Scosexi

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Messaggioda Berto » mar gen 14, 2014 5:49 pm

Salmond: “Se la Scozia secede pagherà una parte del debito inglese”

http://www.lindipendenza.com/salmond-se ... to-inglese

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di REDAZIONE

Il governo della Gran Bretagna ha assicurato che continuerà a onorare l’intero ammontare del debito pubblico, anche se si attende che in caso di secessione da parte della Scozia questa accetti di rimborsarne una parte. “Nell’ipotesi di indipendenza della Scozia dal Regno Unito, il governo britannico onorerà in ogni caso i debiti emessi nei termini contrattuali previsti”, recita un comunicato del Tesoro britannico. ”Uno Stato scozzese indipendente diventerebbe responsabile di una quota equa e proporzionata dell’idebitamento Gb, ma alla Scozia – precisa ulteriormente il comunicato – non verrà trasferita una quota di titoli emessa dal Regno Unito”.

In pratica, Londra mette le mani avanti e rassicura i mercati sul fatto che i titoli obbligazionari emessi saranno in ogni caso onorati. E al tempo stesso avverte che si attende di ottenere che una quota di questi debiti gli venga, ex post, risarcita dalla Scozia in caso di secessione.

Gli indipendentisti scozzesi per parte loro hanno reagito dicendosi subito disponibili a coprire una parte “equa” di debito pubblico, ma il primo ministro della Scozia Alex Salmond ha puntualizzato che questo avverrà solo contestualmente a un “proporzionale” trasferimento di attività, anche monetarie. Salmond è anche a capo del partito nazionalista scozzese, formazione di centro sinistra, e ha rivendicato come la mossa di Londra mostri delle prime aperture a trattative su questo capitolo, laddove finora i ministri del governo Gb si sono sempre rifiutati in pubblico di parlare della questione. ”Qualunque incertezza sia stata causata sul mercato dei Gilt (i titoli del Tesoro Gb) è dovuta al loro rifiuto a discutere i termini dell’indipendenza prima del referendum”, ha detto ancora Salmond.
Il referendum è previsto il prossimo settembre. (TMNews)
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Re: Scosexi

Messaggioda Berto » mar gen 14, 2014 7:08 pm

Scozia: Dietro il comitato del no ci sono banche e servizi segreti

http://www.lindipendenza.com/scozia-die ... zi-segreti



i SALVATORE ANTONACI

La presentazione ufficiale del “Libro Bianco sull’indipendenza”, il corposo documento con il quale il governo scozzese ha ufficialmente lanciata la lunga volata verso il voto referendario del settembre 2014, non è passata senza conseguenze nelle analisi dei principali sondaggisti britannici.

L’istituto Ipsos-Mori, ad esempio, rileva un’avanzata importante del fronte separatista (dal 31% di settembre al 34 attuale) a fronte di un calo dei contrari al distacco (55% contro 57). Ancora un divario assai ampio, come si può constatare, ma, se il trend degli ultimi giorni fosse confermato da ulteriori risultati, la partita sarebbe tutt’altro che decisa. Per intanto è interessante notare come dallo stesso studio emerga la frattura netta fra le zone meno prospere ed i più importanti centri abitati: avanti i Sì nelle prime, in netto vantaggio gli unionisti nei secondi. Materia sulla quale lavorare per gli strateghi di ambedue gli schieramenti alla ricerca disperata di un colpo ad effetto che possa riuscire ad affossare l’avversario. Vanno in questa direzione anche due polemiche sorte ad interrompere l’esordio sonnacchioso del match.

Better Together, il comitato pro-britannico, ha accusato il Premier scozzese Salmond ed i suoi collaboratori di irresponsabile dilettantismo adducendo a motivo l’eventuale perdita dei sostanziosi investimenti pubblici (circa 4 miliardi di sterline annui) che il Regno Unito assicura alla Scozia tramite il meccanismo di perequazione finanziaria noto come “formula Bennett”, dal nome del ministro cui si deve questo strumento di programmazione economica studiato, alla fine degli anni ’70, per venire incontro alle difficoltà delle regioni periferiche (oltre alla Scozia, Galles ed Ulster). Tutto verrebbe vanificato da un voto per la sovranità scozzese, affermano quelli di B.T. La replica di “Yes Scotland” non si è fatta attendere: l’attacco sarebbe solo un paravento finalizzato a mascherare la precisa volontà di tagliare drasticamente i fondi da parte di Londra;la Scozia non avrebbe così nulla da perdere dall’auspicato divorzio visto che tutto è stato già deciso a livello centrale…

Ad accendere ulteriormente le polveri ha pensato Alex Mosson, un pezzo grosso dei laburisti scozzesi, compagine egemone da queste parti prima dell’avvento dello SNP, chiamando i suoi colleghi di partito “ad aprire gli occhi” di fronte all’evidenza che la campagna per il no si è trasformata in “una macchina propagandista al servizio dei conservatori”. Parole durissime suffragate dalle rivelazioni dello stesso comitato per il no che ha svelato la presenza, tra le proprie fila, di ricchi finanziatori dalle note simpatie tory oltreché, addirittura, in relazione con i servizi britannici (MI6) e con importanti banche quali Deutsche Bank. Quanto basta per far salire su tutte le furie l’ala sindacale legata al Labour ed, infatti, a stretto giro di posta è giunta la clamorosa reazione della GMB, una delle union più importanti affiliate al partito, che ha deciso il boicottaggio di ogni presente e futura iniziativa di Better Together.
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Re: Scosexi

Messaggioda Berto » mar gen 14, 2014 9:36 pm

http://www.antiqvitas.it/doc/doc.tac.agr.29.htm

Tacito,-Agricola

Il discorso di Calcago (Agricola, 29)

