Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Re: Catalani

Messaggioda Berto » gio ott 16, 2014 7:40 pm

Le ragioni di Mas viste dalla stampa spagnola

http://www.lindipendenzanuova.com/spacc ... elettorale

Il leader del partito catalano Sinistra Repubblicana (Erc), Oriol Junqueras, ha accusato il presidente della Generalitat, Artur Mas, di aver spezzato “unilateralmente” l’unita’ dei partiti secessionisti revocando il referendum sull’indipendenza del 9 novembre, e ha pubblicamente deplorato la sua proposta di indire un voto alternativo sostenendo che adesso “e’ difficile fidarsi di chi non mantiene gli accordi”. Lo riferisce “El Mundo”. L’intervento di Junqueras – il piu’ atteso dopo che la Generalitat ha rinunciato ufficialmente a celebrare la consultazione referendaria – e’ servito al leader repubblicano per chiedere a Mas di recuperare la consultazione originale oppure di convocare nuove elezioni “per raggiungere l’indipendenza”. La perdita di fiducia tra Erc e il governo catalano, riferisce il quotidiano, mette a rischio anche “il patto di stabilita’” a lungo termine tra repubblicani e Convergenza e Unione (Ciu). Come ha sottolineato Junqueras, il suo supporto al Parlamento catalano sara’ condizionato dalla celebrazione del referendum il prossimo 9 novembre cosi’ come era stato concordato il 12 dicembre scorso tra Ciu, Erc, Iniziativa per una Catalogna verde (Icv), Sinistra unita e alternativa (Euia) e Candidatura di Unita’ popolare (Cup). “Dopo il fallimento dell’iniziativa per il referendum sull’indipendenza catalana, il presidente catalano Artur Mas tenta di riconquistare la leadership del fronte indipendentista in rivalita’ con Oriol Junqueras e Sinistra Repubblicana (Erc)”, spiega il vice direttore del quotidiano “El Pais”, Lluis Bassets, in un’analisi nella quale sostiene anche che il presidente della Generalitat “ha iniziato la sua campagna elettorale, pur senza annunciarlo esplicitamente”.
Bassets osserva che Mas ha annunciato per il 9 novembre una “consultazione anticipata” per poi aggiungere che successivamente si terra’ una “consultazione definitiva”: si trattera’, spiega Bassets, di elezioni anticipate cui Mas vuole conferire la valenza di “un referendum di autodeterminazione”. La sconfitta del referendum indipendentista del 9 novembre e la mancanza di unita’ nel blocco secessionista, dunque, “non equivalgono ancora a una vittoria per il premier spagnolo Mariano Rajoy”, avverte Bassets. Secondo un editoriale del quotidiano “El Pais”, Mas “incassa una sconfitta, mentre lancia una nuova sfida” che richiede da parte del governo centrale risposte non solo legali ma anche “politiche, proporzionate e utili per il popolo catalano e i cittadini spagnoli”.
La sfida della nuova convocazione e’ multipla: da un lato, spiega l’editoriale, sconvolgera’ molti catalani per la “precarieta’”, se non totale assenza, “di garanzie democratiche” ; dall’altro, il suo apparente radicalismo trascina anche Sinistra Repubblicana (Erc) nella “composizione di liste comunali per delle elezioni di presunto carattere plebiscitario”. Tuttavia, scrive il quotidiano, elezioni di questo tipo non sono ne’ elezioni ne’ referendum ma accumulano, per gli elettori, “gli svantaggi di entrambi”. In una situazione come questa, sostiene l’editoriale, “urge la politica”. Se molti catalani non hanno ancora rotto con la corrente secessionista, nonostante la fragilita’ del metodo e l’atteggiamento apparentemente insurrezionalista delle forze che la sostengono, e’ perche’ questa mantiene vivo un diffuso desiderio di partecipazione diretta dei cittadini. Il problema, dunque, verra’ risolto solo “votando”, ma in modo “responsabile e inconfutabile, legale e concordato”. Il come, il quando, l’oggetto del voto, il conteggio e l’approvazione, tutto cio’ rientrera’ nel campo di applicazione di un “accordo politico”. O il governo centrale della Spagna si decidera’ ad assumere l’iniziativa in questo ambito, o sara’ trascinato via dalle incongruenze delle correnti visionarie piu’ disparate.
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » mer ott 22, 2014 8:25 pm

