Referendi svizzeri

Re: Referendi svizzeri

Messaggioda Berto » lun mar 08, 2021 8:43 am

La Svizzera dice addio al nucleare. Storico sì al referendum per le rinnovabili
LifeGate
di Andrea Barolini
23 dicembre 2019

https://www.lifegate.it/persone/stile-d ... referendum

Entro il 2050 la Svizzera abbandonerà il nucleare, a vantaggio delle fonti rinnovabili. I Verdi: “Un risultato storico che ci proietta nel futuro”.

La Svizzera ha deciso di voltare definitivamente pagina in materia di energia. I cittadini della nazione alpina sono stati infatti chiamati a ratificare tramite referendum la legge sulla transizione energetica, che impone un abbandono progressivo dell’energia nucleare, favorendo al contempo lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Zurigo e Ginevra, valanga di sì all’addio al nucleare

La consultazione popolare ha indicato una netta maggioranza di favorevoli, il 58,2 per cento: un dato superiore anche alle attese, dal momento che i sondaggi che hanno preceduto il voto avevano ipotizzato un risultato meno ampio. Solamente tre cantoni, sui ventisei in totale presenti nella confederazione, hanno detto “no” alla nuova disciplina, sostenuta sia dal governo che dal Parlamento. A Zurigo, il cantone più popoloso della Svizzera, lo scarto è risultato ancora più ampio: i “sì” sono arrivati attorno al 60 per cento. Mentre a Ginevra l’addio al nucleare si è rivelato un plebiscito: circa il 70% di favorevoli.
“Si tratta di un giorno storico per tutti gli ecologisti. Così il nostro paese potrà entrare nel Ventunesimo secolo energetico”, ha dichiarato la deputata dei Verdi Adèle Thorens Goumaz parlando alla televisione pubblica Rts. Ma al fianco degli ambientalisti si era schierato quasi tutto l’arco parlamentare svizzero, ad eccezione della sola Udc (Unione democratica di centro), movimento populista anti-europeo e anti-immigrazione

Per la Svizzera si tratta del risultato di uno lungo processo di riflessione avviato all’indomani della catastrofe di Fukushima. Qualche settimana dopo l’incidente in Giappone, infatti, la confederazione elvetica aveva deciso di chiudere parte dei suoi cinque reattori nucleari a partire dal 2034, anche se le autorità avevano spiegato che lo stop sarebbe dovuto arrivare dopo 50-60 anni di attività di ciascun impianto. Un primo tentativo referendario (per chiudere tre reattori) era fallito nel mese di novembre del 2016: all’epoca a votare a favore era stato il 45,77 per cento degli elettori.

La transizione costerà non più di 36 euro a famiglia all’anno

Di qui la scelta del governo di elaborare una nuova riforma, indicando stavolta nel 2050 la data di abbandono totale dell’atomo. La prima centrale nucleare a fermare i battenti dovrebbe essere quella di Beznau, situata nel cantone settentrionale di Aargau, non lontano dalla frontiera con la Germania. Essa è infatti in servizio ormai da ben 47 anni. Si tratta della più vecchia centrale nucleare del mondo, dopo la chiusura del reattore di Oldsbury, nel Regno Unito, disposta nel 2012.

Nucleare Svizzera

Al contempo, la Svizzera ha lanciato un piano di forte riduzione dei consumi: la strategia punta ad operare, grazie all’efficienza energetica residenziale e industriale, un calo del 16 per cento entro il 2020 e del 43 per cento entro il 2035 (rispetto ai livelli del 2000). Il governo di Berna ha stimato il costo che la manovra comporterà per le famiglie svizzere: 40 franchi (36,5 euro) all’anno in media rispetto ad oggi. Un aggravio che però potrà essere ampiamente compensato proprio grazie alle politiche di efficientamento.
Nell’immagine di apertura, la centrale nucleare di Leibstadt in Svizzera ©Schölla Schwarz/Wikimedia Commons



Nel 2017 si è tenuto il referendo

https://www.ilsole24ore.com/art/la-sviz ... i-AEJ7rTQB
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Re: Referendi svizzeri

Messaggioda Berto » lun mar 08, 2021 8:43 am

L'omofobia diventa un reato in Svizzera
Andrea Barolini
12 febbraio 2020

https://www.lifegate.it/persone/news/sv ... obia-reato


Una nuova legge approvata in Svizzera consente di condannare discriminazioni e insulti basati sull’orientamento sessuale.

