Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Re: Catalani

Messaggioda Berto » lun set 29, 2014 7:50 am

IN CATALUNYA SIAM PRONTI A DICHIARARE UNILATERALMENTE L’INDIPENDENZA

http://www.miglioverde.eu/in-catalunya- ... dipendenza

di FRANCO CAGLIANI

E’ stata una giornata a “tutta indipendenza” quella di sabato scorso, in quel di Tessera (Ve), dove “Noi Veneto Indipendente” ha organizzato un convegno di levatura internazionale, sotto le insegne dell’European Free Alliance. Durante le tre tavole rotonde (moderate dai colleghi Giuliano Zulin e Leonardo Facco), sono state ribadite tutte le ragioni per cui l’autodeterminazione è un diritto inalienabile, che dopo il caso scozzese verrà esercitato con ancora maggiore slancio da tutti quei popoli che puntano a rendere autonome le loro comunità.

Parole forti e spunti di ragionamento interessanti sono stati espressi da tutti i partecipanti (sotto il programma coi nomi). Ha particolarmente colpito quanto riferito da Bernat Joan i Marí, – esponenete dell‘ERC già eurodeputato catalano dall’ALE – che in merito al caso catalano ha sostenuto che “ora è stata approvata la legge per votare il referendum il prossimo 9 novembre. Qualora ciò non dovesse succedere, verrà fatto cadere il governo catalano e si tornerà a votare. Ogni partito presenterà il proprio programma, si vedrà chi è indipendentista e chi no. Se otterrà la maggioranza una coalizione indipendentista, verrà proclamata la dichiarazione d’indipendenza unilaterale. E a quel punto, non sarà più un problema della Catalunya”. 

Da Günther Dauwen, Fiandre – Direttore ALE – a Lorena Lopez de Lacalle – Deputata del Parlamento Basco – fino ad Eva Klotz (vedi video), nessuno ha fatto passi indietro rispetto all’obbiettivo, che anche per i veneti è chiarissimo: chiudere la parentesi storica con gli stati nazionali (l’Italia nello specifico) che limitano le libertà dei popoli.
Interessante, l’intervento di Antonio Guadagnini, tra gli altri, che ha rimarcato che “il problema del Veneto è l’Italia, tutto il resto viene dopo e serve solo a creare confusione. Una volta che il Veneto si libererà delle catene e del giogo italiano, si discute il resto”. In merito al referendum per il Veneto approvato in Regione, Luca Azzano Cantarutti ha ribadito che “è inutile lanciare ultimatum assurdi su quando dovrà svolgersi, anche perché ciò che serve è trovare la massima convergenza con altri soggetti politici, anche la lega ovviamente, per poterlo svolgere con l’obbiettivo della vittoria”.

Scrocio di applausi anche per Francesco Sanfilippo – Partito sardo d’Azione – che ha ammonito a prestare attenzione a coloro che parlano di autonomia, “dato che con la scusa dell’autonomia i nostri avversari politici cercano solo di anestetizzare le persone, dando loro una camomilla che non guarisce però la malattia”, ha affermato. Introdotti da Fabrizio Comencini, tutti gli ospiti presenti hanno ribadito la necessità di collaborazione, a livello europeo, con tutti quei soggetti che dell’autodeterminazione hanno fatto la loro ragione politica.
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » lun set 29, 2014 8:08 pm

Il catalano Mas rischia il carcere. La libertà non si conquista con le cadreghe

http://www.lindipendenzanuova.com/il-ca ... e-cadreghe

di CATTOLICI PER L’INDIPENDENZA DEL VENETO

Dopo la consultazione scozzese concordata col Governo di Londra dello scorso 18 settembre, un altro passaggio storico epocale è avvenuto in Europa.

Il governatore della Catalogna Artur Mas ha firmato il decreto per la convocazione del Referendum indipendentista del 9 novembre.

Nei prossimi giorni, forse già domani, il Governo di Mariano Rajoy approverà l’impugnazione del provvedimento davanti alla Corte costituzionale, per la sospensione del Referendum.

Il dado è tratto e ciò che sta accadendo in Catalogna è molto simile a quanto si sta verificando in Veneto, se non per la determinazione ed il coraggio del Governatore, certamente per lo scontro istituzionale in atto.

