LA SVIZZERA NON VUOLE MODIFICARE IL SUO SISTEMA GIUDIZIARIO. Enzo Trentin
26 giugno 2021
https://www.facebook.com/groups/1863953 ... 4288189936O perlomeno, non i suoi politici. E sai che novità! Tuttavia presto sarà votato un apposito referendum a seguito dell'iniziativa popolare sulla giustizia che chiede di rivoluzionare il sistema di designazione dei giudici federali attraverso il sorteggio.
Tutti concordano sul fatto che l'iniziativa solleva delle questioni legittime. Tuttavia, durante i dibattiti in Parlamento, tutti i partiti hanno affermato che benché non sia perfetto, il sistema attuale funziona bene.
Ciò nonostante, come spesso accade, i promotori dell'iniziativa hanno comunque già ottenuto una vittoria. Diversi punti della proposta sono stati ripresi dal Parlamento. Anche se questi sono discussi da tempo dalla politica svizzera, è stata la pressione dell'iniziativa ad averli portati in Parlamento.
Ufficialmente, i giudici in Svizzera non devono appartenere a un partito. Non è però un segreto che i loro mandati sono assegnati secondo una chiave di ripartizione che tiene conto della forza dei partiti in Parlamento, in quello che può essere considerato una sorta di "gentlemen's agreement" informale. Senza l'adesione a un partito, un giudice non ha praticamente nessuna possibilità. L'ultima nomina di un giudice senza partito risale al 1942.
Un altro punto centrale della critica - che riguarda non solo i giudici federali ma tutti i giudici del Paese - è la tassa sul mandato. Si tratta di una particolarità del sistema giudiziario svizzero, che stabilisce che i giudici eletti devono versare una quota al proprio partito. L'importo varia a seconda del partito e del livello politico. Insomma parrebbe di capire che nemmeno nella decente democratica Svizzera si potrebbe far ricorso al leggendario “Giudice di Berlino”. Una vera fanfaluca o favola per bambini.
Nemmeno Bartolo di Sassoferrato (una celebrità solo per i cultori della storia del diritto che tuttavia tutti dovrebbero conoscere per questa sua coraggiosa confessione (citiamo a memoria): «Ogni volta che mi si propone un problema giuridico, prima sento quale deve essere la soluzione, poi cerco le ragioni tecniche per sostenerla». E se questo era vero per un simile luminare, figurarsi per un magistrato qualunque.
L'iniziativa sulla giustizia è un'idea dell'imprenditore svizzero Adrian Gasser. Costui ritiene la situazione attuale molto drammatica: la magistratura è un'estensione dei partiti, è politicizzata e la fiducia nelle istituzioni viene meno. Gasser ha quindi lanciato (e finanziato privatamente) l'iniziativa per sostenere la separazione dei poteri e l'indipendenza della giustizia.
L'avvocato Alfio Russo (Cattedra di diritto costituzionale svizzero e comparato a Neuchâtel) è d'accordo con la constatazione di Gasser. I tribunali in Svizzera sono troppo politicizzati, sostiene. Nel quadro della sua tesi di dottorato ha effettuato un confronto giuridico internazionale sull'elezione dei giudici. È giunto alla conclusione che in Svizzera la pressione politica è sostanziale. Questo ha anche a che fare con un'altra peculiarità elvetica: la rielezione.
Un giudice obiettivo è un ideale, forse perfino un'illusione.
Lo storico e giurista Lorenz Langer. Osserva:
1 - La domanda fondamentale è la seguente: la giustizia necessita di una certa legittimazione democratica oppure la giurisprudenza è puramente tecnocratica, e dovrebbe essere completamente estranea alla politica? In Svizzera si è arrivati alla conclusione che un legame con la politica esiste e forse deve anche essere espresso.
2 - L'idea del sorteggio mi ha sorpreso un po', a dire il vero. Aggiunge Lorenz Langer. Il problema principale della proposta, a mio modo di vedere, è che l'ammissione al sorteggio per la posizione di giudice federale deve essere fatta secondo "criteri oggettivi di idoneità professionale e personale".
3 - Il fatto è che anche giudici hanno opinioni politiche. Che lo dichiarino apertamente o meno. Sono sempre scettico quando i giuristi dicono che si decide in base a criteri oggettivi. Un giudice obiettivo è un ideale... forse un'illusione.
4 - I promotori dell'iniziativa denunciano il "nepotismo" del parlamento per l'elezione dei giudici. E si ha anche l'impressione che le procedure in seno alla commissione giudiziaria non siano molto trasparenti. Mi sembra che ci sia relativamente molta informalità. A volte è evidente parecchio tempo in anticipo chi verrà ritenuto adatto alla funzione. La domanda da porsi è semplice: esiste un sistema dove cose simili non accadono?