Adottare comportamenti discriminatori nei confronti delle persone omosessuali è un reato in Svizzera. La nuova legge anti-omofobia è stata infatti approvata a larga maggioranza, domenica 9 febbraio, attraverso un referendum. Il 63 per cento degli elettori hai infatti votato a favore della norma, sostenuta da tutti i partiti ad eccezione dell’Unione democratica di centro (Udc), che a dispetto del nome rappresenta la formazione politica elvetica più orientata a destra tra quelle di rilievo.

La legge proposta dai socialisti. Contraria l’estrema destra svizzera

La legge contro le discriminazioni è stata proposta da Mathias Reynard, socialista del Canton Vallese, che era stato il più giovane deputato della storia, nel 2011, a 24 anni, e oggi è candidato alla direzione del partito. “Chi afferma che è normale che la comunità ebraica abbia subito un genocidio viene condannato. Al contrario, finora si è potuto dichiarare in televisione che gli omosessuali sono dei pervertiti senza rischiare neppure un’inchiesta”, ha sottolineato il politico elvetico.


In termini giuridici, l’iniziativa di Reynard ha permesso di estendere all’odio legato all’orientamento sessuale la normativa che già puniva le discriminazioni basate su appartenenza razziale, etnica o religiosa. Un cambiamento che avrebbe potuto essere finalizzato già nel 2018, ma proprio l’Udc decise di lanciare un referendum per chiedere alla popolazione la propria opinione. Sostenendo che “allora occorrerebbe includere anche le discriminazioni sui portatori di handicap, sulle persone anziane o su quelle in sovrappeso”.

Esclusi i “contesti amichevoli”: l’applicazione della norma non sarà semplice

Nonostante la campagna dell’estrema destra, tuttavia, i cittadini svizzeri si sono mostrati in larga maggioranza sensibili alla questione. Soprattutto nella regione francofona della Svizzera e nel Ticino, dove i consensi hanno raggiunto rispettivamente il 73 e il 79 per cento.

In termini concreti, secondo quanto spiegato dai media svizzeri, le frasi omofobe potranno essere punite con un massimo di cinque mesi di reclusione e sanzioni comprese tra 400 e 500 franchi (tra 375 e 470 euro). L’applicazione concreta della norma rimane tuttavia non di semplice interpretazione, dal momento che essa esclude i “contesti amichevoli o familiari”. Il che renderà probabilmente difficile comprendere il limite tra scherzi e insulti.


Referendum Svizzera, 63% sì a legge anti-omofobia
09 febbraio 2020

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... d3582.html

Con il 63,1% di sì gli elettori della Confederazione elvetica hanno approvato, nell'odierno referendum, la proposta di legge per rendere punibile la discriminazione omofobica sul territorio svizzero. La comunità Lgbt otterrà una maggior protezione nei confronti di chi insulterà, attaccherà o escluderà pubblicamente le persone per il loro orientamento sessuale.

I voti a favore sono stati 1.413,609. L'opposizione, uscita sconfitta col 36,9% dei consensi (827.361), era più radicata nelle zone rurali della Svizzera centrale e orientale. I più alti tassi di approvazione sono stati registrati nelle regioni e nelle aree urbane di lingua francese e italiana.

La legge attuale puniva solo la discriminazione religiosa o razziale. Gli attivisti della comunità Lgbt hanno descritto il risultato come un "chiaro segnale contro l'odio" e hanno aggiunto che continueranno la loro lotta politica per il matrimonio tra persone dello stesso sesso, tema che sarà discusso il prossimo mese in Parlamento. Gli oppositori hanno sostenuto che la legge "mina il diritto alla libertà di parola e che la comunità Lgbt non ha bisogno di una protezione legale speciale".
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Re: Referendi svizzeri

Messaggioda Berto » lun mar 08, 2021 8:46 am

Svizzera, al referendum vince la proibizione di burqa o niqab in luoghi pubblici
Lino Terlizzi
7 marzo 2021

https://www.ilsole24ore.com/art/svizzer ... i-ADlZhWOB

Lugano - Passa in Svizzera la proibizione per burqa o niqab in luoghi pubblici. All'iniziativa “Sì al divieto di dissimulare il proprio viso” la maggioranza dei votanti ha infatti risposto affermativamente. Stando ai risultati definitivi, il testo di modifica costituzionale promosso dalla destra conservatrice e combattuto dal governo ha ottenuto il 51,2% dei consensi degli elettori e l'adesione di 20 dei 26 cantoni, ha riferito l'agenzia di stampa Keystone-Ats. Il raggiungimento della maggioranza dei Cantoni era necessaria, visto che il quesito tocca la Costituzione federale.