Ricordiamo infatti che anche il governo italiano ha impugnato la L.R. 16 approvata dalla Regione Veneto per l’indizione del Referendum sulla nostra indipendenza, di cui peraltro si attendono ancora i decreti attuativi per la concreta convocazione della consultazione popolare.

Il decreto firmato da Mas permette il voto ai catalani con più di 16 anni, ai residenti all’estero, ai cittadini UE residenti in Catalogna da almeno un anno ed agli extracomunitari residenti in Catalogna da almeno tre anni.

La corruzione della legalità formale spagnola è tale per cui Artur Mas rischia potenzialmente l’incriminazione per insubordinazione, reato per cui è previsto anche il carcere, e le istituzioni catalane il commissariamento.

Di fronte alla permanente e confermata apertura al dialogo dei catalani, per arrivare ad una convocazione referendaria condivisa con Madrid, il governo centralista spagnolo continua a manifestare tutta la sua ottusa rigidità.
Alle articolate argomentazioni storiche, giuridiche, democratiche e di diritto naturale, da Madrid come da Roma, si risponde puramente con il refrain della presunta incostituzionalità.

“Senza legge non c’è democrazia”- ha aggiunto Soraya Sanz de Santamaria, vice premier spagnolo. La storia insegna invece esattamente il contrario: senza democrazia, e rispetto per i diritti naturali delle persone e dei popoli, non vi sono leggi legittime, e quindi doveri di cieca obbedienza.
Ancora una volta siamo colpiti dalla povertà intellettuale e morale con cui i difensori dei poteri degli Stati centralisti pretendono di giustificare la riduzione in schiavitù dei popoli, volendo vietargli la libera autodeterminazione.

Legalità formale e minaccia dell’uso della forza qualificano da sole i loro propugnatori, sono la cifra della loro antistoricità. In Europa, nell’anno del Signore 2014, non possono che soccombere sotto la volontà dei popoli liberi decisi a far valere i propri diritti naturali.
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » lun set 29, 2014 8:19 pm

Madrid: referendum attentato a Stato. Mas procede o va ad elezioni?

http://www.lindipendenzanuova.com/madri ... d-elezioni

di GIULIO ARRIGHINI

C’era da aspettarselo. Il governo spagnolo, riunito in seduta straordinaria, ha approvato il ricorso alla Corte Costituzionale contro il referendum sull’indipendenza convocato dal governo regionale catalano per il 9 novembre: lo ha reso noto il premier Mariano Rajoy, sottolineando come “niente e nessuno possa infrangere la sovranità dello Stato spagnolo”.

Artur Mas rischia anche il carcere, come già il nostro giornale ha scritto stamane e come riportano fonti di stampa. Sentite le illuminate parole del premier: Rajoy ha definito il referendum “illegale” e “demagogico”, ritenendo che “vada oltre i limiti della democrazia”: “Non fa che dividere i catalani, li allontana dall’Europa e mette a rischio il loro benessere, senza parlare della frustrazione alla quale condanna una parte dei cittadini catalani spingendoli a partecipare a una consultazione che non potrà mai aver luogo”. La sentenza della Corte sarà scontata e ripeterà l’esperienza della consultazione promossa a suo tempo dall’ex presidente regionale basco Juan José Ibarretxe, bocciata sia dalle Cortes che dal tribunale.

Il fatto che si tratti di un referendum “consultivo” non ammorbidirà il pensiero dei giudici.

L’Estatut approvato sotto il governo Zapatero e approvato dalle Cortes a maggioranza socialista con un regolare iter parlamentare venne infatti denunciato da alcuni gruppi dell’ultradestra con l’appoggio del Partido Popular e fortemente limitato dalla Corte, i cui giudici sono a maggioranza conservatori: un “vulnus” che Barcellona non ha mai perdonato, e che il successivo governo conservatore non ha fatto nulla per sanare. Di fatto, e lo scrivono anche i media, l’esecutivo di Rajoy ha peggiorato la situazione con una polemica legge sull’istruzione che – secondo la Catalogna – ha l’obbiettivo di promuovere l’insegnamento in lingua castigliana a dispetto del vigente bilinguismo scolastico; né è stato trovato un equilibrio fiscale in grado di aumentare il grado di autosufficienza finanziaria della Catalogna, come accade al contrario per i Paesi Baschi (ai quali nemmeno la dittatura franchista, grata per l’appoggio della grande borghesia industriale, osò abolire i tradizionali “Fueros”, diritti di origine medievale).