La vendetta di Madrid su quei 5mila barcellonesi cacciati da casa

http://www.lindipendenzanuova.com/la-ve ... ti-da-casa

di HELP CATALONIA indignados-madrid

Tra il 1717 ed il 1718 fecero scomparire il 17% della superficie urbanizzata della Barcellona di allora, fatto che avrebbe comportato un grado di distruzione ancora più grande rispetto alla propria guerra”. L’artista Frederic Perers spiega come ha reso omaggio alle 73 famiglie obbligate a lasciare le loro case.
L’evento fu realizzato nel corso di una recente Diada .Si è trattato di “settantatre cognomi appesi sui balconi delle facciate rivolte verso il mercato, lignaggi che corrispondono alle settantatre famiglie che abitavano nelle case trovate nello scavo – spiega l’artista -. Rappresentano simbolicamente i cinquemila barcellonesi che, costretti dalle autorità borboniche, dovettero lasciare casa per permettere la costruzione di una fortezza militare: la Cittadella.
Cosa capitò esattamente a migliaia di barcellonesi del quartiere della Ribera nel 1714? Quale impatto ebbe per la città?Nel settembre del 1714, alla fine della Guerra di Successione, Barcellona era rimasta sconfitta ed occupata dalle truppe franco-castigliane. Con il decreto di Nuova Pianta, Filippo V aboliva le istituzioni della Catalogna ed imponeva l’organizzazione politica castigliana. Tuttavia, la repressione di Filippo V contro la capitale catalana non si fermò qui. Finita la guerra, uno dei primi propositi dei vincitori fu la costruzioni di due fortezze un modo da dominare i barcellonesi e togliere loro dalla testa qualsiasi tentativo di ribellione futura. La prima, che doveva essere posizionata sui cantieri navali, non arrivò a concretizzarsi. La seconda, doveva collocarsi verso il fiume Besòs, vicino il baluardo di Santa Chiara, ed ebbe delle brutali conseguenze per il Quartiere di Mare. Iniziata nel 1716, la fortezza richiedeva un grande spazio davanti libero di edifici, fatto che comportò un grado di distruzione maggiore della propria guerra.Tra il 1717 ed il 1718 avvennero le demolizioni che avrebbero creato il grande piazzale. Si colpirono, in un solo colpo, un gran numero di strade e di diversi quartieri e, in due anni, scomparve il 17% della superficie urbanizzata della Barcellona dell’epoca.Come è sorta l’idea di omaggiare quei barcellonesi?Alla fine del 1999 ho installato il mio studio nella via della Ribera, praticamente di fronte a una delle porte laterali del mercato. All’interno, nel 2001 ebbero inizio gli scavi che avrebbero scoperto la Barcellona degli inizi del secolo XVIII. Dal balcone di casa mia ho potuto seguire giorno dopo giorno l’evoluzione di questi lavori, che rendevano sempre più visibili le vestigia della Barcellona antecedente all’occupazione borbonica.
I proprietari, alcuni dei quali avevano già ricostruito i danni causati dall’artiglieria borbonica, furono espropriati senza alcun indennizzo e obbligati a demolire i loro propri immobili. Circa cinquemila vicini –la stessa popolazione che avevano allora alcune città come Vic o Girona- dovettero andare via, il 70% dei quali verso i paesi vicini.
Convertita la zona in un immenso piazzale, non fu ricostruita fino alla fine del secolo successivo. Nel 1869 i terreni della Cittadella furono restituiti alla città e, successivamente, l’architetto Fontserè avrebbe progettato il parco, il mercato e la ri-urbanizzazione della zona, dando al quartiere l’attuale aspetto.
Nell’anno 2003, in occasione della Diada, TVC aveva trasmesso il documentario El Born, un vincolo con il passato, diretto da Jordi Fortuny e Marina Pi. Che io ricordi – commenta Perers -, quella fu la prima volta che ebbi notizia della tragedia vissuta in quel quartiere pochi anni dopo l’assedio del 1713-1714, e che mi furono date delle cifre di quella barbarie, venendo a conoscenza solo allo di quella catastrofe umana.
Le mie opere partono quasi sempre dal luogo, dallo scenario dei fatti. Inutile dire che la conoscenza della sfortunata vicenda dei riberesi di allora mi motivò enormemente a dare vita ad un memoriale che potesse ridare loro dignità. Quasi fin dal primo momento ho pensato di usare i cognomi di quelle famiglie, ma l’unica persona che me li poteva procurare era lo storico Albert Garcia Espuche, la persona che più conosce la storia di questa città. Garcia Espuche lavorava da anni all’opera che doveva compendiarli, La Città del Born, ma fino al 2009 questo lavoro non vide la luce.
Con la pubblicazione e l’ottenimento dei cognomi eravamo a metà del’opera perchè ancora dovevamo capire quale grado di empatia con il progetto si sarebbe ottenuto tra i vicini. La Ribera onora la Ribera ha subito diversi rinvii, e finalmente, alla fine del 2012 decisi di riprendere il progetto e portarlo avanti nei primi mesi del 2013, prima dell’apertura del Born Centro Culturale.

