il modo in cui le banche lavorano da circa tre secoli. Ossia per eliminare il sistema di riserva frazionaria. In estrema sintesi la possibilità che le banche “prestino” il denaro presente sui conti correnti, tenendone in cassa solo una piccolissima parte come riserva.
In questo modo le banche sono sempre esposte al rischio di fallimento, nel caso troppi correntisti (più dell’1%) volessero riprendersi contemporaneamente tutti i loro depositi in contanti. L’iniziativa sarà posta in votazione nella nazione nota per la sua attività bancaria ed anche per le frequenti chiamate alle urne dei suoi cittadini, che caratterizzano il suo sistema di democrazia semi-diretta: la Svizzera.
A questo link si trovano le ragioni dei promotori, che hanno raccolto oltre 110.000 firme a sostegno dell’iniziativa. Per capirne di più sulle ragioni dell’iniziativa (in Svizzera si chiama “iniziativa” ogni nuova proposta di legge e “referendum” ogni consultazione per abrogare o modificare una legge esistente) e sulle sue possibili conseguenze, abbiamo intervistato Rivo Cortonesi, esponente dei Liberisti Ticinesi e fautore di politiche libertarie, delle quali ha bisogno anche lo Stato al quarto posto tra i più liberi economicamente al mondo.
Francesco Tedeschi: Ciao Rivo e grazie per la disponibilità. Prima di tutto diamo alcuni altri cenni a chi ci legge. Da quanto tempo il sistema della riserva frazionaria è diventato il sistema bancario prevalente?
Rivo Cortonesi: Il sistema bancario a riserva frazionaria è stato sviluppato gradualmente nel corso degli ultimi trecento anni, favorito da alcune sentenze che ne hanno legittimato l’uso e l’abuso, fino ad essere oggi universalmente accettato come “modo imprescindibile di fare banca”. Esso consente infatti alle banche commerciali di lucrare sugli interessi gravanti su prestiti finanziati con denaro digitale, dalle stesse immesso nel sistema economico in quantità assai maggiore a quella del risparmio disponibile. Con il risultato di trovarsi confrontati con crisi ciclicamente esplosive, tra le peggiori sicuramente quella del 1930 e quella del 2008, nella quale ci stiamo ancora dibattendo.
FT: Come è nata l’idea di scardinare questo sistema e quanti sono stati i promotori iniziali dell’iniziativa?
RC: Indubbiamente l’ultima crisi economica ha offerto l’occasione per riflettere seriamente su come porre fine a quella che viene chiamata oggi tecnicamente “moltiplicazione monetaria”, ma che, a ben guardare, è in tutto paragonabile ad una vera e propria “contraffazione”. L’iniziativa “Moneta intera” è stata promossa dall’Associazione Modernizzazione Monetaria (MoMo), creata nel 2011 da Hansruedi Weber e Daniel Meier con un Consiglio scientifico comprendente tra gli altri:
 Philippe Mastronardi: Professore di diritto pubblico, Università di San Gallo;
 Peter Ulrich: Professore di etica economica, Università di San Gallo;
 Joseph Huber: Professore di sociologia economica ed ambientale, Università Martin Luther, Halle;
 Dr. P. Hablützel: storia contemporanea, scienza politica e di amministrazione, ex direttore dell’Ufficio federale del personale”
FT: In quanto tempo sono state raccolte le firme? Ci sono state regioni più o meno “ricettive” sul tema?.
RC: Il tempo permesso per la raccolta di 100’000 firme era di 18 mesi. È stato utilizzato quasi tutto questo tempo. Alla fine sono state raccolte oltre 10’000 firme in più oltre quelle richieste. La loro raccolta, nei primi otto mesi, è stata lenta, anche perché nessun partito e nessuna grande organizzazione sosteneva ufficialmente gli iniziativisti, che difettavano di personale dedicato e di adeguata organizzazione. In primavera 2015 le firme raccolte hanno però preso il volo, cosicché già a inizio estate si è concretizzata la certezza di raggiungere la meta. Il cantone che ha più contribuito al successo nella raccolta delle firme, in percentuale degli aventi diritto al voto, è stata quello di Basilea-città, seguito da Appenzello esterno, Basilea campagna, e Zurigo. Il Ticino è allineato con altri importanti cantoni della Svizzera di lingua tedesca come Berna, Lucerna, Sciaffusa, San Gallo, mentre nella Svizzera di Lingua francese la raccolta di firme si è collocata a livelli più bassi.