Ora il boccino è in mano a Mas. Referendum subito o elezioni anticipate?

Una prima possibilità è quella di far svolgere il referendum del 9 novembre, col rischio di esporre gli organizzatori (e i membri dei seggi) a sanzioni amministrative o penali; l’alternativa spostare la resa dei conti con un peso politico diverso alle elezioni regionali anticipate. Ma che porrebbe il partito di Mas a confrontarsi gli altri indipendentisti di Erc. Poi ci sono i socialisti catalani del Psc, sostenitori di un negoziato fra le parti per una maggiore autonomia ma si trovano prigionieri fra l’incudine del Pp e il martello del Psoe: quest’ultimo, pur essendo un partito a statuto federale, non è certo disposto a guadagnare mezzo milione di voti in Catalogna schierandosi per il voto ma per lo stesso motivo di perderne molti di più a livello nazionale: il peso politico del Psc appare quindi secondario e rischia inoltre di perdere ulteriori consensi a sinistra a vantaggio di movimenti come “Podemos”.

Insomma, l’indipendenza ha sturato un lavandino politico tappato dal centralismo e da una visione ideologica dello Stato nazionale.
La scelta di Mas non sarà semplice.
Segretario Indipendenza Lombarda

???
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » ven ott 03, 2014 6:56 am

La casta dei dipendenti pioveghi la xe contro la lebertà dei povoli, cogna ensegnarghe la creansa a sti parasidi:

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... cyeVU/edit
Immagine
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... er=1&w=800
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » ven ott 03, 2014 8:55 pm

I non trascurabili problemi di una Catalogna indipendente di Riccardo Pennisi

http://temi.repubblica.it/limes/i-non-t ... =undefined

A Barcellona la crisi rafforza le pulsioni identitarie: con le elezioni del 25 novembre potrebbe avviarsi un processo di separazione dalla Spagna. La nascita di uno Stato-nazione catalano sarebbe però un boomerang: meglio accontentarsi dell'autonomia. Sarà decisiva CiU.

"La Spagna non è l'Uganda", il numero di Limes in edicola, in libreria e su iPad

...


Dopo circa un sessantennio di stabilità, i confini di un paese dell’Europa occidentale potrebbero tornare a cambiare.

Fino a poco tempo fa sarebbe stato difficile prevedere che un processo del genere avrebbe riguardato la Catalogna. Si tratta di un territorio (oggi una "comunità autonoma") in cui la contesa identitaria non ha mai assunto la dimensione violenta caratteristica di altre aree, come il Paese Basco e l’Irlanda del Nord. Secondo vari sondaggi la maggioranza dei catalani, in passato distaccata al riguardo, al momento considera l’indipendenza dalla Spagna come l’opzione migliore.

L’11 settembre, festività nazionale catalana, oltre un milione di persone ha manifestato a Barcellona con lo slogan "Catalogna, uno Stato d’Europa": è un avvenimento tra i più rilevanti dell’intera storia di Spagna. Grazie alla legittimazione conferita da questo evento sensazionale, Convergència i Unió (CiU), il partito nazionalista liberal-conservatore che governa la regione, ha chiamato la cittadinanza al voto anticipato (25 novembre). Obiettivo: ottenere la maggioranza assoluta per dirigere al meglio il delicato passaggio politico, che dovrà essere caratterizzato dalla stesura di una carta costituzionale e da un referendum sull’autodeterminazione. Oltre la metà della popolazione, secondo i sondaggi, approva questa road map.

Il malessere catalano, anche se finora non si era mai espresso così massicciamente in favore di un divorzio da Madrid, ha le sue radici in alcuni nodi irrisolti della politica e della stessa struttura territoriale spagnola. Dopo quarant’anni di dittatura franchista ultracentralista, la costituzione del 1978 creò uno “Stato delle autonomie” che riconobbe le diverse identità presenti nel paese, disinnescando le spinte centrifughe.