Questo il dibattito in corso in Svizzera dove il cittadino non rimane estraneo o inattivo, banalmente di chiama democrazia. In Italia avremo presto l'ennesima riforma della magistratura, che però coinvolge solo i partiti. E coloro che tra questi non risultassero soddisfatti, minacciano di raccogliere le firme per un referendum. Lo Stato è fatto da tutti, ma qui i cittadini vengono solo tirati per la giacchetta. Eppure sarebbe un bene cambiare, ma dopo una democratica discussione per esempio su: 1) Elezioni del Csm; 2) responsabilità diretta dei magistrati; 3) equa valutazione dei magistrati; 4) separazione delle carriere dei magistrati; 5) limiti agli abusi della custodia cautelare; 6) abolizione del decreto Severino.
Scarsamente fiduciosi nelle riforme dello Stato italiano, e curiosi su quanto l'elettorato svizzero - non i suoi rappresentanti - delibererà, fermiamoci qui. Semmai prendiamo a pretesto questa notizia per soffermarci solo qualche istante sull'eutanasia dell'indipendentismo veneto. Poiché, come dicevano gli antichi romani: repetita iuvant («le cose ripetute giovano»).
L'aspirazione all'indipendenza - o come ripiego all'autonomia - di buona parte della popolazione veneta è tangibile. C'è chi si spende per il ripristino della Repubblica di Venezia com'era e dov'era, e chi da' vita a nuovi partiti, salvo disarticolarli non appena diventano ostacolo al raggiungimento delle proprie ambizioni personali. In questo bestiario sentimentale di possono riconoscere gli inseguitori di arcobaleni, gli acchiappa nuvole, gli strateghi del nulla.
Un aforisma di Alessandro Manzoni ci rammenta: «All'avvocato bisogna contare le cose chiare; a lui poi tocca di imbrogliarle»; ecco quindi un noto giureconsulto che il 28 aprile 2015 nella sua duplice veste (e anche un influente esponente dell'indipendentismo veneto; ma anni prima, e sempre senza successo si era speso per l'autonomia, e il federalismo) fa il suo ingresso nell'aula della Corte costituzionale per difendere l'esercizio della Legge Regionale n. 16, del 19 giugno 2014, ovvero: Indizione del referendum consultivo sull'indipendenza del Veneto.
Che tale strumento sia una canzonatura della democrazia lo sancisce la sentenza della Corte costituzionale n. 334/2004, che chiarisce benissimo in cosa consista: «Siccome infatti l’esito positivo del referendum, avente carattere meramente consultivo, sicuramente NON VINCOLA IL LEGISLATORE statale alla cui discrezionalità compete di determinare l’effetto di...». Che c'è andato a fare alla Corte costituzionale quel patrocinatore? Quindi smettiamola qui.
Semmai è singolare che ci siano degli impavidi segretari di partito sedicente indipendentista che da subornati, concionando quotidianamente sul “male oscuro” di questo paese, senza mai affrontare la discussione su questioni determinanti come quella citata in apertura offrendone conseguentemente una possibile soluzione.
Piuttosto c'è da constatare come l'indipendentismo veneto sia sempre stato infiltrato da vagabondi politici che hanno costruito e demolito partitucoli insignificanti dal punto di vista progettuale ed elettorale. L'eutanasia si è avuta con l'ultimo in ordine di tempo: il PARTITO DEI VENETI, che alle elezioni del 20 e 21 settembre 2020 ha ottenuto 20.502 voti, pari allo 0,84%. Una colossale secessio plebis! E ciò malgrado risultasse una coalizione di 10 partiti, movimenti e sodalizi sedicenti autonomisti, federalisti, indipendentisti; ivi compreso quello che qui abbiamo attenzionato.
Profetico appare Thomas Jefferson quando disse: «È l’arte dell’avvocato mettere tutto in dubbio, non avere certezze, e parlare all’infinito.»
Ci sarebbe da ridere se non vi fossero enormi interessi in gioco: gioco politico, gioco economico. Poiché sono questi pseudo indipendentisti a badare ai nostri bisogni, è corretto concedere loro di badare al nostro modo di vivere, considerando che non hanno mai prefigurato un ordinamento credibile e condiviso per la futura entità indipendente?
Quando questi “venetisti” raggiungeranno il potere sventolando bandiere molto più prestigiose di quella della Croce rossa, come minimo c'è da credere che ci ripuliranno le tasche con imposte e tasse benefiche; ci alleggeriranno le tasche del peso inutile di un denaro, che non ci servirà più. E questo a dispetto dei pericolosissimi imbecilli, secondo la definizione di Carlo M. Cipolla: «chi vi fa del male senza volerlo, senza accorgersene, senza suo profitto, magari con l’intenzione sincera di farvi del bene.» E già sappiamo che l'indipendentista imbecille è ricorrente, ci circonda, ci assedia.