Perchè le tele sui balconi? Pretende essere un evento di partecipazione cittadina (o, almeno, che coinvolga i vicini?)
Mi piaceva l’idea di vedere vicini che omaggiavano dei vicini, che gli abitanti della Ribera di oggi fossero gli attori principali di questo memoriale ed i protagonisti del ritorno al quartiere dei cognomi degli espulsi. Separati unicamente dal tempo, i vicini della Ribera di oggi hanno solidarizzato simbolicamente con i vicini della Ribera di ieri. Con una rimembranza austera, serena e silenziosa, senza sigle nè consegne.
E mi piaceva specialmente che l’installazione usasse i balconi come supporto, il punto più pubblico di una casa, di un ambito privato. Lo spazio dove, senza uscire di casa, la cittadinanza appende ed esprime individualmente il suo impegno, le sue rivendicazioni e le sue gioie collettive.
Balconi vestiti di cognomi, una forma diretta, visibile, viabile e partecipativa di fare un omaggio.
Qual è l’obiettivo principale?
Da una parte, l’obiettivo è ricordare i profughi della Vilanova dei Mulini del Mare, la Fusina, la zona del convento di Santa Chiara, la Ribera, il piano di Llull,… quartieri scomparsi, la maggior parte di questi nomi non risultano più familiari agli abitanti della Barcellona del 2013. Sembra incredibile ma tre secoli dopo i fatti, la città aveva in sospeso di rendere omaggio a tanti e tanti barcellonesi che, dopo un assedio brutale ed un’imposizione straniera, furono esiliati dalle loro case.
D’altra parte, che i riberesi di oggi prendano coscienza che si trovano nella zona zero del 1714, nel luogo della barbarie. Gli attuali abitanti della Ribera svolgono le loro vite nelle prime case costruite dopo la distruzione di questa parte di Barcellona. Valeva la pena reincorporare i fatti nella memoria collettiva del quartiere e del paese.

Consideri importante ricordare i fatti del 1714 e le sue conseguenze? Perchè?
Insomma, che ti eliminino dalla faccia della terra a furia di bombe è un fatto che, come paese, non abbiamo voluto mai dimenticare. La nostra “minorizzazione” come popolo ha inizio da quella sconfitta, ma la data tragica è anche l’inizio del duro cammino verso il recupero della pienezza nazionale. E’ stato necessario che ci abbiano creduto molte generazioni per arrivare dove siamo adesso, alle porte del raggiungimento dello stato proprio.
Vedi un rapporto tra i catalani del 1714, o alla situazione che si viveva allora in Catalogna, con i catalani ed il paese attuali?
In ambedue i casi ci si trova in un crocevia, in un momento determinante per il futuro del paese. La differenza giace basicamente nella direzione degli eventi. Mentre 300 anni fa la Catalogna sprofondò con la perdita delle libertà nazionali, adesso precisamente siamo alle porte di ridiventare nuovamente proprietari del nostro futuro. La chiave è che allora le cose si sistemavano a botte e vinceva il più forte. Adesso le decisioni le prendono le maggioranze e, se facciamo squadra, saremo quello che vorremo essere, qualsiasi cosa dicano in Spagna o nel mondo.
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » gio nov 06, 2014 4:00 pm