Secondo il principio del café para todos non solo le regioni storiche (Catalogna, Paese Basco, Galizia e più tardi Andalusia), ma tutte le 17 Comunità autonome in cui è divisa la Spagna godono di estese giurisdizioni, più altre trasferibili in seguito dallo Stato. Ogni Comunità è regolata da uno statuto, che funge un po’ da "costituzione" locale.

...

Retta sin dalle prime elezioni democratiche (1980) da CiU e dallo storico leader Jordi Puyol, la generalitat (l’amministrazione) della Catalogna è stata capace di conquistare la gestione di materie come la pubblica sicurezza e l’istruzione: attualmente dà lavoro a oltre 200 mila funzionari. CiU ha saputo far valere il suo piccolo peso al parlamento di Madrid, offrendo negli anni pragmatico sostegno a governi dell’uno o dell’altro colore in cambio di risorse, investimenti, trasferimenti di competenze. La rivendicazione indipendentista era esclusiva di un’altra formazione politica, radicale di sinistra: Esquerra republicana de Catalunya.

L’egemonia di CiU venne rotta nel 2003: poco prima del voto regionale di quell’anno, il segretario del Partito socialista spagnolo (Psoe) José Luis Rodríguez Zapatero si impegnò ad accettare, se fosse stato eletto premier, qualsiasi modifica allo Statuto catalano che il parlamento di Barcellona avesse approvato. I catalani riconoscenti portarono i socialisti al governo della loro regione e li premiarono con una valanga di voti anche l’anno successivo, alle elezioni nazionali. L’estatut de Catalunya fu modificato e la maggioranza socialista a Madrid lo ratificò nel 2006. Il Partido Popular (Pp), principale forza di opposizione, ricorse alla Corte costituzionale contro il nuovo testo. Non solo la Catalogna vi si autodefiniva "nazione", ma si attribuiva anche il potere giudiziario e il potere legislativo in materia fiscale. L’alta corte, nel 2010, nonostante una maggioranza di membri di nomina socialista, bocciò proprio questi articoli; Zapatero, alle prese con la crisi, non spese una parola per l’estatut. I catalani, infuriati, scesero già allora in piazza a centinaia di migliaia (con lo slogan "siamo una nazione") e alle successive elezioni punirono i socialisti col peggior risultato di sempre, riportando al governo regionale CiU.

La Catalogna non vive un momento felice: la durissima congiuntura spagnola non l’ha risparmiata. Già negli anni passati, era andata perdendo centralità economica, cedendo lo scettro di area più produttiva di Spagna al Paese Basco e a Madrid. Oggi è la Comunità autonoma più indebitata ed è stata costretta a chiedere al governo 5 miliardi per non finire in bancarotta. La disoccupazione è al 22% (leggermente inferiore alla media nazionale) e tra i giovani supera la metà della forza lavoro.

Nel discorso di Mas, colpevole della situazione economica (e quindi indirettamente dei pesantissimi tagli operati dal governo di CiU) e responsabile del debito è il contributo eccessivo versato allo Stato centrale e la scarsità di investimenti pubblici nella regione. Se potessimo gestire da soli il nostro gettito fiscale come i baschi e i navarri - dicono da Barcellona riferendosi a un antico privilegio ancora in vigore - potremmo facilmente risanare il bilancio. I catalani sono d’accordo: secondo i sondaggi, se il regime fiscale fosse modificato rinuncerebbero a pretendere d’indipendenza.

A Madrid, dove nel frattempo è tornato al governo il Pp di Mariano Rajoy, non vogliono nemmeno sentir parlare di negoziati in questo senso. Intanto perchè proprio i popolari, tradizionalmente centralisti, disapprovavano l’estatut che istituiva l’autonomia fiscale: la destra del partito vuole che si mantenga il pugno di ferro; un’eccessiva arrendevolezza incoraggerebbe poi le forze nazionaliste presenti in altre regioni. Infine, la Spagna vuole a tutti i costi mostrarsi stabile sullo scenario internazonale. Il "no" di Rajoy a Mas, che è la causa diretta del successo della manifestazione dell’11 settembre, è quindi piuttosto motivato: cambierebbe solo dopo una lunga e complessa trattativa.