FT: In quali tempistiche si dovrebbe svolgere la votazione sull’iniziativa?.
RC: La data della votazione non è ancora stata stabilita, ma si prevede che si terrà nel 2017/18.
FT: La Svizzera, ha un sistema bancario solido, ed uno Stato meno indebitato dei suoi vicini, oltre ad una popolazione giustamente fiera di entrambe le cose. Come mai pensi che proprio da voi si è sviluppata una sensibilità per una riforma fondamentale del sistema bancario?
RC: Perché, come ho già detto, la crisi del 2008 ha aperto gli occhi a molti cittadini rendendoli attenti ai pericoli insiti nell’attuale sistema bancario a riserva frazionaria. Non dimentichiamo che l’UBS, la più importante tra le banche svizzere, ha dovuto ricorrere all’aiuto della Confederazione per evitare un crac che avrebbe potuto avere conseguenze nefaste per l’intera economia elvetica. Ogni banca è solida finché non si verificano le condizioni per le quali va in bancarotta, e tutte le banche che operano in regime di riserva frazionaria sono a rischio perenne di bancarotta, come ebbe a scrivere Murray Rothbard, uno dei maggiori esponenti della Scuola Austriaca di economia. Per quanto riguarda l’indebitamento è vero che il debito pubblico della Confederazione, rapportato al Pil, è molto basso (intorno al 40%). Ma quello privato, prevalentemente immobiliare, è molto alto. E se il reddito pro-capite è abbastanza ben distribuito, in Svizzera la ricchezza patrimoniale è invece concentrata in mano a pochi. Quindi le piccole e medie banche, molto esposte sul fronte dei crediti immobiliari, elargiti proprio in virtù della riserva frazionaria, devono sperare che l’economia consenta di onorare i debiti ipotecari contratti da famiglie e imprese dotate di patrimoni modesti. Nessuno può stare tranquillo.
FT: Ci sono aspetti che non condividi della comunicazione dei promotori del referendum?.
RC: La comunicazione è buona per quanto concerne la prima parte dell’iniziativa, quella cioè che si propone di abolire la riserva frazionaria e introdurre, per le banche commerciali, l’obbligo di riserva intera, da cui il nome dell’iniziativa: Vollgeld in tedesco e Moneta intera in italiano. È la parte dell’iniziativa che condivido. Invece sulla seconda parte, quella che rafforza i poteri monopolistici della Banca Nazionale Svizzera, ho molte riserve, anzi, la trovo decisamente non condivisibile. Anche la comunicazione appare, per questo secondo aspetto dell’iniziativa, poco o per nulla convincente.
FT: Se il referendum dovesse avere successo, cosa accadrebbe “il giorno dopo”?.
RC: Penso che la legge di applicazione dovrebbe dar tempo alle banche commerciali di adeguarsi alle nuove disposizioni. Diversamente c’è il rischio concreto di una sequela di fallimenti bancari a catena. Tuttavia credo che il passaggio alla “riserva bancaria intera” rimanga un obiettivo da perseguire con caparbietà, anche se gradualmente.
FT: Pensi che altre nazioni seguirebbero l’esempio svizzero?.
RC: Indipendentemente dall’esito della votazione popolare, mi auguro che questa iniziativa possa favorire la discussione sulla riserva frazionaria anche in altri Paesi. Ma il dibattito dovrà essere accompagnato anche dal tema della soppressione delle banche centrali, altrimenti sarà come cadere dalla padella nella brace.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Democrasia xvisara (on bon somexo)