Dittatura spagnola. Il Tribunale boccia la consultazione alternativa a referendum catalano

http://www.lindipendenzanuova.com/giust ... referendum

Divieto di pensiero, divieto di parola, divieto di esistere. Ed è arrivato ancora un ‘no’ dalla giustizia spagnola alla consultazione sull’indipendenza della Catalogna, alternativa al referendum, annunciata dalla Generalitat per domenica prossima. Il Tribunale Supremo spagnolo ha rigettato anche il ricorso con cui Barcellona chiedeva la sospensione della decisione con cui era stato bloccato il referendum. La settima sala dell’alto tribunale amministrativo ha respinto infatti all’unanimità il ricorso – informano fonti giuridiche citate dai media – sottolineando la sua inammissibilità, dal momento che la competenza esclusiva in materia è della Corte costituzionale e di nessun altro organo giurisdizionale dello Stato spagnolo. - See more at: http://www.lindipendenzanuova.com/giust ... jUlFp.dpuf




Catalogna, 7mila agenti pronti a fermare il voto se lo chiede la Procura


Circa 7mila agenti della polizia catalana (Mossos d’Esquadra) sono stati mobilitati per domenica nove novembre, quando il governo della Generalitat intende realizzare la ‘consultazione partecipativa’ sull’indipendenza della Catalogna – simbolica e alternativa al referendum – nonostante la sospensione cautelare decretata dalla Corte costituzionale. I Mossos impediranno il “processo partecipativo se lo ordina la Procura”, ha spiegato in dichiarazioni ai media il consigliere degli interni catalano, Ramon Espadaler. “E’ un’ipotesi lontana. Ma se si verificasse, i Mossos d’Esquadra agirebbero nel quadro previsto” e “faranno quello che ordineranno il giudice e il procuratore”, ha assicurato Espadaler, nel ricordare che “non c’è un ambito di discrezionalità per le indicazioni giudiziarie”.

Tuttavia il responsabile dell’Interni nella regione ha fatto un appello alla calma: “Sarà una giornata civica, in cui la gente si esprimerà come ha fatto finora, con serenita’ e democrazia”, ha osservato. Il dispositivo di sicurezza prevede la mobilitazione di 6.992 agenti di polizia locale, circa 5mila in piu’ di quanti schierati normalmente nei servizi di ordine pubblico nella regione. “Faremo tutto il possibile per non essere protagonisti, il nove novembre il protagonismo è dei cittadini”, ha concluso Espadaler.
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » dom nov 09, 2014 9:05 am

Spagna: Vargas Llosa contro referendum in Catalogna, è minaccia a democrazia

http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2 ... nM3dN.html

Articolo pubblicato il: 08/11/2014

Appello del premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa, peruviano e naturalizzato spagnolo, con la storica e deputata di Madrid Cayetana Alvarez de Toledo e la scrittrice di Barcellona Nuria Amat, contro il voto di domani in Catalogna. In un articolo pubblicato oggi dall'International Herald Tribune, che sembra rispondere all'appello in senso contrario a cui hanno aderito il premio Nobel per la letteratura Dario Fo e il linguista americano Noam Chomsky, i tre autori definiscono il referendum "farsesco" oltre che una "minaccia per la democrazia spagnola", e sottolineano come i suoi promotori dimostrino "una notevole indifferenza per la verità storica".
"La Catalogna non è mai stata uno stato indipendente, non è mai stato soggetto a conquiste e non è mai stato vittima di un regime autoritario", sottolineano.

Vero è che la regione è stata teatro di atrocità durante la guerra civile e delle repressioni più gravi durante il franchismo: "per molti le ferite non si sono rimarginate e alimentano il movimento separatista", spiegano i tre autori del commento, precisando che l'avvento della democrazia ha portato alla regione le garanzie di autonomia di cui gode oggi.
"La Catalogna ha la sua lingua ufficiale, il suo governo, la sua polizia. E ha votato in massa in favore della Costituzione nel referendum del dicembre del 1978 (il 90 per cento di sì nella regione)".

"Non è chiaro neanche chi organizza la consultazione visto che non ci sono né schede ufficiali né scrutatori ma solo una combriccola semi ufficiale di volontari", denunciano. "Contrariamente a quello che sostengono, i separatisti non vogliono difendere il diritto degli abitanti della Catalogna di decidere del loro futuro, ma vogliono dividere la società catalana in due e negano al resto degli spagnoli il diritto di decidere di un futuro che appartiene all'intero paese".

???

Come ke i la conta e i la volta sti xletrani de rexime!
Secondo sti falbi democrateghi la xente no la ga da e no la pol organixarse come ke la vol par esprimar le so prefarense, speranse, entension, sogni, voje ...