Quale dovrebbe essere l’oggetto di questa trattativa? L’ottenimento dell’autonomia fiscale è tutt’altro che scontato. Il governo nazionale punta anzi a una ricentralizzazione delle competenze concesse dallo "Stato delle autonomie". Il nuovo regime sarebbe inoltre poco compatibile col principio di armonizzazione fiscale ora in voga a Bruxelles. Infine - soprattutto se la svolta sovranista di CiU dovesse rivelarsi strumentale - i termini dello scambio potrebbero dimostrarsi squilibrati: Rajoy non ha bisogno di appoggi esterni godendo già di maggioranza assoluta: potrebbe agire in modo tale da lasciare ai politici catalani la responsabilità di rovesciare il tavolo e "rompere la Spagna".

L’independència, infatti, infervora gli animi e le gradinate dello stadio Camp Nou di Barcellona, ma presuppone una serie di problemi non trascurabili. Il nuovo stato nascerebbe fuori dall’Ue: potrebbe entrarci solo con l’accordo unanime dei membri. Come si comporterebbe in questo caso Madrid? Comunque, per un periodo negoziale di durata non prevedibile, merci e capitali catalani sarebbero esclusi dalla libera circolazione, perdendo l’accesso al mercato spagnolo. Ecco perchè le imprese e le banche di Barcellona e dintorni preferiscono la ricerca di un compromesso. Lo stesso Mas non manca di puntualizzare come la sovranità della Catalogna non debba consistere in un "addio alla Spagna".

...

L’autodeterminazione catalana può ancora essere declinata all’interno del quadro statale spagnolo. Alcuni settori nazionalisti, così come buona parte dei socialisti, appoggiano una soluzione federalista. Il vantaggio di mandare in soffitta lo "Stato delle Autonomie" si accompagna però alla difficoltà di costruire un nuovo sistema: alcuni (quanti?) "Stati" federali compresi all’interno della Spagna, a sua volta suddivisa in altre regioni con meno competenze. Un federalismo asimmetrico, dunque, perchè non tutte le Comunità autonome hanno la volontà o la capacità di trasformarsi in una specie di Land tedesco.

Dare una forma politica alle tante eredità e particolarità culturali presenti nella penisola iberica è sempre stato un compito arduo. La causa storica dell’attuale spinta separatista catalana, oltre che nella crisi economica, può essere individuata nella fine del terrorismo indipendentista basco: da quando l’Eta non uccide più, anche un partito moderato (e il grosso dell’opinione pubblica) può parlare di secessione senza essere associato a una banda armata. D’altronde, tra Regno Unito e Scozia si è assistito a una dinamica simile, resa possibile dalla fine dell’Ira.

I tentativi catalani di approfondire l’autonomia da Madrid sono stati numerosi durante i secoli, e spesso decisamente sfortunati. Resta però da chiedersi quanto senso abbia la nascita di un nuovo Stato nazione in Europa, quando il confronto geopolitico del nostro continente avviene con entità come Cina, Stati Uniti, Russia o Brasile. Nella stessa Unione Europea, le capitali tendono a pedere il loro potere decisionale in favore di centri alternativi come Francoforte, Bruxelles o Berlino.

La Catalogna sarebbe dunque davvero indipendente? In ogni caso, i suoi abitanti non vogliono rinunciare alla loro sospirata autodeterminazione.
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » mar ott 07, 2014 6:33 am

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Re: Catalani

Messaggioda Berto » ven ott 10, 2014 7:16 pm

Mas, pronti a elezioni anticipate per un plebiscito indipendentista

http://www.lindipendenzanuova.com/refer ... anticipate

Il presidente catalano, Artur Mas, ha assicurato che il suo governo farà di tutto perché i catalani votino il prossimo 9 novembre il referendum sull’indipendenza, ma non sembra disposto a portare il paese a una crisi istituzionale mantenendo la consultazione nelle urne, se questa è dichiarata illegale.