29. All'inizio dell'estate seguente Agricola fu colpito da un lutto familiare: perse il figlio natogli l'anno prima. Affrontò questa sventura senza ostentare superiore indifferenza come fanno molti uomini forti e d'altra parte senza i lamenti e la prostrazione propria delle donne: nel dolore la guerra era un conforto. Mandò avanti dunque la flotta, per compiere razzie in parecchi luoghi e così diffondere il terrore, reso più grande dal disorientamento; lui, con l'esercito libero da salmerie, rafforzato da reparti di Britanni molto valorosi e fidati per il lungo periodo di pacifica collaborazione, giunse al monte Graupio, già presidiato dai nemici. Infatti i Britanni, per nulla prostrati dal risultato della precedente battaglia, di fronte all'unica prospettiva della vendetta o della servitù e infine persuasi che per fronteggiare il pericolo comune fosse necessaria la concordia, con ambascerie e trattati d'alleanza avevano mobilitato le forze di tutte le tribù. Già si vedevano più di trentamila armati e ancora affluivano giovani da ogni parte e uomini maturi, ma ancora vegeti e robusti, famosi in guerra, mostrando ciascuno i segni dei propri meriti. Si racconta che uno di loro, Calcago, distinto per valore e nobiltà tra i molti capi, di fronte a una marea di uomini accalcati che chiedevano la guerra, abbia loro parlato nel modo seguente:

Testo originale

Initio aestatis Agricola domestico vulnere ictus, anno ante natum filium amisit. quem casum neque ut plerique fortium virorum ambitiose, neque per lamenta rursus ac maerorem muliebriter tulit; et in luctu bellum inter remedia erat. igitur praemissa classe, quae pluribus locis praedata magnum et incertum terrorem faceret, expedito exercitu, cui ex Britannis fortissimos et longa pace exploratos addiderat, ad montem Graupium pervenit, quem iam hostis insederat. nam Britanni nihil fracti pugnae prioris eventu et ultionem aut servitium expectantes, tandemque docti commune periculum concordia propulsandum, legationibus et foederibus omnium civitatium vires exciverant. iamque super triginta milia armatorum aspiciebantur, et adhuc adfluebat omnis iuventus et quibus cruda ac viridis senectus, clari bello et sua quisque decora gestantes, cum inter pluris duces virtute et genere praestans nomine Calgacus apud contractam multitudinem proelium poscentem in hunc modum locutus fertur:



Dove hanno fatto il deserto, lo chiamano pace (Agricola, 30)

30. «Quando ripenso alle cause della guerra e alla terribile situazione in cui versiamo, nutro la grande speranza che questo giorno, che vi vede concordi, segni per tutta la Britannia l'inizio della libertà. Sì, perché per voi tutti qui accorsi in massa, che non sapete cosa significhi servitù, non c'è altra terra oltre questa e neanche il mare è sicuro, da quando su di noi incombe la flotta romana. Perciò combattere con le armi in pugno, scelta gloriosa dei forti, è sicura difesa anche per i meno coraggiosi. I nostri compagni che si sono battuti prima d'ora con varia fortuna contro i Romani avevano nelle nostre braccia una speranza e un aiuto, perché noi, i più nobili di tutta la Britannia - perciò vi abitiamo proprio nel cuore, senza neanche vedere le coste dove risiede chi ha accettato la servitù - avevamo perfino gli occhi non contaminati dalla dominazione romana. Noi, al limite estremo del mondo e della libertà, siamo stati fino a oggi protetti dall'isolamento e dall'oscurità del nome. Ora si aprono i confini ultimi della Britannia e l'ignoto è un fascino: ma dopo di noi non ci sono più popoli, bensì solo scogli e onde e il flagello peggiore, i Romani, alla cui prepotenza non fanno difesa la sottomissione e l'umiltà. Predatori del mondo intero, adesso che mancano terre alla loro sete di totale devastazione, vanno a frugare anche il mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l'oriente né l'occidente possono saziare; loro soli bramano possedere con pari smania ricchezze e miseria. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove hanno fatto il deserto, quello chiamano pace

Testo originale

'Quotiens causas belli et necessitatem nostram intueor, magnus mihi animus est hodiernum diem consensumque vestrum initium libertatis toti Britanniae fore: nam et universi co<i>stis et servitutis expertes, et nullae ultra terrae ac ne mare quidem securum inminente nobis classe Romana. ita proelium atque arma, quae fortibus honesta, eadem etiam ignavis tutissima sunt. priores pugnae, quibus adversus Romanos varia fortuna certatum est, spem ac subsidium in nostris manibus habebant, quia nobilissimi totius Britanniae eoque in ipsis penetralibus siti nec ulla servientium litora aspicientes, oculos quoque a contactu dominationis inviolatos habebamus. nos terrarum ac libertatis extremos recessus ipse ac sinus famae in hunc diem defendit: nunc terminus Britanniae patet, atque omne ignotum pro magnifico est; sed nulla iam ultra gens, nihil nisi fluctus ac saxa, et infestiores Romani, quorum superbiam frustra per obsequium ac modestiam effugias. raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, mare scrutantur: si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit: soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt. auferre trucidare rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant.


Calcago fu il capo del popolo dei Caledoni

http://it.wikipedia.org/wiki/Calgaco

Calcago fu il capo del popolo dei Caledoni che, nell'83 o nell'84, si scontrarono al Monte Graupio, nella Scozia settentrionale, con le truppe romane del governatore della Britannia, Gneo Giulio Agricola. L'unica fonte storica che ci parla di lui è l'Agricola di Tacito, che lo descrive come "il più distinto per valore e nobiltà tra i diversi capi" e al quale mette in bocca un celebre discorso, ricco di pathos, del quale è rimasto proverbiale l'explicit (ubi solitudinem faciunt, pacem appellant):

Immagine
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... lgacus.JPG
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Re: Scosexi

Messaggioda Berto » dom feb 02, 2014 7:07 pm

Scozia indipendente? Se userà la sterlina niente sovranità monetaria

http://www.lindipendenza.com/scozia-ind ... -monetaria



Se la Scozia voterà per l’indipendenza dalla Gran Bretagna, nel referendum in programma nel settembre prossimo, e vorrà conservare la sterlina britannica come propria valuta, dovrà rinunciare a una parte della propria sovranità, cedendo a Londra la supervisione della politica fiscale, del bilancio, della spesa pubblica. E’ il franco messaggio che Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra, ha inviato agli scozzesi in un discorso tenuto l’altro giorno a Edimburgo, subito dopo il suo primo incontro faccia a faccia con Alex Salmond, primo ministro scozzese e leader del partito nazionalista che vuole la secessione dal Regno Unito.

Carney ha spiegato che se si dovesse costruire un’unione monetaria fra Gran Bretagna e Scozia, bisognerebbe vigilare per evitare gli errori commessi dall’Eurozona che hanno portato al quasi collasso della moneta comune europea. In sostanza sarebbe necessario fare quello che l’Europa predica ma non ha ancora fatto: creare un’unione fiscale, una comune politica economica, non limitandosi ad avere la stessa moneta. Questo significherebbe, da parte della Scozia, cedere una fetta di potere o almeno concordare con Londra le sue decisioni: “Un’unione monetaria di successo esige una qualche cessione di sovranità nazionale”, ha detto il governatore della banca centrale inglese.

Le sue parole sono state ascoltate con grande attenzione, e sia il fronte del “sì” all’indipendenza che quello del “no” hanno cercato di dimostrare che l’intervento

di Carney è stato a loro favore. Il ministero del Tesoro britannico ha preso il discorso del governatore come un monito alla Scozia: la prova che il piano di Salmond per l’indipendenza manca di credibilità e che il premier scozzese farebbe bene a preparare un “piano B” per l’eventualità di non poter conservare la sterlina. Poiché i sondaggi indicano che la maggioranza degli scozzesi vogliono mantenere la sterlina e non voterebbero per l’indipendenza se ciò significasse avere una nuova moneta, l’avvertimento di Carney suona a Londra come una dimostrazione che l’indipendenza è rischiosa o impossibile. Ma a Edimburgo i nazionalisti interpretano il discorso in modo opposto, dicendosi compiaciuti che il governatore sia stato disposto a discutere seriamente le proposte per un patto monetario post-indipendenza che permetta uso comune della sterlina.

Quanto a Carney, è canadese e può vantare una almeno presunta imparzialità. Ha assicurato che il suo intervento sulla questione non è politico, bensì solo “tecnico” – un tentativo di analizzare i problemi all’orizzonte posti da una possibile secessione scozzese. A otto mesi dal referendum, l’ultimo sondaggio dà i “sì” all’indipendenza soltanto al 36 per cento, ma è la percentuale più alta di sempre e un aumento di 5 punti percentuali rispetto a due mesi or sono. Tutti a Londra scommettono che a secessione non ci sarà, ma Salmond continua a sorridere e a dirsi ottimista come un novello Braveheart.

FONTE ORIGINALE http://www.repubblica.it/ - articolo di Enrico Franceschini
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Re: Scosexi

Messaggioda Berto » ven mar 07, 2014 6:24 am

Indipendenza della Scozia, il colosso Shell si schiera per il no

http://www.lindipendenza.com/indipenden ... -per-il-no

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di SALVATORE ANTONACI

Si tratta di un “endorsment” di quelli pesanti. Anche Shell dice “no” all’indipendenza della Scozia. Il colosso petrolifero si è unito al coro di grandi società, fra cui i concorrenti di Bp, le banche Lloyds e Barclays, e la società di assicurazione Standard Life, che vedono troppi rischi in una secessione di Edimburgo dal Regno Unito. “Siamo abituati ad operare in un clima politico ed economico incerto – spiega l’ad Ben van Beurden – ma, se si può scegliere, vogliamo conoscere le condizioni di investimento nei prossimi 10-20 anni”.

Secondo un sondaggio pubblicato da Scotland on Sunday a gennaio, cresce il numero di coloro che voterebbero ‘sì’ nel referendum del 18 settembre, quando gli scozzesi saranno chiamati ad esprimersi sull’indipendenza della Scozia da Londra. E’ favorevole il 37% degli interpellati, contrario il 44%, indeciso il 19%.

L’indipendenza della Scozia dal Regno Unito potrebbe avere ripercussioni sul seggio della Gran Bretagna in Consiglio di Sicurezza e sul suo ruolo a livello internazionale. Lo ha detto il premier Cameron che da Edimburgo, ha fatto una appassionata requisitoria contro la secessione.
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Re: Scosexi

Messaggioda Berto » gio apr 17, 2014 11:13 am

Londra: Difesa a rischio se la Scozia diventa indipendente

http://www.lindipendenza.com/londra-dif ... dipendente

Si avvicina la data sul voto dell’indipendenza della Scozia dal del Regno Unito, previsto per il prossimo 18 settembre, e come di consueto ciascuno cerca di tirare acqua verso il proprio mulino. L’ultima dichiarazione anti-indipendenza giunge dal capo di stato maggiore della Marina britannica, l’ammiraglio George Michael Zambellas.

Secondo Zambellas, se Edimburgo dovesse dire sì all’indipendenza, la sicurezza del neo Stato e di tutto il Regno Unito sarebbe gravemente danneggiata. Ovviamente, dal punto di vista di Zambellas, le ripercussioni maggiori le avrebbe la Scozia . “Credo che l’indipendenza cambierebbe radicalmente la sicurezza marittima per tutti noi del Regno Unito e danneggerebbe il cuore delle sue capacità – ha affermato Zambellas – Ma se il Regno Unito riuscirebbe comunque a far fronte a questa eventualità, l’impatto più grave sarebbe in Scozia che non avrebbe più diritto ad avere accesso a una delle marine più importanti ed efficienti del mondo“.

Zambellas ha puntato sulla stretta alleanza tra inglesi e scozzesi nel corso della gloriosa storia della Marina britannica. L’ammiraglio ha ricordato la battaglia di Trafalgar del 1805, dove un terzo degli uomini di Horatio Nelson erano scozzesi, così come cinque delle 27 navi erano comandate da uomini scozzesi. Oppure, Zambellas si è appellato alla battaglia dello Jutland, avvenuta nel 1916, durante la della Prima guerra mondiale contro la flotta tedesca. E, ancora, ha ricordato l’importante ruolo giocato dalle basi scozzesi per la protezione del Regno Unito contro la minaccia di un attacco sovietico durante la Guerra Fredda.

A dare man forte alle previsioni catastrofiche del capo della Marina, ci ha pensato anche il ministro alla Difesa britannico, Philip Hammond, che definisce “prezioso” il legame tra Londra ed Edimburgo. In particolare, Hammond ha apertamente criticato Alex Salmond, primo ministro scozzese, nonché leader dello Scottish National Party (SNP) e fautore di questo discusso referendum, che aveva parlato della rimozione entro il primo mandato di un eventuale governo indipendente della HMNB Clyde, una delle tre basi operative della Royal Navy, nota per avere dei sottomarini nucleari, i Trident. In sostanza, si tratta delle armi più costose e potenti in mano alle forze britanniche. Non solo. La Marina britannica ha stanziati in Scozia anche 16 navi e sottomarini e due unità del Royal Marines Commando e benché l’SNP abbia più volte affermato che in caso di indipendenza l’arsenale britannico sarebbe rimasto al suo posto, i ministri di Londra guardano con sospetto qualunque promessa degli scozzesi e definiscono tali dichiarazioni “ridicole”. Hammond avverte: smantellare gli arsenali britannici dalla Scozia sarà un processo complesso e costoso; e “qualunque idea che vede una facile rimozione è semplicemente sbagliata”.