Sti ebeti de xletrani, li fa come ke li omani ke co la moroxa o la mojer la vol molarghela, separarse e divorsiar ... li ghe salta doso e li la copa.
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » dom nov 09, 2014 9:42 am

Referendum Catalogna, voto simbolico sarà blindato: “Dispiegati 7mila agenti”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... io/1200410

Sono 5,4 milioni i catalani che potranno recarsi alle urne per esprimere il proprio parere sull'indipendenza dalla Spagna. Organizzate anche manifestazioni in favore dell'unità del Paese. Mobilitati per l'occasione 450 agenti in tenuta antisommossa


Dopo settimane di proclami, botta e risposta con il governo di Madrid e sogni d’indipendenza, il 9 novembre, 5,4 milioni di catalani di età superiore ai 16 anni potranno esprimere il loro voto sull’indipendenza della Catalogna dalla Spagna. “Adesso è l’ora del si, nessuno ci impedirà di votare”, grida Carme Forcadell, dell’Associazione nazionale catalana (Acn), al termine della campagna che, in questi mesi, ha visto gli indipendentisti spingere la popolazione alle urne per votare al referendum simbolico (perché Madrid lo ha dichiarato incostituzionale, ndr).

La sospensione decretata dalla Corte Costituzionale non ha raffreddato gli animi degli indipendentisti che, sull’onda del voto scozzese che, però, non ha “regalato” l’indipendenza dalla Gran Bretagna, hanno portato avanti la loro battaglia declassando la corsa ai seggi di domani a maxi-sondaggio. Due le domande alle quali i cittadini dovranno rispondere una volta entrati nell’urna: “Vuole che la Catalogna sia uno stato?” e, in caso affermativo, “Vuole che questo stato sia indipendente?”.

La non validità del voto, promosso da 106 membri del Parlamento catalano su 134, ha fatto sì che la gestione del referendum venisse affidata ai volontari dell’associazionismo indipendentista, mobilitati dal Patto per il Diritto di Decidere. Resta l’incognita su chi aprirà i seggi nelle scuole e procederà al conteggio finale. La Procura generale della Catalogna ha però aperto un’inchiesta per verificare se l’uso di spazi pubblici per un voto non riconosciuto costituisca reato. La notizia della decisione dell’autorità ha subito causato la reazione del presidente della Generalitat, Artur Mas: “Non so cosa faranno – ha replicato -, ma per poco buon senso che abbiano, qualunque azione fuori luogo sarebbe un attacco alla democrazia e ai diritti fondamentali di espressione e di partecipazione della gente”.

In occasione del voto catalano si mobiliteranno, però, anche le associazioni e i movimenti in difesa dell’unità spagnola. Esponenti di “Libres e Iguales” e la piattaforma “Todos Somos Cataluna” hanno organizzato proteste in circa sessanta città. Contro l’indipendenza catalana si è espresso lo scrittore Mario Vargas Llosa che, al New York Times, ha dichiarato che il voto del 9 novembre rappresenta una “minaccia alla democrazia spagnola”. Prorpio per evitare tensioni durante il voto e le manifestazioni, saranno schierati per le strade e vicino agli edifici che ospiteranno le urne circa 7mila poliziotti catalani e 450 agenti in tenuta antisommossa.

La tensione tra il gruppo indipendentista e Madrid è salita in estate, quando il presidente Mariano Rajoy ha dichiarato il referendum illegale. La Costituzione, infatti, prevede che in Spagna siano permessi solo i referendum che coinvolgono tutta la popolazione con diritto al voto e non solo una parte di essa, come vorrebbero invece i sostenitori del referendum sull’indipendenza della Catalogna.
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » dom nov 09, 2014 10:53 am