L'iniziativa è stata promossa dalla destra conservatrice elvetica, per la gran parte raccolta attorno al partito Udc; ma, come mostrano i dati, la proposta ha conquistato consensi in modo trasversale, andando a pescare decisamente anche nell'elettorato di centro e in parte anche in quello di sinistra. I sondaggi indicavano un testa a testa e così in sostanza è stato, con la prevalenza alla fine del sì.

L'ironia della sorte ha voluto che si votasse in questa fase di coronavirus, con le mascherine sanitarie ampiamente utilizzate. Ma così è stato per via dei tempi tecnici, in realtà i promotori dell'iniziativa si erano mossi già negli anni scorsi, su questo tema e su altri analoghi. Una parte di loro aveva già avuto successo nel 2009, con il sì (al 57%) al divieto di costruzione di nuovi minareti in Svizzera (sono rimasti i quattro già esistenti). I promotori del sì al divieto di dissimulazione hanno peraltro precisato che l'iniziativa prevede eccezioni per motivi di salute, di condizioni climatiche (sport invernali), di usanze locali (carnevali).

Per Governo e Parlamento referendum era eccessivo

Il Governo e la maggioranza del Parlamento federale si erano opposti a questa iniziativa e l'avevano definita eccessiva, visto il numero molto esiguo di casi di burqa o niqab in Svizzera. Il no è stato poi motivato con altri due ragioni: per la tutela delle donne occorre certo lavorare, ma con altri percorsi; la competenza in materia è soprattutto dei Cantoni (sinora il divieto per burqa e niqab vigeva solo in Ticino e in San Gallo). Governo e Parlamento hanno sostenuto un controprogetto, che prevedeva l'obbligo di mostrare il viso alle autorità solo nei casi necessari ad accertare l'identità.

Il voto è certo contro tutte le forme di dissimulazione del volto in pubblico – anche durante manifestazioni politiche o eventi sportivi - ma è chiaro che di fatto è rivolto soprattutto contro l'abbigliamento prescritto per le donne nelle parti più tradizionaliste, o direttamente integraliste, dell'Islam. Il burqa è il velo che copre interamente il volto delle donne, con solo una rete all'altezza degli occhi per vedere; il niqab è il velo che copre il volto femminile lasciando gli occhi scoperti.
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Re: Referendi svizzeri

Messaggioda Berto » dom set 26, 2021 3:44 pm

LA SVIZZERA NON VUOLE MODIFICARE IL SUO SISTEMA GIUDIZIARIO.
Enzo Trentin
26 giugno 2021