Salmond, d’altronde, è stato avvertito più volte che la posizione del suo partito, soprattutto per quanto riguarda le armi nucleari stanziate in Scozia è completamente “inaccettabile”. L’ammiraglio Mark Stanhope, l’ex capo di stato maggiore della Marina, ha inviato una lettera a Salmond co-firmata dagli ex capi dell’esercito, dell’aeronautica e dell’intelligence, affermando che il divieto costituzionale dell’SNP sulle armi nucleari danneggerebbe le future alleanze di una Scozia indipendente in quanto la “NATO non accoglierebbe un nuovo Stato membro il cui governo mette a repentaglio il funzionamento del deterrente nucleare nel Regno Unito”.

“Questo è un duro avvertimento da parte degli esperti militari – ha commentato il portavoce di Better Together, (letteralmente “Meglio Insieme”), una campagna contro l’indipendenza di Edimburgo- Se la Scozia dovesse lasciare il Regno Unito perderebbe migliaia di posti di lavoro nel settore della difesa e dovrebbe affrontare nuovamente le procedure di adesione alla NATO e all’UE. È indubbio che siamo tutti più forti se rimaniamo uniti”.

E questo gli scozzesi lo sanno bene. L’indipendenza comporterebbe alti costi, sia economici che politici e in questo grave periodo di crisi e recessione Edimburgo, da sola, non può sostenerli. È dunque altamente improbabile che il prossimo 18 settembre i cittadini diranno “sì” a un allontanamento da Londra.

DI Gabriella Tesoro - TRATTO DA: http://it.ibtimes.com
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Re: Scosexi

Messaggioda Berto » mer set 17, 2014 7:36 am

Il mondo teme uno “staterello” da 5 milioni di scozzesi

http://www.lindipendenzanuova.com/il-mo ... i-scozzesi

di ELSA FARINELLINATO 1

I media affrontano la questione scozzese non senza apprensione, intimoriti dall’esito che avrà il referendum negli equilibri del pianeta. Dunque, un piccolo nuovo stato sta spaventando i potenti.
Ecco, secondo la vulgata della stampa, gli effetti del Sì o del No.
L’eventuale vittoria per l’indipendenza della Scozia, nel referendum del 18 settembre, potrebbe modificare non solo la mappa del Regno Unito. Secondo Bruxelles, infatti, gli effetti del voto si ripercuoteranno anche sui due pilastri dell’Europa occidentale dal dopoguerra a oggi: l’Unione europea e la Nato. In rottura con il resto del Regno Unito, in caso di vittoria dei ‘sì’ la Scozia si troverebbe automaticamente fuori sia dall’Europa che dall’alleanza atlantica e dovrà richiedere nuovamente di potersi riunire a entrambe. Secondo Bruxelles, per gli scozzesi il processo di rientro soprattutto nell’Unione potrebbe essere lungo e difficile, data la posizione di alcuni Paesi membri assolutamente contrari a lasciare che gli scozzesi conservino i privilegi assegnati al Regno Unito: è il cosiddetto opt-out, il rifiutare la richiesta scozzese di utilizzare l’euro come moneta unica e di aderire alla zona Schengen, che permette ai cittadini europei di circolare muniti di una semplice carta d’identità. La conseguenza più significativa dell’eventuale indipendenza scozzese potrebbe registrarsi però nella stessa Inghilterra.
“L’uscita della Scozia dal Regno Unito aumenterebbe le possibilità per il Paese di uscire dall’Unione europea” ha dichiarato Fabian Zuleeg, amministratore delegato del Centro di politica europea di Bruxelles. Gli inglesi hanno già inasprito i rapporti con la Ue dopo le elezioni di marzo per il Parlamento europeo, che hanno decretato la vittoria degli euroscettici del partito Ukip di Nigel Farage e un’eventuale indipendenza scozzese potrebbe galvanizzare anche la maggioranza britannica euroscettica a Strasburgo.
IL CASO NATO – Per i vertici della Nato, l’insistenza del governo di Glasgow per una Scozia sovrana, libera dalle armi nucleari, porterebbe enormi problemi strategici e operativi, nonostante sia stato concordato un periodo di transizione. Innanzitutto, dovrebbe essere trovata una nuova base per i quattro sottomarini Trident della Royal Navy, che trasportano missili e testate termonucleari, attualmente di stanza sul fiume scozzese Clyde. Questo “rischia di minare la difesa collettiva per gli alleati della Nato”, hanno fatto sapere dal ministero della Difesa britannica in quello che è sembrato un avvertimento agli scozzesi. “Una posizione anti nucleare potrebbe costituire un significativo ostacolo per il rientro della Scozia nella Nato”, hanno precisato da Londra. Se la Scozia dovesse staccarsi dall’Inghilterra dovrebbero essere siglati nuovi accordi con la Nato anche per quanto riguarda il pattugliamento delle rotte marine importanti nel Nord Atlantico e nel Mare del Nord. O ancora, se la Scozia indipendente dovesse scegliere di non rientrare nell’alleanza si porrebbe un quesito senza precedenti, secondo quanto riferisce Daniel Troup, analista canadese del Consiglio Nato: cosa fare dopo la perdita di una parte del territorio Nato, democraticamente governata, che ha scelto la neutralità.
COSA CAMBIA IN EUROPA – La nascita di un nuovo Paese europeo di 5 milioni di abitanti su una superficie pari alla Repubblica Ceca o allo Stato statunitense del Maine potrebbe mettere in moto processi politici e sociali di cui è impossibile prevedere gli effetti. Per come è impostato il modello di voto britannico, i gruppi politici in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord che caldeggiano un’uscita dal Regno Unito potrebbero diventare numericamente maggiori, e quindi più potenti, nel Parlamento britannico. Senza contare, spiegano gli esperti, che i movimenti secessionisti in tutta Europa, come quelli della Catalogna in Spagna o delle aeree fiamminghe in Olanda, potrebbero essere incoraggiati a seguire l’esempio degli scozzesi. La perdita della Scozia potrebbe inoltre indebolire l’influenza del Regno Unito stesso all’interno dell’Unione europea. Per il momento, gli inglesi, insieme ai tedeschi e ai francesi, costituiscono il blocco commerciale dei Big Three. Senza la popolazione scozzese, la Gran Bretagna scenderebbe al quarto posto, dietro l’Italia. Ciò significherebbe un minor numero di membri britannici nel Parlamento europeo, con conseguente minor peso decisionale nell’esecutivo.
“Nell’Unione europea, le dimensioni contano”, ha spiegato Almut Moeller, un esperto del Consiglio tedesco di Affari esteri. Questo scenario porterebbe con sè forti implicazioni politiche. Un Paese dimezzato avrebbe meno capacità di fare pressioni sulle questioni più importanti per l’Unione: più libero mercato, meno unione politica. Secondo Niklas Bremberg, ricercatore dell’Istituto Svedese di affari Internazionali, i 18 mesi che intercorreranno tra il voto di giovedì e la data di inizio dell’indipendenza scozzese, nel caso vincesse il fronte del ‘sì’, sarebbe sufficiente per consentire agli scozzesi e all’Unione europea di negoziare un accordo in modo tale che nello stesso giorno in cui diventa un Paese autonomo, la Scozia diventi anche un membro della Unione europea.
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Re: Scosexi

Messaggioda Berto » sab set 20, 2014 8:42 am

Scozia, il NO prevale. Non basta Glascow…

http://www.lindipendenzanuova.com/scozi ... dipendenza

La Bbc, che dalla chiusura dei seggi continua a seguire in diretta lo spoglio, si è comunque lanciata in una previsione che dà la sconfitta degli indipendentisti. L’affluenza comunque è stata record e ha superato in alcune zone il 90 %. Poi, appena superate le 7 del mattino, è la Bbc ha sancire che il No ha vinto. Il Regno Unito resta Unito anche se niente è più come prima.
Secondo i calcoli della Bbc, realizzati sulla base dei voti dichiarati fino a questo momento dalle autorità scozzesi e anche sulle previsioni di voto delle circoscrizioni non ancora scrutinate, il fronte del ‘no’ all’indipendenza vincerà con il 55% dei voti contro il 45% degli indipendentisti. In sostanza il margine di vittoria sarebbe di tre punti maggiore di quello anticipato dagli ultimi sondaggi.
Dopo lo spoglio di Glasgow, e Aberdeen, prima e terza città scozzese, il fronte degli indipendentisti in prima mattinata era in minoranza, fermo al 46% con 1.102.788 voti validi, contro 1.305.388 voti (54%) per chi ha votato “No” all’indipendenza. A Glascow, un tempo roccaforte laburista, è maturato in questi mesi proprio sulle delusioni per il Labour Patry, il terreno di cultura per le istanze indipendentiste. Gli indipendentisti infatti a Glascow hanno ottenuto il 53% dei voti. Ma evidentemente non è bastato.
Agli unionisti che non vogliono porre fine al Regno Unito mancano circa 517mila voti per potersi dire al sicuro. Verso le 4 del mattino (le 5 in Italia) la differenza fra le due parti in gara era di soli 6mila voti. Grande successo per gli unionisti dalle isole Orcadi e Shetland, dove il “No” all’indipendenza ha prevalso rispettivamente con il 68% e il 64% dei voti. La prima circoscrizione scrutinata, prima delle due del mattino, era stata quella della contea di Clackmannanshire, dove gli unionisti erano risultati primi al 53,8%.
Anche Aberdeen, la capitale scozzese del petrolio, ha rigettato l’idea dell’indipendenza, votando per il ‘No’ e accogliendo l’appello delle aziende energetiche che nei giorni scorsi avevano lanciato l’allarme sui possibili rischi derivanti da un’eventuale secessione della Scozia. Il fronte degli indipendentisti si era fermato a 59.390 voti (il 41,4%) su 143.664 voti validi, mentre il “No” ha collezionato 84.094 voti (58,5%), con l’1% circa di voti non validi. Aberdeen e’ stata la prima delle grandi città scozzesi a essere scrutinata e tra le prime a concludere lo spoglio.
La partecipazione è stata enorme, l’81,7%, su un elettorato registrato di 175.475 persone. Aberdeen, che una recente classifica ha piazzato seconda nel Regno Unito per Pil pro capite, dopo Londra, e’ anche una delle citta’ con la minore redistribuzione del reddito nel Paese: uno scarto tra ricchi e poveri dovuto agli altissimi stipendi di una piccola parte della popolazione impiegata in lavori altamente qualificati nel settore petrolifero. Da qui viene infatti gestita la logistica delle grandi piattaforme del Mare del Nord e qui hanno le loro sedi locali molte delle compagnie energetiche impegnate a estrarre l’oro nero che, secondo gli indipendentisti, potrebbe fare la fortuna di una Scozia indipendente: per esempio la Bp, ex British Petroleum, che proprio pochi giorni fa aveva lanciato l’appello all’unita’ del Paese, paventando grossi rischi per il settore petrolifero dovuti principalmente a un possibile aumento dei costi.

Alle 22 ora locale (per noi alle 23 di ieri) si sono chiusi in Scozia i seggi dove si è votato per lo storico referendum sull’indipendenza dal Regno Unito. Il conteggio dei voti è ora in corso nei 32 centri regionali sparsi per la Scozia. I seggi hanno registrato un’affluenza molto alta. Per votare si erano registrati più di 4,2 milioni di elettori, cioè il 97% degli aventi diritto.
I primi risultati sono arrivati nella notte, mentre quelli definitivi fra le 7 e le 9 ora italiana di domani mattina. Il quesito del referendum recitava come segue: ‘La Scozia dovrebbe essere un Paese indipendente?’.



Il leader scozzese Salmond si è dimesso. Seconda lezione all’Italia, del Nord

http://www.lindipendenzanuova.com/il-le ... a-del-nord
di GIOVANNI D’ACQUINOAlex-Salmond-007
Un passo indietro, per essere arrivato solo ad un passo dalla terra promessa dell’indipendenza. E’ così che Alex Salmond ha annunciato di dimettersi dalla carica di first minister della Scozia a novembre, quando lo Scottish National Party sceglierà il suo successore. La Scozia, ha detto Salmond nella dichiarazione che ha preceduto la conferenza stampa, esce dal voto del referendum in “una posizione molto forte”.
Quale altro leader indipendentista in Italia avrebbe fatto lo stesso davanti alla debacle di un obiettivo politico mancato sulla devolution? Meditate, gente.

Indipendenza, 'no' della Scozia. Appello della regina all'unità. Salmond si dimette
La mappa del voto: i sì hanno vinto solo in quattro circoscrizioni, tra cui Glasgow, la città più popolosa.
Cameron: "Ora devolution". Il primo ministro scozzese Alex Salmond ha annunciato le sue dimissioni. Moody's conferma il rating del Regno Unito
http://www.quotidiano.net/scozia-indipe ... o-1.224150
Edimburgo, 19 settembre 2014 - Il Regno Unito non si spacca. Il risultato si delineava già all'alba: alla fine la Scozia ha detto no al referendum sull'indipendenza dal Regno Unito. I dati definitivi giunti all'alba hanno assegnato una comoda vittoria al 'no' con il 55,3 per cento (due dei 3,6 milioni di coloro che hanno votato); il resto dell'elettorato, piu' di 1,6 milioni, pari al 44,7%, tra i quali moltissimi giovani, ha optato per l'opzione secessionista. I dati parlano di situazioni diverse: la capitale della Scozia, Edimburgo, ha votato per il no all'indipendenza con il 61% dei voti contro il 39% dei separatisti, mentre la città più popolosa della Scozia, Glasgow, si è espressa invece per il sì.

La regina Elisabetta II ha lanciato al popolo britannico un appello all'unità: "Conoscendo il popoplo scozzese, non ho nessun dubbio che gli scozzesi, come altri nel Regno Unito, sono capaci di esprimere delle opinioni forti e poi di riunirsi di nuovo in uno spirito di rispetto e di sostegno reciproci", ha insistito la sovrana in un messaggio scritto.

LE REAZIONI DEGLI AUTONOMISTI NOSTRANI

SALMOND ACCETTA LA SCONFITTA E SI DIMETTE - Il primo ministro scozzese Alex Salmond ha annunciato le sue dimissioni durante una conferenza stampa. "Oggi David Cameron si è rifiutato di impegnarsi per una seconda lettura a Westminster di una legge per maggiori poteri alla Scozia entro il 27 marzo 2015. Una promessa fatta da Gordon Brown nella campagna referendaria", ha detto. "Non ci sarà un nuovo referendum nel prossimo futuro", ha aggiunto. Accettare "democraticamente" la sconfitta: questo il messaggio lanciato ai suoi dal Salmond subito dopo la sconfitta. "La Scozia non sarà un Paese indipendente", ha detto Salmond, in diretta sulla Bbc, parlando dalla sede del comitato per il "Sì". "Però - ha sottolineato - questa partecipazione ha costituito un trionfo", "la partecipazione molto forte e il messaggio molto forte".
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Re: Scosexi

Messaggioda Berto » dom set 21, 2014 10:10 am

SCOZIA: il voto degli stranieri e degli anziani fa fallire il referendum

http://www.effedieffe.com/index.php?opt ... aid=307324

La sconfitta onorevole degli indipendentisti scozzesi si spiega col voto di quegli 800.000 non scozzesi che compongono il 17% della popolazione del Paese. Accettando di farli votare, gli indipendentisti socialisti hanno di fatto creato le condizioni della propria sconfitta.

Quel mezzo milione di Britannici in Scozia

Il motivo per il quale Londra aveva accettato la tenuta del referendum, è da ricercarsi proprio nel fatto che il Parti National Ecossais (SNP), socialista, non aveva mai messo in discussione il voto di quel mezzo milione di Britannici che vivono in Scozia, un Paese che conta 5,3 milioni di abitanti.
Con un simile “pacchetto di blocco”, il Governo britannico ha giocato il referendum con in mano la carta decisiva.
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Re: Scosexi

Messaggioda Berto » dom set 21, 2014 7:56 pm

Una doccia scozzese per l’Europa
Se vincono i Sì al referendum per l’indipendenza dal Regno Unito. Quale moneta? E l’esercito? E la Regina? Intanto Catalogna & Co. tifano

http://www.ilfoglio.it/articoli/v/12093 ... europa.htm

«Siete d’accordo che la Scozia diventi una nazione indipendente?». Questo il quesito a cui dovranno rispondere i 4,2 milioni di
scozzesi che giovedì voteranno per decidere l’indipendenza politica dal Regno Unito dopo 307 anni di Unione.

Appena un mese fa gli indipendentisti, indietro di oltre venti punti rispetto agli unionisti, erano dati per spacciati. Gli ultimi
sondaggi indicano ancora un vantaggio per i No alla secessione, ma molto risicato (1-2 punti). Lo suggerisce sia Icm sia YouGov, l’istituto che nei giorni scorsi ha scatenato il panico in tutta Europa, pubblicando la prima ricerca che dava in testa i Sì.
Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore 13/9

A sorpresa, il fronte indipendentista guidato dal primo ministro scozzese Alex Salmond sta raccogliendo i frutti di una campagna instancabile, fatta di visite porta a porta, di volantinaggio massiccio, di presenza capillare nelle strade. Le donne
scozzesi, soprattutto, si stanno lasciando convincere che l’indipendenza non sia un passo così folle e potrebbero essere loro
l’ago della bilancia.
Cristina Marconi, Il Messaggero 8/9

ARTICOLI CORRELATI Così l'indipendenza scozzese passa anche per i Caraibi Insieme a te non ci sto più (forse) La Scozia esiste solo quando perde Perché nessuno brinderà a whisky nella Scozia orfana di Sua Maestà Scozia libera, italiani ubriachi Se strappi il cuore a uno scozzese «Bisogna prima passare sul cuore degli scozzesi che è forte, coraggioso, sfrontato, pazzo e soprattutto si sente vittima di un’ingiustizia. Un’ingiustizia storica, che risale a secoli fa, ma che è stata tramandata di generazione in generazione, come ha raccontato lo scozzese AA Gill sul Sunday Times, in un articolo meraviglioso che da solo spiega quasi tutto quel che c’è da capire: “Gli inglesi alzano gli occhi al cielo quando si parla del passato e dicono agli scozzesi: Su forza, fatevene una ragione, passate oltre. Basta con questo vittimismo” che è quel che i mariti che picchiano le mogli dicono alle loro vittime».
Paola Peduzzi, Il Foglio 13/9