In un’intervista a The New York Times, Mas ha ribadito che “L’unico programma è votare il 9 novembre e stiamo prendendo in considerazione tutte le possibili strade dentro la legalita’”.

Il presidente catalano ha assicurato che “non c’è un piano B’, tuttavia ha rilevato che elezioni anticipate in chiave “plebiscitaria” per il fronte indipendentista rappresentano “l’ultima alternativa” e sono “in un cassetto che per il momento resta chiuso”.

Questo cassetto si aprirà solo se c’è consenso fra le forze a favore della consultazione e per ora questo consenso non esiste”, ha aggiunto l’esponente di CiU.

I gruppi politici a favore del referendum – Ciu, Erc, Icv e Cup – torneranno oggi a riunirsi, dopo l’incontro avuto venerdì scorso, per individuare una strategia da seguire, dopo che la Corte costituzionale ha sospeso la legge di consultazione e il decreto di convocazione del referendum approvati dalla Generalitat.

???
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » ven ott 10, 2014 8:04 pm

Senza resilienza non c’è indipendenza. Parola di catalani

http://www.lindipendenzanuova.com/senza ... i-catalani

di PERE CARDUS

Non ho potuto leggere ancora tutte le reazioni dopo la riunione del presidente Mas con Mariano Rajoy del 30 luglio. Ma non credo che ci vorrà molto per sentire Miquel Iceta (leader dei socialisti catalani) chiedere al governo catalano di dialogare con Madrid per sbloccare il pasticcio combinato dagli indipendentisti. Sapete cosa succede? Che il problema non è il dialogo. Potremmo passare delle ore a dialogare con lo stato spagnolo senza arrivare mai ad un accordo. Lo dice, più o meno, anche il proverbio: ‘Se uno non vuole, due non dialogano.’ Avendo capito che lo stato spagnolo non vuole spostarsi neanche di un millimetro, e prendendo atto dell’immobilismo spagnolo, abbiamo capito che è il momento di andare avanti senza più distrazioni.
Se mai decideranno di muoversi, ce lo comunicheranno. E vedremo se arrivano in ritardo.

Concentriamoci.
Prima stazione: Undici di settembre a Barcellona. Una V come Dio comanda, non la ferma più nessuno. Possono fare tutte le prime pagine che vogliono con Jordi Pujol (ex-presidente della Generalitat) reo confesso di evasione fiscale. Ancora non hanno capito di cosa si tratta questo casino dell’indipendenza. La questione dell’ex-presidente Pujol non è altro che un nuovo stimolo per il processo. E la reazione fulminante dell’attuale presidente Mas è un segno fortissimo: siamo pronti per i mesi che verranno. Come posso dirvelo… se l’indipendenza serve per fare pulizia di quelle condotte indecorose, per niente edificanti o illecite, meglio ancora. Vogliamo l’indipendenza per costruire un paese migliore. Se, facendo strada, si riesce già a togliere una parte di marcio, allelluia!

Tenteranno di fermare l’accelerazione che prenderà il movimento indipendentista il prossimo Undici di settembre con una serie di messaggi negativi programmati ordinatamente sul calendario. Per adesso, hanno citato a dichiarare l’erede di Pujol il giorno 15 di settembre. E ciò andrá avanti con interventi di capi di stato europei contro l’indipendenza… e vai a sapere quali cattive arti useranno ancora e che non riusciamo nemmeno a immaginare.
Lo abbiamo già detto molte altre volte. I prossimi mesi saranno esplosivi (spero soltanto metaforicamente). Siamo arrivati fin qui con un movimento unito, ben preparato, un leader forte e intelligente, una motivazione a prova di bomba, un disorientamento enorme tra le file nemiche e…. niente da perdere. Non penso, in nessun modo, che il gatto sia già dentro il sacco. Ancora dobbiamo attraversare i momenti più duri e determinanti del processo. Il fantasma della divisione –tradizionale nel nostro paese—ancora sorvola in questi mesi precedenti alla consultazione del 9 di novembre.

La risposta di fronte al divieto di Madrid deve essere intelligente e rispettata da tutti. Se qualcuno pretende di creare zizzania tra di noi per la consultazione, deve sapere che potrà diventare responsabile della sconfitta. Ricordo ancora una volta che l’obiettivo è l’indipendenza e il 9 di novembre è soltanto il primo stadio del grande scontro che verrà.