https://www.facebook.com/groups/1863953 ... 4288189936


O perlomeno, non i suoi politici. E sai che novità! Tuttavia presto sarà votato un apposito referendum a seguito dell'iniziativa popolare sulla giustizia che chiede di rivoluzionare il sistema di designazione dei giudici federali attraverso il sorteggio.
Tutti concordano sul fatto che l'iniziativa solleva delle questioni legittime. Tuttavia, durante i dibattiti in Parlamento, tutti i partiti hanno affermato che benché non sia perfetto, il sistema attuale funziona bene.
Ciò nonostante, come spesso accade, i promotori dell'iniziativa hanno comunque già ottenuto una vittoria. Diversi punti della proposta sono stati ripresi dal Parlamento. Anche se questi sono discussi da tempo dalla politica svizzera, è stata la pressione dell'iniziativa ad averli portati in Parlamento.
Ufficialmente, i giudici in Svizzera non devono appartenere a un partito. Non è però un segreto che i loro mandati sono assegnati secondo una chiave di ripartizione che tiene conto della forza dei partiti in Parlamento, in quello che può essere considerato una sorta di "gentlemen's agreement" informale. Senza l'adesione a un partito, un giudice non ha praticamente nessuna possibilità. L'ultima nomina di un giudice senza partito risale al 1942.
Un altro punto centrale della critica - che riguarda non solo i giudici federali ma tutti i giudici del Paese - è la tassa sul mandato. Si tratta di una particolarità del sistema giudiziario svizzero, che stabilisce che i giudici eletti devono versare una quota al proprio partito. L'importo varia a seconda del partito e del livello politico. Insomma parrebbe di capire che nemmeno nella decente democratica Svizzera si potrebbe far ricorso al leggendario “Giudice di Berlino”. Una vera fanfaluca o favola per bambini.
Nemmeno Bartolo di Sassoferrato (una celebrità solo per i cultori della storia del diritto che tuttavia tutti dovrebbero conoscere per questa sua coraggiosa confessione (citiamo a memoria): «Ogni volta che mi si propone un problema giuridico, prima sento quale deve essere la soluzione, poi cerco le ragioni tecniche per sostenerla». E se questo era vero per un simile luminare, figurarsi per un magistrato qualunque.
L'iniziativa sulla giustizia è un'idea dell'imprenditore svizzero Adrian Gasser. Costui ritiene la situazione attuale molto drammatica: la magistratura è un'estensione dei partiti, è politicizzata e la fiducia nelle istituzioni viene meno. Gasser ha quindi lanciato (e finanziato privatamente) l'iniziativa per sostenere la separazione dei poteri e l'indipendenza della giustizia.
L'avvocato Alfio Russo (Cattedra di diritto costituzionale svizzero e comparato a Neuchâtel) è d'accordo con la constatazione di Gasser. I tribunali in Svizzera sono troppo politicizzati, sostiene. Nel quadro della sua tesi di dottorato ha effettuato un confronto giuridico internazionale sull'elezione dei giudici. È giunto alla conclusione che in Svizzera la pressione politica è sostanziale. Questo ha anche a che fare con un'altra peculiarità elvetica: la rielezione.
Un giudice obiettivo è un ideale, forse perfino un'illusione.
Lo storico e giurista Lorenz Langer. Osserva:
1 - La domanda fondamentale è la seguente: la giustizia necessita di una certa legittimazione democratica oppure la giurisprudenza è puramente tecnocratica, e dovrebbe essere completamente estranea alla politica? In Svizzera si è arrivati alla conclusione che un legame con la politica esiste e forse deve anche essere espresso.
2 - L'idea del sorteggio mi ha sorpreso un po', a dire il vero. Aggiunge Lorenz Langer. Il problema principale della proposta, a mio modo di vedere, è che l'ammissione al sorteggio per la posizione di giudice federale deve essere fatta secondo "criteri oggettivi di idoneità professionale e personale".
3 - Il fatto è che anche giudici hanno opinioni politiche. Che lo dichiarino apertamente o meno. Sono sempre scettico quando i giuristi dicono che si decide in base a criteri oggettivi. Un giudice obiettivo è un ideale... forse un'illusione.
4 - I promotori dell'iniziativa denunciano il "nepotismo" del parlamento per l'elezione dei giudici. E si ha anche l'impressione che le procedure in seno alla commissione giudiziaria non siano molto trasparenti. Mi sembra che ci sia relativamente molta informalità. A volte è evidente parecchio tempo in anticipo chi verrà ritenuto adatto alla funzione. La domanda da porsi è semplice: esiste un sistema dove cose simili non accadono?
Questo il dibattito in corso in Svizzera dove il cittadino non rimane estraneo o inattivo, banalmente di chiama democrazia. In Italia avremo presto l'ennesima riforma della magistratura, che però coinvolge solo i partiti. E coloro che tra questi non risultassero soddisfatti, minacciano di raccogliere le firme per un referendum. Lo Stato è fatto da tutti, ma qui i cittadini vengono solo tirati per la giacchetta. Eppure sarebbe un bene cambiare, ma dopo una democratica discussione per esempio su: 1) Elezioni del Csm; 2) responsabilità diretta dei magistrati; 3) equa valutazione dei magistrati; 4) separazione delle carriere dei magistrati; 5) limiti agli abusi della custodia cautelare; 6) abolizione del decreto Severino.
Scarsamente fiduciosi nelle riforme dello Stato italiano, e curiosi su quanto l'elettorato svizzero - non i suoi rappresentanti - delibererà, fermiamoci qui. Semmai prendiamo a pretesto questa notizia per soffermarci solo qualche istante sull'eutanasia dell'indipendentismo veneto. Poiché, come dicevano gli antichi romani: repetita iuvant («le cose ripetute giovano»).
L'aspirazione all'indipendenza - o come ripiego all'autonomia - di buona parte della popolazione veneta è tangibile. C'è chi si spende per il ripristino della Repubblica di Venezia com'era e dov'era, e chi da' vita a nuovi partiti, salvo disarticolarli non appena diventano ostacolo al raggiungimento delle proprie ambizioni personali. In questo bestiario sentimentale di possono riconoscere gli inseguitori di arcobaleni, gli acchiappa nuvole, gli strateghi del nulla.
Un aforisma di Alessandro Manzoni ci rammenta: «All'avvocato bisogna contare le cose chiare; a lui poi tocca di imbrogliarle»; ecco quindi un noto giureconsulto che il 28 aprile 2015 nella sua duplice veste (e anche un influente esponente dell'indipendentismo veneto; ma anni prima, e sempre senza successo si era speso per l'autonomia, e il federalismo) fa il suo ingresso nell'aula della Corte costituzionale per difendere l'esercizio della Legge Regionale n. 16, del 19 giugno 2014, ovvero: Indizione del referendum consultivo sull'indipendenza del Veneto.
Che tale strumento sia una canzonatura della democrazia lo sancisce la sentenza della Corte costituzionale n. 334/2004, che chiarisce benissimo in cosa consista: «Siccome infatti l’esito positivo del referendum, avente carattere meramente consultivo, sicuramente NON VINCOLA IL LEGISLATORE statale alla cui discrezionalità compete di determinare l’effetto di...». Che c'è andato a fare alla Corte costituzionale quel patrocinatore? Quindi smettiamola qui.
Semmai è singolare che ci siano degli impavidi segretari di partito sedicente indipendentista che da subornati, concionando quotidianamente sul “male oscuro” di questo paese, senza mai affrontare la discussione su questioni determinanti come quella citata in apertura offrendone conseguentemente una possibile soluzione.
Piuttosto c'è da constatare come l'indipendentismo veneto sia sempre stato infiltrato da vagabondi politici che hanno costruito e demolito partitucoli insignificanti dal punto di vista progettuale ed elettorale. L'eutanasia si è avuta con l'ultimo in ordine di tempo: il PARTITO DEI VENETI, che alle elezioni del 20 e 21 settembre 2020 ha ottenuto 20.502 voti, pari allo 0,84%. Una colossale secessio plebis! E ciò malgrado risultasse una coalizione di 10 partiti, movimenti e sodalizi sedicenti autonomisti, federalisti, indipendentisti; ivi compreso quello che qui abbiamo attenzionato.
Profetico appare Thomas Jefferson quando disse: «È l’arte dell’avvocato mettere tutto in dubbio, non avere certezze, e parlare all’infinito.»
Ci sarebbe da ridere se non vi fossero enormi interessi in gioco: gioco politico, gioco economico. Poiché sono questi pseudo indipendentisti a badare ai nostri bisogni, è corretto concedere loro di badare al nostro modo di vivere, considerando che non hanno mai prefigurato un ordinamento credibile e condiviso per la futura entità indipendente?
Quando questi “venetisti” raggiungeranno il potere sventolando bandiere molto più prestigiose di quella della Croce rossa, come minimo c'è da credere che ci ripuliranno le tasche con imposte e tasse benefiche; ci alleggeriranno le tasche del peso inutile di un denaro, che non ci servirà più. E questo a dispetto dei pericolosissimi imbecilli, secondo la definizione di Carlo M. Cipolla: «chi vi fa del male senza volerlo, senza accorgersene, senza suo profitto, magari con l’intenzione sincera di farvi del bene.» E già sappiamo che l'indipendentista imbecille è ricorrente, ci circonda, ci assedia.
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Re: Referendi svizzeri

Messaggioda Berto » dom set 26, 2021 3:44 pm

Svizzera, vince il sì al referendum sui matrimoni omosessuali
26 settembre 2021

https://www.open.online/2021/09/26/lgbt ... osessuali/

Nonostante l’opposizione politica dell’Svp – l’Unione Democratica di Centro e primo partito svizzero – e di diverse realtà religiose, gli elvetici hanno detto «Sì» al matrimonio fra persone omosessuali. Subito dopo la chiusura delle urne, alle ore 12 di domenica 26 settembre, l’istituto di sondaggi gfs.bern ha dato per certa la sconfitta del fronte contrario all’estensione dell’istituto del matrimonio a coppie dello stesso sesso. Secondo le prime proiezioni diffuse dall’Istitut gfs.bern, gli svizzeri hanno approvato il referendum ‘Matrimonio civile per tutti’ che apre il matrimonio alle coppie omosessuali con il 64% dei voti favorevoli. Risultati definitivi sono a già a disposizione per il canton Glarona, dove il testo è stato approvato con il 61,12% dei voti, e Nidvaldo, dove il sì ha raggiunto il 61,57%. Rispettate, dunque, le attese della vigilia: le stime di voto pre-elettorale davano il «Sì» vincente al referendum con oltre il 60% delle preferenze. I legislatori svizzeri dovranno così modificare il codice civile del Paese. Inoltre, il testo sottoposto alla popolazione prevede anche l’accesso alla donazione di sperma per le coppie di donne sposate.
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