Antonio Armellini: «In realtà il tema del recupero di un’identità usurpata dallo strapotere inglese ha avuto un peso secondario
in questa campagna referendaria: Braveheart è stato evocato meno di quanto accada fra i leghisti di casa nostra. Si è parlato
di cose molto concrete, dal destino del Servizio sanitario nazionale a quello della sterlina, dal petrolio agli armamenti».
Antonio Armellini, Corriere della Sera 8/9

La Scozia rappresenta l’8% della popolazione della Gran Bretagna ma occupa il 32% del territorio dell’isola. Con un’economia di 150 miliardi di sterline, contribuisce per il 10% all’intera economia e, senza considerare l’industria petrolifera, l’8,2% di tasse.
Alessandra Rizzo, La Stampa 6/9

Nel 1707, il Regno di Scozia entrò a far parte del Regno di Gran Bretagna insieme all’Inghilterra, e i due parlamenti vennero
fusi insieme. Le richieste di un’indipendenza politica della Scozia dal Regno Unito arrivano da lontano: lo Scottish National
Party (Snp), il maggior partito che vuole staccarsi da Londra, fondato nel 1934, riuscì a organizzare un referendum per la formazione di un parlamento scozzese nel 1979, ma non raggiunse il quorum. Fu un secondo referendum tenuto nel 1997 a portare alla formazione di un parlamento locale scozzese, la cui prima seduta si tenne il 12 maggio del 1999.
Francesco Cancellato, Linkiesta 7/9

«Chi se l’immagina la Regina (fonti di palazzo la definiscono “orripilata” da una possibile scissione) che cammina per i boschi
di Balmoral come una straniera? Dovrà mostrare il passaporto il principe Carlo o basterà il kilt quando dovrà superare il
confine del fiume Tweed?».
Michele Farina, Corriere della Sera 8/9

Ma cosa succede in pratica se giovedì vincono i sì? La proclamazione ufficiale d’indipendenza è prevista per il 24 marzo 2016.
Dopo due mesi, le prime elezioni. Elisabetta rimarrebbe Regina, almeno fino a un successivo referendum costituzionale su
monarchia o repubblica. Elisabetta II sarà la terza Regina di Scozia della storia. Prima di lei Maria Stuarda, decapitata per ordine di Elisabetta I.
Il Post 13/9

Non è chiaro quale sarebbe la moneta della Scozia indipendente. Farina: «Ci terremo la sterlina, dicono gli indipendentisti. Impossibile, ribattono gli unionisti. Anche la Banca d’Inghilterra si è schierata: “Unione monetaria incompatibile con la sovranità”. Usare la sterlina senza una propria unione monetaria vorrebbe dire non avere un prestatore di ultima istanza a cui votarsi in caso di gravi crisi. Altre due opzioni: battere nuova moneta, adottare l’euro. In entrambi i casi, tempi lunghi e costosi».
Michele Farina, Corriere della Sera 8/9

La Scozia diventerebbe il 29° Paese dell’Unione Europea, «ma ci vorrà molto più tempo dei 18 mesi previsti dagli indipendentisti. Secondo Bruxelles almeno cinque anni: la nuova Scozia dovrà richiedere l’ammissione, per cui serve l’ok di tutti i Paesi membri. Alcuni, alle prese con la febbre separatista come Spagna e Belgio, potrebbero puntare i piedi».
Michele Farina, Corriere della Sera 8/9


Gli scozzesi potranno tenere il vecchio passaporto (fino a scadenza) o passare subito a quello scozzese. Per i nuovi confini, gli indipendentisti pensano a frontiere invisibili come quelle tra Repubblica d’Irlanda e Regno Unito. Ma se, come pare, Edimburgo adotterà politiche più aperte sull’immigrazione, Londra potrebbe imporre controlli alla frontiera. Per evitare che i migranti che vogliono entrare in Inghilterra usino la Scozia come ponte.
Michele Farina, Corriere della Sera 8/9


La Scozia avrà un suo esercito? Secondo i dati diffusi dal Ministero della Difesa citati, 14.510 persone lavorano in Scozia per l’esercito: 3.910 sono civili e 10.600 sono militari. Di questi 4.210 sono in marina, 3.690 nell’esercito e 2.700 nell’aereonautica. Questi numeri rappresentano il 7,5% del personale militare di tutto il Regno Unito.
Il Post 13/9


Attualmente quattro sottomarini nucleari che fanno parte del programma Trident si trovano nella base navale di Clyde, vicino a Glasgow. Secondo un recente sondaggio, il 46% degli scozzesi si oppone al possesso di armi nucleari, contro il 37% che invece lo sostiene. Anche a seguito di questi dati, nel caso la Scozia diventasse indipendente è stato dichiarato dal governo che il paese abbandonerà il programma entro il 2020. La Scozia potrebbe anche richiedere di entrare a far parte della Nato ma dovrebbe impegnarsi a rispettare alcuni criteri di adesione, tra cui spendere il 2 per cento del Pil per la Difesa.
Il Post 13/9

Uno dei nodi centrali sono i ricchi giacimenti di gas e petrolio presenti in Scozia. I confini di pertinenza saranno tracciati con i principi usati per la pesca: la Scozia dovrebbe avere il 91% dei proventi. Barbara Corrao: «È il famoso Brent, il greggio di riferimento su cui viene prezzato il 60% del petrolio mondiale, attualmente intorno ai 100 dollari al barile. Questa la fotografia a oggi: la produzione di greggio è scesa dai 3 milioni negli anni ’90 a 840.000 barili/giorno. Guardando al gas, invece, la produzione si è dimezzata rispetto al 2003, a quota 57 miliardi di metri cubi. Cifre destinate a ridursi per il lento declino dei giacimenti».
Barbara Corrao, Il Messaggero 10/9

I mille e trecento miliardi di sterline (il 75% del Prodotto interno lordo) del debito pubblico del Regno Unito si dovrebbero dividere in base alla popolazione: la Scozia, che ha l’8% degli abitanti (il 9% del Pil), si accollerebbe 108 miliardi di sterline (135 miliardi di euro).
Michele Farina, Corriere della Sera 8/9


Secondo l’Economist, il principale problema del potenziale Stato sarà quello demografico. In Scozia ci sono solamente 3,2 persone in età da lavoro per ogni pensionato e nel 2037, per l’Ufficio Statistico Nazionale saranno soltanto 2,6, laddove nel resto del Regno Unito, invece, le persone in età da lavoro tendono, e tenderanno, ad aumentare.
Francesco Cancellato, Linkiesta 7/9
Il prefisso telefonico +44 sarà sostituito dal +424, il nuovo dominio internet .scot.
Francesco Cancellato, Linkiesta 7/9