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Re: Catalani

Messaggioda Berto » lun nov 10, 2014 8:12 am

La Catalogna ha scelto: l’80% insegue il sogno dell’indipendenza

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... oto-c3.jpg

Hanno votato due milioni di catalani. Il 10% ha risposto sì a un quesito e no a un altro. Mas: «Avanti contro l’intransigenza del governo, da noi lezione di democrazia»

http://www.corriere.it/esteri/14_novemb ... fff6.shtml

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... oto-c2.jpg

Due milioni di votanti (che con i voti all’estero potrebbero arrivare a 2.250.000) e un risultato netto, come ci si poteva aspettare. L’80% dei catalani ha scelto il sì: vuole che la Catalogna sia uno stato e che sia indipendente. Sono i risultati definitivi (scrutinati a tempo di record da 40mila volontari della Generalitat, secondo quanto riferisce la vicepresidente della Generalitat, Joana Ortega parlando di quasi il 90% dei voti scrutinati) della consultazione che domenica ha sfidato il parere della Consulta di Madrid, che aveva dichiarato il referendum del 9-N, come lo chiamano in Spagna, illegale. Chi ha votato no a entrambe le domande è un esiguo 4,5%; si ferma a un 10% che ha votato un sì e un no. Il voto ha valore simbolico e non è riconosciuto dal governo di Madrid.
Una giornata di “pieno successo”, come ha detto fin dalla chiusura dei seggi, guardando i dati di affluenza, il presidente catalano Arthur Mas, o una consultazione “sterile e inutile”, secondo il parere di Madrid, affidato al ministro della giustizia dal nome predestinato, Rafael Català: «Un atto di propaganda politica, senza validità democratica»?
Per avere una risposta bisognerà attendere gli sviluppi della vicenda che ormai da mesi tiene impegnato il premier Rajoy, del tutto sfavorevole all’indipendenza della ricca regione costiera e nemmeno troppo disposto a concedere ulteriori autonomie o aperture, come invece vorrebbe chiedere Mas che, a quanto si apprende, scrivere al premier già lunedì.

La giornata

La Catalogna ha votato domenica in urne di cartone per il suo sogno indipendentista, sfidando il divieto della Corte costituzionale spagnola e la minaccia dell’arresto dei presidenti dei seggi, in una consultazione simbolica, che vuole essere l’anticipo di quella legale. «Ci siamo guadagnati sul campo il diritto a un referendum definitivo», aveva detto il presidente catalano Artur Mas (CiU), assumendosi la «responsabilità legale» dell’intero processo partecipativo, fra l’entusiasmo alle stelle del popolo indipendentista, che lo ha accolto alla Escola Pia, dove ha depositato nelle urne il suo doppio sì: alla Catalogna come stato, che sia uno stato indipendente.
Alcuni partiti politici unitaristi, tra cui UPyD (socialisti dissidenti) e Plataforma per Catalunya (estrema destra) avevano chiesto il sequestro delle urne, ma i magistrati l’hanno ritenuta una misura eccessiva. Martedì la Corte costituzionale aveva decretato la sospensione cautelare della consultazione sull’indipendenza, alternativa al referendum, già bocciata il 29 settembre dall’Alta corte. L’esecutivo di Artur Mas ha deciso di svolgere comunque il processo partecipativo. Nell’impossibilità di definire un censo elettorale e in mancanza di una Giunta elettorale centrale, lo scrutinio non ha nessun valore legale. «Madrid ha risposto cone miopia e intolleranza», sono state le parole di Mas mentre aspettava i risultati definitivi.


L’analisi del voto

L’alta percentuale di partecipazione - oltre 2 milioni di votanti - data la scarsa affluenza degli unionisti alle urne, è servita a misurare l’ampiezza del fronte indipendentista: esiste dunque quella che potrebbe essere chiamata la maggioranza soberanista. Secondo gli analisti, l’alta partecipazione rafforza la posizione di Artur Mas nel fronte indipendentista, che vede schiarati con i centristi di Convergencia i Unio, i repubblicani di sinistra di Esquerra Republicana de Catalunya (Erc), gli eco-socialisti di Icv e la sinistra radicale della Cup.
Nonostante la pioggia e le lunghe code in alcuni seggi, oltre 2 dei 4,5 milioni di catalani over-16 anni aventi diritto si sono recati alle urne, per manifestare quello che definiscono l’orgoglio per un progetto nuovo che restituisca dignità alla regione. I votanti sono stati circa un terzo degli aventi diritto.

I recenti sondaggi danno indipendentisti e lealisti sul filo del rasoio, intorno al 50% ciascuno.
Secondo l’ultimo studio del Centro di Studi di Opinione della Generalitat, almeno un 48,5% dei catalani preferisce continuare a far parte della Spagna, in una regione che rappresenta circa un quinto dell’economia spagnola, ma detiene anche uno dei debiti pubblici più alti.