Per vincere una guerra bisogna essere disposti a perdere alcuna battaglia. Se si possono vincere tutte, meglio. Ma se pensiamo che perdere una battaglia significhi perdere la guerra, vuol dire che non siamo pronti per la vittoria. Io non do nulla per perso. Ma chi intraprende la lotta pensando che non riceverà alcun colpo, torna presto a casa avvilito e convinto de aver perso anche se solo ha preso una sberla. La reazione generale verso il caso Pujol mi fa pensare che siamo pronti per vincere. La chiave del successo è far diventare le minacce delle opportunità. E oggi il movimento per l’indipendenza è più forte di una settimana fa.

In Russia hanno un proverbio che dice ‘è permesso cadere, ma alzarsi è obbligatorio’. E possiamo anche andare oltre se seguiamo le regole delle arti marziali, che da millenni insegnano gli allievi a cadere. La prima cosa che si impara nelle arti marziali è l’arte di cadere senza farsi del male. In latino esiste una parola che definisce la capacità di rimbalzare quando uno cade e di tornare allo stato previo alla caduta: ‘resilire’.
Per dirla con uno slogan, senza resilienza non c’è indipendenza.
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » mar ott 14, 2014 7:11 pm

Referendum catalano col binoccolo! E adesso?

http://www.lindipendenzanuova.com/refer ... o-e-adesso

di REDAZION

Il presidente catalano Artur Mas ha escluso di tenere il referendum indipendentista previsto per il prossimo nove novembre per mancanza di garanzie legali e ha proposto ai partiti del fronte indipendentista di convocare una consultazione alternativa per conoscere l’opinione dei catalani sul futuro politico della regione.

Lo si apprende da fonti della Generalitat citate oggi dai media. La decisione segue la sospensione cautelare da parte della Corte costituzionale. Al termine di una riunione fiume, cominciata ieri a mezzogiorno e conclusa alle 23.00, il leader di CiU non ha ottenuto l’appoggio di Erc, Icv e Cup per organizzare questo “processo alternativo partecipativo”, per cui non si escludono elezioni anticipate.

Mas ha previsto in mattinata una conferenza stampa in cui annuncera’ i piani futuri, mentre il fronte indipendentista appare sempre piu’ spaccato.
Il governo catalano ha così rinunciato ieri a organizzare un referendum sull’indipendenza il 9 novembre prossimo dopo avere tentato in ogni modo di superare le resistenze di Madrid, che lo giudica incostituzionale.

“Il governo ha constatato che la consultazione non può tenersi”, ha dichiarato alla stampa Joan Herrera, dirigente di Iniciativa per Catalunya-Verts.
Non è escluso, però, che il progetto del referendum sia solo rinviato di qualche mese. “La Catalogna è determinata ad esprimere i suoi desideri per vie legali e pacifiche.

Arriveremo alla data del 9 novembre o a una successiva”, ha detto Felip Puig, che fa parte dell’esecutivo regionale. “Il governo farà una proposta alternativa domani”, ha sottolineato da parte sua Joan Herrera.
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » mer ott 15, 2014 10:19 pm

Catalogna come il Kosovo. Veneto come la Catalogna?

http://www.lindipendenzanuova.com/catal ... o-infinite

di STEFANIA PIAZZOkosovo indi
Il 17 febbraio del 2008 Pristina dichiarò unilateralmente la propria indipendenza da Belgrado. Oggi è una nazione riconosciuta da 106 paesi Onu. Si legge ovunque. Il percorso di autodeterminazione fu in salita ma non impossibile e venne avvallato dalla comunità internazionale.
Anche la Catalogna vuole seguire la stessa strada? Dopo la retromarcia di Artur Mas, da un referendum consultivo sbandierato a tutto il mondo, ad un sondaggio sul territorio, di acqua ne passa. Ma lui, per evitare grane legali, e pure il carcere, per sè e per i funzionari catalani che avrebbero sovraninteso alla consultazione, ha scelto la via del “mi salvo” e cerco un’altra via, molto politica, sia chiaro, molto pragmatica, per non morire giovane e giocarsi un’altra carta, salvandosi la faccia. Elezioni, un cartello unico di tutto il vasto mondo indipendentista, primo punto del programma, l’indipendenza. Dopo la vittoria, proclamazione unilaterale dell’indipendenza, voluta dal popolo per vie legali, quelle del voto.
Avevamo scritto che uno dei primi effetti sarebbe stata la spaccatura del mondo indipendentista, spunto questo di grande soddisfazione per Madrid, un depotenziamento che fa gioco al potere centrale.
E ieri in serata si leggeva che il leader degli eco-socialisti di Iniciativa Catalunya Verd (Icv) Joan Herrera, dava già per rotto il patto con Ciu, Erc e Cup. Secondo Herrera, il surrogato proposto da Mas “non è un referendum né una consultazione, è un’altra cosa” e il presidente catalano “ha convertito il 9-N nel primo atto di pre-campagna di elezioni plebiscitarie”, che “ha concordato con se stesso”. In dichiarazioni ai media, Herrera si è detto convinto che la formula indicata da Mas “ha le gambe corte”, perché sarà sicuramente bloccata dal governo centrale e, nel difendere il referendum indipendentista, Herrera ha assicurato che quello del presidente della Generalitat “è un autogol”. Anche Oriol Junquera, leader di Esquerra Republicana de Catalunya (Erc) ha dato per rotto l’accordo delle forze a favore dell’indipendenza: “Ieri il governo catalano ci ha messo davanti a uno scenario nuovo, non concordato e ha mandato in pezzi l’unita’”, ha dichiarato Junquera nella Camera catalana. Tuttavia si è detto pronto a “tentare ugualmente di aiutare” sulla nuova strada indicata da Mas, pur riaffermando che “la soluzione passa solo per l’indipendenza”.
Insomma, deve passare la nottata e la sbornia per la virata tattica. C’è chi spera che la scelta di Mas sia solo prendere tempo per evitare uno scontro che non avrebbe prodotto l’effetto sperato, quello dello smarcamento legittimato dal potere centrale. Si cerca insomma un’altra strada, e che poi sia lui o meno il leader del cartello indipendentista alle prossime elezioni, questo è tutto da vedersi. Forse meglio lasciare il posto ad un cuore più impavido, pronto anche ad assaggiare, se serve, il ferro delle patrie galere pur di toccare il cielo dell’indipendenza con un dito.

Il 9 novembre si andrà alle comunque alle urne, perché la Generalitat catalana mobiliterà 20.000 volontari ed avrà il supporto dei comuni per votare. Ciò che cambia è che Artur Mas ha deciso di “blindare” il percorso motivando la sua scelta nel cercare di renderlo inattaccabile. Il referendum è “illegale” per il TC (Tribunal Constitucional) ma i catalani manifesteranno lo stesso il consenso popolare in una fase prima fase: la “legalità” vera e propria, fanno sapere, sarà in un atto successivo dove alle urne si presenteranno i partiti indipendentisti in una lista unitaria (come NVI!) ed un programma unico che sarà la DUI (dichiarazione unilaterale di indipendenza).

Facendo così Mas utilizzerà uno strumento “legale” per la Spagna come le elezioni regionali per trasformalo in uno strumento referendario. Soprattutto per garantirsi il consenso internazionale. Il numero di votanti al sondaggione referendario sarà certificato e dimostrato al mondo che il “Popolo c’è” si andrà alle elezioni catalane (all’interno del sistema legale spagnolo) ed il programma presentato dalla lista unitaria sarà de facto un voto referendario che chiede la DUI.
Un po’ come si sta tentando di fare in Veneto (vedi Chiavegato, ndr): “Se ci voti e ci fai prendere più del 50% facciamo la DUI”.
Per il Veneto è una aspirazione, per la Catalogna è qualcosa più alla portata numerica dei consensi.

La Spagna potrà poi negare la validità della dichiarazione stessa, ma non la legalità della procedura elettorale con cui si è indirettamente avallata la DUI potendo dimostrare alla comunità internazionale che questa è la volontà maggioritaria dei Catalani.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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