«Infine l’indipendenza avrebbe conseguenze per il nome del Paese, che non potrebbe più essere Gran Bretagna: forse diventerebbe Regno Unito di Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord. Con la possibilità che anche quest’ultima, a quel punto, faccia un referendum secessionista per ricongiungersi con la repubblica d’Irlanda, e il regno si disunisca sempre di più».
Enrico Franceschini, la Repubblica 10/9


«Io un messaggio per chi va al voto ce l’ho: fareste bene ad aver paura, tanta paura. I rischi di una separazione sono enormi. Forse state pensando che la Scozia potrebbe diventare un secondo Canada, ma è molto più probabile che finiate per diventare una Spagna senza il sole».
Paul Krugman, la Repubblica 9/9


«D’altra parte l’Inghilterra, con il Galles e l’Irlanda del Nord, costituisce oltre il 90% del Regno Unito: diverrebbe lo Stato successore, come la Russia lo è diventato dell’Unione Sovietica dopo il 1991. Manterrebbe il seggio al Consiglio di sicurezza dell’Onu (l’ovvio lascito della passata importanza della Gran Bretagna come uno dei maggiori vincitori della Seconda guerra mondiale). Anche se altri Paesi potrebbero sostenere che un Regno Unito decurtato non ne abbia il diritto, soprattutto quando altri, ben più grandi Paesi – India, Brasile, Germania – non ne sono membri, e quando vi sono solide ragioni, ribadite dall’Italia negli anni, per trasformare i seggi di Francia e Gran Bretagna in un seggio della Ue».
John Lloyd, la Repubblica 10/9

Secondo il politologo Alessandro Campi, «per strano che possa apparire, un filo rosso sembra legare il referendum scozzese, la guerra civile in Siria, il caos libico, la crisi militare tra Ucraina e Russia e la nascita del cosiddetto “stato islamico”. Si tratta di espressioni diverse di un medesimo fenomeno storico: la tendenza degli Stati tradizionali a disgregarsi e dividersi».
Alessandro Campi, Il Messaggero 10/9

L’esito del referendum scozzese preoccupa tutta l’Europa. Sergio Romano: «L’Ue e la globalizzazione hanno considerevolmente ridotto i poteri dello Stato e in molti altri Paesi del Vecchio Continente (Spagna, Francia, Belgio, Italia, persino Germania), hanno risvegliato dal loro sonno le piccole patrie che erano state gradualmente assorbite dagli Stati centralizzatori. Ma là dove molti vedono un irrefrenabile amore di patria, io vedo soprattutto le ambizioni di nuovi ceti politici. Non basta. Quando un patto nazionale si scioglie, occorre dividere la roba – crediti e debiti, forze armate, servizi gestiti nell’interesse di tutti, demanio pubblico – e raddoppiare la burocrazia. Siamo davvero sicuri che ne valga la pena?».
Sergio Romano, Corriere della Sera 12/9

Più di un milione di catalani giovedì scorso hanno manifestato nelle strade di Barcellona per rivendicare il diritto di votare e scegliere se la Catalogna deve essere indipendente dalla Spagna. Nel giorno della Diada, la festa che ricorda il lontano passato di autonomia della regione più ricca del Paese, hanno formato un’enorme “V” tra la Gran Via e la Diagonal, vestiti di rosso e giallo, i colori della Seynera, la bandiera catalana. Il referendum è indetto per il 9 novembre, ma è stato definito anticostituzionale dal premier Mariano Rajoy.
Luca Veronese, Il Sole 24 Ore 12/9

La Catalogna è la più ricca delle regioni spagnole e con un Pil di quasi 200 milioni di euro contribuisce al 20% dell'intero prodotto nazionale lordo. Ma ha anche un buco in bilancio di circa 8,5 miliardi di euro.
Luca Veronese, Il Sole 24 Ore 12/9

Andrea Nicastro: «Il separatismo barcellonese preoccupa i guardiani dell’euro e le grandi imprese come il referendum indipendentista scozzese. Ma mentre la Scozia voterà sulla sua indipendenza e, in un modo o nell’altro, Londra ed Edimburgo regoleranno la questione seduti ad un tavolo, l’affaire catalano è destinato a trascinarsi per anni con un livello potenzialmente crescente di frizione. I bambini catalani e castigliani che si sono incrociati nelle colonie estive sul Mediterraneo litigavano non solo per il Barça di Messi e il Real Madrid di Ronaldo, ma ripetendo ciò che sentono in casa: “Catalano egoista”, “spagnolo fascista”. Il fossato tra la gente si allarga. Le armi si affilano. Prima o poi qualcuno sarà tentato di usarle».
Andrea Nicastro, Corriere della Sera 12/9

Analoghe tensioni potrebbero esserci presto in Italia, dato che il governo Renzi ha impugnato dinanzi alla Corte costituzionale due leggi della Regione Veneto in tema di statuto speciale e indipendenza.
Carlo Lottieri, il Giornale 9/9

«Ecco, alla Scozia è concessa la facoltà di votare allo scopo di garantirsi un futuro indipendente o no dall’Inghilterra, mentre in Italia, se il Veneto chiede di fare altrettanto, si mobilitano i carabinieri per arrestare i promotori del plebiscito o, peggio, interviene il potere politico centrale per censurare l’iniziativa indipendentista. Siamo al corrente dei ragionamenti su cui si basa la repressione nostrana di ogni movimento separatista: si dice che la nazione sia una e indivisibile. Ma questo è un dogma, un postulato inaccettabile, visto che i veneti sono stati per secoli sotto il dominio della Serenissima, che con il cosiddetto Belpaese non aveva nulla da spartire».
Vittorio Feltri, Il Giornale 10/9

Massimo Nava: «Se ci attendono effetto domino e una sorta di disgregazione del Vecchio Continente, stupiscono il distacco e il silenzio dell’Europa, quasi si trattasse di ingerenza negli affari interni della Gran Bretagna e non di questione di politica estera dell’Unione nel senso più alto. Giovedì la contagiosa allegria dei variopinti kilt potrebbe svelare il colore fosco della “balcanizzazione”. Comunque vada, nessun divorzio è indolore».
Massimo Nava, Corriere della Sera 13/9


(a cura di Luca D’Ammando)
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