Messaggioda Berto » ven mag 13, 2016 8:35 am

Quanto guadagnano i parlamentari
Tvsvizzera.it
mercoledì 11 maggio 2016 12:05
Daniele Mariani, swissinfo.ch


http://www.tvsvizzera.it/swissinfo/Quan ... 20107.html

La questione dei salari dei parlamentari e del loro statuto torna periodicamente alla ribalta. Recentemente c’è chi ha chiesto, come il consigliere agli Stati del cantone Zugo Joachim Eder, di non concedere più indennità di pernottamento ai parlamentari se questo non avviene fuori casa.
Qualche mese prima, il consigliere nazionale Hans Grunder aveva dal canto suo depositato un’iniziativa parlamentare – non ancora trattata dal plenum – in cui chiedeva di limitare la durata del mandato per evitare che il legislativo si trasformi in «modo latente in un parlamento di professionisti».
Pur rimanendo un parlamento di milizia – ossia strutturato in modo tale che i suoi membri possono continuare ad esercitare un altro lavoro oltre al loro mandato politico –il parlamento svizzero si è viepiù professionalizzato negli ultimi decenni. In media un mandato nel Consiglio nazionale (camera bassa) implica un onere lavorativo minimo del 50% e nel Consiglio degli Stati del 70%.

L’Italia in cima alla classifica
Di fatto, il sistema di retribuzioni dei parlamentari svizzeri permette, a chi lo desidera, di dedicarsi esclusivamente alla politica, senza far troppa fatica per arrivare alla fine del mese. Ogni eletto riceve un salario annuo di 26'000 franchi, a cui va ad aggiungersi una diaria di 440 franchi per ogni giornata di lavoro per seduta delle Camere, delle commissioni o dei gruppi parlamentari. In media questa diaria rappresenta un importo annuo di poco meno di 40'000 franchi per ogni consigliere nazionale*. In altre parole, senza contare i rimborsi spese, un parlamentare svizzero ha una retribuzione di circa 66'000 franchi (60'000 euro).
Tanto? Poco? Rispetto al salario medio nel paese – 50'300 euro nel 2014, stando ai dati dell’OCSE – la differenza è minima. Per contro rispetto ai loro colleghi stranieri, la differenza è a volte enorme. In Italia, un membro della Camera ha un salario fisso quasi tre volte superiore rispetto a un suo omologo elvetico. Tra indennità e diaria, un deputato italiano può guadagnare oltre 165'000 euro lordi all’anno, mentre un cittadino ‘normale’ ha un salario medio cinque volte inferiore (30'600 euro). Paragonando il salario medio a quello dei parlamentari, a passarsela meglio sono i deputati brasiliani, che guadagnano dieci volte tanto un cittadino qualsiasi. Va per contro meno bene agli spagnoli, la cui parte di retribuzione fissa è praticamente identica a quella dei loro compatrioti ed è la più bassa dei paesi dell’Europa occidentale.

Un salario che può raddoppiare
L’indennità parlamentare è però solo una componente del salario degli eletti. Tenendo conto dei vari tipi di rimborsi spese – impossibili da riassumere in un grafico tanto i sistemi sono diversi da un paese all’altro – il guadagno annuo può anche raddoppiare o quasi.
È il caso della Svizzera. Grazie alle indennità per vitto, pernottamento, viaggio, nonché un importo annuo di 33'000 franchi quale contributo per le spese di personale e di materiale, un consigliere nazionale arriva a guadagnare ulteriori 50'000 euro all’anno, per una somma complessiva di circa 110'000 euro. E questo anche se rinuncia ad assumere un collaboratore personale. Questa spesa è infatti versata su base forfettaria, senza bisogno di alcun giustificativo, contrariamente ad altri paesi.
Nella Penisola, ogni parlamentare ha a disposizione fino a 62'000 euro all’anno per coprire le sue spese. Oltre ai rimborsi per spese del personale (da giustificare, ma solo nella misura del 50%), telefoniche o di trasferimento, i deputati hanno pure una tessera per la libera circolazione ferroviaria, marittima e aerea sul territorio nazionale e diversi privilegi, come un parrucchiere gratuito (o meglio i parrucchieri, ve ne sono infatti quattro) a Montecitorio.
Non sfigurano neppure tedeschi, francesi e britannici. In Germania, ad esempio, ogni membro del Bundestag riceve 52'000 euro all’anno di rimborso spese forfettario e ben 250'000 euro all’anno per i salari dei suoi collaboratori. Contrariamente all’Italia, è però l’amministrazione del Bundestag che versa direttamente gli stipendi e non il deputato. In Francia la cosiddetta «indennità rappresentativa per i costi di mandato» ammonta a quasi 70'000 euro all’anno, mentre per i collaboratori vi sono a disposizione 114'000 euro. E naturalmente treni gratuiti in prima classe su tutto il territorio nazionale e fino a 80 voli interni.

Rimborsi milionari negli USA
In Gran Bretagna, oltre a un forfait per le spese di 14'500 euro annui, ogni deputato può farsi rimborsare tutti gli esborsi legati alla sua attività parlamentare. In media 115'000 euro all’anno. La Gran Bretagna è però anche uno dei paesi più trasparenti: tutte le singole voci di spesa di ogni parlamentare possono infatti essere consultate su un sito internet. Londra è corsa ai ripari nel 2009, dopo un articolo che svelava l’uso non proprio virtuoso del denaro dei contribuenti da parte dei membri della Camera dei Comuni.
Una trasparenza che regna anche negli Stati Uniti, ma che non impedisce ai deputati USA di conquistare il titolo di campioni in materia di rimborsi per le spese di personale, di viaggi e di materiale vario. Oltre a un salario annuo di 153'000 euro, i rappresentanti del Congresso possono spendere senza troppo contare: nel 2012, ogni deputato ha infatti ricevuto in media 1,15 milioni di euro. Se paragonati ad alcuni dei loro pari stranieri, i 246 membri del parlamento svizzero hanno quindi ancora un certo margine prima di poter essere tacciati di spendaccioni.

* per questa analisi abbiamo preso in considerazione solo i membri delle camere basse dei diversi paesi e non dei senati; inoltre non abbiamo tenuto conto della carica ricoperta dagli eletti: ad esempio in certi paesi un capogruppo percepisce retribuzioni più elevate rispetto a un ‘semplice’ deputato.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Svizzera, democrazia vera con democrazia diretta e referendo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron