Scosexi

Re: Scosexi

Messaggioda Berto » lun set 22, 2014 6:46 pm

Acqua di colonia romana, la Scozia incredula non capisce il Veneto

http://www.lindipendenzanuova.com/viagg ... ale-veneto

di ETTORE BEGGIATO

Egregio Direttore,

mi sono preso tre giorni di ferie per andare in Scozia in occasione del referendum e devo dire che ne valeva la pena; certo, quando sono partito avevo la speranza di poter festeggiare con gli amici scozzesi l’indipendenza della loro Patria, ma mi rendevo conto che le probabilità non erano tantissime. S

oprattutto dopo la diffusione di quel sondaggio taroccato che dava gli “Yes” in vantaggio sul “No”: per me era chiarissimo che l’unico obiettivo di quel dato, pubblicizzato a destra e a manca, era quello di mobilitare il fronte del no fino a quel momento piuttosto freddo e sonnacchioso, cosa che puntualmente è accaduta.
Ma la cosa che più mi ha sorpreso è stata la grande partecipazione, il grande entusiasmo dei giovani indipendentisti scozzesi: sia ad Edimburgo che nelle Highlands tanti banchetti e tanti giovani che sventolavano la bandiera scozzese, altri che suonavano la classica cornamusa.

E leggendo il “Times” di venerdì 19 ho trovato conferma delle mie impressioni: secondo uno studio pubblicato nel prestigioso quotidiano (che non è il foglio degli indipendentisti…) nella fascia d’età fra i 25 e i 39 anni il 56% ha votato “Yes”, rovesciando completamente, quindi, il risultato delle urne.
E’ un dato importantissimo che fa ben sperare per il futuro: anche in Scozia, come nel Veneto, la legge naturale porterà a un cambio radicale della società; peccato che come al solito la politica italiana si dimostra in clamoroso ritardo, basta leggere il patetico parallelo proposto da Enrico Letta sul Corriere del 16 settembre fra Sarajevo 1914 ed Edimburgo 2014…

Ma il referendum scozzese passerà anche alla storia per la chiara lezione di autentica democrazia che Londra e il Regno Unito hanno dato a Roma e all’Italia: Londra ha accettato di mettersi in discussione dando il proprio consenso a un libero referendum, dimostrando chiaramente che considera gli scozzesi dei cittadini con precisi diritti; Roma boccia i due referendum proposti dal Veneto dimostrando chiaramente quanto antidemocratica sia la costituzione italiana (altro che la costituzione più bella del mondo come sostiene un noto comico italiano) dimostrando chiaramente che considera i veneti come sudditi buoni sono a lavorare e a mantenere uno stato sempre più lontano, estraneo ed ostile grazie alla rapina annua di 21 miliardi di euro (tanta è la differenza fra quanto mandiamo e quanto riceviamo da Roma).

Ma da Londra arriva anche, chiaro e forte, un altro messaggio; l’unità dello stato NON è un dogma di fede, e se quanto vale per il Regno Unito (di cui tutti conosciamo la storia, nel bene e nel male), tanto più vale per una repubblichetta come l’Italia.

Ed è una lezione che il mondo anglosassone dà, nel complesso al mondo latino (???): non dimentichiamo che nel Canada ci sono già stati due referendum per l’indipendenza del Quebec (1980 e 1995) e non mi sembra sia successo nulla di catastrofico…ecco Italia e Spagna dovrebbero capire che le legittime aspettative dei popoli non si possono reprimere in eterno, e conviene a tutti privilegiare un percorso democratico, secondo quel diritto all’autodeterminazione che formalmente viene riconosciuto sia dall’Italia che dalla Spagna.
Un’ultima cosa: quando spiegavo agli amici scozzesi che il Veneto lascia a Roma 21 miliardi di euro all’anno, questi mi guardavano sbigottiti ed ero costretto a scrivere la cifra su un foglio ci carta e ancora non mi credevano: per un qualsiasi europeo una situazione del genere è inaccettabile …tanti, troppi veneti accettano invece passivamente questa situazione di tipo coloniale …per quanto tempo ancora?

Ettore Beggiato
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Re: Scosexi

Messaggioda Berto » gio ott 02, 2014 7:25 am

E adesso cosa fanno gli scozzesi da grandi?

http://www.lindipendenzanuova.com/cosa- ... -da-grandi

di PAOLA BONESU

Se qualcuno pensava che la questione indipendenza fosse definitivamente risolta dopo il chiassoso referendum di settembre, si sbagliava. E il tempo ci dirà se tanto o poco.
Che ne è stato delle migliaia di volontari impegnati per due anni nella propaganda per il SI?
Due manifestazioni in due giorni davanti al Parlamento Scozzese sembrano mostrare che il movimento è ancora vivo, per quanto in realtà fatichi a darsi un’organizzazione chiara e degli obiettivi precisi.
L’SNP, a una settimana dal voto, ha raddoppiato i suoi iscritti, raggiungendo i 60mila e diventando il terzo partito per membership di tutto il Regno Unito.
Da novembre Nicola Sturgeon dovrà dimostrarsi in grado di gestire questo patrimonio: non sarà una missione banale. Da una parte l’SNP dovrà “vigilare” sulle promesse di nuovi poteri avanzate a inizio settembre dalla NO campaign, dall’altra – pur sotto pressione del suo elettorato – dovrà capire se mantenere fede alla definizione di referendum “come occasione unica per una generazione”, come ci si è detti negli ultimi due anni.
Questa esplosione nei numeri del partito è dovuta anche al colpo di coda del Primo Ministro Scozzese che, dopo le dimissioni, ha parlato di referendum come solo una delle strade per arrivare all’indipendenza. Come a dire, ce ne sono anche altre e passano tutte dal rafforzamento dell’SNP.
Ma quali possono essere queste vie alternative credibili e responsabili se una maggioranza nel Paese – non dopo due giorni di campagna, ma dopo due anni – ha votato NO?
L’SNP dovrà gestire con abilità politica anche la reazione un po’ da “turisti della democrazia” di molti militanti.
Il voto, il processo democratico, il fare politica piace solo se si vince.
Poi però si perde 55 vs 45 e si vuole portare via il pallone perché “non è giusto”: mi si parla dell’esistenza di una “maggioranza naturale per il SI” che è stata ostacolata nell’esprimersi dalle pressioni che i media hanno esercitato in favore del NO, spaventando la popolazione.
Come se una campagna elettorale dovesse essere un percorso pedagogico per educande.
In che modo la paura avrebbe dopato questa scelta più di quanto non abbia fatto la sbandierata speranza di chi spesso voleva negare ad ogni costo anche rischi che sembravano evidenti? E nelle nostre scelte quotidiane, non gioca la paura un ruolo importante, non è uno degli elementi basilari sui quali ci basiamo per prendere le nostre scelte?
No, abbiamo perso e la colpa è dei media. Perché chi vota SI si informa. E si informa su Facebook.
In preda a galoppante depressione intellettuale, eviterò di commentare questo sillogismo.
La colpa per molti è anche dei brogli. Ci hanno rubato l’indipendenza. Chissà.
Eppure il SI era indietro da sempre e non ha perso di poco.
Tanti chiedono di rivotare. No, pietà.
In ogni caso – mio parere – è allarmante che in una democrazia avanzata si possa mettere quella crocetta senza presentare alcun documento identificativo, ma solo fornendo nome+cognome+indirizzo.
E tutto questo involvement, tutto questo power to the people, in che modo potrà confluire nelle strutture di un partito?
Non sarebbe intanto il caso di ammettere che si è perso e capire come si potrà vincere nel tempo, senza voler obbligare metà della popolazione a una scelta alla quale si è già detta contraria?
Perché sì, si è perso e ci sono dei motivi che vanno oltre al siamo vessati dai poteri forti e ci danno schede elettorali contraffatte. Che poi magari è anche vero. Ma un Paese che sogna davvero la sua indipendenza non dovrebbe raggiungere in un referendum del genere una maggioranza non risicata, ma chiarissima e non temere brogli clamorosi e telegiornali?
Oltre ai partiti (non solo l’SNP, ma anche i Socialisti e i Verdi hanno accolto nelle loro fila qualche migliaio di iscritti in più dopo il referendum) il movimento cerca nuove strade, ma si chiede chi sono i capi e dove vogliamo andare?
Al di là dei trionfalismi – delle maggioranze naturali che vogliono il SI ma dopo 2 anni di campagna non lo sanno – il nuovo nome del movimento non è felicissimo: the 45%. Doveva suonare come il 99% di Occupy.
Invece il numero parla chiaro: siamo minoranza. Quando sarà ben compreso, forse si riprenderà a camminare.
Anche se, diciamoci la verità, un conto è sapere che si voterà il 18 settembre, un altro è remare intorno senza un climax preciso all’orizzonte.
Insomma, metà della Scozia ha in questo momento un problema di dipendenza. Da campagna elettorale.

http://www.scotlandthebrave.it
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