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lani-2.jpg

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Re: Catalani

Messaggioda Berto » mar nov 11, 2014 8:49 pm

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Re: Catalani

Messaggioda Berto » gio nov 13, 2014 10:10 pm

DOPO IL VOTO DEL 9-N LA MAGISTRATURA DENUNCIA MAS E VUOLE ESCLUDERLO DALLE ELEZIONI
di GIANNARCO LUCCHI

http://www.miglioverde.eu/dopo-voto-9-n ... e-elezioni

L’Ufficio della Corte Superiore di Giustizia della Catalogna (TSJC) ha presentato una denuncia contro Artur Mas e Joana Ortegaper disobbedienza e trasgressione, e sta studiando la possibilità di estendere l’accusa a usurpazione di funzioni, coinvolgendo anche Irene Rigau.

Le sanzioni che possono essere comminate per questi reati sono essenzialmente invalidanti, cioè in caso di condanna questi politici non potrebbero più entrare nelle liste elettorali alle prossime elezioni.

L’Ufficio del Procuratore Generale di Madrid ha inviato istruzioni precise alla Procura di Barcellona in questo senso e il contenuto della denuncia.

Ieri si era tenuto un incontro presso l’Ufficio del TSJC per definire il testo. Le fonti della magistratura inquirente confermano che i principali imputati sono il presidente della Generalitat, Artur Mas, e la Vice Presidente, Joana Ortega, in quanto hanno favorito il processo di partecipazione nonostante la sospensione dalla Corte costituzionale.

Ieri pomeriggio si discuteva ancora se includere anche Irene Rigau, assessore alla Pubblica Istruzione, a causa dell’uso delle scuole pubbliche per celebrare la consultazione.

Per il momento sarebe escluso dall’accusa il reato di appropriazione indebita di fondi pubblici, che sarebbe in relazione all’uso di fondi del governo per effettuare il processo partecipativo del 9-N.

Lo scopo sarebbe quello di avviare una procedura rapida per escludere Artur Mas e Joana Ortega dalle prossime elezioni catalane.

Il processo 9-N ha provocato tensioni sia nel governo spagnolo, che nel PP fra li stessi pubblici ministeri: alcuni magistrati avrebbero voluto sequestrare le urne nella giornata di domenica, mentre altri hanno ritardato i tempi di accertamento in Catalogna, impedendo in pratica questo atto clamoroso.

Nel Partito Popular e nel governo, invece, è stato messo sotto accusa lo stesso premier Mariano Rajoy considerato dai falchi troppo permissivo rispetto alla consultazione di domenica scorsa.
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Re: Catalani

Messaggioda Berto » gio nov 13, 2014 10:30 pm

LA LEZIONE CATALANA ED IL VENETO IN PRIMA FILA

http://www.miglioverde.eu/la-lezione-ca ... prima-fila

di LUCA POLO*
Il Veneto ha avuto un posto in prima fila per assistere alla lezione di civiltà e democrazia che la Catalunya ha impartito al mondo intero lo scorso 9 Novembre. La Catalunya ha impartito la sua lezione presentandosi alle urne in modo pacifico, in file ordinate, con i sorrisi sinceri e la soddisfazione palpabile di chi è consapevole di essere parte di un momento storico della propria comunità, ma anche della crescita civile di tutta l’umanità.
La Catalunya il 9 Novembre è salita in cattedra, e dall’alto della propria maturità civile ha spiegato e dimostrato al mondo cos’è e come si esercita la democrazia ed il sacrosanto diritto di ogni donna ed uomo di scegliere ed essere artefice del proprio destino. La Catalunya ha detto no alle imposizioni inique ed ha aperto gli occhi al mondo sul modello democratico che inevitabilmente raggiungerà la nostra civiltà in questo secolo, anche e soprattutto grazie a questo enorme, primo passo.
Il fatiscente stato sovrannazionale dello scorso secolo ha detto no all’esercizio democratico, i Catalani hanno risposto mettendo in campo in poche ore il doppio dei volontari necessari, e dalla società civile sono improvvisamente spuntati dal nulla 6.695 seggi e 2,3 milioni di sereni, ordinati e sorridenti votanti, in barba alla minaccia dei mezzi militari sulle autostrade diretti verso la Catalunya, in barba ai 7000 poliziotti arrivati a Barcellona, in barba persino agli attacchi informatici ai sistemi della Generalitat e delle organizzazioni sociali impegnate attivamente nella consultazione popolare. Questa è stata definitivamente la rivoluzione del sorriso, quello vero, sincero. Non certo quello di plastica stampato che ci è toccato di vedere dopo..
Siamo partiti non senza qualche preoccupazione, ma con la determinazione di chi sa che la coerenza verso la difesa dei valori di libertà che ci vantiamo di divulgare, richiede anche la determinazione ad assumersi certe responsabilità davanti al destino, agli uomini ed alla propria coscienza.
Cinquanta volontari hanno risposto all’appello lanciato da Free Veneto qualche mese fa attraverso un evento sui social. Molti di questi sono stati accreditati come osservatori internazionali dal network ICEC che ha ricevuto tale delega dal coordinatore della Generalitat per il referendum.

Hanno risposto all’appello liberi cittadini, rappresentati di movimenti politici, rappresentanti di istituzioni pubbliche e movimenti sociali. Dall’ex ministro al Portavoce di Noi Veneto Indipendente, dal Consigliere Regionale al Presidente di Raixe Venete, dal Portavoce de Il Veneto Decida all’ex Assessore Regionale. Ed hanno risposto l’avvocato e l’insegnante, il pompiere, l’operaio, lo studente, l’imprenditore. Ha risposto la società civile veneta, tutta. Trasversalmente senza simboli ed appartenenze, a rappresentare tutti con eguale dignità e responsabilità un Popolo intero.

Con la consapevolezza del peso della responsabilità e della fiducia che ci veniva accordata, con la consapevolezza di rappresentare un Popolo a garanzia ed a difesa del diritto di un altro Popolo all’esercizio della propria volontà di autodeterminazione, siamo andati a testimoniare la trasparenza della consultazione popolare ed a dissuadere con la nostra presenza malsane idee di fermare l’esercizio pacifico della democrazia. Lo abbiamo fatto per dovere civile di Popolo verso un altro Popolo, lo abbiamo fatto insieme a tanti altri Popoli. Abbiamo portato l’aiuto concreto, fisico, tangibile ed abbiamo messo i nostri corpi a difesa di quelle urne.
E’ qualcosa che resterà per sempre nei cuori di chi c’era, negli occhi commossi di giovani ed anziani che pazientemente ed ordinatamente aspettavano il loro momento per depositare nell’urna il grido di libertà e dignità soffocato di un Popolo, nella spontaneità di chi leggendo sui nostri badge “osservatore internazionale” usciva dalla fila per abbracciarci e ringraziarci con gli occhi lucidi (..ricambiati) di essere lì.
Resterà nella voce interrotta dalla commozione vera ed incontrollabile di un ex Ministro mentre un giornalista gli chiede quali emozioni stia provando

Poi, all’improvviso, la tristezza infinita di un cappellino giallo che fa capolino mentre davanti al palazzo della Generalitat si scatta la foto ufficiale degli osservatori internazionali.
Il leader di un movimento veneto, un movimento di cui nessun membro ha ritenuto che fosse doveroso partecipare alla Delegazione Veneta di osservatori internazionali, senza essere accreditato, senza aver apportato in nessun modo il suo contributo, si insinua furtivamente da dietro il gruppo e si infila esattamente al centro tra la coordinatrice degli osservatori Anna Arquè ed il delegato del Quebec con un sorriso stampato stile paralisi ed il suo cappellino giallo “da vendere” ai media.

Cento osservatori internazionali giunti da mezzo mondo osservano allibiti la penosa scena.

Ecco come la più bella giornata della vita di molte delle persone che hanno vissuto con impegno e responsabilità questo evento epocale si è trasformata in una tristezza infinita.

Da tempo sono impegnato per l’unità ed il coordinamento internazionale dei movimenti che difendono il diritto di autodeterminazione, da tempo auspico l’unità dei movimenti veneti che tale fine perseguono.
Il 9 Novembre abbiamo però finalmente imparato la lezione catalana: l’unità si può raggiungere tra chi condivide lo stesso obiettivo, ma anche e soprattutto gli stessi valori morali.
Un grazie sentito a chi ha lasciato a casa la propria casacca per fare ciò che andava fatto, indossando quella azzurra di una delegazione trasversale che è il seme, è una certezza, della vera unità dei Veneti di buonsenso e di buona volontà.

*Presidente Free Veneto – Portavoce ICEC per il Veneto.
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